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Autore: LightingThief    26/05/2022    0 recensioni
« Mi raccomando fate i bravi durante la festa a palazzo. Non vorremmo mica che mio padre ci butti fuori prima del previsto. » sentenzia entusiasta Oden mentre avanza con decisione verso la grande sala de palazzo dello Shogun.
« In realtà siamo noi a dover fare le raccomandazioni a lei, Oden-sama. Si ricorda com'è finita l'ultima festa? » sibila Kin'emon avvicinandosi a lui e fissandolo con sguardo truce.
« Ha quasi distrutto il palazzo di Kuri. » aggiunge Izo con tono severo seppur il portamento elegante.
« Ci siamo ritrovati donne nude a palazzo per ben due giorni. » s'intromette Shin con tono quasi stizzito.
« Quella era la parte migliore. » le fa eco Denjiro con un sorrisetto e lo sguardo di chi la sa lunga.
« Sei proprio un baka. » taglia corto la ragazza prima di superarlo rapidamente.
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Shin Ikeda, figlia del daimyo di Hakuma, è la protagonista di questa FF ambientata a metà fra il passato ed il presente, quando Lord Oden ed i suoi Foderi Rossi guidavano la nazione di Wano.
Fra disavventure, amicizia ed amore i Foderi Rossi ed i loro alleati pirati riusciranno nuovamente a portare la pace nella nazione con la storia più buia di sempre.
Oc x Denjiro
Genere: Angst, Avventura, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Marco
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 6. 
Mate

Ancora non riusciva a spiegarselo, ovviamente, ma Denjiro era fortemente convinto che qualcosa fosse cambiata da quando quella mocciosa aveva messo piede a palazzo. Ed ancora non riusciva a stabilire se fosse in meglio od in peggio. Lui, dal canto suo, era rimasto in disparte senza darle troppa confidenza, soprattutto all’inizio perché non se la sentiva di parlarle, era un qualcosa che aveva iniziato a sperimentare solo da un paio di settimane a quella parte perché sentiva di non essere pronto per tutto ciò. Quello che davvero lo preoccupava era il fatto che, per colpa sua, quella ragazzina fosse quasi finita all’altro mondo, che poi Kin’emon aveva cercato di fargli capire che era stato un insieme di cose e che quella non fosse colpa sua, ma ecco che una volta tanto Denjiro non ne aveva voluto sentire ed aveva deciso di portarsi silenziosamente sulle spalle quel peso per il resto della vita. 
Certo, era un po’ melodrammatico, soprattutto a detta di Ashura e Kanjuro, che si erano limitati a bollare la cosa come un semplice incidente di percorso, ma lui sapeva che era una questione d’onore e nessuno sarebbe mai riuscito a togliergli nulla del genere dalla testa. E poi una ragazza fra di loro era decisamente una cosa strana, insomma Kiku era piccola ma Shin sembrava essere più grande e poi, da quello che gli aveva detto Kin’emon in teoria lei sarebbe dovuta diventare una geisha, cosa che lo aveva portato davvero a sentirsi strano. Le geishe sono bellissime, esseri eterei che tutti quanti avrebbero benissimo potuto adorare, mentre lei era… lei era Shin. Insomma era una ragazzina poco più piccola di lui, quindi figurarsi se sarebbe potuta diventare una di quelle donne bellissime e poi aveva anche iniziato a parlare di allenamenti con la spada. 
Ecco, quello lo aveva decisamente lasciato un po’ stordito perché insomma, ma chi diamine era lei per diventare un samurai? Davvero Oden sama avrebbe permesso una cosa del genere? Era una… donna, anche se capace, ma non avrebbe mai davvero potuto dirle di no, quindi eccolo li a dover fare lezioni con Ashura e Kin’emon ed adesso anche con Shin che sembrava decisa ad affinare l’arte della spada. Ma quel pomeriggio non c’era perché era andata in giro con Izo e Kiku, sicuramente qualcosa di stupido da fare perché loro di dilettavano nel prendere vestiti nuovi, arredamenti nuovi, nel fare le provviste. Il genere di cose inutili che servivano solo per creare un maggiore buco nel bilancio delle casse di Kuri. Insomma, Denjiro diceva che non dovevano farlo ma non sembravano pronti ad ascoltarlo, quindi che andassero a fare ciò che preferivano. 

« In guardia! »
La voce rauca di Kin’emon sembra giungere quasi come un lampo improvviso perché lui, perso nei propri pensieri, si era letteralmente dimenticato di quegli allenamenti con delle spade di legno che lo colpisce in pieno petto facendolo indietreggiare di qualche metro. 
La botta non è terribilmente forte, ha visto di peggio, ha fatto risse peggiori, quindi un colpetto dato unicamente per richiamare la propria attenzione non è poi troppo terribile, se non fosse che Kin’san sia un vero stronzo sempre pronto a prenderlo in giro ed a dargli filo da torcere. 

« EHI!!! E’ STATO UN COLPO SLEALE! »  ha urlato di rimando Denjiro andando a stringere con maggiore forza le nocche attorno all’elsa della spada in legno mentre assottiglia lo sguardo verso di lui. 
« Pensi davvero che ad un samurai sia concesso abbassare la guardia in un combattimento, Denjiro? Andiamo, saresti morto subito! » continua il moro mostrando un sorrisetto soddisfatto per aver rimesso in riga il più giovane. 
Un vero stronzo.

« Sei uno stronzo, Kin’san, lasciamelo dire senza che ci sia Izo a rimproverarmi. » sentenzia a denti stretti il moro che, ovviamente, risponde con una smorfia. 
Certo che senza i propri occhiali era una vera e propria seccatura ma aveva deciso che i soldi servivano per Lord Oden quindi non avrebbe speso nulla, per il momento. Tempo di ottenere un bel gruzzolo e poi sarebbe tornato ad avere gli occhiali che per lui rappresentavano anche una mezza sicurezza. 

« Dovresti essere più educato con una persona più grande di te! » ribatte con fermezza lo stesso Kin’emon prima di puntare la propria spada in legno verso di lui. 
« Non ci provare, sei tu che riesci a far uscire il mio lato peggiore e lo sai benissimo. » continua il minore prima di buttarsi in un attacco del tutto inaspettato mentre cerca di mirare al fianco del maggiore. 
Insomma Denjiro stava imparando ad usare una katana nel migliore dei modi perché possederne una di pregevole fattura non equivaleva al saperla usare, ma quello era l’unico cimelio di famiglia che aveva, quindi prima o poi avrebbe imparato.
Prova a buttarsi in avanti in una mossa che aveva palesemente visto fare a Lord Oden, ovviamente senza riuscirci bene e sebbene Kin’emon fosse più esperto è l’improvvisa repentinità dei suoi movimenti che lo costringono ad indietreggiare andando a sbattere contro uno degli alberi nel giardino dove erano soliti allenarsi. Per essere stato un mezzo attacco a sorpresa le cose erano andate meglio del previsto, tanto che con un sorrisetto soddisfatto ecco che Denjiro punta adesso la katana in direzione dello stomaco di Kin’emon. 

« Allora, sei pronto a chiedermi scusa, Kin’san? » domanda con discrezione, forse anche troppa, mentre già nella sua testa si immagina come un potentissimo samurai che è appena riuscito a sconfiggere il nemico. 
Ma è un successivo colpo alle proprie spalle che richiama la sua attenzione, perché adesso viene letteralmente pungolato da quella che sembra invece essere una katana vera nelle mani della possente figura alle proprie spalle. 
Ecco, Ashura era pericoloso, perché a differenza loro era un bandito già da tempo quindi la sua abilità con la spada era indubbia ed aveva sempre stabilito che lui si sarebbe allenato con spade vere, perché non aveva tempo da perdere con i bambini, ed infatti adesso stava davvero puntando un’arma appuntita contro le scapole di Denjiro che rimane pietrificato da tutto ciò. 

« Sei fottuto, Didi. Non dovresti mai dare le spalle ad un tuo avversario, anche se sei in un combattimento con altre persone altrimenti finiresti morto prima del tempo. »
E quel maledetto di Ashura aveva ragione, adesso si sentiva letteralmente spacciato e la cosa riusciva a farlo sospirare dalla frustrazione, perché era chiaro che continuando così non avrebbe mai battuto. doveva allenarsi molto di più.
« Nessuno ha chiesto il tuo parere, Ashura-san. » prova ad ammettere lo stesso Denjiro che, in uno scatto di pura rabbia, eccolo li pronto a girarsi per liberarsi anche dalla morsa di Ashura con quella maledetta spada vera. E nel ruotare il corpo velocemente lascia che la propria katana di legno si scontri contro quella dalla lama in metallo provando a deviare il colpo, cosa che riesce a fare con parecchia difficoltà e forse perché lo stesso Ashura glielo ha fatto fare. 
Ma non vuole davvero chiedergli se lo ha fatto per qualche motivo o perché Denjiro fosse realmente forte. 
Fatto sta che adesso, libero da quei due, si allontana a grandi passi lanciando sull’erba fresca la propria arma mentre intreccia le braccia al petto. 

« Ciò nonostante saresti un moccioso morto, Didi. E questa è l’ultima cosa che possiamo desiderare, lo sai vero? Devi imparare a sviluppare quella cosa—… quella cosa che lord Oden dice di possedere, com’è che l’ha chiamata lui? » pensieroso Ashura punta un dito contro Kin’emon che sospira a sua volta. 
« Non lo so, lui dice che sono solo sensazioni, ma riesce sempre ad evitare i nostri colpi. Però lo sappiamo, Oden-sama è di un altro livello e noi dobbiamo ancora studiare davvero tanto per raggiungerlo. »
E su questo quell’idiota di Kin’emon aveva pienamente ragione, dovevano impegnarsi molto più di quanto avrebbe potuto ed infatti non vuole dar loro questa soddisfazione. 
« E noi non possiamo essere da meno, idioti. » sbraita il ragazzino che adesso si ferma a guardarli di sbieco. « Noi dobbiamo essere i degni samurai per Oden-sama, non possiamo di certo farci mettere nel sacco tanto facilmente—… quindi questo sapete cosa vuol dire? »
« No—… » è la risposta confusa ed in coro di Ashura e Kin’emon ancora intenti a guardare Denjiro allontanarsi. 
« Che domani ci sveglieremo due ore prima dell’alba per allenarci. E se non basterà ci alleneremo anche due ore dopo il tramonto—… »
Ecco, il piano di Denjiro era perfetto, oggettivamente. 
« Due ore prima dell’alba—… » balbetta Kin’emon un po’ preoccupato. 
« E quando saremo ad un livello decente faremo tre ore prima e tre ore dopo. »
« Denjiro—… mi sembra un po’ esagerato. »
« Non fare la femminuccia, Kin’san, ti stai forse tirando indietro? »
Perché Denjiro sapeva fin troppo bene dove e come colpirlo, ovviamente, nell’orgoglio ed era un vero e proprio divertimento vederlo affrettarsi a non voler essere da meno. 
« Tu guarda che moccioso ingrato. Ovvio che non voglio essere da meno! » commenta con tono sempre più infastidito il maggiore che si limita a stringere le braccia al petto ed a sollevare il capo lasciandosi andare ad un’aria sempre più seria. 
« Perfetto allora dobbiamo continuare ad allenarci. Andrò a dire agli altri che questa sera ceneremo più tardi. » ammette Denjiro mostrando un sorrisetto soddisfatto, come se avesse appena recuperato la necessaria linfa vitale per riuscire ovviamente a portare avanti quegli allenamenti. 
« Ma io ho già fame—… » ribatte Ashura che si era appoggiato ad un albero mostrando il palese broncio di chi aveva davvero tanta fame e non era pronto a tutto ciò. 
« Non fare la femminuccia, Ashura-san. » continua Denjiro iniziando a correre lungo il giardino in direzione del palazzo. 
Gli basta un semplice sguardo di sbieco per rendersi conto che attualmente Kin’san stava fermando il più grosso dal lanciargli addosso la propria katana affilata, il che sarebbe stato altamente sconveniente, visto e considerato che Denjiro ancora non sapeva schivare troppo bene le cose, soprattutto se provenienti da un punto cieco. 
Eppure con tale convinzione e forza non può di certo tirarsi indietro dopo aver pronunciato quelle parole, perché essere degni samurai e servitori di Oden-sama è tutto ciò che avrebbe mai potuto desiderare nella vita, l’unico sogno al quale si era aggrappato una volta conosciuto l’unico uomo che gli aveva donato speranza quando era solamente un orfano della capitale senza scopo e senza futuro. Oden-sama meritava il meglio, meritava di essere il futuro shogun e soprattutto meritava di avere al suo fianco i migliori samurai che chiunque avrebbe mai potuto desiderare, quindi tutti quegli allenamenti erano esattamente ciò che serviva e ciò che avrebbe potuto aiutare anche in un momento simile, anche se le finanze dovevano aumentare maggiormente, e li Denjiro aveva un piano infallibile che perfino Kin’emon sembrava approvare, ma dovevano ancora perfezionare il tutto. 
E’ correndo perso in quei pensieri che sale rapidamente le scale del palazzo iniziando a correre per i corridoi alla ricerca di Kiku oppure di Izo, perché erano loro gli unici a saper cucinare decentemente, oppure dello stesso Lord che aveva una particolare abilità nel cucinare l’oden. Nessuno sembrava essere nei paraggi anche quando svoltando l’angolo entra nel loro salone comune, quello dove sono soliti riunirsi per discutere, mangiare oppure anche solo divertirsi e farsi compagnia assieme. Le ampie tende di seta sventolano mostrando quel piacevole tramonto che si può osservare uscendo nella terrazza esterna e lo stesso Denjiro rimane silente ammaliato da quella visione, quasi volendo imprimere nella sua mente quel luogo che per lui sa di casa. E’ tutto così perfetto, deve proprio ammetterlo ed infatti un mezzo sorrisetto appare sulle proprie labbra, rilassato da quella visione se non fosse che un leggero tossicchiare richiama la sua attenzione costringendolo a voltare rapidamente le spalle in direzione di… dannazione. 
La figura della mocciosa dai capelli biondi e gli occhi da cerbiatta è li alle sue spalle che guarda proprio verso di lui. Non ha più quel kimono strappato con cui l’ha conosciuta la prima volta ma le hanno trovato dei nuovi vestiti, decisamente più puliti rispetto a quello che indossava inizialmente. Sembra anche più in forma rispetto al loro iniziale incontro e forse anche più… carina. Ma non è questo il punto, lui è un samurai che non s’interessa di quel genere di cose, anche se sulle ragazze sa tutto e lei di certo non è il proprio tipo di ragazza ideale. Quelle devono essere “avvenenti e fatali” a detta di Kin’san e di Raizo, ma non che loro siano dei veri latin lover. Sicuramente Oden gli ha raccontato di tutte le donne con cui è stato, lasciandogli intendere di tutto e di più, ma quello che maggiormente continua a confondere Denjiro è il capire come riconoscere la propria donna ideale. O le donne ideali. Sì, già si vedeva con il proprio personalissimo harem. E poi da quando cercava di farsi convinto di queste cose ogni volta che la vedeva? Erano solo dei ragazzini, lei più di lui, e lui non aveva di certo intenzione di pensare a questo genere di stupide cose. 

« Mhm? »
Un mugugno non esattamente simpatico ed anche amichevole esce dalle labbra del ragazzino che, ovviamente, fino a quel momento aveva fermamente evitato di ritrovarsi da solo insieme a lei perché non riusciva ancora ad accettare due cose: primo, che era per colpa sua se era quasi morta, insomma di certo non stava bene prima e la rissa non aveva contribuito, ma nella mente di Denjiro il vederla in quello stato gli aveva fatto giurare di non avvicinarsi mai più a lei, anche solo per scherzare; secondo, l’idea di una samurai era così strana che ancora non riusciva a capire perché avesse scelto questa strada. Insomma Shin, secondo quanto spiegato da Kin’emon, sarebbe dovuta diventare una geisha, una di quelle avvenenti, ma perché non aveva scelto di seguire quella strada che qualcuno aveva creato per lei? Sicuramente c’era qualcuno che al mondo s’interessava della ragazza e per questo l’aveva mandata li, a differenza sua che invece si era dovuto costruire il proprio futuro da solo. 
Perché complicarsi tanto la vita?

« Ti stavo cercando—… » commenta a mezza voce lei muovendo un passo in avanti mentre con cautela si guarda attorno, quasi a voler essere sicura di essere sola li in mezzo. 
« Beh, mi hai trovato. » continua Denjiro facendo altrettanto, come se quelle poche parole potessero essere usate contro di lui se solo qualcuno lo avesse visto. « Che vuoi? »
Di certo non era il massimo della gentilezza, ma non lo era neanche con tutti gli altri. Sapeva di avere un carattere decisamente molto poco facile da gestire, tendente all’autocelebrazione e poco incline dalle gentilezze, ma non per questo si sarebbe tirato indietro da una discussione con lei.
Nel rivolgerle un rapido sguardo nota l’espressione di Shin cambiare in maniera repentina, passando dal quasi imbarazzo ad un cipiglio particolarmente infastidito che non riesce proprio a nascondere. E tutto avviene nel giro di pochi secondi: lei gli si avvicina e gli sbatte contro il petto una scatola scura, usando anche abbastanza forza, prima di indietreggiare ed allontanarsi rapidamente iniziando ad andarsene. 
Forse Denjiro non era stato il massimo della gentilezza nell’iniziare quella discussione ma rimane qualche secondo confuso da quella scatola che adesso si ritrova fra le mani e che sembra essere qualcosa di nuovo appena comprato. Apre incuriosito la scatola ed ecco che rimane letteralmente senza parole fronteggiando quel nuovissimo paio di occhiali che Shin gli aveva appena donato prima di sparire in mezzo ad i corridoi del palazzo. 
Perchè gli aveva comprato degli occhiali? Forse per via di quelli che gli aveva rotto dopo la loro rissa? Davvero era stata così stupida da fare una mossa tanto… gentile? E poi perché era scappata? 
Quella maledetta ragazzina riusciva sempre di più a metterlo in difficoltà ed è con un sospiro che si limita a poggiare quegli occhiali nuovi di zecca sul tavolinetto più vicino per partire di corsa lungo il corridoio alla ricerca di quella che era la sua attuale rivale ed è con un guizzo che nota il kimono bianco e rosso di lei sparire dietro un angolo costringendolo a correre per cercare di fermarla il prima possibile, prima che si nascondesse in qualche camera a dire chissà cosa su di lui, perché era certo che lo avrebbe rimproverato per questo motivo. Quindi senza pensarci due volte Denjiro si muove rapidamente seguendo il rumore dei passi ed i guizzi in fondo ad i corridoi e finalmente, quando la vede dirigersi verso le cucine decide di sfruttare una delle scorciatoie che ha imparato stando li da più tempo, nonché la strada che usano per rubare il cibo nel cuore della notte.
Gli basta passare da un paio di stanze nascoste prima di sbucare proprio davanti l’ingresso della cucina ed è li che le loro strade s’incontrano di nuovo mentre adesso è Denjiro a bloccare il passaggio di Shin che, stupita, non si era di certo aspettata un passaggio simile. Sta quasi per voltarsi ed andarsene nuovamente ma ancora una volta è compito del ragazzino bloccarla per un polso, proprio come ha fatto la prima volta che si sono incontrati, costringendola a fermarsi. Non avrebbe mai alzato un dito su di lei, non dopo quello che era successo, neanche per scherzo o per allenamento, quindi è con discrezione che cerca di fermarla dal correre nuovamente via. 

« Smettila di farmi correre inutilmente, conosco molti più passaggi segreti di quanti ne conosca tu. » commenta seccato beccandosi, ovviamente, uno sguardo fulmineo da parte della ragazza. 
« Che vuoi? » si limita a domandare Shin cercando ancora di divincolarsi dalla sua presa. 
« Perché sei scappata? » domanda incuriosito lo stesso Denjiro inarcando un sopracciglio.
« Perché sembra che qualsiasi cosa faccia nei tuoi confronti ti rechi fastidio. Anche se ero venuta con un segno di pace. » risponde con sincerità lei prima di fermarsi ed inspirare profondamente distogliendo adesso lo sguardo e smettendo di combattere. 
Segno di pace? Era questo il significato intrinseco degli occhiali? E soprattutto lui era stato così stupido da non capirlo?
A quanto pareva la risposta era: sì. 

Complimenti Denjiro per non essere totalmente in grado di comprendere quella mocciosa.

« Non erano necessari, Shin. Non dovevi farlo, non devi sprecare le risorse di Kuri per cose mie, prima o poi me li sarei ricomprati da solo. » aggiunge con esasperazione lui. « E poi non è vero che mi da fastidio qualsiasi cosa tu faccia. Sei anche cieca. »
« Non ho usato i soldi di Kuri, idiota, so che quelli servono per Oden-sama.- sentenzia Shin mentre con forza strattona il proprio polso per liberarsi da quella presa. « Ho semplicemente venduto il mio fermaglio per ricomprarli. Adesso siamo pari per la rissa. » 
E’ come una secchiata d’acqua gelata in pieno viso quell’ammissione. Lei ha venduto qualcosa di suo per ricomprargli gli occhiali, usando i soldi per… essere semplicemente pari con lui, come se quella in difetto fosse lei e non Denjiro, quando nella mente del ragazzo la storia era totalmente al contrario. Lui l’aveva quasi uccisa, nella sua testa, quindi doveva sdebitarsi in qualche modo, ma non pensava che le cose sarebbero andate così. Quindi è per la sorpresa che lascia la presa sul polso di Shin mentre la guarda rimanendo per la prima volta a bocca aperta. 

« Sei decisamente una mocciosa fastidiosa, devo ammetterlo—… » commenta come se quello fosse un pensiero che riguardava unicamente se stesso. « La rissa è stato un errore, credimi, sono io a doverti chiedere scusa per quello che ho fatto e poi non è vero che mi da fastidio tutto quello che fai. » 
« Mi eviti pure a colazione!!!! » ribatte con fermezza lei. Ed effettivamente ha ragione, diciamo che non è stato poi troppo amichevole.
« Perché pensavo fossi tu ad odiarmi per quello che ho fatto. » ecco, ammettere la verità era davvero così difficile come sembrava? Sì, per Denjiro lo era, ma se messo alle strette non aveva scelta. 
« Odiarti per—… la rissa? » chiede lei incredula. 
« Non tanto per quello quanto più per i due giorni a letto—… »
« E’ stata colpa della febbre, mica tua. »
« Ma se non avessi iniziato quella rissa non ti sarebbe venuta quell’infezione e poi la febbre. »
« Sei un idiota, quattrocchi. » sentenzia con decisione Shin guardandolo con fermezza. 
« Tu non sei da meno, mocciosa. » ribatte lo stesso Denjiro prima di assottigliare lo sguardo verso di lei. 
« No, tu sei un grandissimo idiota perché non hai capito che non è stata colpa tua. Sono io a doverti chiedere scusa per gli occhiali. E’ per questo che neanche mi parli? »
In realtà quello lo fa con tutti, ma decide di evitare la risposta da saccente. 
« Già—… » si limita ad ammettere in un mezzo sussurro. 
Rimangono in silenzio a fissarsi con intensità, iridi chiare perse nelle iridi scure di lei, la voglia di distogliere lo sguardo è tanta ma sarebbe quasi una sorta di resa nei suoi confronti che di certo lo stesso Denjiro non è pronto ad ammettere. Ma più la guarda più si rende conto di essersi comportato da vero idiota, cosa non da sottovalutare, quindi è quasi con timore che finalmente si decide ad allungare lentamente la mano verso di lei. 

« Allora facciamo così. Ricominciamo dall’inizio, d’accordo mocciosa? »
Non era una vera e propria offerta di pace, ovviamente, ma quello che davvero lo sorprende è la rapidità con cui la stessa Shin allunga la mano verso la propria andandola a stringere con una delicatezza inaudita che riesce a lasciare Denjiro senza parole per qualche secondo. La pelle di lei è terribilmente morbida e delicata, le sue sono mani che non hanno mai tenuto in mano una spada se non un ventaglio e quello che riesce a sorprenderlo ancora di più è il sorrisetto che alberga sulle labbra di lei, finalmente soddisfatta da quel nuovo accordo appena raggiunto. 
« Per me va benissimo, quattrocchi. Ma ti avviso—… dovrai trattarmi come uno dei tuoi compagni. Non voglio favoritismi solo perché sono una ragazza. Voglio diventare un samurai di Oden-sama tanto quanto lo desideri tu e per questo devo essere all’altezza di qualsiasi cosa. » 
Su tutto ciò che dice Shin ecco che Denjiro si ritrova d’accordo, perché in fondo trattarla con i guanti di velluto non avrebbe di certo portato a nulla di buono od a nulla di concreto. La forza si doveva testare ogni singolo giorno e per farlo ci si doveva allenare e di certo gli altri non sarebbero stati gentili, ma lui, lui sente in quelle parole la giusta sfida di cui aveva bisogno per liberarsi dalla convinzione di non ritrovarsi dinnanzi ad un compagno, perché lei era effettivamente disposta a tutto, proprio come lo era Denjiro. 

« Bene, direi che possiamo ricominciare da qui—… saremo compagni. » sentenzia con aria contenta il ragazzino che, ovviamente, stringe la mano di Shin ricambiando quel sorrisetto. 
« Compagni nella buona e nella cattiva sorte. Ci sto. »
« Favoloso—… » continua lui sogghignando. « Adesso muovi il culo e vieni ad allenarti con noi, d’accordo? Abbiamo deciso che faremo un programma intensivo. Ci sveglieremo due ore prima dell’alba e smetteremo di allenarci due ore dopo il tramonto. Cioè io ho deciso, Kin’san ed Ashura-san non sembravano molto convinti. »
« Vuoi sapere quale sarà il mio primo suggerimento da compagno?  »chiede Shin con aria fintamente angelica. « Dirti che il tuo piano d’allenamento fa schifo. Se non dormi non puoi rendere—… magari adesso rivediamo assieme questo programma d’allenamento per renderlo davvero efficace. »
Una pugnalata al cuore. Sperava che almeno lei fosse consapevole di quant difficile fosse iniziare ad allenarsi e… la stretta della mano di Shin si fa decisamente più serrata sulla propria mentre con forza inizia a trascinarlo lungo il corridoio come se quel semplice tenersi per mano fosse la cosa più normale di sempre, come se non fossero destinati a fare altro nella vita.
Ed in fondo a Denjiro non dispiace più di tanto quella visione e quella decisione e forse anche quella vicinanza, almeno adesso che erano soli in corridoio perché col cavolo che avrebbe ammesso una cosa simile davanti a quello stronzo di Kin’emon.
E poi non c’era nulla di male, giusto?
Erano solamente dei compagni.
   
 
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