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Autore: CatherineC94    16/11/2022    7 recensioni
«Come sempre batti in ritirata» osserva Augusta.
«Che ne sai tu?» ringhia Aberforth.
«Albus lo dice sempre» aggiunge Doge già alticcio.
«Chiudi quella fogna» lo minaccia l’altro, gli occhi saettanti.
|At the beginning
lPrima Prova: Let it bleed- Elphias Doge
lExtra- Ballo del Ceppo
lSeconda Prova: Folsom Prison Blues- Augusta Paciock
iTerza Prova: When You're Lost in the Darkness- Aberforth Silente
lQuesta storia partecipa al “Torneo Tremaghi - Harry Potter Edition” indetto sul gruppo Facebook L’angolo di Madama Rosmertal
Genere: Angst, Avventura, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Aberforth Silente, Augusta Paciock, Elphias Doge
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dai Fondatori alla I guerra
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- Questa storia fa parte della serie '#Aberforth'
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No rest for the Wicked
 
 
At the beginning
 
 
«Buongiorno, Aberforth!».
Aberforth alza gli occhi, sbuffa rabbioso e lancia così tante imprecazioni forbite che i muri quasi tremano.
«Cosa fai qua, piccolo Doge?» sputa indispettito.
Elphias sfoggia una sorriso melenso, gli occhi si tingono di cortesia in eccesso facendo sì che le gambe di riflesso si accavallino.
«Non hai partecipato alla cerimonia?» chiede con voce così ingenua che la pelle di Aberforth si accappona per principio.
«Ma che fandonie blateri» risponde lui, la pazienza che comincia a scemare in un  batter d’occhio e la mano destra che si muove frenetica.
Elphias sospira tranquillo, tra le mani un vecchio volume consunto di qualche mago morto mille anni prima e sul viso la voglia di parlare a raffica senza motivo, forse per far vedere che ha fatto i compitini per casa, forse per far vedere che sa fare qualcosa.
«La cerimonia, quella del Calice di Fuoco» puntualizza, lo sguardo perso verso chissà quale rimpianto che non vuole per il momento rivelare.
«Quella pagliacciata che citi ogni dannato secondo della giornata da un mese a questa parte?» chiede Aberforth, solo per inquadrare bene la situazione.
Elphias annuisce soddisfatto e si alza rapido alla ricerca di qualcosa da gustare durante l’attesa.
Aberforth l’osserva arcigno, quel piccolo fiasco di succo di supponenza alla Albus Silente con le zampette sta sicuramente nascondendo qualcosa e lui non riesce a capire cosa.
«Quindi?» lo incalza.
Elphias lo ignora bellamente, finalmente trova il rinfresco promesso dal funzionario del Ministero della Magia e afferra un bombardino alla crema con avidità, rimpiangendo lo sherry che suo zio Alfred gli ha inviato l’anno prima e che ha già ingollato.
«Senti piccolo Doge, o mi spieghi che diamine sta succedendo o ti schianto» lo minaccia Aberforth che vuole solo andare a letto e dormire.
 Elphias mastica con lentezza esasperante e Aberforth, che medita da anni di farlo saltare in aria assieme al saccente di suo fratello, afferra la bacchetta rapido.
«Aspetta, aspetta!» si affretta con gli occhi fuori dalle orbite.
Aberforth respira piano.
«Sei stato scelto» esclama tutto d’un fiato il tizio.
«Scelto?» ripete Aberforth atono.
«Per il Torneo Tre Maghi, sei uno dei campioni» conclude Elphias tutto giulivo.
Aberforth spera che tutto sia un sogno oppure un brutto scherzo che non fa in effetti ridere.
L’ultima cosa che ricorda degli ultimi giorni è la parete pallida dell’infermeria, dopo che ha litigato con quei smidollati dei Serpeverde che hanno osato sparlare della sua famiglia.
A nulla è valso il tentativo del preside di fargli fare ammenda, anche quando ha detto con voce dura che :«Trasfigurare tutti in capre di montagna non è legale».
Lui ha detto candidamente che:« Certi idioti sono più utili da capre che da esseri umani» ma lui non ha voluto sentire ragioni; così ha scritto delle lettere di ammenda ad ognuno di loro, chiedendo di capire la situazione e via dicendo.
«Impossibile,le mie chiappe hanno risposato tranquillamente in infermeria» dice convinto.
Elphias alza le sopracciglia.
«Non fare quella faccia, sto dicendo la verità. Preferirei ballare un tango con uno snaso ubriaco che fare parte di questo teatrino!» urla Aberforth provando a fare mente locale per poter uscire da quella disgrazia.
«Oh lo so bene, io infatti speravo che fosse Albus» mormora con gli occhi bassi da cerbiatto.
«E invece no. Ti devi beccare me» lo provoca sarcastico puntando la bacchetta verso quel faccino adorabile.
«Ora mi fai uscire da qui e dici a tutti questi mentecatti che io non ne voglio sapere nulla» sussurra gelido.
Elphias gonfia il petto ferito nell’orgoglio, stringe in una mano il vecchio manoscritto e nell’altra ciò che rimane del dolce consumato poco fa.
«Abbassa la bacchetta, principessa» dice qualcuno entrando nella stanza.
Aberforth vorrebbe urlare irritato.
«Che palle» grugnisce riconoscendo quella voce.
«Che non hai» ribatte la nuova arrivata.
 
Augusta getta un’occhiata torva ad Aberforth. Muove i lunghi capelli verso la schiena e saluta Elphias Doge con un cenno rapido; si avvicina al tavolo del buffet, prende un calice e fa apparire una fiaschetta.
«Bevi prima di sera? Bene» dice Aberforth maligno.
«Non sei l’unico qua a rifiutare ogni tanto il succo di zucca» gli dice sorridente.
Elphias l’osserva interessato, gli occhi sul liquido ambrato che scorre fluente.
«Doge non fare il trasgressivo» lo provoca lei, porgendogli un calice.
Elphias ride cristallino trotterellando verso la donna che sfida con lo sguardo Aberforth. Di rimando dopo lo shock iniziale lui  è sempre più convinto di abbandonare la nave in fretta e furia senza mezzi termini.
«Vorrei tanto rimanere e godere della vostra meravigliosa compagnia, ma ho da fare quindi vi saluto» esclama acido pronto a lasciare quei mentecatti alcolemici.
«Come sempre batti in ritirata» osserva Augusta.
«Che ne sai tu?» ringhia Aberforth.
«Albus lo dice sempre» aggiunge Doge già alticcio.
«Chiudi quella fogna» lo minaccia l’altro, gli occhi saettanti.
«No, parla pure. Ha ragione questo ragazzetto, quando le cose si fanno dure scappi con la coda tra le gambe» dice Augusta tutta convinta.
«Chiudi quella bocca, stupida ragazza. Tu invece sei qua per dimostrare cosa? La tua immensa bravura congenita?» borbotta Aberforth che sta per liberare la rabbia che tiene sotto chiave da tempo.
«Suo fratello fa di tutto per lui e invece lo tratta così male! Povero Albus, se almeno lo ringraziassi ogni tanto per gli sforzi che fa!» enfatizza Doge ormai perso nei meandri dell’Idromele Barricato.
«Stupeficium» sussurra Aberforth facendolo cadere da una parte nel tentativo di evitare il fiotto di luce rossa.
«Bene, ora sì che siamo a posto. Chi si prende la briga di placarlo? Perché fai sempre così ogni volta?!» si lamenta Augusta ma Aberforth si perde fuori dalla finestra.
 
 «Quindi ti sei proposta tu? Non ti credevo così» ammette poco dopo rauco Aberforth sorseggiando un po'  di Idromele.
Augusta alza le spalle mormorando:« Qualcuno deve pur vincere».
«Se lo dici tu » sogghigna lui.
«Argh» strepita Elphias dall’angolo.
«Stai bene, Doge?» chiede Augusta.
«Aberforth me la pagherai questa volta, sì! Ricordati che prima o poi tutti i nodi vengono al pettine!» strilla Elphias.
Aberforth mormora gelido: «Lo spero» e Augusta si volta di scatto.
Giura che sul volto del giovane uomo scorge ferite che ancora sanguinano e per un attimo è trasfigurato, irriconoscibile.
Poi Aberforth si volta brusco dall’altra parte ghignando; Elphias sbotta minaccioso come una Puffola Pigmea.
«Che idioti» dice lei sorridente.
 
«I campioni sono desiderati nell’altra stanza» urla qualcuno dal corridoio; i tre si dirigono fuori.
 
Fuori il sole è quasi scomparso dietro le montagne, gli ultimi raggi sfiorano ogni cosa, lasciando un leggero sapore di nostalgia e continua rinascita.
Poco dopo è sera.
 

Inizia questa nuova avventura che dire? Che ci sarà da ridere e spero in qualche vostro feedback. Vi abbraccio <3

 
   
 
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