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Autore: Sunnyfox    15/12/2023    2 recensioni
Solo quando all'improvviso Rufy cacciò un urlo animalesco, si rese conto che la squadra di Kendo del loro liceo aveva fatto il suo trionfale ingresso.
«Eccoli che arrivano!» esclamò, agitando le braccia per catturare l'attenzione di Zoro che seguiva il capitano della squadra e andavano a posizionarsi accanto agli altri kendoka.
Nami lo vide alzare lo sguardo verso di loro, come se fosse davvero riuscito a sentire il richiamo dell'amico, in mezzo a tutto il fracasso esploso all'ingresso delle squadre. Rufy si agitava così tanto che dopotutto sarebbe stato impossibile non notarlo. Zoro non fece altro che alzare lo Shinai in segno di saluto. Una conferma che li aveva scorti e aveva, a modo suo, apprezzato la loro presenza. Se non fosse stato così distante, Nami avrebbe detto di averlo persino visto sorridere.
[High School AU]
Genere: Azione, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Mugiwara, Nami, Roronoa Zoro, Z | Coppie: Nami/Zoro
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 17.

 

«Sei proprio sicuro che non ci fosse alternativa a questa soluzione?»

Trafalgar Law osservava perplesso, sulla porta del dojo, i sei che stavano cercando di capire come si tenesse in mano uno shinai.

Zoro, le braccia intrecciate al petto, faticava a restare serio.

«È solo facciata. Pubblicità. Gli open day hanno quella funzione lì, no? Mostrare quello che potrebbe essere... non quello che in realtà... è.»

Non era certo che la frase avesse senso, ma guardare Rufy e Usop inseguirsi con lo shinai sfoderato gli sembrò in parte una commedia di serie b, in parte un insulto alla disciplina.

Le vacanze primaverili erano terminate e con il nuovo anno scolastico e la ripresa a pieno ritmo delle attività, Koshiro aveva preso una decisione: quella di promuovere un nuovo corso al dojo. Rivolto ad adolescenti e adulti.

Ne aveva parlato con Zoro e con Law, persino con Tashigi che si era detta entusiasta all'idea di poter riprendere ad allenarsi con qualcuno che non fossero due invasati pieni di muscoli.

Se questa decisione avesse permesso a Koshiro di tener fede a ciò che si era ripromesso sui cambiamenti, Zoro non poteva che accoglierla se non con gioia, almeno con moderato entusiasmo.

La verità era che promuovere un corso con soli due effettivi corsisti e un giovane allenatore, non avrebbe fatto grande pubblicità. Perciò Zoro aveva chiesto ai suoi amici di far da figuranti per mezza giornata. La promessa era quella di una completa vestizione dell'armatura, e di approfittare del buffet di benvenuto, solitamente destinato ai potenziali futuri iscritti.

Avevano tutti accettato con entusiasmo. Robin a parte, che aveva preferito dare una mano con accoglienza e volantinaggio. La sua aria seria e professionale, se non altro, avrebbe compensato lo sciagurato entusiasmo degli altri.

A Zoro sembrava tanto strano vedere i ragazzi agghindati come veri atleti. Rufy, Saji, Usop e Franky erano quelli più credibili. Al povero Chopper l'armatura ballava addosso, ma non erano riusciti a trovarne una della sua misura in tempo per l'apertura. Mentre Nami aveva preso in prestito una di quelle di Tashigi. A modo suo, a Zoro sembrò davvero bellissima.

«D'accordo ragazzi, adesso basta con le stronzate!» Law batté le mani sono un paio di volte, prima di ottenere l'attenzione di tutti «stanno arrivando i primi potenziali interessati, perciò mettetevi a coppie e mi raccomando non voglio che facciate niente di più che le due mosse che vi ho insegnato nei giorni scorsi. Non si tratta di una vera competizione, solo di fare un po' di scena, siamo tutti d'accordo?»

«Non posso usare un po' del sangue finto che mi sono portato appresso? Per fare scena...» saltò su Franky, estraendo da chissà dove una sottospecie di bustina color rosso carminio.

«No! Proprio no» lo rimproverò Law con aria estremamente scioccata, prima di rivolgersi a Zoro «Sono tuoi amici questi, dì loro qualcosa.»

Zoro si limitò a fissare Franky con aria divertita.

«Ti sta prendendo in giro. Stai tranquillo. Franky non farebbe mai una cosa del genere», ma nel dirlo sapeva perfettamente che ne sarebbe stato capace, eccome. Ben consapevole però che l'avvertimento di Law lo avrebbe fatto desistere dal fatto di provarci. Era più preoccupato dall'entusiasmo di Rufy a dirla tutta.

«Fate come dice lui. E dopo ci sarà da mangiare. Scegliete adeguatamente il vostro compagno, intanto»

«Io distruggo Usop!» esclamò Rufy, battendogli uno shinai su un fianco.

«Tu non distruggi proprio nessuno, ragazzino!» Law sembrava sull'orlo di una crisi di nervi.

Zoro si ritrovò divertito di constatare quanto al ragazzo sembrasse stare a cuore quella causa. Il fatto che Koshiro lo avesse scelto, gli avesse proposto di tenere anche quella classe e chiesto il suo onorevole consulto, sembrava averlo inorgoglito. E risvegliato un entusiasmo che non provava da tempo. Zoro si chiese se quell'evento non avrebbe rappresentato una rinascita anche per Law.

«Io sto con Nami-san» la voce di Sanji a strapparlo dalle sue elucubrazioni.

«Tu fai coppia con Franky» lo contraddisse con un'occhiata glaciale.

«Perché, Nami non ti sembra adeguata?»

«Non è sensato, coglione» guardò lui, guardò Franky «non puoi fargli fare coppia con Chopper»

La differenza d'altezza e stazza fra i due era così abissale da risultare quasi ridicola.

«È una questione di equilibri» cercò di essere obiettivo, e saggio... ma lo sguardo divertito di Nami non gli sfuggì affatto.

Che vuoi? Le mimò con le labbra, ricevendo in cambio una linguaccia. Poi lei corse incontro a Chopper, con grande costernazione del buon Sanji che non poté far altro che accettare il suo destino.

«Cercherò di essere delicato con te...» gli batté una mano sulla spalla Franky, allusivo, mentre Sanji fingeva grande ribrezzo.

Quando arrivò Koshiro e le persone che Robin si era preoccupata di accogliere, la messinscena ebbe inizio.

Giunsero diversi ragazzi. Lo spettacolo indecente dell'inesperto gruppo suscitò l'ilarità generale in più di un'occasione, per non parlare delle coronarie del povero Law che non sembrava affatto propenso a trasformare quella dimostrazione in una buffonata. Cercava in tutti i modi di tenerli in riga, di impedire a Rufy di abbandonare la postazione solo per mettere mano alle prelibatezze in esposizione sui tavoli in giardino, mentre Zoro aiutava Koshiro a spiegare come funzionavano i corsi.

Quel festoso via vai aveva comunque messo di buon umore Zoro. I sorrisi e la disponibilità di Koshiro, il suo ritrovato entusiasmo riuscivano a mediare con il festoso e altrettanto disastroso caos che si stava consumando sul tatami al centro della stanza.

Le sue ritrosie sul riaprire il dojo ad eventi del genere erano lentamente state spazzate via dalla possibilità di cominciare un nuovo avvincente capitolo dello loro vita.

La decisione di aiutare Koshiro a far rinascere l'attività era stata presa ancora prima che potesse davvero valutarne i pro e i contro.

Stava ancora distribuendo dei volantini ad alcuni ragazzi del suo stesso liceo, quando si ritrovò per caso ad alzare lo sguardo per accogliere un nuovo gruppo in arrivo.

Sulla porta del dojo riconobbe un paio di volti vagamente conosciuti, ma fu quello che chiudeva il corteo a coglierlo impreparato: a svettare sopra tutti gli altri, con una postura, una sicurezza e uno sguardo inconfondibile c'era Drakul Mihawk.

Lo stesso Drakul Mihawk che lo aveva sconfitto solo pochi mesi prima. La nemesi che aveva messo in crisi le sue sicurezze riguardo la disciplina. La persona che avrebbe dovuto superare, in qualsiasi modo, per mettere a tacere la coscienza, per onorare la promessa fatta alla sua Kuina.

Era lì, in carne ed ossa, nel dojo dove era cresciuto e gli sembrò così irreale che per un attimo non riuscì ad imbastire una sola frase di benvenuto.

«Roronoa», disse questi, avvicinandosi, con la mano tesa nella sua direzione.

Il fatto che ricordasse il suo nome lo spiazzò più del fatto che fosse comparso sulla soglia della palestra.

«Dunque erano vere le voci che giravano sul tuo conto. Sei davvero stato allenato nel dojo del maestro Shimotsuki.»

Mentre gli stringeva la mano, divenne tutto molto più chiaro. Chiaro il perché Mihawk si fosse scomodato per visitare un piccolo dojo di provincia.

Il nome Shimotsuki Koshiro doveva aver attivato più di un campanello d'allarme. Così come aveva attirato tutti ragazzi dai licei del circondario e gli appassionati di Kendo, così Mihawk doveva aver riconosciuto il nome di colui che era stato una specie di eroe cittadino, in un tempo non molto remoto e spinto ad accertarsi di persona che fosse proprio lui a riaprire le attività per atleti più adulti.

«Avrei dovuto crederci anche solo per il cognome che porti»

Anche il perché ricordasse il suo nome, adesso diventava chiaro. Zoro accusò il colpo. Aveva stupidamente sperato che si ricordasse di lui per altri motivi. Niente che avesse a che fare con il suo defunto padre.

«Buongiorno...» la voce di Koshiro alle sue spalle lo risvegliò dalla stasi e gli ricordò di lasciare la mano di Mihawk e farsi da parte.

«Shimotsuki-sama» l'inchino che il ragazzo riservò al maestro non lo sorprese affatto «è un onore fare la sua conoscenza. Il mio nome è Drakul Mihawk»

«Ah, ma certo. Mihawk, una delle future promesse nazionali. Ho seguito con curiosità i tuoi progressi»

Il ragazzo gli rivolse un sorriso, che a Zoro sembrò sinceramente lusingato.

Per un istante ne fu geloso. Geloso del breve, rapido interscambio di stima reciproca. Geloso del fatto che Koshiro tenesse sotto controllo le attività del suo acerrimo nemico e che di lui non gli avesse mai davvero parlato. Nemmeno mai davvero sfiorato l'argomento. Il nome di Mihawk era a malapena saltato fuori, durante i brevi, significativi scambi di opinione sulle gare a cui Zoro aveva partecipato. Si chiese se non lo avesse fatto per una sorta di candido pudore o ci fosse sotto dell'altro.

«Immagino tu non sia venuto qui per iscriverti a uno dei miei corsi»

«Sarebbe certo un onore poterlo fare. Ma in realtà sono venuto qui con il solo intento di fare la sua conoscenza. Ho seguito con piacere molte delle sue gare di gioventù. Le sue e quelle di Roronoa-sama»

«Devi proprio essere un appassionato di preistoria» disse Koshiro, prima di scoppiare a ridere. In modo diretto, sincero «ma ti ringrazio» ricambiò l'inchino che il ragazzo gli aveva rivolto non appena incontrati.

Quando si levò dritto, mise a sorpresa una mano sulla spalla di Zoro.

«Ma credo che dovresti prestare più attenzione alle nuove leve, piuttosto che riesumare complimenti per una mummia come me. Immagino tu e Zoro già vi conosciate.»

Mihawk guardò nella sua direzione, annuendo una sola volta.

«Abbiamo avuto modo di testare le nostre rispettive... competenze.»

«Puoi dirlo forte e chiaro che lo hai battuto. Qui nessuno ha paura della parola: sconfitta.»

Zoro rabbrividì per un istante. In realtà quella parola gli metteva addosso ancora una paura del diavolo, ma si preoccupò di non mostrarlo, men che meno allo spadaccino dagli occhi di falco, così come lo conoscevano in giro.

«È stato un buon avversario» concesse Mihawk, ma per una volta tanto a Zoro non sembrò una frase di convenienza, «una bella sfida.»

Koshiro sorrise e strinse un po' la spalla di Zoro, prima di lasciarlo andare.

«Magari la prossima volta ti troverai di fronte un ottimo avversario» disse solo.

«Non mi dispiacerebbe» si volse in direzione di Zoro direttamente, fissando quei suoi occhi chiari nei suoi «Sono curioso di sapere fin dove sei riuscito ad arrivare. Ma mi sto allenando molto anche io»

Zoro non stentò a crederlo. Così come lui sentiva di essersi spinto oltre i proprio limiti nella preparazione non poteva certo pensare che Mihawk se ne fosse rimasto fermo ad aspettare, beandosi esclusivamente delle vittorie passate.

«Avrei una proposta...» intervenne di nuovo Koshiro, dopo una rapida valutazione ad entrambi «avrei voluto inaugurare questo dojo con una dimostrazione conclusiva fra Zoro e Trafalgar Law, ma credo per me potrebbe essere un piacere e un onore poter assistere a una breve amichevole sfida fra due dei kendoka più promettenti della prefettura»

Zoro sgranò gli occhi e dentro di lui qualcosa o qualcuno - probabilmente il suo orgoglio - gridò istericamente. Ma che diavolo veniva in mente a Koshiro? E figurarsi se uno come Mihawk avrebbe mai accettato di svelare tutti i suoi segreti in una stupida dimostrazione per l'inaugurazione di una palestra in cui aveva appena messo piede.

«Koshiro, io non credo che...»

«Se non intralcia i vostri piani per la giornata, Shimotsuki-sama, sarebbe un onore anche per me» intervenne Mihawk a sorpresa, lasciando Zoro letteralmente di sasso.

«A te sta bene, Zoro?» l'uomo gli rivolse uno sguardo che celava molto più della semplice soddisfazione.

Capì improvvisamente che per Koshiro, quella non era altro che un modo per permettergli di comprendere e testare, sebbene in modo blando, quanto fosse migliorato in quei mesi.

Perciò Zoro non poté far altro che accettare.

 

-

 

Nami aveva abbandonato shinai ed armatura in un angolo del dojo senza alcun rimpianto. Sebbene la corazza fosse costruita appositamente con materiali che non impedissero i movimenti, si era chiesa a più riprese come potessero davvero pensare di muoversi agilmente lì sotto.

Gli ospiti si erano tutti sistemati ai lati della palestra, i due contendenti al centro della stanza, per la dimostrazione conclusiva.

Era stata molto sorpresa nel riconoscere Mihawk. Ancora di più che avesse preso il posto di Law per quell'ultima sfida. Non aveva avuto modo di parlare con Zoro di quello che era successo in quel breve lasso di tempo, fra l'incontro e la vestizione, ma si era arresa e sistemata dalla parte del pubblico, come tutti gli altri, e adesso era curiosa di capire cosa sarebbe successo.

Non aveva affatto dimenticato come si era conclusa la loro ultima sfida, e di certo non aveva dimenticato la frustrazione e la cocente delusione sul volto di Zoro, dopo la sconfitta.

Tutto quello che ne era seguito non era stato altro che la conseguenza a quella vittoria mancata.

Pensare come erano cambiate le cose da quel giorno. Sia nei progressi di Zoro, sia nei confronti del loro contorto rapporto.

Si chiese se sarebbe stata altrettanto agitata per una stupida dimostrazione se non fossero stati insieme. Se la loro amicizia non si fosse trasformata in altro.

Ma la risposta forse poteva trovarla nello sguardo inquieto dei suoi amici, non meno nervosi di lei.

«Che succede se perde di nuovo?» sussurrò Chopper al suo fianco, la voce un alito nel silenzio che si era improvvisamene creato nel dojo.

«Non perderà, non è una vera gara», cercò di rassicurarlo, o forse di rassicurare anche se stessa.

Poi Koshiro diede il segnale e lo scontro cominciò.

Nami si rese conto di non capirci ancora un accidenti di niente di kendo, ma le brevi lezioni che aveva dato loro Law e le gare di Roronoa senior che aveva visionato assieme a Zoro, le avevano dato di certo un'infarinatura migliore di quella che aveva il giorno in cui aveva visto per la prima volta Mihawk e Zoro uno contro l'altro.

Gli sembrava di assistere a una replica dello scontro di pochi mesi prima, ma con una piccola, sostanziale differenza: Zoro non attaccava più con la ferocia che gli aveva visto sfoggiare, non con la frenesia di finire rapidamente. Le attese le sembrarono più lunghe, i movimenti meno aggressivi e più mirati. Non riusciva, ora, a notare una reale differenza di preparazione fra i due, né una reale ostilità.

Solo quando lo scontro si fece un po' più rapido e le mosse divennero più audaci si rese conto di assistere all'incontro di due ragazzi che si stavano... solo divertendo.

Si levò un applauso quando Koshiro decretò un pareggio di facciata. E si sorprese a riscontrare quanto avesse trattenuto il fiato fino a quel momento, quando vide entrambi levarsi i caschi e stringersi la mano. Applaudì come tutti gli altri, infine, abbracciando poi Chopper, sapendo che, come lei, non aveva fatto altro che preoccuparsi per tutta la durata della dimostrazione.

Si trattenne dal corrergli incontro ed abbracciare anche Zoro di fronte a tutti quanti. Si limitò ad osservarlo da lontano e godere discretamente dell'espressione aperta e soddisfatta che riusciva a leggergli in viso, mentre chiacchierava con Koshiro, mentre di nuovo, stringeva la mano di Mihawk. La prossima volta che si sarebbero incontrati sarebbe stato per davvero, ma questa cosa doveva avergli dato una gran bella dose di adrenalina, nonché una sferzata non richiesta di autostima, per come aveva gestito la cosa.

Non smise però un solo istante di cercarlo fra la folla e lui sembrò accorgersene a un certo punto, perché volse lo sguardo nella sua direzione e le rivolse il suo primo, vero sorriso della giornata. Che lei ricambiò con entusiasmo, finendo persino per arrossire un po', affatto preparata.

Lo guardò imbastire un congedo rapido e indolore, lasciando gli interessati a interagire fra loro a godersi la fine dell'inaugurazione e finalmente sembrò liberarsi dall'interesse generico, per poterla raggiungere.

«Sei stato-» fece per dire, ma lui la prese per mano e cominciò a trascinarla fuori dal dojo, lontano dal marasma, dagli ospiti, dai loro amici, fuori per il cortile e poi di nuovo dentro casa, fra i corridoi della loro abitazione privata. Per uscire infine nel cortiletto sul retro, lontano da tutto e da tutti.

«Credo di aver esaurito tutte le mie energie sociali» le disse, parlandolesi di fronte, con aria assolutamente esausta.

Nami lo osservò solo per un istante, prima di scoppiare a ridere.

«Ma sembravi così felice!» gli disse, senza riuscire a trattenersi. Per una volta che riusciva a sorprenderlo in quello stato di grazia, le pareva brutto non farglielo notare.

«E lo sono... ?» le rispose, non del tutto sicuro di essere pronto ad esprimersi liberamente «ma comunque con le batterie scariche»

«Vieni qui, fatti abbracciare un po'»

«No, aspetta...»

In barba alle sue proteste, Nami fece quello che aveva dichiarato, stringendolo come poteva, senza realizzare davvero che farlo mentre lui aveva ancora addosso quella sua ingombrante armatura potesse essere un problema.

«Speravo fosse un po' meno rigida...» protestò, stringendolo lo stesso, posando la testa nell'incavo del suo collo. Poteva avvertire l'odore della sua fatica, ma si sorprese di trovarlo quasi gradevole.

Quando sentì che anche lui la stava abbracciando si lasciò andare all'ennesimo sorriso.

«Non mi aspettavo di vedere Mihawk» gli disse, senza lasciarlo andare.

«Nemmeno io»

«Non mi aspettavo che rimpiazzasse Law nella dimostrazione»

«È stata un'idea di Koshiro»

Imbronciò le labbra, aspettando una spiegazione.

«Credo fosse solo un modo per dimostrarmi che non devo avere paura di lui. Che la sconfitta mi ha tormentato abbastanza, che forse dovevo...»

«Esorcizzarlo»

Zoro annuì, dando conferma alla sua conclusione.

«Come ti ha fatto sentire, scontrarti di nuovo con lui?»

Zoro se ne restò un po' in silenzio e Nami fu certa di poter avvertire il fermento dei meccanismi del suo cervello. Era certa ci fosse ancora molto lavoro da fare, ma il fatto che Zoro con lei stesse parlando, che non frenasse le sue considerazioni, esternasse i suoi pensieri, le sembrò un gran passo avanti.

«Migliorato» disse infine.

«Lo sapevo» constatò lei, scostandosi stavolta, restando in bilico sulle punte dei piedi per poterlo guardare dritto in viso, le braccia ancora allungate sulle sue spalle.

«Se diventata un'esperta di kendo?» le chiese, un sorrisetto sarcastico a piegargli le labbra.

Nami scosse la testa, senza cogliere davvero la sua provocazione.

«Sono diventata un'esperta di te» lo sorprese.

Lo guardò arrossire appena, godendosi le sfumature che andavano a inseguirsi sul suo viso fino all'ultimo. Sadicamente adorava quando succedeva. Quando era lei a farlo succedere.

Fece per allungarsi e ricevere il suo meritato bacio quando sentirono il campanello di casa suonare.

«Un ritardatario?» domandò, lasciandolo andare.

«Magari hanno sbagliato ingresso» le rispose, rientrando a passi svelti in casa e poi lungo il corridoio.

Lo seguì senza dire altro, la pace bruscamente interrotta.

«È questo il dojo Shimotsuki?» fece una voce. Nami si sporse appena, ritrovandosi ad osservare un ragazzo, non molto più grande di loro, capelli biondi e un berretto in testa. Se ne stava appoggiato a un lungo bastone e indossava una camicia con motivi a cuori, del tutto fuori contesto. Sembrò cambiare espressione da inquisitorio a entusiasta nel constatare che indossavano una divisa che non poteva certo smentirlo.

«Se non è così, sono finito a un raduno cosplay... o qualcosa del genere, immagino»

«Direi che sei nel posto giusto... ma il dojo è all'altro lato della struttura» gli indicò Zoro, mentre entrambi avvertivano dei passi provenire dal vialetto.

«Ti avevo detto al numero 2!» era la voce di Law, quella che anticipò l'arrivo del ragazzo. Ancora indossava anche lui l'armatura e sembrò sorpreso di ritrovare lì Zoro e Nami.

«Ecco dove vi eravate cacciati, c'è quel vostro amico strambo che sta facendo a gara con un ragazzino su quante tartine riesce a infilarsi in bocca, prima di vomitare» disse con aria assolutamente disgustata, raggiungendoli.

«Ehi... anche tu in cosplay?» disse il tipo dalla camicia a cuori. Nami si rese conto che dovevano conoscersi perchè Law finse di tiragli un pugno in testa.

«Sei in ritardo» gli disse solo «Lui è il mio amico Rosinante...» lo presentò e a Nami parve che a Zoro si accendesse una lampadina, tanto gli si era illuminato il volto.

«Chiamatemi pure Corazon. Molto piacere» rispose il ragazzo, allungando la mano che non si reggeva al bastone per poter fare le dovute presentazioni «Law mi ha parlato così spesso di questo posto che quasi mi sembra di conoscerlo. Mi spiace essermi perso l'inaugurazione» sorrise.

«Credo che tu sia ancora in tempo. Se Rufy non si fa fuori tutto, prima della chiusura» si intromise Nami, riscontrando l'approvazione di Zoro.

«Giusto. Se permettete allora... gli faccio strada» disse Law, facendogli solo un cenno con il capo.

«Venite anche voi?»

«Un attimo e torniamo» gli rispose Zoro beccandosi un sorrisetto allusivo che a Nami non sfuggì affatto.

Guardò i due allontanarsi insieme, non senza constatare dolorosamente quanta fatica facesse Rosinante a tenere dietro a Law. Ma ben deciso a fare da solo. Chissà che gli era successo, non doveva essere una cosa risolvibile. Sembrava più un vecchio trauma, a giudicare dal modo in cui aveva imparato a muoversi, nonostante tutto.

«Lo conoscevi?» chiese a Zoro, prendendogli la mano.

«Solo dai racconti di Law. Era un atleta anche lui»

«Che gli è successo?» gli chiese, non del tutto certa di volerlo sapere o che Zoro gliene avrebbe davvero parlato. Non era solito condividere le questioni altrui, questo era un tratto di Zoro che ammirava molto.

«Un incidente» rimase infatti sul vago «ma sono contento che sia venuto»

«Deve piacergli ancora molto il kendo» disse.

«Ci sono cose che non puoi semplicemente... ignorare, io credo»

Nami strinse di più la mano nella sua.

«Ho deciso di andare a conoscere mio padre» gli disse.

Forse quella frase le aveva scatenato addosso la confessione. Non era stata certa di volerglielo dire, fino a quel momento, non di rovinare quella giornata con le sue questioni personali.

Ma forse era vero che le cose non si possono ignorare, dimenticare o accantonare. Ci sono cose che devono essere semplicemente affrontate, per smettere di averne paura.

Un po' come era successo a Zoro con Mihawk, quello stesso pomeriggio.

Sentì Zoro ricambiare saldamente la sua stretta e poi alzò lo sguardo solo per incontrare di nuovo il suo, serio e affettuoso.

«Verrò con te» una domanda che sembrava più un'affermazione.

Nami si limitò ad abbandonare il capo contro la sua spalla, in un muto ma sentito ringraziamento.

 

 

   
 
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