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Autore: MelaniaTs    06/03/2024    0 recensioni
I Keller sono una storica famiglia di origini tedesche . Immigrati in America durante le prime due guerre mondiali hanno costruito un impero e una dinastia a Boston! Thomas Keller ha tanti figli sparsi per il mondo, tra cui Thomas Uriel, fratello coetaneo di Gabriel Keller (La storia si muove in parallelo con Ali di Libertà, la storia che racconta di Gabriel e Gellert Keller)
Genere: Generale, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Shoujo-ai
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Wing of freedom Saga dei Keller'
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COPYRIGHT: Le mie storie non sono assolutamente prelevabili e non potete spacciarle per vostre!
Vi ricordo inoltre che: Tutti i nomi, i caratteri e le storie dei personaggi presenti sono frutto di pura fantasia. Ogni riferimento a persone o/e eventi realmente esistenti o esistite è puramente casuale.

ATTENZIONE: ©
Questa è una saga di famiglia i primi tre capitolo si svolgono in contemporanea e sono in ordine di lettura La storia di Thomas Il tesoro più prezioso; la storia di Gabriel Keller in Liberi di essere se stessi e da questo momento anche con la Thomas & Sapphire story. Grazie a tutti coloro che seguono le mie storie.

La la KCG è ispirata alla BCG - Boston consulting group esiste realmente, è una multinazionale del Massachusetts con sedi in quasi tutti gli Stati europei (2 almeno in Italia) l’ho usata ma con nomi e storia diverse, quindi anche in questo caso è tutto di mia invenzione.
MAPPA DI BOSTON così da rendervi tutto più chiaro Mappa della Gran Bretagna INFORMATIVA ARRIVATA FINO AD ORA SULLA SERIE Albero Genealogico:I Thompson - I Keller - Kleinsten

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Cosa mi era preso? Perché l'avevo chiamata quando sapevo che era al sicuro con la sua famiglia? Non lo sapevo. Ma era partita e non mi aveva ne scritto ne telefonato per avvertirmi che era arrivata.
Nessuno mi aveva avvisato. Neanche Tom o Joel. Begli amici che mi ero ritrovato.
Così l'avevo chiamata io, le avevo dato un buon margine di tempo dal presunto arrivo. Volevo solo sapere se fosse o meno arrivata, infatti avevo anche inventato la scusa che dovevo uscire con Krios ed Eleni per non farmi sentire disperato.
Però l'avevo richiamata, quando la notte era diventata troppo buia e silenziosa, il mare era tranquillo e non c'era un alito di vento. Ne avevo sentito la mancanza.
Nonostante poi mi fossi addormentato quando non avevo sentito più le sue chiacchiere, non avevo spento il cellulare. Ero stato infatti il primo a sapere della nascita di Alberto.
Diamond mi aveva tenuto in linea durante tutto il travaglio. Tanto che mi ero congratulato con Tom, Eleonora e tutti i suoi fratelli.
Nei giorni successivi mi premurai di non chiamare Diamond, dovevo frenare quel desiderio istintivo che avevo di sentirla. Però lei aveva deciso per il contrario. Se all'arrivo nel Kleinsten non mi aveva chiamato, la sera successiva mi chiamò lei subito dopo cena. Di nuovo parló tanto, soprattutto del piccolo Alberto , e di nuovo si addormentò mentre eravamo al telefono.
"Ci sentiamo domani?" Mi chiese poco prima di addormentarsi.
"Ci sentiamo domani." Le promisi.
E così era andata per i successivi tre giorni, o chiamavo io o lei. Tutto scorreva liscio, a breve marzo sarebbe passato e i mari avrebbero iniziato a riempirsi di barche. Come mi aveva annunciato Giannis, a maggio ci sarebbe stata la regata di Rodi e i mari avrebbero iniziato a popolarsi. Ma non era la sola novità che la fine del mese mi portò, perché qualcuno bussò alla mia porta.
"Signor Thompson c'è una visita per lei." Mi informò la segretaria.
Sollevai lo sguardo dal computer e tolsi gli occhiali. "Ma non ho appuntamenti per almeno una settimana, giusto Clio?" Le chiesi.
Avevo in programma una trasferta a Londra da Liam. "No signore. In realtà non so neanche come sia entrato." Ma disse rammaricata la segretaria.
"Guarda che se gli dici chi sono mi lascia passare." Urlò qualcuno alla spalle di Clio.
Io conoscevo quella voce. Pensai alzandomi. "Dallas?!" Chiesi sorpreso lasciando gli occhiali sulla scrivania.
"Dio ti ringrazio, la tua segretaria ancora non vuole farmi passare." Affermò la voce oltre la porta.
"Ha veramente un militare per fratello signor Thompson?" Chiese Clio.
"Certo che si." Dissi spalancando la porta.
La figura di Dallas subito mi apparve oltre l'uscio. Sembrava più alto, di sicuro le spalle erano diventate più muscolose, aveva i capelli castani scuri a una lunghezza di circa un centimetro, niente barba. Indossava la tuta mimetica, un borsone verde in spalla e un berretto i mano che sbatteva sull'altra libera. "Dallas." Dissi felice andando ad abbracciarlo. "Come mai sei qui?"
Lui fece spallucce indicando il mio ufficio. Lo feci entrare dicendo a Clio di non disturbarci e chiusi la porta alle nostre spalle.
"La missione è finita. Invece che scendere a Norfolk ho chiesto di concludere qui la missione. Sia tu che Brooke mi avete detto di non stare a casa e ho pensato. Adesso mi fermo anche io in Europa." Raccontò.
"Quindi sei fermo." Gli dissi sedendomi accanto a lui. Cazzo se sembrava più maturo adesso.
"Si! Ho due mesi di licenza, quindi starò un po' con te, poi andrò a Zurigo da Brooke. Infine torno da mamma e poi di nuovo alla base al lavoro a preparare la prossima missione." Concluse.
"Bel programma. Perché non sei andato prima da Brooklyn. È tanto tempo che non la vediamo."
Lui annuì guardando fuori dalla mia finestra. "Volevo respirare l'aria del paese che si è scelta." Mi rispose.
Non capii. Lo guardai titubante in attesa di una spiegazione che non tardò ad arrivare. "Non sono uno stupido Lon. Tutte le volte che ho chiamato Alaska non c'era mai, lei non mi ha mai cercato a telefono e non è normale. Non per il rapporto che abbiamo sempre avuto." Affermò.
Alaska, ovvio. "Perché credi che sia qui? Non me la sono portata dietro." Gli dissi.
"Andiamo Lon! Sono venuto da te perché sei concreto e realistico, non mentiresti mai al fine di illudere le persone." Rispose. "Davvero non vuoi dirmi cosa succede? Perché Alaska non mi cerca?"
Lo fissai. Era il caso che gli raccontassi tutta la verità, così avrei evitato che lo facessero mamma e papà almeno. "Ok! Ti racconto tutto." Gli dissi. "Ti ricordi che Alaska partì con il panfilo di Philip Hoffman anziché fare il tour in Italia?" Gli chiesi.
Dallas annuì, al che io presi a raccontagli i fatti con minuzia, proprio come me li aveva raccontati Diamond.
Gli raccontai della sua telefonata di Natale, quando ci disse che Alaska stava cercando la sua strada e non dovevamo starla addosso, di come lo stesso Gabriel avesse detto a tutti noi che ogni persona aveva bisogno ad un certo punto di staccarsi dalla famiglia per capire chi fosse.
Conclusi con me stesso, dicendogli che con Diamond stavamo cercando Alaska per l'arcipelago, per avere la certezza che fosse ancora viva.
A fine racconto Dallas sospirò lanciando un pugno contro la finestra. "Quel porco di Philip. Gli avevo detto di stare lontano da Alaska, invece no!" Ringhiò. "Però ha ragione Diamond. Alaska viva, sta bene." Affermò tornando accanto a me per guardarmi con un sorriso. "È relativamente felice, nel posto dove vuole essere." Disse indicando la finestra. "Ultimamente riesco a percepire quanto sia felice, è stata una sensazione di circa una settimana fa, lei si sentiva libera. Le piaceva sentire il vento tra i capelli e l'odore di salsedine. Sicuramente è nella penisola greca."
Ero basito di ciò che stava dicendomi. Sapevo che Alaska e Dallas avevano un rapporto unico ed empatico. Ma non pensavo arrivasse a tanto.
"T-tu... puoi portarci da lei?" Gli chiesi.
Dallas sospirò. "No. Lei adesso vuole stare da sola, la sento vicina, molto. Ma la tradirei se seguirei il mio istinto e la trovassi. Ti prego London, smetti anche tu di cercarla." Affermò.
Dovevo smetterla, lasciarla andare? "Vorrei almeno vederla. Dals..."
"È presto. London nostra sorella sta fiorendo, se andiamo a prenderla adesso sarebbe come farla appassire prima del tempo." Mi spiegò Dallas.
"Diamond non si arrenderà." Gli ricordai.
"Le parlo io. Portami da lei, sono sicuro che mi ascolterà." Disse Dallas.
"Al momento è nel Kleinsten, suo fratello ha avuto un bambino." Risposi.
"Andiamo in questo Kleinsten." Affermò lui tranquillo. "Hai capito vero che ho poco tempo?"
Sospirai. "Si l'ho capito. Ma non puoi dirmi in quale parte della Grecia si trova?"
Dallas si alzò andando a prendere la sacca. "No! Adesso alza il culo e andiamo. Voglio vedere Diamond e rassicurarla." Disse aprendo la porta.
Dietro di essa a pugno alzato c'era Giannis che lo fissò spaventato.
I due si scambiarono uno sguardo sorpreso, dopodiché mio fratello diede una pacca sulla spalla di Giannis. "Ehi! Ciao, sono Dals, il fratello di London."
"Salve, io sono..."
"Giannia giusto?" Chiese. "Lon, ha accennato alla vostra amicizia."
Più che altro gli avevo detto il nome dei titolari greci della Olympic. Come aveva fatto a capire che lui era Giannis?
"Si sono io, ero venuto a prendere London per la prova vestiti." Rispose il greco.
"Prova vestiti?" Chiese Dallas.
"Sì. Fra tre giorni si sposano i migliori amici di Giannis e siamo stati invitati anche io e Diamond."
"Ma Diamond non c'è! Scusa Giannis, ma stiamo andando da lei." Disse Dallas. "In nord Europa, giusto?" Mi chiese.
Annuii per poi spostarmi su Giannis. "Mi dispiace davvero. Ma non posso venire al matrimonio, non senza Diamond." Affermai.
Giannis mi guardò sereno sorridendomi. "Lo capisco. Anche io non riuscirei a muovermi senza Ali."
"Oh che bella cosa l'amore." Intervenne Dallas. "Sarete tutte coppie al matrimonio?"
"La fidanzata di Giannis è una skipper. Questo maggio avrebbe dovuto partecipare alla regata di Rodi."
"Una skipper!" Chiese sorpreso Dallas. "Ma certo... fantastico. La tua ragazza è una skipper." Disse entusiasta.
Giannis annuì. "E sicuramente in questo momento sta solcando il mare tra il golfo e l'isola Andro." Disse orgoglioso Giannis.
"Vabbè in bocca al lupo allora. Hai ragione London, meglio partire adesso. Con tutte le coppie che ti circondano potresti sentirti solo. Andiamo?" Mi chiese Dallas.
"Vai, parlo io con Eleni e Krios. Poi noi ci vedremo... a fine maggio spero." Mi disse.
"Quindi è deciso." Gli dissi.
"Si! Io ed ali partiamo dopo il matrimonio. Andremo in Inghilterra, anche se lei vorrebbe andare in Irlanda. Probabilmente viene da lì, ha infatti detto che sua madre viene da un posto molto colorato." Mi raccontò.
"Pensa positivo. Sono sicuro che troverete la sua famiglia." Gli dissi salutandolo.
"È stato un piacere Giannis, buona fortuna." Lo salutò Dallas.
Andammo via e mi diressi verso il porto. "Andiamo a piedi." Dissi indicando le barche lungo la riva.
"Abiti vicino?"
"Sulla Persefone. Così potrai vederla." Gli dissi orgoglioso.
"Ma la fidanzata di Giannis perché non partecipa alla regata? Perché partono?" Mi chiese curioso Dallas.
"La fidanzata di Giannis ha perso la memoria durante le selezioni della regata di Rodi. Stanno prendendo ogni spunto da cose che lei dice inconsciamente per ritrovare le sue origini. Senza un nome non può partecipare alla regata e non può richiedere un passaporto. Così andranno in Gran Bretagna via mare." Spiegai.
"Adesso capisco." Sussurrò Dals. "Ecco cosa non mi spiegavo." Mi sorrise correndo verso la zona dedicata agli yacht. "Sicuramente via mare non avranno i controlli che ci sono a terra."
"Gli ho dato io la dritta. Mi dispiace solo non essere ancora riuscito a conoscere Ali, Giannis ci teneva a presentarcela. Ma vive a Sciro con la madre di lui al momento e ancora non siamo riusciti a organizzarci. Poi Diamond è partita e ancora abbiamo dovuto rimandare." Dissi salendo sulla barca.
"Diamond! Diamond! Diamond. Fate le cose insieme o ti piace?" Mi chiese Dallas. "Io la adoro, anche Alaska la adorava."
Scrollai le spalle e gli passai il telefono. "Chiama la compagnia aerea. Se non c'è un volo, prendine uno per Monaco o la Svizzera che da lì prendiamo il treno." Gli dissi. "Vado a preparare un bagaglio leggero... chiama anche un taxi..." urlai infine dalla mia stanza.
Intanto che gettavo dei cambi nella valigia pensai che dovevo chiamare Paolo per farlo venire sulla Persefone e anche Liam, se partivo per il Kleinsten non potevo raggiungerlo ancora a Londra.
Misi una camicia e un paio di maglie con dei jeans nella borsa, poi aprii il cassetto del comodino per prendere il passaporto.
Fissai attentamente il contenuto. Delle forcine, delle compresse e un pacchetto di assorbenti intatto. Era il cassetto di Diamond, sorrisi. Poco alla volta si era trasferita nella mia stanza.
Presi le compresse curioso, possibile che prendesse degli antidepressivi? Per questo ultimamente era così volubile? Lessi la marca e il principio e ne restai sorpreso. Multivitamine per gravidanza! Sollevai il tappo, non era sigillato e sembrava che ne mancassero.
Tirai su il fiato che avvertito mi stava mancando. Incinta! Diamond era incinta.
"London! C'è un aereo per Monaco tra un'ora. Ho prenotato anche il treno che ci porta nel Kleinsten." Urlò mio fratello facendomi tornare alla realtà.
Scossi la testa e misi le compresse nella borsa, poi come un automa andai a prendere il passaporto dal mio comodino, misi la borsa in spalla ed uscii raggiungendo Dallas.
"Andiamo! Tra un po' arriva il taxi." Mi disse Dallas frenetico.
Io annuii, ero lì ma non c'ero. "Chiama Paolo, digli che stiamo lasciando il Persefone incustodito e dovrebbe stare lui qui fino al mio ritorno." Gli dissi andando a prendere un bicchiere d'acqua. Dovevo tornare in me.
"Eh Lon! Tutto bene?" Mi chiese Dallas preoccupato.
"Si... passerà è solo un giramento di testa." Lo rassicurai. Dovevo riprendermi, sicuramente c'era una spiegazione a tutto.
Come agli sbalzi di umore di Diamond, che fossero dovuti alla gravidanza? Perché non mi aveva detto niente? Perché me ne aveva volutamente tenuto all'oscuro? Avevamo una relazione di solo sesso, ma cazzo un bambino era una cosa grossa.
Non so come entrai in auto. Dallas mi ci aveva trascinato senza che me ne accorgessi. Cercai il suo sguardo preoccupato.
"Hai una brutta cera Lon." Mi disse.
"Ho... ho scoperto che Diamond mi ha nascosto una cosa importante." Gli rivelai.
"Le donne nascondono sempre cose." Affermò lui.
Scossi la testa. "Non Diamond. Lei è un libro aperto, preferisce dirti una cosa anche offensiva piuttosto che mentire." Spiegai.
"Allora avrà avuto i suoi motivi."
"Ma poteva dirmelo." Affermai.
"Non ti ho mai visto così per una cosa che non ti viene detta. Ovvio noi non siamo Diamond, ma proprio perché non è la tua famiglia fa strano."
"Cosa vuol dire non è la mia famiglia. Lei è... lei è comunque... una parte della mia vita." Cercai di spiegare a Dallas.
"Ah... oohh.... Aspetta Lon! Ti sei innamorato." Disse Dallas lasciandomi sorpreso. "Oh cazzo ecco il problema, la amo per questo ci stai di merda."
"Aspetta... no! Hai capito male, io e lei siamo solo..." lo frenai.
"Cosa, cosa! Ho capito male?" Chiese lui con una luce vivace negli occhi.
Cosa eravamo? Avevamo superato da un po' lo stato di una notte e via, eravamo amanti ovviamente. Anche se gli amanti non condividevano una casa, un letto e le notti insonni su un divano. "Non sono affari che ti riguardano." Risposi a Dallas.
"Ok!" Rispose lui sornione. "Se non sei innamorato di lei potrei provarci io."
Istintivamente gli tirai una gomitata. "Provaci e ti faccio il culo." Lo minacciai.
"Siamo gelosi eh... scusa. Non posso provarci con lei, siamo amici. Ma volevo capire, guarda che non è un male innamorarsi." Mi disse.
Per quanto fosse cresciuto in quel periodo restava sempre un sognatore. "L'amore è sopravvalutato." Affermai. Soprattutto se la ragazza con cui stavi ometteva di dirti di tuo figlio.
Arrivammo in aeroporto in assoluto silenzio, il tempo di fare il check in e fummo a bordo. Intanto il mio umore non cambiava, Diamond aspettava un bambino. Avrei avuto un figlio da lei. Ero pronto a diventare padre? Quella si che era una responsabilità. Avere un figlio significa educare una persona innocente, non era come tenere Adam o Cristal, con loro ci giocavo, li coccolavo e li viziavo. Un figlio invece oltre a questo aveva bisogno anche di venire educato alla vita. Avremo dovuto rendergli la mano quando avrebbe iniziato a camminare, passo dopo passo dovevamo insegnargli a vivere nella nostra società, dopodiché quando sarebbe stato grande avremmo dovuto lasciare andare quella mano. Scossi la testa. Era presto per un pensiero del genere, il bambino era ancora nel grembo di Diamond. Per diventare adulto ci sarebbe voluto ancora un bel po' di tempo. Pensai sorridendo.
Un dubbio si insinuò nella mia mente, le crisi isteriche di Diamond, soprattutto l'ultima quando le avevo consigliato di raggiungere la famiglia. "Vuoi sbarazzarti di me come se nulla fosse? Io ci sono dentro in questa storia come te se non di più! Non puoi mandarmi via non adesso..."
Possibile che quella frase non si riferisse ad Alaska, ma al bambino. Possibile che Diamond aveva dei dubbi se tenerlo o meno? Ma se non lo voleva perché prendeva dei multivitaminici. Non ne avrebbe avuto bisogno in fondo. Erano tante le domande e le risposte poteva darmele solo Diamond.
Così quando arrivammo a Monaco ero trepidante anche se non lo davo a vedere. Prima saremmo arrivati a Stern, prima avrei rivisto Diamond e parlato con lei.

Non ebbi modo di parlare con Diamond una volta nel Kleinsten. Fummo accolti da Tom, Eleonora e tutta la famiglia di lui, compreso Thomas Keller e Micaela. Io fui subito catturato dalla piccola Cristal che appena mi vide mi saltò addosso.
"Ziooo Loooo!" Urlò felice nel vedermi.
Intanto Dallas che passò più inosservato si prese da parte Diamond. Mi aveva detto lungo il tragitto per il palazzo che avrebbe subito affrontato l'argomento Alaska con lei. Così avrebbe potuto godersi il soggiorno nel piccolo stato.
Così tra una chiacchiera con i Davis e il padre del mio amico, lasciai che Cristal mi facesse fiera da padrona di casa quando mi mostrò il fratello. Ancora una volta rimasi incantato. "Il miracolo della vita. È bellissimo." Dissi complimentandomi con Tom ed Eleonora. "Ancora auguri ragazzi, vi auguro il meglio per tutta la famiglia." Affermai prendendo il neonato in braccio.
"Grazie London. Siamo contenti di vederti di persona." Mi disse Eleonora.
"Non era previsto. Ma Dallas voleva parlare con Diamond, così eccoci qui." Affermai indicando mio fratello e Diamond che confabulavano in un angolo. "Almeno mi godo un po' questa delizia, quando ci rivedremo sicuramente sarà circondato da molti più Keller." Conclusi carezzando la mano del piccolo Alberto. Istintivamente mi strinse l'indice, ebbi un tuffo al cuore. Quello era il miracolo della vita.
"Questo palazzo è enorme." Disse Dallas raggiungendoci. "Ma sembra deserto. Posso fare surf nei corridoi?"
"Dals, ti prego." Lo ammonii.
"Il palazzo non è vuoto." Rispose Eleonora. "Questa è la mia ala. Ogni famiglia ha la sua così può avere un po' di privacy, soprattutto adesso che è nato Alberto e vengono a trovarmi spesso. In questo modo non disturbiamo gli altri."
"Stai rilassato fratello. Mi comporterò bene." Mi rispose Dallas fissando il piccolo Alberto. "È stupendo. Fortunatamente sarò a casa per la nascita di Abel." Gongolò. "Vengono a vedere il bambino? Cioè oggi sei qui per noi?" Chiese ingenuo mio fratello. Almeno fece una domanda a cui anche la mia curiosità voleva una risposta.
"Resta pur sempre un principe. Appena London mi ha scritto che stavate arrivando ci siamo liberati per il vostro arrivo. Ma accogliamo gli ospiti nella sala principale del palazzo, col principe e il principe uscente. Stanno arrivando anche da Monaco e dalla Svizzera per conoscere Alberto. È il primo discendente dell'ultima generazione di principi." Concluse.
"Anche se in linea di massima questa è l'accoglienza che si fa a tutti i principi appena nati." Ci spiegò Eleonora.
Dallas fece un fischio di ammirazione. "Quindi qui non incontreremo il regnante e altri principi?" Chiese.
"Giusto. Puoi incontrare solo la servitù che sta per servirci la cena o qualche dama che prepara i vostri letti." Concluse Eleonora divertita.
"Evvai! Allora si mangia." Esultò Dals.
Scossi la testa divertito, passando il bambino alla madre. "Visto, anche io ho il mio bambino."
"Mangi vicino a me, zio Lo?" Mi chiese Cristal.
Le sorrisi prendendola in braccio. "Certo, lo sai che esaudisco tutti i tuoi desideri." Affermai facendole il solletico.
"Siiii!" Esultò guardando verso la nonna e Diamond. "Da grande mi sposo col bimbo dello zio London. Vero zio? Dillo anche alla nonna."
Sorrisi per poi restare un attimo muto. "Temo che... ho paura di non poter mantenere questa promessa tesoro."
La piccola sbatté i suoi begli occhi azzurri facendomi il broncio. "Perché?"
"Beh perché... io..." Biasicai. "È difficile." Conclusi.
Avvertii una risata divertita. "Lo zio London non sa cosa dire." Affermò divertita Diamond avvicinandosi a noi. "Tesoro, perché non sposi Adam, avete anche la stessa età." Chiese alla nipote.
"Adam è il mio cuginetto." Rispose lei arricciando la bocca a cuore. "Non si sposano i cugini."
"Ah no! Quindi se io divento la ragazza dello zio London, non puoi sposare il tuo cuginetto. Giusto?"
La bambina fissò entrambi scettica. "Ma..." disse sempre con la bocca a cuore. "Io sono la tua fidanzata bambina sempre?"
Risi dandole un bacio. "Sempre principessa."
"Adesso basta." Intervenne Diamond. "Scendi e va a lavarti le mani con lo zio Samuel. Io porto lo zio London nella sua stanza e poi vi raggiungiamo."
"Vado io... vado io..." disse la bambina eccitata.
"Kristal fa la brava e scendi." Intervenne Sapphire Cooper. "Potresti perderti tra i corridoi. Adesso noi andiamo a prepararci e anche lo zio London e Dallas faranno altrettanto."
Sospirai mettendo giù la bambina. "Forza Dals, andiamo."
"Ci perderemo, lo so già." Rispose Dallas divertito.
"Sei un soldato, te la caverai." Gli disse divertita Diamond incamminandosi. Salimmo per delle scale e poi ci dirigemmo verso un lungo corridoio. Arrivati a una porta la indicò a mio fratello. "Tu dormi qui."
"Solo io?" Chiese.
"Ovvio." Rispose. "Non ti dirò qual è la stanza di tuo fratello. Adesso vai, rinfrescati e poi torna giù, dove ci sarà almeno una persona della servitù che ti indicherà la sala da pranzo." Disse spiccia.
"Vai di fretta... venitemi a prendere. Così è sicuro che non mi perdo." Si lamentò Dallas.
Realmente temeva di perdersi. Feci per rassicurarlo, ma Diamond ebbe il sopravvento. "Mi dispiace, ma noi abbiamo da fare e potremo arrivare più tardi."
Lui ci guardò serio. "Ok. Me la caverò da solo. A dopo." Disse aprendosi la porta e sparendo dietro di essa.
"Andiamo." Mi disse Diamond.
La seguii. Cosa dovevo fare? Dirle che sapevo del bambino? "Hai fatto capire a Cristal e tutti i presenti che siamo una coppia."
"Tu non hai smentito. Quindi ok!" Rispose. "Era il modo più facile per farle capire che non può sposare tuo figlio."
"Potrei avere anche una figlia. A casa mia ancora non si vedono femmine e sarebbe una bella festa." Ammisi seguendo Diamond in una stanza poco distante da quella di Dallas.
Lasciai la borsa in un angolo studiando l'arredamento classico, nei caldi colori del rosso e del bianco.
Su una poltrona laterale c'era una coperta e un libro aperto, si sentiva un profumo di Iris, tipico di Diamond. Il letto anche era un po' sgualcito, su un comodino c'erano il cellulare di Diamond e delle compresse, quelle che gli avevo visto prendere. La pillola anticoncezionale! Quindi mi ero sbagliato.
"Vuoi fare una doccia?" Mi chiese andando a stendersi sul letto.
La osservai decidendo di raggiungerla. "No! Da quando è arrivato Dallas mi sto rilassando solo adesso." Dissi stendendomi e fissando il tetto del letto a baldacchino.
La vista mi si annebbiò, vidi solo il viso di Diamond che mi fissava. "Sono stata pessima in questi ultimi giorni."
"Adesso stai meglio?" Le chiesi sincero.
Annuì, le si riempirono gli occhi di lacrime. Di nuovo! Quindi non stava bene. "Dovevo chiarirmi un po' le idee. In Grecia mi sentivo realizzata e avevo capito cosa volessi fare della mia vita, avevo tuffo: un lavoro che mi piaceva, degli amici, io che mi sono sempre circondata degli amici dei miei fratelli ne avevo di miei, infine avevo... te. Stavo bene." Mi disse.
Annuii, sollevai una mano carezzandole la guancia e portandole i biondi capelli dietro l'orecchio. "Poi cosa è successo?"
"Poi..." disse con voce tremante. "Sono andata dalla dottoressa, per la pillola."
"Il funesto giorno in cui tutto è cambiato." Sospirai. Potevo dire con certezza che era stato da allora che Diamond aveva iniziato con le crisi isteriche.
Sospirò anche Diamond. Si allontanò da me e si sedette portando le ginocchia al petto. "Mi disse che non poteva darmi la pillola, che doveva farmi degli accertamenti e che il mio utero stava subendo una trasformazione."
"Ti disse che sei incinta." Affermai.
Lei nascose il viso tra le ginocchia. "Non l'ho programmato. Non ci voleva adesso, sto avviando la mia carriera e mi piace. Lo dissi anche alla dottoressa, lei mi rispose che era tardi per la pillola del giorno dopo. Ma poteva intervenire con un intervento chirurgico." Sussurrò. "Dovevo solo decidere, dovrei ancora decidere..." disse piangendo.
"Diamond. Non devi decidere da sola, avresti dovuto parlarmene prima." Le dissi cercando di non assaltarla.
"Cosa avrei dovuto dirti? Noi non siamo una coppia... siamo solo sesso." Affermò.
"E allora! Facciamo sesso, ma ci rispettiamo anche. Sei sempre stata sincera con me e il risultato di non esserlo stata più è che adesso stai male. E così non va bene." Le dissi tirandomi su e mettendomi di fronte a lei. "Adesso io voglio solo capire, tu vuoi abortire?" Le chiesi.
Lei scosse la testa. "La dottoressa l'ha fatta facile. Ma io al solo pensiero mi sento male." Disse scoppiando a piangere.
Mi si strinse il cuore. La strinsi nel mio abbraccio dolcemente. "Non devi abortire Diamond. Non piangere, vedrai che si risolverà."
"Ma così perderò quello che sto costruendo. E non voglio obbligarti a... cioè..."
"Ma tu non mi obblighi. Diamond io ho accettato il bambino ancora prima di entrare nel castello." Le dissi.
Lei mi fissò in lacrime. "Ma come? Non lo sa nessuno, solo la mamma e non lo dirà a nessuno fino a quando..."
Scossi la testa. Mi alzai dal letto e andai a prendere la borsa dalla quale estrassi le compresse. La raggiunsi e gliele passai. "Queste non sono mie."
"Oh... oh mio Dio. Le ho cercate tanto." Mi disse prendendomi il tubetto di mani.
"Penso che una persona che si prende cura del figlio, non sia intenzionata a buttarlo via." Le dissi. "Nel momento stesso in cui hai iniziato a prendere queste, tu hai accettato il bambino Diamond."
"La dottoressa mi ha detto che dovevo prenderle." Affermò.
"Forse perché anche lei non era convinta del tuo rifiuto. Quando torniamo in Grecia verrò anche io con te. Va bene?" Le dissi.
"Ma..."
"Questo è mio figlio Keller." Le dissi risoluto.
"Sono pessima. " mi disse.
Io sorrisi. "Questo lo sappiamo già."
"Anche tu sei pessimo." Mi disse pizzicandomi il braccio.
Risi. "Siamo pessimi entrambi, però Diamond devi dirmi le cose. Ci sono rimasto di merda quando ho trovato le vitamine."
"Per via della gravidanza." Affermò.
"No!" Le dissi sincero. "Perché non me ne avevi parlato."
"Scusami. Sono pessima, pessima!" Disse ancora.
"Non fa niente. Adesso stai meglio?" Le chiesi.
Annuì. "Io vorrei continuare a lavorare."
"Perché dovresti smettere. Sei incinta non ammalata." Le dissi.
Lei mi fissò con sfida. "E dopo il parto?"
"Ci sono anche io!" Risposi. "Anzi sai cosa, potrei proporre un asilo aziendale alla prossima riunione del consiglio." Affermai. "Poi ne farò aprire uno alla Thompson & sons. "
"Stai pensando a lungo." Mi disse.
"Devo! Sembra ieri che Tom e Gabe mi hanno detto delle gravidanze e Alberto già è nato." Dissi scendendo dal letto e dandole un bacio. "Vado a fare una doccia."
"Vuoi compagnia?" Mi chiese lei.
Le sorrisi allusivo. "Ti aspetto."

Come previsto arrivammo tardi alla cena. Nessuno era stupito, anche se la piccola Cristal era corrucciata. "Zio Lon cattivo."
"Scusa tesoro. Lo zio si è addormentato." Le dissi dando un bacio alla bambina.
Dopodiché mi guardai intorno alla ricerca di Dallas. "Dov'è mio fratello?" Chiesi intanto che mi servivano un filetto di manzo.
"Non è ancora arrivato. Pensavamo fosse con te." Rispose Samuel leggermente acido.
"Io e London dovevamo parlare di un paio di cose." Intervenne Diamond. "Lo abbiamo lasciato in stanza."
"Spero non si sia perso." Dissi ripensando a quanto fosse sopraffatto dalla maestosità di quel posto. "Vi dispiace se lo telefono?" Chiesi.
"Fa pure." Mi disse il padre dei miei amici.
"Voi cominciate pure a mangiare." Dissi alzandomi per chiamare Dallas.
Il telefono squillò parecchio prima che Dals rispondesse.
"Lon! Scusami mi ero perso e mi sono messo a chiacchierare con un'inserviente che mi ha trovato. Sto arrivando." Mi disse col fiatone. "Mi ha indicato la strada, tra un po' ci sono."
"Ok, ti aspetto." Dissi staccando. Tornai al tavolo e presi a mangiare. "Si è perso."
"Il tempo di abituarsi." Disse Eleonora. "Quanto resterete?"
"In realtà io il quattro sarei partito per Londra." Dissi mentre la porta si apriva ossidando entrare un Dallas trafelato che si scusava.
Prese posto accanto a me e in silenzio si mise a seguire i nostri discorsi.
"Avete da fare un contratto?" Mi chiese interessato Keller.
"No, è tanto che non ci vediamo e spesso facciamo questi viaggi lampo per stare insieme." risposi. "Giusto un paio di giorni per aggiornarci."
"Capisco. Se ti serve un passaggio io devo rientrare in America e il jet lascia prima Tommy a Londra." Si offrì il padre del mio amico.
"Voglio venire anche io. Così passo a salutare Rafael, Isaak e Liam. Perché non me lo hai detto prima?"
"Abbiamo parlato di altro." Le ricordai.
"Anche io con zio Lon e zia Dì!" Disse Cristal intervenendo nel nostro discorso.
"Tesoro, tu resterai con me e Alberto qui. Ti ricordi?" Le disse Eleonora.
"Mmm... voglio stare con lo zio Lon... domani giochiamo insieme?" Mi chiese la piccola.
"Se obbedisci alla mamma si. Poi vado via con il papà."
La piccola annuì contente dalla mia risposta. Durante la serata parlammo del più e del meno, a ruota prendevano il piccolo in braccio.
Dallas sembrava irrequieto. Voleva andare subito via, tanto che gli chiesi che problemi avesse.
"Sei stanco?" Chiesi preoccupato.
Lui scosse la testa. "No... ma la ragazza... dama, inserviente o altro non so cosa fosse. Abbiamo fatto amicizia e se faccio presto forse la ritrovo." Mi disse con un sorriso complice.
Scossi la testa divertito. "Cerca di non combinare guai e spezzare cuori."
Lui fece schioccare la lingua. Poi guardò ora me, ora Diamond. "Avete risolto? "
Diamond gli sorrise. "Avevamo bisogno di parlare e..." disse alzandosi. Prese una forchetta e la fece tintinnare al suo bicchiere. "Scusatemi un attimo, prima che chi più chi meno, vi ritirate. Ho un annuncio da fare." Disse guardando tutti.
Tutti fecero silenzio aspettando che Diamond parlasse.
Fece un colpo di tosse e riprese. "Io devo chiedervi scusa, in questi giorni sono stata irritabile e sinceramente non so per quanto ancora lo sarò." Disse. "Qualcuno, mamma, mi ha detto che sono gli ormoni e che passerà, ma non ora. Questo perché... aspetto un bambino. Sono piccola, cinque settimane ad oggi. Ma aspetto un bambino." Disse a tutta la sua famiglia.
Accanto a me Dallas si alzò sorpreso battendomi la mano sulla spalla. "Oh cazzo era questo.... Oh ca... perché non me ne hai parlato prima. Un bambino... auguri... auguri...." Disse raggiungendo Diamond e abbracciandola.
E non fu l'unico. Micaela anche corse ad abbracciare la sorella mentre Tom mi raggiungeva felice.
"Ma benvenuto nel club... cognato?" Mi disse divertito.
Gli sorrisi. "Non ci credi andoea..."
"Ho iniziato a capire che c'era qualcosa quando mi hai detto che eri alla stazione. London che fa qualcosa di impulsivo è troppo."
"Lo è anche per te." Gli dissi divertito.
"E guarda dove sono adesso." Mi rispose sempre più divertito. "Mi raccomando, prenditi cura di lei." Concluse abbracciandomi.
"Lo farò, a modo nostro." Risposi.
Mi alzai raggiungendo Diamond e guardai verso i suoi genitori.
"Nonostante la gravidanza, non ci sposeremo." Affermai, ciò che avevo capito in quel periodo con Diamond era che temeva i legami. Probabilmente dipendeva dalla sua infanzia con Andrew Davis, per il matrimonio che era stato imposto a sua madre da ragazza. Per questo non le avrei chiesto di sposarla. "Vivremo insieme, come già stiamo facendo. Avremo il bambino, che sarà riconosciuto da entrambi. Ma per ora, non avremo altri vincoli." Dissi tenendo lo sguardo su Thomas senior che annuì.
"A me va bene, ciò che importa è che non tarpi le ali a Diamond." Mi disse Thomas tirandosi su. "Ma so che non lo farai, hai sostenuto tua sorella anni fa, perché non dovresti farlo con Diamond."
Sospirai. "Le ho già detto che deve continuare con la sua vita. Anche per questo non ci sposiamo per ora. Non ne abbiamo bisogno."
"Va bene. Allora auguri e... questa volta l'ho saputo prima di tuo padre. Consentimi di sentirlo domattina per dirglielo." Concluse.
Al che risi. A parte la gravidanza di Adam, per Abel, Adela era andata con mamma dal ginecologo, quindi papà subito lo aveva saputo a differenza di Thomas.
"Sappia che non chiederemo mai il sesso del bambino. Per noi sarà una sorpresa alla nascita, quindi se Diamond non dirà niente alla madre è per questo."
"Il bambino si chiamerà Hope, indifferentemente dal sesso. Perché noi non abbandoniamo mai la speranza."
Si! Perché la speranza di ritrovare Alaska, nonostante Dallas ci avesse detto di smettere di cercarla, non ci avrebbe mai abbandonato. Ci restava quella e tanto bastava a farci credere che un giorno l'avremo rivista. Ne avevamo parlato anche con Micaela, che come noi aveva dovuto sorbirsi la paternale di Dallas. Eravamo convinti che avesse ragione, che Alaska era viva e stava scoprendo se stessa, solo per questo tutti e tre ci eravamo arresi alla sua richiesta. 
Così un paio di giorni dopo salutammo il Kleinsten col jet personale di Thomas Keller. Andammo a Londra dove sostammo due giorni. Ma salutai Dallas nel Kleinsten, poiché mi disse che sarebbe stato un altro po' lì, per esplorare il paese. Ovviamente aveva lasciato il palazzo con me, andando a stare in un bad and breakfast. Quando rientrai in Grecia, più di dieci giorni dopo, lo sentii e mi disse che era partito per Parigi. "Poi andrò a Zurigo da Brooklyn, per ora però mi sto godendo la mia ragazza del Kleinsten." Mi disse.
"Va bene, ma mi raccomando..."
"Si si! Sarò prudente. Ciao Lon."
Fu l'ultima volta che lo sentii così allegro. Successivamente per via del suo lavoro nell'esercito non ebbi più modo di percepire la sua fanciullezza.

Tornammo in Grecia che tutto sembrava cambiato. Giannis era partito per l'Inghilterra e sarebbe stavo via a tempo indeterminato. Krios ed Eleni erano in luna di miele e li avremo rivisti al ritorno. Alla fine io e Diamond decidemmo di concentrarci su di noi, capire come andare avanti adesso che le ricerche di Alaska erano interrotte. 

 

   
 
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