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Autore: NightWatcher96    25/07/2021    2 recensioni
Costruirsi una famiglia con dei figli non era un'impresa insormontabile per Kacchan, felicemente sposato con Izuku. Tuttavia non era affatto sicuro di quante volte si sarebbe dato dell'idiota ma di una cosa era certo: l'amore incondizionato per i suoi figli e per Deku non sarebbe mai mutato. Neanche con la morte vicina, neanche con la paura di non farcela!
Future!ProHero
BakuDeku (Mpreg)
E altre Ship minori
Genere: Angst, Hurt/Comfort, Omegaverse | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Izuku Midoriya, Katsuki Bakugou, Nuovo personaggio, Shouto Todoroki
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Mpreg
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Angolo della Quirkless

Fa sempre una certa tristezza concludere una storia, anche se io già avevo il "The End". Quando si pubblica si ha quel piacere di avere un appuntamento con i propri lettori e questo è come una sorte di trofeo per chi scrive. Enjoy!
Ovviamente non smetterò di scrivere! Grazie di tutto!




"Deku?".

Al suono della voce di Katsuki, si riprese, scattando fuori dai suoi pensieri. Era passata una settimana, era ancora in ospedale ma era completamente confuso.

Kacchan entrò nella sua stanza, con un mazzo di rose bianche che appoggiò in un vaso sul comodino accanto al letto. Lui era guarito, aveva il braccio avvolto in uno spesso strato di bende e la caviglia necessitava ancora riposo.

Cosa che il biondo non avrebbe mai fatto, continuando a zoppicare senza usare le stampelle. Lo avrebbero reso debole e patetico, secondo il suo pensiero.

"Sono qui" gli sussurrò, passandogli una mano nei morbidi capelli smeraldo e baciandogli la fronte.

Deku chiuse gli occhi, le lacrime rotolarono lungo le gote pallidissime. Sullo zigomo destro aveva un cerotto bianco, il braccio ferito era stato ingessato ma non era per quello che stava talmente male da non aver mangiato nulla in circa cinque giorni e neanche emesso un solo suono dalla bocca.

Continuava a pensare che era stato uno stupido e aveva pagato nel peggior modo possibile le sue azioni. Avrebbe dovuto capirlo. Avrebbe dovuto rifletterci.

Katsuki gli prese il volto tra le mani, cercando di baciarlo. Le labbra che premevano sapevano di tristezza, un sapore così estraneo a quello che erano soliti provare.

"Pensa a guarire" mormorò Katsuki, stringendolo in un abbraccio.

Deku si sentì pervadere da un pianto silenzioso.

Anche Katsuki stava male, rabbioso con se stesso per non essersi accorto che qualcosa era diverso nel suo compagno di vita, troppo inghiottito dal suo lavoro di Pro Hero.

Continuava a deglutire, cercando di non piangere.

Quando erano arrivati in ospedale, i dottori che si erano presi cura di Deku avevano immediatamente capito e solo quando Katsuki aveva visto una dottoressa fare un'ecografia urgente al suo compagno si era reso conto di una cosa.

"Mi dispiace tanto... Deku, DynaMight..." gemette la donna, guardando loro negli occhi. "Deku, purtroppo lei ha perso il bambino. C'è stato un aborto, in seguito all’utilizzo smodato del Quirk. L’impatto ha reciso e distrutto la placenta, come dimostra l’ecografia e letteralmente disintegrato l’utero e ovviamente il feto".

Non avrebbe potuto generare mai più bambini. Per un frangente si era sentito come se il Dr. Vanni avesse vinto: in fondo essere il Number One Hero e un Omega significava essere anche il loro Paladino.

Poi era come se tutto avesse perso ogni colore, suono, sapore.

"I test erano negativi".
Katsuki sobbalzò un po' a quell'improvvisa voce tanto rassegnata. Izuku stava guardandosi la pancia con un'enorme tristezza; era ancora un po' gonfia ma sarebbe sparita in diverse settimane.

"Sarebbe stato un altro piccolo miracolo" continuò Deku. "Ero alla decima settimana, avrei dovuto capirlo".

"I test negativi... ma com'era possibile?" mormorò Katsuki, chiudendo gli occhi. Le lacrime stavano colando sulle sue guance e non voleva né poteva fermarle.

A volte gli Omega avevano dei valori nel sangue capaci di mandare in subbuglio anche il più preciso test di gravidanza. Succedeva in determinati periodi dell’anno, un miscuglio di stress, frustrazione, ma anche emozioni svariate e un accumulo di potenza del Quirk.

"Kacchan, ci ho pensato. Ho perso il bambino perché se anche avevo considerato che potessi essere incinto non ero sicuro di volerlo tenere. E mi è stato tolto".

Izuku si aggrappò alla sua felpa nera e iniziò a urlare e a piangere, incapace di fermarsi. Il dolore era troppo da contenere.
E Kacchan lo lasciò fare lasciandosi andare a sua volta, guardando le infermiere che, accorse per quello strillo, osservarono la scena con il cuore pesante...
 

....
 

"Tu sei la figlia dei due Top Hero, vero? Allora non dovresti avere problemi a controllare il tuo Quirk!".

Moroha, figlia di Denki e Eijiro, strinse i pugni, abbassando la testa. Aveva dei capelli color corallo, ispidi come quelli di Red Riot naturalmente ribelli, corti, con le punte tendenti verso l'alto. Aveva la stessa saetta sulla ciocca sinistra di Denki e i suoi occhi onice.

Era la maggiore rispetto a Moruko, che era un'autentica forza della natura.

Il suo Quirk era molto potente, poteva crearsi una vera armatura di elettricità e controllare quella presente naturalmente come nei fulmini solo che non era abbastanza capace di esercitarlo senza incenerire qualcosa.

"Oi, chiudi il becco, pezzo di idiota!".

La ragazzina di anni tredici guardò il biondo che era appena uscito dai cancelli della scuola media con un'aria scocciata. Era Katsumu!

"Sei fortunata, il potente Bakugo è venuto a salvarti!" canzonò il ragazzo più alto, muscoloso che ricordava un intreccio fra Mezo Shoji per via dell'altezza e Mineta, per le sferiche palle nere che circondavano il suo ventre.

"Tu non sei neanche di questa scuola, vattene a casa e non rompere!".

"Non mi sono mai piaciuti i tipetti come te, idiota!" scattò il ragazzo, provando a sorprenderlo con un pugno.

"SMASH!".

Un'improvvisa folata di aria si abbatté contro la nuca del ragazzo, facendolo volare a diversi metri contro un albero del giardino dell'istituto secondario inferiore.

Katsumu sbuffò un po'.

"Ti ho detto che non devi salvarmi il culo, Iyumu".

"Ma quello era un ragazzo cattivo!" si difese l’altra, correndo verso Moroha che era rimasta stupita. "Stai bene?" chiese, prendendole le mani.

Annuì tremante. L'altra sorrise, tirandola verso Katsumu che tuttavia era contento di vedere sua sorella.

"Andiamo a mangiare il gelato?" propose felice.

Mohora annuì, lasciando andare la tensione provata. Era forte, bastava solo esercitarsi bene e poi sarebbe andata alla U.A. proprio come i suoi genitori per diventare una fortissima Hero!


 
"Hai visto come sono forti i nostri figli?".

Nessuno si era accorto di Deku e Katsuki in piedi sul tetto di un edificio che costeggiava le scuole medie. Si erano ritrovati lì per caso, approfittando di aver sbattuto in prigione un Villain che rubava gioielli. Era stato semplice batterlo: era bastata un'esplosione per impedirgli di scappare e un pugno sul grugno di maiale che aveva al posto di un viso umano.

"Non hanno più bisogno di noi" sorrise Deku, alle parole di Katsuki.

"Scherzi? Nessuno deve avvicinarsi ad Iyumu!" sbottò il biondo.

"Kacchan, ti ricordo che questa è l'età in cui si scoprono i primi amori" sospirò il verdino.

"Lascia che metta le mani addosso al primo pretendente e vedrai" sogghignò oscuramente.

Deku non rispose: aveva lo sguardo perso e il suo sorriso era sceso un po'. Erano passati circa quattro anni da quando aveva perso il bambino e ancora ci pensava di tanto in tanto.

Ricadeva in quelle emozioni tristi quando scorgeva qualche Omega gravido, vedeva o sentiva un neonato oppure guardava i suoi figli crescere e diventare i prossimi futuri Hero.

La mano di Katsuki alla guancia lo sorprese. Deku gli sorrise dolcemente, l'altro gli cancellò con il pollice due piccole lacrime e lo baciò dolcemente.

"Pensavo che sarebbe diventato un piccolo Bakugo. Il nostro piccolo Hero…" ammise il verdino, cercando un suo abbraccio che non tardò a stringerlo al petto. "… che forse lo avremmo sentito allietare casa nostra".

"Deku, resterà sempre parte di noi. E' successo. Non possiamo tornare indietro nel tempo e cambiare le cose" rispose Katsuki, facendolo rattristare. Gli alzò nuovamente il mento con la mano, cercando i suoi occhi lucidi di lacrime. "Tuttavia so che abbiamo costruito una meravigliosa famiglia e questo non cambierà mai. Abbiamo promesso che ci saremmo presi cura dei nostri figli e continueremo a farlo. Non abbiamo potere sulla morte, ma abbiamo la forza per proteggere chi amiamo".

Deku annuì sorridendo, poi lo baciò, intrecciando insieme le loro mani.

Anche attraverso i guanti che indossavano sentivano le fedi nuziali cozzare dolcemente. Le portavano sempre, non le avrebbero mai tolte.

Il sole stava già tramontando: nel cielo frizzante di novembre c'erano delle grosse nuvole scure costellate da spennellate di arancio, rosso e violaceo. Forse il loro bimbo era un angelo che li vegliava.

"Deku" chiamò dolcemente Kacchan.

L'altro gli rivolse uno sguardo innamorato.

Katsuki si sarebbe perso volentieri a guardare i suoi dettagli, il viso in parte ammorbidito dalla luce del sole che lasciava gradualmente spazio alla luna, quei lineamenti che non erano mai induriti con l'avanzare dell'età. Quegli occhi lucenti da sembrare degli smeraldi.

"Andiamo a casa".

Izuku annuì, guardando un'ultima volta il tramonto. Voleva pensare che il loro bimbo perduto era lì e sorrideva, magari con le sue stesse lentiggini e i capelli biondi di Katsuki.

Chiuse gli occhi, una folata di vento freddo gli sfiorò il viso come una carezza. Kacchan gli tirò leggermente la mano, continuando a sorridergli con amore. Sì, non aveva senso rimuginarci ancora.

Erano loro quattro insieme, felici e questo era il loro miglior traguardo.

Forse non era stato semplice prendersi cura di due bambini ma ce l'avevano fatta e li avrebbero seguiti nella loro crescita fino alla fine.

Il sole tramontò, i due Pro Hero erano ormai scomparsi e nel mentre le tenebre calavano, l'amore e la forza di un cuore puro non avrebbe mai smesso di sperare e di combattere per una giusta causa.

Perché un Hero era un coraggioso uomo al servizio del bene e per l'umanità.

Un Hero era anche un genitore che avrebbe amato incondizionatamente la propria famiglia...

 
The End
 
  
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