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Autore: endif    08/11/2009    17 recensioni
“«Edward…» non mi accorgo neppure di avere sussurrato il suo nome, ma forse l’ho fatto perché lo vedo girarsi verso di me come a rallentatore. Il tempo si cristallizza qui, in questa stanza, in questo momento, restando sospeso a mezz’aria.
Sgrano gli occhi a dismisura quando capisco chi è tra le sue braccia.
No. Non può essere.”
Piccolo spoiler per questa nuova fic, il seguito di My New Moon. Ci saranno tante sorprese, nuove situazioni da affrontare per i nostri protagonisti. Un E/B passionale e coinvolgente.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Change' Questa storia è tra le Storie Scelte del sito.
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CAP. 13

EDWARD -A Bird's Song - Ingrid Michaelson

Ingrano la quarta e stabilizzo l’auto ad una velocità costante. Non troppo elevata, in linea con le altre vetture che procedono ad andamento sostenuto. Lancio uno sguardo rapido a Bella seduta al mio fianco.
E’ assorta, con lo sguardo fisso fuori dal finestrino.
Non credo che noterebbe la differenza se procedessi a 50 o a 200 chilometri orari, ma il mio intento è cercare di non agitarla nemmeno inconsciamente.
Ha i capelli raccolti in una coda morbida, un abito marrone che le segna i fianchi ed il seno e scende in due balze sulle gambe. Calza degli stivali dal taglio maschile.
Sembra un’amazzone, ma nei suoi occhi non c’è alcuna fierezza, nessuna traccia di superbia.
E’ pensierosa, è triste.
Ed è …  bellissima.
E nel suo dolore lo è ancora di più. Perché suscita in me il più intenso istinto di protezione che potessi mai pensare di poter provare per una persona.
La sua mano si sposta a sistemare meglio la cartellina con i suoi appunti sulle ginocchia. Lo fa inconsapevolmente, con grazia.
Oggi torniamo al college. Dopo un’assenza di dieci giorni.
Carlisle ha effettuato a Bella tre prelievi in questo periodo, constatando un sensibile peggioramento delle sue condizioni di salute. Secondo la sua opinione – e la sua esperienza assolutamente da non trascurare – ad influire in modo determinante sulla sua situazione è il suo stato d’animo.
Bella sembra essersi … spenta.
Parla pochissimo, mangia appena ed è pallida quasi quanto me. Ieri sera ha rigettato tutta la sua misera cena: un hamburger.
Nonostante avesse cercato di affrontare l’episodio da sola, dicendomi chiaramente di voler restare in bagno per conto suo, non le ho dato ascolto e l’ho sorretta tutto il tempo. Per la fronte prima, per la vita poi, fino a quando non ho potuto impedirmi di prenderla fra le braccia e portarla a letto. E’ stata la scusa giusta per poterla stringere a me, per poter rubare una carezza sfuggente al suo esile corpo.
Tre giorni fa Bella ha fatto l’amore con me ed è stata un’esperienza di una dolcezza e di uno struggimento unici.
Da allora mia moglie non è più lei.
E’ altrove con la mente, silenziosa e anche fisicamente distante, nel senso che non cerca il più piccolo contatto con il mio corpo.
Tuttavia … il suo non è un senso di fastidio nei miei confronti. La spio di sottecchi e mi accorgo che il suo sguardo è spesso su di me quando fingo di essere assorbito altrove. Mi guarda come ha fatto quando ci siamo amati qualche giorno fa: intensamente, come se volesse imprimersi a fuoco il mio volto nella mente. Quando incrocio i suoi occhi, li abbassa repentinamente.
Mi sfugge.
Ed io mi sento sprofondare nella frustrazione e nell’impotenza più totali.
Poi, ieri un segnale. Alice da seduta che stava sul divano – o meglio, su Jasper – è saltata letteralmente per aria lanciando un urlo.
Di gioia.
Perché finalmente aveva avuto una visione di Bella che aveva un inizio ed una fine. Prima ancora che potessi infilarmi nella sua testa , mi aveva lanciato le immagini di Bella con la sua amica Helèna. Erano insieme in una camera, sedute su un letto e parlavano. Alle pareti un poster di Albert Einstein e le foto di un gatto tigrato. Una stanza che non avevo mai visto, forse quella di Helèna. Alice aveva insistito particolarmente sull’immagine di Bella, sulla sua espressione: sorridente, distesa.
Sento ancora i pensieri di Carlisle nella testa quando io ed Alice siamo andati nel suo studio per metterlo al corrente della novità:
“Alice saltellava davanti a me felice come non lo era da tempo. Vedere soffrire Bella era difficile anche per lei. I momenti di buio del suo futuro la rendevano irrequieta e si sforzava più del solito per riuscire ad avere qualche visione che la rassicurasse. Non avevamo più accennato all’ultima visione, quella iniziata nella nostra aula al college, per mia scelta categorica.
La mia priorità adesso era la salute di Bella. Tutto il resto poteva attendere.
Nonostante le immagini che mi avesse mostrato mia sorella fossero rassicuranti, mi lasciavano perplesso per due ragioni: primo, includevano un rientro all’università di Bella e quindi anche al suo corso di economia gestionale. E secondo, escludevano me. Non c’era traccia della mia presenza in quelle visioni, e ciò presupponeva che Bella si sarebbe dovuta allontanare da me.
E la cosa non mi entusiasmava. Ora meno di prima.
«Edward, ti ha colto la sindrome del bradipo?»  mi aveva domandato sarcastica lanciando una rapidissima occhiata alle sue spalle.
Senza rispondere,  avevo continuato a procedere con la stessa identica andatura. Tuttavia non mi era sfuggito che mia sorella non fosse schizzata in avanti per raggiungere nostro padre da sola nel suo studio e metterlo a conoscenza della sua visione. E, considerando la naturale impazienza di mia sorella, questo era davvero un notevole sforzo da parte sua …
Era evidente che la piccoletta vedeva davvero molto oltre. E sapeva che quello non era un momento facile per me.
Tuttavia tentava in ogni modo di alleggerire la tensione: «E dai, di questo passo troveremo Carlisle ridotto ad un mucchietto di cenere …»
Avevo alzato gli occhi al cielo. Era davvero un folletto impertinente …
All’interno dello studio Carlisle ci aveva osservato entrare con sguardo perplesso.
I suoi occhi furono su di me in una frazione di secondo.
-Bella …?- Pensò allarmato.
Avevo scosso il capo una sola volta: «Non esattamente»  avevo detto in un sussurro.
«Carlisle credi che Bella trarrebbe giovamento dall’uscire un po’?» Alice aveva preso a parlare velocemente, anche più del solito.
Nostro padre era riuscito giusto ad aprire la bocca che lei aveva continuato a valanga: «No, perché io l’ho visto. Bella era rilassata e rideva con la sua amica, quella del college»
Non mi era sfuggita l’inutilità della precisazione. Bella non ha altri amici qui ad Hanover.
«Lo so, lo so, non sono un medico … ma non credete che migliorare il suo umore possa aiutarla a sentirsi meglio anche fisicamente?» aveva fatto una pausa impercettibile per riprendere fiato, non perché ne avesse realmente bisogno, ma solo per avere più aria per far vibrare le sue corde vocali.
E vibravano, come se vibravano!
«Alice …» mio padre aveva tentato gentilmente di interromperla.
«Sapete, ho letto di questa cosa su un giornale una volta: la correlazione fra lo stress e i disordini del sistema immunitario. Pare che …» e aveva continuato come se fosse una mitragliatrice che spara parole.
Ero restato in silenzio, poco attento al suo sproloquio.
Mio padre, un sorriso paziente sulle labbra, aveva alzato i palmi aperti verso di lei:«Alice …»
Ma lei non sembrava nemmeno accorgersi del suo tentativo di parlare.
«ALICE!» aveva sbottato Carlisle infine esasperato. Lei si era bloccata di colpo con lo sguardo sorpreso: «Cosa?»
«Alice» aveva cominciato lui sistemandosi con lentezza ed attenzione sulla sedia. E’ un riflesso condizionato dall’agitazione di mia sorella, un meccanismo di compensazione: più lei è irrequieta più noi tendiamo a rallentare i nostri movimenti.
«Alice, siamo tutti molto in pensiero per la salute di Bella, non è un segreto.» e, lanciandomi uno sguardo fugace «ma agitarsi non ci è di alcun aiuto». Si era quindi interrotto, lasciando che le sue parole penetrassero le nostre consapevolezze.
-La sua non è una intuizione errata … Edward che ne pensi?-  Mi aveva chiesto con i suoi pensieri, ma anche questa era un’accortezza inutile. Nonostante le mie lauree in medicina, quando si tratta di Bella il mio cervello si congela, non segue i naturali processi di ragionamento. Se anche mi dicessero che Bella può stare meglio cospargendola di polvere di luna, andrei in capo al mondo pur di trovarne una briciola.
Decidere era stata questione di un attimo. Avevo annuito impercettibilmente ingoiando il nodo che mi si era formato all’altezza della gola.
Avrei fatto qualunque cosa per la mia Bella.
Mio padre mi aveva guardato a lungo, ma non aveva mosso verso di me, né dato voce ad alcun pensiero. Ma sapevo cosa avrebbe voluto dire. Era preoccupato per la mia possibile reazione.
«Non succederà nulla.» avevo detto piano, rispondendo alle sue domande inespresse.
«Bella viene prima di tutto, soprattutto prima di me.» Ed ero sicuro di ciò che dicevo, perché il benessere di mia moglie mi stava a cuore più dei miei istinti omicidi e dei miei personali desideri di vendetta.
Come per un meraviglioso uccello ferito, avrei curato la sua ala spezzata e, per quanto adorassi essere l’unico a poterla ammirare, avrei fatto l’impossibile pur di vederla volare di nuovo”
Bella lascia andare un sospiro e mi mordo la lingua per non chiederle se è tutto a posto. Tanto, da un po’ di tempo la risposta è sempre identica: “Sto bene”.
La guardo con la coda dell’occhio. Ha le mani strette in grembo, una sull’altra.
«Hai freddo?» mi volto e le chiedo dolcemente.
Mi guarda ed accenna ad un sorriso forzato: «No, grazie. Sto bene.»
Per l’appunto.
Riprendo a posizionare il viso in linea con la strada di fronte a me solo a beneficio di mia moglie. Mi fa apparire più umano ai suoi occhi e lo faccio, nonostante il mio sguardo sia costantemente su di lei.
«Alice?» mi chiede dopo un pò.
«E’ già al college. Non vuole perdersi la lezione della Watsford» dico pacatamente.
«E tu?» mi domanda dopo un attimo di silenzio.
«Io invece, sì» le rispondo e cambio rapidamente marcia.
«Edward, tu non devi rinunciare ai tuoi spazi per causa mia.» conclude dopo aver riflettuto attentamente.
I suoi occhi continuano a essere sul mio viso. Ne sento quasi il calore sulle guance.
Resto impassibile con un po’ di sforzo. Non posso girarmi, baciarla come vorrei e dirle che una stupida lezione persa non rappresenta nemmeno un milionesimo di quello che farei per lei.
«Non era niente di interessante» le dico allora strizzandole l’occhio e sorridendole, per sviare la sua attenzione.
Sussulta quando i nostri occhi si incrociano per un attimo.
Amore mio, ti sfinirei di baci quando … quando mi guardi così … penso mentre accarezzo il volante immaginando di avere la sua pelle morbida sotto la punta delle dita.
Continuo a parlare del più e del meno, cercando di strapparle un sorriso, di rilassarla. Credo di esserci riuscito, perché si riscuote sbattendo gli occhi quando fermo l’auto nel parcheggio.
Piove.
Usciamo dalla vettura e riparo Bella sotto un ombrello che apro sopra le nostre teste. Mentre cominciamo a camminare nel vialetto diretti alla sua aula, complice la vicinanza forzata, le prendo la mano nella mia.
E fredda, quasi quanto la mia.
Una volta di più rimpiango di non essere umano, di non poter avvicinare le sue dita alle mie labbra e riscaldarle con il mio respiro.
La temperatura all’esterno è davvero rigida e ringrazio mentalmente il rettore quando un tepore gradevole accoglie Bella all’ingresso dell’edificio principale.
«Mi avverti tu quando hai … finito?» le chiedo cercando le parole più appropriate, mentre cominciamo a percorrere il grande corridoio alla nostra sinistra. Guardo dinnanzi a me, il volto impassibile. So che deve esserci una di quelle riunioni con “Rodolfo Valentino”, ma non voglio innervosire Bella non controllando l’inflessione della mia voce entrando maggiormente in dettaglio.
«Sì. Ma … Edward?» si ferma improvvisamente obbligandomi a fare altrettanto.
«Che c’è?» le chiedo aggrottando le sopracciglia.
«Tu ... adesso … Che farai in tutto questo tempo?» mi chiede e vedo che subito dopo si morde il labbro inferiore nervosa.
«Tranquilla» le dico accarezzandole la guancia con il dorso delle dita «se non l’avessi ancora notato alle spalle del college c’è un bosco che si estende per diversi chilometri. Farò una passeggiata.» finisco con sguardo allusivo.
Riprendiamo a camminare e presto raggiungiamo l’aula 8. E’ più piccola dell’aula magna, ma comunque semicircolare con due serie di gradini ai lati delle lunghe file di poltrone. E’ ancora presto, ci sono molti posti vuoti. Bella scorge Helèna a metà della scalinata destra. Appena la nota, la sua amica alza il braccio in segno di saluto e comincia a scendere verso di noi.
«Ehi Bella! Finalmente stai meglio!» dice con tono caloroso.
Mamma quanto è sciupata … deve aver perso qualche chilo. Pensa Helèna contemporaneamente.
Tre e mezzo, penso io di rimando.
«Helèna, che piacere vederti!» risponde Bella abbracciandola e baciandole le guance.
Le osservo e capisco che fra loro c’è una sincera stima reciproca.
«Ciao Helèna» dico con un cenno del capo.
«Ciao Edward» mi risponde accennando un sorriso. Bella ci ha presentati qualche tempo fa, ma non abbiamo mai scambiato più di qualche chiacchiera superficiale. Nei suoi pensieri ho letto da subito un po’ di soggezione nei miei confronti e tendo sempre a restare in sua presenza giusto lo stretto necessario a non sembrare scortese.
«Beh, ti lascio in ottime mani» dico dopo un breve istante rivolgendomi a mia moglie e, reggendola per la vita, mi avvicino automaticamente alla sua fronte deponendole un bacio leggero.
Quando mi distacco, lei alza i suoi occhi su di me ed ho la chiara percezione che voglia dirmi qualcosa. Stringo la presa ed affilo lo sguardo cercando di acuire i sensi per percepire un qualche cambiamento nelle funzioni del suo organismo.
Il battito è un po’ più veloce, ma il ritmo del respiro ed il colorito sono nel complesso normali.
«Ok, a dopo» mi dice in fine, distogliendo lo sguardo.
Esco dall’aula dopo aver salutato ancora Helèna e lanciato un’ultima occhiata  a Bella.
Mi dirigo davvero verso il bosco. E’ parecchio che non vado a caccia.
Mi manterrò nei paraggi.
Le prime due ore sono di statistica, dopodiché ci saranno due ore di diritto commerciale sempre nella stessa aula. Poi, la riunione.
C’è tutto il tempo prima di ritrovarsi con Jensen.

BELLA
 «Sono davvero contenta che sei tornata» mi dice Helèna stringendomi le mani con calore.
Le sorrido. Mi è mancata.
Ci accomodiamo nei posti che ha conservato per noi: «Te l’ho già detto quanto è figo tuo marito?» mi chiede voltandosi un attimo verso di me con una espressione comica dipinta sul viso, mentre scivoliamo nelle nostre poltrone.
Sorrido ancora.
«Sì, almeno venti volte» rispondo io.
«Per forza, è vero!» dice facendo spallucce e sgranando gli occhi.
«Allora, come ti senti sul serio? » mi chiede dopo un po’ guardandomi con attenzione e assumendo un tono deciso. Poi, mentre sto prendendo fiato per rispondere, alza un palmo aperto in aria, come un poliziotto, e continua:«E non dirmi “bene” come hai fatto in questi giorni a telefono, perché ti mollo un ceffone.»
Faccio una smorfia con la bocca: «Beh, oggi mi sento molto meglio, ma a volte sono stanca, mi affatico facilmente e non ho molto appetito» mi fermo un attimo alzando gli occhi  in alto «mi pare di non aver mancato nulla. Sarà influenza.» concludo alzando le spalle e riportando lo sguardo su di lei.
Mi guarda sovrappensiero per un po’. Comincio a sentirmi quasi in imbarazzo che Helèna fa schioccare le dita e dice:«Ma lo sai che anche mia sorella una volta ha avuto una cosa come la tua?!»
Già la fantomatica sorella di Helèna. Prima o poi dovevamo conoscerci. Avevamo davvero troppe cose in comune …
La mia amica continua assorta:«Sì, sì. Una volta stava così male … nausea, capogiri, febbre. Pensa che la facemmo ricoverare perché non ci capivamo più nulla. Invece sai cosa aveva?» e fa una pausa ad effetto per creare la suspance della battuta finale. Inarco le sopracciglia mostrando una improbabile curiosità. «Era in …»
«Signori, vi prego un ‘attimo di attenzione» una giovane donna di fianco alla cattedra ha preso il microfono ed ora ci guarda aspettando che tutti si siano girati. Al suo fianco Eric Jensen.
«Sono l’assistente del Professor Collin. Purtroppo c’è stato un imprevisto e la lezione di stamane sarà posticipata a domani. Con estrema gentilezza il Professor Jensen ha acconsentito a scambiare le sue ore di domani con quelle di statistica di oggi.» l’assistente si ferma un attimo per assicurarsi che tutti abbiano compreso.
Con mia sorpresa mi rendo conto di avere lo sguardo di lui puntato addosso. Quando lo incrocio, volta subito gli occhi al resto della platea e mormora qualcosa all’orecchio della donna al suo fianco. Con la mano chiusa intorno al microfono, cominciano a parlare fitto.
Nella sala si alza un brusio sommesso.
Passano un paio di minuti, dopodiché Jensen prende il microfono dalle mani dell’assistente di Collin e lo avvicina alle sue labbra, schiarendosi la voce.
«Signori, mi rendo conto che la cosa è stata improvvisa e che non siete presenti tutti. Metteremo un avviso per lo slittamento della lezione del Professor Collin. Tuttavia …» fa spaziare un’altra volta lo sguardo su tutti noi « … tuttavia mi è impossibile tenere la mia lezione adesso.»
Nella sala il brusio si fa più acceso.
Molte sono le esclamazioni di disappunto, soprattutto appartenenti a voci femminili.
Mi guardo intorno e noto le facce dispiaciute di due ragazze sedute poco distanti da me.
E’ vero, non tutti seguono le lezioni del Professor Collin, ma decisamente TUTTI seguono quelle di Jensen. Quest’ultimo si scusa nuovamente e poi dice ancora nel microfono:«Signorina Torres?» e con un cenno della mano indica a Mia di avvicinarsi alla cattedra. Quest’ultima si alza dalla sua poltrona con calma e si avvicina a lui con un sorrisetto sulle labbra.
Tutto di lei, il modo di camminare, di muovere il capo per far ondeggiare i capelli sulle spalle, come alza la mano quando vuole rispondere ad una domanda, tutto sottolinea la sua natura snob. Nelle nostre riunioni non ha mai scambiato più di qualche rapido e superficiale saluto con gli altri componenti del gruppo.
Non ho mai capito cosa ci trovi in lei un ragazzo simpatico come Francisco. La vedo davvero molto bene, invece, con uno come Vik al suo fianco. Ed ora che ci penso, li ho anche visti spesso parlare fra loro …
Con me è stata antipatia al primo sguardo.
Nei confronti di entrambi, aggiungerei.
Ovviamente per il professor Jensen, Mia nutre una venerazione quasi pari a quella di Helèna, solo che nel suo sguardo verso di lui c’è qualcosa di … non so come definirlo … lascivo, indecente? Credo che se lui le desse il minimo spago, lei riuscirebbe a procurarsi un bel gomitolo …
Faccio spallucce e noto come Mia si appoggia alla cattedra, protesa verso di lui che le sta parlando facendo ogni tanto un gesto con la mano.
La vedo annuire con il capo e poi girarsi verso la platea. Fa spaziare velocemente lo sguardo fino a posarlo per un breve instante su me ed Helèna. Si rivolta verso di lui e annuisce nuovamente.
Intanto molti dei nostri colleghi si sono già alzati per dirigersi verso la zona ristoro. Mi giro verso Helèna che sta borbottando qualcosa tra sé e sé. Capisco che non è contenta del mancato recupero con Jensen.
«No, perché dico io il buongiorno si vede dal mattino.» comincia a dire raccogliendo la sua borsa ed il cappotto. «Prima Shirly che mi dice che lascia la camera entro la fine di questa settimana». Shirly è la ragazza che divide la stanza del dormitorio con Helèna
« … poi, Jensen che ci illude di far lezione al posto di quella barba di Collin e dopo si rimangia tutto» ci alziamo e cominciamo a scendere le scale verso l’ingresso.
«… e, dulcis in fundo, questa pioggia incessante che ci impedirà di raggiungere il Tandem».
Si gira un attimo verso di me e mi guarda dispiaciuta : «A proposito, scusami per come mi sono comportata quella volta. Se avessi saputo che già avevi l’influenza, io …» La zittisco con un movimento della mano e le sorrido. Le propongo di prenderci un caffè al bar. Dobbiamo pur far trascorrere queste due ore.
L’aula si è quasi svuotata del tutto.
Guadagniamo l’uscita e seguiamo la scia degli studenti, la maggior parte dei quali ha le nostre stesse intenzioni.
D’un tratto la voce di Mia ci fa bloccare in contemporanea.
«Ragazze, un attimo». Anche la sua voce è snob.
Ci giriamo verso di lei. Con un gesto della mano si ravviva i capelli verso destra. Ci guarda come se fossimo dei vermetti.
Reprimo un moto di stizza. La osservo in silenzio così come Helèna.
«Fra quindici minuti nello studio del Professore. Anticipiamo la riunione» dice seccata, come se avesse fatto un notevole sforzo per rivolgerci tutte quelle parole in una volta sola. E va via veloce.
Non è necessario chiedere quale professore. E’ il professore.
«Sì!!!!» dice Helèna illuminandosi tutta e battendo le mani come una bambina. Poi aggiunge in tono ossequioso, ma molto più contenuto, rivolta alle spalle di Mia:«Grazie o figlia sfigata di Hermes, messaggero degli dei … per una volta dalle tue labbra non esce veleno, ma pura poesia …» e finisce con un leggero inchino da etoile. Naturalmente è sicura che Mia non sia a portata d’orecchio.
Poi, si rivolge a me, radiosa : «Non è meraviglioso?!»
Si, davvero meraviglioso … penso sconsolata e continuo a camminare al suo fianco.

NOTA DELL’AUTRICE: Ragazzi calma, non volate subito con la fantasia. Ricordate che Bella è in convalescenza e che, quindi, non può stressarsi troppo … non fatele fare cose o farla assistere a cose che non dovrebbe …! (intendo botte, un bel litigio con quel rompicoglioni di Jensen, o simili)
E’ necessario cominciare a riempire il famoso vaso … anzi i vasi!

La canzone per Edward non è messa lì tanto per. Le più attente capiranno.
Credo che ormai vi sia chiaro come funziona la mia mente …

Sindrome del Bradipo !!



RenEsmee_Carlie_Cullen: Grazie, sono contenta che il cappy scorso ti sia piaciuto. Purtroppo Edward non sa come muoversi senza rischiare di far danni e talvolta, proprio per non rischiare, preferisce non farlo affatto. O troppo. Dipende dai punti di vista. Baci
rodney: Mia carissima Simo, di niente! Ti sei sempre domandata come, chi e perché riguardo la vampirizzazione. Non potevo non dedicarti il capitolo!!:) E sì, purtroppo ci sono ancora dei fraintendimenti, e non credo che … saranno finiti! Grazie per i complimenti sulla scena d’amore: hai centrato in pieno, perché non è una scena di sesso. Per il fatto che ti sei sentita come una bimba davanti alle giostre … faccio mie le tue sensazioni ogni volta che leggo le vostre recensioni. Solo che io mi sento nel Luna Park più grande del mondo *___* Baci
Michelegiolo: Curiosa eh?! Bhè come ho già detto stiamo riempiendo un vaso, fatto di piccole e fastidiose incomprensioni. Banali se vuoi, ma messe insieme … Nei prossimi capitoli? Emozioni, emozioni, emozioni … Baci e grazie
arual93: Mia fedele fan!! Sei impagabile!!!! Cara Laura una volta di più ti ringrazio per le tue lusinghe. Per i dubbi … bene, era proprio questo ciò che volevo!!!! Bacioni
Synie: Grazie cara, penso che questo cappy ti farà fremere per la voglia di sapere cosa succederà. O sbaglio?! Baci
Piccola Ketty: Sono COMMOSSA. Tu, persa nel lavoro, che ti precipiti a vedere se ho aggiornato. Che nella smania di leggere prendi fischi per fiaschi. Ripeto: sono COMMOSSA. Grazie e … continua così.
 “Mi interessano le tue teorie…”
Baci
keska: Mamma mia … Le tue recensioni mi fanno battere il cuore a tamburo. Non ho parole …  Bella, Bella … la NOSTRA Bella. Sì, lo ammetto. Un po’ ti immagino come lei: dolce, sensibile, un po’ timida, ma anche determinata, caparbia e piena di passione. In fondo nei nostri scritti mettiamo anche un po’ di noi stessi, no? Ed io leggendo i tuoi non posso fare a meno di pensarla così. A dirla proprio tutta, credo davvero che se la mia Bella esistesse, tu le somiglieresti molto. Per le tue lacrime, so che non esageri, e …  grazie. Le conservo nel cuore. Baci
__cory__: Grazie cory, non sai quanto siano importanti i tuoi complimenti. So che non posso incontrare il favore di tutti, ma l’apprezzamento di chi come te, mi ha anche inserita tra i suoi autori preferiti è davvero fondamentale. Sento una responsabilità in più, che è quella di non deludervi. Baci
SweetCherry: Che complimenti … cosa dire se non GRAZIE? Grazie per il tuo parere sullo stile e sui contenuti della mia storia. E grazie perché hai voluto rendermi partecipe dei tuoi pensieri lasciandomi il tuo commento. Baci
Holly__: Mia cara, ho capito perfettamente ciò che vuoi dire…:) E credo che neanche questo capitolo rientrasse nelle tue aspettative. Sono contenta. Essere prevedibile è una cosa che odio. Mi piace stupirvi, emozionarvi e commuovervi. Grazie e te, la mail di ringraziamento era il minimo. Baci
QUESTA RISPOSTA E’ PER TSUKI, MA E’ UN PO’ ANCHE PER TUTTI VOI LETTORI.
tsukinoshippo: Mia carissima Cami, ti enuncio un detto che spesso è ricorso nella mia vita: “La fortuna è cieca, ma la sfortuna ci vede benissimo” Allora, sorvolo IO sul fatto che le tue recensioni sono la ciliegina sulla mia torta, il cacio sui maccheroni … Si insomma, che sono diventate indispensabili come completamento del capitolo, ma non voglio divagare. Dunque Edward e Bella non si fanno una lunga chiacchierata … è vero, basterebbe così poco! Ma in realtà alcune cose anche se spiegate, dette e stradette non penetrano nelle coscienze se non sono sentite. La mia esperienza personale mi ha portato a capire che ti devi fidare di quello che senti. Sempre. Con ciò non voglio dire che se Bella pensa che Edward non la vuole più o che lui creda che lei lo tradisca allora hanno ragione. No. Ma se lui le dice una volta di più che la ama e lei che vuole solo lui, tu pensi che basterebbe? Bella ha subito un trauma, che è quello dell’abbandono. Non lo può superare perché in fondo pensa che succederà ancora. Il suo problema non è lui, ma se stessa. Si sente inadeguata a lui. Anche se ne parlasse con Edward ciò non cambierebbe lo stato delle cose.
Lui. La ama è chiaro. Ma non può perdonarsi il fatto che la priverà della sua umanità. E si trova a far coesistere la sua natura di vampiro e quella di uomo (e quest’ultima gli è del tutto sconosciuta, con tutte le emozioni annesse e connesse, gelosia in primis). Come pensi che reagirebbe Bella se lui le dicesse questa cosa? Pensi che le parole di conforto di sua moglie basterebbero ad Edward per far pace con se stesso? Dovrebbero parlare, è più che vero. Ma prima di tutto dovrebbero farlo con loro stessi. Tutto ciò che succede intorno a loro non crea il disagio, ma lo fa solo emergere dal loro inconscio.
Mia carissima amica, tu vedi oltre le righe, vedi ciò che tento in ogni modo di far venire a galla. Ci si ama così tanto a volte che le parole sono insufficienti, e ci si ferisce senza volerlo. Quando fanno l’amore … è tutto tranne che un incontro fisico e forse nelle loro intenzioni non c’era il tentativo di risolvere qualcosa, ma la necessità di non sentirsi soli, di non volersi perdere se non nell’altro.  
Grazie Cami. La tua recensione, insieme a tutte le altre, è una delle motivazioni più forti a continuare la mia storia. Baci
Cari lettori silenziosi, un saluto anche a voi.
Baci
M.Luisa
   
 
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