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Autore: BlueBell9    27/02/2022    5 recensioni
«Qual è il problema?»
«Ma davvero non capisci o sei solo idiota?» sbotta Dominique, al limite della sopportazione. Sta facendo una fatica enorme per trattenersi dall'urlare e picchiarlo.
«Io non sono la seconda scelta di nessuno!» sottolinea acida. […] «Avresti dovuto dirmelo!» si incaponisce ferrea.
Lui la scruta con quei due gelidi occhi azzurri, in silenzio.
«Quando?» chiede risoluto, abbassando il tono della voce, staccando la schiena dallo scaffale per avanzare verso di lei. Dominique lo osserva con una punta di smarrimento, indietreggiando per riflesso finché non si trova con le spalle contro il legno del mobile, in trappola. «Nell'aula di Storia della Magia, nel corridoio dei sotterranei, fuori dal Lumaclub, mentre stavamo scopando o in quella stamberga?» riprende serio, alludendo all'abitazione di Hagrid, avvicinandosi ancor di più fino a trovarsi a un soffio dal suo corpo e appoggiare una mano accanto alla sua testa. «Esattamente quando avrei dovuto dirtelo?» domanda pratico, guardandola dritta in volto.
Forse quando hai iniziato ad essere qualcos'altro che una semplice distrazione, vorrebbe rispondergli ma è una debolezza che riesce a malapena ad ammettere a se stessa.
Genere: Commedia, Sentimentale, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Dominique Weasley, Famiglia Rosier, Louis Weasley, Nuova generazione di streghe e maghi, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Someone you loved '
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Questa one shot appartiene alla serie Someone you loved.

















«Non credo che Evan sia stato una delusione» afferma distaccato.
Negli occhi verdi di Julian brilla uno scintillio di rabbia.
«Lo giustifichi?» gli chiede monocorde.
Lui scrolla le spalle, calmo.
«Lo comprendo».
«E questa è una debolezza» sostiene l'uomo del dipinto, la voce vibrante di acredine. «Se vuoi davvero essere intoccabile, non devi amare nessuno».
Qualcuno l'ho amato, pensa lui, il volto di pietra e gli occhi di un azzurro gelido. E mi è stato portato via.





Lance sobbalza, spalancando gli occhi di colpo e svegliandosi all'istante quando sente qualcosa buttarsi sul materasso accanto a lui. La mano corre immediatamente ad afferrare la bacchetta riposta sotto il cuscino, le dita che stringono il legno, pronta a scattare per lanciare incantesimi.
È solo nel momento in cui mette a fuoco, nonostante la scarsa luce presente nei Dormitori di Serpeverde, il sorriso sul viso che si trova a un palmo dal suo, che si rende conto che non c'è nessun pericolo all'orizzonte.
Se non quello di essere circondato da una massa di imbecilli.
«Sei una cretina» sentenzia secco, lasciando andare la bacchetta e passandosi quella stessa mano sul volto, così da scacciare gli ultimi rimasugli di sonno. «La prossima volta ti schianto» promette in un borbottio malevolo, girandosi a pancia in su.
Egle ridacchia per nulla turbata dalla minaccia, sistemandosi meglio sul piumone al suo fianco.
«È ora di alzarsi, La La Land» cinguetta deliziata, spostandogli un ciuffo di capelli scuri che gli ricade scompigliato sulla fronte.
Lance la inchioda con un'occhiata gelida e tagliente.
«Che io sia dannato quando ho accettato di vedere quella roba» sibila a denti stretti, alludendo al film che hanno guardato insieme l'anno prima e che gli ha fatto guadagnare quell'orrido soprannome. «Tutto solo perché ti eri fissata che doveva essere un capolavoro» continua con spregio, ricordando con un moto di stizza quella pellicola ridicola che ha rischiato seriamente di farlo addormentare sulla poltrona del cinema.
Egle si volta sul fianco, scrollando le spalle.
«A me è piaciuto» rivela leggera, giocherellando con una ciocca dei capelli castani. «Forse il finale era un po' prevedibile ma l'ho trovato godibile. Molto meglio dei tuoi film splatter» insinua serena, lanciandogli uno sguardo che non nasconde l'ironia.
«Non sono splatter».
«Allora diciamo assurdi».
«Perché?»
«Lance, c'è gente che viene divorata da squali e dinosauri geneticamente modificati!»
Lui piega le labbra in un sorriso luminoso.
«Lo so» conferma entusiasta, di buon umore, chiudendo le palpebre per un momento e stiracchiandosi la schiena. «Io li trovo rilassanti» rivela distratto.
«Il che dovrebbe far sorgere dei dubbi sulla tua sanità mentale» constata lei, sarcastica, avvicinandosi così da scoccargli un bacio leggero all'angolo delle labbra.
Quando si allontana invece che approfondire quel contatto, Lance si acciglia.
«Perché hai già addosso la divisa?» chiede accorto, aggrottando appena la fronte.
Egle si lascia sfuggire un sorriso malizioso.
«Perché se mi fossi presentata qui in camicia da notte, sappiamo entrambi che non ci saremmo più alzati da questo letto» sottolinea, accarezzandogli una guancia con la punta delle dita.
«Ogni tanto si può saltare qualche lezione» ribatte lui, spassionato.
«Non quella di oggi» replica lei, intransigente. «Ho Trasfigurazione» spiega spiccia.
Lui inarca un sopracciglio, beffardo.
«Sono indeciso» comincia leggero. «Non so se mi ecciti questo tuo lato diligente o mi secchi a morte» ammette con una smorfia di fastidio.
Egle piega le labbra in un sorriso divertito.
«Beh, La La Land» sospira amabile. «Puoi perdere quei pochi minuti che abbiamo per porti questa domanda o possiamo fare altro. Cosa scegli?» chiede sbattendo le ciglia, maliziosa.



*



Quando quella mattina di fine ottobre Dominique scende per fare colazione in Sala Grande, ha già un diavolo per capello.
Ha passato tutta la notte a logorarsi gli occhi sui libri di Incantesimi, così da arrivare pronta alla lezione di quel giorno, che le hanno procurato delle occhiaie che ha dovuto nascondere con un po' di correttore onde evitare di sembrare un Infero.
Inoltre sono almeno tre giorni che non dorme bene.
Ovvero da quando ha avuto l'ultimo incontro con Lance.
Seduta al solito posto alla tavolata di Grifondoro, sta per versarsi una tazza di tè bollente quando lo sguardo – nemmeno a farlo apposta – le scivolano in fondo alla Sala.
E quello che vede non le piace affatto.
Rimane immobile, con la teiera sospesa a mezz'aria e la tazzina vuota mentre lo smarrimento lascia ben presto posto all'irritazione. Assottiglia le palpebre e serra le labbra mentre una luce di follia le balugina negli occhi azzurri.
«Scarlett» chiama con un tono da dittatore sanguinario, appoggiando con eccessiva forza la teiera sul tavolo, al sicuro. «Che cosa sta facendo la Greengrass?» domanda imperiosa.
L'amica, seduta accanto a lei, alza il viso ancora assonnato dalla tazza di caffè che stava svogliatamente mescolando. Con profonda concentrazione, strizza gli occhi per focalizzare quello che sta succedendo al tavolo dei Serpeverde.
«Civetta con Rosier» risponde apatica. «Bella roba!» esclama con genuino disgusto, facendo una smorfia. «Solo i Purosangue possono accoppiarsi tra cugini» sentenzia nauseata.
«Aspetta» la blocca Dominique, brusca, le sopracciglia corrugate. «Che intendi?» pretende di sapere inferocita.
«Sono fidanzati» rivela l'amica, spiccia, addentando con gusto una fetta di plumcake. «Fidanzamento combinato, da quello che ho capito» continua con la bocca piena.
Lei rimane paralizzata sul posto.
Per l'incazzatura si dimentica persino di respirare, assumendo un'inquietante sfumatura violacea sulle gote.
«Stanno insieme?» indaga con gelida calma.
Scarlett – probabilmente troppo presa dal cibo per accorgersi del pericolo – annuisce, senza incrociare quelle iridi azzurre che promettono morte e atrocità.
«Non lo sapevi?» replica quieta. «Se vogliamo dire così, poi» aggiunge in un brontolio contrariato.
Dominique le indirizza uno sguardo assassino.
«Ovvero?» chiede scandendo lentamente quell'unica parola.
«Che si vedono anche con altri» svela l'amica, secca, scuotendo il capo con quello che pare ribrezzo.
«Cioè si tradiscono a vicenda?»
«No, credo che loro la chiamino relazione aperta» la contraddice l'altra, sicura. Sbuffa, tornando al suo caffè. «La Greengrass prima si vedeva con Hager di Tassorosso. Era una cosa passeggera, come tutte le sue frequentazioni» precisa pettegola. «Quando si stufa della novità, spezza il cuore e torna sempre da Rosier. Tipo adesso» constata saputa. «E lui fa lo stesso. A quanto pare gli piacciono stronze» deduce insofferente, come se non riuscisse davvero a capire che cosa ci sia di sensato in un simile comportamento.
Il che potrebbe anche spiegare perché, per più di una settimana, Dominique non si sia mai accorta di una ragazza che gravitava intorno a Lance.
Logico, perfettamente logico, se la Greengrass era concentrata su altro.
Lei rimane trincerata dietro un silenzio astioso e inquietante, incurante del cibo sul tavolo e della confusione che anima la Sala Grande di prima mattina.
Lo sguardo è incollato a Lance e alla Greengrass, che, seduta composta al suo fianco, gli sta accarezzando i capelli neri mentre gli racconta qualcosa.
E lui la osserva con due occhi di un azzurro così limpido che non ha mai visto e il viso disteso in un'espressione serena.
Con me non ha mai sorriso così...
Dominique continua a fissare ossessionata quello spettacolo disgustoso con iridi spiritate.
In fondo, lei e Lance si sono visti solo un paio di volte quindi non è affatto il caso di prendersel-

Io lo ammazzo, 
promette sanguinaria, storcendo con furia il viso.



*



«Rosier».
«Dominique».

«Vieni»
.
«Prego?»
«Ora» abbaia lei, velenosa, cercando comunque di trattenersi dall'urlare visto che sono in Biblioteca e Madama Pince ha il brutto vizio di comparire appena sente delle frequenze sonore che oltrepassano la sua soglia dell'accettabilità. La sua, per intenderci. «Alza il culo da lì» rincara sgarbata.
Lui, per tutta risposta, inarca un sopracciglio e si appoggia meglio allo schienale della sedia.

«No, non ci siamo» dichiara tranquillo, incurante dell'occhiata al vetriolo che gli viene rivolta. «Prova così: Lance, saresti così gentile da concedermi un po' di tempo? E magari potrei anche accontentarti» suggerisce sarcastico.
Dominique serra le labbra, fremente d'ira.
«Alzati o faccio una scenata» sibila minacciosa.
«Fai pure» provoca Lance, senza scomporsi, sfidandola con un sorriso che sa di pura arroganza.
Cala un silenzio plumbeo al tavolo della Biblioteca, dove entrambi – l'uno seduto, l'altra in piedi – si trovano. Indifferente all’aver attirato o meno delle occhiate incuriosite – è abituata ad aver addosso gli sguardi degli altri –, si inumidisce la bocca e alza il mento.
«Lance» lo avvisa rabbiosa, sentendo le mani prudere.
«Sì, è il mio nome» conferma lui, stoico, ampliando quel sorriso beffardo. «Ma non è quello che ti ho chiesto» le fa notare quasi dolce.
Rimangono per una manciata di secondi a squadrarsi, chi con la voglia di farsi strada nel sangue e chi divertito a morte.
Infine Dominique, intuendo che l'unico modo per sbloccare quella situazione assurda sia compiere un microscopico passo indietro, sbuffa seccata e storce il viso in una smorfia che tradisce tutta la sua irritazione.
«Puoi venire?»
«L'ho fatto, se ricordi».
«Lance!»
Lui si lascia andare a una risata moderata, divertito dall'allusione squallida per quello che è successo quella sera alla Torre di Astronomia. Spinge indietro la sedia e si alza, seguendola mansueto tra gli scaffali colmi di libri, così da poter parlare con un minimo di discrezione.
«Sentiamo» esordisce rilassato, quando sono al riparo dagli sguardi degli altri studenti, incrociando le braccia al petto e appoggiandosi con la schiena al mobile di legno. «Che ho fatto anche stavolta?» domanda ironico, riferendosi al loro precedente incontro, fuori dalle mura di Hogwarts, quando aveva scorto sul suo viso tutta la rabbia per l'idiozia che aveva raggiunto.
Non che abbia fatto dei progressi, pensa lei, malevola. Sei sempre più idiota!
«C'è qualcosa che devi dirmi?» domanda già sul piede di guerra.
Lance piega le labbra verso il basso, sbalordito.
«Riguardo a?» indaga attento.
«Alla Greengrass» risponde Dominique, a bruciapelo.
Lui rimane un attimo immobile, prima di inarcare un sopracciglio e lasciarsi sfuggire un sorriso incredulo.
«Ah» esala sereno, recuperando alla svelta il buon umore. «Quindi il problema sarebbe la tua gelosia?» deduce svagato.
Dominique serra la mandibola, stringendo anche i pugni lungo i fianchi.
«Io non sono gelosa» sputa fuori, irascibile, sbranandolo con lo sguardo. «Semplicemente non mi piace essere presa in giro» sentenzia dura.
«Quando lo avrei fatto?» replica lui, perdendo quel sorriso e irrigidendo i lineamenti in un'espressione seria. «Quando ti avrei presa in giro?» continua interessato.
A lei quasi scappa da ridere per l'assurdità della situazione.
«Magari nel momento in cui non mi hai detto che sei fidanzato?» recrimina tagliente, scandendo ogni parola con enfasi.
Lui rimane immobile, compassato.
«E quindi?» ha il coraggio di ribattere, posato. «Qual è il problema?»
«Ma davvero non capisci o sei solo idiota?» sbotta Dominique, al limite della sopportazione. Sta facendo una fatica enorme per trattenersi dall'urlare e picchiarlo. «Io non sono la seconda scelta di nessuno!» sottolinea acida.
«Okay».

«Non dirmi okay solo per tenermi buona!» bercia stridula.
«Finiscila di urlare» la rimprovera Lance, esasperato. «Salazar, mi fai venire mal di testa!» geme scornato, chiudendo gli occhi con una smorfia di sofferenza.
«E tu finiscila di fare il tonto» rimbecca lei, caustica. «Avresti dovuto dirmelo!» si incaponisce ferrea.
Lui la scruta con quei due gelidi occhi azzurri, in silenzio.
«Quando?» chiede risoluto, abbassando il tono della voce, staccando la schiena dallo scaffale per avanzare verso di lei. Dominique lo osserva con una punta di smarrimento, indietreggiando per riflesso, finché non si trova con le spalle contro il legno del mobile, in trappola. «Nell'aula di Storia della Magia, nel corridoio dei sotterranei, fuori dal Lumaclub, mentre stavamo scopando o in quella stamberga?» riprende serio, alludendo all'abitazione di Hagrid, avvicinandosi ancor di più fino a trovarsi a un soffio dal suo corpo e appoggiare una mano accanto alla sua testa. «Esattamente quando avrei dovuto dirtelo?» domanda pratico, guardandola dritta in volto.
Forse quando hai iniziato ad essere qualcos'altro che una semplice distrazione, vorrebbe rispondergli ma è una debolezza che riesce a malapena ad ammettere a se stessa.
E non permetterà a Rosier di venire a conoscenza e gongolare della sua umiliazione.
«La Greengrass sa di me?» tergiversa, quindi, cercando di mantenere un tono di voce freddo.
«Sa che mi vedo con qualcuna» conferma lui, diretto, facendole ancora più male.
Lei deglutisce, abbassando le iridi, nervosa.
«E le sta bene?» sonda prudente.
Lance scrolla le spalle, placido.
«Perché non dovrebbe?» rilancia indifferente.

Come diavolo fa a condividere qualcuno come te?
«Dominique» la chiama lui e lei si trova a risollevare gli occhi chiari, così da tornare a guardarlo in faccia. «Fai prima a dirmi cosa vuoi sentirti dire» le consiglia brutale, percependo il suo malessere.
«Niente» risponde secca, di slancio. «Non voglio sentire assolutamente niente» ribadisce testarda, suonando patetica persino alle sue orecchie.
Lance abbozza un sorriso sarcastico.
«Allora non hai motivo di essere arrabbiata, no?» provoca lieve, deliziato.
«Infatti» conferma lei, acida. «Non sono arrabbiata».
«Bene».

«Bene»
.
«Ora che hai finito di fare la pazza isteric-» si interrompe, per allontanarsi così da bloccare lo schiaffo che si stava per abbattere sulla sua guancia. «Va bene che mi piace farlo violento ma non in Biblioteca. Troppi testimoni da 
Obliviare e detesto essere interrotto proprio sul più bello» ridacchia, ignorando l'occhiata gelida e il viso livido di lei.
«Al momento c'è solo una cosa che vorrei fare di violento» gli confida Dominique, sanguinaria. «Ed è ucciderti» stabilisce implacabile, tra i denti.
Lui riprende a ridere come l'essere ripugnante che è.
«Addirittura? Sembri troppo amorevole per non essere incazzata» sospira gongolante, fregandosene di farla irritare ancor di più. «Dai, ti lascio, almeno puoi passare il resto del pomeriggio a prepararti per torturare il malcapitato che ti ha invitato ad andare a Hogsmeade domani» concede magnanimo, liberandole il polso ma senza accennare a mettere ulteriore distanza tra loro.
«Tu con chi ci vai?» esige di sapere lei, dispotica.
«Jude» risponde Lance, automaticamente. «Poi, forse, si aggiungono anche altri» osserva impassibile.
Dominique lo fissa quasi con compatimento.
«La Greengrass?» chiede con aria di sufficienza.
«No, dovrebbe uscire con-» si blocca, sbattendo un paio di volte le ciglia e facendo una smorfia seccata. «Ah no! È vero che ha mollato quel perdente di Tassorosso» si corregge svelto. «Sì, allora dovrebbe venire anche Egle» ammette rilassato. «Tranquilla, non ti chiederò di unirti» la grazia canzonatorio.
«Meglio così» afferma Dominique, altezzosa. «Perché avrei declinato l'invito» decreta velenosa.
«Lo so» la sorprende lui, morbido. «Di certo hai di meglio da fare che passare il pomeriggio con discendenti di Mangiamorte e Serpeverde» aggiunge con gli occhi azzurri illuminati dal divertimento.
Lei serra le palpebre, nervosa.
«È così» assicura gelida. «Ora, se non ti dispiace...» dice, facendogli un cenno con le sopracciglia, così che la lasci libera.
Lance la fissa una manciata di secondi, continuando a sorridere con quel suo modo di fare che gli addolcisce i lineamenti, prima di fare un passo indietro, concedendole l’opportunità di andarsene.
«Prego» concede cordiale.
Dominique lo fissa con furia, prima di voltargli le spalle e allontanarsi da lì il prima possibile.
Perché ha la sensazione che sia sempre lui a vincere dai loro incontri?



*



«Quanto hai sentito?» domanda Lance, un minuto dopo che Dominique è svanita oltre il fondo del corridoio, girandosi all'indietro giusto il tempo per vedere il cugino scivolare tra quelle due file di scaffali.
«Abbastanza da farmi un'idea» risponde Jude, onesto. «Sicuro che sia una buona mossa irritarla?» domanda con vaga apprensione, aggrottando la fronte.
Lui sorride imperturbabile.
«È abituata ad essere sempre accontentata» spiega razionale, inarcando per un istante entrambe le sopracciglia con eloquenza. «Impazzisce se le viene negato qualcosa. E non c'è soddisfazione nell'ottenere una vittoria senza fatica» conviene sicuro.
L'altro lo fissa con due occhi verdi incerti.
«È una strategia azzardata» sottolinea ansioso.
«Tutto questo piano è un azzardo» fa notare Lance, concreto, scrollando le spalle.
Jude annuisce, prima di stemperare quella serietà con un sorriso luminoso.
«Azkaban si fa sempre più vicina, eh?» domanda ironico.
«Dipende da come ce la giochiamo» replica lui, leggero. «I Rosier non sono soliti finire in una cella» ricorda con un certo orgoglio.
«No, infatti» conferma il cugino, asciutto. «Preferite essere sepolti in una bara piuttosto che darla vinta all'avversario» afferma esasperato, scuotendo la testa con disapprovazione. «Siete un po' drastici sotto questo versante» borbotta tra sé mentre l'altro scoppia a ridere.



*



«Che sia dannato lui e tutti quelli della sua stirpe! Godric, spero che bruci tra le fiamme dell'inferno!»
«Che ti ha fatto Rosier?»
«Non pronunciare quel nome» lo ammonisce Dominique, livida, i capelli arruffati per esserseli continuamente torturati con le dita e gli occhi azzurri scintillanti di ferocia. «Lo odio!» ringhia con fervore, storcendo il viso in un'espressione terribile, riprendendo la sua marcia da una parete all'altra della stanza mentre sputa veleno.
Louis, comodamente sdraiato sul suo letto a baldacchino del Dormitorio Maschile, si limita a ridacchiare a bassa voce.
«Certo, e io ci credo» commenta ironico, ignorando di avere una belva assetata di sangue a pochi metri da lui e sfogliando con pigrizia la pagina del giornale di Quidditch che ha tra le mani. «Lo odi talmente tanto che ci hai scopato» ritorce distratto.
Lei si blocca di colpo, fissandolo truce.
«Ti diverte vedermi in questo stato?» indaga brutale, digrignando i denti.
Lui scrolla le spalle, placido.
«Un po' sì» ammette infame, soffocando quell'attacco di riso che minaccia di sfuggirgli dalle labbra e che la porterà a saltargli addosso con l'intenzione di spedirlo all'altro mondo. «Mi è concesso dire che Rosier se la sta giocando bene?» chiede divertito.
Dominique continua a guardarlo offesa a morte, prima di sospirare e assumere un'espressione abbattuta. Si avvicina al letto, per poi abbandonarsi sul materasso e puntare gli occhi in alto.
Louis alza la schiena, preoccupato di vederla in quello stato catatonico da quasi un minuto e sondandole il volto con attenzione.
«Ti piace davvero» deduce quasi sconvolto, aggrottando le sopracciglia.
Lei arrossisce appena sulle gote, deglutendo nervosa.
«Mi sono piaciuti in molti» replica, schernendosi dietro quella verità.
«È vero» conferma l'altro, serio. «Ma non come lui o non staresti così» continua con quella sicurezza che la porta a orientare le iridi verso il gemello, così da specchiarsi in due occhi altrettanto azzurri. «Non c'è nulla di male ad ammetterlo» le sussurra, avvicinandosi al suo fianco e allungando una mano per sfiorarle la guancia in una carezza rassicurante.
«Ammettere cosa?» chiede Dominique, con una punta di veleno a inasprirle la voce.
«Che il rapporto che avete non ti basta» decreta Louis, confortante, senza smettere un momento di fissarla e facendole martellare il cuore nel petto per il terrore di pronunciare ad alta voce quella realtà che lei non riesce ad accettare. «Non è sbagliato quello che vuoi» la incoraggia benevolo.
«E cosa voglio?» pretende di sapere, velenosa, sedendosi di colpo sul letto e scrutando l'altro dall'alto in basso. Si sistema anche quelle ciocche di capelli che le sono ricadute sul volto, così da poter squadrare il fratello con due occhi gelidi.
Lui non sembra essersela presa per quell'attacco repentino. Si limita a sospirare, alzando la schiena dal materasso così da avere entrambi i volti quasi alla stessa altezza.
«Innamorarti di un altro» spiega calmo, appoggiando una mano chiusa a pugno sul ginocchio. «Non è un tradimento nei confronti di Etienne» assicura dolce, andando dritto al punto.
«Avevamo detto che non ne avremmo mai più parlato» sbotta Dominique, con veemenza, sentendo la necessità di prendere aria.
Si allontana dal letto, muovendo qualche passo per il Dormitorio, il respiro affannoso e gli occhi che si spostano inquieti da una parte all'altra. Torna con una mano a sistemarsi i capelli ramati, riprendendo a torturarli.
«Anche se lui ti ha respinto, non significa che non ti innamorerai mai più di nessuno» insiste suo fratello, caparbio.
«Invece è così» ribatte lei, sentendo la voce strozzarsi in gola, voltandosi all'indietro. Sostiene lo sguardo che le viene rivolto con quella che spera sia un'espressione affatto toccata. «Magari succederà ma non sarà nemmeno paragonabile a quello che ho provato per... lui» termina desolata, abbassando la testa per nascondere il principio di pianto che sta già iniziando a inumidirle gli occhi.
Sente suo fratello alzarsi dal materasso e avvicinarsi, stringendola in un abbraccio rassicurante che sa di dolcezza e calore. Solo dopo aver appoggiato la testa contro il petto dell'altro, si permette di chiudere gli occhi e abbassare le difese, mostrando un viso vulnerabile e terrorizzato.
«Rosier ti piace più degli altri» mormora Louis, la bocca premuta contro i suoi capelli, scoccandole un bacio leggero sul capo.
«Non abbastanza» mugugna Dominique, in risposta.
Lui sospira, stringendola ancor di più quella morsa.
«Prova a conoscerlo» le suggerisce piano, appena udibile.
«Non mi sembra una buona idea».
«E perché?» domanda Louis, cauto.
Dominique si allontana solo quanto basta per pulirsi le tracce delle lacrime che le sono sfuggite da sotto gli occhi. Scuote il capo, incapace di articolare una risposta sensata, poi, esausta e vinta dal bisogno di confidarsi, si costringe a dire quello che l'assilla da quando ha lasciato la Biblioteca.
«Ho la sensazione che se gli concederò una possibilità lui…» si interrompe, la voce spezzata e gli occhi azzurri baluginanti di terrore. «Lui finirà per distruggermi» si costringe a rivelare, sollevando le iridi azzurre e umide sul gemello.





 "Non volevo provare niente, mai più. 
Ma qualcuno... continuava a dirmi che andava bene provare sentimenti... 
non importava quanto facessero male. 
Che sono i nostri sentimenti a renderci umani... buoni o cattivi... 
e di non perdere mai la speranza."*





Aveva ragione: Lance sa esattamente come distruggerla.
E, ironia della sorte, lo fa con una disinvoltura assurda, come se non gli costasse nemmeno fatica. Pare una bomba: esplode, lascia macerie dietro di sé e nemmeno si preoccupa dei feriti, perché il suo compito è solo devastare.
Le vittime sono solo danni collaterali, niente di cui preoccuparsi.
Lei non dovrebbe nemmeno rimanerci male perché, per quel poco che lo conosce, sa che la gentilezza e la premura non fanno parte del suo carattere.
E allora perché quando vede quella scena, le sembra quasi che il cuore le si fermi nel petto?



*



Dominique ha il volto di pietra, seduta alla composta alla sedia di uno dei tanti tavoli dei Tre Manici di Scope.
Il locale è gremito di studenti felici di passare un giorno fuori dalle mura di Hogwarts, che creano un chiacchiericcio allegro che lei sente a malapena. Gli occhi fissi a contemplare la sua ordinazione – intonsa, non ha bevuto nemmeno un sorso di quel calice di Acquaviola – e le dita che tamburellano sul legno del tavolo, sono stati un incentivo tale per essere lasciata in pace dagli altri ragazzi con i quali è uscita.
E se qualcuno è stato così coraggioso da osare rivolgerle la parola, uno guardo obliquo e gelido è stato più che sufficiente per rimettere in riga l'idiota di turno.
La verità è che anche lei è irritata dal suo stesso comportamento.
Sa che non dovrebbe provare quel groviglio di sentimenti fastidiosi e infuocati che si trascina dietro dalla discussione con suo fratello e Lance. E se è propensa a perdonare il primo, consapevole che le abbia fatto versare qualche lacrima solo per il proprio bene, non è altrettanto magnanima con il Serpeverde.
Perché il pensiero che Lance sia fidanzato, le provoca un bruciore al petto e la tentazione di picchiarlo a sangue.
E il ricordo di lui e della Greengrass che si baciano, nella via principale di Hogsmeade, le fa venire il voltastomaco per la nausea.

Che grandissimo bastardo!
Sollevando le iridi azzurre verso il fondo del tavolo, dove Scarlett sta allegramente civettando con un ragazzo di Tassorosso che puntava da tempo, Dominique decide che ha sprecato fin troppo tempo per partecipare a quella ridicola uscita di gruppo e che l'amica di certo non potrà rimproverarla se taglia la corda.
Si allontana quindi dopo aver fatto qualche rapido cenno di saluto con il capo, dirigendosi verso l'ingresso del locale con l'intenzione di lasciarsi alle spalle quell'atmosfera calda e insopportabile.
All'ultimo, però, decide che non ha nessuna voglia di affrontare il gelo di fine ottobre che ammanta la Scozia. Quindi, dopo aver tentennato una manciata di istanti davanti alla porta, retrocede fino a trovare uno sgabello libero e prende posto di fronte al bancone.
Nascosta dalla folla che sciama all'interno dei Tre Manici di Scopa e al sicuro dalle occhiate – prima tra tutte, quella di Scarlett –, si permette di rilassare le spalle e fare un respiro liberatorio.
Ordina distratta la prima cosa che le viene in mente a uno dei tanti dipendenti che Madama Abbott – una porzione di Zuccotti che non assaggerà neppure – mentre sente quella fosca e sgradevole sensazione crepitarle di nuovo addosso, incollandosi alla pelle e facendole assumere un'espressione mortificata sul viso.
Appena scorge qualcuno occupare lo sgabello accanto al suo, recupera all'istante una maschera di altezzosa imperturbabilità.
«Pessima uscita» commenta quel qualcuno, spensierato.
Dominique gli concede a malapena uno sguardo con la coda dell'occhio, prima tornare a puntare le iridi di fronte a sé.
«Grandissima deduzione» replica acida, giocherellando con uno di quei dolcetti senza portarselo alle labbra.
Evidentemente il suo tono non è abbastanza scortese da allontanare Cameron Boot, il quale, dopo un istante di silenzio, ridacchia.
Lei corruga le sopracciglia, interdetta, mentre volge il volto verso di lui, chiedendosi cosa ci sia mai di così divertente.
«È per via di Dever?» domanda quello, delicato, con ancora quel sorriso a incurvargli le labbra, alludendo a Mason. «Vi siete lasciati, no?» continua attento.
«E quindi?» replica Dominique, sferzante, fulminandolo malevola.
«Mi dispiace che tu ci stia male».
Lei proprio non riesce a trattenere una risata di puro scherno.
«Ti svelo un segreto» confida, sporgendosi nella sua direzione e assumendo un tono complice. «Se ho lasciato Mason» precisa, calcando volutamente quelle due parole. «È perché non me ne importava più nulla. Spiacente di deluderti, Boot, nessuno può ferirmi» dichiara quasi dispiaciuta.
Questo non è vero, 
la corregge una vocina dentro di lei. Etienne lo ha fatto e Lance... è sulla buona strada per ottenere quel potere.
Scrolla il capo con un guizzo di fastidio, cercando di scacciar via anche quella considerazione.
Che vada al diavolo lui e la Greengrass, 
pensa livida, indirizzando tutta la sua rabbia verso quello che è il vero responsabile del suo stato d'animo.
«Meglio così» approva Cameron, allegro, facendole sbattere le ciglia e strappandola dalle sue riflessioni. Torna a guardarlo con un sopracciglio inarcato, altera. «Allora perché non riesci a divertirti?» indaga bonario.
Come spiegare all'affascinante ragazzo che ci sta palesemente provando che ti stai lambiccando il cervello per un altro che, per inciso, detesti?
Dominique lo fissa con attenzione, impassibile.
E dire che c'era un tempo in cui aveva trovato Cameron Boot persino bello.

Ora, guardandolo, non prova
nulla.
Sì, ha gli occhi azzurri ma quelle iridi non sono baluginanti di una sfumatura gelida che ormai considera familiare. I suoi capelli sono castani e ricci, non corvini e lisci. E i tratti del volto, per quanto armoniosi, non ricordano minimamente quelli di Lance.
Insomma, è carino ma non è lui.
Si costringe a sorridere mentre ingoia quel boccone amaro fatto di realizzazione e accettazione.
«Sono solo di cattivo umore» minimizza annoiata, scrollando le spalle. «Capita» sostiene alzandosi dallo sgabello con grazia.
«Aspetta» la blocca Cameron, afferrandola per un braccio. Non stringe le dita intorno al suo polso, ma le provoca comunque un briciolo di fastidio. Se la presa fosse stata più salda, probabilmente Dominique non ci avrebbe pensato due volte a scrollarselo di dosso e mandarlo al diavolo. Curioso che non abbia fatto lo stesso il giorno prima con Lance, la cui morsa era molto più ferrea. «Non credo che tu sia affatto così insensibile» afferma sicuro, assolutamente serio.
Lei, suo malgrado, sorride. Scuote appena il capo, prima di afferrargli il viso tra le mani e scoccargli un bacio leggero sulle labbra.
«Sei carino, Cameron» lo grazia morbida, quando si allontana, osservando con divertimento lo smarrimento che è comparso negli occhi dell'altro e la sua espressione ebete. «Ma uno come te lo divorerei in un sol boccone» decreta quasi gentile, prima di lasciarlo andare, liberarsi da quella presa e uscire dal locale senza guardarsi indietro.
Solo quando si trova all'esterno, si permette di lasciarsi sfuggire un sospiro sconsolato. Respira a pieni polmoni l'aria gelida e, ignorando il fastidio dei fiocchi di neve di quella nevicata di fine ottobre, si incammina per High Street.
Infilandosi il cappello, che aveva riposto in una tasca del giubbotto scuro e abbottonandoselo fino al collo, Dominique si ricuce addosso un'espressione annoiata.
Ignora gli altri studenti che stanno percorrendo con lei la strada innevata, si ferma un momento ad osservare la vetrina di Scrivenshaft. In realtà nemmeno vede le piume pregiate esposte, la mente che torna ad ossessionarsi sull'unico pensiero che la tormenta dall'inizio della giornata.
Ovvero che cosa fare con Lance.
E cercare di cancellare l'immagine di lui e la Greengrass che si baciano, che si è ormai incisa a fuoco nella sua testa.
«Deve essere stato un appuntamento desolante a giudicare dalla tua faccia» sostiene una voce distaccata, che conosce fin troppo bene, alle sue spalle.
Dominique si riscuote con un sussulto, colta di sorpresa, e solleva il capo così da incrociare lo sguardo dell'altro sul riflesso della vetrina.
«Affatto» risponde secca, assumendo un'espressione dignitosa, drizzando le spalle. Prova un principio di irritazione quando si accorge con orrore che il cuore ha aumentato i battiti. «Anzi... ho parlato con un ragazzo davvero carino e ci siamo anche baciati» rivela per indispettirlo, dimostrando tutti i suoi quindici anni.
Lance inarca le sopracciglia, prima di sfoderare un sorriso provocatorio.
«Ah sì?» domanda sarcastico.
«Sì» conferma lei, attenta ad osservare ogni minima reazione dell'altro. Giusto per capire se quello che gli ha appena detto è in grado di provocargli anche un pochino di fastidio.
«Quindi Martin è stato definitivamente mandato al mattatoio» deduce lui, posato. «Buon per te» aggiunge spassionato.
«Mason» corregge Dominique, secca. «E di lui non mi importa nulla» ripete per la seconda volta a distanza di pochi minuti.
Lance amplia quel sorriso, deliziato.
«Come ti avevo detto» ricorda trionfante, alludendo a quanto successo nella capanna di Hagrid.
«Evita quel tono gongolante, Rosier» lo fredda lei, voltandosi di colpo e avvampando per l'irritazione. «Mi dà sui nervi» confessa, infastidita a morte.
«E questo dovrebbe essere un deterrente per smettere?» replica lui, intrigato.
«Perché sei qui?» sbotta Dominique, velenosa, fissandolo con un cipiglio terribile. «La tua uscita con la Greengrass è andata tanto male?» serpeggia aggressiva.
Lance scrolla le spalle, noncurante.
«Non è che io e Egle stiamo tutto il tempo appiccicati» rivela sereno. «E poi perdonami se non so resistere alla tentazione di punzecchiarti» ammette amabile, rischiando seriamente di farla arrossire e non per la rabbia.
«Lusingata» commenta lei, piatta.
«Dovresti» le rivela lui, leggero. «È un privilegio che non concedo a tutte».
Dominique solleva le sopracciglia, per nulla impressionata.
«E questo dovrebbe importarmi, perché?» replica con sufficienza.
Lance evita di ribattere, si limita a guardarsi intorno con due occhi gelidi.
«Sicura che sia una buona idea?» commenta vigile. «Farti vedere a parlare con me» spiega coinciso.
Lei boccheggia, presa alla sprovvista, prima assumere un'espressione odiosa.
«Un insulto non si nega mai a nessuno» ribatte, conscia di quello che le ha voluto far notare. E, con un guizzo di sincerità, ammette che non è pronta a confessare nemmeno a se stessa quello che prova, figuriamoci farlo capire al resto della scuola.
«Specie se a un Serpeverde discendente di un assassino» termina lui, giocoso, riprendendo a sorridere rilassato. «Beh, perché sei qui?» le chiede spiccio.
Dominique aggrotta la fronte, interdetta.
«Che intendi?» domanda sbattendo le ciglia.
«Se hai trovato un ragazzo carino» sottolinea Lance, con quell'irritante aria di superiorità, ripetendo le sue esatte parole. «Perché non sei con lui in qualche posto isolato?» chiede sfacciato.
«Mi stai dando della facile?» indaga lei, mordace, stringendo con disappunto le labbra.
«Nah» si lascia sfuggire lui, genuino, arricciando il naso in una smorfia. «Ma capirei se avessi voglia di divertirti. Hai quindici anni» sottolinea leggero.
Non te ne importa niente, realizza Dominique, sentendo la gola stringersi e gli occhi inumidirsi per un motivo che non riesce a spiegarsi.
«Invece di fare quella faccia incazzata, potevi risparmiarti tutti questi giochetti e chiedermelo» se ne esce Lance, sbrigativo, facendole alzare gli occhi per incontrare i suoi con un guizzo di confusione.
«Che cosa?» articola a fatica, presa alla sprovvista.
Lui la guarda con grande pazienza.
«Di venire a Hogsmeade con te» spiega lentamente, come se lei non fosse in grado di fare un collegamento così semplice.
Dominique si acciglia, sbattendo più volte le palpebre.
«Credevo che fossi impegnato» sostiene concreta, punta sul vivo.
«Lo ero» ammette Lance, serio. «Ma avrei trovato del tempo per te» concede magnanimo.
«Risparmiati lo sforzo» sbotta lei, brusca, ignorando lo stomaco che si è stretto in una morsa
assolutamente sgradevole. «Non sono la tua seconda scelta» ribadisce perentoria.
«Me lo hai già detto» ricorda lui, placido, inarcando le sopracciglia. «Mi sfugge il perché tu me lo stia ripetendo» afferma con eloquenza.

Lo sai il perché. Solo ti fa comodo far finta di non capirlo.
«Non farlo» lo avverte Dominique, velenosa. «Non crederti così importante. Posso avere di meglio» afferma squadrandolo con supponenza.
«Certo che puoi» concede Lance, con l’aria di chi sta dando ragione al proprio interlocutore perché è un idiota, un sorriso divertito da morire stampato sulle labbra. «Ma non è detto che tu voglia» commenta spietato, godendo nel vederla arrossire.
Dominique freme, al limite della sopportazione.
Gli rivolge quindi un'occhiata di fuoco, prima di voltargli le spalle e iniziare a camminare per la strada principale con la testa alta e l'espressione bellicosa di chi avrebbe voglia di strappare i reni a morsi al primo malcapitato di turno.
«E ora dove vai?» domanda lui, tampinandola e raggiungendola con dei rapidi passi.
«Torno al Castello» decreta lei, inflessibile.
«Di già?» la prende in giro Lance e quel tono beffardo è la goccia che fa traboccare il vaso. Dominique si volta nella sua direzione. «Vuoi davvero sprecare il resto del pomeriggio a Hogwarts?» continua, sprezzante del pericolo.
«Si può sapere che cosa vuoi da me?» gli si rivolta contro, violenta, vomitandogli addosso tutta la sua frustrazione e ira che ha accumulato per tutto il pomeriggio. «Se pensi che continuerò a scodinzolarti dietro per elemosinare un briciolo di attenzione, hai proprio capito male» sbraita furiosa mentre lui guarda un punto imprecisato al di là delle sue spalle, corrugando le sopracciglia prima con sospetto e poi con attenzione.
Dominique manco ne accorge, troppo impegnata a incamerare ossigeno per cercare di scacciare via quei tremori violenti che le hanno invaso il corpo e che le annebbiano la mente. È solo quando sente delle grida di terrore e lo scoppio di qualche incantesimo che, sbarrando gli occhi, si gira.
Davanti a lei si para lo spettacolo di un mucchio di uomini incappucciati in mantelli bianchi che, con le maschere sul volto e le bacchette in mano, scagliano fatture contro gli studenti presenti in High Street, creando un caos infernale che quasi le mozza il fiato in gola.
Rimane congelata sul posto, spaventata e incredula allo stesso tempo, mentre la via si riempie di duelli, urla e sangue. Vede dei ragazzi scappare per le stradine laterali, alla ricerca di un modo per scappare da lì e quegli uomini avanzare nella neve chiazzata di rosso.
Con la coda dell'occhio ne intravede uno dirigersi verso di lei e, nonostante sappia bene cosa dovrebbe fare, rimane paralizzata mentre lo guarda alzare la bacchetta.
Un fiotto di luce rossa colpisce l'uomo al petto, facendolo schiantare con un tonfo sordo contro la parete di un edificio e stramazzare al suolo, e Dominique si sente afferrare il braccio bruscamente.
«Muoviti» sibila Lance, gelido, strattonandosela dietro e spingendola in una delle vie che dalla strada principale creano quel labirinto di vie che è diventata Hogsmeade dopo la guerra. «Tira fuori la bacchetta e vedi di non rallentarmi» le ordina secco.
Dominique annuisce, recuperando l'arma dalla tasca del giubbotto e impugnandola in una stretta spasmodica mentre l'altra mano cerca per riflesso quella di lui.
«Non possiamo Smaterializzarci?» propone in affanno, cercando di stare al passo dell'altro.
Lance scuote il capo, guardandosi le spalle prima di procedere la marcia verso un riparo sicuro.
«Sarebbe inutile» sentenzia seccato. «Hanno eretto due barriere. Non si entra né si esce da Hogsmeade» afferma sicuro, il viso teso.
Lei deglutisce, il cuore in gola.
«E quindi quale sarebbe il piano?»
«Sopravvivere» risponde lui, distaccato, prima di concederle un'occhiata distratta. Torna a fissarla dopo un secondo, voltando la testa di scatto quando si rende conto del terrore che le distorce i lineamenti. Lo vede serrare le labbra con fastidio, lasciandosi sfuggire uno sbuffo lieve. «Evita quella faccia spaurita: sei con me» afferma risoluto, forse nel maldestro tentativo di essere incoraggiante.









Alt, mettete giù i forconi e la bacchetta!
Okay che sono un po’ cattiva ma non così tanto. Lo so che questa serie è composta di os ma questa era decisamente troppo lunga e temevo di annoiare se avessi pubblicato un papiro infinito.
Quindi ho deciso di dividerla in due parti e, visto che la seconda è quasi pronta, vorrei pubblicarla settimana prossima così da chiarire almeno una parte dei dubbi che vi saranno inevitabilmente venuti.
So che qualcuno vorrà la mia testa per questa scelta. Ne sono consapevole ma non potevo fare altrimenti.
(C'è gente che vorrà la mia testa anche per altro ma fortunatamente so come salvarmi!)
Per quanto riguarda la parte su Julian: non sono impazzita. Mi rendo conto che qui c'è una contraddizione rispetto a quello che ho scritto in 
Familie kommt zuerst ma vi assicuro che è tutto calcolato.
Vorrei ringraziare Ciuscream che ha avuto la pazienza di leggersi questo delirio e farmi notare tutte le sviste. E spero che mi perdonerà per come si sta comportando il Rampollo Rosierino.
Alla prossima,
Blue 



* citazione di The Vampire Diaries.




   
 
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