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Autore: Marybelle    21/09/2009    0 recensioni
Due ragazzi, due ere, uniti da un portale, uniti da uno sgurado, separati da mondi troppo diversi. Solitudine, amicizie forzate, ricerca di se' stessi nel percorso che ogni adolescente dovrebbe fare prima di arrivare all'età adulta. Scelte che Lihiniste e Jason faranno.
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Prefazione

Il buio intorno. Non potevo chiudere gli occhi. Solo tenerli sbarrati. La paura mi attanagliava stringendomi le budella. Un'ameba colorata mi guizzò accanto sfiorandomi una caviglia e al semplice contatto col malleolo, svanì. Vidi, vicino a me, apparire altre masse di materia colorata e informe, e svanire, come la prima sorella aveva fatto.
Cominciai a sentirmi debole. La testa girava e nonostante tentassi con tutte le mie forze di spostarmi, i piedi erano incollati al pavimento. Sentivo l'energia fluire dalle punte delle dita, dai gomiti, dalle spalle, da ogni singola vertebra della schiena. Come un fiume in piena che non si può fermare se non quando raggunge il mare, la mia energia vitale fluiva senza sosta.
Mi cedettero le ginocchia e mi ritrovai prona. Sotto di me il vuoto. Galleggiavo nell'aria ma non precipitavo. Come era possibile?
Le macchie colorate si avvicinavano sempre di più. Al contatto con la mia pelle calda non scomparivano. Si traformarono in nere sanguisughe ustionandomi la pelle e ricoprendo ogni centimetro del mio corpo. Girai la testa verso una direzione ignota.
Una luce polverosa e dolce illuminva una figura. Un uomo alto, muscoloso, biondo. Quella figura mi tendeva la mano.
- Papà... - sussrrai.


Significati Ignoti


Sbarrai gli occhi e vidi il soffitto di legno della mia camera. L'unico rumore: il mio respiro pesante. Mi passai il lenzuolo sulla fronte madida. Richiusi gli occhi sperando di ricominciare a dormire. Chidere gli occhi, vedere solo il buio e ricominciare a sognare da zero. Magari sognare un bosco verde o un campo di grano.
Sembrava impossibile che potesse esistere la natura. Tutte le volte che per quella notte tentai di riprendere sonno, vedevo le tenebre avvolgermi, sentivo il peso delle sanguisughe sulla mia schiena e sui polpacci, mio pdare che mi tendeva la mano ma non si avvicinava.
Un'incubo dal significato ignoto.
Poggiai i piedi sul pavimento freddo. Il contatto con la pietra nuda mi fece riprendere le forze che mi sembrava di aver abbandonato nell'incubo. Mi alzai lentamente cercando di non perdere l'equilibrio. A tentoni raggiunsi la porta che scricciolando si aprì. Sotto le dita affusolate sentivo la forma modellata del pomello in legno. "Fratello legno, riposa felice in questa notte di brutti sogni" pensai.
Se per la maggior parte degli abitanti della terra conosciuta era una stranezza parlare con gli oggetti, per me era normale. Parlavo con gli oggetti della natura e questi mirispondevano, ma non parlando. No... bisbigliavano al mio orecchio frasi nella loro lingua che solo e soltanto io potevo sentire e intendere.
Uscendo nel corridoio vidi una luce provenire dalla cucina. Non mi preoccupari di fare rumore o meno. La camica da notte di lino frusciava lungo le gambe e il pizzo sul fondo mi faceva il solletico ai piedi. Entrata nella stanza vidi mio padre seduto sulla sua sedia, intento nella lettura di un libricino delle dimensioni di un raviolo. Si era accorto della mia intrusione e appoggiò la lente d'ingrandimento senza però alzare il viso dal libro.
- Non riesco a dormire.- dissi strofinandomi gli occhi - Anche tu?-
Finalmente mi guardò. Avrei preferito non l'avesse mai fatto. I suoi occhi mi gelarono il sangue nelle vene. Color del ghiaccio con le pupille più nere dell'ardesia mi fissavano seri.
- Vieni qui... -
Allontanò la sedia dal tavolo facendomi segno di sedermi sulle sue gambe. Mi avvicinai lentamente. Ad gni passo sentivo le assi di legno scricchiolavano sotto i miei piedi. Mi appoggiai al tavolo per poter saltare più agilmente sulle gambe di papà.
Appoggiai la testa al suo petto muscoloso. Il suo cuore batteva più lento del mio così presi un paio di respiri profondi e mi sincronizzai al suo respiro rilassandomi.
Chiusi gli occhi per rivedere un'ultima volta quell'immagine spaventosa.
-Ti vedo in lontananza, non ti avvicini per salvarmi. Le macchie colorate mi stanno uccidendo e tu non ti muovi. Sembra che tu stia dicendo loro di attaccarmi. -
Sbarrai gli occhi. Sentii un brivido freddo scendermi lungo la schiena seguido a ruota dalla mano calda e grande di mio padre che risalì accarezzandomi i capelli e sbrogliandomi i nodi.
- Vuoi che ti racconti una storia? - mi domandò.
Annuì lentamente sperando che almeno una delle avventure che di solito mi raccontava papà mi avrebbe tiara su di morale e fatto dimenticare quella scena.
  
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