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Autore: Francesco    07/09/2003    0 recensioni
Cosa succederà a Derek viaggiando con Vash e il reverendo?
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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La cospirazione di Vesperum

Autore: Francesco

Cap.6

Una nuova alba era nata a suggellare l'inizio di un altro giorno.
Il cielo screziato di rosso preannunziava bel tempo…Del resto, la pioggia era un miraggio lontano per tutti, in quelle terre desertiche bruciate dal sole, in cui la sopravvivenza era legata alla
capacità individuale di sfruttare ogni situazione a proprio vantaggio…Zante Hergo non era sicuro se quella volta sarebbe riuscito ad adattarsi alle contingenze per ricavarne un utile, ma…non è che gli fossero state offerte molte alternative…
Una sensazione strana lo avvolgeva…si sentiva più audace, più in gamba, questo era vero…ma aveva dovuto imparare nel giro di poco tempo a convivere con qualcosa che gli abitava dentro, una creatura strana e perfida, che avrebbe potuto farlo secco all'istante, se solo il suo corpo avesse osato muoversi in un modo a lei sgradito.
Era tardi per lasciarsi andare alle recriminazioni…la rumorosa diligenza a motore stava già percorrendo lo sconnesso tratto di strada imprigionato nella gola, che lo avrebbe presto ricondotto a casa…Alla Gilda.
Nel lungo e scomodo tragitto che lo aveva rapito alla fortezza di Vesperum, per riconsegnarlo- cambiato e trasformato oltre ogni aspettativa- al proprio covo d'origine, Zante Hergo aveva ponderato il da farsi…Come avrebbe convinto il suo capo Jeremias Kaynn a mettersi sulle tracce di un pericoloso e leggendario ricercato? In che modo l'Homunculus avrebbe potuto aiutarlo???
Lockent aveva fatto un gustoso accenno a questo proposito…Doveva lasciar fare all'Homunculus e…sarebbe divenuto capo lui stesso.
Un pesante brivido lo attraversò con violenza e Zante Hergo atteggiò il volto irsuto in una smorfia…Non amava provare la paura…Era sempre stato capace di affrontare le taglie più ardue, portando a compimento le missioni più complesse…ma ora, si pentiva con amarezza di essersi lasciato coinvolgere in quel pasticcio…respirò a fondo, affacciandosi dal finestrino per sondare l'afosa ma rassicurante aria di casa…E la fortezza malconcia eppure solida della Gilda, apparve in fondo al canalone…

Jeremias Kaynn porse un bicchiere stracolmo di ottimo whisky all'uomo di fronte a lui.
"Bevi qualcosa, Zante…Rinfrescati la gola…Sono certo che a Vesperum, quel collegio di predicatori folli non ha avuto niente di meglio da offrirti che un po' d'acqua di pozzo…"
Il sorriso del suo capo era solare, sardonico e carico di carisma…Perché allora Hergo non si sentiva lieto di vederselo indirizzare?! Scrollò le spalle ampie e muscolose per sgranchirle, dopo il lungo tragitto compiuto in quella dannata diligenza, ed afferrò con un'indecisione eccessiva il drink che gli veniva offerto.
Indecisione che Kaynn riuscì a notare perfettamente.
Squadrandolo con aria indagatoria, il suo capo bevve avidamente dal proprio bicchiere, rilassò la schiena flessuosa ma robusta appoggiandosi contro lo schienale della poltrona.
Quindi portò gli stivali lavorati al di sopra del tavolo, con un gesto elegante, per poi lasciarli cadere su di esso con un evidente sospiro di sollievo.
Qualcosa all'interno di Zante scattò fulminea ad intercettare quei piedi, costringendolo a ghermirli con disgusto, per scagliarli all'indietro.
Fu solo con navigata prontezza di riflessi che Kaynn si risparmiò un violento capitombolo.
Stavolta il suo sguardo da perplesso si fece rabbioso:
"Hei, Hergo…Dico…Sei tornato con la luna storta per caso?"
Hergo prese a sudare freddo… L'Homunculus aveva spiacevolmente agito senza preavvertirlo…Il suo corpo si era mosso da solo, prima che il cervello avesse avuto l'opportunità di ponderare la situazione.
Zante deglutì a fatica, fissando con occhi imploranti la figura seccata innanzi a lui.
"Jeremias…Capo, io…"
"Allora? Che ti succede, Zante?"
la voce di Kaynn si era fatta meno tesa e più comprensiva, ma questo non aiutava Hergo.
Prendere il posto di Jeremias Kaynn era una prospettiva esaltante finché veniva contemplata sulla carta, ed a migliaia di km di distanza da un effettivo faccia a faccia con lui…a Vesperum, un'arcana ondata di ottimismo diabolico aveva invaso il cuore di Zante Hergo, come la risacca invade il litorale…ma ora, si sentiva terrorizzato all'idea di cedere il controllo alla oscura potenza che gli si muoveva in corpo, come un pasto mal digerito.
Kaynn abbracciò la sedia sulla quale stava, dandosi un contegno più imperioso del solito.
"Zante?", chiamò, evidentemente stanco di aspettare che il suo interlocutore lo tenesse così sulla corda.
"Sì?", replicò Hergo, come svegliandosi di soprassalto da un incubo spiacevole.
Kaynn sbuffò…evidentemente il caldo della traversata doveva aver dato alla testa al suo collaboratore…Rifletté sul da farsi…In qualità di capo della Gilda, Jeremias evitava d'abbandonarsi ad eccessi d'ira ingiustificata…Era poco produttivo, a lungo andare.
Gli premeva assicurarsi la lealtà dei seguaci, nella stessa misura in cui un padre si aspetta la riconoscenza di figli devoti.
A quasi cinquant'anni, Kaynn poteva vantare un volto ancora piuttosto giovanile ed amabile, un sorriso accattivante che gli garantiva la compagnia di tutte le donne che avesse desiderato, una corporatura efficace e snella, dita veloci tanto a dispensare carezze, quanto a propinare morte e devastazione nel nome degli interessi pretesi dal suo ruolo di comandante.
Sebbene la pazienza iniziasse ad esaurirsi, ed una bramosia giustificata dalla curiosità lo rendesse sempre meno disposto ad assecondare l'instabilità emozionale di Hergo, si concesse un rassicurante sorriso.
"Va' a riposarti, Zante…E' ovvio che il viaggio ti ha stancato un po'…E' perfettamente comprensibile, se consideri che…"
"NO! Lei DEVE ascoltarmi…ADESSO!"
Kaynn per poco non trasalì dalla sorpresa…la voce di Hergo, nonostante fosse uscita dalle sue labbra, era assolutamente irriconoscibile …Assomigliava ad un ruggito gorgogliante, intriso però di una carica irresistibile di persuasivo magnetismo.
"D'accordo, Hergo, come vuoi…Allora, che cosa volevano…"
Hergo fece un passo avanti, le mani si rilassarono languide contro i fianchi…il bicchiere colmo di ottimo liquore andò a sfracellarsi contro il pavimento, con uno schianto sonoro e quasi musicale.
Al vedere gli occhi di Hergo mutarsi in fornaci di un rosso vivo ed acceso, Kaynn si alzò in piedi, portando istintivamente la mano destra a cercare la fondina ove la sua Toiger dormiva in attesa di azione.
"Ti sto ascoltando, Hergo, parla…Sono maledettamente curioso di sapere…"
Hergo sembrò ritornare quello di sempre, almeno per un brevissimo istante…poi quella luce spettrale negli occhi, ritornò a brillare più lucidamente di prima.
Kaynn iniziò ad indietreggiare con circospezione…la mano destra corse a cercare il tiepido contatto dell'arma ancora inguainata.
"DARAI LA CACCIA A VASH THE STAMPEDE…TU LO UCCIDERAI, PER LA GLORIA DI VESPERUM…"
Kaynn osservò le labbra di Hergo dare vita a queste parole…Incredibile come quella voce risuonasse tanto fuori posto in un corpo di tale mole, sebbene fosse anch'essa corposa e tonante.
Il capo della Gilda assunse un'espressione comprensiva.
"Questo è quanto desiderano gli alti vertici di Vesperum?"
Aveva formulato la domanda, come se fosse stato semplicemente cosciente di trattare un affare…In realtà era conscio che Zante non stava parlando a nome del cliente…Sembrava piuttosto che il cliente avesse deciso di raggiungere direttamente Kaynn possedendo il corpo di Hergo…
Ho fatto bene a non recarmi là di persona…Chissà in quale inferno hanno fatto precipitare il povero Zante?! Si disse Jeremias, fissando quegli occhi che di umano conservavano ben poco.
"NON E' UN DESIDERIO…E' UN ORDINE!! E TU LO ESEGUIRAI…"
Kaynn rimase ad osservare l'uomo davanti a lui che, come in trance, proseguiva la sua lenta camminata.
Quindi, con un'improvvisa imbardata del corpo in avanti, ciò che restava di Zante Hergo si protese verso Jeremias, le mani che sembravano più lunghe, sostenute nella loro folle corsa verso la gola di Kaynn da braccia d'acciaio.
Jeremias non fu abbastanza veloce ad estrarre la sua arma…le dita di Hergo fecero presa sulla sua trachea, iniziando ad esercitare un'insostenibile pressione.
"ALLORA? DARAI LA CACCIA AL TIFONE UMANOIDE?"
la voce impetuosa tornò a rombare con tono di comando nelle orecchie di Kaynn, che rantolando, stava cercando di allentare quella morsa letale sul collo.
All'improvviso la presa si fece più incerta, e Kaynn riuscì a sgusciare via, impugnando finalmente la pistola dall'ampia canna.
"Mi spiace, Hergo, o chiunque tu sia… Ho altri progetti al momento, ben più remunerativi e concreti di quanto potrei ottenere dando la caccia ad una leggenda…Una leggenda pericolosa per di più…"
Ma l'uomo non rispose…il suo corpo immenso cominciò a tremare come un vulcano che minaccia l'eruzione.
"C…Ca…Capo…Se mi sente…Mi uccida…la prego…Sto soffrendo…Sto male…La prego…"
"Hergo? Zante, sei di nuovo tu?"
Kaynn abbassò l'arma. Aveva visto giusto, dunque…Certe voci leggendarie riguardanti l'uso di pratiche alchemiche nelle regioni intorno a Vesperum, lo avevano raggiunto senza suscitare in lui eccessivo scalpore…In un'epoca in cui il piombo e l'oro dominavano, gli era riuscito difficile prestare fede alle farneticazioni superstiziose da molti accettate…ma ora, doveva ricredersi.
"Scusami, Hergo…Sono stato io ad inviarti là…ed io cancellerò il mio sbaglio…Ti libererò dalla sofferenza…"
Mirò la bocca da fuoco della pistola contro il corpo dell'amico che lo stava implorando, e che aveva preso a muoversi spasmodicamente, quasi inscenando una inverosimile lotta con se stesso…
Miriadi di ricordi presero a danzare innanzi gli occhi di Jeremias Kaynn…Ricordi di un Zante Hergo più giovane che giurava fedeltà alla Gilda…il primo vittorioso incarico da lui portato a termine, le molte taglie guadagnate…Le missioni che avevano condiviso, i pasti che avevano allegramente spartito, anche in tempi difficili…
"Addio, Zante…ti ricorderò per sempre".
La Toiger ruggì forte, e l'eco del suo ruggito veleggiò per la sala, come il gemito di una belva in agonia.
Il proiettile ghermì il petto di Hergo, lo fece sussultare con violenza, mentre getti di sangue caldo e pulsante se ne dipartivano, diffondendo una nebbia vermiglia tutto all'intorno.
Ma qualcos'altro fuoriuscì dallo squarcio…un'ombra nera e felina, come una nuvola gravida di pioggia che oscurasse il sole…Kaynn abbandonò la presa sull'arma, e si strofinò forte gli occhi…
Aveva forse avuto un'allucinazione.
Il corpo di Zante, nel frattempo, aveva trovato terra che lo reggesse, e giaceva in una pozza lucida e scarlatta.
Sul volto vi era dipinta, nella severa compostezza della morte, un'espressione di pace e di serenità
Jeremias Kaynn ebbe il tempo di interpretarla come un ringraziamento a lui diretto, prima di scorgere l'ombra nera prendere consistenza e formare nei contorni e nella sostanza, una figura semi-umana snella e più bassa della norma.
La toiger mirò il nuovo venuto, mentre questi sorrideva enigmaticamente ad indirizzo di Kaynn.
Gli occhi rosso rubino lampeggiavano nella semioscurità della stanza.
Jeremias sentì di avere all'improvviso la gola arida, e di non riuscire a spiccicare parola.
"So cosa sta per chiedermi, signor Kaynn…Sei forse tu la creatura che possedeva il corpo di Zante Hergo? Ebbene, mi sembra piuttosto evidente quale possa essere la risposta…"
Jeremias tese la mano armata contro l'essere agghindato di nero, come un sacerdote che tentasse di domare il demonio facendosi scudo di un amuleto sacro.
"Finalmente ho l'opportunità di conoscerla, signor Kaynn…Il mio signore e padrone, il Gran maestro di Vesperum, ha accolto con dispiacere il suo rifiuto di venire personalmente ad incontrarlo…"
la creatura scavalcò con eleganza il corpo ancora pulsante di Hergo, e vi sedette sopra con noncuranza, come se si fosse accomodato su una sedia qualsiasi.
"Via di lì, verme schifoso…"
la voce di Kaynn riuscì in qualche modo a risuonare con imperiosità, sebbene fosse rauca ed aspra ed evidentemente stentata.
La creatura gettò uno sguardo al cadavere sotto di lei, poi sorrise con ironia all'indirizzo di Jeremias, che teneva ben puntata la sua arma.
"Lei è un tipo spiritoso e divertente, signor Kaynn…Si preoccupa del suo amico da morto, avrebbe dovuto occuparsene maggiormente quand'era vivo…"
"Come ti permetti di giudicarmi?"
L'Homunculus alzò una mano flessuosa ad indirizzo della pistola che lo stava tenendo sotto tiro, ed i suoi occhi illuminarono per un istante il suo pallido volto.
Kaynn avvertì una fitta di dolore lancinante aggredirgli la mano che impugnava la Toiger.
Ma non si lasciò vincere dalla sofferenza…la dominò e la vinse, con la professionalità consueta con cui abitualmente trionfava sulle avversità della sorte.
L'Homunculus sorrise a piene labbra, divertito e soddisfatto della tenacia riscontrata nell'avversario.
"Lei possiede una volontà sorprendentemente forte, signor Kaynn…E' ovvio che tutti la rispettino come un capo saggio e capace…"
Gli occhi dell'essere si incendiarono di una luce più intensa, ed il dolore alla mano che Jeremias stava provando ebbe una violenta impennata con essa.
"Ma non speri di resistermi, signor Kaynn…Non ha nessuna possibilità contro di me…Getti la pistola, e parliamo come persone civili…"
Con un urlo mal trattenuto, Kaynn si vide costretto a scaraventare via l'arma.
La pressione ed il bruciore alla mano, disparvero immediatamente.
L'uomo avrebbe voluto accasciarsi per riprendere fiato dopo quell'estenuante prova di forza…ma si sforzò di restare in piedi…Non si sarebbe piegato alla volontà di quell'individuo, qualunque cosa fosse…era e restava il signore della Gilda dei Cacciatori, ed avrebbe dovuto comportarsi come tale.
Con uno scatto agile ed improvviso, l'essere lasciò in pace la sua "sedia" umana, per lasciarsi cadere sulla poltrona di Kaynn.
"Devo ammetterlo…ti sei costruito proprio una bella posizione qui, Jeremias…"
"Chi sei e cosa diavolo vuoi da me?"
L'Homunculus prese a fissarlo con aria falsamente risentita.
"Credevo di essere stato fin troppo chiaro, poco fa…"
Kaynn lo squadrò con aria truce, ma carica della abituale dignità di capo:
"Vuoi dire…Mentre parlavi usando il corpo di Hergo come se fosse un burattino?"
"Molto perspicace…"
Kaynn sospirò, gettando uno sguardo intriso di pietà al cadavere privo di vita di Zante Hergo.
"Perché coinvolgere lui, se è me che volevate?"
la voce dell'essere si fece profondamente minacciosa:
"Attento a te, Signor Kaynn…Non tentare di rovesciare le carte a tuo favore…Sei stato tu a mandare Hergo da noi, ricordalo…"
"Non è un motivo sufficiente per utilizzarlo come mezzo di trasporto per arrivare qui a proporre le vostre richieste assurde…"
"Vogliamo solo la testa di Vash the Stampede…", puntualizzò con tono quasi accorato l'Homunculus.
"E allora, prendetevela da soli…Non metterò mai a repentaglio la vita dei miei collaboratori per correre dietro a quell'assassino…"
La creatura dalle orecchie a punta e dagli occhi di fuoco, si finse contrariata.
"E' un vero peccato che la cosa debba finire in questo modo, signor Kaynn…Perché se lei rifiuterà di prendere in considerazione la nostra proposta d'affari, inizierò a possedere i suoi collaboratori, uno ad uno…"
Un sorriso tenebroso e satanico prese a deformare il volto dell'essere, mentre un senso di vivo terrore cominciava a serpeggiare nel cuore di Jeremias.
"E starà a te decidere se rimanere vivo, uccidendo i tuoi compagni, come hai dimostrato di saper fare con estrema leggerezza poco fa…Oppure morire tra sofferenze atroci per loro mano, ponendo comunque fine alla vita della Gilda…"
"M…Maledetto bastardo…"
L'Homunculus rise compiaciuto:
"E' più o meno ciò che mi disse il compianto signor Hergo, Jeremias…ma allora è proprio vero che li costruiscono in serie, i cacciatori di taglie…"
in quel momento, qualcuno bussò alla porta.
"Capo? Signor Kaynn? Posso entrare?"
la creatura voltò di scatto la faccia pallida su cui ardevano gli occhi infuocati ad indirizzo della soglia ancora chiusa.
"Ho sentito uno sparo, poco fa e mi sono chiesto se era tutto a posto…"
Kaynn fece per replicare…Aveva riconosciuto la voce del giovane Jordy Henson e desiderava impedirgli di ficcarsi nei guai…Ma la voce non gli uscì dalla gola, ora stretta da mani invisibile che ne stavano manipolando le corde vocali.
Tentò di parlare con tutta la determinazione possibile, ma tutto fu inutile…
Dal canto suo, l'Homunculus replicò alla perfezione la voce carismatica e ben impostata di Jeremias, rispondendo in sua vece.
"Va tutto a meraviglia, ragazzo…Entra pure, ti offro un drink…"
Gli occhi accesi della creatura emisero un demoniaco bagliore, mentre sorrideva ad indirizzo del disperato Jeremias.
Questi continuava a tentare spasmodicamente di riacquistare la voce, lottando con la forza della disperazione.
La porta iniziò a cigolare sui cardini, ed un filo di luce si fece strada all'interno della stanza, a preannunciare l'arrivo di Jordy.
Il ghigno dell'essere in nero si fece ancor più motivato, mentre squadrava l'impotente Kaynn con le fiamme che aveva al posto delle pupille.
Il volto di Jeremias era stravolto dalla sofferenza, rorido di tenui goccioline di sudore.
Jordy, no…Non entrare!! La sua mente cercò di raggiungere quella del compagno, ma tutto fu inutile.
Henson entrò con sul volto dipinta la consueta espressione allegra e giovanile a cui Kaynn aveva imparato ad abituarsi…Poi, senza nessun preavviso, il ragazzo sfodero la pistola ad indirizzo dell'Homunculus, che rimase lievemente sorpreso dal gesto inaspettato.
"B…Bravo Jordy…Sei un vero cacciatore…", riuscì a sibilare Kaynn tra gli spasimi.
Evidentemente l'essere era stato preso in contropiede, e l'energia con la quale aveva impedito alla voce di Jeremias di fuoriuscire, doveva essersi allentata quasi del tutto.
"Avevo avvertito uno strano odore…Allora eri tu…"
Alla constatazione di Jordy, l'essere spiccò un balzo verso l'alto.
Il ragazzo fece esplodere una serie di colpi rabbiosi e ravvicinati.
La canna della sua arma vomitava fiamme, mentre seguiva la creatura che eseguiva elastici salti contro le pareti per schivare la letale girandola di colpi.
Kaynn compì una capriola elegante e si portò vicino alla sua Toiger.
Se ne riappropriò e da disteso, unì il suo fuoco a quello del coraggioso e giovane collaboratore.
Nonostante la precisione con cui i proiettili andavano a segno, l'Homunculus stava giocando con loro, esibendosi in una folle danza fatta di salti e rinterzi, capriole e sinuosi movimenti.
I loro caricatori andarono a secco, nella speranza di tenere testa all'essere diabolico che avevano osato sfidare…ma quando il cane delle loro pistole girò a vuoto, ed un innaturale silenzio avvolse la sala, capirono…capirono che ogni eroismo tentato, era destinato ad infrangersi.
La risata tenue e soddisfatta dell'essere in nere vesti li raggiunse, schernendoli.
"Ma che bravi, i nostri cacciatori…ottima mira, davvero…siete riusciti a farmi divertire…"
Il sorriso mellifluo si tramutò in una smorfia contratta, e gli occhi color rubino della creatura tornarono a splendere con una luce di ammonizione e di condanna:
"Adesso, basta giocare…Si fa sul serio…"
Come una folgore, il corpo dell'Homunculus si lanciò su quello di Jordy…Fu come se il ragazzo fosse trascinato da una nube nera e malefica fuori dalla stanza.
Kaynn udì le sue grida strozzate e fece per rimettersi in piedi…Ma il combattimento frustrante appena concluso lo aveva fiaccato nello spirito, se non proprio sul piano fisico.
Jordy Henson rientrò dalla porta, ma aveva nel volto giovanile un'espressione folle di odio mal controllato.
E Jeremias Kaynn capì che aveva fatto la fine di Zante…Era preda della creatura, qualunque cosa fosse.
"Bene, bene…Signor Kaynn…Ora ho io il coltello dalla parte del manico…"
"Maledetto ricattatore…", blaterò Jeremias, fissandolo con uno sguardo intriso di rabbia impotente.
Jordy, ovvero l'essere che era in lui, sorrise malevolo all'ingiuria rivolta contro di se.
"Ora, signor Kaynn, lei chiamerà a raccolta il suo esercito fedele di infallibili soldatini e ordinerà loro di impiegare ogni mezzo disponibile per scovare ed abbattere Vash the Stampede…E stavolta dovrà ubbidirmi…Altrimenti, le conseguenze potrebbero risultare più sgradevoli del suo peggiore incubo, fatto realtà…"
Jeremias Kaynn deglutì faticosamente, il suo cuore preda di una drammatica certezza…Comunque andassero le cose, La Gilda dei Cacciatori era sull'orlo dell'Inferno…E lui, che ne era il pilastro, vi sarebbe caduto con lei…

Il dramma maggiore per una sirena sta nel fatto che, per quante amare lacrime possa spendere, nessuno potrà mai vederla piangere.
Tale pensiero attraversò la mente fredda e lucida, da vero killer professionista, di Sogetzu Watsuki.
Neppure lui avrebbe saputo spiegare i motivi che lo avevano condotto alla immensa prigione acquario ove era detenuta la sinuosa e bellissima Claen…
Forse la necessità di rimirare le forme perfette di un corpo femminile, per quanto gemellato dalla vita in giù ad una coda di pesce.
Quali che fossero le ragioni, Sogetzu stava fissando le forme armoniose di Claen, accarezzate dai tenui riflessi dell'acqua in movimento.
Degli specchi artisticamente decorati erano stati sistemati per ordine del Gran Maestro nei quattro punti focali dell'acquario, affinché la luce presente al suo interno, venisse rinviata in un gradevole gioco illusorio che accresceva l'incanto generale della scena…
Ma la triste prigioniera era curva quanto una falce di luna, l'addome armonioso e ben modellato piegato su se stesso, le braccia lunghe ed invitanti raccolte intorno alla pinna bipartita le cui membrane volteggiavano con aria malinconica …
Watsuki aveva conosciuto l'amaro sapore della guerra, aveva ben visto situazioni tragiche e drammatiche dipanarsi sotto i suoi occhi…Ma la tristezza che riusciva a percepire in presenza di quella delicata creatura, schiava suo malgrado dell'egoismo di un uomo, riusciva in qualche modo a riassumere ed a superare qualsiasi immagine di sofferenza che i suoi ricordi potessero suggerirgli.
Le spalle delicate della fanciulla emisero un sussulto, e dalle sue labbra se ne uscirono gorgoglianti bolle argentee, dirette alla superficie.
Sta piangendo…Watsuki assaporò quel dolore, come se stesse assaggiando un cibo nuovo in grado di suscitare in lui curiosità.
La ragazza si voltò ad indirizzo dell'uomo che la stava osservando al di fuori della ampia ma pur sempre claustrofobica vetrata.
Sogetzu si irrigidì, ed il suo volto squadrato si contrasse, come se avesse voluto ricomporre la fredda e cinica espressione che gli era consueta…
Ma la sirena, doveva essersi accorta di quel cambiamento, perché, abbandonando l'inerzia laconica di poco prima, aveva nuotato elegantemente sino davanti al guerriero in livrea marziale.
Sogetzu Watsuki rimase impressionato dalla bellezza di quell'essere…le sue forme erano in grado di incantare, dal volto stupendo incorniciato dai capelli lunghi e cangianti, ai seni perfetti e rotondi, ed al ventre liscio e vellutato su cui spiccava un rotondo e seducente ombelico…
Rimase preda di un incantesimo, mentre la sua mano letale più avvezza a distruggere che a risanare, scivolava ad accarezzare il vetro nell'esatto punto in cui faceva mostra di se il candido volto di quella creatura da sogno…
Gli occhi della fanciulla lo fissavano con aria implorante, e le sue labbra dolcissime formarono nell'acqua una parola che giunse a trafiggere il cuore di pietra del guerriero, accompagnata da altre bollicine trasparenti.
"Aiutami…"
Sogetzu sbatté ripetutamente le palpebre, senza capire il senso di quella richiesta…o fingendo di non comprenderla…
Aiutarla…Gli sarebbe piaciuto…davvero molto…
Al tempo in cui il cuore di Sogetzu batteva al ritmo dell'amore, il nobile guerriero riteneva ingiusto impossessarsi di una donna contro la sua volontà…Aveva condiviso una storia meravigliosa a fianco della sua compagna, ricevendo in eredità due bambini, prima che il cinereo vento della morte la rapisse al suo smisurato affetto…
Keyko era stata al suo fianco per libera scelta, e proprio questo aveva reso ogni giorno, ogni ora trascorsa insieme a lei, un regalo meraviglioso da accettare e da scartare con la foga e l'innocenza di un bimbo…
Sogetzu aveva perduto tutto, nel momento stesso in cui aveva creduto di difenderlo…
Nel villaggio in cui viveva, era considerato la massima autorità esistente…un Daymio, un signore nelle cui mani capaci i fedeli compagni erano pronti ad affidare vita e destini…
In quell'inverno freddo e tetro, che aveva piegato sotto il suo giogo la gente della sua comunità, Sogetzu Watsuki aveva intrapreso una personale crociata contro i banditi che asserragliavano in una morsa ancora più fredda le terre limitrofe, minacciando di tracimare nella sua…
Molti coraggiosi l'avevano seguito in quella battaglia, ma il tutto si era rivelato essere una gigantesca trappola confezionata dai fuorilegge stessi…
Non aveva più rivisto la sua famiglia…non sapeva cosa fosse successo ai suoi due figli…era stato imprigionato e torturato a morte dalla banda che aveva preteso di sconfiggere…poi, un triste giorno, udì delle guardie sghignazzare come demoni privi di coscienza, mentre ricordavano con orrida soddisfazione la fine ingloriosa del suo villaggio, dipingendo a tinte forti le violenze destinate alle donne ed alle bambine, e l'eccidio che aveva portato alla distruzione gli uomini rimasti a difenderlo.
Il suo cuore si spezzò come se un colpo di spada fosse giunto a dividerlo nel mezzo…E la furia vendicativa covò salutare nel petto ferito, come una belva sanguinaria alimentata dal fluire del rancore e dell'odio che provava per quegli assassini…
Alla prima occasione, fece scattare mani e piedi come saette punitive…ed i suoi carcerieri finirono nell'oblio eterno…si impossessò delle loro picche e volteggiandole come un ossesso invasato, fece giustizia di tutti quelli che si trovavano nel presidio…contando sulla sorpresa, sulla lunga pianificazione redatta durante la tediosa prigionia, Watsuki ebbe ragione di un intero reggimento…
E fuggì, senza darsi il tempo di riflettere su cosa avrebbe fatto una volta fuori dalla prigione che lo aveva trattenuto così a lungo, da fargli perdere ogni concezione del tempo…
Vagò per giorni tra le distese innevate, senza niente che lo sostenesse, con l'anima vuota e fredda quanto il corpo… Finché non fu raccolto da una guardia in armatura nera, che la furia della tormenta aveva ironicamente imbiancato.
Ricordava a stento ciò che era accaduto dopo…si ritrovò in un letto caldo, assistito da un giovane dagli occhi puliti e speranzosi, con indosso la stessa armatura del suo salvatore…
Capì di essersi imbattuto in un esercito di mercenari al soldo di qualche potente e facinoroso signore…
Fu così che Khael, tale era il nome del giovane soldato, che di fatto ricopriva il ruolo di comandante di quel distaccamento nonostante l'età , lo introdusse al suo signore nella corte di Vesperum…Il Gran Maestro Lockent…
"Mi era giunta voce di un prigioniero solitario che si era dimostrato capace di annientare un intero presidio di banditi…Ho inviato Khael a controllare ed egli ha trovato te…"
"Sì, signore…", aveva replicato semplicemente Sogetzu, per nulla intimorito dalla figura tetra ed ammantata di nero, con la falda dell'ampio cappuccio tesa a schermare con la forza dell'ombra un volto a sua volta tenebroso.
"Ebbene, è lecito chiedersi quanto ci sia di vero in quella voce…"
ad un cenno della mano artigliata, la sala nella quale Sogetzu si trovava, fu invasa da guardie in armature nere.
Watsuki si trovò circondato da un gruppo di uomini bene addestrati e alquanto motivati…
Ma seppe combattere al meglio, contando sulle nude mani, e stordendo i suoi avversari senza ucciderli, in una girandola impressionante di parate, attacchi, finte.
La sala crepitava di suoni secchi e smorzati, mano a mano che i soldati si facevano sotto, incrociando le armi o le braccia con il sorprendentemente agile Watsuki, e finivano poi a terra con tonfi sordi…sembrava la coreografia di un balletto da tempo concordato, anziché l'improvvisazione magistrale di un vero esperto.
Lockent batté teatralmente le palme delle mani ed i guerrieri cessarono il loro attacco…
Quelli che potevano alzarsi, ricomposero le fila intorno al trono del loro signore…gli altri restarono a terra, ansimando, chi con le costole incrinate, altri con braccia o gambe lussate.
"Molto bene…dategli una spada…"
Al comando del tetro signore, una guardia lanciò all'uomo l'arma…le dita di Sogetzu trovarono e strinsero l'elsa, mentre il polso saggiava l'equilibratura della lama.
La fece roteare due o tre volte, quindi assunse la postura di guardia, attendendosi altri avversari nerovestiti.
Ma solo un uomo, anch'esso racchiuso in un'armatura nera e scintillante, si staccò dalla parete per guadagnare il centro del salone, con leggiadro cigolio degli stivali rinforzati.
Aveva l'elmo chino sul volto fremente, e Watsuki riusciva soltanto a cogliere il baluginare delle pupille dietro la maschera ferrata.
"Si dia inizio allo scontro…", mormorò con un sogghigno il signore del luogo.
Le mani tornarono a schioccare l'una contro l'altra, ed i due guerrieri presero a squadrarsi con aria concentrata.
Sogetzu era sulla difensiva, continuava a parare le finte assestategli con giovane ma esperta irruenza.
Gli stivali fremevano contro il pavimento rifinito della sala, e stridevano come aquilotti affamati, ogni volta che l'uomo in armatura nera si prodigava in qualche efficace affondo.
La lama di Sogetzu roteava ad intercettare i colpi che gli piovevano addosso.
Poi , senza preavviso, il soldato iniziò a tempestarlo di infierimenti severi e precisi.
Watsuki comprese che non poteva affidarsi più soltanto alla difesa, per quanto serrata potesse dimostrarsi…per uscire dallo svantaggio inflittogli da quella tempesta di colpi, avrebbe dovuto reagire, che gli piacesse oppure no…
Compì a sua volta una finta elegante, quindi si abbassò, mandando l'affondo del contendente ad infilzare l'aria.
Con un elegante giravolta, Sogetzu pose la punta della spada sulla scapola del rivale.
Il combattimento si arrestò, mentre nella sala era palpabile lo sfiancamento dei due guerrieri.
Li si poteva sentire ansimare, l'uno in modo più regolare e controllato, l'altro in modo più stridulo ed amplificato dall'elmo dell'armatura.
"Molto bene…Davvero eccellente…"
La voce del Gran Maestro era evidentemente carica di soddisfazione, mentre questi scendeva ad incontrare il leggendario guerriero del presidio, come in molti già avevano preso a chiamare Sogetzu Watsuki.
Questi restituì l'arma al soldato che gliela aveva lanciata, ed egli la ripose nella guaina con lieve esitazione, tanto ammirato era rimasto dalla lotta appena conclusa.
Sogetzu scrutò con attenzione l'uomo che si era battuto con lui, e finalmente riuscì a percepire l'aura di leale generosità che aveva avuto modo di avvertire già in un recente passato.
"Khael…Allora eri tu…"
Il ragazzo si tolse l'elmo, rivelando un volto sudato e stravolto, ma sorridente e radioso.
"Già…proprio io…"
i convenevoli furono rimandati a più tardi…Il Gran Maestro ora era vicinissimo ai due, e Khael gli si inginocchiò di fronte.
Sogetzu rimase in piedi…Non era sua abitudine piegare la testa davanti a niente ed a nessuno.
"Sei un uomo di valore, e gli uomini di valori scarseggiano nei tempi in cui viviamo…", esordì con voce grave ma gentile Lockent, fissando i suoi occhi splendenti in quelli del guerriero.
Khael continuava a starsene in ginocchio , i capelli lunghi e fluenti che, non più prigionieri della maschera, erano caduti a lambirgli le spalle robuste.
"Devo ringraziare il suo giovane ed abile comandante per le cure che mi ha prestato e per avermi sottratto a morte certa…", puntualizzò Watsuki.
"Certo, suppongo tu abbia ragione…", assentì benevolo il Gran Maestro.
"Khael , alzati…Sei stato davvero in gamba…non soltanto hai trovato il famigerato guerriero del presidio, ma lo hai anche rimesso in sesto…Per i servigi che hai reso a Vesperum, ti nomino Generale del reggimento…"
Alle parole del suo signore, Khael sollevò lo sguardo su Lockent per poi riabbassarlo, commosso dell'onore accordatogli.
"Evviva il nuovo generale!!! Sia gloria al Generale Khael !!"
i soldati presenti tanto quelli feriti quanto i sani, fecero vibrare la sala con le loro esaltazioni.
"Congratulazioni…generale…", sorrise Sogetzu porgendogli la mano robusta.
Il ragazzo gliela strinse con vigore, restituendogli un radioso sorriso:
"Ho fatto quello che dovevo…Nient'altro…"
Le acclamazioni proseguirono finché il Gran Maestro non le troncò con un imperioso gesto della mano alzata.
Il silenzio più profondo, restituì il salone ad un'atmosfera irreale ed onirica.
Si potevano cogliere i crepitii delle fiammelle accese che rischiaravano il perimetro della sala.
"Sogetzu Watsuki…Questo è il tuo nome…Non conosco il tuo passato, né mi riguarda…posso però indicarti quale sarà il tuo futuro, se accetterai di servirmi…"
Era un onore piuttosto considerevole, quello che stava per essere accordato allo straniero…tutti i soldati del reggimento se ne rendevano conto…
Aver l'opportunità di esibirsi, sia pure con navigata abilità, e ricevere sull'istante tale considerazione da parte del Gran Maestro, significava molto, per tutti quelli che aspettavano con ansia e trepidazione la possibilità di far carriera nell'esercito di Vesperum, magari uscendo dall'anonimato con qualche azione distintiva.
Era ovvio che Lockent attendeva una risposta repentina…le sue dita leggere rifulgevano di anelli, le unghie lunghe ed arcuate tormentavano i braccioli del trono ligneo…
"No, grazie…preferisco scegliere da solo la strada che dovrò percorrere…non ho mai permesso a nessuno di controllare il mio destino e non intendo venire meno al mio credo…"
un mormorio diffuso si levò dai presenti…Commenti più o meno polemici si alzarono dalle bocche dei soldati, nel veder rivolgere al loro sovrano un impudenza tanto diretta.
Watsuki cercò Khael con lo sguardo e sul suo volto non lesse disapprovazione, soltanto un'ombra di dispiacere.
Il Gran Maestro serrò il proprio scranno con un'energia un po' troppo vivace…stava ingoiando uno dei rari rifiuti che venivano apposti alle sue pretese e gli risultava difficile non ottenere le cose in cui spendeva tempo e risorse.
Si alzò in piedi ed il saio nero produsse un leggero fruscio.
Alzò la destra ingioiellata per zittire gli astanti.
"Apprezzo la tua sincerità, è una dote rara e preziosa che non molti condividono…", disse con voce modulata e forzatamente gentile.
Sta tentando di mascherare la frustrazione, pensò Watsuki, senza trattenere un sussulto di soddisfazione nel petto.
"Tuttavia, nobile guerriero,", continuò con una melliflua compiacenza ," ti offro la possibilità di rifletterci sopra…sarai mio ospite questa sera, riceverai tutti gli onori che questo comporta…e domattina, mi comunicherai la tua decisione definitiva…"
Astuto, ebbe modo di riflettere Watsuki…Vuole farmi assaggiare la bella vita, credendo di comprarmi con cibo, vino e donne…se è così si sbaglia di grosso…
Non gli dispiaceva sfruttare quella ghiotta occasione, comunque…si sarebbe riempito la pancia, avrebbe dormito su un comodo letto e l'indomani…tanti saluti, Vesperum.
Khael gli si fece vicino, il volto giovanile leggermente imbronciato.
"Perché non vuoi restare?"
Watsuki fece finta di aver equivocato la domanda.
"Non me ne andrei per nulla al mondo…Voglio proprio godermi la festa in mio onore…"
"Io parlavo dell'incarico…perché non vuoi servire Vesperum…Sei un ottimo guerriero; se resti potrei imparare molto da te…"
Watsuki sorrise, ponendo la destra robusta e potente sul coprispalle nero dell'amico.
"Io…far da maestro a te…Un generale? "
"Neo generale…E non so da che parte cominciare, Sogetzu…Comandare un reggimento in veste di semplice capitano è una cosa…Assumersi responsabilità elevate in situazioni critiche e dare istruzioni agli ufficiali sotto di te, è tutto un altro paio di maniche…"
Watsuki abbassò la testa dalla bruna chioma.
"Senti, io non voglio vendermi a nessuno, capito? Neppure se fosse il miglior offerente del mondo…Voglio stabilire io i miei tempi…quando mangiare, quando bere, quando lottare e …quando piangere per la mia defunta moglie ed i miei figli…e non credo che otterrei tutto questo, rimanendo qui…"
Khael annuì controvoglia, sentendo che usciva sconfitto per la seconda volta, nel giro di poche ore…
Chinò la testa per onorare il suo signore, che si stava congedando temporaneamente dalla sala, per prepararsi alla cena imminente.
Questi ricambiò, ma i suoi occhi brucianti per lo scontento erano appuntati sul volto determinato e volitivo di Watsuki.
Il guerriero ricambiò lo sguardo penetrante, senza battere ciglio. Il Gran Maestro uscì con gran turbinio della veste nera.
Quell'uomo era piuttosto testardo e non aveva la minima idea di chi avesse osato stuzzicare.
Lockent si ripromise nel cuore nero ed ardente di male, che avrebbe ottenuto la lealtà di Watsuki, ad ogni coso; anche perché, se non l'avesse ricevuta nel tempo prefissato, lo avrebbe distrutto in un modo o nell'altro.

Al castello di Vesperum stava calando la notte…era piuttosto arduo stabilire una differenza netta tra giorno e sera, in verità: che fosse mattino presto o notte fonda, il cielo sopra la tetra magione non mutava colore, né dava adito a cambiamenti visibili…perennemente ammantato di un alone nero ed impenetrabile, poteva al massimo ardire di fregiarsi della luminosità offerta dal guizzare dei fulmini salvo poi scontare il sollievo dato dalla luce, con lo schianto fragoroso del tuono a seguire.
Nella sala delle udienze, la festa in onore di Watsuki era cominciata quando il guerriero ebbe modo di farvi il suo ingresso. Ripulito a dovere, era stato vestito con decoro ed eleganza, ed ora il suo volto ferino sembrava ancor più affascinante nel contrasto impostogli dalla leggiadria degli abiti.
Scorse il Generale Khael e lo salutò con un cenno del capo.
Questi rispose con un sorriso tenue, indicandogli poi il centro della sala, in cui stava Lockent, come a volergli suggerire di riverirlo.
Sogetzu si degnò di onorare il Gran Maestro, solo per compiacere l'amico.
Lockent sorrise a denti stretti…Ora che il cappuccio del saio nero era calato ed il suo volto completamente in vista, i capelli argentei gli lambivano il volto pallido, animato da occhi lucenti che davano vita ad orbite affossate e spettrali.
Watsuki prese posto accanto a Khael, ignorando quasi completamente il padrone di casa.
"Attento, amico…non sfidare troppo il Gran Maestro…E' un tipo deciso, sa avere quello che vuole e quando vuole…"
Alla raccomandazione di Khael, il guerriero appose una smorfia ironica:
"Sono suo ospite, stasera…L'etichetta gli impedisce di nuocermi, venendo meno ai sui doveri di anfitrione…Domattina, si vedrà…"
Il giovane generale rise di gusto, addentando una prestigiosa e succulenta porzione di pernice.
"Sai un sacco di cose, per essere un semplice guerriero…"
"Le tragedie che ho dovuto affrontare mi hanno cambiato molto , insegnandomi parecchie cose del mondo intorno a me…ed io cerco di sfruttare al meglio ogni situazione, anche la più svantaggiosa…"
Khael annuì, ammirato e gli occhi gli scintillarono per l'emozione:
"Come al presidio, immagino…"
"Già…Come al presidio…", confermò con aria assente il guerriero, bevendo dal suo boccale decorato.
Si leccò le labbra, dopo aver preso un sorso abbondante:
"Diavolo, questa roba è proprio buona!!"
Khael gliene porse un intero orcio e Sogetzu accettò che gli riempisse di nuovo il bicchiere.
"grazie, Generale…", lo canzonò con tono divertito.
Il ragazzo sorrise illuminandosi.
L'adorazione che quel soldato nutriva per lui era evidente e Watsuki provò una dolorosa fitta al cuore arido e piegato dalle tante sventure che aveva dovuto scandire con i suoi fieri battiti.
Quest'uomo ha l'età di mio figlio, se fosse ancora vivo…
Khael lo riportò indietro dal marasma dei suoi pensieri, con una vigorosa gomitata.
Sogetzu rivolse la propria attenzione al Gran Maestro, che di fatto si era alzato dal trono sontuoso proprio per onorare il suo gradito ospite.
Gli occhi di Lockent ardevano come quelli di un lupo affamato, mentre cercavano di trafiggere il guerriero da lui elogiato:
"Abbiamo il piacere di condividere la nostra umile mensa, con un maestro nell'arte del combattimento…desidero ricambiarlo per l'eroica ed efficace dimostrazione di questa sera, offrendogli in dono uno spettacolo di grazia e di bellezza, degno della sua abilità…"
Ad un cenno della destra, un untuoso servitore scostò il tendaggio che teneva separata la sala da un alcova di modeste dimensioni.
Apparve una fanciulla, più nuda che vestita…i seni ambrati erano raccolti in un corpetto di seta rosso, ricoperto da pietre preziose capaci di rinviare seducenti luccichii.
I capelli lunghi e nerissimi, erano assicurati ad un velo trasparente che faceva scorgere, senza rivelarla del tutto, la straordinaria bellezza del suo viso.
Le gambe affusolate dimostravano che era una ginnasta ed una danzatrice esperta, ed il suo ventre generoso cominciò a muoversi sensualmente seguendo il ritmo di una musica dolce e soffusa.
Watsuki, che stava per inghiottire un sorso di vino, lo cacciò giù a forza…Quell'apparizione l'aveva sinceramente colpito…era da molto che non gli si offriva l'abbraccio caldo e rassicurante di una donna…L'ultima volta era stato proprio con Keyko…ma al solo vagheggiare la moglie morta, sentì scemare il gonfiore al basso ventre…Non può esistere calore fisico, se prima non si accende il fuoco dell'anima, nutrito dal cuore e dall'amore vero.
Khael era piuttosto esagitato, forse anche per il liquore speziato che incominciava a salirgli alla testa.
"Non è affatto giusto", disse fingendosi imbronciato.
"Cosa?", domandò Watsuki, fissando la ragazza che danzava con sguardo distaccato.
"Tu sei solo un semplice ospite e ti offrono in omaggio una simile bellezza…Io sono stato nominato Generale e a parte i gradi cos'ho ottenuto?"
Sogetzu rise divertito, bevendo un altro sorso generoso dal boccale.
"Se vuoi, te la cedo…"
Gli occhi di Khael si illuminarono, lucidi per l'ebbrezza che stava sopraggiungendo.
"Dico, mi stai prendendo in giro…"
"Ti assicuro che sono serissimo…mai stato più…"
la voce gli morì in gola. Khael, da semi sbronzo che era, aveva accantonato ogni parvenza di ubriachezza ed era scattato in piedi, sguainando la spada.
Imitato da molti altri soldati…questo perché la ragazza, danzando con grazia ed avvenenza, si era fatta strada sino al trono del Gran Maestro…Ed ora teneva la sua gola ben serrata con una mano elegante, mentre l'altra l'aveva resa obiettivo di uno stiletto splendente e mortalmente affilato.
"Signorina…mi voglio augurare che il suo gesto improvviso e poco saggio, sia una trovata geniale per far divertire un po' il nostro pubblico…"
Lockent continuava a restarsene tranquillo, gli occhi spietati fissi verso il nulla, la bocca ironicamente divertita, piegata a formare un ghigno malefico.
"Silenzio, bastardo d'un maiale…", sibilò la danzatrice in succinte vesti.
Ora che il respiro convulso ed eccitato le scuoteva i seni abbronzati, era ancor più seducente di prima.
I soldati, frattanto, non ardivano fare una mossa.
Sogetzu spiava la destra di Khael, contratta a sostenere il peso dell'arma.
Tremava…non troppo visibilmente, ma tremava…
Lockent continuava a sorridere tetro, e la ragazza rispondeva al suo gioco diventando sempre più furiosa ed incontrollata.
"Come puoi vedere, la stanza è piena di guardie…puoi uccidermi, ma moriresti nel giro di qualche secondo…o forse no…"
Il sorriso ironico del Gran Maestro, raggiunse l'ampiezza più esasperante, ed un canino scintillò selvaggio.
"Forse prima, ti violenteranno a morte e, date le circostanze…"
gli occhi di Lockent spiarono i seni frementi della fanciulla
"…non li biasimerei troppo…"
"Zitto! Non una parola, e voi…state indietro, non avvicinatevi…"
Sogetzu incrociò i suoi occhi feroci di guerriero con quelli della fanciulla, e la vide assumere un espressione triste ma dignitosa, iniziando a spiegare le ragioni che l'avevano condotta a quel disperato gesto:
"ero la figlia di un mercante, ed avevo una sorellina…Mia madre era morta da tempo, ma mio padre ci adorava a tal punto, da averci fatto pesare il meno possibile la sua mancanza, sebbene fosse enorme…Conducevamo una vita felice, finché non sei arrivato tu, maledetto demonio, a privarmi di tutto…"
Lockent la interruppe, il volto contratto a significare sdegno e condanna:
"Tuo padre era un eretico e tua sorella una strega…tu stessa avresti dovuto finire sulla ruota e poi arsa viva, ragazza mia…mi ricordo di te, ora…quel giorno mi sfuggisti per pura fortuna…"
"Fai silenzio! Mio padre era un uomo buono e gentile, e mia sorella una bambina innocente…se c'è un demonio da stanare ed abbattere, quello sei tu!!"
premette lo stiletto contro la gola di Lockent ed un rivolo di sangue rossastro si fece strada sul collo dal candido pallore.
I soldati ebbero un sussulto quasi univoco, ma si frenarono…avevano visto accendersi due occhi rapaci e rossastri dietro il trono del loro signore…
Quasi contemporaneamente, la ragazza si portò le mani alla trachea, lasciando cadere a terra la sua arma improvvisata.
Emetteva dei suoni strozzati, e si capiva che stava soffocando.
Sogetzu Watsuki si alzò in piedi…da buon guerriero aveva avvertito l'aura di un uomo, se di un uomo poteva trattarsi, irrompere nella sala come lo spirare improvviso di un vento malsano.
"Ottimo tempismo, Spade…", disse massaggiandosi il collo ferito ed ancora lievemente rorido di sangue, il Gran Maestro.
La ragazza, nel frattempo, stava rantolando, e si dimenava come tentando di liberarsi da una stretta invisibile.
"Balla, balla…danza se ti riesce…"
"E' l'ultimo ballo che potrai concederti, bambolina…"
"hai fatto male i tuoi conti, strega…Muori e va' all'inferno…"
Questi i commenti volgari e irrispettosi che venivano indirizzati alla danzatrice morente.
"Finitela…fatela morire in santa pace! ", sbottò Khael, il volto iracondo attraversato dalle fiamme dell'ira.
Gli occhi della fanciulla cercarono sostegno, misericordia, aiuto…Non riuscire a respirare era una tortura lenta ed inesorabile…Avrebbe preferito che qualche anima buona le desse la morte con un rapido colpo di spada.
Watsuki scavalcò il pianale del banchetto, con eleganza ed irruenza.
Si precipitò al centro della stanza, abbracciando la giovane, che aveva ormai gli occhi gonfi e vitrei, il corpo scosso da singhiozzi alla convulsa ricerca d'aria.
"Fatelo smettere…"
Il Gran Maestro si alzò in piedi, sferzato nell'anima nera da quell'assurdo ordine..
"Cosa avete detto? Vi spiace ripetere, devo aver sentito male…."
"Questa donna è mia, no? L'avete offerta in dono a me, quindi sarò io a decidere il suo fato…"
Lockent sorrise con diabolica soddisfazione.
"E' un'assassina, un'eretica ed una traditrice…Non le sapevamo, tutte queste cose, prima di offrirvela…Ora è stata condannata secondo le leggi di Vesperum, e non consento ad uno straniero di venirmi a dire come mi devo comportare…"
ora la voce del Gran maestro, poderosa e satura di collera, aveva ridotto al silenzio il salone intero.
Si udivano solo i sibili strozzati della ballerina, che cercava inutilmente di inalare un respiro.
I suoi occhi si erano fatti ancor più sbiaditi…Era sull'orlo della morte, dopo una lunga ed estenuante agonia.
Watsuki si fece coraggio, fissò Lockent negli occhi con lo sguardo più determinato che gli riuscì, e con voce solenne propose:
"Gran maestro, vi offro la mia vita, la mia lealtà, i miei servigi in cambio della salvezza di questa donna…"
Gli astanti mormorarono inquieti…Lo stesso Khael rimase interdetto dalle condizioni suggerite dal suo amico.
Come si poteva giurare fedeltà a Vesperum quando lo si faceva contravvenendo sin dal principio alle sue ferree leggi?
La ragazza non si muoveva quasi più…la pelle da ambrata ed invitante, si era fatta cinerea e terrea.
Lockent sembrò accostarsi all'ombra dagli occhi rossi, cui si era rivolto col nome di Spade.
Sogetzu Watsuki attendeva speranzoso, il corpo ormai immobile della ragazza tra le braccia robuste di guerriero.
"Avanti, fatela respirare…gran maestro…Offrite ai vostri uomini un esempio di pietà e di grazia…Non esiste sovrano che possa farne a meno…se questi soldati avranno modo di cogliere in voi la luce della misericordia, vi seguiranno con fede e lealtà…In caso contrario, resteranno legati a voi unicamente in virtù del timore…"
Lockent si alzò in piedi, il volto serrato in un'espressione truce ma risoluta.
"Spade, lasciala…"
Gli occhi dell'ombra rifulsero con perplessità, ma ogni comando del Gran maestro andava eseguito.
La morsa terribile sulla trachea della giovane si allentò di colpo, ed essa, iniziò a riprendere i sensi, dapprima con lentezza, poi con un respirare convulso e sincopato, tipico di chi si attacca alla vita con una forza ancor maggiore, dopo aver sperimentato da vicino un potenziale trapasso.
"Coraggio ragazza…respira…"
la dolce voce di Watsuki fu di supporto per la fanciulla…i seni si abbassavano e si alzavano con la foga di un compressore instancabile.
Quando i suoi polmoni si furono riforniti dell'aria necessaria, incominciò a respirare con maggiore regolarità, sebbene fosse udibile ancora un gorgoglio di fondo, retaggio della stretta ferrea di cui era stata vittima la sua gola.
I soldati batterono le spade contro lo spalliere dell'armatura, in segno di approvazione.
Lockent si rimise a sedere sul trono, con un gesto di stanco abbandono.
Non era sicuro che quel gesto gli avrebbe ingraziato i presenti…Anzi, aveva esposto più di quanto avesse voluto, una debolezza del momento…una debolezza dal volto di uomo e dalla corporatura di guerriero, dal nome Sogetzu Watsuki.
"Nobile guerriero, elogio la tua pietà…E' grazie ad essa, e non alla mia personale misericordia, che la ragazza avrà salva la vita…Mi impegnerò formalmente a farla ricondurre al suo villaggio d'origine…ma se in futuro oserà ancora farsi carico di azioni di vendetta contro la legge di Vesperum…sarà riconsegnata al destino che questa notte ha scampato grazie al tuo intervento…"
"Lode al Gran Maestro!"
le guardie ripresero a far cozzare le loro lame contro le armature nere in segno di approvazione.
Watsuki squadrò Khael, e lo vide annuire a suo indirizzo.
Levò il pugno guantato in segno di rispetto e di saluto.
La ragazza si era ripresa quasi totalmente, ora; fissava con occhi languidi ed innocenti, intrisi di gratitudine il guerriero che la teneva stretta tra le braccia, e che l'aveva restituita alla vita.
"G…grazie…"
Watsuki non trovò di meglio da fare che sorridere, mentre lei si stringeva contro di lui, per nutrirsi del calore del suo cuore, nobile e coraggioso.
Gli occhi del Gran Maestro erano rivolti a Sogetzu e rifulgevano di una luce arcana.
Gli era costato davvero molto caro, ma ora…Sogetzu Watsuki era suo…Per sempre…

I passi di Lockent si fecero udire con chiara risonanza.
Non era solo, lo accompagnavano un messo e due guardie nerborute.
Come la sirena ebbe modo di accorgersi che l'odiato carceriere, fonte maledetta di ogni sua sventurata tristezza stava per giungere, abbrancò saldamente la pinna e le svolazzanti membrane multicolore, andandosi a rintanare nell'angolo più remoto della sua gabbia acquatica, lasciando una scia di bollicine dietro di se.
Watsuki si riscosse d'improvviso, come a rammentare a se stesso che ricordarsi di un eroismo intrapreso per salvare una fanciulla non gli sarebbe servito a trarne d'impiccio un'altra.
Ora la sua vita ed i suoi servizi erano al soldo del Gran Maestro di Vesperum; e la sua fierezza di guerriero gli avrebbe impedito di rimangiarsi la parola data, fosse anche per restituire la libertà a quella malinconica creatura.
"Sogetzu, da tempo ti stavo cercando…", incominciò affabile il Gran maestro, senza risparmiarsi una fuggevole occhiata alla sirena mimetizzatasi dietro la coda.
Watsuki sapeva che Lockent avrebbe potuto rintracciare senza problemi qualsiasi collaboratore tramite lo Specchio della Rivelazione, ma non glielo puntualizzò.
"Mio signore…", esordì attendendo il comando del sovrano.
"Mi è giunta voce", proseguì Lockent accarezzando la superficie di vetro che lo divideva dall'origine della sua folle passione, " che il nostro gruppuscolo di eroi è appena giunto a Trade City…"
Sogetzu non diede modo di far registrare la propria impazienza.
La figura incappucciata dal nero saio gli si fece vicina con aria di complicità.
"Speravo che tu potessi inscenare per me quel duello tanto interessante di cui stavamo discutendo l'altra volta."
"Come desidera, mio signore…partirò all'istante…"
Senza rivolgere lo sguardo alla laconica sirena imprigionata, Watsuki si avviò verso l'uscita della prigione a passo marziale.
Lockent lo fissò con falso interesse, quindi con gesto sprezzante liquidò il suo seguito come se si fosse trattato di insetti fastidiosi.
Udì il gruppetto allontanarsi, e richiudere la porta della cella alle sue spalle.
Ora la sala era misticamente silenziosa…Lockent gustò quel silenzio, chiudendo le palpebre avvizzite nonostante avessero conosciuto pochi anni e molti altri ne avessero di fronte a se.
Colse un suono…Dolce e delicato…Il soffuso e tenue gorgoglio di Claen che respirava sott'acqua.
Fu quel suono rivelatore a far scattare in lui la furia che gli languiva dentro, come un mastino da guerra che aspetta solo di essere lasciato libero, per poi scatenarsi nel dare la morte.
Si scrollò il cappuccio dalla testa, ed i suoi capelli mulinarono argentei nel vento, il viso stravolto dalla frustrazione di non riuscire a smuovere quella sdegnosa prigioniera neppure in quell'occasione…Eppure a Watsuki aveva dato corda…Lo aveva visto, il suo volto avvenente , farsi tristo e compassionevole per cercare di far breccia nel cuore del suo più fidato guerriero.
Cominciò a percuotere il vetro con gli artigli affilati, facendoveli guaire sopra come belve affamate.
Gli occhi gli bruciavano come i fuochi della perdizione, le labbra gli pulsavano contro i denti serrati fino quasi a sanguinare.
Dalla gola gli uscì un grido potente, carico di ira selvaggia, la voce di un demonio caduto che agogna l'estasi del paradiso e si ritrova prigioniero dei patimenti eterni dell'Ade.
"CLAEEEEEEN!!!! CLAENNNNN!!!!!CLAENNNNNN!!!!!!"
la giovane sirena sussultava sconvolta, tenendosi la coda pinnata ben serrata contro il corpo nudo e tremante.
Le unghie di Lockent cercavano di penetrare il vetro, di violarlo, annientandolo, come se l'oltrepassare un ostacolo fisico e materialmente visibile, fosse l'unica cosa che dovesse fare per raggiungere l'oggetto del suo mancato desiderio.
"Claen…perché…perché…"
Si lasciò cadere a peso morto ai piedi della vetrata, e si rannicchiò come un bambino che attende l'abbraccio rassicurante di una madre.
Il saio nero che lo copriva era scosso da violenti singhiozzi e, nero più della notte, avvolgeva in un abbraccio compassionevole la sua anima peccaminosa come un sudario.

  
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