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Autore: gabryTheGift    07/12/2023    1 recensioni
[Imma Tataranni - Sostituto procuratore]
[Imma Tataranni - Sostituto procuratore]Ambientato nella 1° stagione della serie. Calogiuri e a Roma e Imma comincia a pensare al sogno che ha avuto che vede lei, il ragazzo e una scrivania come protagonisti.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La giornata alla fine passò.

Tra scartoffie e interrogatori Imma riuscì perfettamente a non pensare a niente e a nessuno. Se lo impose in modo impeccabile proprio come lo sceriffo che era. Lo sceriffo di Matera era sempe vigile con tutti anche e soprattutto con sé stessa.

Una volta a casa cenò con la sua famiglia.

Valentina come al solito guardava adorante suo padre e non lei. Mentre Pietro nel suo docile rimprovero alla figlia sembrava sempre goderne di essere il genitore preferito.

Alcune volte la Tataranni pensava, quando si concedeva di pensare senza freni – Con quel sorrisino, con quella sua aria buona e gentile sembra dirmi: vedi? Vedi che in questo sono migliore di te? Lo vedi? Nella cosa che conta, in quello che per te è importante io ne esco vincitore e tu solo seconda. In questo io sono migliore di te!

Tuttavia ogni volta che ci pensava si diceva che non era possibile. Si diceva che Pietro era un buon marito, le voleva bene, non poteva davvero essere in competizione con lei. Non poteva vedere il rapporto con la loro figlia come una sorta di competizione.

Magari fa così perchè è felice delle dimostrazioni d'affetto di Valentina. È normale che ne sia felice e che non mi prenda mai parte con lei. Io sono il bastone e lui è la carota. Ci compensiamo. Io detto le regole, sono la mamma intransigente e lui è il padre amico, buono e paziente. Pietro è l'unico che mi ha visto quando non mi vedeva nessuno. È buono e gentile non può provare un sentimento del genere.

Quindi scuoteva la testa e subito smetteva di pensarci – è una sciocchezza pensare certe cose – si diceva – a pensare una cosa del genere gli faccio un torto.

Anche quella sera quindi Valentina dopo cena si rintanò nella sua stanza. Suo marito invece steso sul divano guardava la tv e lei rassettava la cucina. Alla fine le piaceva farlo qualche volta – qualche volta eh! Non bisogna farci l'abitudine! Il ruolo della casalinga proprio non fa per me! Checché ne dica quella scassapalle di mia suocera!

Una volta finito di rassettare cominciò ad avvicinarsi al divano dove era ben steso e rilassato Pietro. Dalla televisione si sentiva un caos infernale e le immagini davano allo spettatore la visione di corpi giovanissimi, di ragazze magrissime e vestite molto poco. I suoi occhi andarono quasi di riflesso a cercare il volto del marito e vide un'espressione soddisfatta e allegra che poche volte aveva notato sul suo volto – Ma guarda questo? Cose da pazzi!-

Come se si fosse sentito preso in causa Pietro senza guardarla disse: “Amò? Guarda queste! Eh non come te eh” concludendo con una risatina fatta quasi a bocca chiusa.

Istintivamente Imma chiuse forte i pugni delle mani – Ma come si permette questo? Se lo ricorda chi sono io? - e subito rispose : “Grazie Pietro, sei sempre gentile!”

“Eh dai amò sto scherzando” continuò a dire sempre guardando la tv. Ad un tratto si girò per guardarla e le disse di raggiungerlo “Vieni qui, dammi un bacino così mi faccio perdonare.”

Imma si avvicinò non tanto perchè voleva portare avanti la sua stupidissima scenetta ma solo perchè non le andava di litigare. Era stanca e stremata dalla giornata di lavoro e da altri problemi – che non era il caso di pensare – e quindi si disse – una cosa veloce su!

Ma non fece proprio come le disse Pietro. Imma si avvicinò allo schienale del divano e protese la guancia verso di lui – un bacio sulla guancia e non se ne parla più.

Pietro capì subito le intenzioni della moglie e le prese il mento con una mano per girare il viso verso di sé. Immediatamente Imma si scostò e non potè fare a meno di dire: “No, Pietro scusa devo fare una doccia. Non ce la faccio più.”

Senza aspettare una risposta Imma andò a passi spediti verso il bagno e si chiuse dentro.

Il rumore del click della porta che si chiudeva dietro di lei divenne assordante nel bagno. Sembrò riempire completamente quei pochi metri e Imma non riuscì a fare a meno di appoggiare prima la schiena e dopo anche la testa alla porta, facendo un lungo e intenso sospiro.

Cosa mi succede? – si chiese – Il tocco della sua mano mi ha infastidito, possibile mai?

Sarà per quella battuta scimunita – si disse.

Lentamente si discostò dalla porta e quasi senza accorgersene si avvicinò allo specchio posto sopra il lavello. Appoggiando le mani sui bordi del lavello si guardò allo specchio cosciente dell'immagine che la lastra di vetro le avrebbe fatto vedere. Non posso essere certo cambiata da questa mattina, no?

Guardò gli occhi troppo scuri, troppo tondi, troppo anonimi. I ricci ribelli che tutti prendevano in giro a scuola, perchè lei lo sapeva che per tutti il rosso era un colore che stonava – è cattiva! Non vedi di che colore sono i suoi capelli?

Ogni tanto i ricordi legati agli anni della scuola facevano capolino anche se lei si diceva, come diceva a tutti anni fa, che non le interessava. Non posso perdere tempo con certe cose - ripeteva sempre a Diana - Devo studiare io!

Continuando a guardare il suo viso stanco dopo una giornata di lavoro e una piccola ruga d'espressione spuntata qua e là, inevitabilmente fece fluire dalla sua mente un pensiero che, come già sapeva, le ronzava da tempo nella testa ma che non si era mai concessa di formulare prima di quella giornata.

Guardandosi allo specchio si disse – Ma come può uno così bello guardare una come me?

Non si pentì di quel pensiero.

Non si pentì di quel pensiero rivolto al suo Calogiuri. Si sentì libera di pensarci davvero e senza freni. Sto solo mettendo in fila i pensieri – si disse – Non faccio male a nessuno. Forse solo a me stessa – continuò inevitabilmente.

Abbiamo una bella sintonia, ci capiamo con lo sguardo. Lo so, lo sento... e forse, dico forse, posso essere attratta da lui. Insomma chi non lo sarebbe? Inoltre è un ragazzo gentile, rispettoso, educato. È bello dentro proprio come lo è fuori. Avrei voluto conoscere un ragazzo così quando lo ero anch'io, magari quando andavo a scuola. Magari avrei avuto dei ricordi più belli.

Non frenava più la sua mente dal pensare al ragazzo che per lei era diventato un punto di riferimento. Ma non desiderò soffermarsi sul fatto che la Procura le sembrava un po' triste senza il suo sorriso e senza i suoi occhi azzurri e dolcemente ingenui. Voleva solo essere libera di sognare in quel momento, di sognare come la ragazza che non era mai stata.

In fondo sono solo ipotesi, idee. Non lo figuro nella mia vita. Sono felice di quello che ho. È solo che Calogiuri è davvero pulito, un bravo ragazzo dai buoni sentimenti. È normale che una ragazza ci fantastichi sopra. Una ragazza appunto, non io. Diciamo che sto lasciando fantasticare per una volta la Imma di qualche anno fa!

Lo specchio la portò indietro nel tempo e riuscì a vedere soltanto il suo viso di qualche anno fa, il viso di quando studiava, il viso di quando incontrò suo marito.

Imma scosse la testa e non riuscì a fare a meno di sussurrare: “Figurati se uno così bello...” Ma non riusci a concludere quella frase con la sua voce e abbassando il capo decise che era arrivato il momento di fare quella famosa doccia che aveva detto a suo marito.

Dopo essersi sistemata per la notte Imma raggiunse Pietro a letto. L'uomo cercò di abbracciarla ma lei finse un mal di testa. Quella sera non se la sentiva, pensava troppo alla ragazza che era stata e pensava troppo a Calogiuri.

Calogiuri lì a Roma in mezzo a tante giovani ragazze. Figurati - si disse ancora – Se magari sta a pensare a m... a Matera quello...-

Con questi ultimi pensieri il Sostituto Procuratore si addormentò. Ma i sogni non si possono addomesticare come i pensieri e non si può decidere cosa pensare e non si può cambiare una parola al posto di un altra per sentirsi la coscienza più pulita.

Quella notte Imma Tataranni sognò Ippazio Calogiuri.

Ma non sognò nulla di ardito, nulla di erotico o di sensuale. La donna sognò soltanto un Calogiuri che, con il suo viso dolce e i suoi occhi comprensivi, la corteggiava.

Sognò che l'aspettava sotto casa per ore solo per poterci parlare qualche attimo. Sognò di arrossire comprendendo le intenzioni del ragazzo e sognò di vederlo arrossire. Sognò di passeggiare con lui, di parlare con lui di tutto e di niente. Sognò lui che le chiedeva quale fosse il suo libro preferito e cosa stesse leggendo in quel momento. Sognò che le sfiorava la mano mentre passeggiavano e poi imbarazzato che la ritraeva subito perchè non sapeva se lei potesse esserne infastidità.

Imma sognò di sorridere. Sognò di sorridere radiosa una volta davanti all'uscio di casa quando lui le baciò una guancia, la stessa guancia che lei aveva sporto verso suo marito.

La mattina dopo si svegliò con un sorriso triste. Il sogno era stato bellissimo e dolce ma era meglio non pensare a cose che non le erano successe e che non sarebbero mai potute succedere.

Si vestì, fece colazione in fretta e furia e aspettò di vedere l'auto con Capozza alla guida pronto per portarla in Procura.

Quella era la sua vita di tutti i giorni, niente smancerie, e andava bene così.

Durante la mattinata seduta alla sua scrivania sentì bussare alla porta del suo ufficio. Una volta dato il permesso di entrare, vide fare il suo ingresso da quella stessa porta il suo Calogiuri.

Il suo cuore fece un piccolo salto ma non volle ascoltarlo. Era troppo impegnata a sorridere.

“Calogiuri già di ritorno?”

“Beh Dottoressa, Roma sarà anche la città più bella del mondo ma Matera è tutta un'altra cosa.”

La Tataranni sorrise tra sé e non riuscì a non chiedersi – chissà come andrà a finire questa volta.

  
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