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Autore: Eternal Fantasy    09/06/2005    4 recensioni
Nel tranquillo (?) mondo di Slayers fanno irruzione i Saiyuki Boys sulle tracce del Sutra perduto, e si uniranno a Rina e compagni per imprdire la resurrezione del Gran Demone Shabranigdu... Avevo già postato questa storia come Crossover, ma ne ho corretto alcuni piccoli errori ^^; Spero possa piacere...
Genere: Avventura, Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Slayers, Altri, Xelloss Metallium, Zelas Metallium
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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Cross-over Slayers & Saiyuki:

 

 

Cross-over Slayers & Saiyuki:

 

 

“I Predatori del Sutra perduto”

Scritta da Eternal Fantasy

 

 

Cap. 1: Incontri inaspettati

 

Era un sereno pomeriggio di inizio autunno sulla strada verso il villaggio di Ogiliath; il sole era ancora alto nel cielo limpido e la campagna era immersa in un’atmosfera pacifica e perfettamente calma, almeno fino a che…

PALLA DI FUOCO!!!

Un’esplosione distrusse il silenzio e buona parte di un bosco, dal quale uscirono poco dopo una ragazza dai capelli rossi e i suoi tre compagni: uno spadaccino biondo, una ragazzina più bassa dai capelli neri e un giovane il cui mantello non nascondeva del tutto la pelle di pietra.

“Uffa!” sbuffò la vulcanica maga “che spreco di tempo! Quei banditi non avevano neanche un tesoro degno di questo nome!!!”

“Suvvia, Rina” la consolò il ragazzo più alto “almeno la gente del villaggio ora potrà viaggiare tranquilla, no?”

“Gourry ha ragione, Rina” concordò la moretta “e poi quale ricompensa migliore di aver fatto trionfare la Giustizia ancora una volta? Grazie a noi queste lande hanno riacquistato tutta la loro tranquillità e la loro pace…”

Ma l’ispirato discorso di Amelia venne interrotto da un urlo di panico seguito immediatamente da secche detonazioni; “Spari?” pensò stupito Zelgadiss, conscio di quanto fossero rare le armi da fuoco. Il gruppo si voltò verso il bosco da cui proveniva quel trambusto; Rina, sperando di poterci ricavare qualcosa, decise di restare ad assistere allo spettacolo.

Pochi istanti dopo le mandibole di tutti e quattro toccarono il suolo, quando dalle fronde emerse uno scarmigliato Xelloss che, in levitazione, cercava di sfuggire a quattro tizi che lo inseguivano a bordo di una Jeep lanciata a tutta velocità, mentre il biondo seduto accanto al guidatore lo tempestava con un caricatore dopo l’altro di proiettili, costringendo il demone a uno slalom acrobatico, col sottofondo delle allegre incitazioni dei due sul sedile posteriore.

Con un ultimo scatto disperato, il subordinato di Zelas Metallium si rifugiò dietro la schiena di un’allibita Rina; il fuoristrada inchiodò davanti a lei e quello che pareva proprio il capo del gruppo si alzò puntandole contro la pistola.

“Consegnaci quel demone.” La sua voce era gelida e impersonale, ma carica di una tale minacciosa autorità che chiunque non avrebbe potuto fare altro che obbedire.

La stessa maga rossa provò l’istinto di fare ciò che ordinava, pur di levarsi di dosso lo sguardo di quegli implacabili occhi d’ametista. Ma ricordò di essere Rina Inverse, terrore dei banditi, così non si lasciò intimidire e chiese con strafottenza: “E perché dovrei?”

“Io sono Genjo Sanzo.” Dichiarò laconico, come se questo bastasse a spiegare tutto.

“Embé?”

I tre compagni dell’impassibile giovane sembrarono molto stupiti dalla reazione (o dalla sua assoluta mancanza) del gruppo che si trovavano di fronte. Uno di essi, dai lunghi capelli rossi, scoppiò a ridere: “Accidenti, dobbiamo essere davvero finiti in un altro mondo se questi non sanno neppure chi sei!”

Alle parole dell’amico il giovane moro alla guida della vettura si guardò intorno con cortese curiosità e commentò pacatamente: “Per essere un altro mondo è davvero molto simile al nostro.”

Il terzo, all’apparenza il più giovane del gruppo, sembrò riflettere intensamente per svariati secondi, poi decretò: “Sanzo… io ho faaaaaameeeeeee…”

GOCCIOLONE di tutti i presenti.

Il biondo assestò un colpo in testa al compagno con un harisen (ventaglio di carta) comparso dal nulla, sotto lo sguardo sogghignante del giovane con cui divideva il sedile posteriore:

“Stupida scimmia, possibile che tu non pensi che con lo stomaco?”

“Non chiamarmi stupida scimmia, scarafaggio rosso!”

“Come hai detto? Io ti ammazzo!”

“E io ti uccido!”

“No, io!”

“Io!”

“Io!”

“Io!”

“Io!”

BANG BANG!!!

Due colpi della Smith&Wesson di Sanzo sfiorarono le orecchie dei suoi compagni, che si ricomposero all’istante.

“Andiamo, non è il caso di comportarsi così; non è carino dare una cattiva impressione a chi si è appena conosciuto!” il sorriso conciliante del guidatore dai gentili occhi verdi cercò di smorzare la tensione.

Durante lo svolgimento di questa scena, il gruppo di Rina era rimasto allibito; sulle loro facce si leggeva a chiare lettere la domanda: “Ma chi sono questi pazzi? Vengono davvero da un altro mondo? E che sono venuti a fare qua?” L’unico che potesse rispondere a qualcuno di questi enigmi era Xelloss (seee, contaci!)…

“XELLOSS!” urlò Rina, accortasi che il demone, quatto quatto, aveva approfittato della ‘distrazione’ dei suoi inseguitori per darsela a gambe, stranamente a piedi.

Richiamati dal grido di Rina, gli stranieri si accorsero della tentata defezione:

“Goku!” ordinò Sanzo.

Il più giovane sorrise e tra le sue mani si materializzò un bastone rosso dalle estremità dorate: “Nyoi Bou, allungati!” e l’asta si proiettò fino a raggiungere il demone, assestandogli un colpo che lo stese a terra come una sogliola.

Davanti alle facce sempre più stupefatte dei presenti, il ragazzo alla guida sfoderò il suo sorriso più disarmante: “Credo che forse vi dobbiamo delle spiegazioni.”

 

“E così siete giunti nel nostro mondo seguendo Xelloss.” Puntualizzò Rina. “Perché?”

“Quando quel ladro ha cercato di rubare il mio Sutra del Cielo Demoniaco si è lasciato sfuggire che lo trovava identico all’altro… ovvero il Sutra del Cielo Divino… che intendo recuperare ad ogni costo.” Dichiarò Sanzo, seccato di dover dare spiegazioni a chicchessia.

“Per quale motivo?”

Il bonzo le lanciò un’occhiata omicida: “Ca**i miei.”

(“Ehi, ragazzi, evitiamo il turpiloquio!!! Questa è una fic perbene!!!” NdA armata di harisen)

“Ti dai anche al furto adesso! Mi vergogno profondamente per te, Xelloss!” esclamò Amelia in modo melodrammatico.

“Già; potevi almeno evitare di farti beccare come un idiota!” commentò Zelgadiss “Si può sapere perché t’interessa tanto quel coso, da farti andare a cercarlo su un altro mondo?”

Xelloss si esibì nel suo sorrisetto più ebete: “Sore wa himitsu desu…” ma si ritrovò la pistola di Sanzo puntata tra le sopracciglia.

“La risposta interessa anche a me, quindi ti conviene parlare, a meno che tu non voglia ritrovarti un buco di aerazione in fronte!”

Il tono e lo sguardo del biondo monaco davano chiaramente ad intendere che NON stava scherzando; e Xelloss sapeva che i proiettili della Shoureiju (pistola che esorcizza i demoni) erano letali: durante la fuga aveva dovuto usare tutta la sua energia per creare una barriera che lo proteggesse… se solo quel bonzo maledetto non avesse apposto un sigillo mistico che gli impediva di teletrasportarsi… decise di tergiversare: “Mi spiace, ma io eseguo solo gli ordini!”

L’espressione di Sanzo s’incupì ulteriormente; di certo avrebbe sparato a quell’inutile demone se Gourry non fosse intervenuto, grattandosi il capo con aria ingenua: “Scusate ma… cosa sono questi Sutra? A che servono?”

Il bonzo lo squadrò con i suoi freddi occhi d’ametista, ma il gentile Hakkai, il giovane dagli occhi verdi, gli chiese con lo sguardo il permesso di continuare le spiegazioni. Sanzo annuì, lasciando la parola al più diplomatico compagno:

“I Sutra sono rotoli di pergamena che riportano scritti di enorme potere sacro; solo i monaci di più alto grado, come Sanzo, possono utilizzarne le formule. Ma anni fa il Sutra del Cielo Divino fu rubato dai demoni che volevano usarlo per risvegliare il Gran Demone Gyuma-oh; il nostro compito è impedire che ciò avvenga, proteggendo il secondo Sutra, e recuperare quello perduto.”

Nell’udire tali parole, Rina percepì un brivido lungo la schiena: risvegliare un Dio-demone… non era forse ciò che i demoni del loro mondo cercavano di fare da quando Shabranigdu era stato sigillato? Il suo sguardo incandescente si posò su Xelloss, che ricorse alla sua più falsa espressione d’innocenza.

Portandosi una mano alla tempia, sbottò: “A quanto pare i nostri mondi sono davvero più simili di quanto pensassi…” e insieme ai compagni raccontò agli stranieri quanto sapevano sulle aspirazioni dei Dark Lord. “…in conclusione, credo che i Signori dei Demoni, o almeno una di essi, voglia questi Sutra per risvegliare il loro Gran Demone… ed abbia ordinato a una certa nostra conoscenza di portarglieli. Dico bene, Xelloss?”

Il demone rise forzatamente con una mano dietro la nuca: “Eh, già! Peccato che, quando cercai di prendere il secondo, non sapevo chi lo custodisse…” …questi quattro cacciatori di demoni sono più pericolosi di un battaglione di draghi… pensò, ma si guardò bene dall’esprimerlo ad alta voce.

“Non avresti potuto batterci in ogni caso” rise il rosso, Gojyo “Non basta un solo demone, per quanto forte” e lanciò un’occhiata obliqua e divertita all’abbacchiato Xelloss “per sconfiggerci!”

“Proprio così” concordò Goku, che per tutto il tempo non aveva fatto che scambiarsi dispetti con il giovane dai capelli porpora, a bassa voce per non incorrere entrambi nella vendetta dell’irritabile Sanzo (e del suo ventaglio) “Però combatteremo ancora, vero? È stato divertente!” concluse entusiasta.

Un enorme gocciolone comparve sulla testa di Xelloss.

Gojyo non resistette alla tentazione di provocare come al solito il compagno: “Stupida scimmia! Possibile che tu pensi solo a combattere e a mangiare?”

“Sempre meglio di quello a cui pensi tu, Kappa maniaco!”

“Come osi?!?”

E immancabilmente l’harisen si abbatté sulle teste dei due.

Ristabilito l’ordine, Rina chiese al capo del gruppo di avventurieri:

“Ora cosa pensate di fare?”

“Troveremo il Sutra e ce lo riprenderemo.” Rispose Sanzo senza battere ciglio.

“Potrebbe rivelarsi più difficile di quel che pensate.” Insinuò Xelloss.

“Per quanto mi disgusti dirlo, ha ragione. Vi ritroverete contro un esercito di demoni.” Confermò tetro Zelgadiss.

“Non sarà la prima volta.” Sorrise scanzonato Gojyo.

“Ci basterà uccidere chiunque si metta sulla nostra strada.” Dichiarò seccamente Sanzo.

“Forse potrebbe servirvi una mano.”

Sorprendentemente era stato ancora Zelgadiss a parlare, lasciando stupefatti i propri compagni. E ciò che seguì li sorprese ancora di più:

“Vi offro i miei servigi come guida in questo mondo che non conoscete, tutte le informazioni di cui dispongo sui demoni nonché il mio aiuto in combattimento.”

“E cosa chiedi in cambio?” volle sapere Sanzo.

“Il permesso di dare un’occhiata a quei Sutra. A quanto ho capito sono simili alla nostra Claire Bible; forse in essi riuscirò a trovare una formula che possa spezzare la maledizione che mi ha reso una Chimera.”

“Io verrò con te, Zelgadiss! Voglio aiutarti!” si offrì subito Amelia.

“Andremo tutti!” decretò Rina. “Se i demoni vogliono risvegliare Shabranigdu, di certo mia sorella mi coinvolgerà in qualche modo… tanto vale batterla sul tempo!” scrollò le spalle rassegnata.

Sanzo rifletté corrucciato sulla proposta; già diceva di non sopportare il dover andare in giro con quei tre che gli erano stati assegnati (anche se in realtà doveva ammettere che non era poi tanto male…), la prospettiva di trascinarsi dietro anche quei ragazzini sconosciuti non gli arrideva affatto…

Spostò lo sguardo sul resto della sua squadra: Goku pareva entusiasta della nuova compagnia, Gojyo studiava le curve delle due ragazze con malcelato disappunto per la loro troppo giovane età e Hakkai esibiva la sua solita espressione dal sorriso gentile e disponibile… probabilmente l’idea di dover fare da baby-sitter ad altri mocciosi (oltre Gojyo e Goku, che nonostante l’età di 22 e 18 anni a volte si comportavano come lattanti) gli piaceva.

Celò un sospiro d’esasperazione: il ragazzo dalla pelle di pietra aveva ragione, necessitavano di una guida in quel mondo sconosciuto; decise di dar loro una possibilità: se si fossero dimostrati utili, allora se li sarebbero portati dietro per un po’.

 

 

 

 

 

 

  
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