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Autore: Lales    16/11/2009    8 recensioni
Perché proprio mio fratello? Perché? Tra tutti gli uomini del pianeta Terra tu hai scelto quello scemo di Tom? Dimmelo amica mia perché probabilmente siamo ancora in tempo per salvarti dall'oblio, dalla disperazione, dalle tenebre dell'inferno e da tutto ciò che comporta innamorarsi di Tom Kaulitz.
Genere: Romantico, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Bill Kaulitz, Nuovo personaggio, Tom Kaulitz
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Questa è la storia di Greta e Tom, o meglio, di Greis e Split. Però è anche la storia della ricerca dell'amore del piccolo Bill. E' ls storia di un'amicizia profonda... quelle amicizie che durano da una vita e non si possono spezzare. E' la storia di tre persone inscindibili, legate a doppio filo tra di loro.
I Tokio Hotel non mi appartengono e con questo scritto non voglio dare nessuna rappresentazione della realtà.

1.

Greta guardò il suo vecchio Swatch che non toglieva mai. Era verde acido, e sul quadrante era disegnata una scarpa rossa con un alto tacco a spillo, infilzato da spade. Ne aveva sempre contate cinque, ma forse erano sei. Quell'orologio era completamente rovinato, ma era un regalo a cui teneva troppo.
Erano in ritardo, come al solito, probabilmente avevano trovato traffico dall'aeroporto o forse si erano fermati a prendere qualcosa da mangiare. Guardò la lancetta dei secondi scandire rumorosa quel minuto che le parve per un istante interminabile, non sapendo perché il cuore le stava battendo così forte. Erano solo loro che tornavano a casa dopo un periodo di assenza, erano solo le due persone che conosceva quasi meglio di se stessa, che non vedeva da un mese... erano solo i suoi migliori amici. Si sistemò sul divano mentre Simone ritornava dalla cucina e le regalò uno dei suoi sorrisi rassicuranti che facevano tanto mamma, quella che lei non aveva mai avuto. Le sorrise anche lei e si scansò verso il bracciolo per farle un po' di posto sulla pelle tesa e nera del divano ad angolo del soggiorno. Si spostò una ciocca di capelli mentre la donna si sedeva al suo fianco posandole una mano sul ginocchio e sospirando.
- Sono in arrivo, hanno trovato un po' di traffico -
Immagino – rispose la ragazza poggiando il gomito sullo schienale e tenendosi la testa con la mano – sembra che abbiano la calamita per il traffico quei due -
Simone le sorrise ancora accarezzandole una guancia e mettendole una mano sotto al mento, dolce e amorevole, come sempre, come quando era bambina e Tom la faceva cadere e si sbucciava sempre le ginocchia. L'odore di disinfettante le ricordava sempre Simone, quando le posava il cotone sulla ferita e le diceva di soffiare per sentire meno dolore.
- Cos'hai tesoro? -
Greta abbassò gli occhi; quella donna aveva lo stesso potere di destabilizzare le persone con lo sguardo, come Bill e Tom. Stessi occhi e stessa intensità. La ragazza aveva imparato ad essere immune a quel colore, ma ogni volta faticava a non rimanere ipnotizzata.
- Sono solo stanca -
Lo sai che io non ci casco – le rispose Simone con tono di finto rimprovero posando il bicchiere di succo di frutta che aveva tra le mani e sorridendo ancora – sei un libro aperto per me -
Era quello di cui aveva paura. Paura che fosse un libro aperto anche per loro due, proprio adesso che non voleva essere letta da nessuno, proprio adesso che aveva bisogno di passare inosservata -
Avanti – la esortò la donna – Lo sai che con me puoi parlare, non dirò niente ai ragazzi -
- I ragazzi? - chiese Greta sorridendo – Mi sono mancati... -
- Non cambiare discorso signorina -
- Non sto cambiando discorso – si mise sulla difensiva la ragazza sedendosi composta e fissando il bicchiere di succo di frutta. Era alla pesca, ne poteva sentire l'odore dolce anche seduta su quella pelle nera e lucida che sapeva di nuovo.
- Greta – Simone si sporse e riprese il bicchiere – dimmi cosa c'è -
- Perché devo necessariamente aver fatto qualcosa? Sono solo un po' stanca. - Si girò verso di lei abbozzando un sorrisetto e mettendole una mano sul ginocchio – Davvero! -
- Perché pensi di potermi raccontare le bugie? - chiese la donna alzando un sopracciglio.
- Non è una bugia! -
- Greta – la rimproverò Simone – hai guardato l'orologio troppe volte da quando sei arrivata, e sento che sei in ansia... c'è qualcosa che vuoi dirmi? -
- Sono solo ansiosa di rivederli – si giustificò ancora.
Simone posò nuovamente il bicchiere di succo di frutta alla pesca e si girò verso la ragazza. La guardò con lo sguardo di disappunto classico delle mamme, quello che ti fa venire il nervoso, perché loro capiscono sempre tutto senza che tu parli, senza che tu possa avere un minimo di privacy dei tuoi pensieri. Loro, le mamme, capiscono sempre tutto, anche se quella in persona non è la tua vera mamma, anche se tu non vuoi che lei sappia, vuoi che nessuno sappia la follia che ti è balenata nella testa. Greta si chiedeva se quando sarebbe diventata mamma avrebbe avuto anche lei quel potere.
- E' Bill o Tom? - chiese Simone mostrando un sorrisino.
- Cosa è Bill o Tom? - rispose Greta spalanco la bocca.
- Sono sicura che sia Tom – continuò la donna.
- Simone non so di cosa tu stia parlando – rispose la ragazza boccheggiando e abbozzando un sorrisetto di circostanza, spostando gli occhi in più punti del salotto per cercare di non finire nuovamente nel turbinio di quello sguardo castano.
- E' Tom, lo sapevo! - rise la donna bevendo un po' di succo di frutta – L'ho sempre pensato che prima o poi ti saresti svegliata -
- Simone – rispose Greta scandalizzata – Svegliata da cosa? Non riesco a capire... -
Sapeva che era inutile fingere. Quello che cercava di ricacciare dentro al posticino del suo cuore in cui quel sentimento si era sempre nascosto continuava a venire fuori. Sentimento che aveva tenuto nascosto forse per diciotto anni. La prima volta che lo aveva visto gli aveva chiesto se voleva essere il suo fidanzato e lui si era messo a ridere dicendo che ne aveva già quattro e che se ne avesse lasciata una le avrebbe fatto sapere. Rise tra sé e sé al ricordo di quel bambino biondo che sembrava sempre così sicuro di sé ma che in realtà era così indifeso e timido che tutt'ora le veniva sempre voglia di difenderlo quando sentiva qualcuno che parlava male di lui.
E sentiva sempre troppo per i suoi gusti.
Si poggiò sullo schienale prendendo con un gesto nervoso il bicchiere dalle mani di Simone e bevendolo tutto d'un fiato. Era pesca. Posò il bicchiere sul tavolo e si girò verso la donna.
- Sai quando mi sono innamorata di lui? - chiese sicura fissando Simone. La madre dei gemelli non rispose spostando semplicemente la testa di lato in attesa che la ragazza parlasse.
- Eravamo all'asilo e qualche giorno prima mi aveva detto che 'mi avrebbe fatto sapere' se avesse lasciato una delle sue quattro fidanzate. Mi fa strano pensare che un bambino di quattro anni possa aver detto quella frase, eppure Simone, quello è uno dei momenti della mia vita che mi è rimasto più impresso nella mente e tuo figlio disse proprio 'te lo faccio sapere' – Greta sorrise e continuò posando di nuovo la testa sulla mano – per me era una sfida, nessuno mi aveva mai detto di no e ci ero rimasta veramente male, così quella fatidica mattina arrivai nell'angolo segreto che avevamo in classe... l'avevano costruito Bill, Tom e Andreas e permettevano solo ad alcune persone di entrarci dentro, se entravi nell'angolo segreto eri un figo, così funzionava... -
- Me lo ricordo – rispose Simone annuendo.
- Ero decisa a dirgli che io dovevo essere la sua fidanzata perché ero più bella di tutte quelle che già aveva e che potevamo darci la mano quando mangiavamo a pranzo perché io avevo deciso così e lo volevo a tutti i costi. Era diventato come la bambola che mio padre non mi aveva mai regalato per Natale, doveva essere mio non importava altro. Quando arrivai nell'angolo segreto vidi una scena che negli anni successivi avrei avuto sempre più spesso di fronte agli occhi e per quanto potessi essere piccola, quando lo vidi a fianco di Bill mentre lo consolava perché un bambino gli aveva preso Hans... te lo ricordi Hans? -
Come dimenticarsi quel pupazzo rattoppato. Non lo lasciava mai... – sorrise la donna alzando gli occhi al cielo.
- Beh, un bambino aveva preso Hans a Bill e Tom lo consolava mentre piangeva... In quel momento Simone credo di essermi innamorata di tuo figlio, ma... l'ho capito solo quando sono partiti il mese scorso. - Greta alzò le spalle e si morse il labbro.
- Perché cosa è successo? -
- Niente, non è successo niente, è questo il problema principale! - rise la ragazza – mi ha sussurrato all'orecchio 'mi mancherai' come fa sempre, ma non so cosa avesse nella voce, mi è arrivato lo stomaco in gola e il cuore ha cominciato a battere così forte che pensavo potesse esplodermi fuori dal petto -
- E... -
- E tutto questo mese non ho fatto altro che stare su internet per sapere cosa stesse facendo, nonostante il suo numero in rubrica è sempre e comunque il primo, è sempre stato il primo, ed io in questo mese non l'ho chiamato se non una sola volta e per semplice miracolo sono riuscita a parlare. Balbettavo e sudavo freddo e adesso non ho la minima idea di come affrontare questa situazione – Greta si alzò dal divano e si mise una mano sulla fronte fissando sconcertata Simone ed indicando la porta – tra qualche minuto entrerà da lì ed io non sono riuscita a parlargli al telefono figuriamoci a sostenere una conversazione mentre mi fissa negli occhi, mentre è nella stanza mentre sento il suo odore.
- Greta calmati -
- Come faccio a calmarmi? Anzi no, mi devo calmare assolutamente, sembro una delle loro fan assatanate -
Fissandosi i piedi tornò a sedersi sul divano dove Simone la abbracciò amorevole dandole un bacio sulla testa. Sapeva di gelsomino.
- Sarebbe successo prima o poi, è che non ero sicura fosse Tom -
- Come facevi a saperlo? - chiese Greta in un sussurro strozzato.
- Hai sempre avuto un bellissimo rapporto con loro, sei sempre stata come una loro sorella ed io ti considero un po' figlia mia... ma con uno dei due sarebbe successo, sono sempre stata convinta che sarebbe stato Tom, fino a dieci anni continuavate solo a litigare e sapevo che era il primo passo per la nascita di un amore -
- Ti giuro Simone che mai e dico mai prima di un mese fa, avevo pensato a lui in modo diverso che dal bambino sporco di fango che mi faceva cadere e sanguinare le ginocchia -
- Ti credo tesoro, ma sai, alcune volte i sentimenti rimangono nascosti dietro di noi per tanto tempo e poi vengono fuori quando meno te l'aspetti... -
- Ma io adesso non so cosa fare... -
- Tom ci metterà un po' di tempo per capirlo... -
- Ma io non voglio che lo capisca! Non voglio rovinare il nostro rapporto, è praticamente perfetto, senza contare che c'è anche Bill, non posso, non devo- rispose Greta alzando la voce – voglio che questo rimanga un segreto, tra me e te, promettimelo... -
- Bill ne sarebbe solo felice tesoro. Comunque va bene, rimarrà un segreto tra donne, però non puoi farti vedere così, capiranno che c'è qualcosa dietro questi occhioni sgranati... -
Greta si passò la mano sulla fronte portando indietro i capelli ed abbracciando forte la donna al suo fianco.
- Se non ci fossi tu...-
- Lo so... - rispose lei accarezzandole la testa – Ora l'unica cosa che devi fare è... -
Simone non fece in tempo a finire la frase perché una voce familiare irruppe nella stanza, seguita immediatamente dalla seconda voce che Greta aspettava di sentire. Pensò di nuovo al succo alla pesca.
Mamma – sentì dire da Bill, subito seguito da un tonfo sordo, segno che aveva lasciato cadere una delle sue grandi borse sul parquet scuro. Simone si alzò dal divano e si avvicinò verso l'ingresso; Greta rimase immobile fissando la scena che troppe volte aveva visto: Bill affondò il viso tra i capelli di Simone e rimase immerso in quell'abbraccio immobile, assaporando l'amore, il conforto che solo l'abbraccio di una madre può dare.
- Mi fai salutare anche a me? - la voce inconfondibile di Tom arrivo qualche istante dopo, mentre Bill sbuffando si staccava da Simone che abbracciava anche il gemello.
- Che palle -
Bill – lo imbeccò Simone mentre abbracciava il secondo dei suoi figli. Erano così alti che dovevano chinarsi per darle un bacio sulla guancia.
Greta si alzò dal divano nel momento in cui Bill si accorse della sua presenza. Il suo Bill, che tante si permettevano di pensarlo loro quando lei l'aveva scoperto e protetto quando ancora era un piccolo pulcino spelacchiato dai capelli biondi e dallo sguardo malinconico.
- Stavamo per mettere i manifesti in giro per la città, lo sai? - le disse Bill senza neanche salutarla ma spalancò le braccia per accoglierla in un abbraccio.
- Hai ragione è che... -
- Ah è qui anche la stronza – Greta si stacco dall'appena nato abbraccio con Bill per spostare lo sguardo su Tom che la guardava di sbieco con gli occhi semichiusi ed uno sguardo veramente alterato. Conosceva quella faccia, voleva dire tante cose tra cui 'non ti sei fatta sentire per un mese se non per una telefonata in cui parlavi a monosillabi' oppure 'sei una maledetta stronza per non aver risposto mai ad una mia e-mail' ed anche 'ti sei scordata che esisto'.
- Tom – lo rimproverò Simone mentre reggeva la porta d'ingresso nel frattempo che venivano scaricati i bagagli dei gemelli.
- Io me ne vado in camera mia – rispose il moro trascinandosi una valigia dietro e guardando verso il gemello e l'amica con l'aria quasi schifata.
- Tom – provò a chiamarlo Greta ma era già scomparso sulle scale. La ragazza sbuffò mentre Bill le prendeva la mano e le metteva quella libera sulla guancia.
- Che succede? -
- Niente Bill ho avuto solo tanto lavoro... -
- In un mese, non hai mai avuto tempo per chiamarci o mandarci una stupida e-mail per dire 'ehi amici, sono viva!'?! -
- Si, no, cioè, no Bill davvero... Sono successe tante cose e vorrei davvero che voi due poteste capire -
- Tom non capisce – rispose Bill con cipiglio severo – E' incazzato con te, io no, io potrei capire se tu mi dicessi cosa sta succedendo.
Cosa? - Greta abbozzò un sorrisetto ingenuo – Cosa sta succedendo? Niente Bill, non sta succedendo niente! -
- Sei un libro aperto per me... - le rispose Bill tenendole un braccio e fissandola negli occhi con così tanta prepotenza che la ragazza si scostò dalla sua presa.
- Allora richiudilo Bill, richiudilo questo cazzo di libro - si girò nervosa ed andò verso le scale prendendo a salirle due a due, fino alla camera di Tom. Sentì la musica alta pulsarle nelle orecchie ancor prima che potesse aprire la porta. Poi la aprì.
Erano scene che aveva visto un milione di volte, ma mai, mai come quella volta si sentì inopportuna in quella camera, o meglio, nella sua camera.
- Tom – lo chiamò piano rimanendo sull'uscio.
- Non si bussa? - rispose lui brusco girandosi e posando la valigia sul letto.
- Non ho mai bussato – disse Greta sicura di sé.
Il moro alzò lo sguardo e la trafisse con gli occhi non riuscendo a rispondere, si limitò ad aprire la valigia ed buttare mucchi di vestiti sul pavimento.
- Possiamo abbassare questa merda? - chiese la ragazza indicando lo stereo.
- Questa merda? - chiese Tom alzando un sopracciglio, mentre i bassi di quel pezzo hip hop per poco non facevano infrangere i vetri delle finestre.
La ragazza non attese risposta e si avventò sul lettore premendo il tasto di stop.
Non sapeva come avrebbe reagito quando lui si sarebbe trovato di fronte a lei, ci aveva pensato a lungo nel corso di quelle settimane, ed ora che ce l'aveva di fronte avrebbe solo voluto prenderlo a schiaffi.
- Che cazzo c'è Greta? -
- Tom ascoltami -
- Ah si? Adesso? E' da un mese che vorrei ascoltarti e ti ricordi di me quando torno a casa! Comodo, ma anche no, grazie. - Tom continuava a buttare magliette su magliette sul pavimento.
- Tom -
- Lo sai quanto cazzo è importante per me e mio fratello sentire te, sentire Andreas, sentire i nostri amici Greta, sai cosa vuol dire? Sai la parola 'amicizia' che cazzo significa? -
- Tom ti prego lascia che... -
- Pensavo di aver fatto qualcosa, invece quando ti ho chiamato dopo due settimane mi hai risposto, a monosillabi ma hai risposto, pensavo fosse tutto a posto invece sei scomparsa di nuovo, non rispondevi quando io ti chiamavo, IO Greta, ti chiamavo io! - disse nervoso indicandosi il petto.
- Che significa Tom? Che se chiami tu tutti devono mobilitarsi per te eh? Cosa significa che TU chiamavi? - disse la ragazza alterandosi.
Tom la fissò con gli occhi e fece il giro del letto andandole di fronte a pochi centimetri dal viso.
- Significa piccola stronza che avevo bisogno di te e tu non c'eri, significa che mi hai fatto stare di merda perché non sapere cosa ti passa per la testa mi fa fare certi viaggi mentali allucinanti. Perché se non ti sento mi manchi perché sei uno dei pochi contatti che mi fa rimanere con i piedi per terra... ecco perché -
Il silenzio affondò la stanza. Greta lo fissava ed il cuore stava per implodere... con quella vena al centro della fronte che gli pulsava era ancora più bello, ma in tutta quella scenata c'era qualcosa che non la convinceva. Quelle cose tragiche le faceva Bill di solito, teatrale come pochi c'era solo lui.
All'improvviso il ragazzo abbozzò un sorrisetto e abbassò la testa di lato, Greta scoppiò a ridere e gli tirò una spinta sul braccio.
– Come sono andato? Sono da Oscar? Stavo anche per mettermi a piangere – si posò una mano sotto al mento e la guardò intensamente.
- Prima cosa sei uno stronzo – rispose Greta annuendo – seconda cosa, questa storia si addiceva più a tuo fratello, sei stato poco credibile, veramente poco credibile.-
- Vero – rispose Tom – lo sapevo che dovevo seguire il mio copione originale sul filo del 'dovevo raccontarti quante me ne sono scopate nel giro di due ore' -
- Sarebbero state storie interessantissime – ironizzò Greta
- Puoi dirlo forte bionda -
- Quante te ne sei fatte? -
- Nessuna, ma quello è un altro discorso -
- Rimane il fatto che sei uno stronzo – le rispose parlandogli sopra.
- Fino a prova contraria non sono io che sono scomparso, ma non ho voglia di sentire le tue stupide scuse stasera -
- Ah no? -
- No, ho già sentito troppe cazzate oggi, ora vieni qui e abbraccia il tuo preferito -
Greta sorrise e scosse la testa, era sempre stata brava a smascherarlo, e nonostante lui lo sapeva, adorava fare scenette del genere. Sentì di nuovo l'odore della pesca per un istante, poi si avvicinò a lui cingendogli il collo e l'odore di pesca scomparse, divenne l'odore di Tom – Non sei il mio preferito – gli sussurrò ad un orecchio.
Si certo come no – rispose lui prendendola in braccio.
  
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