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Autore: giuliabaron    30/10/2009    9 recensioni
Tornava a casa come tutte le sere, questa volta però era stato un turno davvero estenuante: certo non era la prima volta che saltava il pranzo per adempiere al suo dovere di medimaga, ma si sa nel cuore di Londra raramente si vedevano draghi scorrazzare deliranti per la città!
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Draco/Hermione
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 8

CAPITOLO 8

 

 

Coff… Malfoy! Non riesco coff… non coff, coff… non riesco a coff… respirare!

 

“Non fare la difficile per una volta Granger! Non mi pare che uno stupido corsetto indossato per una misera manciata di ore possa distruggerti! Non sei quella che insieme ai suoi amichetti sfigati ha salvato il Mondo Magico? – nel dire questo Draco aveva stretto ulteriormente i lacci – e poi così impari a non esserti fatta aiutare prima!

 

Infatti la cocciuta quanto pudica So-tutto-io, alle parole dell’elfo era in un primo momento arrossita e rimasta indignata da cotanta sfacciataggine, ma poi – visto che ormai aveva imparato a conoscere la serpe – con un abile movimento di bacchetta aveva recuperato l’abito e si era barricata all’interno del bagno, lasciando il biondo con un pugno di mosche.

Peccato che pochi minuti dopo – o molti, per una che per tutto quel tempo aveva armeggiato senza venirne a capo con un pezzo di stoffa – arresa all’evidenza, aveva dovuto chiedere aiuto. Rassegnata aveva aperto a Malfoy, il quale si era ritrovato davanti ad una visione che, seppure nella sua semplicità, l’aveva fatto ardere come un incendio.

 

La Granger se ne stava di spalle, davanti allo specchio barocco del lavandino, con l’abito aperto sul retro, che le mostrava la massa riccioluta dei capelli. Poi, guardandolo attraverso il riflesso con un gesto naturale ma così ammaliante da sembrare studiato, aveva scostato la chioma sulla spalla destra, svelando la pelle chiara e liscia – come avrebbe in seguito constatato lui stesso – del dorso.

Draco, su muto invito della ragazza, si era avvicinato a lei e aveva scoperto con stupore che la distanza che li separava era pregna di elettricità, come quella che si avverte tra due cariche opposte all’interno del nucleo.

E loro erano proprio così, come un protone ed un elettrone ai quali serviva soltanto conoscersi ed avvicinarsi per unirsi irrimediabilmente e trovare equilibrio.

Attratto da quella schiena nuda ed un po’ ricurva – gli piaceva immaginarla così per una sorta di silenziosa riverenza nei suoi confronti – non aveva potuto fare a meno di passare l’indice lungo quella bianca spina dorsale, che al suo tocco si raddrizzò nella classica fiera postura di sempre.

Hermione dal canto suo, sentì correre brividi su tutto il corpo, non appena il tocco intimo di quel dito così gentile le sfiorò le vertebre e le sue scapole si chiusero immediatamente come un riccio in difesa. Tuttavia le sfuggì un sospiro profondo di apprezzamento.

Sentirla così tesa e contemporaneamente così abbandonata sotto la sua pelle, provocò in Draco un moto di fierezza e… sorpresa.

Ma quelle sensazioni così intense che avevano fatto illanguidire le difese della ragazza, quel quadro di sensualità incorniciato da un prezioso silenzio, quella piacevole tensione che c’era in quel momento tra loro, furono cancellati in un secondo dalla sua stretta un po’ troppo salda ai lacci del corsetto, segno che anche i suoi imperscrutabili nervi Purosangue erano in quel momento messi a dura prova.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ben presto Hermione si rese conto che quando Malfoy le aveva più volte rimarcato nei giorni precedenti quanto Lady Narcissa tendesse ad essere esagerata in ogni cosa, non avesse per nulla torto.

Per “pranzo” ella intendeva una quantità di portate e cibi che facevano invidia ai più sontuosi matrimoni babbani.

Incantata da tutti quei piatti che occupavano l’intera superficie, non si accorse della figura seduta al capo della tavola.

Draco al suo fianco invece, abituato a trucchetti del genere da parte di sua madre, non si fece ingannare dall’escamotage delle pietanze e stizzito per quella situazione, rivolse un saluto neutrale all’ospite.

 

“Che sorpresa trovarvi qui, padre.”

 

Dire che era incazzato nero con la madre sarebbe un eufemismo.

Ma dopotutto, da Narcissa Black-Malfoy poteva aspettarsi questo ed altro.

 

Sapeva che Lucius era riuscito a scontare una pena molto più indulgente grazie all’aiuto che sua madre aveva dato ad Harry Potter durante la battaglia finale, ma non avrebbe mai immaginato che ora il Ministero e la stessa Azkaban fossero state così magnanime da concedergli visite a casa o peggio i domiciliari. Aveva letto sui giornali che era diventato un buon collaboratore, che si era pentito e che la sua era una condotta modello, ma la sua presenza al Manor era proprio una sorpresa.

Dal suo quinto anno ad Hogwarts ormai, da quando aveva visto negli occhi di suo padre quel fulgore di pura follia e servilismo che solo in quella pazza di zia Bella aveva scorto prima, da quando aveva capito quanto un uomo – quell’uomo che tanto aveva ammirato ed al quale voleva somigliare – potesse scendere in basso dimenticandosi di tutte le convinzioni e gli ideali con i quali era e l’aveva cresciuto, da quando a causa di tutto questo era avvenuto lo sgretolamento del loro rapporto – se mai ne avessero avuto uno – e lui aveva scelto la sua strada diventando il Pozionista o più semplicemente un uomo libero di pensare con la propria testa, non aveva più parlato con lui.

Ed ora, dopo due anni di esilio volontario da Londra e dai ricordi, al suo rientro a casa, sua madre, quella santa donna come l’aveva definita solo poco tempo prima, gli tendeva quel tiro mancino.

 

“Tutto qui, figlio, quello che avete da dirmi dopo sette anni?” – ora la parte dell’offeso la stava recitando suo padre.   

 

“Cosa dovrei fare, padre, stringervi la mano e complimentarvi con voi per essere finalmente tornato a casa? Oppure ringraziarvi per aver permesso tutto questo?” – il tono di voce di Draco si era alzato e dalle mani strette a pugno si percepivano chiari il nervosismo e la rabbia repressi durante tutto quel tempo, ma mai sopiti.

 

In quel momento Hermione si sentiva totalmente in imbarazzo e mentalmente malediva Lady Narcissa per aver organizzato quella sorpresa, Lucius Malfoy per aver commesso tutto quello che aveva portato a quella situazione, se stessa per essere di troppo e – non avendo alcun legame con gli altri tre componenti di quell’idilliaco quadretto famigliare – di star violando un momento così delicato ed intimo, ma soprattutto avrebbe lanciato volentieri la maledizione dal lampo verde a Draco, che l’aveva cacciata in tutto quel pasticcio.

 

Draco.

 

Non Furetto, non testa di cazzo platinata, non Malferret, non idiota, scemo, imbecille, borioso figlio di papà – che in quel momento aveva scoperto essere un epiteto del tutto sbagliato per lui – egocentrico, vanitoso, stronzo, villano, eccetera eccetera Malfoy.

 

Semplicemente Draco.

 

Aveva pensato a lui nello stesso modo a cui pensava ad Harry, a Ron, anzi, allo stesso modo a cui aveva pensato a Viktor, no… di più.

 

E questa era una grossa sorpresa.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Se un qualche mago poteva affermare che Narcissa Black-Malfoy fosse una moglie passiva, succube delle scelte del marito, totalmente in balia degli altri ed incapace di gestire le situazioni, in quel momento a vederla, si sarebbe rimangiato tutto, condito con la propria bacchetta e col mantello.

 

Prima che la conversazione tra suo figlio e suo marito potesse degenerare in qualcosa che avrebbe mandato a farsi benedire la provvidenziale freddezza e l’autocontrollo tipico dei Malfoy, con tono imperioso e con un cipiglio che ad Hermione ricordò molto quello di Molly Weasley – e che le fece nascere un lieve sorriso sulla labbra – la donna li minacciò di orribili fatture e di un intero mese di astinenza dalla sua ginnastica preferita – Lucius – e della distruzione della collezione intera di “Draghetti e Serpentelli del Mondo” compreso il peluche del boa constrictor, il suo preferito da quando aveva quattro anni – Draco – se non avessero subito cercato di recuperare il tempo perduto per chiarirsi e riappacificarsi, anziché perdere tempo a litigare.

Zittiti entrambi da quelle avvisaglie che se compiute avrebbero fatto passare momenti durissimi a tutti e due, Lady Narcissa spezzò la tensione facendo sedere tutti ed invitando i commensali a servirsi.

Dopo paté di fegato e tartine di salmone e caviale masticate tra grugniti e sguardi sospettosi, ma soprattutto dopo cinque o sei bicchieri di buon vino elfico invecchiato in botti di rovere, i toni si smorzarono e – almeno per quei due giorni – i due uomini si ripromisero di venirsi incontro e di porre le basi per costruire insieme qualcosa che potesse assomigliare al classico rapporto tra padre e figlio.

 

In quell’atmosfera finalmente stemperata, Draco si ricordò di Hermione e mentalmente si dispiacque – per quanto uno come lui potesse farlo – di averla messa in mezzo e resa partecipe di questioni private che riguardavano la sua famiglia.

E, non senza una nota di illuminante verità e disarmante sorpresa, si ritrovò a pensare che in parte la sua involontaria intrusione nei loro affari gli aveva fatto piacere perché l’aveva coinvolta quasi fosse veramente la donna della sua vita.

Con questi ragionamenti contorti per qualsiasi essere umano, ma così chiari per lui, completamente mosso dall’istinto, poggiò ai lati del piatto le posate con le quali stava sezionando il suo pasticcio di rognone e la strinse a sé, posandole le labbra sulla fronte.

Hermione, che in quel momento era intenta a non provocare il minimo rumore e poneva tutta la sua concentrazione e fiducia nel pensiero delle famose tre “D” – destinazione, determinazione, decisione – che sperava che oltre alla smaterializzazione potessero in qualche modo servire per renderla invisibile, o perlomeno dello stesso colore della tappezzeria, a quel gesto improvviso ed… insperato, rossa in viso – peccato solo che la tappezzeria fosse di un brillante verde bottiglia – non trovò di meglio da fare che riporre la sua attenzione sull’interessantissimo pattern che i pezzetti di prezzemolo creavano sugli escargots del vassoio davanti a lei.

Dopo quelle che ai due parvero ore, ma che agli occhi del Signore e della Signora Malfoy sembrarono pochi attimi, Draco si voltò verso i genitori e – tenendo comunque stretta la sua Sanguesporco – osservando il padre negli occhi disse:

 

“Hermione cara, spero mi perdonerai per la sceneggiata a cui hai dovuto assistere. Ti prego fingiamo non sia successo nulla. Padre, Lucius, questa come credo abbiate capito è Hermione Granger, la mia ragazza.

 

La riccia, che aveva ripreso a respirare solo dopo che Draco le aveva staccato le labbra di dosso, a quelle parole – che tanto assomigliavano alle stesse che lui aveva pronunciato con i suoi amici al Country Club e con sua madre poco prima, ma che ora assumevano un significato diverso – si accoccolò di più a lui e guardò Lucius con la sua classica determinazione.

 

“Signor Malfoy, non posso dire che sia un piacere per me rincontrarla, ma spero che lo sarà conoscerla.”

 

A quella saggia frase esclamata per giunta da una così giovane donna, nonché ormai ex nemica, Lucius sorrise o meglio ghignò – ed Hermione non poté fare a meno di notare quanto quel ghigno, seppur identico a quello di Draco, non potesse essere lontanamente paragonabile al suo – e levando in alto il calice inneggiò alla salute della sua famiglia ed alla loro conoscenza.

 

Dal brindisi in poi, il pranzo si svolse in maniera più leggera, l’atmosfera si era del tutto rilassata e ad un osservatore esterno quello sarebbe sicuramente parso un incontro felice tra fidanzatini e suoceri.

Draco ed Hermione anzi ci avevano preso gusto e spesso e volentieri si erano ritrovati a cercarsi con la mano o con lo sguardo ed a sorridersi in maniera idiota ed allusiva per qualsiasi sciocchezza. Addirittura il biondo dopo il dessert si era alzato e prendendola per mano si era congedato dicendo che avrebbe mostrato il parco alla sua dolce metà. A quel punto da vera serpe approfittatrice qual era aveva abbracciato Hermione e con un caschè da manuale l’aveva baciata, trovandola sorprendentemente, perfettamente ed appassionatamente d’accordo.

 

“Oh, questi ragazzi di oggi non conoscono le buone maniere e la discrezione!” – borbottò portandosi il tovagliolo alla bocca in modo frivolo Narcissa.

 

“Già… mi ricordano noi due da giovani, solo che io ti facevo allacciare la coscia al mio fianco, cara.” – le rispose con sguardo malizioso ed allusivo per il dopo pranzo Lucius.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

“I miei complimenti Granger. Sembrava davvero ti piacesse. Ed io che ti facevo la Santa Vergine del Trio Miracoli…

 

Il biondo furetto l’aveva portata fuori per davvero e la stava conducendo verso il laghetto artificiale dell’immenso parco del Manor.

A quell’affermazione per nulla carina, Hermione indignata riprese la classica sfumatura cremisi delle “occasioni-contemporaneamente-imbarazzanti-e-che-fanno-incazzare-anche-la-più-mite-delle-persone”. Oltretutto, quell’uscita le provocò – sorprendentemente – un lieve moto di delusione.

 

“Ti prego Malfoy – lo allontanò da sé con uno spintone – sono solo stata al gioco e dopotutto c’è da dire che Viktor bacia meglio di te…

 

Con questa frase provocatoria – attacco per difesa sembrava l’unico mantra da seguire con lui – giunsero sulle rive dello specchio d’acqua, di fianco ad un salice piangente.

 

“E con un solo innocuo bacio, tu riusciresti a paragonarmi – ammesso che io possa essere confrontato con qualsiasi altro essere sulla terra – a quel mono-sopracciglio bulgaro che si esprime a gesti? Non credi che per avere una visione imparziale della situazione dovresti almeno concederti un’altra prova?

 

Eccolo, l’aveva presa in castagna come al solito.

Altro che “attacco per difesa”, le sembrava che qualsiasi tattica di gioco con lui non funzionasse o meglio rappresentasse non più di un semplice ostacolo da aggirare. Ma se lo doveva aspettare, d’altronde del Quidditch lei non ci aveva mai capito una mazza.  

Nuovamente rossa – questa volta più per l’imbarazzo che per altro – distolse lo sguardo dalla bionda figura per perdersi nelle acque appena mosse dal vento autunnale. Lasciando Malfoy dietro di sé, raggiunse a passo svelto il tronco del salice e con le mani dietro la schiena si poggiò su di esso, traendo teatrale un lungo sospiro.

 

“Beh, Granger che c’è? Non vuoi riprovare?”

 

Draco le era andato dietro ed ora si trovava di fronte a lei, stampato in faccia il classico ghigno da bastardo sexy qual era, ma nell’espressione degli occhi anche una vena di esasperazione.

 

Lui aveva attaccato, perché non controbatteva? Solitamente era quella la prassi.

 

Hermione alzò gli occhi al cielo ed improvvisamente scoppiò a ridere. Con quella faccia da schiaffi – ma in quel momento forse anche da qualcos’altro – Malfuretto era veramente buffo. Inoltre vedere una mente calcolatrice come la sua – la mente del Pozionista – andare in crisi per una cosa del genere, dopo tutte le volte che in quei giorni in crisi c’era andata lei, la divertiva e la rinfrancava parecchio.

 

“Allora, mi baci o no? – il suo sopracciglio destro era inarcato all’inverosimile – Granger, smettila subito di ridere, non è divertente! Tanto non ci credo che Krum bacia meglio di…”

 

Ma non riuscì a finire la frase, perché di slancio lei gli gettò le braccia al collo e lo accontentò. Draco, che stava per perdere l’equilibrio dopo quella sorprendente iniziativa, non trovò di meglio che cingerle la vita e rispondere con quanta più passione possibile.

Certo, magari di scope, bolidi e pluffe non se ne intendeva molto, ma forse la bella ex Grifondoro poteva pensare di aver cominciato a capire qualcosa di un ex Cercatore Serpeverde a caso.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Passarono il resto del pomeriggio a rincorrersi per il parco, punzecchiandosi con le solite frecciatine e lasciandosi di tanto in tanto trasportare da quella che era ormai diventata una ricerca assai importante e di vitale importanza per la scienza.

Solo verso sera, quando un elfo mandato dai coniugi Malfoy ad avvisarli di rientrare li trovò nella casetta degli attrezzi a perorare la causa “chi bacia meglio di chi”, resisi conto di quello che avevano fatto e con chi l’avevano fatto, ritornarono nel mondo reale.

Abbastanza a disagio da non riuscire nemmeno più a guardarsi in faccia, si ricomposero – Draco si scrollò di dosso le ragnatele ed Hermione levò dai capelli dei pezzi di paglia – e come se nulla fosse successo si avviarono al Manor.

 

La cena fu molto più veloce e meno chiacchierata del pranzo. Le portate vennero servite in un’altra stanza, che sembrava quella in cui mangiavano solitamente i tre Malfoy. Era una saletta stretta e lunga, come la tavola, ai capi della quale sedevano Lucius e Narcissa, che consumavano in silenzio il loro pasto, lanciandosi ogni tanto sguardi tra l’allusivo e il malizioso.

Draco ed Hermione, l’uno di fronte all’altra, fingevano entrambi di ignorare le reciproche esistenze e quando accidentalmente le loro mani si incontrarono per prendere dell’altro purè, si ritrassero immediatamente e con terrore neanche si fossero scottati.

 

Il dopo cena passò nel più assoluto silenzio in salotto.

Lady Narcissa seduta su una poltrona damascata leggeva l’ultimo romanzo del suo scrittore preferito Rogo di Passione – una storia di amore ai limiti dell’erotico tra un prete babbano ed una strega sullo sfondo dell’Inquisizione – che ad Hermione ricordò molto gli Harmony, una sottocategoria di romanzetti rosa che leggeva la sua tata di origine italiana e che – non l’avrebbe mai confessato nemmeno sotto tortura – aveva letto anche lei qualche volta.

Il Signor Malfoy se ne stava sulla scrivania ad esaminare alcuni documenti fumandosi in tranquillità il suo sigaro.

Draco era in piedi a fissare attraverso l’enorme vetrata il cielo coperto di nembi.

 

“Questa sera ci sarà un gran temporale.”

 

“Già.”

 

Che situazione di merda. Erano addirittura scesi così in basso da ritrovarsi a parlare del tempo. Era meglio prendere in mano la situazione.

 

“Hermione…ehm… tesoro… che ne dici se ti accompagno in biblioteca così potrai trovarti anche tu un buon libro da leggere?”

 

Accolse quella domanda di Furetto come un’insperata ancora di salvezza per stare un attimo da soli, lontani da orecchie e occhi discreti ma fin troppo acuti, e chiarire il tutto.

 

“Volentieri… amore.”

 

Quella parola le scappò dalle labbra senza nemmeno avere il tempo di accorgersene e fece sì che tre paia di occhi - due grigi ed uno azzurro, due con aria di chi la sapeva lunga, uno sorpreso – si posassero su di lei.

Dopo aver tolto la mano dalla bocca – ormai quella parola fuggiasca non la si poteva più fermare – si riprese, si alzò dal tappeto persiano sul quale si era seduta e seguì Draco lungo il corridoio per la biblioteca.

 

“Credo sia meglio che questa sera tu dorma nella camera degli ospiti.”

 

Hermione stava osservando rapita uno scaffale dedicato ai testi di Medimagia quando Draco riprese a parlare.

 

“In quale?”

 

Che sciocca. Tra tutte le frasi che avrebbe potuto dire, la più stupida le era scivolata dalla lingua.

Quella sarebbe stata ricordata come la sera dell’evasione delle stupidaggini dalla sua bocca, si ritrovò a pensare.

 

“Beh, in quella di fianco all’attuale per non destare sospetti.”

 

“Sì, è meglio.”

 

 

 

 

 

 

 

 

 

“Beh… allora, buonanotte.”

 

Erano entrambi sulla porta di quella che Narcissa gli aveva assegnato come loro camera, Draco all’interno, Hermione sul corridoio. In mano teneva un piccolo beauty e la camicia da notte.

 

“Buonanotte.”

 

Stettero lì in attesa di qualcosa per un po’ di tempo. La riccia decise di voltarsi verso destra proprio nel momento in cui lui si era sporto per baciarla.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Erano le due di notte quando il temporale echeggiò minaccioso.

Hermione sobbalzò nel suo letto a due piazze che le sembrava troppo grande e così vuoto per una sola persona. Dalla finestra proveniva un rumore sinistro, come uno grido malvagio e sull’armadio di fronte al letto si stagliava un’ombra inquietante che sembrava minacciarla.

Sudata per la tensione, si cacciò sotto le coperte, ma ogni tuono era per lei un colpo al cuore.

Odiava i temporali.

 

Draco non riusciva a dormire.

Pensava e ripensava a quello che era successo tra lui ed Hermione quel giorno.

L’abbraccio protettivo a tavola, quel bacio goliardico davanti ai suoi, quello di sfida che lei gli aveva dato sotto il salice, gli scherzi, le battute, gli altri baci “di studio” e le carezze e i sospiri…

 

Toc toc

 

Si alzò a sedere sul letto. Aveva sentito davvero bussare o erano i rami che sbattevano da fuori?

 

Toc toc

 

“Sì?” – si azzardò a chiedere

 

“Malfoy… sono io…”

 

“Entra.”

 

Quando la vide, all’istante capì.

A piedi nudi, con la camicia da notte – la stessa che lui aveva trasfigurato – stropicciata ed i capelli arruffati. La fronte imperlata dal sudore e lo sguardo misto tra la preoccupazione e la vergogna.

 

“Cosa vuoi?” – le chiese divertito e lusingato.

 

“Potrei… potrei ecco… potrei dormire qui con te? Io…ecco… io avrei paura del temporale.”

 

Che Godric si rivoltasse nella tomba!

 

Di tutte le sorprese successe quel giorno, quella parve a Draco la più piacevole.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Spazio Autore

 

Ave a tutti!

 

Ormai penso vi sarete rassegnati al fatto che aggiorni in tempi biblici – e mi scuso di questa mia mancanza di rispetto nei vostri confronti, miei cari lettori.

Purtroppo dovete sapere che nonostante l’Ispirazione mi tampini e stia lì tutti i giorni a beccarmi in testa come un gufo che dopo aver recapitato un messaggio attende un risposta immediata, raramente essa si prende la briga di tirare dietro sassate alla mia Pigrizia.

 

Sono fatta così, sono proprio fatta così… (scusate, ho rivisto da poco una delle cassette De Agostini “Esplorando il corpo umano”)

 

Detto questo, ho voluto inserire Lucius, che nella gran parte delle Dramione è un cattivone (ho fatto la rima!) perché volevo un po’ mettere le due coppie – quella “finta” e quella collaudata – a confronto e perché mi roteava troppo in testa l’idea di Malfoy Senior ai domiciliari, magari con tanto di Auror che quotidianamente gli fanno visita per controllare la situazione (ma questa – chissà! – sarà un’altra storia…).

Cos’altro dire, come vedete ho sviluppato l’attrazione tra i nostri due eroi… ed inesorabile nel prossimo capitolo arriverà anche il ballo!

 

Non vi prometto aggiornamenti record o capitoli chilometrici o colpi di scena avvincenti, ma spero comunque di regalarvi un momento di svago e di – perché no? – fuga dalla realtà.

 

Se vi può interessare ho da poco postato una One-shot decisamente demenziale dal titolo “Nelle mani sbagliate…”, mi farebbe piacere ci andaste a dare un’occhiata!

 

Passo ora ai ringraziamenti:

 

Lhoss: anima pia, carissima amica – rassegnati ormai ti considero tale – mia! Cosa potrei dire?

Per stare sul discorso Magicard:

- trascrivere sul pc il nuovo capitolo – mezza giornata con Tempocard

- copiare il codice ISBN di tutti i libri letti su anobii – due pomeriggi con Tempocard

- contemplare una recensione positiva ricevuta da una delle più brave autrici di Dramione in circolazione negli ultimi tempi – oddio, la conosco! – non ha prezzo.

Mi hanno fatto davvero piacere i tuoi complimenti. Soprattutto mi trovo d’accordo con te, una volta qualcuno ha detto che le cose semplici sono le più difficili da realizzare (me lo ripetevano sempre i prof di Design!), quindi per me questa tua constatazione è come essere nel Monte Olimpo! Le tue parole sono sempre un’iniezione di fiducia! Grazie!!!

 

Mirya: … devo proprio dire qualcosa??? Non solo ho la fortuna enorme di ricevere commenti dalle due autrici che attualmente mi hanno fatto impazzire con le loro storie Draco-Hermione, ma sono così sfacciatamente ed inconsapevolmente favorita dalla sorte da avere il piacere di conoscerle (soprattutto grazie davvero, che mi date retta!)!!!

Tantissimi omaggi per il tuo commento, sono felice che la caratterizzazione dei miei personaggi ti piaccia! Ricevere dei complimenti sul modo di scrivere da parte tua è davvero una grossissima soddisfazione per me – e per uno come Luigino che solitamente se ne va per casa con la scopa a mo’ di chitarra cantando I can’t get no satisfaction a squarciagola! – visto che è quello che solitamente provo io leggendo la tua storia! Spero solo di non aver deluso le aspettative con questo nuovo capitolo!!!

 

A tutte e due ragazze, di nuovo grazie di cuore!!! Ci metterei la firma per ricevere sempre commenti di qualità come i vostri nelle mie fics – se non si capisce alla quantità preferisco la qualità! ;)

 

Per finire un grosso grazie a chi legge semplicemente e a coloro che mettono questa storia tra le preferite o le seguite!!!!

 

Saluti a tutti

 

Giulia J

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

  

 

   

 

 

  
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