RESTA
E
COMBATTI, IO COMBATTERò CON TE.
Osservo la
mia immagine riflessa nello specchio. Il
rossetto rosso alle labbra, la matita intorno agli occhi. Perfetto.
Indosso i
tacchi dodici centimetri neri, sistemo
velocemente il bustino che mi fascia la vita e mi porto dietro la
grande tenda
rossa esattamente al centro, che divide il palcoscenico dal retroscena.
Indosso la
maschera d’argento come ultimo tocco.
Sento gli
applausi della gente provenire da dietro
la tenda. Il presentatore ha appena annunciato il mio numero e come al
solito
urla e fischi di approvazione giungono da quegli uomini seduti al
tavolo che
aspettano soltanto di vedermi. Molti sono ubriachi, alcuni sono qua
perché la
loro vita è una merda e non hanno altro da fare, alcuni sono
giovani, troppo
giovani, solo in cerca di avventure, alcuni magari fuori da questo
posto hanno
una vita, una famiglia, ma stasera non gli importa, stasera sono qua e
quello
che succede qua dentro, rimane qua dentro, ma tutti e dico tutti sono
là ad
aspettare che io appaia sul palcoscenico e metta il mio corpo in
mostra, come
un oggetto. È squallido lo so, ma loro sono là
per questo e come faccio a
deluderli?
La tenda
rossa si alza, noto un riflettore puntato
su di me che quasi mi acceca, ormai ci ho fatto l’abitudine
3…2…1…Anche
stasera si va in scena.
Il red
light, una villa appena fuori città,
all’entrata vi è il locale, un locale a luci rosse
dove ballerine come me si
esibiscono, usano il loro corpo per guadagnare un po’ di
soldi, ma poi a una
certa ora tutto si spegne, su un grande vaso all’inizio del
corridoio centrale
vi stanno la chiavi di tutte le stanze, il cliente pesca e va a vedere
chi sarà
tra le ballerine che gli farà compagnia stanotte.
La stanza
in cui sto ora è semplice, tende
trasparenti che danno su un balcone e un grande letto matrimoniale
bianco al
centro.
-Però,
i gestori del locale trattano bene i loro
clienti.- Guardo l’uomo che ha parlato. Dev’essere
sulla trentina, una puzza di
alcool addosso impressionante, barba appena appena accennata, giacca e
cravatta, un po’ allentata naturalmente. Deve essere un
ragazzo per bene,
perché si deve rovinare così la serata? Non
poteva andare al cinema con gli
amici.
Poi mi
guardo intorno, sì effettivamente ha
ragione, il posto è bello, non ci faccio neanche
più caso ormai.
Mi siedo
sopra e faccio segno all’uomo di venirmi
incontro.
Lui si
siede accanto a me e mi guarda.
-Voglio
fare due chiacchiere con te prima di darci
da fare, sai voglio almeno un minimo conoscere la ragazza con cui passo
la mia
ultima notte da single, domani mi sposo.- mi dice sorridendo malizioso.
Io alzo le
sopracciglia e sospiro.
-Sai, gente
come te mi spinge ancora di più a
credere che l’amore non esiste.- dico sussurrando.
Scoppia a
ridere.
-E
perché mai mi dici questo? Io amo la mia
fidanzata.-
-Se la
amassi veramente adesso saresti a casa a
pensare alla giornata che ti aspetto domani, non in questo posto con
me.- dico
sempre con molta tranquillità.
-è
l’ultima notte che lo potrò fare, dopo di che
sarò suo a tutti gli effetti. Strano però che
proprio tu mi parli di amore,
come mai non ci credi?-
-Perché
tutte le persone che amo prima o poi se ne
vanno, l’amore è questo, una grandissima
fregatura, creata solo per fare
soffrire la gente.- rispondo guardando fuori dalla finestra. Si
è alzato un
filo d’aria che ha scostato le tende, lasciando intravedere
la luna. Com’è
bella la luna, mi ha sempre affascinato questa palla luminosa, quando
ero più
piccola credevo che la luna stesse in cielo per far capire agli uomini
che
anche se intorno a noi c’è il buio più
totale, una piccola speranza di luce
c’è. Un tempo lo credevo, ora invece ho capito che
la luna è lì solo perché è
il satellite della terra, nulla più.
-è
normale che gli amori finiscano, ma quindi anche
tu ti sei innamorata una volta giusto?- mi domanda l’uomo
scuotendomi dai miei
pensieri.
-Sì,
tre anni fa, credevo di essermi innamorata, si
chiamava Nicolas, aveva cinque anni più di me, aveva portato
confusione nella
mia vita per tutta una storia di mio padre, ma comunque credevo di
amarlo, sai
sono sempre stata abituata che tutto quello che volevo lo ottenevo, ma
con lui
non è stato così, se ne è andato prima
che potessi capire se davvero lo amavo.-
-è
per superare una delusione d’amore quindi che ti
trovi qui?- mi domanda.
Sorrido
malinconica.
-No.- dico
scuotendo la testa per poi tornarmene
zitta.
-Come mai
ti fai chiamare la divina? È il tuo nome
d’arte? Ha un significato o una semplice forma di auto
elogio?- mi domanda,
quanto è curioso sto tipo, sembra un bambino che fa sempre
domande, strano però
perchè qua la bambina sono io.
-Ha un
significato.- rispondo fredda.
-Me lo vuoi
raccontare?-
-Mi sembra
così infantile raccontarlo ora, ma un
tempo era tutto per me, le divine sono il mio gruppo nella classe di
musical a
scuola. Io, Pia, Luciana e Caterina. Siamo le migliori, o almeno lo
eravamo.
Ottenevo sempre quello che volevo quando credevo nelle divine, quando
credevo
in me stessa. Ma poi tutto è svanito.- rispondo senza
rendermene conto, dando
voce ai miei pensieri.
-Aspetta un
momento, a scuola? Ma quanti anni hai?-
-Diciotto,
sto finendo le superiori.-
Mi guarda
sbalordito, è il primo a conoscere la mia
età, nessuno me l’aveva mai chiesta. Me lo
aspettavo che prima o poi qualcuno
me lo chiedesse, d’altronde sono qua da già un
mese e mezzo.
-Ma stai
scherzando? Cosa ci fa qua una ragazzina
come te?-
-Scappo da
un mondo che mi porta troppi ricordi
dolorosi, non mi sembrava che mi considerassi una ragazzina prima,
quando ero
sul palco.- dico con tono estremamente sexy.
Sorride
malizioso. Sapere la mia età non l’ha
fermato. Il mio cuore accelera i battiti dalla paura, ma ormai ci ho
fatto
l’abitudine ad avere questa paura ogni notte, quando lo
sguardo di sconosciuti
passa su tutto il mio corpo, facendomi sentire sporca, ma
d’altronde quando ho
iniziato questo lavoro lo sapevo fin dall’inizio che sarebbe
stato così.
-Divina,
perché sei qua?- mi chiede tornando serio.
Una lacrima
traditrice scende dal mio viso, ero qua
per non ricordare, almeno la notte. Dormire mi era diventato
impossibile,
vivere pure, qui ho trovato il mio rifugio da quel mondo che mi
è diventato
stretto. Flash passano nella mia mente, immagini che vorrei
dimenticare, prima
di un mondo felice, tutto rose e fiori, poi il buio più
totale. Do voce ai miei
pensieri, da troppo non lo faccio, da troppo non esterno il mio dolore
con
qualcuno.
-Sai fino a
tre anni fa la mia vita era perfetta:
ero la più bella e popolare della scuola, avevo una madre,
un fratello, uno zio
fantastico, un gruppo di amiche, una migliore amica dolcissima, per un
periodo
credevo di poter avere anche Nicolas. L’unica cosa che mi
mancava era un padre,
ci stavo male, ma dentro di me credevo o perlomeno speravo che un
giorno
l’avrei rivisto. Quando Nicolas se ne è andato ho
sofferto per un periodo, ma
poi mi sono ripresa, fino a quando mia madre non è finita in
carcere, aveva
fatto molte cose brutte nella sua vita, mi voleva bene, ero il suo
pulcino, ma
era troppo ossessionata dai soldi. Io e mio fratello siamo stati
affidati a
nostro zio Fito, la gente però iniziò a guardarmi
male e criticarmi, dovevo
incidere un disco, ma questo episodio mandò a monte tutto,
non avrebbe mai
fatto successo il disco della figlia di due carcerati. Sono passata
sopra a
questa cosa, c’era Patty a farmi forza e anche le mie amiche
anche se vedevo
che mi guardavano in maniera diversa, ma soprattutto c’era
mio zio Fito, la
persona più straordinaria che io abbia mai conosciuto,
sapeva sempre farmi
tornare il sorriso,mi trattava come una figlia. La vita non era
più come prima,
ma dovevo rendere fiero di me mio zio, dovevo andare avanti per lui e
questo
durò per due anni, ma qualche mese fa sconvolse la mia vita.
Avevo da poco
compiuto diciotto anni, era un pomeriggio di settembre, ero nel teatro
della
scuola a provare la coreografia con le altre divine quando arriva
Leandro, il
padre della mia migliore amica, con una faccia seria, mi chiama in
parte e in
quel momento rovinò la mia vita. Zio Fito è morto
in un incidente stradale, un
camion gli ha tagliato la strada. Da quel giorno andavo avanti, ma non
avevo
più stimoli a continuare, non avevo più
motivazioni, in quanto maggiorenni io e
mio fratello potevamo benissimo vivere da soli, Leandro ci
lasciò la casa e per
un po’ di tempo mio fratello cercò di comportarsi
da adulto, in modo
responsabile, di andare avanti, di prendersi cura di me, si
trovò un lavoro, ma
in due non ce la facevamo a sopravvivere, i costi erano sempre troppo
alti e
non volevamo più chiedere niente a Leandro. Mio fratello un
giorno scoppiò, era
esausto, da quel giorno torna tutte le sere a casa ubriaco, ha
allontanato la
sua fidanzata da lui, non può continuare così. Io
ho iniziato ad odiare la mia
migliore amica, lei ha una vita perfetta, una madre, un padre, delle
amiche,
può vivere tranquillamente la sua adolescenza e
così ho perso pure lei. Nessuno
sa cosa faccio la notte e nessuno deve saperlo. Dovevo trovare un modo
per
portare a casa abbastanza soldi da permettere a me e Fabio di vivere,
dovevo
trovare un modo per distrarmi, per non pensare più alla mia
vita. Sono finita
con l’allontanare tutte le persone che mi volevano bene, mi
sono chiusa in me
stessa e sono diventata più perfida di prima, una sola cosa
ho capito: la vita
è imprevedibile, un attimo sei in paradiso, il minuto dopo
sei all’inferno.-
Ormai non
riesco più a frenare le lacrime, ricordare
fa male, malissimo, mi fa lacrimare il cuore, ho bisogno di sentirmi
amata, di
sentirmi bene, anche se sarà solo un illusione, se domani
tornerò alla mia vita
orribile, devo frenare il mio cuore che si sta rompendo,
perché il cuore è
fragile come un cristallo, una volta rotto non può
più tornare come prima si
può aggiustare, ma qualche scheggia sfugge sempre.
Fine
capitolo.
Ciao a
tutti, mi è venuta l’ispirazione per questa
storia. È molto diversa dalle altre che ho scritto, ma spero
vi possa piacere
ugualmente. Naturalmente il pairing è niconella, Nicolas
entra in scena nel
prossimo capitolo. Questo primo capitolo è un po’
duro, ma ho immaginato come
sarebbero Antonella e Fabio se tutto questo fosse successo, insomma ho
provato
a cambiare prospettiva, nel mondo di patty ci fanno vedere sempre tutti
allegri
e spensierati, io ho immaginato una situazione un po’
diversa. Spero che il
primo capitolo vi piaccia.
Un bacio.
Gaia