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Autore: Sunnyfox    20/08/2023    4 recensioni
Solo quando all'improvviso Rufy cacciò un urlo animalesco, si rese conto che la squadra di Kendo del loro liceo aveva fatto il suo trionfale ingresso.
«Eccoli che arrivano!» esclamò, agitando le braccia per catturare l'attenzione di Zoro che seguiva il capitano della squadra e andavano a posizionarsi accanto agli altri kendoka.
Nami lo vide alzare lo sguardo verso di loro, come se fosse davvero riuscito a sentire il richiamo dell'amico, in mezzo a tutto il fracasso esploso all'ingresso delle squadre. Rufy si agitava così tanto che dopotutto sarebbe stato impossibile non notarlo. Zoro non fece altro che alzare lo Shinai in segno di saluto. Una conferma che li aveva scorti e aveva, a modo suo, apprezzato la loro presenza. Se non fosse stato così distante, Nami avrebbe detto di averlo persino visto sorridere.
[High School AU]
Genere: Azione, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Mugiwara, Nami, Roronoa Zoro, Z | Coppie: Nami/Zoro
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 1.

 

Non era mai stato strano, per Nami, dover correre la mattina per prendere il bus.

Lo era meno quando lo faceva per rincorrere un ragazzo. Lei, che si era ripromessa non sarebbe mai corsa dietro a nessun ragazzo in assoluto. Per principio, per partito preso.

«Rufy, aspettami!»

Il Capitano sembrava rappresentare sempre l'unica eccezione.

«Muoviti! So che puoi fare più di così!»

I suoi polmoni non erano dello stesso parere.

Il Capitano - così lo chiamava il suo sgangherato gruppo di amici del liceo - sembrava attingere sempre da una fonte inesauribile di energie. Se spesso da un lato si dicevano stremati dai suoi eccessi di entusiasmo, dall'altro, chiunque gli orbitasse attorno non poteva fare a meno di sentirsi ispirato dai suoi atteggiamenti. E spronato a tirare fuori il meglio, nel bene... e nel male.

Nami spinse forte sui polpacci, dando un ultimo slancio ai suoi sforzi.

L'autobus si fermò, placido, alla fermata prevista e Rufy si precipitò a bordo, tendendo una mano a Nami, per aiutarla a fare lo stesso. L'istante successivo al loro rocambolesco arrivo, le porte si chiusero alle loro spalle e il mezzo riprese la sua corsa.

«Il Capitano Rufy e la sua navigatrice, si aggiudicano l'ennesima trionfale vittoria!» esordì il ragazzo, alzando una mano per farsi battere la cinquina della conquista «Autobus zero! Ciurma, uno!»

Nami si limitò a tirargli un pugno sulla spalla a mo' di vendetta, lasciandolo così, con la mano a mezz'aria e un'espressione vagamente confusa.

«Non farlo mai più», lo rimproverò, andando a prendere posto in uno dei sedili liberi sul fondo. Accasciandosi come se le energie avessero completamente abbandonato il suo corpo.

«Oh andiamo!» protestò lui, «dopotutto siamo riusciti a prenderlo questo benedetto autobus» le si sedette accanto, apparentemente per nulla provato dall'impresa.

«Ne sarebbe passato un altro, in una manciata di minuti...» ansimò lei, socchiudendo gli occhi, per raccogliere pensieri ed energie smarriti per strada.

«Sì, ma saremmo arrivati in ritardo per la sua gara. Si sarebbe indispettito.»

«Non si sarebbe azzardato a dirci un bel nulla. Lui è sempre in ritardo, per qualsiasi altra cosa»

Sentì su di sé lo sguardo di Rufy e mantenne gli occhi chiusi per non incontrare il suo giudizio.

«Dai Nami, lo sai quanto ci tiene ad averci lì...»

La frase che attendeva era arrivata precisa come un orologio svizzero. E per un attimo ebbe almeno il buonsenso di sentirsi un po' in colpa.

«Ogni tanto sarebbe bello sentirglielo dire però», non riuscì a fare a meno di aggiungere, riaprendo gli occhi e cercando di assumere una posa un po' meno scomposta. Guardò fuori dal finestrino, il paesaggio scorreva veloce, le fronde dei ciliegi esplodevano di fiori: stava arrivando, finalmente, la primavera.

«Lo conosci Zoro. Non è proprio il tipo da mettere in piazza le sue emozioni. Ormai dovresti saperlo»

Nami sbuffò infastidita, prima di scendere a patti con il fatto che la conversazione si sarebbe costantemente arenata lì.

Zoro è quello che è, come fai a rimproverargli qualcosa? Rufy tendeva sempre a giustificarlo. A giustificare chiunque, a dire il vero. A vedere sempre il buono in qualsiasi comportamento.

Forse era proprio per questo che gli voleva bene.

Non aveva mai giudicato nemmeno lei. Per nessuna delle sue scelte, per nessuna delle sue manie o dei suoi errori.

Si voltò a guardarlo con espressione contrita che però si sciolse lentamente. Fece un vago cenno con la mano, come a liquidare il discorso.

«Spero che anche gli altri siano già arrivati. Altrimenti poi ci toccherà persino lamentarci di loro»

Rufy le elargì un sorrisone tutto denti, prima di strizzarle una guancia fra due dita.

«Maledetto!»

-

Il palazzetto era gremito di gente. Inaspettato quando piacevole constatare quanto, una gara scolastica regionale, fosse riuscita a suscitare tanto interesse.

Gli spalti erano affollati di studenti dei licei delle varie prefetture che avevano deciso di dedicare un sabato delle loro esistenze a un intrattenimento del tutto in contrasto con la reale idea di divertimento. Le famiglie degli studenti coinvolti nelle gare avevano i posti in prima fila e li potevi distinguere dalla compostezza dei genitori e la svogliatezza di fratelli o sorelle di atleti che avrebbero preferito essere altrove.

Sanji era riuscito a ottenere dei posti di tutto rispetto. Nami si era persino sorpresa del fatto che fosse stato il primo ad arrivare sul posto. Non era ignota la rivalità che da sempre aveva contraddistinto il suo rapporto con Zoro. Apparentemente non si erano mai piaciuti. Dal primo giorno di liceo. Le discussioni e i bisticci erano all'ordine del giorno ma qualcosa diceva a tutti che, dopo due anni, ormai giocassero ad ostentare quella competizione, come un copione ormai rodato. In più di un'occasione avevano dimostrato quando tenessero uno all'altro, in modo goffo e del tutto privo di delicatezza, certo, ma mai scontato. Un paio di adolescenti ambiziosi e troppo simili per abbassarsi a raccontarsi quanto in realtà si stimassero reciprocamente. Un modo un po' contorto di mantenere viva l'amicizia.

«Manca qualcuno, Nami-san?» si era sporto per accertarsi di aver occupato spazio per tutti.

«Solo Chopper. Ma forse è rimasto giù con alcuni dei suoi compagni di classe.»

Chopper era il più piccolo del gruppo; arrivato a scuola l'anno successivo al loro si era comunque guadagnato il ruolo di mascotte.

«Lo occupo io il suo posto. Tanto su un sedile solo non ci sto» si intromise Franky, scivolando accanto a Rufy e Usop (che si era sbracciato poco prima per raggiungerli). Il mastodontico compagno aveva superato da tempo il metro e novanta. A scuola se lo contendevano un po' tutti nei club sportivi. Ma Franky era sempre stato più interessato ai computer e alla robotica che non a tutte quelle sane abitudini atletiche e, in quell'ultimo periodo, a Robin che dopo un intero anno di lusinghe aveva ceduto a diventare la sua ragazza.

Porse una mano proprio a quest'ultima e la aiutò a sistemarsi accanto a lui, mentre salutava tutti quanti con un cenno della mano. Erano da sempre stati abituati a vederli insieme e scambiarsi carinerie reciproche che quando il loro rapporto era formalmente cambiato nessuno aveva davvero notato la differenza. Si tenevano per mano più spesso però. E Franky non si tratteneva dal tenersela vicina.

«Ottimo, allora ci siamo tutti» annuì Sanji, soddisfatto.

«Tutte queste premure per una gara di Zoro non te le avrei mai attribuite, Sanji-kun.» lo stuzzicò Nami, lanciandogli uno sguardo eloquente.

«Non farti venire in mentre strane idee, Nami cara» le elargì un sorriso malandrino, la risposta che si era evidentemente preparato in anticipo, «sono qui per vederlo perdere. Sarà dolcissimo il momento in cui potrò sfotterlo fino alla morte.»

Nami alzò gli occhi al cielo, ben consapevole che nessuno, nemmeno uno come Sanji avrebbe potuto gioire della sconfitta di Zoro, ma non rispose, lasciandogli credere (inconsciamente o meno) che avesse preso per buona la sua giustificazione.

Solo quando all'improvviso Rufy cacciò un urlo animalesco, si rese conto che la squadra di Kendo del loro liceo aveva fatto il suo trionfale ingresso.

«Eccoli che arrivano!» esclamò, agitando le braccia per catturare l'attenzione di Zoro che seguiva il capitano della squadra e andavano a posizionarsi accanto agli altri kendoka.

Nami lo vide alzare lo sguardo verso di loro, come se fosse davvero riuscito a sentire il richiamo dell'amico, in mezzo a tutto il fracasso esploso all'ingresso delle squadre.

Rufy si agitava così tanto che dopotutto sarebbe stato impossibile non notarlo.

Zoro non fece altro che alzare lo Shinai in segno di saluto. Una conferma che li aveva scorti e aveva, a modo suo, apprezzato la loro presenza. Se non fosse stato così distante, Nami avrebbe detto di averlo persino visto sorridere.

«Rufy, piantala o cadrai di sotto!» si vide costretta a rimproverarlo l'istante successivo, nonostante non riuscisse a reprimere un sorriso a tutto quell'entusiasmo.

«Lo tengo io...» si abbarbicò a lui Usopp, unendosi ai cori di incitamento.

Ancora qualche minuto e la gara sarebbe cominciata.

 

La selezione era stata più dura del previsto e, sulle battute finali, a Zoro era toccato un avversario piuttosto temibile.

Colpi e parate si schiantavano nel silenzio generale, sostenuti solo da alcuni blandi incitamenti.

Nami non aveva la più pallida idea di ciò che stava succedendo. La sua cultura nella sublime arte della spada si limitava a quei filmacci che passavano in seconda serata, mentre cercava disperatamente di addormentarsi, troppo eccitata dalle serate al ristorante per cui lavorava part time.

Non si era mai interessata al kendo. Almeno non prima di conoscere Zoro e tutti gli altri. Il ragazzo non era granché incline a condividere le sue conoscenze a riguardo, ma le insistenti domande di Rufy e compagnia lo avevano costretto, in qualche modo, ad elargir loro un'infarinatura della faccenda. Suscitando in alcuni il più sincero degli entusiasmi e in altri – tipo Sanji – uno sbadiglio di scherno e la ferma convinzione che esistesse altro di molto più interessante nella vita che non il mero sport: tipo le ragazze.

Sapevano tutti di essere lì solo per dimostrargli solidarietà, più che per reale interesse nella competizione.

«Sembra davvero bravo», commentò in un sussurro Usop, posando le braccia al parapetto. Incerto se alzare la voce per un incoraggiamento, concentrato sul fatto che quello che si stava svolgendo poco sotto di loro fosse più una sorta di danza rituale che una gara. Un evento permeato di una certa, stramba spiritualità.

«Sì, ma sembra anche tanto stanco», Chopper li aveva raggiunti in un secondo momento e si era piazzato nella fila dietro. Fra tutti era quello che aveva seguito più degli altri i progressi del ragazzo o che semplicemente prestava maggiore attenzione ai dettagli.

«Sarà... », esalò Rufy, accasciato sulla poltroncina «ma quest'ultimo giro sembra infinito»

«E' perché non capisci le regole, testone», lo rimproverò bonariamente Franky, mentre Zoro chiedeva un time-out per qualcosa che non andava con il suo casco.

«L'importante è che Zoro si diverta», concluse con un sorriso soddisfatto.

Lo videro rientrare più carico di prima e fu così che cominciò una movimentata fase finale.

Colpi, rincorse, affondi, tutte condite dagli ululati del pubblico.

«Che sta succedendo, che sta succedendo?» si rianimò Rufy, alzandosi in piedi.
«Non ci vedo niente, cretino!» lo redarguì Chopper, saltando letteralmente sul posto mentre lo stadio esplodeva in guaiti e cori di incitamento.

La danza era diventata una frenetica rincorsa alla vittoria. Fra le grida di incoraggiamento, si potevano udire quelle dei due avversari che tentavano il tutto e per tutto per portare a casa la qualificazione.

Notarono infine l'avversario di Zoro ridestarsi improvvisamente da una sottospecie di torpore, affondare un paio di colpi precisi, letali e mandarlo letteralmente al suolo, mentre gli spalti avversari gridavano la propria gioia.

«NO!»

«Che significa?»

«Ha perso?»

«Quell'idiota...» la voce scioccata di Sanji che si era levato in piedi, non meno degli altri, straordinariamente deluso.

Nami seguì con lo sguardo l'ultimo scambio di battute e i saluti finali, mentre il giudice decretava la vittoria di tale Mihawk, la conclusione dell'ultimo duello, della fase selettiva e trionfo della squadra avversaria.

Seguì meccanicamente gli spostamenti di Zoro che finiva fra gli abbracci consolatori dei compagni. La postura prostrata, il casco a nascondere la sconfitta. Cercò di intuirne l'emozione, di carpirne la delusione. Senza riuscire a non provarne lei stessa, a sentirsene oppressa dal sentimento collettivo.

«Non ci posso credere, si era allenato tanto» la vocina acquosa di Chopper alle loro spalle tradiva un'emozione ben più greve di una sottile amarezza.

«A me pare sia stato comunque un bell'incontro» aggiunse Robin, scompigliando i capelli a Chopper, cercando di tirarlo su di morale. Sempre pacata, sempre saggia, «il tipo con cui ha avuto la sfortuna di scontrarsi era uno dei favoriti della competizione. Il suo nome non mi è affatto nuovo. Zoro non ha davvero nulla di cui rimproverarsi»

Nami cercò con lo sguardo Rufy per capire che cosa ne pensasse a riguardo, ma il ragazzo non aveva fatto altro che fissare l'amico sconfitto senza proferir parola, prima di decidersi a scivolare fuori dalla fila, per dileguarsi prima della consegna dei premi.

Era in situazioni come queste che Nami non riusciva proprio a leggergli dentro. Tanto era cristallino nei sui eccessi di vivacità, quando oscuro se la situazione si faceva complicata. Era stato lui a insistere per presenziare alla gara, sebbene Zoro avesse più volte ribadito che non sarebbe stato necessario, che si trattava solo di stupide gare di preselezione. Forse Rufy si stava rimproverando proprio questo, di aver insistito tanto, di aver investito Zoro di troppe aspettative? Non era una novità che Zoro tenesse al giudizio di Rufy più di quello di chiunque altro. E questo Rufy lo sapeva fin troppo bene. Forse convinto che il suo fervore funzionasse sempre come sprone e amuleto magico ai successi dei suoi amici.

Era certa che, in ogni caso, la reazione di Rufy non si sarebbe fatta attendere, e non sarebbe stata deludente.

 

-

Attesero a lungo Zoro all'uscita del palazzetto.

Lo sciame di ospiti che avevano occupato gli spalti per tutto il pomeriggio si era ormai quasi del tutto esaurito. Avevano salutato persino il professor Brook che, sebbene deluso per gli esiti della competizione, a suo dire: non si sarebbe perso la gara per niente al mondo.

«Se quell'idiota se n'è andato senza salutarci...» stronfiò Sanji che si era acceso l'ennesima sigaretta nell'attesa. Aveva deciso di smettere con l'anno nuovo, quando l'ultima ragazza che aveva frequentato lo aveva lasciato con la scusa di mal sopportare l'odore di fumo che si portava costantemente appresso, ma i suoi propositi dovevano essersi esauriti non appena superata l'ennesima delusione d'amore.

«Zoro non lo farebbe mai», lo difese Chopper, lanciando però occhiate ansiose all'ingresso principale della struttura, ben consapevole del fatto che ci fossero almeno un paio di uscite secondarie per gli atleti.

«Allora starà smaltendo la delusione con una doccia lunga un'era geologica, quella testa d'alga», incalzò Sanji, senza concedergli affatto sconti. Il modo in cui teneva la sigaretta però tradiva il suo vago nervosismo.

«Magari si è solo perso per gli spogliatoi ed ora vaga senza meta nei corridoi, invocando aiuto» cercò di alleggerire i toni Franky.

Usop sembrò mostrare segni di cedimento quando passò loro di fronte una squadra di quegli stessi atleti che avevano partecipato al torneo.

«Magari dovremmo chiamarlo al telefono...» esalò, prima che la porta si aprisse per l'ennesima volta, rivelando finalmente l'agognato arrivo di Zoro.

Si era cambiato, aveva ancora i capelli umidi e il viso accaldato dai vapori della doccia e portava con sé l'ingombrante borsone con l'attrezzatura sportiva.

Li aveva sicuramente scorti, ma Nami si rese conto che rallentava ad ogni passo nella loro direzione, come volesse tardare ulteriormente l'ora del confronto.

Rufy era rimasto in silenzio per tutto il tempo, lo sguardo fisso sul portone d'ingresso. Non si era mosso nemmeno quando aveva visto comparire l'amico e Nami si chiese se avrebbe finalmente reagito, prima o dopo una qualsiasi mossa di Zoro.

E fu proprio allora che Rufy la sorprese per l'ennesima volta. Che sorprese tutti, per l'ennesima volta. Che a voler ben guardare, forse era l'unica reazione che avrebbero dovuto aspettarsi.

Lo guardarono prendere la rincorsa e fiondarsi, letteralmente, sull'amico, stritolandolo in un abbraccio che Zoro non potè far altro che accogliere con gratitudine.

«Sei stato grande!» gridò senza risparmiar fiato, mentre la tensione generale si affievoliva a quell'attacco diretto.

Nami vide le labbra di Zoro muoversi appena, sussurrare qualcosa al suo 'Capitano'. Rufy gli diede una botta in testa, seguita da una risata.

«Va bene!» lo sentirono esplodere nuovamente, prima di lasciarlo andare e spingerlo, letteralmente, nella loro direzione.

Zoro si parò loro di fronte, senza guardarli direttamente in viso, scrollò appena le spalle e disse: «Vi chiedo scusa»

Se per il ritardo o la sconfitto quello fu di poca importanza.

Sanji lanciò la sigaretta nel posacenere lì accanto e quello fu il gesto che diede il via a tutti quanti.

Zoro fu letteralmente circondato e preso d'assalto da affetto collettivo, fra complimenti e rimproveri per quella sua stupida giustificazione.

Se pensava di potersela cavare con una conclusione da martire, si sbagliava di grosso.

«Dovresti sorridere, perché adesso tocca andare a festeggiare!» esultò Rufy.

«Festeggiare cosa?» lo sguardo scioccato di Zoro, la cosa più divertente della serata.

«Ma che domande fai?! Una sconfitta si scaccia con una festa!»

«E bistecche!» gli fece eco Usop non meno incline ai festeggiamenti.

«E bistecche!»

«Ma io avevo voglia di takoyaki...» protestò Chopper, mentre l'ammasso di corpi veniva sciolto come era evaporata la tensione accumulata.

«E allora andiamo al locale di Arlong!» riprese Rufy.

«Scordatevelo, stasera non lavoro e non ho intenzione di andarci. E non ho intenzione di farvi credito» lo redarguì Nami con un'occhiataccia.

Il dibattito sul cibo si spostò altrove, lasciando a Zoro il tempo di riprendersi.

«Sei stato bravo», gli si avvicinò Robin, posandogli una mano sulla spalla, «Mihawk sarebbe stato un osso duro per chiunque.»

Nami che si era distratta dalla discussione mangereccia, aveva captato la conversazione. Invidiava a Robin quella sua capacità di dire sempre la cosa giusta.

«Grazie», le concesse allora il ragazzo, la postura meno ingobbita, lo sguardo meno oscuro. Ma il suo sorriso, notò Nami, celava un'amarezza che raramente aveva scorto sul suo viso, dacché lo conosceva.
 

Nota: storia liberamente ispirata alla serie di spot commerciali Hungry Days con i personaggi di One Piece. Ho optato per un AU perché non mi sento all'altezza di scrivere in canon, per il momento (e comunque ci sono già storie meravigliose là fuori), vediamo come va. Grazie a chi avrà voglia di leggere e lasciare un commento. Alla prossima.

   
 
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