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Autore: Sundy    02/10/2009    0 recensioni
Raccolta di dieci storie, ciascuna per una coppia diversa, che ruotano intorno al tema della lettera d'amore. SPOILER per chi non abbia seguito l'anime fino alla fine.
Genere: Romantico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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3 - Kyoshiro & Nagisa

E'rigido e cerimonioso il gesto con cui il padre si siede davanti al tavolino del salotto, dove la figlioletta lo aspetta ansiosa.
Nagisa sa di essere una donna possessiva, lo è sempre stata, una donna che da’ peso ai gesti, minimi o grandi che siano, ma non c’è nessun risentimento nel modo in cui sminuzza il cavolo cinese e, discretamente, allunga lo sguardo sul marito, intento a quel rituale in cui la sua presenza non è mai stata inclusa. La ragazzina sgrana gli occhi, poi, riacquistando quella compostezza che si sente tenuta ad esibire di fronte al padre in un momento così importante, prende in mano il minuto quaderno dalla copertina di un colore indefinibile, logorata dal passaggio attraverso un tempo troppo denso, il tempo della guerra, che si dilata fino a sembrare eterno nel ricordo

Incastrato nella trama di quelle memorie c’è un amore che non si racconta.
Nagisa e il suo generale – colonnello – sono abituati a parlare poco di sé, perché Kyoshiro in primo luogo è un uomo che parla poco. Tutte le parole coltivate nei suoi lunghi, ombrosi silenzi, sono da sempre riservate al piccolo taccuino da cui il generale non si è mai separato fino a quel momento.

Con gli occhi socchiusi, la giacca di lui appoggiata sulle spalle, lo vedeva annotare a tarda notte, la cronaca di quella giornata di guerra, ed è sinceramente persuasa che Kyoshiro non abbia mai scritto una sola riga su di lei che non riguardasse la conduzione della battaglia, ma sa che in mezzo a quelle pagine aride di marce forzate e polvere da sparo c’è tutto il loro amore. Un amore tenace, duro come l'acciaio, che ha attraversato la storia del loro mondo accumulando cicatrici, ferite, umiliazioni e lacrime, resistendo a tutto, più forte della morte, di mille sconfitte, di ogni risentimento.
C'è il modo in cui le aveva sentito sussurrate il suo nome tra le coperte troppo morbide di un'albergo di Dubahi - una parentesi di normalità tra una battaglia e l’atra che gli aveva dato la dolorosa percezione di quanto fosse impossibile ormai per loro fare davvero finta di niente, o tornare indietro. C’è lo schianto assordante con cui il suo cuore è andato in frantumi quando Kyoshiro, accecato dalla rabbia e dalla sconfitta, si è trovato a dover sceglier tra lei e la guerra, la sua prima sposa, e ha scelto la guerra - ma anche allora lei lo ha perdonato.
C’è tutta la loro storia, con le sue glorie e le sue più basse miserie, e la storia di tutti coloro che hanno combattuto al loro fianco fino all’ultima battaglia, che Nagisa gli ha visto annotare con fatica e dolore nei suoi primi giorni di uomo tornato libero, ancora convalescente, limitandosi ad accarezzagli le mani quando interrompeva l’opera dello scrivere, quelle stesse mani che per sessantuno interminabili giorni di prigionia aveva stretto, febbricitanti, tra le sue.

E’ tutto lì nelle pagine del libretto che Kyoshiro, corrucciato come sempre, tende alla figlioletta, e Nagisa lo sa anche se lui non glielo ha mai fatto leggere, e lei non glielo ha mai chiesto. Tutte le lettere che non si sono mai scambiati, ora le ha Nishi in mano, e sarà lei a custodirne il ricordo mentre i suoi genitori continueranno ad amarsi senza parole.
Nishi, sua figlia, che con la quiete dei suoi lunghi occhi scuri riceve il quaderno del padre e promette solennemente – un po’ rigida e cerimoniosa anche lei, nella tenerezza dei suoi dodici anni, di farne tesoro.

Nagisa continua a tagliare il cavolo cinese, con un sorriso che nessuno dei suoi disciplinatissimi sottoposti ha mai visto sul viso del Tenente Colonnello Chiba, e quando Kyoshiro le arriva vicino, lo bacia sulle labbra come nessuna donna giapponese fa comunemente, e gli chiede semplicemente di scolare la soba.


Note: Il quaderno del colonnello è il medesimo di cui si tratta in Nessuna esitazione (si, ho capito, dovrei piantarla di giocare di rimpallo) - e, più in generale, la prova tangibile che Aureliano Buendìa non lascerà mai, mai in pace il mio subconscio.
  
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