Libri > Harry Potter
Ricorda la storia  |       
Autore: Beatrix Bonnie    01/10/2009    4 recensioni
Edmund non è un ragazzino normale: vive in un orfanotrofio e non sa nemmeno chi siano i suoi genitori, ma quello che è più preoccupante è la sua capacità di muovere gli oggetti con il pensiero e di parlare con i serpenti. Ama la solitudine e non ha nessun amico, tanto che il suo unico passatempo è divorare libri per accrescere la propria conoscenza.
Ma quando si lascerà convincere a frequentare il "Trinity college per giovani maghi e streghe", una bizzarra scuola di magia dove imparerà a fare incantesimi e a preparare pozioni, Edmund sarà trascinato dai suoi nuovi amici verso folli avventure, riguardanti alghe carnivore e stanze stregate, che gli insegneranno il vero valore dell'amicizia e del coraggio.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4
Capitoli:
   >>
- Questa storia fa parte della serie 'Il Trinity College per Giovani Maghi e Streghe'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

CAPITOLO 1
La nuova scuola






A Edmund non piaceva il suo nome. Suonava di antico, di epoche passate e di ville settecentesche. Per non parlare del fatto che tutti lo prendevano in giro per come si chiamava. Purtroppo, però, l'unica persona con cui poteva lamentarsi per il suo nome era l'inserviente patriottica dell'orfanotrofio che, quando l'aveva trovato davanti alla porta, abbandonato da chissà chi, aveva deciso di chiamarlo come un famoso uomo politico irlandese: Edmund Burke.
Il ragazzino, infatti, non sapeva nemmeno chi fossero i suoi genitori, perché era stato lasciato davanti all'orfanotrofio quando aveva poche ora di vita. Era stato dato in affido ad una famiglia per qualche anno, ma la giovane coppia l'aveva riportato in comunità alla svelta, non appena il bambino aveva cominciato a spostare gli oggetti con il pensiero. Da quel momento si erano susseguiti una serie infinita di affidi temporanei, tutti terminati nel medesimo modo: Edmund veniva rispedito in orfanotrofio nel giro di una settimana. Il tutto, spesso, corredato da scene isteriche da parte dei genitori affidatari. Una coppia aveva addirittura chiamato un prete per sottoporre il bambino ad un esorcismo. Inutile dire che il prete in questione se l'era data a gambe non appena Edmund aveva cominciato a far volare per la stanza le ampolline contenente gli oli sacri.
Dopo quella serie infinita di spiacevoli episodi, tutti all'orfanotrofio avevano cominciato a credere fosse un po' squilibrato e per questo lo isolavano. Edmund aveva così sviluppato un certo amore per la solitudine: preferiva starsene da solo a leggere e a studiare piuttosto che giocare in cortile con i coetanei, tanto più che non aveva nessun amico. Non aveva mai ricevuto visite, né da possibili parenti, né da qualcuno che fosse venuto a reclamarlo. Edmund si era convinto di non essere un bambino normale, di non essere nato come tutti gli altri. C'era qualcosa che non andava in lui: sapeva spostare gli oggetti solo con il pensiero o tramutarli a suo piacere, poteva far accadere cose strane a chi lo prendeva in giro e sapeva parlare con i serpenti.
Erano poteri terribili e forse davvero un po' demoniaci.
Quella mattina se ne stava rannicchiato nell'angolo più buio del cortile con un libro sgualcito appoggiato sulle ginocchia. Aveva già letto tutto ciò che la misera biblioteca dell'orfanotrofio poteva mettergli a disposizione, così le inservienti gli avevano fatto la tessera della biblioteca comunale, in modo che potesse prendere in prestito i libri che voleva. Poteva sembrare un pensiero carino, ma in realtà lo scopo era quello di tenerlo buono in un angolo a leggere, senza che combinasse danni. Il volume che aveva preso riguardava la storia irlandese del XVIII secolo: voleva scoprire qualche informazione in più sul filosofo da cui aveva preso il nome.
“Perché il male trionfi è sufficiente che i buoni rinuncino all'azione.” lesse tra le citazioni di Burke. Gli sembrò che quella frase avesse un valore profetico: forse il suo omonimo voleva avvertirlo di qualcosa.
«Ehi, sfigatello!» strillò un ragazzino dai capelli rossi.
Edmund non alzò gli occhi dal libro, anche se sapeva benissimo che quell'insulto era rivolto a lui.
«Che stai leggendo?» chiese il rosso strappandogli il libro di mano.
«Ridammelo, è della biblioteca!» esclamò Edmund cercando di afferrare il volume rubato.
«Vieni a prendertelo!» sghignazzò quell'altro, scappando dalla sua portata.
Edmund si alzò da terra e tese la mano verso il suo avversario. «Dammi il libro, Shannon» ordinò con un tono di ferro.
«Che diav....» cominciò stupito il rosso. Il libro gli volò via dalle mani per atterrare con precisione tra le braccia di Edmund, mentre lui venne scaraventato all'indietro di qualche metro.
«Grazie» sussurrò Edmund con un mezzo sorriso, risedendosi nel suo cantuccio a leggere. Adorava fare quei giochetti contro chiunque lo prendesse di mira. Poteva ferirli, se voleva. Far loro del male...
«Edmund» lo richiamò proprio in quel momento un'inserviente dell'orfanotrofio. E poi pronunciò le parole più inaspettate: «C'è una visita per te.»
Edmund, incredulo, si alzò da terra e si diresse verso l'ufficio della direttrice. Si chiese chi potesse essere venuto a fargli visita, dato che da dodici anni nessuno si era mai fatto vivo. Quando arrivò all'ufficio, si bloccò sull'uscio. C'era un uomo nella stanza, il più buffo che avesse mai visto: era alto più o meno quanto lui, aveva un nasone enorme, due baffoni bianchi spioventi, un paio di occhialetti rotondi che celavano due penetranti occhi azzurri e un sorriso benevolo stampato sulle labbra. Ma il peggio era il modo in cui era vestito: indossava una tunica color antracite, un mantello turchese e sul capo aveva un assurdo cappello a punta.
La direttrice invitò Edmund a sedersi, ma lui rimase come impietrito sull'uscio della porta. La donna alzò le spalle e si limitò a presentargli il nuovo arrivato: «Questo è il professor Captatio ed è qui per offrirti un posto nella sua scuola.»
L'uomo sorrise gioviale. «Felice di conoscerti, Edmund.»
Il ragazzo squadrò prima la direttrice, poi il professore ed infine esclamò: «Non imbrogliatemi! Mi volete mandare in un istituto per pazzi!»
«Affatto, Edmund. La mia scuola è molto prestigiosa e abbiamo delle ammissioni selettive» rispose affabile l'omino, senza scomporsi per l'accusa del ragazzo.
«Ma io non ho partecipato a nessuna selezione» protestò Edmund, per nulla convinto da quella faccenda. Non aveva alcuna intenzione di farsi rinchiudere in un manicomio, tanto meno da un buffo ometto che sembrava uscito da un libro di fiabe per bambini.
Il professore sorrise. «Non ce n'è bisogno. Abbiamo già valutato le tue capacità e riteniamo che siano adatte al nostro tipo di scuola.»
Edmund si lasciò cadere sulla sedia a fianco dell'insegnante e lo guardò con sospetto. Lo stavano per caso prendendo in giro?
Il professor Captatio chiese alla direttrice di poter parlare con Edmund in privato e quella, anche se leggermente scocciata, li lasciò soli nel suo ufficio. L'uomo lo fissò per un attimo con i suoi penetranti occhi azzurri, resi piccolissimi dagli spessi occhiali che portava. «Tu sai di essere diverso dai tuoi compagni, vero?» gli chiese in tono serio.
Edmund non rispose subito. Eccome se sapeva di essere diverso, ma cosa poteva capirne quell'uomo?
«Io sono il preside del Trinity college per giovani maghi e streghe e ti sto offrendo un posto nella mia scuola.»
Edmund lo fisso come se fosse pazzo. “Giovani maghi e streghe?” Ma chi voleva prendere in giro?
Tuttavia il professore non si lasciò scoraggiare dalla sua espressione scettica: estrasse da una tasca interna del mantello un bastoncino di legno che agitò in aria in modo alquanto buffo. Edmund non ebbe tempo di ridere per quella messa in scena, che il righello appoggiato sulla scrivania divenne un furetto. Il ragazzino sgranò gli occhi per la sorpresa, mentre l'animaletto zampettava smarrito sui documenti della direttrice.
«Questa era una magia, Edmund. Se accetterai di studiare al Trinity, le imparerai anche tu.» Il professore sorrise della sua aria allibita.
«Io... sono un mago?» domandò il ragazzino in un sussurro. Aveva sempre saputo di non essere come tutti gli altri, ma... addirittura un mago?
«Certo. Non ti è mai capitato qualcosa di strano, che non sapevi spiegare?» chiese Captatio con un sorriso di incoraggiamento.
Edmund tentennò un attimo prima di rispondere, perché sapeva di essere di grado di compiere cose straordinarie e fuori dal comune, ma non era sicuro che fossero magie. «So fare molte cose che nessuno sa spiegare. Muovo le cose senza toccarle, faccio capitare brutte cose a chi mi dà fastidio...» rispose guardingo.
Per la prima volta l'espressione serena del professore si incrinò leggermente e un lampo di preoccupazione attraversò i suoi occhi azzurri. Studiò per qualche attimo il ragazzino, come se volesse soppesarlo. «Sei in grado di fare tutte queste cose a tuo piacimento?» gli domandò.
Edmund alzò una spalla in segno di innocenza, chiedendosi perché quell'uomo, che era venuto a rivelargli di essere un mago, si era stupito quando gli aveva confermato di saper compiere piccole magie.
L'ombra di inquietudine sparì dal volto di Captatio e i suoi occhi ritornarono gioviali. «Sai, di solito i ragazzini della tua età non riescono a governare consapevolmente i loro poteri» disse con un sorriso. Poi continuò, poggiandogli una mano sulla spalla: «Significa che diventerai un mago di grande talento.»
Edmund si fissò le mani pensieroso. Era la prima volta che qualcuno valutava positivamente le sue stranezze, dato che di solito veniva evitato da tutti proprio a causa di queste. Eppure era ancora scettico riguardo a quella storia: gli sembrava troppo assurdo che esistesse un mondo magico pronto ad accoglierlo, lui, l'orfanello senza nome e senza passato. E poi com'era possibile che non avesse scoperto nulla al riguardo, nel corso delle sue infinite letture?
Tuttavia il professor Captatio non gli diede tempo di esporre tutti i suoi dubbi perché estrasse dalla solita tasca nel mantello un foglio di pergamena ripiegato in quattro che gli consegnò. Edmund lo aprì perplesso. In alto troneggiava l'intestazione della scuola con uno stemma raffigurante una lettera T; sotto vi era un elenco di oggetti e libri di testo, i più strampalati che Edmund avesse mai letto.
«È l'elenco del materiale scolastico, con scritto sotto l'indirizzo dei negozi dove troverai il tutto. Si trovano a Dublino, ma se hai bisogno di aiuto ti accompagno io» gli spiegò il professore.
Edmund aveva ancora gli occhi fissi sul foglio: una bacchetta magica, un calderone, delle provette di vetro e tante altre cianfrusaglie del genere.
«Non ho soldi per comprare tutta questa roba» sentenziò Edmund, staccando finalmente gli occhi dalla pergamena.
Il professor Captatio allora gli consegnò un sacchetto di monete, dicendo che il college prevedeva una cassa per aiuto alle famiglie bisognose. «Ti dovrai accontentare di libri usati e divise di seconda mano, temo» disse nel affidargli il denaro.
Edmund osservò perplesso una grossa moneta d'oro su cui vi era incisa un'arpa celtica. «Non sono sterline irlandesi» commentò in tono piatto.
Captatio sorrise comprensivo e spiegò come funzionava il denaro nel mondo magico: c'erano le zecche, piccole monetine di bronzo, dieci delle quali facevano un doblone d'argento, che a sua volta per dieci faceva un eire d'oro. Edmund ringraziò il professore per i soldi e disse che non aveva bisogno di aiuto nelle spese. Captatio allora si alzò dalla sedia e gli stinse la mano. «Ti aspetterò al Trinity, Edmund. Le lezioni cominciano il primo di settembre.»
«Ma come arrivo al college?» chiese il ragazzino perplesso.
Il mago si batté il palmo della mano sulla fronte. «Oh, giusto, che sciocco! Quasi dimenticavo!» esclamò. Poi estrasse nuovamente la sua bacchetta magica e la agitò in aria. Tra le mani di Edmund si materializzò un biglietto del treno. «Partirai dalla stazione di Dublino. Alla banchina si accede tramite il ripostiglio delle scope dietro il binario 5» spiegò il professore nascondendo la bacchetta tra le pieghe del mantello.
Prima che Captatio sparisse oltre la soglia, Edmund lo richiamò con una domanda: «Signore? Esiste una biblioteca con libri... per maghi, ecco?»
«Ti piace leggere, eh? Ce n'è una molto grande in Nassau Street» rispose in tono affabile. «A presto, allora.»
«Grazie, signore» rispose Edmund rigirandosi l'eire tra le mani. «Signore?» mormorò ancora, prima che l'omino buffo sparisse dall'ufficio della direttrice. «So parlare con i serpenti» rivelò in tono guardingo, come se la cosa lo spaventasse e lo elettrizzasse insieme. «Loro mi trovano, mi sussurrano cose. È normale per un mago?»
Il professor Captatio fece balenare per un attimo sulle labbra un sorrisetto di circostanza. «È una dote... singolare» mormorò. «Ma di questo non ti devi preoccupare, per il momento.»
Edmund si limitò ad annuire a mo' di ringraziamento. Era ancora confuso dalle rivelazioni dell'omino quando rientrò in studio la direttrice. Il ragazzino si guardò intorno indeciso: in fin dei conti viveva in un orfanotrofio e non aveva grandi prospettive per il futuro, ma se tutta quella storia dei maghi e del Trinity fosse stata vera, forse allora avrebbe finalmente trovato il posto a cui apparteneva.









Carissimi,
sto cercando di dare una sistemata alle primissime storie del ciclo del Trinity, ormai scritte troppo tempo fa per essere accettabili. Lentamente, le rileggerò e correggerò, in modo da renderle più piacevoli alla lettura.
CON QUESTO, NE APPROFITTO PER SALUTARE TUTTI I NUOVI LETTORI CHE SI IMBARCHERANNO CON EDMUND E GLI ALTRI ALLA VOLTA DEL TRINITY!
A presto,
Beatrix Bonnie

   
 
Ricorda la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Beatrix Bonnie