Questa one shot appartiene alla serie Someone you loved.
«Non
credo che Evan sia stato una delusione» afferma distaccato.
Negli
occhi verdi di Julian brilla uno scintillio di rabbia.
«Lo
giustifichi?» gli chiede monocorde.
Lui scrolla le spalle,
calmo.
«Lo comprendo».
«E questa è una debolezza» sostiene
l'uomo del dipinto, la voce vibrante di acredine. «Se vuoi davvero
essere intoccabile, non devi amare nessuno».
Qualcuno
l'ho amato, pensa
lui, il volto di pietra e gli occhi di un azzurro gelido. E
mi è stato portato via.
Lance
sobbalza, spalancando gli occhi di colpo e svegliandosi all'istante
quando sente qualcosa
buttarsi
sul materasso accanto a lui. La mano corre immediatamente ad
afferrare la bacchetta riposta sotto il cuscino, le dita che
stringono il legno, pronta a scattare per lanciare incantesimi.
È
solo nel momento in cui mette a fuoco, nonostante la scarsa luce
presente nei Dormitori di Serpeverde, il sorriso sul viso che si
trova a un palmo dal suo, che si rende conto che non c'è nessun
pericolo all'orizzonte.
Se non quello di essere circondato da una
massa di imbecilli.
«Sei una cretina» sentenzia secco, lasciando
andare la bacchetta e passandosi quella stessa mano sul volto, così
da scacciare gli ultimi rimasugli di sonno. «La prossima volta ti
schianto» promette in un borbottio malevolo, girandosi a pancia in
su.
Egle ridacchia per nulla turbata dalla minaccia, sistemandosi
meglio sul piumone al suo fianco.
«È
ora di alzarsi, La
La Land»
cinguetta deliziata, spostandogli un ciuffo di capelli scuri che gli
ricade scompigliato sulla fronte.
Lance
la inchioda con un'occhiata gelida e tagliente.
«Che io sia
dannato quando ho accettato di vedere quella roba» sibila a denti
stretti, alludendo al film che hanno guardato insieme l'anno prima e
che gli ha fatto guadagnare quell'orrido soprannome. «Tutto solo
perché ti eri fissata che doveva essere un capolavoro» continua con
spregio, ricordando con un moto di stizza quella pellicola ridicola
che ha rischiato seriamente di farlo addormentare sulla poltrona del
cinema.
Egle si volta sul fianco, scrollando le spalle.
«A me
è piaciuto» rivela leggera, giocherellando con una ciocca dei
capelli castani. «Forse il finale era un po' prevedibile ma l'ho
trovato godibile. Molto meglio dei tuoi film splatter» insinua
serena, lanciandogli uno sguardo che non nasconde l'ironia.
«Non
sono splatter».
«Allora diciamo assurdi».
«Perché?»
«Lance,
c'è gente che viene divorata da squali e dinosauri geneticamente
modificati!»
Lui piega le labbra in un sorriso luminoso.
«Lo
so» conferma entusiasta, di buon umore, chiudendo le palpebre per un
momento e stiracchiandosi la schiena. «Io li trovo rilassanti»
rivela distratto.
«Il che dovrebbe far sorgere dei dubbi sulla
tua sanità mentale» constata lei, sarcastica, avvicinandosi così
da scoccargli un bacio leggero all'angolo delle labbra.
Quando si
allontana invece che approfondire quel contatto, Lance si
acciglia.
«Perché hai già addosso la divisa?» chiede accorto,
aggrottando appena la fronte.
Egle si lascia sfuggire un sorriso
malizioso.
«Perché se mi fossi presentata qui in camicia da
notte, sappiamo entrambi che non ci saremmo più alzati da questo
letto» sottolinea, accarezzandogli una guancia con la punta delle
dita.
«Ogni tanto si può saltare qualche lezione» ribatte lui,
spassionato.
«Non quella di oggi» replica lei, intransigente.
«Ho Trasfigurazione» spiega spiccia.
Lui inarca un sopracciglio,
beffardo.
«Sono indeciso» comincia leggero. «Non so se mi
ecciti questo tuo lato diligente o mi secchi a morte» ammette con
una smorfia di fastidio.
Egle piega le labbra in un
sorriso divertito.
«Beh, La
La Land»
sospira amabile. «Puoi perdere quei pochi minuti che abbiamo per
porti questa domanda o possiamo fare altro. Cosa scegli?» chiede
sbattendo le ciglia, maliziosa.
*
Quando
quella mattina di fine ottobre Dominique scende per fare colazione in
Sala Grande, ha già un diavolo per capello.
Ha passato tutta la
notte a logorarsi gli occhi sui libri di Incantesimi, così da
arrivare pronta alla lezione di quel giorno, che le hanno procurato
delle occhiaie che ha dovuto nascondere con un po' di correttore onde
evitare di sembrare un Infero.
Inoltre sono almeno tre giorni che
non dorme bene.
Ovvero da quando ha avuto l'ultimo incontro con
Lance.
Seduta al solito posto alla tavolata di Grifondoro, sta per
versarsi una tazza di tè bollente quando lo sguardo – nemmeno a
farlo apposta – le scivolano in fondo alla Sala.
E quello che
vede non le piace affatto.
Rimane immobile, con la teiera sospesa
a mezz'aria e la tazzina vuota mentre lo smarrimento lascia ben
presto posto all'irritazione. Assottiglia le palpebre e serra le
labbra mentre una luce di follia le balugina negli occhi
azzurri.
«Scarlett» chiama con un tono da dittatore sanguinario,
appoggiando con eccessiva forza la teiera sul tavolo, al sicuro. «Che
cosa sta facendo la Greengrass?» domanda imperiosa.
L'amica,
seduta accanto a lei, alza il viso ancora assonnato dalla tazza di
caffè che stava svogliatamente mescolando. Con profonda
concentrazione, strizza gli occhi per focalizzare quello che sta
succedendo al tavolo dei Serpeverde.
«Civetta con Rosier»
risponde apatica. «Bella roba!» esclama con genuino disgusto,
facendo una smorfia. «Solo i Purosangue possono accoppiarsi tra
cugini» sentenzia nauseata.
«Aspetta» la blocca Dominique,
brusca, le sopracciglia corrugate. «Che intendi?» pretende di
sapere inferocita.
«Sono fidanzati» rivela l'amica, spiccia,
addentando con gusto una fetta di plumcake. «Fidanzamento combinato,
da quello che ho capito» continua con la bocca piena.
Lei rimane
paralizzata sul posto.
Per l'incazzatura si dimentica persino di
respirare, assumendo un'inquietante sfumatura violacea sulle
gote.
«Stanno insieme?» indaga con gelida calma.
Scarlett –
probabilmente troppo presa dal cibo per accorgersi del pericolo –
annuisce, senza incrociare quelle iridi azzurre che promettono morte
e atrocità.
«Non lo sapevi?» replica quieta. «Se vogliamo dire
così, poi» aggiunge in un brontolio contrariato.
Dominique le
indirizza uno sguardo assassino.
«Ovvero?» chiede scandendo
lentamente quell'unica parola.
«Che si vedono anche con altri»
svela l'amica, secca, scuotendo il capo con quello che pare
ribrezzo.
«Cioè si tradiscono a vicenda?»
«No, credo che
loro la chiamino relazione aperta» la contraddice l'altra, sicura.
Sbuffa, tornando al suo caffè. «La Greengrass prima si vedeva con
Hager di Tassorosso. Era una cosa passeggera, come tutte le sue
frequentazioni» precisa pettegola. «Quando si stufa della novità,
spezza il cuore e torna sempre da Rosier. Tipo adesso» constata
saputa. «E lui fa lo stesso. A quanto pare gli piacciono stronze»
deduce insofferente, come se non riuscisse davvero a capire che cosa
ci sia di sensato in un simile comportamento.
Il che potrebbe
anche spiegare perché, per più di una settimana, Dominique non si sia
mai accorta di una ragazza che gravitava intorno a Lance.
Logico,
perfettamente logico, se la Greengrass era concentrata su altro.
Lei
rimane trincerata dietro un silenzio astioso e inquietante, incurante
del cibo sul tavolo e della confusione che anima la Sala Grande di
prima mattina.
Lo sguardo è incollato a Lance e alla Greengrass,
che, seduta composta al suo fianco, gli sta accarezzando i capelli
neri mentre gli racconta qualcosa.
E lui la osserva con due occhi
di un azzurro così limpido che non ha mai visto e il viso disteso in
un'espressione serena.
Con me non ha mai sorriso
così...
Dominique continua a
fissare ossessionata quello spettacolo disgustoso con iridi
spiritate.
In fondo, lei e Lance si sono visti solo un paio di
volte quindi non è affatto il caso di prendersel-
Io
lo ammazzo, promette
sanguinaria, storcendo con furia il viso.
*
«Rosier».
«Dominique».
«Vieni».
«Prego?»
«Ora»
abbaia lei, velenosa, cercando comunque di trattenersi
dall'urlare visto che sono in Biblioteca e Madama Pince ha il brutto
vizio di comparire appena sente delle frequenze sonore che
oltrepassano la sua soglia dell'accettabilità. La sua, per
intenderci. «Alza il culo da lì» rincara sgarbata.
Lui, per
tutta risposta, inarca un sopracciglio e si appoggia meglio allo
schienale della sedia.
«No,
non ci siamo» dichiara tranquillo, incurante dell'occhiata al
vetriolo che gli viene rivolta. «Prova così: Lance,
saresti così gentile da concedermi un po' di tempo? E
magari potrei anche accontentarti» suggerisce sarcastico.
Dominique
serra le labbra, fremente d'ira.
«Alzati o faccio una scenata»
sibila minacciosa.
«Fai pure» provoca Lance, senza scomporsi,
sfidandola con un sorriso che sa di pura arroganza.
Cala un
silenzio plumbeo al tavolo della Biblioteca, dove entrambi – l'uno
seduto, l'altra in piedi – si trovano. Indifferente all’aver
attirato o meno delle occhiate incuriosite – è abituata ad aver
addosso gli sguardi degli altri –, si inumidisce la bocca e alza il
mento.
«Lance» lo avvisa rabbiosa, sentendo le mani
prudere.
«Sì, è il mio nome» conferma lui, stoico, ampliando
quel sorriso beffardo. «Ma non è quello che ti ho chiesto» le fa
notare quasi dolce.
Rimangono per una manciata di secondi a
squadrarsi, chi con la voglia di farsi strada nel sangue e chi
divertito a morte.
Infine Dominique, intuendo che l'unico modo per
sbloccare quella situazione assurda sia compiere un microscopico
passo indietro, sbuffa seccata e storce il viso in una smorfia che
tradisce tutta la sua irritazione.
«Puoi venire?»
«L'ho
fatto, se ricordi».
«Lance!»
Lui si lascia andare a una
risata moderata, divertito dall'allusione squallida per quello che è
successo quella sera alla Torre di Astronomia. Spinge indietro la
sedia e si alza, seguendola mansueto tra gli scaffali colmi di libri,
così da poter parlare con un minimo di discrezione.
«Sentiamo»
esordisce rilassato, quando sono al riparo dagli sguardi degli
altri studenti, incrociando le braccia al petto e appoggiandosi con
la schiena al mobile di legno. «Che ho fatto anche stavolta?»
domanda ironico, riferendosi al loro precedente incontro, fuori dalle
mura di Hogwarts, quando aveva scorto sul suo viso tutta la rabbia
per l'idiozia che aveva raggiunto.
Non
che abbia fatto dei progressi, pensa
lei, malevola. Sei
sempre più idiota!
«C'è
qualcosa che devi dirmi?» domanda già sul piede di guerra.
Lance
piega le labbra verso il basso, sbalordito.
«Riguardo a?» indaga
attento.
«Alla Greengrass» risponde Dominique, a bruciapelo.
Lui
rimane un attimo immobile, prima di inarcare un sopracciglio e
lasciarsi sfuggire un sorriso incredulo.
«Ah» esala sereno,
recuperando alla svelta il buon umore. «Quindi il problema sarebbe
la tua gelosia?» deduce svagato.
Dominique serra la mandibola,
stringendo anche i pugni lungo i fianchi.
«Io non sono gelosa»
sputa fuori, irascibile, sbranandolo con lo sguardo. «Semplicemente
non mi piace essere presa in giro» sentenzia dura.
«Quando lo
avrei fatto?» replica lui, perdendo quel sorriso e irrigidendo i
lineamenti in un'espressione seria. «Quando ti avrei presa in giro?»
continua interessato.
A lei quasi scappa da ridere per l'assurdità
della situazione.
«Magari nel momento in cui non mi hai detto che
sei fidanzato?» recrimina tagliente, scandendo ogni parola con
enfasi.
Lui rimane immobile, compassato.
«E quindi?» ha il
coraggio di ribattere, posato. «Qual è il problema?»
«Ma
davvero non capisci o sei solo idiota?» sbotta Dominique, al limite
della sopportazione. Sta facendo una fatica enorme per trattenersi
dall'urlare e picchiarlo. «Io non sono la seconda scelta di
nessuno!» sottolinea acida.
«Okay».
«Non
dirmi okay solo per tenermi buona!»
bercia stridula.
«Finiscila
di urlare» la rimprovera Lance, esasperato. «Salazar, mi fai venire
mal di testa!» geme scornato, chiudendo gli occhi con una smorfia
di sofferenza.
«E tu finiscila di fare il tonto» rimbecca lei,
caustica. «Avresti dovuto dirmelo!» si incaponisce ferrea.
Lui
la scruta con quei due gelidi occhi azzurri, in silenzio.
«Quando?»
chiede risoluto, abbassando il tono della voce, staccando la schiena
dallo scaffale per avanzare verso di lei. Dominique lo osserva con
una punta di smarrimento, indietreggiando per riflesso, finché non si
trova con le spalle contro il legno del mobile, in trappola.
«Nell'aula di Storia della Magia, nel corridoio dei sotterranei,
fuori dal Lumaclub, mentre stavamo scopando o in quella stamberga?»
riprende serio, alludendo all'abitazione di Hagrid, avvicinandosi
ancor di più fino a trovarsi a un soffio dal suo corpo e appoggiare
una mano accanto alla sua testa. «Esattamente quando avrei dovuto
dirtelo?» domanda pratico, guardandola dritta in volto.
Forse
quando hai iniziato ad essere qualcos'altro che una semplice
distrazione, vorrebbe
rispondergli ma è una debolezza che riesce a malapena ad ammettere a
se stessa.
E non permetterà a Rosier di venire a conoscenza e
gongolare della sua umiliazione.
«La Greengrass sa di me?»
tergiversa, quindi, cercando di mantenere un tono di voce freddo.
«Sa
che mi vedo con qualcuna» conferma lui, diretto, facendole ancora
più male.
Lei deglutisce, abbassando le iridi, nervosa.
«E le
sta bene?» sonda prudente.
Lance scrolla le spalle,
placido.
«Perché non dovrebbe?» rilancia indifferente.
Come
diavolo fa a condividere qualcuno come te?
«Dominique»
la chiama lui e lei si trova a risollevare gli occhi chiari, così da
tornare a guardarlo in faccia. «Fai prima a dirmi cosa vuoi sentirti
dire» le consiglia brutale, percependo il suo malessere.
«Niente»
risponde secca, di slancio. «Non voglio sentire assolutamente
niente» ribadisce testarda, suonando patetica persino alle sue
orecchie.
Lance abbozza un sorriso sarcastico.
«Allora non hai
motivo di essere arrabbiata, no?» provoca lieve,
deliziato.
«Infatti» conferma lei, acida. «Non sono
arrabbiata».
«Bene».
«Bene».
«Ora
che hai finito di fare la pazza isteric-» si interrompe, per
allontanarsi così da bloccare lo schiaffo che si stava per abbattere
sulla sua guancia. «Va bene che mi piace farlo violento ma non in
Biblioteca. Troppi testimoni da Obliviare e
detesto essere interrotto proprio sul più bello» ridacchia,
ignorando l'occhiata gelida e il viso livido di lei.
«Al
momento c'è solo una cosa che vorrei fare di violento» gli confida
Dominique, sanguinaria. «Ed è ucciderti» stabilisce implacabile,
tra i denti.
Lui riprende a ridere come l'essere ripugnante che
è.
«Addirittura? Sembri troppo amorevole per non essere
incazzata» sospira gongolante, fregandosene di farla irritare ancor
di più. «Dai, ti lascio, almeno puoi passare il resto del
pomeriggio a prepararti per torturare il malcapitato che ti ha
invitato ad andare a Hogsmeade domani» concede magnanimo,
liberandole il polso ma senza accennare a mettere ulteriore distanza
tra loro.
«Tu con chi ci vai?» esige di sapere lei,
dispotica.
«Jude» risponde Lance, automaticamente. «Poi, forse,
si aggiungono anche altri» osserva impassibile.
Dominique lo
fissa quasi con compatimento.
«La Greengrass?» chiede con aria
di sufficienza.
«No, dovrebbe uscire con-» si blocca, sbattendo
un paio di volte le ciglia e facendo una smorfia seccata. «Ah no! È
vero che ha mollato quel perdente di Tassorosso» si corregge svelto.
«Sì, allora dovrebbe venire anche Egle» ammette rilassato.
«Tranquilla, non ti chiederò di unirti» la grazia
canzonatorio.
«Meglio così» afferma Dominique, altezzosa.
«Perché avrei declinato l'invito» decreta velenosa.
«Lo so»
la sorprende lui, morbido. «Di certo hai di meglio da fare che
passare il pomeriggio con discendenti di Mangiamorte e Serpeverde»
aggiunge con gli occhi azzurri illuminati dal divertimento.
Lei
serra le palpebre, nervosa.
«È così» assicura gelida. «Ora,
se non ti dispiace...» dice, facendogli un cenno con le
sopracciglia, così che la lasci libera.
Lance la fissa una
manciata di secondi, continuando a sorridere con quel suo modo di
fare che gli addolcisce i lineamenti, prima di fare un passo
indietro, concedendole l’opportunità di andarsene.
«Prego»
concede cordiale.
Dominique lo fissa con furia, prima di voltargli
le spalle e allontanarsi da lì il prima possibile.
Perché ha la
sensazione che sia sempre lui a vincere dai loro incontri?
*
«Quanto
hai sentito?» domanda Lance, un minuto dopo che Dominique è svanita
oltre il fondo del corridoio, girandosi all'indietro giusto il tempo
per vedere il cugino scivolare tra quelle due file di
scaffali.
«Abbastanza da farmi un'idea» risponde Jude, onesto.
«Sicuro che sia una buona mossa irritarla?» domanda con vaga
apprensione, aggrottando la fronte.
Lui sorride imperturbabile.
«È
abituata ad essere sempre accontentata» spiega razionale, inarcando
per un istante entrambe le sopracciglia con eloquenza. «Impazzisce
se le viene negato qualcosa. E non c'è soddisfazione nell'ottenere
una vittoria senza fatica» conviene sicuro.
L'altro lo fissa con
due occhi verdi incerti.
«È una strategia azzardata» sottolinea
ansioso.
«Tutto questo piano è un azzardo» fa notare Lance,
concreto, scrollando le spalle.
Jude annuisce, prima di stemperare
quella serietà con un sorriso luminoso.
«Azkaban si fa sempre
più vicina, eh?» domanda ironico.
«Dipende da come ce la
giochiamo» replica lui, leggero. «I Rosier non sono soliti finire
in una cella» ricorda con un certo orgoglio.
«No, infatti»
conferma il cugino, asciutto. «Preferite essere sepolti in una bara
piuttosto che darla vinta all'avversario» afferma esasperato,
scuotendo la testa con disapprovazione. «Siete un po' drastici sotto
questo versante» borbotta tra sé mentre l'altro scoppia a ridere.
*
«Che
sia dannato lui e tutti quelli della sua stirpe! Godric, spero che
bruci tra le fiamme dell'inferno!»
«Che ti ha fatto
Rosier?»
«Non pronunciare quel nome» lo ammonisce Dominique,
livida, i capelli arruffati per esserseli continuamente torturati con
le dita e gli occhi azzurri scintillanti di ferocia. «Lo odio!»
ringhia con fervore, storcendo il viso in un'espressione terribile,
riprendendo la sua marcia da una parete all'altra della stanza mentre
sputa veleno.
Louis, comodamente sdraiato sul suo letto a
baldacchino del Dormitorio Maschile, si limita a ridacchiare a bassa
voce.
«Certo, e io ci credo» commenta ironico, ignorando di
avere una belva assetata di sangue a pochi metri da lui e sfogliando
con pigrizia la pagina del giornale di Quidditch che ha tra le mani.
«Lo odi talmente tanto che ci hai scopato» ritorce distratto.
Lei
si blocca di colpo, fissandolo truce.
«Ti diverte vedermi in
questo stato?» indaga brutale, digrignando i denti.
Lui scrolla
le spalle, placido.
«Un po' sì» ammette infame, soffocando
quell'attacco di riso che minaccia di sfuggirgli dalle labbra e che
la porterà a saltargli addosso con l'intenzione di spedirlo
all'altro mondo. «Mi è concesso dire che Rosier se la sta giocando
bene?» chiede divertito.
Dominique continua a guardarlo offesa a
morte, prima di sospirare e assumere un'espressione abbattuta. Si
avvicina al letto, per poi abbandonarsi sul materasso e puntare gli
occhi in alto.
Louis alza la schiena, preoccupato di vederla in
quello stato catatonico da quasi un minuto e sondandole il volto con
attenzione.
«Ti piace davvero» deduce quasi sconvolto,
aggrottando le sopracciglia.
Lei arrossisce appena sulle gote,
deglutendo nervosa.
«Mi sono piaciuti in molti» replica,
schernendosi dietro quella verità.
«È vero» conferma l'altro,
serio. «Ma non come lui o non staresti così» continua con quella
sicurezza che la porta a orientare le iridi verso il gemello, così
da specchiarsi in due occhi altrettanto azzurri. «Non c'è nulla di
male ad ammetterlo» le sussurra, avvicinandosi al suo fianco e
allungando una mano per sfiorarle la guancia in una carezza
rassicurante.
«Ammettere cosa?» chiede Dominique, con una punta
di veleno a inasprirle la voce.
«Che il rapporto che avete non ti
basta» decreta Louis, confortante, senza smettere un momento di
fissarla e facendole martellare il cuore nel petto per il terrore di
pronunciare ad alta voce quella realtà che lei non riesce ad
accettare. «Non è sbagliato quello che vuoi» la incoraggia
benevolo.
«E cosa voglio?» pretende di sapere, velenosa,
sedendosi di colpo sul letto e scrutando l'altro dall'alto in basso.
Si sistema anche quelle ciocche di capelli che le sono ricadute sul
volto, così da poter squadrare il fratello con due occhi gelidi.
Lui
non sembra essersela presa per quell'attacco repentino. Si limita a
sospirare, alzando la schiena dal materasso così da avere entrambi i
volti quasi alla stessa altezza.
«Innamorarti di un altro»
spiega calmo, appoggiando una mano chiusa a pugno sul ginocchio. «Non
è un tradimento nei confronti di Etienne» assicura dolce, andando
dritto al punto.
«Avevamo detto che non ne avremmo mai più
parlato» sbotta Dominique, con veemenza, sentendo la necessità di
prendere aria.
Si allontana dal letto, muovendo qualche passo per
il Dormitorio, il respiro affannoso e gli occhi che si spostano
inquieti da una parte all'altra. Torna con una mano a sistemarsi i
capelli ramati, riprendendo a torturarli.
«Anche se lui ti ha
respinto, non significa che non ti innamorerai mai più di nessuno»
insiste suo fratello, caparbio.
«Invece
è così» ribatte lei, sentendo la voce strozzarsi in gola,
voltandosi all'indietro. Sostiene lo sguardo che le viene rivolto con
quella che spera sia un'espressione affatto toccata. «Magari
succederà ma non sarà nemmeno paragonabile a quello che ho provato
per... lui»
termina desolata, abbassando la testa per nascondere il principio di
pianto che sta già iniziando a inumidirle gli occhi.
Sente
suo fratello alzarsi dal materasso e avvicinarsi, stringendola in un
abbraccio rassicurante che sa di dolcezza e calore. Solo dopo aver
appoggiato la testa contro il petto dell'altro, si permette di
chiudere gli occhi e abbassare le difese, mostrando un viso
vulnerabile e terrorizzato.
«Rosier ti piace più degli altri»
mormora Louis, la bocca premuta contro i suoi capelli, scoccandole un
bacio leggero sul capo.
«Non abbastanza» mugugna Dominique, in
risposta.
Lui sospira, stringendola ancor di più quella
morsa.
«Prova a conoscerlo» le suggerisce piano, appena
udibile.
«Non mi sembra una buona idea».
«E perché?»
domanda Louis, cauto.
Dominique si allontana solo quanto basta per
pulirsi le tracce delle lacrime che le sono sfuggite da sotto gli
occhi. Scuote il capo, incapace di articolare una risposta sensata,
poi, esausta e vinta dal bisogno di confidarsi, si costringe a dire
quello che l'assilla da quando ha lasciato la Biblioteca.
«Ho la
sensazione che se gli concederò una possibilità lui…» si
interrompe, la voce spezzata e gli occhi azzurri baluginanti di
terrore. «Lui finirà per distruggermi» si costringe a rivelare,
sollevando le iridi azzurre e umide sul gemello.
Ma qualcuno... continuava a dirmi che andava bene provare sentimenti...
non importava quanto facessero male.
Che sono i nostri sentimenti a renderci umani... buoni o cattivi...
e di non perdere mai la speranza."*
Aveva
ragione: Lance sa esattamente come distruggerla.
E, ironia della
sorte, lo fa con una disinvoltura assurda, come se non gli costasse
nemmeno fatica. Pare una bomba: esplode, lascia macerie dietro di sé e nemmeno si
preoccupa dei feriti, perché il suo compito è solo devastare.
Le
vittime sono solo danni collaterali, niente di cui preoccuparsi.
Lei
non dovrebbe nemmeno rimanerci male perché, per quel poco che lo
conosce, sa che la gentilezza e la premura non fanno parte del suo
carattere.
E allora perché quando vede quella scena, le sembra
quasi che il cuore le si fermi nel petto?
*
Dominique
ha il volto di pietra, seduta alla composta alla sedia di uno dei
tanti tavoli dei Tre Manici di Scope.
Il locale è gremito di
studenti felici di passare un giorno fuori dalle mura di Hogwarts,
che creano un chiacchiericcio allegro che lei sente a malapena. Gli
occhi fissi a contemplare la sua ordinazione – intonsa, non ha
bevuto nemmeno un sorso di quel calice di Acquaviola – e le dita
che tamburellano sul legno del tavolo, sono stati un incentivo tale
per essere lasciata in pace dagli altri ragazzi con i quali è
uscita.
E se qualcuno è stato così coraggioso da osare
rivolgerle la parola, uno guardo obliquo e gelido è stato più che
sufficiente per rimettere in riga l'idiota di turno.
La verità è
che anche lei è irritata dal suo stesso comportamento.
Sa che non
dovrebbe provare quel groviglio di sentimenti fastidiosi e infuocati
che si trascina dietro dalla discussione con suo fratello e Lance. E
se è propensa a perdonare il primo, consapevole che le abbia fatto
versare qualche lacrima solo per il proprio bene, non è altrettanto
magnanima con il Serpeverde.
Perché il pensiero che Lance sia
fidanzato, le provoca un bruciore al petto e la tentazione di
picchiarlo a sangue.
E il ricordo di lui e della Greengrass che si
baciano, nella via principale di Hogsmeade, le fa venire il
voltastomaco per la nausea.
Che grandissimo
bastardo!
Sollevando le iridi
azzurre verso il fondo del tavolo, dove Scarlett sta allegramente
civettando con un ragazzo di Tassorosso che puntava da tempo,
Dominique decide che ha sprecato fin troppo tempo per partecipare a
quella ridicola uscita di gruppo e che l'amica di certo non potrà
rimproverarla se taglia la corda.
Si allontana quindi dopo aver
fatto qualche rapido cenno di saluto con il capo, dirigendosi verso
l'ingresso del locale con l'intenzione di lasciarsi alle spalle
quell'atmosfera calda e insopportabile.
All'ultimo, però, decide
che non ha nessuna voglia di affrontare il gelo di fine ottobre che
ammanta la Scozia. Quindi, dopo aver tentennato una manciata di
istanti davanti alla porta, retrocede fino a trovare uno sgabello
libero e prende posto di fronte al bancone.
Nascosta dalla folla
che sciama all'interno dei Tre Manici di Scopa e al sicuro dalle
occhiate – prima tra tutte, quella di Scarlett –, si permette di
rilassare le spalle e fare un respiro liberatorio.
Ordina
distratta la prima cosa che le viene in mente a uno dei tanti
dipendenti che Madama Abbott – una porzione di Zuccotti che non
assaggerà neppure – mentre sente quella fosca e sgradevole
sensazione crepitarle di nuovo addosso, incollandosi alla pelle e
facendole assumere un'espressione mortificata sul viso.
Appena
scorge qualcuno occupare lo sgabello accanto al suo, recupera
all'istante una maschera di altezzosa imperturbabilità.
«Pessima
uscita» commenta quel qualcuno, spensierato.
Dominique gli
concede a malapena uno sguardo con la coda dell'occhio, prima tornare
a puntare le iridi di fronte a sé.
«Grandissima deduzione»
replica acida, giocherellando con uno di quei dolcetti senza
portarselo alle labbra.
Evidentemente il suo tono non è
abbastanza scortese da allontanare Cameron Boot, il quale, dopo un
istante di silenzio, ridacchia.
Lei corruga le sopracciglia,
interdetta, mentre volge il volto verso di lui, chiedendosi cosa ci
sia mai di così divertente.
«È per via di Dever?» domanda
quello, delicato, con ancora quel sorriso a incurvargli le labbra,
alludendo a Mason. «Vi siete lasciati, no?» continua attento.
«E
quindi?» replica Dominique, sferzante, fulminandolo malevola.
«Mi
dispiace che tu ci stia male».
Lei proprio non riesce a
trattenere una risata di puro scherno.
«Ti
svelo un segreto» confida, sporgendosi nella sua direzione e
assumendo un tono complice. «Se ho
lasciato
Mason»
precisa, calcando volutamente quelle due parole. «È perché non me
ne importava più nulla. Spiacente di deluderti, Boot, nessuno può
ferirmi» dichiara quasi dispiaciuta.
Questo
non è vero, la
corregge una vocina dentro di lei. Etienne
lo ha fatto e Lance... è sulla buona strada per ottenere quel
potere.
Scrolla il capo con un guizzo di fastidio,
cercando di scacciar via anche quella considerazione.
Che
vada al diavolo lui e la Greengrass, pensa
livida, indirizzando tutta la sua rabbia verso quello che è il vero
responsabile del suo stato d'animo.
«Meglio
così» approva Cameron, allegro, facendole sbattere le ciglia e
strappandola dalle sue riflessioni. Torna a guardarlo con un
sopracciglio inarcato, altera. «Allora perché non riesci a
divertirti?» indaga bonario.
Come spiegare all'affascinante
ragazzo che ci sta palesemente provando che ti stai lambiccando il
cervello per un altro che, per inciso, detesti?
Dominique lo fissa
con attenzione, impassibile.
E dire che c'era un tempo in cui
aveva trovato Cameron Boot persino bello.
Ora,
guardandolo, non prova nulla.
Sì,
ha gli occhi azzurri ma quelle iridi non sono baluginanti di una
sfumatura gelida che ormai considera familiare. I suoi capelli sono
castani e ricci, non corvini e lisci. E i tratti del volto, per
quanto armoniosi, non ricordano minimamente quelli di Lance.
Insomma,
è carino ma non è lui.
Si costringe a sorridere mentre ingoia
quel boccone amaro fatto di realizzazione e accettazione.
«Sono
solo di cattivo umore» minimizza annoiata, scrollando le spalle.
«Capita» sostiene alzandosi dallo sgabello con grazia.
«Aspetta»
la blocca Cameron, afferrandola per un braccio. Non stringe le dita
intorno al suo polso, ma le provoca comunque un briciolo di fastidio. Se
la presa fosse stata più salda, probabilmente Dominique non ci
avrebbe pensato due volte a scrollarselo di dosso e mandarlo al
diavolo. Curioso che non abbia fatto lo stesso il giorno prima con
Lance, la cui morsa era molto più ferrea. «Non credo che tu sia
affatto così insensibile» afferma sicuro, assolutamente serio.
Lei,
suo malgrado, sorride. Scuote appena il capo, prima di afferrargli il
viso tra le mani e scoccargli un bacio leggero sulle labbra.
«Sei
carino, Cameron» lo grazia morbida, quando si allontana, osservando
con divertimento lo smarrimento che è comparso negli occhi
dell'altro e la sua espressione ebete. «Ma uno come te lo divorerei
in un sol boccone» decreta quasi gentile, prima di lasciarlo andare,
liberarsi da quella presa e uscire dal locale senza guardarsi
indietro.
Solo quando si trova all'esterno, si permette di
lasciarsi sfuggire un sospiro sconsolato. Respira a pieni polmoni
l'aria gelida e, ignorando il fastidio dei fiocchi di neve di quella
nevicata di fine ottobre, si incammina per High Street.
Infilandosi
il cappello, che aveva riposto in una tasca del giubbotto scuro e
abbottonandoselo fino al collo, Dominique si ricuce addosso
un'espressione annoiata.
Ignora gli altri studenti che stanno
percorrendo con lei la strada innevata, si ferma un momento ad
osservare la vetrina di Scrivenshaft. In realtà nemmeno vede le
piume pregiate esposte, la mente che torna ad ossessionarsi
sull'unico pensiero che la tormenta dall'inizio della
giornata.
Ovvero che cosa fare con Lance.
E cercare di
cancellare l'immagine di lui e la Greengrass che si baciano, che si è
ormai incisa a fuoco nella sua testa.
«Deve essere stato un
appuntamento desolante a giudicare dalla tua faccia» sostiene una
voce distaccata, che conosce fin troppo bene, alle sue
spalle.
Dominique si riscuote con un sussulto, colta di sorpresa,
e solleva il capo così da incrociare lo sguardo dell'altro sul
riflesso della vetrina.
«Affatto» risponde secca, assumendo
un'espressione dignitosa, drizzando le spalle. Prova un principio di
irritazione quando si accorge con orrore che il cuore ha aumentato i
battiti. «Anzi... ho parlato con un ragazzo davvero carino e ci
siamo anche baciati» rivela per indispettirlo, dimostrando tutti i
suoi quindici anni.
Lance inarca le sopracciglia, prima di
sfoderare un sorriso provocatorio.
«Ah sì?» domanda
sarcastico.
«Sì» conferma lei, attenta ad osservare ogni minima
reazione dell'altro. Giusto per capire se quello che gli ha appena
detto è in grado di provocargli anche un pochino di
fastidio.
«Quindi Martin è stato definitivamente mandato al
mattatoio» deduce lui, posato. «Buon per te» aggiunge
spassionato.
«Mason» corregge Dominique, secca. «E di lui non
mi importa nulla» ripete per la seconda volta a distanza di pochi
minuti.
Lance amplia quel sorriso, deliziato.
«Come ti avevo
detto» ricorda trionfante, alludendo a quanto successo nella capanna
di Hagrid.
«Evita quel tono gongolante, Rosier» lo fredda lei, voltandosi di colpo e avvampando per l'irritazione. «Mi dà sui nervi» confessa, infastidita
a morte.
«E questo dovrebbe essere un deterrente per smettere?»
replica lui, intrigato.
«Perché sei qui?» sbotta Dominique,
velenosa, fissandolo con un cipiglio terribile. «La tua uscita con
la Greengrass è andata tanto male?» serpeggia aggressiva.
Lance
scrolla le spalle, noncurante.
«Non è che io e Egle stiamo tutto
il tempo appiccicati» rivela sereno. «E poi perdonami se non so
resistere alla tentazione di punzecchiarti» ammette amabile,
rischiando seriamente di farla arrossire e non per la
rabbia.
«Lusingata» commenta lei, piatta.
«Dovresti» le
rivela lui, leggero. «È un privilegio che non concedo a
tutte».
Dominique solleva le sopracciglia, per nulla
impressionata.
«E questo dovrebbe importarmi, perché?» replica
con sufficienza.
Lance evita di ribattere, si limita a guardarsi
intorno con due occhi gelidi.
«Sicura che sia una buona idea?»
commenta vigile. «Farti vedere a parlare con me» spiega
coinciso.
Lei boccheggia, presa alla sprovvista, prima assumere
un'espressione odiosa.
«Un insulto non si nega mai a nessuno»
ribatte, conscia di quello che le ha voluto far notare. E, con un
guizzo di sincerità, ammette che non è pronta a confessare nemmeno
a se stessa quello che prova, figuriamoci farlo capire al resto della
scuola.
«Specie
se a un Serpeverde
discendente di un assassino»
termina lui, giocoso, riprendendo a sorridere rilassato. «Beh,
perché sei qui?» le chiede spiccio.
Dominique
aggrotta la fronte, interdetta.
«Che intendi?» domanda sbattendo
le ciglia.
«Se
hai trovato un ragazzo
carino»
sottolinea Lance, con quell'irritante aria di superiorità, ripetendo
le sue esatte parole. «Perché non sei con lui in qualche posto
isolato?» chiede sfacciato.
«Mi
stai dando della facile?» indaga lei, mordace, stringendo con
disappunto le labbra.
«Nah» si lascia sfuggire lui, genuino,
arricciando il naso in una smorfia. «Ma capirei se avessi voglia di
divertirti. Hai quindici anni» sottolinea leggero.
Non
te ne importa niente, realizza
Dominique, sentendo la gola stringersi e gli occhi inumidirsi per un
motivo che non riesce a spiegarsi.
«Invece
di fare quella faccia incazzata, potevi risparmiarti tutti questi
giochetti e chiedermelo» se ne esce Lance, sbrigativo, facendole
alzare gli occhi per incontrare i suoi con un guizzo di
confusione.
«Che cosa?» articola a fatica, presa alla
sprovvista.
Lui la guarda con grande pazienza.
«Di venire a
Hogsmeade con te» spiega lentamente, come se lei non fosse in grado
di fare un collegamento così semplice.
Dominique si acciglia,
sbattendo più volte le palpebre.
«Credevo che fossi impegnato»
sostiene concreta, punta sul vivo.
«Lo ero» ammette Lance,
serio. «Ma avrei trovato del tempo per te» concede
magnanimo.
«Risparmiati lo sforzo» sbotta lei, brusca, ignorando
lo stomaco che si è stretto in una morsa assolutamente
sgradevole. «Non sono la tua seconda scelta» ribadisce
perentoria.
«Me lo hai già detto» ricorda lui, placido,
inarcando le sopracciglia. «Mi sfugge il perché tu me lo stia
ripetendo» afferma con eloquenza.
Lo sai il perché.
Solo ti fa comodo far finta di non capirlo.
«Non
farlo» lo avverte Dominique, velenosa. «Non crederti così
importante. Posso avere di meglio» afferma squadrandolo con
supponenza.
«Certo che puoi» concede Lance, con l’aria di chi
sta dando ragione al proprio interlocutore perché è un idiota, un
sorriso divertito da morire stampato sulle labbra. «Ma non è detto
che tu voglia» commenta spietato, godendo nel vederla
arrossire.
Dominique freme, al limite della sopportazione.
Gli rivolge quindi un'occhiata di fuoco, prima di voltargli le
spalle e iniziare a camminare per la strada principale con la testa
alta e l'espressione bellicosa di chi avrebbe voglia di strappare i
reni a morsi al primo malcapitato di turno.
«E ora dove vai?»
domanda lui, tampinandola e raggiungendola con dei
rapidi passi.
«Torno al Castello» decreta lei, inflessibile.
«Di
già?» la prende in giro Lance e quel tono beffardo è la goccia che
fa traboccare il vaso. Dominique si volta nella sua direzione. «Vuoi
davvero sprecare il resto del pomeriggio a Hogwarts?» continua,
sprezzante del pericolo.
«Si può sapere che cosa vuoi da me?»
gli si rivolta contro, violenta, vomitandogli addosso tutta la sua
frustrazione e ira che ha accumulato per tutto il pomeriggio. «Se
pensi che continuerò a scodinzolarti dietro per elemosinare un
briciolo di attenzione, hai proprio capito male» sbraita furiosa
mentre lui guarda un punto imprecisato al di là delle sue spalle,
corrugando le sopracciglia prima con sospetto e poi con
attenzione.
Dominique manco ne accorge, troppo impegnata a
incamerare ossigeno per cercare di scacciare via quei tremori
violenti che le hanno invaso il corpo e che le annebbiano la mente. È
solo quando sente delle grida di terrore e lo scoppio di qualche
incantesimo che, sbarrando gli occhi, si gira.
Davanti a lei si
para lo spettacolo di un mucchio di uomini incappucciati in mantelli
bianchi che, con le maschere sul volto e le bacchette in mano,
scagliano fatture contro gli studenti presenti in High Street,
creando un caos infernale che quasi le mozza il fiato in gola.
Rimane
congelata sul posto, spaventata e incredula allo stesso tempo, mentre
la via si riempie di duelli, urla e sangue. Vede dei ragazzi scappare
per le stradine laterali, alla ricerca di un modo per scappare da lì
e quegli uomini avanzare nella neve chiazzata di rosso.
Con la
coda dell'occhio ne intravede uno dirigersi verso di lei e,
nonostante sappia bene cosa dovrebbe fare, rimane paralizzata mentre
lo guarda alzare la bacchetta.
Un fiotto di luce rossa colpisce
l'uomo al petto, facendolo schiantare con un tonfo sordo contro la
parete di un edificio e stramazzare al suolo, e Dominique si sente
afferrare il braccio bruscamente.
«Muoviti» sibila Lance,
gelido, strattonandosela dietro e spingendola in una delle vie che
dalla strada principale creano quel labirinto di vie che è diventata
Hogsmeade dopo la guerra. «Tira fuori la bacchetta e vedi di non
rallentarmi» le ordina secco.
Dominique annuisce, recuperando
l'arma dalla tasca del giubbotto e impugnandola in una stretta
spasmodica mentre l'altra mano cerca per riflesso quella di lui.
«Non
possiamo Smaterializzarci?» propone in affanno, cercando di stare al
passo dell'altro.
Lance scuote il capo, guardandosi le spalle
prima di procedere la marcia verso un riparo sicuro.
«Sarebbe
inutile» sentenzia seccato. «Hanno eretto due barriere. Non si
entra né si esce da Hogsmeade» afferma sicuro, il viso teso.
Lei
deglutisce, il cuore in gola.
«E quindi quale sarebbe il
piano?»
«Sopravvivere» risponde lui, distaccato, prima di
concederle un'occhiata distratta. Torna a fissarla dopo un secondo,
voltando la testa di scatto quando si rende conto del terrore che le
distorce i lineamenti. Lo vede serrare le labbra con fastidio,
lasciandosi sfuggire uno sbuffo lieve. «Evita quella faccia
spaurita: sei con me» afferma risoluto, forse nel maldestro
tentativo di essere incoraggiante.
Alt,
mettete giù i forconi e la bacchetta!
Okay che sono un po’
cattiva ma non così tanto. Lo so che questa serie è composta di os
ma questa era decisamente troppo lunga e temevo di annoiare se avessi
pubblicato un papiro infinito.
Quindi ho deciso di dividerla in
due parti e, visto che la seconda è quasi pronta, vorrei pubblicarla
settimana prossima così da chiarire almeno una parte dei dubbi che
vi saranno inevitabilmente venuti.
So che qualcuno vorrà la mia
testa per questa scelta. Ne sono consapevole ma non potevo fare
altrimenti.
(C'è
gente che vorrà la mia testa anche per altro ma
fortunatamente so come salvarmi!)
Per quanto riguarda la
parte su Julian: non sono impazzita. Mi rendo conto che qui c'è una
contraddizione rispetto a quello che ho scritto in Familie
kommt zuerst ma
vi assicuro che è tutto calcolato.
Vorrei
ringraziare Ciuscream che ha avuto la pazienza di leggersi questo
delirio e farmi notare tutte le sviste. E spero che mi perdonerà per
come si sta comportando il Rampollo Rosierino.
Alla
prossima,
Blue
* citazione di The Vampire Diaries.