Ritsuko
Akagi sentì la rabbia scorrerle nelle
vene come se fosse veleno, mentre, guardando il muro, diceva:
“Sei solo una
bambola, ecco ciò che penso di te… ma sono
impressionata…sia il padre che il
figlio sono avvinti attorno alle tue piccole dita
Rei Ayanami
la guardò per un momento, poi, a sorpresa, rispose:
“IO io
non sono una bambola” poi
proseguì quietamente “E’ vero che mi
piace solo il comandante Ikari, ma non è lo stesso
sentimento che lei prova per
lui dottoressa Aka…”
Ritsuko
esplose e la
furiosa espressione della
sua faccia spaventò Rei.
Stringendo il
laccio emostatico tra le mani Ritsuko caricò in avanti,
avvolgendo la gomma
attorno alla gola della ragazza e tirando senza pietà
Rei
cercò di
liberarsi tirando e intantò gorgogliò:
“Hkn..”
Ritsuko
fissò i denti stretti dela ragazza e provò
soddisfazione nel vedere Rei
soffocare, ma poi la furia l’abbandonò
all’improvviso e lei lasciò la presa e
permise alla ragazza di tornare a respirare
“Io…” Ritsuko
arretrò, dispiaciuta “mi
dispiace era solo uno scherzo”
Rei la
guardò con gli occhi pieni sia d’innocenza che di
saggezza e Ritsuko non trovò
più scuse Aveva voluto, per un attimo, uccidere quella
ragazza, semplicemente
perché le aveva detto la pura verità “E
perché sono sorpresa del fatto che lei sappia tutto?
– si chiese- io non sono
certo stata molto discreta”
“MI
spiace-
ripetè Ritsuko – è che sono stata
così occupata in questi giorni,
io..”
Rei la guardava, con una lacrima di dolore che le scendeva
lungo la
guancia Con una
grande, imprevedibile,
gentilezza Ritsuko le disse: “NON dimenticare di badare a
come parli, Rei”
“Si
signora”
rispose Rei quietamente
“Io
sono
l’unica che mantiene in vita il tuo corpo” Disse
Ritsuko con una velata
minaccia, considerando per la prima volta che quel lavoro avesse anche
dei
vantaggi”
Non appena
Rei lasciò l’ambulatorio, la dottoressa si
sedette, lasciando che la memoria si
unisse a delle emozioni incomprensibili: “Perché
l’hjo fatto? Come ho potuto
perdere il controllo in questo modo? “
si chiedeva
SI
alzò e
tornò nel suo ufficio per sedersi alla scrivania,
nell’oscurità “No, so
esattamente perché”
LA gelosia
è
una bestia astuta, che attacca quando meno te lo aspetti Pur essendo
insoddisfatta della sua relazione con Gendo, Ritsuko era comunque
possessiva e
provava gelosia verso chiunque avesse le sue attenzioni Il suo rapporto
con
Rei, ovviamente, era ancora più complicato di quanto non
potesse sembrare
Per un verso
Rei era, almeno in un certo senso, la figlia di Gendo
Lui badava a lei in maniera paterna, guidava
la sua vita e tutelava i suoi interessi
Naturalmente solo Gendo, Fuyuzuki, Ritsuko e alcuni tecnici sapevano che Rei
era di fatto un
clone di Yui Ikari, cresciuto in parte con il dna estratto
dall’angelo
controllato dalla Nerv, Lilith
Ritsuko si
stava chiedendo: “Sono in competizione con una
per l’affetto del padre? O sto cercando di
rubare il marito ad una
moglie?”
“Dottoressa?” Una voce la stava
chiamando e, per Ritsuko,
fu come se qualcuno avesse acceso la luce
Maya Ibuki era li, sulla porta. La giovane donna dai
capelli bruni la
stava guardando con sincera preoccupazione
“Mi
chiedo
che aspetto abbia” si disse la dottoressa alzandosi “Mi spiace, ero
immersa nei miei pensieri”
disse mentre si aggiustava un po’ i vestiti
“Capisco”
rispose Maya diplomaticamente La
magra
giovane donna camminò in avanti insicura, tenendo la
cartellina dei fogli come
se fosse una protezione e domandò:
“C’è qualcosa che io possa fare per
lei?”
Ritsuko si
sentì indispettita mentre rispose: “No, sto
bene” e, dato che l’espressione di
Maya no era molto convinta, aggiunse: “Solo alcuni problemi
personali”
“Ah”
rispose
Maya chiaramente a disagio
“Aggiungere
qualcun altro alla lista di chi sa che vado a letto con
Gendo?” si chiese
Ritsuko con amarezza, ma poi si limitò a chiedere,
freddamente: “Hai bisogno di
qualcosa?”
Maya
impallidì visibilmente: “Dovevo solo consegnarle
questi documenti” Dopo
averli passati si scusò e se ne andò,
non certo tranquilla, lasciando Ritsuko di nuovo sola
“Non
se lo
meritava” pensò Ritsuko passandosi una mano stanca
tra i capelli per
ravvivarseli “Meglio che me ne vada da qui prima di fare
altri danni”
Mentre lasciava
la Nerv e se ne tornava a casa, provava uno strana sensazione come di
non voler
riposarsi, di voler fare ancora qualcosa, così, giunta in
camera da letto, mise
da parte il camice e
il vestito e passò
in rassegna l’armadio, per trovare un bel vestito e scarpe
alla moda. Un goccio
di profumo, i capelli pettinati e si sentì pronta ad uscire,
a sparire nella
notte