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Autore: Swan Song    13/02/2024    8 recensioni
Steve e Susan Sheppard, in vacanza a New Orleans per assistere al Carnevale, finiranno per indagare sull'omicidio di una ragazza avvenuto durante la festa di Perla O' Neill, una vera e propria icona vivente della città.
Perla è convinta che chiunque abbia ucciso la ragazza, in realtà volesse uccidere lei.
[Mini indagine degli Sheppard, introdotti nel racconto "The Windsor Chalet"]
Genere: Comico, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'THE 1950s'
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Ultimo Tempo







«Non può essere lui.» sospirò Steve, riferito al guardiano «Perla ha ragione, se Jerard voleva ucciderla, perché non abbiamo trovato il suo corpo, ma quello della ragazza? Jerard sapeva dello scambio delle camere, chiunque abbia ucciso Kate, no, perché credeva di trovare Perla a letto. Inoltre, niente cappelli di piume per Jerard.»
«C’è qualcosa che non va.» ragionò Susan, appoggiata alla ringhiera «Uno, per uccidere la contessa l’assassino doveva assicurarsi che dormisse nella sua stanza, ma è assurdo, dato che tutti gli invitati potevano vedere benissimo che Perla non era a dormire, ma con loro alla festa; quindi perché non aspettare che la donna salisse a dormire per commettere l’omicidio?»
«Giusto, e il due?» chiese suo padre.
«E’ troppo strano il modo in cui è morta la ragazza.»
«Bè, quello è un mistero dall’inizio!» disse Steve.
«Ma era chiaramente Perla l’obbiettivo!» intervenne Chuck.
Susan assottigliò lo sguardo «Così dice lei, ma non per questo deve essere vero.»
Steve incrociò le braccia al petto, pensieroso «Allora torniamo al punto di partenza?» disse «Era la ragazza il vero obbiettivo?»
«Io credo di sì, è più semplice. La contessa dice così solo per attirare attenzione. Ma ci mancano ancora molti particolari. Una piuma, e…»
«Come diavolo è morta?» completò in bellezza Chuck.
«Esatto.»
«Ho parlato nuovamente con la patologa, questa mattina.» li mise al corrente Solo «Mi ha fornito un dettaglio curioso, e cioè che l’ora della morte si aggira intorno a mezzanotte e dieci.»
Padre e figlia sgranarono gli occhi «Come?» disse lei «Dopo dieci minuti soli che Perla è andata via?! Ma non ha senso!»
«Lo ha in caso di suicidio...»
Susan scosse la testa «No, non mi convince questa teoria. Hai altro da dirci?»
Chuck scosse la testa e sospirò «Non direi.»
Steve prese un ampio respiro ed osservò le strade della città, pronte definitivamente alla sfilata di carnevale «Non ho altre idee, davvero. Non dico che mi arrendo, ma siamo giunti ad un vicolo cieco. Forse questo caso è destinato a non trovare soluzione.»
Chuck tirò fuori il solito libro e si mise a sfogliarlo svogliatamente, ridacchiando ad alcune specifiche righe.
«Se dice “Lo sapevate”, giuro che l’ammazzo.» minacciò Susan, esausta.
«Lo sapevate che Perla ha scoperto che il marito andava a letto con le cameriere?»
«Chuck, adesso prendo quel libro e lo sbatto giù da questo terrazzo!»
«No, figliola!» intervenne Steve «Lascialo andare avanti.»
«Ma perché? È una noia mortale!»
Chuck proseguì «La tradiva, il maledetto! Così lei aveva paura che lui lasciasse l’eredità alle ragazze. Infatti c’è scritto che è morto, ma che alcuni soldi sono spariti. Povera Perla!»
Susan, allora, cominciò a fissare un punto a caso, ragionando.
«Sono bello, eh?» sorrise Chuck Solo «Con questa camicia pregiata, poi...»
«Ma certo!»
«L’hai ammesso?!»
«No! Ma certo!» proseguì la ragazza «Papà, ricordi che il contenuto dello stomaco della vittima era assolutamente nullo?»
«Sì, ricordo. Dove vuoi arrivare?»
«Torniamo in quella villa immediatamente!» gridò la ragazza «Chuck, ma perché non l’hai letto prima, quel punto? La piuma non arriva da un cappello, ma molto probabilmente da un cuscino!»

Susan aprì la porta dello splendido salotto della contessa battendo le mani.
«Mi devo complimentare, Perla. Lei è geniale.»
Perla O’ Neill sedeva di fronte alla ragazza ed indossava una veste in seta rosa.
«Preferiva Chuck Solo?» proseguì Susan «Bè, ci sono io.»
«Avete trovato chi vuole uccidermi?» chiese lei, battendo nervosamente i piedi per terra.
Susan sorrise «Nessuno vuole ucciderla, Perla, e lei lo sai più di chiunque altro.»
«Non seguo i suoi ragionamenti, detective.»
«Oh, presto li seguirà, stia tranquilla.» spiegò la Sheppard «Certo, è dura scoprire che suo marito la faceva cornuta con le cameriere! Lei è diventata ricca grazie a lui!»
«Come osa attaccarmi così!» rispose lei a tono «Io sono una persona di comando!»
Susan le si avvicinò e le sussurrò all’orecchio «E io ho risolto uno dei casi più importanti dell’intero Colorado.»
Steve Sheppard, piazzato in un angolo, sorrise. Quella volta voleva che fosse sua figlia a governare la situazione, quindi stette in ascolto.
«Ci ha fregati tutti, fin dall’inizio, Perla.» disse Susan «E’ geniale ciò che ha organizzato. Nessuno ci sarebbe mai arrivato.»
«Ma lei a quanto pare sì.»
«La chiave è nel suo libro.»
«Basta con questi giochetti, si spieghi!» gridò la contessa.
«Lei ha ucciso Kate Bell, e so come ha fatto!»
Dopo un breve attimo di silenzio, la contessa si mise a ridere «Ahah, questo è assurdo! Ahaha, io ero giù con duecento invitati!»
Susan fece un fischio a Chuck, il quale entrò con un cuscino e la piuma rinvenuta sulla scena.
«Questa piuma non appartiene ad un cappello, ma a questo cuscino, che, guarda caso, è in piume!» spiegò la Sheppard.
«Bene, ne è convinta? Mi dica come avrei fatto a uccidere la mia adorata Kate.» la sfidò Perla.
«Volentieri. Tanto per cominciare, “adorata” lo sarà stata prima, perché ad un certo punto della sua vita deve aver scoperto che suo marito andava a letto anche con lei, dato il suo vizio di amoreggiare con le cameriere.» iniziò a raccontare Susan «Accecata dalla gelosia e dall’ira, decise di agire. Doveva toglierla di mezzo in modo che sembrasse un incidente: non poteva ucciderla fuori perché c’erano le telecamere, ma neanche dentro, la sala era colma di persone, così ha cercato e, mi devo complimentare, trovato un posto perfetto per colpire! Cosa c’è di più segreto della sua stanza? Ci chiedevamo perché l’avesse fatta dormire nel suo regale letto e molto probabilmente se lo è chiesto anche lei. È questo il motivo! Per colpire senza interferenze. Certamente lei ha tentato di avvelenarla molte volte, appena ha scoperto che andava a letto con suo marito, ma Kate non moriva, giusto?»
La donna non negò.
«Però non sapeva che Kate era bulimica e il suo stomaco non tratteneva niente di ciò che mangiava, compreso il veleno che lei metteva appositamente in cibi e bevande. Quando la patologa ha fatto l’esame, ha trovato lo stomaco della vittima completamente vuoto. Dato che i veleni da lei somministrati non avevano effetto immediato, Kate vomitava anche quelli!»
«E allora come avrei fatto a ucciderla? E vi ricordo che ho un alibi! Io ero in bagno, ricordate? Sennò come facevo a sapere che mancava il sapone?»
«Infatti lei non è andata in bagno come ha detto!» accusò Susan «Le spiego tutto con ordine. Lei deve aver scoperto che Kate soffriva di bulimia, dato che non moriva mai, così ha studiato un metodo infallibile per farla fuori. Ha piazzato il veleno sul cuscino di camera sua, poi ha invitato Kate a dormirci, una cosa molto insolita per una cameriera, ma era tutto programmato. Kate non sapeva che lei la voleva morta, perché non sapeva neanche che tentava di avvelenarla…vomitava, ignara di rigettare anche il veleno. Questa volta, però, doveva agire con una tossina dall’effetto immediato e che lasciasse pochissime tracce. Come la ragazza ha appoggiato la testa al cuscino avvelenato, è morta. Ecco perché non c’era nessuna traccia sulla scena. La morte di quella poveretta era un vero mistero…ovviamente lei doveva far sparire il cuscino, altrimenti lo avremmo trovato e scoperto che era avvelenato. È scesa alla festa e dopo poche ore ha usato la scusa del bagno, ma invece è salita di sopra. Lei doveva crearsi un alibi, quindi ha tolto appositamente prima il sapone nel bagno di sotto, per poi dire che mancava, dimostrando che lei in bagno c’era stata. Ma non è andata affatto in bagno, è salita in camera sua, ha certificato la riuscita del suo piano, ha tolto il cuscino e l’ha sostituito con uno pulito. Successivamente, si è recata in ascensore, dove ha perso la piuma trovata da noi, poi ha nascosto il cuscino avvelenato dentro l’armadio di un’altra stanza, dov’è stato rinvenuto.»
«Io…»
«Come se non bastasse, ha distribuito apposta i cappelli con le stesse piume del cuscino per sviare le indagini ed estendere i sospetti a tutti gli invitati. Infine, si è inventata la storiella che volevano lei morta perché la stanza era la sua, quindi chi mai poteva sospettare di lei? Ora mi guardi negli occhi e mi dica che ho sbagliato o tralasciato qualcosa. L’impronta? Sono certa sia la sua. E per quanto riguarda il veleno, un esame tossicologico più approfondito confermerà la mia tesi.»
La donna iniziò a piangere «A quanto pare, lei è più geniale di me.»
«Ci stava per fregare.» era un comportamento che Susan detestava «Questa volta, però, devo ringraziare Chuck e quello stramaledetto libro che gli ha regalato.»
«Voi! Odiosi, insulsi babbei! Lo sapevo che tutto sarebbe andato storto, l’ho capito quando ho posato per la prima volta gli occhi su di voi! Se avesse investigato soltanto quello stupido detective da quattro soldi, l’avrei fatta franca! Scommetto che mio marito ha regalato del denaro anche a Kate, di nascosto! Bastardo! Bastardi tutti!»
Steve sorrise «Non è più tanto dolce, ora.»
Susan, invece, la salutò a dovere «Avvertite il vero detective. Ditegli che Susan e Steve Sheppard hanno risolto il caso. Kiss Kiss, contessa.»

Il detective Jim Doyle non credeva né alle proprie orecchie né ai propri occhi «Perdonate, ma in che senso avete risolto il caso?»
Steve gli si piazzò davanti, braccia incrociate e tipico sguardo da marine «Nell’unico senso che questa frase possa avere. È stato intricato all’inizio, ammetto, ma grazie alla mente brillante di mia figlia e al lavoro di squadra...»
«Ne siete venuti a capo?»
«Proprio così. E si fidi, tutto torna, vecchio mio.» sorrise Sheppard, dando due calorose pacche sulla schiena del bizzarro ometto.
«Ma...e con quali qualifiche, se posso permettermi?» berciò questi, accendendosi una pipa per non inveire contro Steve più del necessario.
«Quelle che il Presidente ci conferirà a breve.»
«Che cosa?» chiese stordito Doyle «Cosa farnetica?»
«Bè, siccome siamo diventati famosi, confido nel buon cuore di Truman. Di sicuro ci eleggerà detective ufficiali.»
Doyle era sempre più sorpreso, se non addirittura sconvolto «Tipo le lauree ad honorem?»
Steve fece schioccare le dita e sorrise «Proprio così! Lei è intelligente, amico mio.» lo prese in giro, chiedendosi in realtà perché i detective professionisti fossero tutti così incredibilmente stupidi.
«Oh bè, allora...presumo valga retroattivamente.»
«Certo, mi pare ovvio! E’ come se la qualifica già l’avessimo.»
Doyle mordicchiò la pipa, emettendo fumo «Avete fatto un ottimo lavoro, davvero ottimo! E mi dica, qual è stata la chiave per la soluzione? Io mi ero fermato a quelle maledette videocamere di sorveglianza, non riuscivo a venirne a capo. Addirittura non ci ho dormito la notte!»
«Diciamo che il libro scritto dalla contessa ha contribuito enormemente. Lei lo ha letto?»
«Quella porcheria romanzata? Assolutamente no!»

«Non ci resto a questo maledetto carnevale.» mise al corrente Chuck quella sera stessa «La verità? Mi fanno schifo i carnevali, non li sopporto. E poi ero qui solamente per la festa a casa della contessa. Ovunque vado sbucano morti, vedete voi.»
Gli Sheppard si guardarono e sorrisero. Chuck non era così male, alla fine.
«Odio quei carri e odio la gente mascherata, mi mette ansia quanto me la mettono i clown! Quindi levo le tende e me ne torno in Colorado.»
Fece per uscire dall’hotel di Susan e Steve, quando proprio quest’ultimo lo raggiunse sulla soglia «Hey, ragazzo.»
Chuck lo guardò e sospirò «Dai, parla. Tanto ormai a te ci sono abituato. Che hai da dire, ora? Non so più come comportarmi con tua figlia. Più di così non so che fare.»
«Devi accettare i suoi tempi.» disse in sincerità l’uomo «Io sono troppo protettivo, spesso esagero e me ne rendo conto. Ma se fossi un padre, mi capiresti.»
Chuck scosse la testa «E quindi?»
«Vedrai che sarà lei a venire da te. A cercarti. Tu non metterle pressione e avrai la tua cena, alla fine. Garantisco io.»
Il ragazzo era sorpreso «Stai parlando davvero tu o uno spirito ti ha posseduto?»
Steve sorrise e gli diede due pacche amichevoli sulla spalla.
Allora Chuck Solo posò lo sguardo su Susan un’ultima volta ed improvvisò un cavalleresco inchino. Lei sorrise e ricambiò con «A presto, Chuck. Non cacciarti nei guai. Mi farò viva io, e questa volta non trascorreranno mesi, promesso.»
Steve lo guardò allusivamente «Visto?», Chuck gettò una rapida occhiata alla camera e notò che i suoi preziosi fiori erano piazzati ordinatamente dentro un pesante vaso.
Allora sorrise e si ritenne soddisfatto «Un giorno la scritta “Chuck e Susan si sposano!” sarà sulla copertina di tutte le riviste di gossip!» fischiettò mentre scendeva le scale.
Rimasti soli, gli Sheppard si scambiarono uno sguardo e sospirarono.
«Che ragazzo impertinente.» commentò Steve «Non puoi trovartene uno più “normale”?»
«Papà!»
«Cosa? Credi che non abbia capito che ti piace?»
«Definisci “piacere”.»
Steve stette per controbattere, quando…
«Steve e Susan Sheppard! È permesso?»
Quando si voltarono, ebbero il dispiacere di vedere una donna vestita di tutto punto con i tacchi a spillo e il rossetto rosso sangue. Stringeva una sigaretta dal manico lungo tra le dita.
La riconobbero immediatamente: era stata la prima della fila di quel giorno infernale di appuntamenti.
Ma questa volta, prima che ella riuscisse a fiatare ancora, la stroncarono sul nascere: «Suo marito non la sta affatto tradendo, signora Scott, piuttosto è lei che sta tradendo lui. Con il maggiordomo giovane e palestrato, per l’esattezza.» attaccò Steve, passeggiando per la terrazza con molta tranquillità.
«Questo fa sì che suo marito stesso, scopertolo, le abbia inviato il famoso ricatto. Mi permetta di aggiungere una considerazione personale: la lettera minatoria è davvero scritta male, oltre che infantile. Lettere di giornale appiccicate con la colla, mio Dio.»
Proseguì Susan.
La signora Scott spalancò la bocca e lasciò cadere la sigaretta per terra.



 

FINE.






 
Ringraziamenti:

Cari lettori, eccoci giunti al finale di questa seconda storia che ha come protagonisti gli Sheppard.
Come ho spiegato ad alcuni lettori, quando ho concluso lo Chalet non avevo ancora progetti per questi due, anche se il finale dava spazio a parecchie possibilità.
Il fatto che Steve e Susan indaghino seguendo le festività è nato totalmente a
caso, ma è ormai diventato Canon, quindi seguo la tradizione ;)
Così come è Canon che la moglie di Steve non compaia mai, e una mia lettrice mi ha fatto notare che è come quella del tenente Colombo! xD Anche questo è nato totalmente a caso.
Spero che ci rivedremo tra qualche settimana con il prossimo episodio (che si svolge subito dopo Pasqua).

Spero, inoltre, che questo intreccio sia stato di vostro gradimento, sebbene più "semplice" e leggero di quello dello Chalet.
Ringrazio tutti voi: ripeto, se qualcuno ha letto sia questo che lo Chalet, sappia che mi rende felicissima. <3
Grazie ad Eleonora, Milly, Jessica e Fiore: i vostri commenti sono ormai il mio pane quotidiano.
Grazie ai lettori silenziosi e a chi arriverà dopo.

La storia è inserita nella serie "1950s", che potete trovare sul mio profilo nella sezione "Serie" e che raccoglie queste prime due avventure degli Sheppard.

A presto!

Con affetto,

SwanXSong








 
  
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