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Autore: Madda17    27/06/2021    3 recensioni
Konan, appena arrivata in una nuova città, si da da fare per conoscere nuove persone e trovare un compagno. Finirà in una gabbia di matti incontrando tutti i membri di Akatsuki, uno più folle dell'altro.
Nonostante lo sconforto e lo stupore iniziale, questa assurda esperienza potrebbe riservarle delle belle sorprese. (AU)
Genere: Comico, Demenziale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna, Shonen-ai | Personaggi: Akatsuki, Deidara, Hidan, Itachi, Konan
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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Ciao a tutti, rieccomi con una nuova storia, questa volta comica/demenziale, la mia prima comica sugli amati Akatsuki! Quattro capitoli abbastanza corti, intanto ecco i primi due.
Ero incerta sul rating, non essendoci descrizioni esplicite di scene erotiche ho messo arancione: vi prego, nel caso, di segnalarmi l’errore.
 
Avvertimenti: AU
 
Spero che vi piaccia, ma soprattutto che vi faccia ridere e che… Commenterete! ;)
 
I. Will of Fire
 
Quel pomeriggio, quando Konan uscì di casa, il sole splendeva alto nel cielo e faceva un gran caldo, per un inizio di giugno. Per l’ennesima volta, si chiese se fosse una buona idea andarsi a chiudere in un locale con un tempo così bello, ma ormai aveva prenotato: adesso o mai più, aveva preso una decisione e non sarebbe tornata indietro.
Una sessione di speed-dating, chi l’avrebbe mai detto che si sarebbe ridotta a quello! Si sentì sbuffare solo formulando quel pensiero.
Konan si era trasferita in quella piccola città già da sei mesi, eppure non aveva avuto il tempo di conoscere nessuno, a parte i suoi colleghi di lavoro: lavorava un sacco, faceva la grafica per una casa editrice che andava forte in quel momento. Amava molto il suo lavoro, Konan, ci si era sempre buttata a capofitto. Ma ora le cose erano cambiate: da dopo che si era trasferita, pur essendo una persona socievole, non aveva veramente trovato degli amici. Forse il poco tempo libero, forse la città troppo piccola, ma iniziava ad averne abbastanza di essere sempre sola, iniziava davvero a sentirsi sola. E, soprattutto, non aveva un uomo. Era ossessionata dal fatto di trovare un compagno: aveva trentadue anni, tutte le sue amiche, nella città da cui veniva, erano felicemente accoppiate, e tante avevano pure dei figli. “E tu Konan?” Io cosa?  “Quando lo fai un figlio?” Chissà! E se fosse mai? “Ma non vorresti trovare qualcuno?” Forse… “Ma il sesso non ti manca?” Ma certo che le mancava il sesso, che razza di domande! Era fin troppo tempo che non lo faceva. E anche un fidanzato, era rimasta l’unica senza. Non potreste chiudere il becco, ogni tanto? Non sapeva in realtà cosa le mancasse di più tra i due, se il sesso o il fidanzato, perché mica vanno per forza insieme, no? Ora basta, quella era la volta buona, e questa cosa dello speed-dating, facile e immediata, era comunque meglio dei disgustosi siti di incontri che le intasavano il telefono con foto che mai avrebbe voluto ricevere. Rabbrividì al solo pensiero. Poteva essere divertente, alla fine, questo speed-dating: se non proprio un compagno, magari avrebbe trovato un amico. O, ancora meglio, un partner per quella sera. Magari!
Era quasi arrivata, si lanciò un’occhiata in una vetrina che capitava a proposito: jeans chiari a vita alta, una semplicissima canotta bianca infilata dentro, scollata al punto giusto. Al dito medio destro il suo solito anello d’argento con incastonata una pietra di luna e dei sandali bassi di cuoio. Si ravviò un ciuffo di capelli blu dietro l’orecchio e gettò uno sguardo al suo viso: truccata alla perfezione, né troppo né troppo poco. Semplice e sexy, in due parole. Dai che stasera si fa del buon sesso, Konan! Si disse, e si diresse verso il locale.
Era un bar che si chiamava Will of Fire, la volontà del fuoco: il nome sembrava appropriato. Era l’unico che organizzasse sedute di speed-dating, due volte al mese. Speed-dating: concetto semplice, ti siedi al tavolo, e ogni cinque minuti la persona di fronte a te cambia, un modo rapido per conoscersi rompendo il ghiaccio all’istante. Basato sull’istinto, feeling immediato. Se va bene, magari si può continuare la serata insieme, anche nello stesso bar, o rincontrarsi per conoscersi meglio. Se va male… Va male. Speriamo di no!
C’era anche da dire che in quella piccola città di locali non ce n’erano poi tantissimi, ecco perché era così difficile incontrare persone al di fuori dei colleghi di lavoro che erano, manco a dirlo, quasi tutte e donne e tutte rigorosamente accompagnate e felicemente piene di prole. E, come quasi tutte le piccole città, i pregiudizi viaggiavano alla velocità della luce: ancora single a trentadue anni, quasi sconveniente! Poi, addirittura i capelli blu, e un piercing! Magari se ne doveva andare da lì, ma il lavoro le piaceva e non era così semplice. Se n’era sempre fregata dei pregiudizi, ma iniziava ad essere stufa. In ogni caso, quel posto, Will of Fire, sembrava come un’oasi della depravazione, con la sua insegna rossa e intorno delle fiamme dipinte di giallo e arancione.
 Era un segno: anche lei aveva la volontà del fuoco, anzi, una volontà di fuoco: la volontà di farsi una maledetta vita sociale e di non essere sempre quella rimasta indietro, la maniaca del lavoro, quella diversa dalle altre. Ai capelli blu, però, non ci avrebbe mai rinunciato. Konan ispirò profondamente, la mano sul pomello della porta. Ci siamo. Fuoco, volontà. Volontà, fuoco. Sesso. Del sesso decente. Uomini. Depravazione? No, dai, questa no. Entrò.
 
“Ciao, benvenuta al Will of Fire.” Le disse una cameriera con lo stesso entusiasmo di un impiegato delle pompe funebri. Sembrava annoiata a morte, si guardava distrattamente le unghie appoggiata su uno sgabello davanti al bancone. I suoi capelli rosa attirarono subito l’attenzione di Konan: se li tingeva anche lei! Che divertente, magari avrebbero potuto chiacchierare di tinte per capelli. Magari avrebbero potuto persino diventare amiche… Interruppe i suoi pensieri: “Che ti porto?” “Ah, io veramente sono qui per…” iniziò a rispondere. “Ah, sì, sei tu quella che ha prenotato! Siediti dove ti pare, non hai concorrenza, tranquilla!” Rise. “Come sarebbe?” Un’altra ragazza, con lo stesso grembiule rosso, si avvicinò a loro. Bionda, i capelli crespi raccolti in due codini alti che non si vedevano dagli anni Ottanta. Coraggiosa, pensò Konan, una donna con le palle. “Sarebbe che abbiamo un sacco di clienti affezionati, tutti uomini, ma molte poche ragazze che vengono per lo speed-dating…” Disse la bionda, e continuò “… E non le posso biasimare. Complimenti per il coraggio, e buona fortuna!” Le due si guardarono iniziando a ridacchiare, quasi maliziose, quasi come una presa in giro. Stronze, che accidenti significa?  Konan odiava quel genere di cose, quel “noi lo sappiamo e tu no”.
“Fatela finita!” Le interruppe una voce tonante. “Non mi spaventate le clienti, che già sono poche!” Aveva parlato un’altra donna: stava dietro il bancone, intenta ad asciugare un bicchiere con uno strofinaccio. Era più grande di loro, forse la cinquantina, capelli castano chiaro, raccolti in una coda bassa. “Sono Tsunade, benvenuta nel mio locale. Queste due oche sono Sakura e Temari, ma tranquilla, non sono né cattive né stupide come vogliono farti credere. Siediti dove vuoi e divertiti!” Le sorrise. Konan non poté fare a meno di notare le sue tette enormi. Ed enormi significava veramente enormi, mai visto niente del genere. Aveva sempre desiderato un seno più grande, ma così… Wow. Si chiese se riuscisse a dormire sdraiata sulla pancia.
Konan ringraziò e prese posto a un tavolo, ordinò una birra, e finalmente si guardò intorno. Il locale era arredato con mobili vintage, vagamente anni sessanta: tavoli e sedie in formica di vari colori, con le zampe di metallo, vecchi sgabelli imbottiti al bancone di zinco, piastrelle sbreccate a scacchi bianchi e neri a terra e qualche poster di vecchi film incorniciati alle pareti, dipinte di un rosso scuro laccato, un po’ scrostato. Non era grande, ma le pareti vetrate che davano sulla strada lo rendevano molto luminoso.
Dalla sua sedia verdina, Konan fece vagare lo sguardo sugli altri clienti: tutti uomini, tutti… Strani? Matti? Capelli tinti con tagli improbabili, piercing, vestiti eccentrici… No, ferma, chi era lei per giudicare? Niente pregiudizi! Ma le era ormai chiaro che quel posto era veramente un covo della depravazione e, forse, anche di un pizzico di follia. Non aveva mai visto gente conciata così in giro per le strade della piccola cittadina, lei che veniva da una metropoli ed era abituata a vedere di tutto. Eppure era sorpresa, non si era mai trovata in una situazione del genere: era l’unica cliente donna in un locale gestito da donne e frequentato solo da uomini. Anche loro si erano accomodati a diversi tavoli aspettando di iniziare, eppure avevano tutti l’aria di conoscersi già, fino a poco prima il loro chiacchiericcio riempieva il locale. Dove sono finita? Anche se si sforzava di restare calma, era tesa e aveva l’impressione di essere finita in un mondo parallelo, in un’avventura che avrebbe potuto raccontare per anni. E su questo, diciamolo, non aveva torto.
 
“Ok, sono le sei: uno, due, tre, speed-dating! VIA!” Gridò la cameriera bionda, Temari, facendo suonare allegramente un campanello sul bancone.
   
 
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