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Autore: Khailea    24/03/2024    0 recensioni
Un'avventura action con trame avvincenti e personaggi unici e caratteristici!
Saghe appassionanti e ricche di colpi di scena, special divertenti e di ogni genere!
Unisciti alle stravaganti avventure degli studenti della Werewolf Shadow!
I personaggi di cui si parla in queste storie sono inventati da un gruppo di role chiamato Werewolf's Shadow 2.0.
Questo è il secondo progetto di fiction scolastica del gruppo fatto con l'approvazione dei suo componenti.
Non ci sono collegamenti con il precedente progetto e la trama é molto diversa.
Il logo del lupo appartiene al nostro gruppo esattamente come i personaggi e l'ambientazione.
Se volete unirvi a noi potete fare richiesta qui https://www.facebook.com/groups/660949357417726/members/
Genere: Azione, Comico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi, Yuri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Per quanto l’idea di Ayame fosse effettivamente semplice, metterla in pratica richiese leggermente più tempo di quanto i ragazzi si fossero augurati.
Al sole mancava poco per tramontare ormai, e quando il gruppo tornò a bussare alla sottile porta che Lehar, Milton e Sammy avevano trovato l’aria aveva già cominciato a rinfrescarsi.
Uno spioncino si aprì scattando come Lehar, in testa al gruppo, vi bussò accanto, ed un occhio comparve dall’altra parte, gonfio e tumefatto, ma comunque un occhio, senza tuttavia badare molto a ciò che vedeva.
Dopotutto, erano le orecchie a dover prestare attenzione.
-Parola d’ordine.- disse l’uomo dall’altra parte.
Lehar fece un passo avanti, accostandosi alla porta. -La nebbia del mattino s’impiglia come un velo tra i rami del giardino scintillanti di gelo: è la brina, la lieve sorella della neve.-
Non appena il ragazzo ebbe terminato la frase lo spioncino si chiuse con un altro scatto, e la porta si aprì. L’uomo dall’altra parte, una figura alta vestita di nero, ma molto più sottile di quanto i ragazzi avrebbero pensato, si fece da parte, lasciandoli passare.
Solo uno dei suoi occhi era gonfio, mentre l’altro, nero come i capelli, pettinati ed incerati all’indietro, era sano, ed osservò il gruppo entrare senza porsi troppe domande.
I vestiti che indossavano probabilmente evitavano di farli apparire fuori posto.
La maggior parte dei ragazzi, tra cui Ryujin, Lighneers, Jack, Daimonas, Lehar, Vladimir ed Alexander, avevano optato per uno stile classico; camicia bianca o nera, giacca e pantaloni scuri e scarpe eleganti.
Anche Cirno e Grace avevano scelto un completo da uomo, la prima dalla camicia rossa e giacca e pantaloni neri, l’altra invece composto solo da una camicia bianca e da dei pantaloni turchesi, la giacca era più un accessorio che teneva su una spalla.
Nulla che desse troppo nell’occhio o che fosse eccessivamente fuori posto.
Zell era stato leggermente più coraggioso, mettendosi dei pantaloni blu scuro ed una camicia viola acceso, con una collana dorata che scendeva lungo il collo scoperto, ma di certo non riusciva a raggiungere i livelli di Astral, che aveva scelto una camicia tigrata e degli attillatissimi pantaloni neri.
Seraph quasi si vergognava a camminargli vicino, ma anche lei indossava un abito che saltava subito all’occhio, di un lucente blu scuro con le spire di un serpente che le passavano sotto il seno e accanto una voluminosa spaccatura che rivelava la coscia sinistra.
Ayame aveva in parte imitato il suo stile, scegliendo un vestito dalla gonna nera che scopriva entrambe le cosce, ma al contrario dell’altro il top rosso era composto solo da dei tessuti che si intrecciavano al seno ed alle spalle.
Sammy naturalmente, e speranzosamente, sarebbe stata impossibile da far entrare in un luogo simile, per questa ragione l’avevano fatta nascondere sotto la grande gonna dell’abito verde di Hope, che camminando lentamente la copriva totalmente.
Lacie aveva scelto uno stile che era pressocché una via di mezzo tra l’abito di Hope, lungo e senza spacchi, e quello di Seraph; di colore verde, simile al classico di Wyen, era sottile e metteva in risalto le sue curve, ma la copriva fino ai polpacci, ed aveva solo una lieve apertura vicino al seno.
Le stava benissimo, ed accanto Wyen non poteva evitare di guardarla sognante, per quanto ancora fosse risentita nei confronti della compagna ed a disagio ogni volta che guardava Astral, ciononostante era stata profondamente grata che Lacie l’avesse aiutata a scegliere il suo abito.
Anche il suo aveva una gonna stretta, ma nera, e che arrivava fino alle caviglie coperte da degli stivaletti, e le spalle erano coperte da una comoda mantellina rosa con dei fronzoli alle estremità.
Era felice del proprio abito, ed altrettanto era Lacie, che ogni volta la guardava non riusciva a smettere di sorriderle, e le stringeva la mano con gioia.
Milton, dietro di loro, indossava invece un abito viola chiaro, dall’ampia gonna a balze che arrivava alle ginocchia e dal bustino dai ricami neri, che s’intonava perfettamente con la rosa tra i capelli.
Sembrava quasi una ballerina, ed aveva ispirato Johanna a scegliere un abito simile, anche se leggermente più lungo e rosa confetto.
Uno stile semplice era stato scelto anche da Rahu ed Annabelle, la prima con un vestito viola dalle spalline lunghe, mentre la seconda aveva optato per un vestito arancione, di una tonalità più scura dei suoi capelli, dall’ampia gonna a fungo ed il top nero, con delle spalline a sbuffo strette al bicipite, tra tutti però Ailea era stata quella che aveva richiesto più tempo per scegliere il vestito; la cicatrice che le trapassava la gola e le braccia robotiche erano troppo fuori posto per poterle lasciare scoperte, ma il fatto la ragazza non avesse proferito parola aveva complicato le cose.
Alla fine avevano scelto anche per lei un abito lungo e dalla gonna ampia, in modo non la infastidisse, ed avevano nascosto le braccia sotto dei guanti che arrivavano poco sotto le spalle, coprendo poi queste ed il collo con una lunga sciarpa di velluto viola, che si intonava alle ciocche di capelli vicino alle spalle.
-Un’altra festa?- chiese l’uomo, una volta richiusa la porta.
-Già.- rispose Lehar, continuando a camminare in testa al gruppo guidandolo lungo il corridoio come se lo conoscesse.
Apparentemente i ragazzi erano tutti disarmati, ma la verità era che le armi di tutti erano state nascoste tra i vestiti, in modo che, alla prima necessità, potessero estrarle, almeno per il momento però non sembrava il caso.
Il gruppo continuò a camminare, raggiungendo alla fine un vicolo cieco con un ampio ascensore metallico sulla sinistra.
-Direi dobbiamo salire.- sussurrò Astral, controllando che l’uomo in fondo al corridoio non li seguisse.
-Sento dell’aria provenire da quella parete però nya.- rispose Lacie, indicando il muro davanti a sé.
-Già, ci sono anche delle voci.- confermò Wyen, sfiorando con una mano la parete.
-Ci sarà un passaggio verso la hall dove è stato Daimonas.- rispose Lehar, alla ricerca di un pulsante o una maniglia.
Alla fine riuscì a trovarlo dal lato opposto rispetto al quale si trovava la sorella, ed un click risuonò tra loro.
Una sottile fessura si aprì, rimanendo comunque immobile, mostrando giusto una linea di ciò che c’era oltre la porta.
-Ehi voi!-
A passi pesanti l’uomo in fondo al corridoio si mise a correre verso di loro, affrettandosi a raggiungerli.
Temendo di essere stati scoperti i ragazzi si irrigidirono, e Zell infilò una mano nella camicia pronto ad estrarre il tirapugni per colpire l’uomo.
-Chiudete questa porta, altrimenti il primo furbo cercherà di passare senza appuntamento!- esclamò l’altro, premendo nuovamente il pulsante.
Il passaggio si richiuse, e lui tirò un sospiro di sollievo.
Ancora non sembrava sospettare nulla.
-C-ci scusi, non era nostra intenzione!- rispose Annabelle, preoccupata della sua reazione.
-Tranquilla, non è successo niente. Solo, state attenti, ok? Non vogliamo che gente senza permesso venga ad infastidirvi.-
-Certo amico, non preoccuparti.- lo rassicurò Astral. -Noi allora saliamo, buon lavoro.-
-Grazie, anche a voi.- rispose l’uomo, salutandoli con un gesto della mano e tornando al proprio posto.
Astral lanciò una rapida occhiata al gruppo, come a voler dire che andava tutto bene, poi cercò il pulsante per chiamare l’ascensore, e dopo una manciata di secondi le porte di quest’ultimo si aprirono.
Lo stile era pressoché simile a quello del corridoio, il pavimento era formato da piastrelle nere ed i muri con una moquette porpora. Era anche piuttosto ampio, ma di certo non sarebbe bastato a trasportare ventidue persone tutte in una volta.
-Ok, facciamo a turni, quelli davanti per primi.- disse Lighneers, spingendo con una mano Annabelle all’interno e facendosi avanti.
Assieme a loro, salirono anche Zell, Hope, Sammy, Grace, Alexander, Johanna, Cirno, Vladimir e Lehar.
Le porte si richiusero subito, e rapidamente cominciarono a salire.
-Allora… cosa dobbiamo aspettarci Alex?- chiese Zell, dando una rapida occhiata all’ascensore.
Alexander era l’unico ad essere entrato lì, e per quanto avesse dato qualche informazione probabilmente c’era di più.
-Niente che non vi aspettate già.- rispose l’altro. -Più saliamo più le aree saranno… private.-
-In che senso private?- chiese Hope, con una nota di amarezza nella voce che tutti colsero, incluso Alexander, con una fitta al cuore.
-Stanze private… intime.-
-Grandioso.- sbuffò Grace.
Hope non rispose, limitandosi ad annuire.
Essere gelosi del suo passato era stupido, infantile, e lo sapeva benissimo, tuttavia… la ragazza non poteva evitare di chiedersi chi ci fosse stato prima.
Forse delle loro compagne? Qualcuno che conosceva?
Si fidava di Alexander, almeno su quanto riguardava la sua fedeltà, tuttavia, se veramente avesse avuto una relazione con qualche compagna di classe, si sarebbe comunque sentita ferita dal fatto non gliene avesse mai parlato.
Perché nasconderlo in fondo?
-Posso uscire adesso?- pigolò Sammy, sporgendosi oltre la gonna.
-Rimani nascosta, siamo quasi arrivati.- rispose Lehar, evitando di toccare la gonna.
La porta si aprì pochi secondi dopo, rivelando un altro corridoio, con un’altra guardia poco oltre l’ascensore. Questa era più alta e muscolosa rispetto all’altro, una donna dai lunghi e ricci capelli bianchi, che fece un gesto con il capo al gruppo di avanzare.
-Ci manca la nostra metà, solo un attimo.- sorrise Vladimir facendole l’occhiolino.
La donna sospirò, alzando al cielo gli occhi celesti. -Un’altra festa?-
-Già baby, e noi siamo la portata principale.- sorrise Cirno, calandosi nella parte.
-Se ci sono problemi chiamateci. Nessuno tocca, nessuno da fastidio.- l’ammonì la donna, permettendo loro di aspettare l’arrivo degli altri.
Al piano inferiore l’altra metà del gruppo aveva appena chiamato l’ascensore.
Jack stava tenendo una mano sulla vita di Daimonas, sorridendo felice tamburellando le vita sulla cintura. -Stai proprio bene così.-
Daimonas gli sorrise in risposta, avvicinandosi per dargli un rapido bacio sulle labbra. -Anche tu.-
-Ehi ragazzi, volete prendervi una stanza più tardi?- ironizzò Astral, venendo colpito in testa da Seraph.
-Lasciali in pace.-
-Ahia! Scherzavo dai!... oppure… vuoi prendere tu una stanza?- sorrise sornione il ragazzo, facendo arrossire Seraph e Wyen accanto.
-Sei proprio senza pudore.- sospirò Seraph, cominciando tuttavia a giocare con la fibbia della sua cintura.
-Anche tu…-
-Un po’ di contegno ragazzi…- li rimproverò Ryujin, cercando di nascondere la sorella dietro di sé.
-Ruru… stai veramente cercando di non farmi vedere nulla?- commentò Rahu.
-Precisamente.-
-Ti rendi conto di dove siamo?- ribatté lei, riferendosi alla natura dell’edificio.
-Sì, e per questa ragione non hai il permesso di allontanarti da noi.- disse lui severo.
-Cosa vuoi che sia un po’ di sesso Ryujin.- sbuffò Ayame. -È una cosa perfettamente naturale.-
-Lei è ancora troppo piccola!- esplose il ragazzo, tappando le orecchie della sorellina.
Wyen era rimasta in disparte rispetto a tutto questo, sentendosi improvvisamente a disagio, ricordando l’intera situazione, almeno fino a quando non sentì Lacie abbracciarla dalle spalle, e tutto il mondo sembrò svanire all’istante.
-Stai molto bene vestita così…- le sussurrò la ragazza, dandole un flebile bacio sulla guancia.
Le porte dell’ascensore si aprirono poco dopo, ed il gruppo poté riunirsi nuovamente, superando la donna dai capelli bianchi e camminando fino all’altro capo del corridoio, dove stavolta due vie si aprivano ai lati.
-E adesso?- chiese pensierosa Annabelle, incerta su dove andare.
-Proviamo di qua.- propose Johanna, indicando il corridoio a sinistra.
Non c’era ragione per rifiutare, visto non erano presenti indicazioni di alcun tipo.
Potevano solo andare avanti e sperare di avere preso la giusta direzione.
-Sento delle voci.- disse ad un tratto Daimonas, notando in fondo al corridoio una porta.
-Bene, si va in scena allora.- disse Vladimir sistemandosi il colletto della camicia, avvicinandosi alla maniglia ed aprendola per tutti.
 
 
 
 
 
 
 
 
La cosa che dava più fastidio a Nadeshiko non era tanto il fatto di essere stata rapita, o legata in una posizione fastidiosamente scomoda e di aver dovuto sopportare un viaggio in macchina che le aveva dato la nausea.
Tutti quei dettagli erano sopportabili, avrebbe potuto anche facilmente occuparsi di quelle quattro tizie se solo non si fosse distratta, ed a prescindere era fiduciosa di potersela cavare con la sua furbizia e l’aiuto di Yume, ma ciò che proprio non poteva sopportare era uno di quei dannati sticker a forma di stella, che le si era appiccicato su un ciglio.
Ogni volta che muoveva l’occhio sotto la palpebra riusciva a sentirlo tirarle la pelle, e le stava dando un prurito insopportabile.
Aveva provato a lamentarsi, ma qualcuno l’aveva imbavagliata, ed era stata costretta a sopportare quella tortura per tutto il tempo, dal momento in cui la portiera del veicolo si era aperta e qualcuno l’aveva spinta fuori.
Purtroppo fuggire non era stato possibile, ed onestamente lottare così alla cieca non era qualcosa che apprezzava fare, si era quindi arresa a farsi trascinare dai suoi rapitori per chissà quanto tempo, salendo vari ascensori e camminando, camminando camminando e camminando ancora.
Era stato più uno strazio che altro onestamente, ma finalmente si erano fermati, ed una volta costretta a sedersi su un divanetto qualcuno le aveva tolto sia la benda che il bavaglio dalla faccia.
-TOGLIETEMI ST’AFFARE DALL’OCCHIO!- aveva urlato immediatamente, senza nemmeno preoccuparsi di vedere la scena attorno a sé.
Non era tutto sto gran che onestamente, si trovavano in un ufficio, discretamente ampio e dai mobili moderni, ed accanto a lei c’erano sia Yume che le due studentesse di prima.
Di fronte al divanetto nero su cui si trovavano c’era un uomo, vestito con un completo blu a strisce grigie, dai biondi capelli brizzolati e gli occhi azzurri.
-Chiedo scusa.- disse l’uomo alzandosi, avvicinando una mano al suo viso e togliendole lo sticker. -Meglio?-
-Grazie.- rispose secca Nadeshiko.
Yume, accanto a lei, accavallò le gambe, tenendo la schiena rigida. -Andiamo subito al punto, cosa intendete fare?- disse, volendo tagliar corto sull’intera faccenda.
-Nulla.- rispose sereno l’uomo.
-Nulla? Quindi ci lascerete andare?- ribatté ironica Nadeshiko, ma l’uomo rimase serio.
-Sì.-
Un lungo silenzio attraversò la stanza, e le quattro ragazze, due visibilmente terrorizzate, e le altre serene ma scioccate dalla risposta, non seppero cosa pensare.
-Sul serio?- continuò Nadeshiko, incerta.
-Assolutamente. Tutto ciò è stato solo uno spiacevole equivoco.- rispose l’uomo, annuendo.
-Quindi quelle donne non avevano intenzione di rapire queste ragazze?- ribatté scettica Yume.
-No, noi non rapiamo.- confermò tuttavia l’altro. -Il loro compito era quello di certare nuovi lavoratori e lavoratrici, dovevano solo proporre il lavoro che svogliamo qui e andarsene, se ci fosse stato un rifiuto, tuttavia il vostro improvviso arrivo ha spaventato una mia sottoposta.-
-Una delle tue prostitute?- commentò Nadeshiko. -Sembra una battuta di cattivo gusto la tua, che bisogno c’è di avere un teaser se non vuoi costringere le persone a seguirti?-
-Ludmilla ha subito un trauma di recente, e tutt’ora non l’ha superato.- rispose l’uomo facendosi serio. -Vi chiedo cortesemente di non giudicarla per questo. Le era già stato detto di non portare con sé quel teaser, ma la paura è stata più forte, e quando vi ha viste ha reagito senza pensare.-
-Però, se stai dicendo la verità, ci lascerete andare, giusto?- chiese Yume, alzando un sopracciglio.
-Certo, tra qualche ora sarete libere di andare.-
-Perché non adesso?- chiese la ragazza diffidente.
-Perché al momento c’è una festa nell’edifico, e non possiamo farvi scendere.-
-E non potete neanche slegarci immagino.- ribatté Yume, al che l’uomo schiocco le dita, e da dietro il divanetto un altro signore, dai capelli neri e l’espressione dura, usò un coltello per liberare le quattro.
-Vi chiediamo solo un po’ di pazienza. Tra qualche ora la festa finirà, e vi lasceremo uscire. Vi daremo anche un risarcimento per tutto lo stress che vi abbiamo causato, e nel frattempo ci assicureremo abbiate tutto ciò che vi serve per riposare nel mio ufficio.-
Le ragazze rimasero in silenzio, soppesando la situazione e valutando quanto fossero veritiere le parole dell’uomo.
Yume non aveva con sé la propria spada, ma vedeva che era stata comunque portata in quell’ufficio, anche se messa su un tavolo lontano.
L’uomo alle loro spalle era rimasto al suo posto, ma anche se le aveva liberate probabilmente stava controllando ogni loro movimento, pronto ad agire se avessero cercato di lottare.
Sembrava impossibile le avrebbero lasciate andare, tuttavia… per il momento dovevano almeno fingere di crederci.
-Voglio un frappè al cioccolato.- disse Nadeshiko, incrociando le braccia.
L’uomo sorrise, annuendo. -E allora l’avrai.-
   
 
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