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Autore: snapEly    31/08/2009    10 recensioni
Dopo la battaglia di Hogwarts, Harry si ritrovò a pensare a tutte le persone che non avrebbe più rivisto, a tutti i morti che avrebbero potuto avere una vita lunga e felice, se non fosse stato per quel pazzo criminale. “Se solo potessi tornare indietro e cambiare il corso degli eventi…”
Genere: Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Harry Potter, James Potter, Lily Evans, Severus Piton
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Declaimer: i personaggi appartengono a J.K.Rowling. Il titolo è un libero riferimento all'omonimo film, con il quale, per altro non ha nulla a che vedere.





1. Ma è vita, questa?


Le scale di Hogwarts non erano mai sembrate così lunghe e ripide a Harry, ma allo stesso tempo non aveva mai provato tanta quieta felicità nel salire verso il dormitorio di Grifondoro.
Era finalmente riuscito a svicolare dalla folla che si stava riprendendo dalla battaglia, giù nella Sala Grande, e non vedeva l’ora di buttarsi sul suo letto, un letto vero.
Hermione lo raggiunse proprio mentre varcava la soglia della Sala Comune.
-Ti senti bene, Harry?
-Sì, sto bene. Ho soltanto bisogno di riposare. Chissà se Kreacher sarebbe disposto a portarmi un panino…
Intercettando lo sguardo contrariato della sua amica si affrettò a rettificare.
-A pensarci bene, penso che scenderò a mangiare dopo un buon sonno, sempre che riesca ad addormentarmi.
-Aspetta… forse ho qualcosa che potrà esserti utile.
La giovane strega appoggiò l’ormai familiare borsetta di perline su un tavolino e cominciò a frugarne l’interno.
Tirò fuori un paio di libri e un mantello piegato, poi finalmente trovò ciò che stava cercando.
-Eccola!
Distese il braccio davanti a sé, offrendo a Harry un’ampollina piena di liquido trasparente.
-E’ soltanto Pozione Dolcesonno, ma sono sicura che ti farà stare meglio.
Harry prese il contenitore con un sorriso stanco.
-Grazie, Hermione. Penso di averne proprio bisogno.
-Bene, allora… buon riposo. Vado anch’io a darmi una sistemata e a riposare un po’.
Attraversò la Sala Comune e scomparve nel dormitorio delle ragazze, rivolgendo all’amico un ultimo sorriso pieno di comprensione.
Harry si rigirò tra le mani la boccetta di vetro e fece per avviarsi a sua volta verso le scale, quando la sua attenzione fu attratta da un luccichio, accanto alla gamba del tavolino sul quale la ragazza aveva appena finito di ricomporre il suo piccolo e inseparabile bagaglio.
Si chinò e raccolse un oggetto metallico, appeso ad una catenina lunga e sottile.
Riconobbe subito la Giratempo che Hermione usava per poter seguire il maggior numero possibile di corsi e che aveva permesso loro di salvare la vita a Sirius e a Fierobecco.
“Gliela restituirò domani” pensò, infilandosela in tasca e salendo lentamente verso il meritato riposo.
Si buttò sul letto che aveva occupato durante i sei anni passati alla scuola, domandandosi se in quegli ultimi mesi non fosse stato assegnato a qualche altro studente.
Mentre aspettava che la pozione facesse effetto, si ritrovò a pensare a tutte le persone che non avrebbe più rivisto, a tutti i morti che avrebbero potuto avere una vita lunga e felice, se non fosse stato per quel pazzo criminale.
“Se solo potessi tornare indietro e cambiare il corso degli eventi…”
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Quel pensiero continuò a frullare in un angolo della sua mente, nei giorni che seguirono, e stranamente, si dimenticò di restituire la Giratempo alla sua legittima proprietaria.
Era rimasto al castello, dove poteva rendersi utile aiutando a ricostruire, e dove, allo stesso tempo, trovava cibo, alloggio e compagnia.
Adesso più che mai, si rendeva conto di essere solo.
Completamente solo.
Certo, aveva molti amici e alla Tana lo avrebbero sempre accolto come un figlio, ma sentiva ugualmente un grande vuoto.
Le giornate passavano in fretta, tanto era il lavoro ancora da fare, ma la sera si ritrovava immancabilmente a passeggiare sulle rive del lago, e i suoi piedi finivano sempre per  portarlo davanti a quelle due tombe, una di marmo bianco, l’altra di granito nero.
E ogni sera restava lì a lungo, senza permettere alla propria mente di lanciarsi in progetti troppo azzardati, ma rigirando tra le dita, nascosta in una tasca, quella piccola sfera lucente.
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-Signor Potter!
La Preside McGranitt si stava dirigendo verso di lui con passo deciso e con un sorriso condiscendente stampato sul volto.
Harry, che, bacchetta alla mano, stava riparando una balaustra, si voltò allarmato verso l’anziana strega.
Quel suo cipiglio formale non prometteva nulla di buono.
-Mio caro ragazzo… Tra pochi giorni arriveranno gli studenti e inizierà un nuovo anno scolastico.
Ormai i lavori sono terminati. Non pensi che dovresti prenderti una vacanza? Magari andare a trovare qualche amico, o far sapere ai tuoi parenti che stai bene…
-Non penso che a loro importi sapere dove sono finito, o se sono ancora vivo. Se non le dispiace, preferirei restare alla scuola e terminare gli studi…
-Ma non è necessario! Hai avuto il diploma, ben meritato, dopo ciò che hai fatto! Hai tutte le strade aperte. Non volevi diventare Auror?
Harry annuì di malavoglia.
Tutto quel giro di parole significava soltanto che la sua presenza metteva in imbarazzo la Preside e gli insegnanti.
Già, perché passato il primo momento di euforia, il Prescelto, il salvatore del mondo magico, si era rivelato null’altro che un semplice ragazzo tormentato da mille contraddizioni e  problemi irrisolti.
-D’accordo, ci farò un pensierino.

Quella notte non riuscì a prendere sonno.
Si girava e rigirava nel letto, continuando a pensare a ciò che avrebbe dovuto fare, e a ciò che sarebbe potuto essere.
Era quasi mezzanotte, quando finalmente prese una decisione.
Si alzò, si vestì accuratamente, controllò di avere con sé tutto ciò che gli sarebbe potuto tornare utile e uscì nel parco.
Si fermò davanti alle lapidi, contemplando i nomi che scintillavano alla fioca luce della luna.
-Farò in modo che tutto questo non debba succedere…
Tirò fuori dalla tasca la Giratempo e si soffermò ad osservarla per un momento.
La minuscola clessidra era il fulcro di un sistema di cerchi metallici concentrici. Il più interno, quello usato da Ermione, permetteva di fare piccoli viaggi, dell’ordine di un’ora per giro, mentre quelli più esterni corrispondevano a periodi di tempo più lunghi ed erano bloccati da un piolo fissato magicamente.
Harry estrasse la bacchetta ed eliminò la sicura.
Poi trasse un lungo respiro e cominciò a girare il cerchio più esterno, lentamente, contando ad alta voce.



  
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