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Autore: dirkfelpy89    02/12/2023    1 recensioni
Ninfadora Tonks, una giovane Auror che si divide tra l'Accademia, le prime missioni e una relazione che va avanti in maniera monotona da tempo.
Remus Lupin, ex Malandrino, una vita in fuga dalle ombre del passato.
Così diversi eppure così uniti.
Lacrime, sorrisi, missioni segrete e amore. La loro storia.
Genere: Angst, Generale, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nimphadora Tonks, Nuovo personaggio, Ordine della Fenice, Remus Lupin | Coppie: Remus/Ninfadora
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4, II guerra magica/Libri 5-7
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Capitolo 2, Eastsea Manor

 



“Ok, voglio che mi ascoltiate attentamente perché non lo ripeterò una seconda volta.”
La voce di Kingsley echeggiò tra i folti alberi di quella zona selvaggia sulla costa del Galles.
Andromeda e Ninfadora annuirono, lo sguardo attento e concentrato sull'uomo.

“L'operazione si dividerà in tre fasi,” continuò l'Auror, “nella prima controlleremo la zona esterna del maniero. Nella seconda passeremo in rassegna gli interni e nella terza cercheremo eventuali passaggi segreti. É chiaro?”
“Sì,” rispose Andromeda.
“Voi rimarrete fuori dal cancello, potrete entrare una volta che la seconda fase sarà terminata. Lanceremo in aria delle scintille blu e solo allora ci raggiungerete.”
“Ok.”
“Faremo esplodere delle scintille rosse in caso dovessimo trovare Black e allora dovrete rimanere qui fino a nuova comunicazione. Se trascorsa…” Kingsley controllò il suo orologio, “mezz'ora non vedrete alcuna scintilla nell'aria, scappate via di qui, materializzatevi al Ministero e chiedete aiuto.”

Andromeda questa volta non annuì ma si accigliò e chiese, la voce bassa e tesa: “Black è solo, forse senza bacchetta, non penso potrà scappare da una squadra di Auror.”
“Una persona braccata è una pericolosa,” rispose Shacklebolt. “Black non ha niente da perdere, è un topo in trappola… ma i topi mordono e possono far male.”
La donna sembrò voler aggiungere qualcos'altro ma, dopo qualche istante di evidente lotta interiore, non lo fece e si limitò a rimanere in silenzio.

Dopo un breve inchino, Kingsley raggiunse gli altri cinque Auror, scelti appositamente tra quelli più esperti del dipartimento.
Ninfadora osservò attentamente il rituale dei sei: una squadra d'assalto da sempre funzionava secondo regole ben precise e dettagliate.
Per le missioni più difficili e impegnative c'era sempre un comandante (in questo caso Kingsley), un esperto di pozioni e incantesimi curativi che potesse immediatamente prendersi cura di eventuali feriti (Bellingham), un tiratore scelto dalla mira infallibile (Leinter), un esperto di trappole, creature magiche ed esplosivi (Proudfoot), e due Auror ‘di prima linea’, i primi ad intervenire e i più forti fisicamente della squadra (Jenkins e Williamson).
La preparazione avveniva sempre in religioso silenzio, la concentrazione ai massimi livelli, il piano d'azione ripetuto, nelle teste di tutti i membri della squadra, all'infinito.

“Spero che ne valga la pena," sussurrò Andromeda, osservando i rigorosi preparativi.
“Questa può essere la nostra ultima opzione, hai avuto un'idea geniale, mamma,” rispose Tonks.
Ed era vero.

Dopo l'incontro con Kingsley, Andromeda era cambiata. Si fece immediatamente più taciturna, malinconica; quando si trovava insieme al marito e alla figlia cercava in tutti i modi di dissimulare il suo malessere ma ciò avveniva con risultati decisamente scarsi.
Quello strano comportamento era andato avanti per una settimana fino a quando, durante la rituale visita domenicale della figlia, la donna aveva dichiarato, a tavola: “c'è un posto dove Black potrebbe nascondersi.”
Ted e Ninfadora erano rimasti di stucco, i cucchiai a mezz’aria.
“Ci ho pensato a lungo, ma potrebbe essersi rifugiato nella casa di zio Alphard.”
“Chi?”
“Alphard… era lo zio di tua madre e di Sirius," l'uomo era intervenuto, dopo aver osservato intensamente la moglie. “Fu diseredato perché lasciò tutti i suoi averi a Black, se non mi ricordo male.”
“Esatto, quando un membro adulto veniva diseredato dalla famiglia tutti i suoi averi conseguentemente uscivano dalla proprietà dei Black,” aveva spiegato Andromeda. “Zio Alphard non aveva figli, la sua casa non piaceva a nessuno… ci scommetto che Walburga e papà se ne saranno disfatti.”
“Ma allora… forse Black puoi entrarci liberamente!” era stata la risposta sorpresa di Ninfadora.

La fase successiva avvenne molto velocemente. I Tonks avevano nuovamente mandato un messaggio a Kingsley, ci fu un nuovo incontro e la consapevolezza che quella potesse essere una pista decisamente percorribile.
In men che non si dica, in un paio di giorni appena, il Ministero aveva organizzato quella missione a Eastsea Manor.

Le voci degli Auror distolsero le due donne dai loro rispettivi pensieri.
“È l'ora di agire. Signora Tonks, apra questo cancello, per favore.”
Andromeda rabbrividì leggermente e, dopo un ultimo sguardo alla figlia, avanzò, seguita da Ninfadora.
Il cancello che delimitava la tenuta era ormai arrugginito, oltre di esso si trovava un grande giardino un tempo curato, adesso ormai inselvatichito, e in fondo potevano scorgere a malapena, sulla cima di un'alta scogliera, un'antica abitazione in rovina.
“Se questa casa non è più protetta dagli incantesimi dei Black,” dichiarò Proudfoot, “lei potrà entrare… e anche noi.”

La donna osservò intensamente quella cancellata ormai corrosa dal tempo. Quante volte l'aveva aperta per andare a visitare zio Alphard e il suo allevamento di Crup!
Quanto aveva pianto Sirius, venendo a conoscenza della morte dell'uomo.
Sirius.
Senza esitare ulteriormente, Andromeda pose una mano sul freddo ferro e spinse. Il cancello si aprì.

“Bene, adesso tocca a noi,” intervenne Kingsley, spingendo delicatamente la donna da parte. “Jenkins e Bellingham con me a destra, gli altri a sinistra, camminate dietro gli alberi. Ritrovo davanti alla porta dell'abitazione tra dieci minuti!”

E così, senza aggiungere nient'altro, la squadra scelta si mosse nel silenzio più assoluto. Le due donne rimasero fuori dal cancello, scorgendo a malapena le sei figure nella luce del primo mattino.
“Se non si trova qui, non so proprio dove altro potrebbe essersi nascosto,” sussurrò Andromeda.
“In realtà, me l'ha detto Kingsley quando siamo arrivate," rispose la ragazza, “pare che negli ultimi giorni della sua lunga permanenza ad Azkaban, Black fosse ossessionato con Hogwarts. Parlava spesso, nel sonno, della scuola.”
La madre si accigliò.
"Perché mai Sirius dovrebbe essere ossessionato da Hogwarts?”
“Beh, a Hogwarts c'è Harry Potter,” rispose Ninfadora. “Nessuno chiaramente me ne ha parlato direttamente, le poche informazioni che possiedo sono riuscita a origliarle nei corridoi del ministero, ma pare proprio che Caramell e Scrimgeour siano convinti che Black cercherà di infiltrarsi nella scuola.”
“Harry Potter… Merlino, quanto era felice Sirius quando mi disse che la moglie di James era incinta,” sussurrò Andromeda, dopo qualche secondo di penoso silenzio. “Non riesco a crederci, povero ragazzo…”

“Parlano di mettere dei Dissennatori intorno alla scuola, ma a quanto pare Silente non è molto d'accordo,” aggiunse Ninfadora, cercando di scaldarsi le mani e osservando l'orologio.
“Quelle orride creature… intorno a così tanti ragazzi, capisco quanto mio cugino possa includere terrore, ma arrivare a tanto…”
“Le famiglie si sentiranno più sicure, almeno secondo Scrimgeour.”
“Io non sarei mai sicura intorno a quelle creature,” sbottò la donna.
“Fatto sta che se Black non si trova qui abbiamo esaurito ogni possibile opzione. E in tal caso c'è ben poco che possiamo fare, dobbiamo solo attendere un eventuale errore di Black,” rispose la figlia.

Proprio in quel momento, numerose scintille blu apparvero in alto nel cielo ancora scuro.
“Avanziamo,” propose Ninfadora, estraendo la bacchetta e scortando la madre su per il prato ormai inselvatichito.
Ci impiegarono diversi minuti perché la salita era abbastanza irta e le erbacce si aggrappavano con ostinazione all'orlo dei vestiti delle due streghe.
“Là ho baciato per la prima volta tuo padre, “ sussurrò Andromeda, indicando un grosso salice piangente.
“Tu zio…”
“Sapeva, sì. Ma pensava che fosse il capriccio di una ragazzina, non la scelta matura e ponderata di una giovane donna.”
Non dissero nient'altro e, dopo qualche secondo di pausa per riprendere fiato, le due tornarono ad avanzare.

Fuori dalla porta si trovava Kingsley, l'espressione concentrata e la bacchetta ancora in mano.
“Abbiamo esplorato l'esterno dell'abitazione e il suo interno ma non siamo riusciti a trovare nessun segno di presenza umana,” asserì. “Sa se ci sono dei passaggi segreti?” Chiese, rivolto ad Andromeda che subito annuì.
“Ne conosco uno che porta dalla sala da pranzo a una libreria segreta. Lo zio vi nascondeva il whisky incendiario e tutta la robaccia che sua sorella, mia zia, riteneva non adatta a una famiglia Purosangue.”
“Bene, faccia strada.”
Gli interni di Eastsea Manor non erano in condizioni migliori rispetto ai giardini: l'intonaco dalle pareti e dal soffitto era crollato in quasi tutte le stanze e i corridori che percorsero, i pochi mobili presenti rovinati dalle tarme oppure ricoperti da diversi centimetri di spessa polvere.
Nella grande sala da pranzo trovarono il resto della squadra.
“Abbiamo lanciato numerosi incantesimi protettivi,” dichiarò Leitner. “Non è possibile materializzarsi o smaterializzarsi nel perimetro del maniero e qualunque persona dovesse mai mettervi piede farà scattare un’allarme collegato direttamente con il quartier generale Auror.”
Andromeda indicò un grande quadro vuoto appeso accanto al camino.
“Eccolo là. Togliete il quadro e troverete il passaggio segreto.”

A quelle parole l'atmosfera rilassata all'interno della stanza tornò a farsi cupa e tesa. I cinque Auror estrassero immediatamente le bacchette mentre Kingsley, con più delicatezza possibile, spostò la cornice, appoggiandola per terra. In effetti, trovarono una piccola apertura nel muro che dava su una strettissima rampa di scale.
“Se è lassù, ormai non potrà più scappare ma ha una buona posizione per la difesa,” analizzò Proudfoot.
“Avanziamo compatti, incantesimi difensivi pronti, bacchette sulla spalla dell'Auror di fronte,” sussurrò Kingsley. “No, tu no,” sbottò, notando come Ninfadora avesse a sua volta estratto la bacchetta.
“Ma io…”
“Rimani qui con me,” esalò Andromeda. “È troppo pericoloso.”
La ragazza fece per ribattere ma bastò un'occhiata del gruppo di Auror per farle capire che non era l’ora di polemizzare con sua madre e che fosse meglio tacere.

“Uno… due… tre!”
Scandì Shacklebolt.
Al “tre”, gli Auror, in rigorosa fila indiana, entrarono nel corridoio e salirono rumorosamente le scale.
Andromeda e Ninfadora trattennero il respiro ma dalle scale non venne nessun rumore di lotta apparente.
Rimasero ferme, immobili nel silenzio innaturale di Eastsea Manor. Dopo un’attesa che parve lunga un'ora, la ragazza fece per scattare in direzione dell'apertura nella parete quando Kingsley ne sbucò fuori.
“È stato qui,” esclamò mentre altri tre Auror rientrarono nella sala da pranzo, coperti di polvere.

“Ne siete sicuri?”
“Sì, c'erano ancora i segni di un fuoco magico, resti di cibo e coperte,” mormorò Jenkins, tossendo.
“Le coperte erano fredde, così come i resti di cibo e la cenere, ma abbiamo trovato tracce di piedi nello spesso strato di polvere sul pavimento,” spiegò Kingsley. “A occhio e croce direi che se n'è andato di qui quattro giorni fa, forse cinque.”

Alle sue spalle, Ninfadora sentì la madre indietreggiare.
“Oh no, se io…” sussurrò, una mano alla bocca, “se io mi fossi ricordata prima… ma non ci pensavo da anni!”
Si stava dando la colpa. La sua intuizione si era rivelata giusta ma troppo tardiva, Black gli era sfuggito tra le mani come fumo.
“Signora Tonks, non deve farsene una colpa, qui nessuno la accusa,” Kingsley si avvicinò e le pose una mano sulla spalla. “Anzi, ha dato una grande mano alle indagini perché, se non avesse avuto questa intuizione, brancoleremo ancora nel buio.”
“Sì ma è stato tutto inutile…”
“Setacceremo quel passaggio segreto a fondo, anche l'intero maniero se serve. Forse potremmo ottenere degli utili indizi!”
“Quel che è certo è che i nostri presentimenti erano giusti, King,” si intromise Leitner. “Black è in viaggio, forse verso Hogwarts.”

/ / / / / / /

Ci volle del tempo per tranquillizzare Andromeda ma alla fine, dopo un ulteriore ispezione del maniero, Proudfoot accompagnò madre e figlia lontano da Eastsea Manor.
Il ritorno a casa si rivelò piuttosto penoso: le numerose rassicurazioni degli Auror e della figlia non avevano convinto la donna che la fuga di Black fosse colpa sua. Che se non fosse stata così sciocca da dimenticare zio Alphard e il suo vecchio maniero, forse Sirius sarebbe tornato nelle mani del Ministero.

“Non è colpa tua, Meda. Quegli sciocchi al Ministero, avrebbero dovuto occuparsene loro!” Esclamò Ted. “Come hanno fatto a dimenticarsi che Sirius aveva uno zio al quale era molto legato?”
Andromeda annuì ma non sembrava affatto convinta e, dopo aver consumato un triste pranzo silenzioso, si ritirò in camera sua.
“Dalle del tempo,” esordì l’uomo, non appena la porta della camera da letto padronale si chiuse. Ninfadora fece per seguire la madre ma poi, convinto dalle parole del padre, si mise rumorosamente a sedere sul divano, le mani sul volto.
“Mi rattrista vedere mamma così, non è da lei,” sussurrò infine, scuotendo tristemente la testa. “Non l'ho mai vista nascondersi in camera sua.”
“Questa faccenda l'ha colpita nel profondo. E adesso deve affrontare un terrore che ha tenuto nascosto nel suo cuore per quasi dodici anni.”

“Mamma è a pezzi, Black in fuga e il Ministero quasi sicuramente porrà dei Dissennatori a guardia di Hogwarts,” mormorò Tonks, “si prospetta proprio un bell'anno.”
“Sì, sono preoccupazioni che però non ti dovranno coinvolgere più di tanto, Dora. Il tuo lavoro adesso è quello di terminare l'accademia, lascia che siano Kingsley e gli altri a catturare Black,” esclamò Ted, “e lascia che sia io a prendermi cura di tua madre,” concluse con un sorriso.
Padre e figlia si abbracciarono e rimasero stretti a lungo, sul divano sfondato di casa Tonks.

Quando Ninfadora tornò a casa erano ormai le nove di sera. Dopo aver salutato il padre, la ragazza non se l'era sentita di tornare subito nella sua casa solitaria.
Aveva percorso Diagon Alley in lungo e in largo per due volte, osservando le vetrine mangiando un triplo gelato di Florian Fortebraccio. Solo dopo alcune ore solitarie, esausta, aveva infine deciso di rincasare.
Tirò fuori le chiavi da una tasca dei jeans e fece per inserirle nella serratura quando si rese conto che, da sotto la porta, stava filtrando un po' di luce.
Eppure lei le aveva spente quando, quella mattina, era uscita di casa.
Di questo ne era sicura.

Estrasse automaticamente la bacchetta, mormorando “Alohomora” sulla porta che si aprì lentamente.
Poteva sentire distintamente dei rumori provenire dalla cucina. E se fosse stato Black?
Non doveva trovarsi in condizioni fisiche ottimali, dopo una fuga che ormai durava da diversi giorni, forse non aveva nemmeno una bacchetta…
Ma poteva comunque essere pericoloso: un pluri assassino ha altri modi per uccidere che certamente possono non involvere una bacchetta magica.

Sospirò, sudando fredda e avanzando in punta di piedi, per poi tornare a puntare la bacchetta verso la porta socchiusa della cucina. Doveva verificare se effettivamente fosse Sirius Black.
Con la morte nel cuore, esalò: “chi è là?”
La porta si aprì, Ninfadora si concentrò, pronta a lanciare addosso all'intruso uno Stupeficium ben assestato.
“Ehi… mi arrendo!”
Dal piccolo vano era spuntato un ragazzo con lunghi capelli neri, viso olivastro e due splendenti occhi azzurri.
La ragazza sbuffò sonoramente, abbassando la bacchetta.

“Idiota, non potevi avvertirmi?”
“Ci ho provato, è da questo pomeriggio che ti cerco!” Spiegò il ragazzo, pulendo le mani a uno strofinaccio. “Eri irraggiungibile, sono andato dai tuoi ma mi hanno detto che te ne eri andata via dopo pranzo. Alla fine ho pensato che in ogni caso saresti tornata a casa per dormire.”
“Ma come hai fatto a entrare?”
“La porta era aperta.”
Ninfadora imprecò. Era stata così presa dalla missione di quella mattina che aveva commesso un errore da principiante.
Il ragazzo, sorridendo, le si avvicinò e la baciò sulle labbra.
“Ammetto che avevo sperato in un'accoglienza migliore da parte della mia ragazza, dopo una settimana di forzata lontananza.”
“Sì, scusami ma in questi giorni ho avuto la testa altrove, Karim. Se aspetti un po' mi preparo e andiamo…”

Il ragazzo però la interruppe, abbracciandola forte.
“Tuo padre mi ha raccontato tutto, prima, quando sono passato dai tuoi. Mi dispiace, sono un fidanzato pessimo, avrei dovuto essere qui, dalla tua parte,” sussurrò, sciogliendo l'abbraccio e baciandola ancora.
“E perderti il ritiro? No, non avrei potuto permettertelo.”
“Sai che roba, perdere il ritiro precampionato di una squadra che quasi sicuramente retrocederà in terza divisione.”
“Ma tu sei il loro Cercatore…”
“Tu sei più importante,” esclamò il ragazzo. Colmò nuovamente la distanza tra i due e la coppia tornò a baciarsi, in maniera sempre più passionale, le braccia di lei avvinghiate attorno al collo del Cercatore, quelle di Karim intorno alla vita della ragazza.
Staccarsi si rivelò particolarmente difficile.
“A dirla tutta… non me la sento di uscire, stasera,” mormorò la ragazza.
“Nemmeno io,” esclamò Karim, prendendo in braccio Ninfadora e avanzando, a tentoni, verso la camera da letto.

/ / / / / / /

La mattina successiva, dopo aver fatto colazione insieme, Karim uscì presto per tornare a casa e trovare i suoi numerosi parenti.
Quel sabato avrebbero potuto recuperare con tutta calma la serata mondana che Ninfadora programmava da giorni: la ragazza non era in servizio e le partite del campionato di Quidditch di seconda divisione sarebbero iniziate da lì a un paio di settimane.
Nonostante si frequentassero ormai da diverse settimane, Tonks era ancora incerta dei suoi sentimenti verso il giovane Cercatore: stavano bene insieme, possedevano un'ottima intesa fisica, ma non provava dentro di sé quelle laceranti farfalle nello stomaco che l'avevano accompagnata durante la sua prima storia d'amore.

Dopo aver salutato il ragazzo sulla soglia di casa, fece per rientrare quando la sua attenzione venne attratta dalla presenza di un grosso cane nero dall'altra parte della strada, seduto composto vicino ad un'alta siepe
“Ehi, bello!” Esclamò.
L'animale sussultò, spaventato, e si ritirò velocemente, lontano dalla ragazza.
“Così grande e così fifone,” mormorò Tonks, sorridendo, richiudendosi la porta alle spalle.

Stupidostupidostupidoidiotaidiotaidiota.
Sirius corse il più velocemente possibile, cercando al contempo di non attirare l'attenzione dei pochi passanti, sino a quando non trovò un comodo cespuglio dentro il quale nascondersi.
Aveva rischiato troppo.
Stava diventando forse un idiota sentimentale?

Rimase in agguato, le orecchie tese, ma non colse nessun segno di materializzazione nei paraggi e dopo qualche minuto si rilassò.
Avrebbe dovuto correre dritto al suo obiettivo, ma non era così semplice. La scuola avrebbe aperto solo a Settembre e doveva muoversi continuamente per far perdere le sue tracce.
Prima di recarsi verso la Scozia però, ed era uno stimolo più forte di lui, Sirius voleva sincerarsi delle condizioni degli unici parenti che ancora aveva a cuore. Da giorni teneva sotto controllo Andromeda ma non aveva rischiato avvicinarsi: percepiva forti incantesimi difensivi nell'aria vicino l’abitazione della cugina e non era sicuro di come avrebbe reagito la donna.
Si rallegrò, però, vedendola ancora in forma e con accanto Ted Tonks e sua figlia.
Si rivelò ancora più difficile rintracciare Ninfadora, solo il suo olfatto sviluppato glielo aveva permesso, dopo giorni di ricerca. Era ormai diventata una giovane donna, aveva una casa sua, un fidanzato, frequentava l'accademia Auror, da quello che riusciva a capire.
Tutto ciò lo rendeva estremamente orgoglioso e triste allo stesso tempo.
Quanti anni di vita aveva sprecato.

Il sole era ormai alto nel cielo, la temperatura si stava alzando e l'ombra offerta dal cespuglio tentò terribilmente l'Animagus.
Ninfadora era a contatto con il dipartimento Auror, se avessero scoperto che lui, Sirius, poteva trasformarsi in cane, sicuramente l'avrebbe come minimo inseguito.
Ma ciò non era accaduto e quindi questo voleva dire solo una cosa: Remus aveva mantenuto quel segreto.
Remus.
Più di tutti avrebbe voluto rifugiarsi dal vecchio amico ma sapeva che non era possibile e la cosa lo feriva più di ogni altra.
Peter, doveva trovare e ucciderlo e forse le cose sarebbero cambiate, forse Remus gli avrebbe creduto.
O forse no, ma allora la sua vendetta sarebbe stata comunque compiuta. Il gioco sarebbe valso certamente la candela.
Avrebbe affrontato con piacere la morte, una volta divorato quel topo

Cullato dall'ombra e da una leggera brezza, l'Animagus si addormentò per svegliarsi solo a pomeriggio inoltrato.
Si scosse, infuriato con se stesso per tutte quelle ore perse, e, approfittando dell'oscurità, uscì fuori dal suo nascondiglio e tornò a correre verso un'unica direzione.
Private Drive.
Harry.

/ / / / / / /

Karim è un personaggio che ho creato non appena questa storia si è iniziata a formare nella mia mente. Sarà un personaggio abbastanza importante, anche se chiaramente non quanto Remus e non come il primo amore di Tonks (e chi sarà mai?)
E poi Sirius che controlla come stanno gli unici parenti che ha ancora a cuore è un headcanon che ho da anni e sono finalmente contento di averlo potuto mettere per iscritto.

Spero che il capitolo vi sia piaciuto, mi sono divertito a immaginarmi come una squadra d'assalto Auror potesse funzionare, ringrazio GYHoogy2020 per la recensione e chi ha messo la storia tra le preferite e le seguite, ci vediamo al prossimo capitolo!

  
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