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Autore: Brume    08/03/2022    7 recensioni
Ho utilizzato un soggetto non originale ( lo dico subito, nel senso che ho scritto una storia sullo stesso tono, per un altro fandom) portando alcuni dei protagonisti di VbN in un AU moderno e dai toni parecchio scanzonati; forse, posso essere andata oltre ma…questo è il mio modo di scrivere: sperimentare.
Ma cosa c’è di così tanto strano nella storia?
Beh: diciamo che, dopo una nottata di bagordi, Andrè ed Alain si ritrovano a dormire nello stesso letto e con una fede d’ oro al dito…e tra pensieri, equivoci e qualche risata -almeno spero – passeranno alcuni giorni prima di scoprire cosa sia accaduto. Oscar c'è, ovviamente, ma i protagonisti indiscussi saranno loro, con una comparsa di Fersen in vesti inusuali. E' il mio primo scritto, simil commedia, siate clementi! =)
Barbara
Aggiunta FANART al capitolo 4 e 6.
Genere: Comico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alain de Soisson, André Grandier, Oscar François de Jarjayes, Quasi tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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«Lakmé: Dôme épais le jasmin
Mallika: Sous le dôme épais où le blanc jasmin
L.: À la rose s'assemble,
M.: À la rose s'assemble,
L.: Rive en fleurs, frais matin,
M.: Sur la rive en fleurs, riant au matin,
L.: Nous appellent ensemble.
M.: Viens, descendons ensemble.
L.: Ah! glissons en suivant
M.: Doucement glissons; De son flot charmant
L.: Le courant fuyant;
M.: Suivons le courant fuyant;
L.: Dans l'onde frémissante,
M.: Dans l’onde frémissante,
L.: D'une main nonchalante,
M.: D’une main nonchalante,
L.: Gagnons le bord,
L.: Où l'oiseau chante,
M.: Où la source dort.
L.: l'oiseau, l'oiseau chante.
M.: Et l’oiseau, l’oiseau chante.
L.: Dôme épais, blanc jasmin,
M.: Sous le dôme épais, Sous le blanc jasmin…
(continua)
 
Una leggera brezza, il sole ancora tiepido sulla pelle, Oscar camminava lenta dando il braccio – come uso – al padre. Il viso rilassato, nell’ incedere  sembrava  volasse leggiadra, avvolta da un abito bianco la cui forma a sirena  ne metteva in risalto la bellezza senza essere volgare e  senza eccesso alcuno.  La sua mano sinistra reggeva un bouquet di rose bianche, poggiato delicatamente sul ventre.
La musica, scelta dalla madre e apprezzata dagli sposi,  accompagnava ogni suo passo.
Il capo chino e  lo sguardo modesto a metà strada tra i suoi passi ed Andrè la rendevano ancora più bella. Sul capo, dove Girodelle aveva posato le sue preziose mani, un piccolo velo appena appoggiato sullo chignon e fermato da boccioli di rose scendeva morbido sulle spalle scoperte.

“Sei bellissima, figlia mia… ” le sussurrò il padre lungo il percorso “ Andrè è un uomo fortunato! …e non solo per questo…perché tu sei tutto ciò che un uomo possa desiderare.”
Oscar voltò leggermente il capo in direzione del padre, notando che gli occhi dell’integerrimo uomo tutto d’ un pezzo si erano velati di lacrime. Sorrise.
“Grazie “ bisbigliò, la voce calma , solo un po'tremante per l’ emozione. I due si fissarono con intensità; poi, la mano del padre consegnò la donna al suo futuro marito. Erano , infatti, arrivati a pochi metri dal gazebo in cui Andrè e l’ officiante , in quel momento girato di spalle, attendeva:
Jarjayes sfiorò con le labbra il dorso della mano di Oscar, poi le baciò la fronte; infine, si fece da parte per lasciare la donna insieme ad Andrè.

“E’ tua…come lo è stata da sempre, del resto” disse il genitore.

Andrè, stupito, lo guardò.
Poi fissò Oscar: tante erano le parole d’ amore che avrebbe voluto pronunciare , in quel momento. Si presero le mani, occhi negli occhi.
Infine, si voltarono all’ unisono verso l’ officiante.

“Penvenuti, cari amici!
Ziamo qui riunita , in questo sabato marzolina, per festecciare ciò che di più importanta ci zia al monto: l’ amora. Zi, quel zentimenta folle che ci fa perdere la huvud* e ogni racionevole  racione, che riempie la nostre giornate, che fa girare tutto a felocità folla…..”

 
La platea di invitati si zittì.

Le bocche aperte, spalancate, gli occhi fuori dalle orbite…tutti lasciarono ciò che stavano facendo – chi parlottava, chi fissava i due quasi sposi …- per ascoltare ma più che altro vedere l’ elemento che, davanti a loro, sostituiva  Monsieur Disleuil…

Andrè, praticamente paralizzato nel tight scuro che avvolgeva la sua figura e con un sorriso al limite dell’ isteria, si guardò in giro. Oscar, l’ unica a mantenere il sangue freddo, fece lo stesso.

“Chi è …questo ?” domandò a bassa voce alla prima persona che le capitò a tiro, ovvero Alain, testimone di Andrè.
“….E’ il fratello di Fersen, Fabian.  Monsieur si è sentito male dopo aver mangiato l’impepata di cozze in un ristorante italiano, ieri sera…e questo è ciò che abbiamo trovato , per così dire , al volo.
L’ officiante li fissò, sorridente.
Andrè, Alain e Oscar fecero un cenno di assenso con la testa.

“E ora?” domandò Andrè . Nel frattempo, un brusio si levò dagli ospiti.
Oscar si girò, fissò sua madre e suo padre, Nanny…

“Ed ora andiamo avanti…che altro ci resterbbe da fare?” disse senza mai perdersi d’ animo. 
“Io…io…no-no-no- non ci credo….” Balbettò Andrè. Il suo colorito era passato da roseo a verdognolo, in tinta con le punte dei capelli. Alain si avvicinò al suo orecchio.
“Andrè, ascoltami bene… Fabian non è poi tanto male, a parte qualche difetto di pronuncia….o questo o rimandare la cerimonia” disse effettivamente un po' a disagio.  I tre si fissarono, ancora. Il brusio, tra gli invitati, aumentava.

Alain si allontanò un attimo dagli amici.

“Perdonatemi, gente: questa piccola pausa è dovuta al fatto che ho dimenticato gli anelli ! “ disse, inventandosi una scusa al  momento. Ci fu chi tra gli amici, fischiò; chi applaudì. Monsieur Jarjayes si picchiò il palmo della mano sulla fronte.
Fabien sorrise ad Oscar e Andrè. I due si fissarono, ancora. Oscar sorrise.
“…beh, non si dica che il nostro sia un matrimonio noioso” disse. Probabilmente fu sentita, perché da amici e parenti arrivò una risata fragorosa. Nel mentre, Alain si allontanò giusto un attimo per giustificare il piccolo contrattempo che si era inventato e, quando tornò, tutto poté proseguire.

Pene! “ esclamò Fabian facendo impallidire zia Juliette e zia Clotilde, sorelle della madre “ ora noi pozziamo continua, zi?!?”
Andrè prese un sospiro. Fissò Nanny, presa dal controllare i ricci a Girodelle. Capì che quella giornata sarebbe stata un po' tutta così… e si rassegnò.
“Che Dio ce la mandi buona disse sottovoce ad Oscar. Lei alzò gli occhi al cielo.

“Si, vada avanti” risposero poi, all’ unisono.

 “Ecco. Dunque, benvenuti a tutti, auguro zia una giornata di gioia; vogliamo fare a questi due giovani un grande anguria per loro felicità? Prego, Monzier Alain, viene avanti a due tuoi amici…”.
Alain fece come richiesto.
“Tu hai detto di volere dire loro alcune parola, prima che cerimonia vada avanti con scambio anello che hai preza, vero?”
Alain si fece avanti. Annuì.
“Si” rispose quest’ ultimo “ Oscar, Andrè, vorrei solo fare due parole. So che dopo sarà tutta una girandola di eventi: saluti ai parenti, la cena…e poi la partenza per Dubai…ecco perché mi intrometto ora. Abbiate pazienza”
Andrè accolse l’ intervento dell’ amico con gioia e curiosità mentre Oscar, mano nella mano con il suo uomo, li fissava.

“…Sono stato sposato con te per poco, Andrè…” esordì Alain ridacchiando e facendo l’ occhiolino ad Andre, interrotto subito dalle risate provenienti dalle sorelle di Oscar – o almeno due di esse, Hortense e Josephine – “ ma ti conosco da sempre. Sei un uomo sincero, leale. Hai un cuore grande e conosci il valore delle parole amicizia e amore. Anche tu Oscar, sei una persona splendida. Fin dal primo momento che vi ho visto insieme ho capito che eravate, come dire…destinati: quindi… ragazzi, vi auguro un bene infinito. Vi auguro di realizzare  i vostri sogni, di svegliarvi la mattina con il sorrido sulle labbra. Spero che possiate restare così come siete e formare una coppia in cui è due a fare uno, e non il contrario….questo è il mio augurio. Ah, naturalmente…spero abbiate il buon cuore di invitarmi a Dubai per una vacanza…” concluse.

Andrè ed Oscar si strinsero accanto all’ amico, abbracciandolo. Ma il più piccolo dei Fersen li richiamò a dovere.
Ehm…dovremo proseguira” si sentirono dire, dopo pochi istanti.
“Mi scusi, ci stavamo dimenticando…” rispose Alain prendendo la parola al posto di Andrè “ mi scusi, vada pure avanti….”
Fabian Fersen, anni 22 e una zazzera bionda a coprire gli occhi, si schiarì voce; poi un suono gutturale uscì dalla sua gola.
“Si sente male?” domandò un Andrè sempre più sudato. Oscar riuscì a malapena a trattenere una risata. Ma ormai…erano in ballo.
“Credo sia qualche canto beneaugurante sciamanico” disse la voce di Victoire, sorella e testimone. Oscar annuì; rimasero quindi in ascolto finchè ciò che pareva una renna con i calcoli renali sembrò aver trovato la pace eterna.
Ora, per favore, prendete gli anelli” disse l’ officiante tornando serio, prima di girarsi a prendere alcuni nastri colorati poggiati su un tavolino accanto a lui” e poi giratevi, guardanto Oscar in occhio…”
Andrè fece come disse. Alain posò gli anelli sul tavolino.
Fersen junior li raggiunse, dunque; legò i nastri inorno ai loro polsi e poi, in un francese che non si aspettavano così perfetto, pronunciò la formula di rito. Infine, sciolse il nastro; allungò la mano e prese gli anelli.
“Ora tu, Andrea, prendi la mano di Oscare e pronuncia la tua promessa” disse.

Andrè afferrò la mano sinistra della sua amata. Il viso, tornato sereno e di un colorito normale, si posò su di lei regalandole un bacio.

 “Oscar, mia amata, ti conosco da sempre. Siamo cresciuti insieme, abbiamo condiviso le nostre strade, ci siamo allontanati. Ma i nostri cuori non sono mai stati distanti ed ora…ora sono riuniti. Ti amo, Oscar, non so e non voglio dire altro: ogni mia parola sarebbe superflua. Ti dono questo anello, amore mio, simbolo del mio amore.
Fu dunque il turno di Oscar. Posato il bouquet tra le mani della sorella, prese l’anello destinato ad Andrè e lo infilò al suo anulare.

“Per molto tempo non mi sono resa conto che ciò di quanto potessi desiderare di più al mondo era, ed è sempre stato, davanti a me. Non ho riconosciuto l’ amore, per alcuni brevi istanti; ma ti ringrazio per aver preso le mie mani, avermi parlato, avermi condotta verso la strada che ora ci vede qui, uniti, insieme.  Ti prometto il mio amore, ti prometto me stesa. Ti amo, Andrè…e ti amerò per sempre”. Fabien, che si era messo da parte per lasciare il momento ai due sposi, tornò da loro.
“Ziete ora uniti, da adesso e per zempre” disse sorridendo; alle loro spalle , una marea di coriandoli esplose.
“….E’ vero? Ci siamo riusciti? Ci siamo sposati?” disse Andrè, chinandosi su Oscar e sollevandola tra le sue braccia.
“Penso proprio di si” rispose lei “ ma ora…ora dove mi porti?” domandò.
Andrè sorrise.
“Al tavolo degli sposi, ma voglio farlo con stile!” rispose Andrè iniziando a camminare.
Nanny, Madame e Monsieur Jarjayes, parenti e amici si fecero da parte; nella pioggia di coriandoli che ancora continuava a cadere su di loro, presero dunque posto…e la festa, finalmente, ebbe inizio.
Tutto trascorse, dunque, senza più intoppi: la cerimonia che all’ inizio li aveva sorpresi, quasi spaventati, sarebbe stata per sempre nei loro ricordi.
“Zpera di non avere fatto danni”  disse loro Fabien, timidamente, quando li raggiunse con il fratello e Connard per rinnovare gli auguri. Oscar sorrise.
“Non si preoccupi, Fabian. E’ stata una cerimonia fuori dal comune..” disse. Un Fersen sobriamente vestito in doppiopetto scuro,  stretto al marito, ringraziò loro di tanta magnanimità.
“Ha iniziato da poco, grazie per avergli dato questa opportunità” disse. Andrè a sua volta lo rassicurò e, anche questo piccolo fuoriprogramma, finì negli annali di una giornata che davvero non avrebbero dimenticato.

Balli, danze, buon cibo…tutto questo accompagnò sposi ed invitati verso la sera che ormai stava scendendo.
I nipoti di Oscar correvano liberi per il giardino, rallegrando con le loro vocine tutti coloro che li osservarono; Nanny, poco distante da loro, parlottava con le zie di Oscar.
“Mi mancheranno” disse Andrè, guardandosi intorno.
“Anche a me…” fece eco Oscar “ pensare che…che domani a quest’ ora saremo a Dubai…mi fa girare la testa!”
Andrè strinse la mano della donna.
“… a che ora arriverà il taxi?” domandò.
“Alle tre” rispose lei.
Andrè si alzò.
“…dove vai, ora? “ chiese Oscar.
Il neo marito fece una sorta di inchino.
“Vorrei invitarla ad un ballo, se non è già impegnata con qualcuno…” disse, imitando i damerini settecenteschi. Oscar si alzò “ non vorrà chiudere questa giornata senza un ballo, mi auguro…”Oscar si alzò, restando al gioco.Si inchinò a sua volta e sorrise.
I due andarono quindi verso lo spazio dove già Alain si stava dando da fare, danzando con Sabrine, la fidanzata di Xavier, e quest’ ultimo. Appena li vide fece loro spazio e, con un gesto, alzò la mano in direzione del dj che si era portato dal locale che, invece di un classico valzer, fece partire la classica musica da discoteca ad un volume che riuscì a coprire perfino il suono di una ambulanza che ,nei pressi, stava transitando.
Il tempo, tra risate e danze, passò più in fretta di quanto si aspettassero. Girodelle, Fersen ed il marito, Victoire, Hortense furono gli ultimi tra gli invitati a lasciare la pista da ballo; infine toccò a loro che, fermatosi in mezzo al gruppo di persone rimaste fino a quel momento, pensarono bene di salutare tutti.
“Vi ringraziamo, di cuore. Ringraziamo chi c’è e anche chi è stato colto dal sonno o dai fumi
dell’ alcol” disse Andrè, sull’ allegro andante “ però ora…dobbiamo partire. Ci vediamo tra sei mesi…” disse.  Oscar si strinse a lui. I presenti dedicarono loro un applauso e poi si fermarono a salutarli; dopodiché, finalmente, riuscirono a raggiungere la loro stanza.
“Credo non me lo scorderò per il resto della vita” disse Oscar entrando, levandosi le scarpette di raso e maneggiando con la cerniera del vestito. Andrè , dietro di lei, la aiutò e prese a baciarle la schiena.
“Nemmeno io” rispose, tra un bacio e l’ altro “ però ora, prima di partire, avrei qualcosa da dire e fare…anzi farti…”.
Oscar lasciò a cadere a terra il vestito e Andrè allungò la mano per spegnere la luce. Prima di partire, effettivamente, avevano un impegno molto, molto importante.
 
***


La vita a Dubai fu, per i primi periodi della luna di miele ed anche dopo, un lungo, eterno sogno.
Giunti sul posto in una delle rarissime giornate di pioggia  - che secondo le previsioni del mese, avrebbero potuto raggiungere al massimo un numero pari a otto – andarono, sin da subito, ad alloggiare nella casa che Oscar aveva trovato presso la zona residenziale della città; il tempo di cambiarsi ed erano risaliti su di un aereo per visitare il resto del paese. Per una ventina di giorni, si lasciarono alle spalle qualsiasi cosa godendo solo di loro stessi e delle bellezze che gli occhi coglievano; ma anche quei giorni passarono, arrivando alla normalità ed alla vita di tutti i giorni. Ma questo non turbò né cambiò nulla, logicamente: al mattino, mentre Oscar usciva per i vari sopralluoghi che si era prefissata di compiere oppure si trovava in riunione con qualche futuro partner commerciale, Andrè si dedicava al relax come letture, piccole passeggiate; talvolta, invece rimaneva in casa , dando una mano ad Oscar per quanto riguarda incombenze pratiche, d’ ufficio. Alla sera, infine, quando lei tornava, una cena fuori e lunghe camminate sulla spiaggia mano nella mano, immaginando il loro futuro…Cosa avrebbero potuto chiedere, di più?
Fu in una di queste giornate, quando ormai si trovavano a Dubai da tre, forse quattro mesi, che ricevettero una telefonata: Nanny li avrebbe presto raggiunti. Non so ancora quanto vivrò, voglio godermi la vita aveva detto ad un Andrè stupito. Hai ragione, nonna, le aveva risposto
quest’ ultimo. Per Oscar fu una notizia bellissima. Avrebbe fatto bene, a nonna e nipote, stare insieme…gli ultimi tempi e le problematiche di salute della nonna li avevano fatti preoccupare molto. Quindi, un venerdi mattina di luglio e con la calura che già si stava facendo opprimente, Andrè si alzò presto , cercando di non svegliare Oscar: era il suo unico giorno di riposo e voleva che si riposasse….l’ aveva vista molto stanca, nei giorni precedenti. Si preparò, quindi…ed una
mezz’ ora dopo , presa la macchina che i due avevano noleggiato a lungo termine, partì. La città era ancora addormentata, per lo meno in quella zona. Fu piacevole viaggiare in macchina. Quasi rilassante.
Arrivò in aeroporto con largo anticipo.
Dopo aver parcheggiato, si avviò in direzione del gate dove, di li ad una oretta, sarebbe comparsa Nanny ; nell’ attesa, decise che sarebbe andato a comprarle un mazzo di fiori.Così fece e , quando finalmente annunciarono l’apertura dei gate, si preparò ad accogliere la vecchina.
Intorno a sé aveva molta gente.
Un via vai di voci e di nazionalità , per un attimo, lo stordì….ma finalmente, quando ormai gran parte delle persone se ne era andata, la vide: nsolitamente allegra e vestita di un completo in lino dai colori chiari, camminò spedita verso il nipote.
“Nonna, sono felice di rivederti! E’ andato bene il viaggio?” domandò Andrè porgendole i fiori. La donna lo abbracciò forte  e si guardò in giro.
“Grazie , caro, tutto bene. Oscar non c’è?” domandò.
“Sta dormendo, è il suo unico giorno libero. Ma...nonna…” disse guardandosi in giro “ non hai portato alcuna valigia?

La vecchina fece segno dietro di sé.

“…a quelle ci pensa Victor” disse, come se nulla fosse.
“…Vi…vivi…vivictorchiiiiiiiiiiii?” balbettò Andrè.
Nanny lo fissò, torva.
Victor de Girodelle” rispose, come se nulla fosse.
Andrè fece buon viso a cattivo gioco.
“…e, di grazia, cosa ci fa Girodelle qui, con te, con le tue valigie?”
Nanny lo fissò sorpreso.

“Ma come, non hai ricevuto il mio telegramma? Ci siamo sposati tre giorni fa. No, non dire niente, nipote mio: non giudicarmi, ma lasciami vivere la mia vit-“
La vecchina si zittì.
Un gran tonfo le fece abbassare gli occhi ai suoi piedi, dove Andrè era giusto, appunto, svenuto.
“Temo sia stata una notizia un po' forte, mio caro” disse, rivolgendosi al giovane marito nel frattempo sopraggiunto. Girodelle fissò Andrè, sdraiato a terra. Una folla di curiosi si avvicinò.
“Lo credo anche io,  ma cherie” rispose lui posando le valige a terra, avvicinandosi all’ uomo e sollevandogli la testa.
“Ha perso i sensi. Forse è meglio chiamare una ambulanza…ci sarà un medico, in aeroporto?” chiese.
Girodelle e Nanny si fissarono, preoccupati. Infine, un uomo in divisa arrivò, fortunatamente, in soccorso.




Andrè si risvegliò in un letto di ospedale; accanto a lui, Oscar. Aveva il viso pallido, occhiaie profonde.

“…Cosa mi è successo?” domandò.  Guardò la stanza, in cui risiedeva solo lui. Dalla finestra si potevano notare i palazzi circostanti ed un cielo pezzato da nuvole.
“…Hai battuto la testa…ora come stai? Hai dolore da qualche parte?” rispose lei.
Andrè si tastò, constatò che non aveva nulla di rotto, a parte un forte dolore al collo. Nella mente rivide la scena e gli ultimi istanti prima di svenire.
“…Mia nonna….oddio, Oscar…la nonna, dove è?” domandò.
Lei sorrise.
“E’ fuori, con…con Victor” rispose “ ….certo che….certo che ha fatto…una bella sorpresa!”
Andrè appoggiò il capo sul cuscino. Una fitta gli fece, per un attimo, chiudere gli occhi.
“Altro che sorpresa. Avrebbe potuto farmi venire un infarto…” rispose.
Oscar si avvicinò e gli prese la mano.
“…non ti preoccupare. Sono così teneri…” disse.
“Teneri un corno. Hanno trent’ anni di differenza…” rispose lui.
Oscar sospirò.
“Cosa importa? L’ amore è amore, Andrè…. Capisco sia difficile accettarlo, ma è giusto e sacrosanto che tua nonna possa rifarsi una vita…” rispose.

Andrè pensò che non aveva tutti i torni, e che avesse esagerato, nelle sue reazioni. Ma tutto sarebbe stato difficile da digerire. Oscar pensò bene di cambiare argomento. Il tempo, forse, avrebbe aiutato il marito a comprendere e accettare le cose.
“Se tutto va bene, ti dimetteranno entro sera” disse, quindi. Andrè annuì. La fissò.

“Oscar…mi sembri stanca. C’è qualcosa che non va?” domandò.
I gesti, le parole, perfino l’ incedere dei suoi passi gli sembravano diversi. Che questa storia l’ avesse colpita, anch’essa, più di quanto potesse immaginare?

“No, non c’è nulla: sto benissimo” la rassicurò lui “ ho solo un leggero mal di testa…ma sono stata dal medico, due giorni fa. Tranquillo. Dice che è un momento di debolezza e che passerà…un po' di riposo e cibo sano potrebbero servire…”.
Andrè fu sollevato.

“…Non mi hai detto nulla: avrei potuto accompagnarti. Perché ci sei andata da sola?” domandò lui. Al contempo, afferrò un bicchiere d’ acqua e ne prese una gran sorsata.
La donna si avvicinò, si chinò. Baciò il marito le cui labbra fresche regalarono una piacevole sensazione; infine, prese la mano di Andrè e la posò sul ventre.
“Ecco, Andrè…il matrimonio di tua nonna non è l’ unica sorpresa di oggi. Aspettiamo un figlio, Andrè” disse.
Mai voce, mai frase sembrò più soave, all’ uomo. Per un attimo i suoi occhi vagarono per la stanza, realizzando le parole che aveva appena ascoltato. Poi tornarono a posarsi su quel ventre. Su quelle mani unite.

“no…non è uno scherzo, verso?” chiese incredulo. Lei negò.

Aprì le braccia, Andrè, per accogliere Oscar e abbracciarla forte. La fece stendere accanto a sé, delicatamente. E quando i loro visi si sfiorarono, finalmente, parlò.
“Mi hai reso la persona più felice su questa terra, Oscar François de Jarjayes: niente, davvero, può più turbarmi, ora. Io…io ancora non ci credo: diventeremo genitori! “ esclamò.
Gli occhi di Oscar lasciarono cadere alcune lacrime sul viso di Andrè.

“Ti amo. Per la vita, ed oltre!” sussurrò lui.
“Ti amo, amore mio” rispose Oscar.

Insieme, abbracciati, dimenticarono quindi per un attimo tutto ciò che era accaduto. Ripensarono ai giorni passati insieme, alla loro gioventù; pensarono al matrimonio, a quei giorni così intensi. Tutto questo mentre i raggi del sole si posarono, leggeri, su di loro, filtrando da nuvole di passaggio. Regalando loro un bellissimo, sereno avvenire.
 
 
 
 
 

 




 
   
 
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