3)
Kagome
Ogni
volta che tornava nell’epoca Sengoku, Kagome provava una
forte nostalgia di
casa, in particolare del suo bagno e dell’acqua calda.
Finché era in giro con
gli altri sulle tracce di Naraku non dava peso al fatto che doveva
lavarsi con
l’acqua corrente, e in qualche modo ci si era abituata; ma
quando tornava alla
sua epoca, la prima cosa che faceva era un bagno caldo, seguito dalla
cura
attenta per i suoi capelli.
Era
sempre stata molto orgogliosa del suo aspetto e amava prendersi cura
della sua
chioma scura. Ma la vita nel Sengoku concedeva pochi agi, soprattutto
quando
era in viaggio, per cui spesso aveva dovuto rinunciare a prendersi cura
come si
deve dei suoi capelli, nonostante portasse sempre con sé,
all’interno del suo
zaino, creme e balsami. Quella sera però, il gruppo si era
accampato nei pressi
di una pozza d’acqua termale e la ragazza decise di cogliere
al volo
l’opportunità di farsi un bel bagno
nell’acqua calda, seguito dalla cura
completa dei suoi capelli.
Dopo
cena lei e Sango si diressero verso l’acqua, pronte a
rilassarsi e dopo una
bella chiacchierata, Kagome tirò fuori
l’artiglieria pesante: shampoo, balsamo,
crema ristrutturante e districante. La cacciatrice di demoni
osservò
incuriosita quella serie di flaconi e bottiglie dalle strane forme,
anche se si
era abituata alle stranezze provenienti dall’epoca della sua
amica.
Kagome
si accorse dell’interesse della sua amica e ne fu felice
«Vuoi provarli anche
tu, Sango?»
«Pensi
che mi facciano bene?» la sterminatrice di demoni sembrava
titubante
«Ma
certo, vedrai che differenza, dopo: i tuoi capelli ti
ringrazieranno!»
«Non
capisco cosa ci sia dentro, sicura che sia tutto innocuo?»
«Ti
basta guardare i miei capelli: non hai mai notato che quando torno
dalla mia
epoca sono più morbidi e lucidi?»
«Sì,
è vero. Mi sono sempre chiesta cosa ci facessi, non ho mai
avuto i capelli così
belli!»
«È
grazie a questi prodotti» sorrise soddisfatta «E
non è mai successo che siano
caduti, fidati di me!»
Il
sorriso di Kagome era coinvolgente e Sango decise di accettare
l’offerta
«D’accordo, visto che siamo amiche, mi
fiderò di te» le sorrise in risposta.
Kagome
fu felicissima di condividere quel momento di cura personale con Sango:
le
mancavano le serate tra ragazze che faceva con le sue amiche, quei
momenti da
teenager che appartenevano a una vita tranquilla e totalmente diversa,
una vita
che aveva quasi abbandonato.
Trascorsero
un paio d’ore dedicandosi al loro benessere finché
decisero di tornare al loro
accampamento per asciugare i capelli vicino al fuoco.
«Oh,
siete di ritorno… già vestite.» il tono
di Miroku non nascondeva la delusione;
il monaco sperava di poter vedere qualche centimetro di pelle giovane,
ma non
ebbe fortuna.
«Muoviti
Miroku, andiamo a farci il bagno!» Inuyasha invece, non perse
tempo: si alzò
dal suo giaciglio e tirò la veste del monaco per
distoglierlo dai suoi pensieri
impuri.
«Ah…
Sì, arrivo.» sospirando, Miroku si arrese al suo
destino.
«Shippo
anche tu, sbrigati!»
«Eccomi!»
Solo
quando i ragazzi erano già lontani, Kagome si rese conto che
avrebbe voluto
dare i suoi prodotti anche a Inuyasha, ma non voleva rischiare di
seguire i
ragazzi e vedere cose che preferiva rimanessero
private: era già
capitato in passato e se ci pensava il suo viso diventava ancora rosso
fuoco!
Si
avvicinò al fuoco per asciugare la sua chioma, ma il
pensiero dei capelli di
Inuyasha non la lasciava: le dispiaceva non essere riuscita a sfruttare
quell’opportunità, perché avrebbe
voluto occuparsi dei capelli del mezzo demone
sin da quando Yura aveva notato che erano pieni di nodi e lasciati
all’incuria.
“Ah,
Yura, quella maledetta!”
Aveva osato dire che i suoi
capelli, così ben curati, erano brutti! Però
aveva avuto ragione nel trovare
splendidi quelli di Inuyasha: erano folti, lunghissimi e avevano quel
colore
così brillante! Era
un vero peccato che
il ragazzo non se ne prendesse cura.
«Kagome,
va tutto bene?» la voce di Sango la distolse dai suoi
pensieri.
«Eh?»
«Sei
stranamente silenziosa.»
«Sì,
sì, è tutto a posto.» forzò
uno sbadiglio «Credo di essere stanca. Anzi credo
proprio che ora andrò a dormire!» fece un sorriso
all’amica e poi, con un
sospiro segreto, la ragazza si preparò il giaciglio.
Il
risveglio di Kagome fu accolto dai caldi raggi del sole che le
accarezzavano il
viso: la giornata era splendida e la ragazza decise di fare un altro
bagno
rinvigorente nella sorgente termale, prima che il gruppo fosse pronto
per
proseguire il viaggio. Sulla strada del ritorno verso il loro
accampamento,
incontrò Inuyasha, che era andato a pescare la loro
colazione. Aveva legato i
pesci a un bastone che era poggiato sulla sua spalla, ma quando lo
raggiunse
Kagome, il ragazzo stava combattendo con il legno, che si era
impigliato tra i
suoi capelli.
«Maledetto,
esci fuori!»
Kagome
corse subito in aiuto dell’hanyou «Oh, guarda che
disastro, aspetta che ti
libero.»
«No,
lascia stare, ci penso io.» disse il ragazzo, mentre cercava
di avere la meglio
su pesci e bastone, ma finendo col peggiorare le cose.
«Non
essere ridicolo, riesci a malapena a girare il viso, tutta colpa di
questi
nodi!»
I
capelli di Inuyasha erano un disastro: per la ragazza era un vero
mistero il
motivo per cui lui non si prendesse cura dei suoi capelli, ai suoi
occhi era un
sacrilegio lasciare all’incuria quella chioma argentea.
Senza
perdersi in altre chiacchiere, la ragazza prese in mano la situazione e
tra
qualche protesta e un po’ di tentativi, riuscì a
districare l’intreccio di
legna, pesci e capelli.
«Ecco
fatto, visto che ti serviva una mano?» sorrise soddisfatta
«Hm»
si limitò a bofonchiare Inuyasha «Andiamo dagli
altri: prima mangiamo, prima ci
muoveremo.»
Kagome
annuì senza replicare, era abituata ai modi bruschi del
ragazzo. Ma dopo aver
toccato quei capelli si sentì risoluta nel continuare la sua
azione: non poteva
tollerare un momento di più che il ragazzo che amava andasse
in giro con quei
capelli così rovinati. Quell’incuria era
intollerabile: era orgogliosa
dell’aspetto di Inuyasha, era così esotico,
così appariscente e affascinante,
non poteva e non doveva rovinare il suo aspetto andando in giro in
quelle
condizioni. Chissà da quanti anni non passava una spazzola
tra quei capelli!
Durante
la colazione rimase a osservare l’hanyou, che più
di una volta, si voltò verso
di lei con sguardo sospettoso, ma Kagome gli rivolgeva sempre un
sorriso e poi
iniziava a parlare con Sango. Quando finirono di mangiare, la
cacciatrice di
demoni e Miroku andarono in cerca di qualche provvista, mentre Shippo
si
allontanò dal gruppo per bisogni privati. Era il momento
giusto per passare
alla carica!
Kagome
prese la sua spazzola e si avvicinò al mezzo demone, intento
a raccogliere le
loro cose.
«Inuyasha.»
«Hm?»
La
ragazza si avvicinò alle sue spalle e prese una ciocca
argentata tra le sue
dita «Che ne dici di dare una spazzolata a questi
capelli?»
Il
ragazzo si voltò verso di lei e abbassò lo
sguardo sulla spazzola nella mano di
Kagome «Perché dovrei?» la sua
espressione si fece distante e contrariata.
«Perché
non hai mai cura dei tuoi capelli e poco fa ti sei anche impigliato.
Pensa se
accadesse durante uno scontro con qualche demone!»
«Non
accadrà.» Inuyasha tornò a darle le
spalle, per lui il discorso era chiuso. Ma
Kagome non era della stessa opinione. «Come fai a saperlo?
Non ti ho mai visto
con una spazzola in mano, questi capelli sono in uno stato pietoso:
quando te
ne prenderai un po’ cura?»
Il
ragazzo si voltò nuovamente verso di lei, stavolta con
un’espressione alterata
sul viso «Questo non ti riguarda, non ho mai avuto problemi
in battaglia e in
generale non ho bisogno di fare niente!»
«Ma
come puoi dire una cosa del genere quando poco fa ti sei impigliato in
un pezzo
di legno?»
«Era
una sciocchezza, e comunque non mi capita spesso.»
«Ma…»
«La
vuoi smettere? Non ho bisogno della spazzola, né da te,
né da nessun’altra.
Perché siete tutte ossessionate dai nodi nei miei
capelli?» con un gesto di
rabbia, gettò a terra gli oggetti che aveva in mano e si
lanciò nel bosco.
Kagome
rimase impietrita per un momento, sorpresa dalla reazione del mezzo
demone, ma
poi le salì la rabbia per le parole dure che il ragazzo le
aveva rivolto.
«Sei
uno stupido, Inuyasha. Uno stupido, stupido!»
gridò verso il bosco.
Sango
e Miroku giunsero in quel momento, portando della frutta tra le
braccia, mentre
Shippo saltellava allegro verso di loro.
«Cos’è
successo Kagome?» chiese Sango, curiosa «Avete
litigato di nuovo?»
«Inuyasha
è uno stupido! Hai visto quanto ti ha fatto bene quel
balsamo per i capelli e
lui invece si rifiuta persino di pettinare i suoi!»
con
rabbia, la ragazza lanciò la sua spazzola nello zaino.
«Be’,
suppongo che ora dovremo aspettare che quella testa calda sbollisca la
rabbia,
prima di andarcene.» Miroku si sedette accanto al fuoco
morente «Vieni Sango,
fammi sentire ancora un po’ il profumo tra i tuoi
capelli.» il monaco rivolse
uno sguardo malizioso alla sua compagna che, imbarazzata, lo
colpì con uno
schiaffo, ma poi si accomodò accanto a lui, rossa in viso.
«Ci
vado io a far ragionare Inuyasha.» si offrì
Shippo, ma Kagome sapeva che Miroku
aveva ragione: il mezzo demone doveva sbollire la rabbia prima di poter
affrontare un discorso con calma, e il piccolo demone volpe
l’avrebbe solo
fatto infuriare di più. «Non ti preoccupare
Shippo-chan, aspetterò un po’ e poi
andrò a cercarlo io stessa.»
Inuyasha
aveva messo una certa distanza tra lui e Kagome: era corso via furioso,
ma
dentro di lui c’era anche una punta di paura. Aveva scaricato
la tensione
correndo e saltando sugli alberi e per finire, aveva deciso di farsi
una
nuotata nel torrente vicino. Sbollita la rabbia si adagiò
sulla sponda del
corso d’acqua, per fare ordine nei suoi pensieri. Forse nella
sua reazione
c’era stata più paura che rabbia:
l’argomento dei suoi capelli era legato a
ricordi dolorosi che non voleva far riaffiorare. Le uniche donne che si
erano
prese cura della sua capigliatura l’avevano poi lasciato: sua
madre per prima e
Kikyo successivamente. Quest’ultima in realtà non
era nemmeno riuscita nel suo
intento, perché il malvagio piano di Naraku aveva colpito
prima, uccidendo la
donna.
Kikyo
era tornata, ma non era più la stessa, non era nemmeno
realmente in vita, ed
era così fugace nelle sue apparizioni, che quella promessa
di spazzolargli i
capelli non sarebbe stata più mantenuta.
Aveva
vissuto tanti anni senza curarsi della sua chioma e andava bene
così.
Anche
se l’idea che Kagome si prendesse cura di lui lo allettava,
aveva paura di
ripercorrere ancora quella strada e temeva di rivivere nuovamente un
dolore
insopportabile.
Proprio
mentre i suoi pensieri erano rivolti a lei, sentì i passi di
Kagome: era venuta
a cercarlo.
Il
suo cuore gioì, come accadeva ogni volta che la ragazza
dimostrava delle
premure nei suoi confronti, ma sapeva che era venuta per continuare il
discorso
spinoso lasciato a metà, e lui non aveva intenzione di
cedere.
Quando
la ragazza fu a pochi passi di distanza, fu Inuyasha a prendere parola
per
primo «Cosa c’è, vuoi continuare il
discorso? Ho già det…»
«No,
non ho intenzione di litigare.» Kagome si sedette accanto a
lui e il ragazzo
diede un’occhiata fugace: non c’era ombra della sua
spazzola.
«Vorrei
solo capire perché hai reagito così.»
fece una piccola pausa «Forse sono stata
troppo insistente, ma l’ho fatto solo perché ci
tengo a te.»
Inuyasha
sentì il cuore accelerare. Sapeva che Kagome voleva stargli
accanto nonostante
lui non riuscisse a liberarsi dal suo legame con Kikyo e sapeva che
ciò
significava qualcosa di importante. Lui stesso non sarebbe mai riuscito
a
separarsi dalla ragazza e aveva capito da tempo di provare qualcosa di
profondo
per lei. Ma sentirle dire apertamente che ci teneva a lui
l’aveva scosso lo
stesso, perché erano state poche le persone nella sua vita
che gli avevano
detto una frase simile.
«Ci
tengo a te e per questo tengo anche a ciò che è
parte di te. Tu hai dei
bellissimi capelli e non capisco perché non voglia farli
splendere.» Pensa a
quanto sono belli quelli curati di Sesshomaru!
Kagome
avrebbe voluto esprimere quest’ultimo pensiero ad alta voce,
ma sapeva che
nominare il fratello di Inuyasha non avrebbe portato al discorso
pacifico che
lei aveva in mente.
«È
a causa di Kikyo?» fece una pausa per prendere fiato,
perché parlare della
sacerdotessa era sempre difficile per lei «Prima hai detto
che siamo tutte
ossessionate dai tuoi capelli… ti riferivi a lei, vero? Lei
te li pettinava e
non vuoi che io faccia lo stesso.» girò il viso
davanti a sé, sforzandosi di
trattenere le lacrime. Il continuo paragone con Kikyo era un peso
difficile da
sopportare, soprattutto quando Inuyasha sembrava favorire la
sacerdotessa
anziché lei. Era difficile scontrarsi ogni volta con la
consapevolezza di
essere la seconda.
«Non
è affatto così.» la voce di Inuyasha
era bassa, ma riuscì a interrompere i suoi
pensieri. Kagome si voltò verso di lui che, a sua volta,
aveva il viso chino
sulle sue ginocchia «Lei non ci è mai
riuscita.»
Kagome
sentì battere forte il cuore al suono di quelle parole miste
di rimpianto e
malinconia.
«Non
voglio perché… mi vengono alla mente brutti
ricordi.» sospirò, come a darsi
coraggio «L’unica che me li ha pettinati
è stata mia madre.»
«Ah.»
Kagome sapeva che quello era un argomento difficile per Inuyasha e
menzionarlo
di sua spontanea volontà doveva causargli una certa
sofferenza. Tuttavia fu
felice che il ragazzo che amava stesse condividendo un pezzo di se
stesso con
lei.
«Perciò
non chiedermelo più, perché non è una
cosa piacevole, per me.» Inuyasha aveva
alzato il volto ma lo sguardo rimase dritto avanti a sé, le
braccia chiuse
intorno alle ginocchia, proprio come Kagome.
Sembravano due bambini feriti, ma la ragazza dal cuore grande aveva compreso che dietro una cosa apparentemente stupida c’era un dolore profondo che Inuyasha non riusciva ancora ad affrontare, e si arrese. Si avvicinò al mezzo demone e poggiò la mano sulla sua. «Va bene, non te lo chiederò più.» cinse la spalla dell’hanyou con il braccio e rimasero per un po’ in silenzio, cercando di far comunicare i loro cuori, senza bisogno delle parole.
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È giunto il turno della nostra eroina. Con Kagome ho avuto vita facile, il brano è venuto da sé senza indugi (in realtà anche il precedente, ma la versione che poi è risultata sbagliata T_T). Comunque, al di là della mia soddisfazione nello scrivere, spero che sia stata una lettura piacevole per voi.
Grazie ancora per i vostri commenti e per il tempo speso tra queste righe, lo apprezzo molto. <3