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Autore: Chevalier1    13/08/2023    9 recensioni
Nata quasi per caso come una raccolta di one shot, iniziata con i turbamenti di una piccola Oscar alle prese con la scoperta di essere una bambina, è diventata di fatto una serie di notti agitate lungo la cronologia dell'anime.
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna, Het | Personaggi: André Grandier, Generale Jarjayes, Marron Glacé, Oscar François de Jarjayes, Quasi tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Il rumore delle esplosioni è come attutito, ovattato. Con un filo di voce Oscar dà l’ultimo ordine ad Alain: «Continuate a combattere, non smettete di sparare».

Il rumore si allontana a poco a poco, Oscar cammina in un prato verso una piccola semplice chiesa intonacata a calce, sulla soglia sono sparsi petali bianchi. Appena varcati gli spessi muri e il portoncino di legno, nella penombra dell’ingresso illuminata dalla luce pastello che filtra dalle vetrate, le viene incontro André, come se avesse previsto che non ci sarebbe stato un padre ad accompagnarla all’altare scolpito a bassorilievo nella pietra grezza.

È elegantissimo con semplicità, nella sua uniforme blu scuro. La sua calma proverbiale non riesce a nascondere l’emozione che gli brilla negli occhi smeraldo, che dopo tanto tempo sembrano sorridere entrambi sotto il ciuffo ribelle: tutto è pronto per una semplice cerimonia nuziale.

Le porge il braccio e lei vi si appoggia, come fosse la cosa più naturale del mondo, come se non avesse fatto altro fino a quel giorno. L’invade una gioia serena, pura, come se tutte le tessere del complicato mosaico della sua vita andassero a posto in quell’istante.

Solo in quel momento si accorge che al posto dell’abito bianco che dovrebbe avere, e che dentro di sé avrebbe desiderato, semplice, per quell’occasione, indossa l’uniforme di gala, candida, impeccabile, delle guardie reali. Nota con tenerezza che André sembra non aver fatto minimamente caso a quel particolare, la lusinga il “sei bellissima” che gli ha letto sulle labbra quando le ha teso la mano all’ingresso della chiesa. Oscar si chiede come reagirà l’imponente religioso che rivolto verso l’altare sta finendo di sistemare gli arredi sacri quando si volterà e vedrà davanti sé un ufficiale e un soldato semplice.

L’assale un attimo di terrore per l’impedimento che ne potrebbe sorgere a rompere la perfezione di quello che sta avvenendo. Si calma solo quando riconosce gli occhi trasparenti e sorridenti di frère Jacques (1), che voltandosi squadra divertito con l’aria di chi pensa “Signore, guardate che mi tocca fare” quella inconsueta coppia di sposi, che la vita ha messo sulla sua strada separati molto tempo prima (1). Con due balzi l’altissimo frate scende dall’altare e sussurra qualcosa di rassicurante al cappellano e all’anziana donna che assistono attoniti all’ingresso in chiesa di quelli che ai loro occhi sono inequivocabilmente due soldati, ricevendone in cambio un paio di sguardi perplessi che subito virano sulla bella donna fasciata nell’uniforme bianca.

Alla destra dell’inginocchiatoio che attende gli sposi, Bernard Chatelet e, accanto a lui, la figura imponente di Alain. Oscar François de Jarjayes, l’occhio condizionato dalla deformazione professionale, osserva dentro di sé compiaciuta che il soldato de Soisson ha la giubba dell’uniforme correttamente abbottonata e il cappello ben calcato in testa, sarebbe pronta a scommettere di non averlo mai visto così ordinato.

Dal lato opposto riconosce Rosalie, elegante e commossa alle lacrime nel suo semplice abito azzurro e accanto a lei, in marsina bordeaux, rifinita in un broccato dai fregi dorati, il dottor Lassone. La presenza del medico in quel ruolo le evoca un discorso lontano: «Promettete a me e soprattutto a voi stessa una cosa, Oscar: il giorno in cui doveste sentire il bisogno di imprimere alla vostra vita una direzione diversa, qualora il vostro corpo e il vostro cuore di donna ve lo chiedessero, scegliete voi la vostra strada». Dentro di sé Oscar si ripete che nessuno meritava più di lui di essere lì a garantire l’autenticità di quel sacramento e della sua volontà.

Con la coda dell’occhio in un angolo della chiesa vede Marie, senza il solito grembiule, sostituito da un elegante e sobrio abito blu con il colletto bianco inamidato rifinito dallo stesso pizzo che orna la cuffia candida. Sta cercando di calmare tre paggetti dall’aria delusa: un biondino diafano, ricciuto, dall’aria principesca, in bianco e oro e due monelli con i capelli tagliati a scodella, un po’ impacciati nei loro completi di raso blu e argento. Li riconosce: il principe Louis, l’ultimogenito dei Sugane che anni prima aveva tenuto tra le braccia in una notte di febbre, e il piccolo Pierre. Il cuore si allarga al vederli tutti insieme così diversi eppure così uguali nell’età dell’innocenza. Oscar capisce che ad agitarli è l’assenza del velo della sposa di cui avrebbero dovuto reggere le falde. Le viene da ridere. Vorrebbe raggiungerli, inginocchiarsi alla loro altezza, spiegare loro che andrà benissimo che portino tutti insieme gli anelli. Non può farlo, ma capisce dal sorriso che ha spazzato la nube passata nei loro sguardi che Marie ha già trovato la soluzione che li rimette tranquilli.

La solennità antica del latino lascia per un attimo il posto al francese, come vuole il rito per assicurarsi che tutti agiscano con coscienza e comprendano il valore del consenso dato:

«Vuoi prendere Oscar qui presente come tua legittima sposa secondo il rito di Santa Madre Chiesa?»

«Sì, lo voglio»

«Vuoi prendere André qui presente come tuo legittimo sposo secondo il rito di Santa Madre Chiesa?»

«Sì, lo voglio»

«Ego conjungo vos in matrimonium. In nomine Patris, et Filii, et Spiritus Sancti. Amen.

Benedic, Domine, anulum hunc, quem nos in tuo nomine benedicimus: ut, quæ eum gestaverit, fidelitatem integram suo sponso tenens, in pace et voluntate tua permaneat, atque in mutua caritate semper vivat. Per Christum Dominum nostrum».

Secondo il rito cristallizzato fin dal concilio di Trento, André, con la destra che ne tradisce tremando l’emozione, prende il proprio anello e se lo infila all’anulare sinistro, prima di infilare l’altro, benedetto, all’anulare sinistro della sua sposa.

Lo sguardo azzurro sorridente di Frère Jacques sembra ancora più limpido: anche la sua preoccupazione per quelle due anime tormentate è finalmente stemperata.

Camminando verso l’uscita Oscar incrocia lo sguardo commosso di sua madre, la grazia in persona nel suo abito verde acqua, e il suo amico Chateaubriand (2), accanto a Madame quasi a sorreggerla Oscar riconosce il soldato Gérard Lassalle, poco più in là, leggermente voltata, una giovanissima nobildonna, Oscar non è certa di riconoscerla, ma le ricorda la Contessina Charlotte. Nota che non sono molti i nobili in quella chiesa, ma sa che è già moltissimo poter contare sulla presenza di quei pochi, in quei tempi tormentati: una non scontata benedizione.

Attraversata la breve navata unica, un po’ frastornati dall’emozione, i due sposi non fanno in tempo a varcare la soglia della chiesa abbacinati dal sole di luglio, che un picchetto d’onore si solleva in un ponte si sciabole. È un tantino sgangherato: le uniformi non sono impeccabili come vorrebbe l’occasione, portano i segni di una battaglia recente.

Le ultime lame, una delle quali tenuta da Alain, che li provoca beffardo con il suo mezzo sorriso sfrontato, anziché in alto si incrociano in basso a ostacolare il passo: i due sposi si guardano, capiscono che non li lasceranno uscire se non dopo un bacio travolgente, che si scambiano, senza farsi pregare e senza troppo badare all’etichetta, tra i lazzi dei loro commilitoni.

Si staccano un attimo, mentre muovono incontro a loro le persone che hanno più care. Marie, con gli occhi lucidi, prende le mani di Oscar e bonariamente la rimprovera per l’abito, indubbiamente elegantissimo, ma non consono all’occasione, non secondo i gusti di una nonna d’altri tempi. Oscar vorrebbe dirle che anche lei aveva immaginato e desiderato qualcosa di diverso, che non ricorda come sia arrivata lì così. Ma non vuole allarmarla e allora scherza e minimizza come di consueto, spiegandole che si sente più a suo agio in quel modo o qualcosa del genere.

Madame Jarjayes stringe le braccia di André, nessuno sente che cosa si dicano, ma si sorridono sereni: hanno entrambi l’aria di chi ha sempre saputo che sarebbe finita così.

Mentre André parla con Madame, Marie torna a sorvegliare i tre paggetti che si sono messi a giocare sul prato, Oscar resta un istante sola in un cono d’ombra. È quello il momento in cui un uomo, non più giovane eppure diritto come una spada, avvolto in un anonimo mantello grigio con il bavero rialzato a celarne il volto e un tricorno calato fin quasi sul viso, le si avvicina e le lascia tra le mani senza una parola una splendida rosa bianca ancora in boccio. Prima che si volti per sparire in silenzio com’era venuto, Oscar François fa in tempo a incrociarne gli occhi grigi e ad avere la certezza di specchiarvisi. La commozione che aveva trattenuto fino a quel momento si scioglie in una lacrima.

***

Oscar e André sono rimasti soli, riconoscono un luogo familiare: i dintorni di Arras, teatro dei loro giochi di bambini, delle loro cavalcate da ragazzi. Camminano insieme mano nella mano verso la collina. La felicità completa non ha bisogno di parole. Si sta bene, sono scomparsi il caldo di luglio, l’odore del sudore, del sangue e della polvere da sparo, il rombo dei cannoni: il ricordo di quello che è stato svapora in quell’incedere calmo incontro all’ignoto.

Sempre camminando si afferrano in un bacio, il suggello dell’amore maturo, il solo anello mancante di una vita per intero condivisa, finalmente alla luce del sole che li attende all’orizzonte nel rosso di uno splendido tramonto.

Per l’urgenza della passione, già una volta assaporata sull’argine del fiume in cui tutto scorre, ci sarà tempo. Prima che l’eternità si porti via quel che resta del giorno e che tutto il dolore del mondo in essa trovi finalmente pace.

Saber, nada sabemos,

de arcano mar vinimos,

a ignota mar iremos…

(Antonio Machado)

https://efpfanfic.net/viewstory.php?sid=4053905&i=1

e “Gerarchie” https://efpfanfic.net/viewstory.php?sid=4054415&i=1

*Nota dell’autrice: l’avventura delle Notti agitate finisce qui, ringrazio le persone che hanno seguito questo racconto, anche con grande fedeltà. Nata come una raccolta di one-shot (le notti sono per definizione staccate) è diventata quasi una serie lungo la cronologia dell’anime. Spero di aver trovato un modo per finirla all’altezza della situazione e di non aver troppo deluso chi si aspettava qualcosa di diverso.

   
 
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