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Autore: MelaniaTs    29/02/2024    0 recensioni
Boston è una cittadina fiorente e bellissima, ordinaria sotto certi aspetti ed anche molto conservatrice. Adelaide Thompson, cresciuta nell'alta borghesia Bostoniana, non vede l'ora di spiegare le ali verso la libertà. Gabriel Keller, però sembra pensare il contrario.
Genere: Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Wing of freedom Saga dei Keller'
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COPYRIGHT: Le mie storie non sono assolutamente prelevabili e non potete spacciarle per vostre!
Vi ricordo inoltre che: Tutti i nomi, i caratteri e le storie dei personaggi presenti sono frutto di pura fantasia. Ogni riferimento a persone o/e eventi realmente esistenti o esistite è puramente casuale.

ATTENZIONE: ©
Questa è una saga di famiglia i primi tre capitolo si svolgono in contemporanea e sono in ordine di lettura La storia di Thomas Il tesoro più prezioso; la storia di Gabriel Keller in Liberi di essere se stessi e da questo momento anche con la Thomas & Sapphire story. Grazie a tutti coloro che seguono le mie storie.

La la KCG è ispirata alla BCG - Boston consulting group esiste realmente, è una multinazionale del Massachusetts con sedi in quasi tutti gli Stati europei (2 almeno in Italia) l’ho usata ma con nomi e storia diverse, quindi anche in questo caso è tutto di mia invenzione.
MAPPA DI BOSTON così da rendervi tutto più chiaro Mappa della Gran Bretagna INFORMATIVA ARRIVATA FINO AD ORA SULLA SERIE Albero Genealogico:I Thompson - I Keller - Kleinsten

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ADELAIDE
La Grecia era un bel paese. Effettivamente se ci fossi stata per motivi piacevoli, sicuramente l'avrei apprezzata molto di più. 
Proprio come era accaduto ad Alaska che sicuramente si era goduta quei giorni in Grecia fino all'ultimo con gioia e curiosità. Più si andava avanti con le ricerche, più compresi che effettivamente ciò che aveva detto Gabriel poteva essere l'unica verità su Alaska. Non voleva farsi trovare. 
Giunti nel golfo di Eubea, avevamo preso un appartamento a Kymi, dove si trovava la sede della Olimpyc Marine. Il signor Kostas Papas, socio principale, era stato ben felice di conoscerci e vedere che i loro nuovi soci avessero dei volti giovani al comando. Sapendo che la Thompson & sons era un'impresa navale molto più grande della Hoffman si era aspettato delle persone più adulte.
"Conosco di nomina la Thompson, avete una sede in Liguria dove producete yatch di lusso con la Bonelli." Disse Papas che probabilmente si era informato su di noi quando aveva avuto notizie che la Hoffman non avrebbe più collaborato con loro.
"Io sono il figlio di Simon." Disse London. "Non resti stupito, papà si fida di noi e lavoriamo con lui da tanto tempo."
"Anche mio figlio Giannis lavora con me. Spero di presentarvi presto a lui." Disse. "Ma venite, mi hanno accennato che la Hoffman Europe è stata assorbita dalla Thompson & sons." Affermò l'uomo.
Al che intervenni. "Si giusto. Per questo ci sono anche io, seguirò le pratiche legali del caso di assorbimento e la nuova attività per un paio di mesi. Ovviamente lavorerò con i vostri legali, non mi permetterei mai di scavalcare nessuno di voi." Dissi con umiltà.
Fortunatamente alla Olimpyc  parlavano inglese, altrimenti non penso che sarei stata in grado di seguire tutte le pratiche. 
"Ci avvaliamo di un legale esterno per quanto riguarda i contratti internazionali." Rispose Papas. "Non ne abbiamo una fissa in realtà. Mentre qui in sede c'è l'avvocato Sarmas che potrà seguirvi per qualsiasi cosa." 
Fu così che iniziò la nostra collaborazione con i Papas. London che seguiva l'amministrazione, come a Boston si lasciava spesso consigliare da Kostas e successivamente quando lo conoscemmo da Giannis, primogenito di Kostas e responsabile dei cantieri e dei progetti. Era laureato infatti all'università di Cambridge in meccanica e meccatronica e sembrava sapere il fatto suo nel campo navale. Era la stessa funzione che aveva Chester in azienda, avevano conferito gli stessi studi e avevano anche la stessa età. A Chester sarebbe piaciuto Giannis, sia personalmente che fisicamente. Era un bel ragazzo di ventisei anni con la carnagione olivastra tipica dei greci, gli occhi sottili e cerulei, i capelli neri e un fisico asciutto. Inoltre Giannis andava molto d'accordo con London nonostante fosse più piccolo di lui. Non sempre era in azienda, poiché cercava di seguire anche l'impresa agricola dei nonni materni e la sua ragazza che sembrava fosse ammalata. Però quando c'era la sua presenza si avvertiva, come la passione che ci metteva nel suo lavoro e il legame con i dipendenti.
A Kimy iniziammo anche le indagini per trovare Alaska, il golfo infatti era la zona dove si era persa nostra sorella. Qui incontrammo la guardia costiera e una civile che indagava con loro. Una ragazza molto bella, alta e bionda, che ci disse era lì per le indagini sullo scafo.
Ariel! Così si faceva chiamare era una guerriera. Appena la incontrammo tenne testa a London che non voleva avere nessuno tra i piedi. Si era però fatta valere.
"Ero amica di Alaska ed ero lì quando è caduta dalla barca. Quindi tu bellimbusto non mi impedirai di cercarla. Chiaro?" Le sue parole ancora riaffioravano nella mia mente.
Ariel mi piacque molto, un po' meno a London cui piacere avere sempre tutto sotto controllo. Lei come me era uno spirito libero, come me odiava le ingiustizie e come me ancora sperava di ritrovare Alaska.
Dopo un mese dal nostro arrivo a Kimy, le speranze ci stavano abbandonando. Sarei dovuta rientrare, alcuni affari richiedevano la mia presenza a Zurigo e nel Kleinsten dal momento che Gellert era fermo a Dubai e non sapeva quando sarebbe rientrato. Volevo passare a Londra a salutare Eddy e infine Alaska sembrava veramente scomparsa.
"Ho finito tutte le pratiche che richiedevano la mia presenza." Dissi a London quella sera a cena. Ero demoralizzata e anche lui.
Ariel che stava cenando con noi ci fissò. "Vai! Ci penso io a ritrovare tua sorella." Disse.
"Non è così facile. Ormai credo che avesse ragione mio marito, lei non vuole farsi trovare." Affermai.
"Ma avete sentito Dallas? Cioè loro sono così uniti che sicuramente..."
"Dallas dice che Alaska sta trovando il suo posto." Intervenne London. "Ma lui non sa che è smarrita in mare e che potrebbe essere morta." Disse pragmatico.
Ariel si alzò di scatto sbattendo le mano sul tavolo. "Non dirlo nemmeno. Lei è viva." Disse affrontandolo.
Non risposi. Ero talmente demoralizzata che comprendevo London, forse dovevamo farcene una ragione. Alaska era morta e London lo stava dicendo apertamente. "Tsk! Davvero credi ancora alle favole ragazzina?"
"Sai a differenza tua io cerco di capire. Mi studio tutte le eventualità e le ipotesi, sono laureata in legge e sono abituata a ragionare così." Disse battendo il pugno sul tavolo.
La fissai sbalordita. Era anche lei un avvocato, proprio come me. "Cosa intendi? Forse ci è sfuggito qualcosa?"
Lei annuì sedendosi e prendendo un'agenda dalla borsa la aprì. "Alaska indossava degli abiti leggeri e un salvagente nel momento in cui è caduta in acqua. Non aveva nulla di pesante con se, quindi anche se fosse annegata, il corpo sarebbe dovuto rinvenire a galla. Proprio come quello di Marco."
Affermò aprendo l'agenda.
Marco era il primo marinaio caduto dalla scialuppa per salvare Alaska. Il suo corpo era stato ritrovato su una spiaggia di un isolotto tra Cipro e Santorini.
"Quindi il suo corpo non si trova nei fondali marini." Dissi.
"È impossibile." Disse decisa la ragazza. "Dopo il ritrovamento di Marco sono andata in giro per le piccole isole limitrofe, sia per visitare le locali forze dell'ordine sia per cercare tra gli isolani Alaska. Ho pensato, se le correnti hanno portato fin lì il corpo di Marco, potevano portare anche quello di Alaska."
"Ma non l'hai trovata." Le disse London.
"No! Non l'ho trovata, ma persevero." Disse lei decisa sottolineando alcune voci. "Queste sono tutte le isole che ho visitato fino ad oggi. Con relativa polizia e guardia costiera. Questa parte del mar Egeo è colma di isole. La troverò!" Affermò. "E sarà viva! Nessun telegiornale o quotidiano parla del ritrovamento di un corpo negli ultimi tre mesi. Quindi Alaska è viva! Viva!" Disse decisa.
"È viva." Affermai guardando London che ancora era scettico.
"La troverò io." Affermò.
"La troverò io invece." Disse Ariel.
Guardai entrambi. Quell'animosità tra i due non avrebbe portato da nessuna parte.
"Ragazzi posso partire tranquilla?" Chiesi a entrambi.
"Certo che si. Cercheremo Alaska tra un lavoro e l'altro." Disse London.
"Io non aspetto te. La cerco e basta, ho tutto il tempo." Disse Ariel.
"Posso farti un'offerta dal momento che sei senza impegni?" Chiesi guardando Ariel. Mi piaceva e dal momento che dovevo andare via sapevo che lei era quello che cercavo.
"Cosa intendi?" Mi chiese lei.
"Sei laureata in legge. Non ti andrebbe di iscriverti all'università di Athene e prendere il master in diritto aziendale? Così potresti aiutare London dal punto di vista legale. Io adesso parto e a maggio partorisco il bambino. Sarà difficile per me tornare." Sarebbe stato libero Gellert a maggio, ma non glielo dissi, perché... "Se prendi il master e ti appassioni al lavoro potrei farti entrare come socia del mio studio legale. Si occupa solo di diritto aziendale e internazionale, inoltre una volta socia potresti farti una clientela qui nel Peloponneso." Le spiegai. "Sempre che tu lo voglia."
Lei mi fissò. "Pensavo di prendere la specializzazione nel penale. Per difendere i più deboli." Mi confessò chiudendo l'agenda. "Però posso aiutare tuo fratello, per sommi capi so come funziona il diritto aziendale che spesso ho aiutato mio fratello in alcune trattative. Feci proprio dei corsi alla London university per questa branchia del diritto." Mi spiegò.
Quindi era già preparata. "Oh grazie Ariel. Mi sollevi da un pensiero se aiuti London."
Lei mi abbracciò consolatoria. "Non ti preoccupare. Non lo lascerò solo un attimo."
"Non ho bisogno della balia." Disse lui.
"Stop!" Intervenni prima che Ariel rispondesse. "Vi prego, voglio partire tranquilla per Zurigo. Fino a quando non lascio Kimy potreste non litigare?" Chiesi ai due.
Mio fratello sbuffò, prese una sigaretta e se l'accese. Non disse nulla, segno che acconsentì.
"Dovresti uscire per fumare." Precisò Ariel.
"Siamo all'aperto. Posso fumare qui." Rispose lui.
"Certo! Ma tua sorella è incinta, un minimo di rispetto. Il fumo potrebbe arrivare a lei."
No! Non ce l'avrebbero fatta senza litigare. Ma pazienza io dovevo andare via.
Così lasciai che si punzecchiassero tutta la serata e anche i due giorni che precedettero la mia partenza. Quando andai via lasciai ad Ariel il contatto di Eddy a Londra ricordandole di chiamarlo per farsi inserire in società.
"Digli che al limite divide la mia quota con te se ci sono problemi. Sei come me, impavida e idealista e voglio lavorare con te." Le dissi abbracciando la mia nuova amica.
"Lo chiamerò. Mi mancherai Ada." Mi salutò anche lei.
Lasciai la Grecia diretta nel Kleinsten, dove ad aspettarmi ci sarebbero stati Tom e Nora Müller, la nuova socia di mio marito e suo fratello.
Nora era una bella persona, disponibile e gentile, a differenza della gemella Zora che invece era schietta e senza peli sulla lingua. Le due erano intenzionate ad aprire una nuova filiale ad Amsterdam. Dopo Vienna e Salisburgo volevano provare a inserirsi in un mercato diverso quale riservava la città olandese.
"Sarà Zora a seguirla. Ma all'inizio andrò anche io ad Amsterdam." Disse la gemella.
"Io non ho problemi. Ditemi cosa vi serve e preparo tutte le pratiche." Affermai guardando Nora di sottecchi.
Solo quando restai sola con Eleonora e Letizia chiesi alla mia amica di lei. "Mi sembra di averla vista già." Le dissi.
Lei mi sorrise toccandosi il pancione. "Sì! Hai conosciuto Nora qui nel Kleinsten, è una delle mie più care amiche." Mi rispose sussultando. "Alberto ultimamente si fa sentire molto." Si scusò.
"Fra un mese termini i conti. Ci sta." Le dissi rassicurandola. Era bellissima, la maternità le donava. Il volto illuminato da una nuova consapevolezza, gli occhi raggianti di felicità. Non era previsto che partorisse nel Kleinsten. Ma Tom premuroso come sempre l'aveva portata con se sorprendendola. Perché era giusto restasse con i suoi parenti in un momento importante della sua vita.
"Non vedo l'ora." Rise. "Giuro, tra un mese vi restituisco Thomas senior."
Risi anche io. "Non dirlo neanche. È giusto che lui stia anche con voi. Ma sopratutto Eleonora che tu stia con le tue zie per il parto, Gabriel poi si sta integrando nella società e ha aperto anche una nuova sede della KB." Dissi divertita.
"Cleveland, giusto?" Mi chiese Tom entrando in quel momento nella stanza.
Annuii. "Si, con un certo Daniel. Sinceramente non so chi sia, so solo che ha questo nuovo amico."
"Anche a me ha detto poco. Se non: te lo farò conoscere." Affermò mio cognato.
"Lo nomina anche se è evasivo in merito." Dissi a Tom. "Adam ne parla molto di più."
"Aggiornaci quando tornerai a casa." Mi disse Tom.
Ancora annuii. "Prima andrò a Francoforte, il mio socio mi ha invitata a fare un controllo ad uno dei nostri clienti. Poi Londra e infine casa."
"Allora dobbiamo muoverci con le pratiche per Amsterdam." Disse Tom. "Domani andremo alla sede della BK così ti organizzerai con Nora."
Assentii, sapevo che ci avrei speso altro tempo ancora. Sinceramente speravo di rientrare per fine febbraio a casa, anche se la vedevo difficile. Per il momento mi godevo l'ospitalità del Kleinsten e la compagnia di Eleonora e Letizia.
Lasciai il piccolo principato una settimana dopo, raggiunsi Amsterdam con Zora, la gemella di Nora e procedemmo con le varie pratiche di apertura azienda, contratto e stipulazioni varie. Da lì andai a Francoforte, dove mi aspettavano Rubén Müller e Gustav Meyer responsabili della consulting cui dovevo assistere. Ero preparata sui casi da dover poterne avanti. Gellert mi aveva mandato tutto via mail. Così procedetti con le trattative abbastanza spiccia. Anche nel momento stesso in cui ebbero da trovare un cavillo per fermare le trattative.
Fortunatamente abituata a pensare a più ipotesi riuscii alla fine a concludere la trattativa, nel farlo mi ero anche guadagnata dei meriti da Rubén, Gustav e il socio anziano, nonno di Rubén.
Lasciai la Germania l'ultima settimana di febbraio. Nel frattempo Ariel mi informò che a livello lavorativo in Grecia andava tutto bene e che lei e London avevano ricominciato a setacciare le isole dell'arcipelago ogni week end. Sembrava che London avesse noleggiato una barca a vela dai Papas così che potessero muoversi con autonomia.
"Non immaginavo tuo fratello sapesse navigare! Così è meno dispendioso sia economicamente che a livello di tempo, lo ammetto." Mi disse Ariel.
Risi. "Papà costruisce navi, tutti sappiamo come stare su una barca e come comportarci. I miei fratelli sanno portare le barche e anche mia sorella Brooke." Ammisi pensierosa.
Quello era il motivo principale per cui non potevo ancora pensare che Alaska era stata presa dal mare. Lei sapeva come comportarsi! Papà ce lo aveva insegnato fin da piccoli, come mamma ci aveva insegnato a ballare. Lo avevamo nel sangue.
"Aggiornatemi se ci sono delle novità." Dissi salutando Ariel.
Una volta a Londra mi dedicai al mio migliore amico. Trovavo Eddy in forma. Stava bene ed era felice, tutto ciò era palese. Gli chiesi di aggiornarmi sulla sua vita e sorprendendomi raccontò che era tornato single, il cugino gli aveva fatto notare che non era George l'uomo giusto per lui per cui lo aveva lasciato.
"Cosa ne sa tuo cugino di te!" Gli chiesi preoccupata.
Lui fece spallucce guardandomi con i suoi occhi azzurri. "Sa chi amo veramente. Sa che sono amareggiato perché l'ho lasciato andare quando potevo averlo."
"Ma hai detto a questo ragazzo che lo amavi?" Gli chiesi.
"No! Perché lui sembrava così felice, si sarebbe sposato ed effettivamente ha messo su famiglia." Mi raccontò amareggiato. "Non immaginavo che divorziasse. Ne che era interessato a me, è stato mio cugino a dirmelo. Ha detto: non era innamorato di me, ma di te." Lo vidi mettersi le mani tra i capelli. "Come uno stupido l'ho allontanato e sono scappato qui." Ammise. "Adesso non posso tornare a casa Ada." Concluse. "Non con quello che ho costruito e che stiamo continuando a costruire. Guardati! Sei tornata dal Belgio con un contratto fantastico, il tuo portfolio sta aumentando."
Feci spallucce. "Sto facendomi un nome." Dissi umilmente. "Però ricordati Ed, che le cose più importanti sono l'amore e la famiglia. Ho affronti chi ami tornando a casa e chiarendo i tuoi sentimenti. Oppure vai avanti e cerchi di essere felice qui. Me lo prometti?" Gli chiesi.
"Lo farò, promesso." Mi disse abbracciandomi.
Ero felice di sentire il suo calore. Non avevo tanti amici, solo lui con Eleonora e Letizia e nessuno di loro era a Boston.
Dovevo far crescere la mia vita sociale.
La prima settimana di marzo tornai finalmente a casa. Trovai ad accogliermi all'aeroporto Gabriel e Adam, che erano venuti a prendermi appositamente.
Mi strinsi forte mio figlio. Mi era mancato moltissimo, non lo avevo mai lasciato per così tanto tempo.
"Siamo stati bene insieme e non mi ha disturbato a lavoro." Mi disse Gabriel quella sera a letto. "Nel caso tu dovessi partire ancora posso tenerlo io o portarmelo dietro quando parto."
"Mmm sei sempre così organizzato e perfetto. Però valutiamo, semmai dovessi partire che tu non ci sei..."
"Te lo porti dietro." Mi disse Gabriel baciandomi per poi portare la testa sul mio ventre. "Per ora però riposati e stiamo così. Sei mancata tanto a tutti noi. E anche tu piccolo mio." Sussurrò al ventre.
Sorrisi carezzandogli i capelli alla nuca. "Anche voi mi siete mancati. Grazie di tutto Gabe." Sussurrai prendendo lentamente sonno.
Una settimana dopo il mio rientro ricevemmo notizie dal Kleinsten. Eleonora aveva partorito il piccolo Alberto Giulio. Successivamente a fine mese Thomas torno al maniero in compagnia di Micaela e non solo. Finalmente ebbi modo di conoscere Sapphire Cooper, il primo amore di Thomas. Era stupenda, dai tratti gentili come i suoi occhi azzurri e limpidi. Era molto elegante nei modi e nei comportamenti, i capelli biondi erano tenuti ordinati. La cosa che più mi colpì era però il modo in cui cercava di proteggere Micaela. Era spinta da un forte istinto materno che andava oltre il legame filiale.
Proprio per questo anche con Gabriel aveva un buon rapporto.
Tutti accolsero Sapphire come una ventata di aria fresca. Piacque al nonno, a Jared e Katherine, ai miei genitori.
Ufficialmente era venuta a Boston per scoprire l'America, ufficiosamente però si capiva che tra lei e mio suocero c'era del tenero. I due però erano molto discreti, Sapphire era presente per tutti durante la giornata. Faceva compagnia al nonno, prendeva il te con Katherine, aiutava Micaela nella scelta dell'università e faceva tante passeggiate per Boston. La sera quando rientravano Gabriel e Thomas era infine una splendida padrona di casa. Lo faceva senza rendersene conto, senza invadere i campi. Eppure era lì presente, l'unica a riprendere mio suocero se qualcosa non andava. Si punzecchiavano tanto i due, però si capiva che c'era intesa ed io ero cintante che dopo tanti anni finalmente anche mio suocero era felice. Nonostante ogni sera i due andassero a dormire in camere separate la sensazione che si aveva era che loro due erano una coppia a tutti gli effetti.
Quando a inizio aprile Gabriel e Thomas partirono per il Brasile, Sapphire andò con loro.
"Vado a conoscere i dirigenti delle sedi e torno a casa." Mi disse baciandomi mio marito. "Non ti lascerò finché non nascerà nostro figlio."
"Ti aspettiamo e ti amiamo." Gli dissi dolcemente.
E così fu! A metà aprile Gabriel tornò intenzionato a stare con me e non partire. Io ormai non andavo neanche più alla Thompson & sons. Papà era stato irremovibile, dovevo andare in maternità.
Lo stesso Gabriel che seguiva sia la società paterna che la G&L, non si allontanava da Boston. Manteneva i contatti, ma non mi lasciava mai, anche quando lo sentivo a telefono. Addirittura quando chiamavano per la BK, lui delegava. Daniel... chiamava lui. Da quando ero rientrata in America Daniel era la costante, sapevo che si chiamavano tutte le sere, stavano a telefono per parecchio, dopodiché staccavano. Non mi diceva molto, se non che Daly era sua figlia e che lei ed Adam andavano molto d'accordo. Poi in quell'ultimo mese Daniel era stato colui che aveva chiamato per le emergenze.
Daniel... Daniel... Daniel... ero quasi gelosa di lui. Fortunatamente mio marito con le sue attenzioni riusciva a non alimentare questa mia gelosia.
Il sette Maggio nacque nostro figlio Abel. In casa tutti lo accolsero con gioia, per mamma fu una rivalsa.
Da quando Alaska era scomparsa, per la prima volta la vidi veramente felice.
Per l'occasione sentii anche i miei fratelli.
Il primo che sentii fu London, lui e Ariel fecero una videochiamata per augurare il meglio a me e Gabriel. Per l'occasione mi infirmarono di non avere ancora novità su Alaska, c'era solo una certezza. Non era stato rinvenuto nessun cadavere proveniente dal mare o altrove. Quella oramai era diventata la nostra consolazione.
Dopo London fu la volta di mia sorella Brooke che mi disse, era rientrata a Zurigo dopo mesi negli Emirati e successivamente in Cina. Si complimentò con me e in modo evasivo mi disse che stava benissimo ed era felicissima, nonostante non sapessero nulla di Alaska.
Qualche giorno dopo fui chiamata anche da Dallas. Aveva ricevuto la notizia appena rientrato da una missione e che avrebbe conosciuto Abel di persona dal momento che era in rientro.
La nascita di Abel fu per tutti noi un nuovo inizio.
Io e Gabe ci rilassammo con lui, eravamo meno apprensivi che con Adam. Ma ci fidavamo entrambi i bambini dando la priorità alla nostra famiglia. Ero ufficialmente in maternità. Lavoravo poco e niente e anche Gabriel viaggiava poco. Solo quando Abel ebbe compiuto i due mesi, Gabriel organizzò un viaggio di lavoro. "Andremo nel Quebec, visto che sei in maternità mi piacerebbe venissi anche tu con i bambini. Sarebbe una vacanza, per me anche lavoro." Mi disse.
Non me l'aspettavo, eppure l'idea mi piacque molto. Partimmo per il Canada per la nostra prima vacanza di famiglia. Dovendo presentare i dirigenti vennero anche Thomas e Sapphire con noi. Restarono solo una settimana per poi lasciarci. Mi godetti la vista del fiume di San lorenzo, la natura e tutto ciò che mi circondava, con mio marito e i miei figli. Quando rientrammo a metà agosto mi sentivo ancora in vacanza.
Fu difficile riprendere a settembre. Fortunatamente tornai alla realtà col viaggio che Gabriel stava organizzando per l'Australia. Bisognava tornare alla realtà e anche io avevo del lavoro che mi aspettava. D'accordo con Gabriel decidemmo che avrei portato Abel con me per i viaggi lunghi, mentre Adam lo avrebbero tenuto mamma e Sapphire.
Prima di lasciare andare mio marito lo salutai con un bacio e una scoperta. "Sono di nuovo incinta." Non era stato programmato nulla. Ma ero contenta, amavo mio marito e la nostra famiglia e sapevo che sarebbe andato tutto bene.

GABRIEL
Daniel era una persona forte e gracile al tempo stesso. Durante l'assenza di Adelaide da Boston restai con lui in Connecticut per parecchio tempo. Tornavo a Boston, la prima volta era stato per prendere Adam e andare poi con Daniel e sua figlia in Ohio, dove vivevano i parenti rimasti in vita di Alyssa. Mi chiesi come mai la defunta moglie di Daniel fosse stata adottata da Karla.
Fu lei a rispondermi quando ci presentò il padre di Alyssa, un ubriacone invasato che braitava sulla figlia. Più che compiangerla le sue parole erano  di scherno.
Questa è la fine che si meritava! Maledetta donna! Era il male!
Queste frasi mi fecero rabbrividire.
"Abbiamo preso Alyssa dopo la morte della madre. Mia moglie Jenn non sapeva che la sorella veniva picchiata, lasciò l'Ohio trentacinque anni fa quando iniziò l'università. Qui tornava solo per visitare i genitori e la sorella che come potete ben capire nascondeva benissimo le percosse che subiva." Ci raccontò.
"Il bastardo picchiava anche Alyssa?" Chiese Daniel sorpreso quanto me.
Karla annuì. "Si! Era arrivato a picchiarla. Ma lei si difendeva e scappava. A quindici anni, quando quel bastardo cercò di violentarla, scappò alla polizia denunciando l'uomo. Credo che abbia deciso allora di diventare poliziotta." Concluse guardando il figlio. "Non saresti mai riuscito a convincerla a fare solo multe, non con il suo passato."
"Perché non me l'ha mai detto?" Chiese Daniele a sua madre.
"Perché la facevi sentire normale e accettata." Rispose lei. "Era felice di come la trattavi Daniel. Il motivo per cui tua madre Jenn non vi ha impedito di stare insieme era proprio perché hai sempre avuto premura di lei, eri la sua cura. Neanche gli psicologi riuscivano ad aiutarla, ma tu lentamente con i tuoi modi non proprio fini sei riuscito a salvarla."
"Se fossi riuscito a salvarla, oggi non saremo qui." Affermò Daniel.
"Non era in tuo potere, Dan tu non stavi bighellonando altrove. Quell'assassino ha colpito anche te e il tuo partner. Ti ricordo che Jacob è ancora in coma." Dissi a mio fratello sostenendolo e cercando di non farlo tornare nell'oblio.
Lui scosse la testa stringendo gli appoggi della sedia a rotelle su cui per il momento era. "Non significa niente, avrei potuto convincerla a non esserci nell'operazione."
"Non l'avresti fermata in questa operazione. Quell'uomo era un esempio folle come suo padre." Affermò Karla.
Lo pensavo anche io in realtà. Quindi adesso bisognava non piangersi più addosso e reagire. Restai a Cleveland per circa quindici giorni, tanto che convinsi Daniel e Karla ad aiutarmi ad aprire una filiale della BK consulting.
Dopo questo periodo tornammo ad Hartford il tempo necessario perché Dan prendesse le sue cose e mi seguisse a Boston.
"Ho lasciato già troppo il nonno da solo. Puoi fare la fisioterapia e il recupero li." Gli dissi.
Avevo promesso che gli sarei rimasto accanto d lo avrei fatto.
Una volta a casa nonno rimase sorpreso dal trovarsi Daniel e Daly con me. Aveva sentito nominare mio fratello, ma fino ad allora non lo aveva conosciuto nessuno, neanche papà.
Nonostante la sua esuberanza e il linguaggio non proprio gentile Dan fu subito accettato dal nonno, al quale raccontai ciò che gli era accaduto durante uno dei rari momenti in cui eravamo soli.
"Dobbiamo aiutarlo. È proprio un Keller, morirebbe per amore e non dobbiamo permetterlo." Disse il nonno. "Io posso occuparmi della bambina, la adoro." Concluse.
Risi alla sua affermazione. Daly era una bambina schietta e vivace, Adam la adorava e potevo comprendere il nonno.
Era una macchietta quando discuteva con Daniel per avere ragione e sapevo che grazie a quella bambina, mio fratello non sarebbe mai caduto nel baratro della depressione.
Stare con lui stava diventando talmente abitudinario che fui sorpreso quando a metà febbraio mi disse che tornava a casa.
"Sono di nuovo in piedi e devo riprendere servizio."  Mi disse.
Lo fissai. "Rientrerei in squadra?"
Sospirando annuì. . "Devo per presentare le dimissioni. Adesso Daly ha la mia priorità e non posso mettere in pericolo la mia vita e lasciarla sola. Mamma mi aiuta, ma ha quasi sessant'anni, è tempo di fare la nonna e non la madre."
"Va bene. Ma tienici aggiornati, ok?!" Gli chiesi. "Non vi farò sentire la mancanza." Mi disse. "Poi ti aggiorno sulle sedi a casa mia."
"Grazie!" Dissi complice. Ero contento di averlo conosciuto, di essere andato da lui ad Hartford e di aver costruito un rapporto.
Col senno di poi, sarei rimasto col rimpianto di non avere mai avuto un legame con mio fratello, se al posto di Alaska Thompson ci fosse stato lui. Quella disgrazia era una testimonianza che la vita poteva cambiare da un momento all'altro e dovevano viverla a pieno se non volevamo rimpianti.
Il mio prossimo obbiettivo era infatti andare in Brasile e conoscere João.  Daniel mi aveva detto tutto di lui, sua madre Laura aveva sedotto papà anno prima con l'intenzione di avere un figlio. Papà non era a conoscenza di questa cosa, nessuno lo sapeva se non Karla e successivamente Daniel.
Lui conobbe João a diciotto anni, quando fu invitato a donare il sangue al padre acquisito del brasiliano, che aveva bisogno di parecchie trasfusioni. Ovviamente per come era fatto Daniel subito avevano fatto amicizia, aveva creduto lo stesso di João. Ma stranamente alla morte di Alyssa, quando Karla lo aveva avvertito, gli aveva girato le spalle.
"Ha la fobia degli ospedali, dalla morte del padre." Lo giustificò.
Non lo comprendevo lo stesso João. Comprendevo che un ospedale avesse brutti ricordi, ma da qui a ignorare tuo fratello ce ne voleva.
Non lo dissi a Daniel, tuttavia mi ripromisi di andare a trovare João un giorno.
Quel giorno venne prima di quanto immaginassi.
In realtà col ritorno di Heidi a casa pensavo che potessi finalmente godermi la mia famiglia.
Dopo la nascita di mio nipote Alberto infatti, papà rientrò dall'Europa in compagnia di Micaela e niente di meno che Lady Sapphire.
Fui contento di vederla a casa nostra e sinceramente speravo restasse. La sua presenza subito rese casa nostra più luminosa, piacque a tutti.
Ci raccontava di casa sua, di Thomas, Joel, Samuel e Diamond e di Rafael e Isaak, l'altro fantomatico fratello.
Scoprii tante cose di Rafael che ignoravo e non solo io, anche Micaela e papà.
Il più piccolo dei miei fratelli maschi infatti, il sognatore lo chiamavo io, a parte essere empatico e molto mistico, era anche amico di tutti. Si era laureato a pieni voti, stava scrivendo un libro sugli aborigeni, aveva fatto il modello con il suo amico Cham con cui aveva frequentato Oxford e stava facendo crescere il books and coffee con maestria.
Addirittura Sapphire pensava che Rafe fosse bisex, proprio per il rapporto che aveva con il suo amico Cham.
"Sono morbosi tra di loro. Rafe tende a proteggerlo sempre e lo stesso Cham, lo difende in ogni occasione. Da quando si sono laureati invece che allontanarsi e prendere vie diverse, si sono avvicinati molto di più." Concluse Sapphire.
"Anche lui è laureato in letteratura inglese?" Chiese il nonno.
"No! Cham è laureato in economia aziendale e finanziaria." Rispose Sapphire. "Infatti gli abbiamo affidato la contabilità della caffetteria e del ristorante."
"Pensavo fosse lo studio di Liam ad occuparsene." Dissi corrucciato. Perché avevano tolto il lavoro al mio amico?
"Si si! Loro sono i nostri commercialisti." Rispose lei.
"Cham segue solo l'amministrazione interna. Liam e il padre non possono gestirla, Cham in pratica tiene ordine nelle loro carte, niente di che, poi a fine mese consegna la documentazione a Liam."
"Ah ok! Avevo capito che lavorava al Books and coffee." Dissi.
"Effettivamente lavora ovunque." Rise papà. "Tuo fratello lo ha messo anche in ufficio alla T-consulting, Rafe dice che  è il suo barista di sera, Isaak dice che è uno dei camerieri..."
"Povero! È un tuttofare." Scherzò Adela. "Se ha fatto il modello, scommetto che lo sfruttano per la sua bellezza."
Papà rise. "Hai colto il segno. Le ragazze esultano per Cham e Rafe." Ammise.
Risi anche io! Adesso  ero curioso di conoscere questo Cham.
"Ma se fa il modello, perché si occupa di tante cose?" Chiese ancora Heidi.
"Fa il modello per sua sorella che è una pittrice." Spiegò papà. "Non è così narcisista anche se sa di essere bello ed è molto socievole."
"Ah ecco!" Disse Heidi. "Isaak invece?"
"Hanno preso i due appartamenti sopra al books and coffee per ampliare il ristorante." Disse papà.
"Si! Tuo padre lo ha convinto a non spostarsi e gli ha proposto di allargarsi sopra." Intervenne Sapphire. "Stanno procedendo con i lavori e noi rientreremo a Londra per l'inaugurazione. Verrete anche voi?" Chiese Sapphire.
"Se non ce lo chiedevi ci saremmo offesi." Le dissi.
"Adam sarà felicissimo di passare del tempo con Cristal e di conoscere Alberto." Ammise Heidi. "Ed Easter! È il figlio di Isaak e Patricia." Mi ricordò Sapphire.
Annuii. Quello era un nuovo inizio per papà e Sapphire e li avrei supportati in tutto.
Partimmo per il Brasile con papà e Sapphire ad aprile, conobbi Laura, ma non João. Al contrario conobbi i suoi figli Pedro coetaneo di Adam e Manuel, avuti con la ex moglie Dora. Tornai dal Brasile deciso a non muovermi più fino alla nascita di mio figlio Abel. Ogni volta che mi chiedevano di raggiungere una sede chiamavo Daniel che senza lavoro andava con piacere.
"Tu chiamami così scappo da quella peste di mia figlia." Diceva sempre.
Sapevo che per lui era un modo per evadere da tutti i pensieri che si portava dietro, anche per questo cercavo di includerlo nella mia vita sempre. Il suo partner alla fine era morto, lasciando anche lui una famiglia, non lavorava più in polizia e non sapeva neanche più cosa fare della sua vita. Pensava di diventare procuratore distrettuale, ma anche quella era una carriera a rischio se si metteva contro il delinquente sbagliato. Così per il momento era senza lavoro.
A luglio io e Adela partimmo per una vacanza in Quebec godendoci ogni momento della nostra famiglia. Presto saremmo dovuti tornare alla vita frenetica dei nostri lavori e volevo godermela fino all'ultimo la mia Heidi.  Avevamo deciso che si sarebbe portata Abel dietro ad ogni trasferta, mentre Adam restava con me.
A settembre prima che riprendessi a viaggiare Heidi mi sorprese come solo lei sapeva fare.
"So che non era in programma! Ma aspetto un altro bambino."  Mi disse felice.
Lo ero anche io. La baciai con passione stringendola forte. "È sempre un bel momento per avere un bambino." Le dissi.

 

   
 
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