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Autore: Betz73    17/03/2022    8 recensioni
Questo nuovo racconto di stasera nasce come un classico "what if?" per un punto della storia che ha indubbiamente colpito tutti noi, lasciando però un certo senso di 'incompiuto', almeno per quanto mi riguarda. Questa è l'alternativa che ho voluto sviluppare. Buona lettura!
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: André Grandier, Oscar François de Jarjayes
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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La pioggia non aveva smesso un attimo di cadere per tutto il tempo in cui il dottor Laçonne si era occupato di Oscar. Nonostante il forte maltempo, il medico era giunto a palazzo Jarjayes in tutta fretta, allarmato dalle parole concitate con cui il messaggero del generale si era presentato a casa sua richiedendo il suo immediato intervento per l’incidente occorso a madamigella. Quando si era trovato dinnanzi a una ferita provocata da un colpo di pistola, Laçonne non aveva fatto commenti né domande, consapevole che anche il minimo indugio mostrato nel soccorrere Oscar avrebbe potuto costarle la vita.
L’operazione in sé non si era rivelata particolarmente complicata dal momento che il proiettile le aveva trapassato il fianco risparmiando per puro miracolo il rene, tuttavia la perdita di sangue era stata notevole e soltanto superando la notte ci sarebbero state concrete speranze di una completa ripresa. Laçonne aveva pertanto deciso di fermarsi ospite a palazzo, così da poter intervenire tempestivamente nel malaugurato caso in cui si fossero verificati dei peggioramenti. Solo dopo aver visto il medico ritirarsi, il resto della famiglia aveva seguito il suo esempio, raggiungendo in silenzio le proprie stanze.
 
Tutti ad eccezione di André, fermamente intenzionato a non abbandonare Oscar un solo attimo, nonostante sapesse che la sua presenza costante di fianco al suo letto nulla avrebbe potuto per migliorare le condizioni della donna che amava. Non poteva sopportare l’idea di stare lontano da lei, sentiva ancora tra le braccia il peso leggero del suo corpo che aveva stretto nella più totale disperazione, finché gli era stato strappato quasi con forza per consentire al dottore di prendersene cura. Ogni singolo minuto trascorso fuori dalla stanza in cui Laçonne l’aveva operata, gli era sembrato un’eterna agonia, con il cuore imprigionato in una morsa al solo pensiero che Oscar potesse…non farcela. La sua mente si rifiutava anche solo di nominare la parola “morire”, perché ammettere questa possibilità sarebbe stato come rinunciare alla vita stessa e spegnersi nel medesimo istante insieme a lei.
Irremovibile, era rimasto davanti a quella porta per tutto il tempo, quasi gli avessero inchiodato i piedi al pavimento, prigioniero di un’angoscia che lo aveva abbandonato soltanto quando il dottore ne era uscito per confermare che tutto il possibile era stato fatto, e che non restava altro che attendere pazientemente che Oscar si risvegliasse. Solo in quel momento aveva ripreso a respirare: le gambe, rese improvvisamente deboli dalla tensione che appena accennava ad allentarsi, lo avevano spinto a cercare un appoggio su cui lasciarsi cadere, ormai esausto. Allora la nonna ne aveva approfittato per costringerlo finalmente a tornare nella sua stanza, pur se per breve tempo, perché almeno si cambiasse la divisa, ancora sporca del sangue della sua bambina. E André aveva dovuto cedere, troppo stanco per opporsi ai modi quasi militari con cui quell’amabile vecchietta riusciva ad imporsi, quando lo considerava necessario.

Si era tolto l’uniforme con pochi movimenti veloci, quasi meccanici, senza neppure rendersi conto di ciò che faceva, la mente completamente assorbita dal bisogno di tornare da Oscar il prima possibile, per vegliare sul suo riposo ed assicurarsi che la notte trascorresse tranquilla. Solo restando al suo fianco avrebbe potuto avvisare immediatamente il dottore al minimo indizio di qualsiasi complicazione: nulla al mondo lo avrebbe distolto dalla necessità di rimanere insieme a lei, quasi potesse darle un po’ della sua forza ed aiutarla così ad affrontare la difficoltà delle ore a venire.
Ed era lì che si trovava in quel momento, seduto su una poltrona tanto vicina al letto da sfiorarne il lenzuolo con le ginocchia, il corpo proteso in avanti per appoggiarsi con le braccia alle coltri e tenere stretta la mano di Oscar, sentirne il calore come prova tangibile che la vita continuava a scorrere sotto la sua pelle sottile. Senza riuscire a smettere di fissare il suo volto diafano, era così concentrato nell’ascolto del suo respiro leggero da non sentire gli scrosci d’acqua che colpivano senza tregua le finestre: nemmeno il rumore più assordante avrebbe potuto coprire il dolce suono che accompagnava il movimento lieve e regolare del petto di Oscar e che sembrava quasi ipnotizzarlo, con quel poco di serenità che riusciva a donare al suo animo profondamente agitato.
 
Non gli riusciva di cancellare dalla mente l’immagine di lei che gli si gettava dinnanzi, facendogli scudo col suo corpo nell’attimo stesso in cui il generale premeva il grilletto. Rivivere quel maledetto momento non faceva altro che amplificare il peso che gli gravava sul cuore, rendendogli sempre più faticoso anche solo prendere fiato. Perché Oscar lo aveva fatto? Non aveva alcun senso! E perché lui non si era reso conto per tempo delle sue intenzioni? Avrebbe potuto impedirglielo! Avrebbe dovuto! Non toccava a lei proteggerlo…era il SUO compito, da tutta la vita! Lo aveva giurato tanti anni addietro, quando lei si era offerta di prendere il suo posto ed essere punita con la morte per l’incidente occorso a Maria Antonietta: un giorno se necessario avrebbe dato la sua vita per Oscar…e invece per un assurdo scherzo del destino ora i ruoli si erano invertiti. Perché Dio si accaniva contro di loro?? Che fosse maledetto il generale! E maledetta l’Assemblea! E anche tutto il resto del mondo, se fosse stato costretto a viverci senza lei!
Si pentì immediatamente non appena si rese conto di aver avuto simili pensieri: non era quello il momento per maledire...ma per pregare, implorare Dio che la salvasse e la riportasse da lui.
- Oscar…amore mio…ti prego, resta con me…. Resta con me…
 
Lo disse a voce alta, nella speranza che lei in qualche modo potesse sentire ciò che la sua anima continuava a ripetere.
Avrebbe dato qualsiasi cosa per prendere il suo posto in quel letto, per farsi carico della sua sofferenza… La guardò in viso per assicurarsi che nulla potesse tradire dolore nella sua espressione serena. Era così bella! Sembrava semplicemente dormire… D’un tratto gli ricordò la protagonista di una fiaba di Perrault che avevano letto insieme da bambini, in una delle tante notti estive in cui il temporale gli aveva regalato la presenza di Oscar nella sua camera, in cerca di una distrazione che l’aiutasse ad ignorare la sua innata paura per tuoni e fulmini. Raccontava di una bellissima principessa che era caduta in un sonno senza fine per essersi punta un dito con un fuso maledetto, e che solo il bacio del vero amore avrebbe potuto salvare. Oscar aveva subito storto il naso al pensiero di un simile contatto, giudicandolo senza dubbio una cosa alquanto disgustosa poiché non era ancora in grado di comprenderne il vero significato. Tuttavia con quale gioia aveva accolto il momento in cui la bella addormentata aveva riaperto gli occhi, proprio grazie al bacio del principe corso in suo aiuto! Il cuore gli si intenerì riportando alla memoria quel viso di bambina che il lieto fine di una fiaba era riuscito ad illuminare. Se anche lui avesse potuto risvegliarla soltanto con un bacio…
Si alzò dalla poltrona senza abbandonarle la mano, e sfiorò le sue labbra con tutta la tenerezza di cui fu capace, lasciando che l’impronta di quella morbidezza si imprimesse per sempre sul suo cuore. Guardò speranzoso i suoi occhi chiusi, pur consapevole che nessun incantesimo ne aveva intrappolato l’azzurro, ma non vide alcuna reazione. Sapeva che non sarebbe bastato un semplice bacio… Era stato solo un gesto impulsivo, nato dal suo grande amore per lei.
 
Tornò a sedersi stringendo un po’ più forte la sua mano, e fu allora che percepì con chiarezza i piccoli calli che Oscar aveva sul palmo, frutto di una vita trascorsa a maneggiare la spada come se fosse un prolungamento del suo braccio. Mai avrebbe potuto scambiarla per una principessa: quella era la mano di una guerriera, di una donna che non aveva mai indietreggiato di un solo passo di fronte al pericolo e che aveva raccolto qualsiasi sfida con coraggio e determinazione! La sua Oscar avrebbe lottato anche questa volta senza lasciarsi sconfiggere, senza aver bisogno che un principe qualsiasi andasse a salvarla.
Lei non si sarebbe mai arresa.
- Non lasciarmi, amore mio. Non mi lasciare….
Intrecciò le dita alle sue e chiuse gli occhi per invocare una preghiera, implorando Dio affinché la proteggesse come lui non era riuscito a fare, chiedendo perdono per qualsiasi colpa avesse commesso, nel timore che perdere Oscar potesse esserne la punizione.
 
Se soltanto il messaggero della regina fosse arrivato anche solo un minuto prima, niente di tutto questo sarebbe accaduto! Non esisteva più alcuna accusa di tradimento, il gesto eroico con cui Oscar aveva difeso i deputati era stato perdonato da Sua maestà, e lei neppure lo sapeva… Non poteva finire così, davvero non poteva… E poi c’erano i suoi dodici compagni, rinchiusi nella prigione dell’Abbazia: Oscar non li avrebbe mai abbandonati! Sentì la speranza rinsaldarsi nel suo cuore gonfio e si aggrappò ad essa con tutta la forza della disperazione, baciando con amore il dorso di quella mano che avrebbe voluto tenere per sempre fra le sue. Una lacrima sfuggì dal suo occhio ormai stanco, che troppo aveva visto in quella giornata senza fine. Adagiò il capo sul letto, la guancia appoggiata ad un braccio, lo sguardo rivolto verso di lei e nella mente il ripetersi di un’incessante litania, che lo fece scivolare a poco a poco in un sonno senza sogni: “Oscar…resta con me…resta con me…”
 
***
 
Le prime luci dell’alba filtravano attraverso la finestra avvolgendo ogni cosa in un leggero chiarore, quasi che il sole stesse sorgendo con un certo timore dopo la pioggia interminabile degli ultimi giorni.
Oscar volse il viso appoggiando la guancia al cuscino: il suo primo vero movimento dopo le molte ore di immobilità, accompagnate solo dal suo respiro calmo e regolare, a testimoniare che nessuna complicazione ne aveva disturbato il riposo notturno. Aprì gli occhi lentamente, emergendo a poco a poco dal sonno innaturale a cui l’aveva costretta la ferita, la mente ancora in parte confusa ma via via sempre più vigile mentre con lo sguardo abbracciava i primi particolari della camera. Finché lo vide, seduto sulla poltrona con il busto appoggiato al letto, la testa reclinata sulle braccia incrociate, i capelli scuri a nascondere in parte il suo volto famigliare, ancora addormentato. Cosa ci faceva André nella sua stanza? Poi i ricordi la travolsero non appena tentò di muoversi verso di lui, quando un forte bruciore al fianco la lasciò quasi senza fiato: la colluttazione con il generale, lo sparo, il dolore acuto e lancinante come se un fulmine l’avesse trapassata, l’abbraccio di André e poi…più nulla.
 
André le stringeva una mano, ed il calore di quelle dita le arrivò dritto al cuore, rendendole gli occhi umidi: sapeva senza neppure chiedere che le era rimasto accanto per tutto il tempo. Sentì urgente il desiderio di toccarlo, di raggiungerlo con una timida carezza per ringraziarlo silenziosamente di aver vegliato come sempre su di lei. Sfilò con delicatezza le dita dalla sua presa per passarle dolcemente tra quelle ciocche morbide e scomposte, cercando di fare piano per non svegliarlo. Dio, quanto lo amava! Ed era salvo! Era riuscita a proteggerlo dal gesto sconsiderato di suo padre, solo questo contava. Avrebbe sopportato qualsiasi sofferenza se fosse stato il prezzo da pagare per la sua incolumità. Chiuse le palpebre ringraziando Dio per averle dato la forza di intervenire al momento giusto, e per aver destinato a lei la pallottola che l’avrebbe altrimenti condannata ad una vita priva di significato.
 
André socchiuse gli occhi, la sensazione di essere sfiorato da qualcosa mentre si sforzava di mettere a fuoco le immagini intorno a sé. Il suo sguardo cercò immediatamente il viso di Oscar, ansioso di assicurarsi che stesse ancora dormendo tranquilla, maledicendosi per aver ceduto al sonno quando si era ripromesso di rimanere vigile ed attento per lei. Poi la vide sorridere dolcemente e fu come se tutto il peso del mondo scivolasse finalmente dalle sue spalle. Sentì il cuore sollevarsi nel petto e riprendere a pompare, nutrito dalla sottile certezza che quella donna meravigliosa non lo avrebbe più abbandonato.
Le prese delicatamente la mano che ancora indugiava tra i suoi capelli, baciandone il palmo quasi timoroso, mentre una lacrima di sollievo sfuggiva solitaria, scendendo veloce sulla guancia resa ispida dalla barba di un giorno.
Non poté più resistere al bisogno di chiamarla per sentire la sua voce.
- Oscar! Oscar! Come ti senti?
 
Finalmente aprì gli occhi e lui poté specchiarsi nel suo sguardo azzurro, immenso come il cielo d’agosto: in quegli occhi brillava la vita. Una gioia incontenibile gli scaldò l’anima, strappandolo finalmente alla paura che lo aveva tenuto prigioniero nelle ultime interminabili ore.
- Ehi… ciao André… Mi fa male un po’ il fianco se provo a muovermi, ma tutto sommato non mi lamento…
Cercò di sdrammatizzare perché non si preoccupasse ulteriormente per lei. Il suo aspetto un po’ trascurato lasciava chiaramente intendere come avesse passato la notte: vegliando in apprensione di fianco al letto, senza mai abbandonare la sua stanza.
- Bene! Chiamo subito il dottor Laçonne così potrà visitarti e-
- No…un attimo André, aspetta solo un secondo… Vorrei parlare un po’ con te…e se il medico dovesse darmi qualcosa per il dolore, so che non ci riuscirei… Dammi soltanto qualche minuto, vuoi?
 
Parlare? Dio! Avrebbe voluto urlare, gridare contro di lei per la pazzia di quel gesto assurdo che per poco non gliel’aveva portata via, e dare sfogo così a tutta l’angoscia che gli aveva scavato l’anima fino quasi a svuotarla… Ma sapeva di dover evitare che si agitasse, e tenne tutto dentro di sé, come spesso accadeva con lei. Tutto, tranne un’unica fondamentale domanda che gli uscì di bocca quasi in un soffio, senza che avesse il tempo di fermarla.
- Oscar… Perché lo hai fatto?
Si aspettava che André le avrebbe chiesto spiegazioni, anzi…in un certo senso lo aveva sperato, per avere la possibilità finalmente di lasciare che lui sapesse tutto. Se avesse potuto leggerle nel cuore non ci sarebbe stato bisogno di dire alcunché…
- André, io… Non potevo permettere che ti facesse del male… Quando ho capito che mio padre stava per sparare, non ho pensato più a nulla…. Dovevo fare qualcosa…e non avevo altra arma che me stessa.
Il ricordo del terrore che l’aveva attraversata al pensiero che André potesse morire, era ancora così vivido in lei che sentì le lacrime pungerle gli occhi.
- E’ stata una follia, Oscar! Dovevi lasciare che colpisse me… Ero già pronto a dare la mia vita per te! Lo farei in qualsiasi momento, lo sai…
Certo che lo sapeva… Quante volte aveva già rischiato di perderlo? Quanto ancora avrebbe dovuto sacrificare per lei? Gli strinse la mano prima di rispondergli, il cuore così gonfio d’amore che temeva le sarebbe scoppiato nel petto.
- No André… Il mio è stato soltanto un gesto dettato dall’egoismo… La realtà è che non potrei mai vivere senza di te. Mai.
 
Gli parlò senza abbandonare un solo istante il suo sguardo, affinché vedesse quanto profondo era il sentimento che aveva custodito con cura in tutti quei mesi e che ora chiedeva soltanto di essere liberato.
André temette di aver frainteso quelle poche parole che già avevano acceso una piccola scintilla dentro il suo animo tormentato. Una parte di lui non si era mai davvero arresa, ostinandosi a sperare che un giorno il suo amore potesse essere accolto, forse addirittura ricambiato… Se invece si fosse trattato soltanto di un’illusione? Dubitava sarebbe sopravvissuto ad un nuovo dolore.
- Oscar… Ma tu eri così infastidita quando mi hai ritrovato tra i soldati della guardia… Ti ho praticamente imposto la mia presenza…
Non poteva dargli torto, lo aveva affrontato con durezza, prima seccata e poi turbata dalla ferrea determinazione con cui aveva risposto alla sua reazione stizzita. Ora che desiderava soltanto averlo vicino, le sembrava il ricordo di un’altra vita…
- Quando sono tornata dalla Normandia, ero convinta che grazie al nuovo ruolo nella Guardia Metropolitana mi sarei lasciata ogni cosa alle spalle: i miei sentimenti feriti, le mie debolezze di donna, tutta quella parte di passato che ero intenzionata a dimenticare...e di cui volevo tu facessi parte. Credevo ti avrei rivisto solo a casa, e invece… trovarti di fronte a me, in divisa, con quello sguardo deciso che sembrava mettere in discussione le mie nuove certezze…mi sono sentita intimorita e allo stesso tempo…provocata. Come se volessi sfidarmi ad affrontare il tuo amore per me. Ed io non volevo accettarlo…perché allora non potevo sapere…quello che adesso mi è così chiaro.
 
Gli strinse la mano, chiamando a sé quel poco di forza che la ferita riusciva a garantirle. André rimase in silenzio, l’animo come sospeso mentre ascoltava trepidante il dolce suono della sua voce.
- Ho cercato in molti modi di allontanarmi da te…ma per quanto ci provassi, ogni volta ti ritrovavo sempre…non al comando…non in questa casa…ma qui dentro - lo disse lasciando per un attimo le sue dita e appoggiando il palmo sul petto, nel punto dove il suo cuore batteva inquieto per quanto le restava ancora da dire.
- Io ti amo, André. Sei la forza che mi sostiene ogni giorno e che credevo di poter trovare soltanto in me stessa. Il mio unico punto fermo in questo mondo in cui tutto il resto sta crollando. Quando ho sentito ciò che hai detto a mio padre… Ed il sacrificio che eri pronto a compiere per me… Avrei fatto qualunque cosa per non perderti.
Per un attimo rivide quel momento così drammatico e la voce le si incrinò, rendendole impossibile continuare a parlare. Allungò la mano in cerca del suo viso, racchiudendo nel calore di una carezza un po’ di quell’amore che finalmente era riuscita a confessargli.
 
André sentì come un nodo sciogliersi dentro al cuore, la mente ancora incredula per la gioia che le sue parole gli avevano donato: poteva un uomo guardare in faccia la morte, e dopo poche ore rinascere a nuova vita? Gli parve di vedere per la prima volta il mondo, ora che sapeva di essere amato.
- Oscar… Io…ho pregato così tanto Dio perché non ti portasse via, perché ti lasciasse con me… Quando ti ho vista sveglia non potevo credere che avesse ascoltato la mia voce….ma adesso….sentirti dire che mi ami…è un miracolo ancor più grande!
Si alzò dalla poltrona chinandosi verso di lei, spinto dal desiderio ormai incontenibile di tornare da quelle labbra che aveva sfiorato soltanto poche ore prima, nella più totale disperazione. La baciò con infinita dolcezza, lasciandosi conquistare dalla sua morbida innocenza, che lentamente si dischiuse per lui.
Oscar sentì tutta l’agitazione svanire, cancellata dalla tenerezza con cui André la guidò nel suo primo vero bacio, non più strappato con rabbia in una notte di rivelazioni, ma donato da un sentimento profondo e finalmente condiviso. Dimenticò la ferita, dimenticò il dolore, e tutto il resto del mondo, aprendosi con fiducia per accogliere l’uomo che amava con tutta se stessa.
André avrebbe voluto immergersi nel suo sapore, perdersi dentro di lei come soltanto aveva potuto sognare, ma si ricordò del suo stato e di quanto dovesse essere già stanca solo per aver parlato con lui. Si staccò con delicatezza, la fronte appoggiata alla sua, gli occhi chiusi per trattenere il ricordo di quella bocca che sapeva parlare d’amore anche senza voce.
 
- Ti amo Oscar, più della mia stessa vita. Adesso niente può più dividerci.
Poi tornò a cercarne lo sguardo, perdendosi come un bambino nel suo blu senza fine, mentre con le dita disegnava il contorno della sua guancia: avrebbe voluto fermare il tempo per fissare quell’attimo perfetto e restare solo con lei, per sempre. Ma era giunto il momento di chiamare il medico…
- Ora lascia che ti visiti il dottor Laçonne, vuoi?
Lo chiese sorridendo, perché gli sembrava quasi di attendere l’autorizzazione da parte del suo comandante.
- Sì, fallo pure venire. Così mi aiuterà a rimettermi in sesto…giusto in tempo per venire arrestata.
- No Oscar! Non c’è più alcuna accusa contro di te! La regina ha perdonato ciò che hai fatto in difesa dei deputati dell’assemblea. Nessun tradimento da parte della famiglia Jarjayes…
Poté leggere facilmente lo stupore nei suoi occhi, che si spalancarono increduli mentre la mente assimilava lentamente quelle parole, finché li vide addolcirsi al pensiero di ciò che la sua regina aveva fatto per lei.
- Grazie André, è una splendida notizia. Adesso dobbiamo trovare il modo per salvare i nostri dodici soldati e forse ho già un’idea. Chiama subito Laçonne!
Le rubò un ultimo bacio lieve, prima di lasciarla per andare a cercare il medico, ringraziando Dio ad ogni passo che lo allontanava da quella stanza per non avergli portato via la sua Oscar. Giorni difficili li attendevano, pieni di avversità e scelte impossibili, ma ora che sapevano di appartenere l’uno all’altra avrebbero affrontato insieme qualsiasi cosa il destino avesse riservato loro, superando ogni ostacolo solo grazie alla forza del loro amore.
   
 
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