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Autore: Takkun    17/11/2009    2 recensioni
E se Takuto, prima di ottenere il suo primo incarico ufficiale da Shinigami, avesse trascorso un periodo di "addestramento", magari insieme a un'aspirante messaggera di morte un po' particolare...? Questo racconto è dedicato ad Aryuna... buon compleanno, sorellina!
Genere: Commedia, Drammatico, Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un pò tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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2. Yu

 

 

            Al di sopra dell’orfanotrofio, Aryuna si librava in volo, osservando con calma il Sole che tramontava lentamente dietro la città.

         Il cielo, tinto di violetto, era completamente terso, solo poche basse nuvole si rincorrevano sulla linea dell’orizzonte, ricoprendo quasi completamente il Sole come una cappa e lasciando filtrare gli ultimi raggi rossicci che si tendevano verso l’altro, come in un ultimo, disperato tentativo di strappare le stelle alla notte.

         Dalla parte opposta, l’orizzonte era una linea blu scura che si allargava piano verso l’alto e quest’onda lenta, gigantesca e inesorabile, era appena rischiarata da una Luna quasi piena, che non si era ancora mostrata in tutto il suo splendore.

         Aryuna non era per niente preoccupata, glielo si leggeva in viso. La certezza era un’ombra palese sul suo sorriso beffardo, lo sguardo si posava tranquillo sui bambini che rientravano nell’edificio, preparandosi ad andare a dormire. Non aveva visto Yu, ma durante la giornata si era accertata su quali fossero la sua camera e il suo letto. Aveva previsto tutto con la massima cura.

         Non aveva visto neanche Takuto… ah, eccolo! Era nel cortile dell’orfanotrofio, zampettando furtivamente da un albero all’altro. Aryuna scosse la testa. Che sciocco, pensava. Sa benissimo che gli umani non possono vederci, perché cammina così? Forse per nascondersi da lei? Che illuso… avrebbe dovuto fare ben altro per sfuggire al suo sguardo! Non valeva niente come messaggero di morte, rispetto a lei!

         Fin dal primo giorno non aveva avuto alcuna esitazione: nessun ricordo della vita passata, nessun rimpianto per essere ancora al mondo, nessuna tristezza per la pena che era costretta a scontare. Le piaceva l’idea di essere un messaggero di morte, e non capiva come questa potesse essere una condizione infelice! Dov’era la pena? Anzi, era stata quasi entusiasta all’idea di poter volare, o passare attraverso i muri. L’unico fastidio era quel Takuto, così testardo, così pieno di sé! Ma ciò che le avrebbe fatto vincere questa competizione non sarebbe stata la sua padronanza dei poteri, lo sapeva bene. Sarebbe stata la consapevolezza della sua capacità di allontanare le emozioni. Ciò che Takuto, se aveva imparato a conoscerlo, non sarebbe riuscito certamente a fare.

         “Vai, vai, nasconditi pure!” Sussurrò. “Guarda come una vera messaggera di morte si prepara a recuperare un’anima! Certo non tuffandosi in picchiata e sfondando tutto quello che si trova davanti!” E planò lentamente verso l’ingresso, proprio al di sopra dei bambini che entravano nel palazzo. Il sorriso si allargava sempre più sul suo volto.

         “Maestra, maestra! Una fatina che vola!” Urlò un bambino, indicandola.

         Aryuna impallidì e si fiondò come un lampo sul muro più vicino dell’orfanotrofio, decisa ad attraversarlo. Ci riuscì, ma come l’ultima volta, lasciò la coda dall’altra parte. Diede uno strattone così forte che per poco non la strappò e finì sotto una doccia gelata che probabilmente era stata lasciata aperta da qualche bambino.

         “Maestra, maestra! La fatina è sparita!” Continuò a gridare il bambino di prima.

         “Sì, sì certo! Tu guardi troppi film! Stasera a letto senza cena! E ora fila dentro!”

         Intanto Aryuna, rassegnatasi ad essere incastrata, era immobile sotto la doccia col volto rosso di rabbia.

         “Non è possibile! Devo essermi concentrata così tanto che mi sono resa visibile!” E con un ultimo, deciso strattone riuscì a liberarsi dal muro, uscendo dal bagno mentre borbottava furiosa.

         “Che freddo assurdo!” In forma di volpe si diede una forte scrollata e come risultato le si gonfiò tutto il pelo, trasformandola in una specie di grossa palla pelosa arancione in cui si intravedevano a malapena il muso e le zampe.

         Argh!” Cacciò un urlo soffocato, e quasi rotolò nella stanza più vicina.

         Trasformatasi di nuovo nel suo aspetto normale, si mise a sedere sul pavimento provando ad asciugarsi le ali e si guardò intorno. Era in una camera molto grande con un gran numero di letti, e alcuni bambini qua e là si preparavano per andare a dormire.

         Trattenne il fiato sperando che non l’avessero vista, ma per fortuna era riuscita a tornare alla normale invisibilità e nessuno la notò. Tirando un sospiro di sollievo, andò verso una finestra e l’aprì piano, in modo che anche se qualcuno l’avesse vista muoversi avrebbe creduto che fosse stato il vento.

         L’aria fresca della sera entrò nella camera, e lei si mise davanti all’apertura per asciugarsi. Stava ammirando il panorama, quando un lieve brusio che proveniva dai lettini a fianco la indusse a voltarsi. A un paio di metri di distanza una bellissima bambina dai capelli corvini, sdraiata in un letto, si stava togliendo dei nastri dai capelli mentre parlava con un ragazzo un po’ più grande di lei.

         “Voglio guardare le stelle insieme a te, Eichi…”

         “Lo faremo quando potrai stare alzata più a lungo, ok?”

         Aryuna osservò incuriosita la bambina che prendeva un libro rilegato in pelle dal giaciglio del ragazzo.

         “Allora posso dare un’occhiata a questo libro?”

         “NO, MITSUKI!!!

         La reazione del giovane sorprese l’aspirante messaggera di morte, mentre la bambina scoppiava a piangere.

         Ma come ti permetti, guarda che le hai fatto!” Urlò Aryuna mentre sollevava in aria la sua asta a forma di chiave, anche se era ben consapevole che lui non poteva sentirla.

         Mentre il ragazzo chiedeva goffamente scusa, Aryuna cercò di sbirciare il libro.

         “Che avrà di tanto importante…”

         Poco dopo i due si misero a dormire, e lei girò intorno ai letti osservando la bambina che continuava a piangere senza fare rumore.

         “Chissà che c’è scritto lì dentro…” Mormorava. “Oh, Eichi, perché non vuoi dirmelo?… perché?…” Serrò gli occhi, e una lacrima le scivolò silenziosa sulla guancia, scintillando alla luce della Luna.

         Aryuna oltrepassò i giacigli e si mise di fronte al giovane, continuando a parlare, più per sfogo che per altro.

         “Ma perché? Perché ti sei comportato così? Povera bam…” Non finì la frase, perché il suo sguardo si posò sul volto del ragazzo. La sua bocca si aprì in una “o” di stupore.

         Anche lui stava piangendo amaramente, stringendo forte il suo libro.

         Aryuna si rizzò in piedi, sorpresa. Era profondamente incuriosita da quei due. Voleva saperne di più, ma all’improvviso si ricordò che aveva una missione da compiere, e non sarebbe certo stato un capriccio momentaneo a permetterle di darla vinta a Takuto! A malincuore si allontanò dai due.

         Ad un tratto si fermò, e tornò indietro a chiudere la finestra. La bambina in lacrime era proprio davanti allo spiffero d’aria sempre più fredda, e in quel momento aveva un’aria talmente fragile che se avesse dormito con la finestra aperta si sarebbe di sicuro ammalata.

         Aryuna spinse il vetro e girò la maniglia, poi, dopo aver dato un veloce bacio sulla guancia della bimba, uscì dalla camera.

         La finestra, che non era stata chiusa bene, si spalancò lentamente. Mitsuki fu accarezzata da una folata di vento, e nel dormiveglia rabbrividì.

        

 

 

         In un altro corridoio dell’orfanotrofio Takuto camminava silenziosamente, osservando ogni particolare di ciò che lo circondava. Aveva trovato la porta della camera del bambino e la stava raggiungendo con passo sicuro.

         Aryuna, ti ho fregato!” Esclamò mentre spalancava la porta, non curandosi della reazione che avrebbero avuto dei bambini al vedere una porta che si apriva da sola. Di fronte a lui, però, non c’erano dei bambini e neanche dei letti vuoti, ma uno stanzino pieno di secchi e spazzoloni.

         “Oh, maledizione… ho sbagliato di nuovo! Ma quanto è grande questo posto?”

         Con un’espressione delusa si allontanò dalla porta e colse con la coda dell’occhio un movimento alla fine del corridoio. Sorridendo, pensò che era molto improbabile che i bambini avessero una divisa di un arancione acceso. Aveva trovato la sua avversaria.

         Si avvicinò di soppiatto all’angolo dietro il quale aveva visto Aryuna scomparire, appoggiò le mani sullo spigolo della parete e si affacciò dall’altra parte.

         “Per caso mi stai pedinando?” Aryuna era dietro l’angolo, in piedi con le braccia conserte, e il suo viso era a pochi centimetri dal naso di Takuto.

         “ARGH!” Takuto fece un balzo indietro mentre lei continuava a fissarlo impassibile.

         “Ma sei matta? Vuoi farmi venire un infarto?” Si portò una mano al petto, ansimando pesantemente.

         “Non credo che a un messaggero di morte possa venire un infarto… ah, dimenticavo, tu non lo sei ancora!”

         “Neanche tu, fino a prova contraria!”

         “Ancora per poco, caro mio! Dietro quella porta laggiù c’è la camera del bambino, e… MA CHE FAI?” Queste ultime parole finirono con un gorgoglio strozzato, mentre le pronunciava dopo essere stata spinta per terra da Takuto.

         E io ci arriverò prima di te!” Concluse lui, mentre correva ridacchiando.

         “Non pensarci neanche!” Aryuna gli corse dietro e lo placcò prima di varcare la porta, che era già spalancata.

         I bambini che erano nella stanza continuarono a sonnecchiare tranquilli, non avendo il minimo sospetto che un gattino e una volpe che lo teneva per le zampe erano appena rotolati oltre la soglia.

         “Hai intenzione di farci rimproverare di nuovo da Izumi?”

         “Io? Ma sei stato tu a metterti a correre così!

         Ma stai zitta!”

         “Ma sta’ zitto tu!”

         I due si presero per il colletto, tirando indietro un braccio come per darsi un pugno, ma si bloccarono al suono di una voce di uno dei bambini.

         Yu, chiudi la finestra! Si muore di freddo!”

         Takuto e Aryuna si voltarono contemporaneamente verso la finestra, vedendo un bambino che poteva avere al massimo sei anni in ginocchio su un lettino addossato al muro, affacciato sul davanzale.

         “Un attimo, sto dando da mangiare a questo uccellino! Guarda che bello, mi viene a prendere le briciole sulla mano!

         Yu era biondo e gracilino, avvolto in un pigiamone più grande di lui, con un enorme sorriso dipinto sul volto e due occhioni che ispiravano una tenerezza assoluta. Stava porgendo dei pezzetti di pane a un piccolo gufetto che si era posato a fianco a lui e gli becchettava sulla mano.

         Hi hi! Mi fai il solletico!” Una risatina angelica uscì dalla bocca del bambino, che cominciò ad accarezzare delicatamente con la punta del dito la testa del gufetto.

         Tornati nella loro forma normale, i due si avvicinarono lentamente al lettino di Yu, che era lontano da tutti gli altri e attaccato alla finestra in un angolo del muro. Poterono osservare più da vicino il bambino, che sembrava così fragile, ma ogni parte del suo corpo e ogni lineamento del suo viso esprimevano una gioia assoluta per una cosa così semplice come un piccolo gufo che mangiava sulla sua mano. Aryuna, non sapendo bene perché, provò un’immensa invidia per quel bambino.

         “Ora devo chiudere, se no gli altri si arrabbiano! Torna quando vuoi! Ciao ciao!” Chiuse piano la finestra, restando a guardare il gufetto che volava via, e tirando un profondo sospiro quando svanì nel buio delle prime ore della notte. Poi si infilò sotto le coperte, e il suo piccolo corpicino si raggomitolò mentre con una mano Yu si tirava la coperta fino a sotto il mento. Uno scintillio dorato rivelò che il bambino aveva al collo una catenella con appeso un portafoto dorato.

         Takuto ed Aryuna arrivarono ai piedi del letto del bambino, incerti sul da farsi. Sapevano bene qual era il prossimo passo, ma il sorriso dolce che imperava sul visetto di Yu li aveva bloccati completamente.

         Il bambino sembrava una creatura eterea, un piccolo angelo finito lì per sbaglio. Entrambi si chiesero se Izumi lo avesse scelto apposta per metterli alla prova. Be’, ci era riuscito. Takuto e Aryuna non avevano il coraggio di guardarsi, quasi ipnotizzati dalla pelle pallida e vellutata del volto di Yu illuminata da un debole raggio della Luna. Per un po’ restarono lì in piedi senza fare nulla, aspettando che l’altro rompesse il silenzio e l’immobilità che li aveva paralizzati. Dopo un tempo che parve lunghissimo, Aryuna aprì la bocca, ma le parole, che già sembravano uscire con una difficoltà incredibile, le rimasero bloccate in gola perché i due furono distratti da una debole luce intermittente che giungeva dal cortile.

         Anche Yu se ne accorse e si rizzò lentamente, stropicciandosi piano gli occhi con i dorsi delle mani. Il bambino si affacciò sul cortile, e ai suoi lati fecero lo stesso Takuto e Aryuna. I tre volti scrutarono all’esterno, oltre il loro riflesso dipinto sui vetri chiusi, come un quadro appena abbozzato.

         Il bagliore proveniva dalla siepe che divideva il cortile dell’orfanotrofio dalle sbarre che delimitavano la strada. Dentro la siepe c’era qualcosa che proiettava un debole fascio di luce che si accendeva e si spegneva proprio verso quella finestra. Yu, incuriosito, la fissava attentamente. La luce continuò a brillare per qualche secondo, stavolta puntando dritto sul volto del bambino, che era quasi sorpreso ogni volta che il suo viso si illuminava e continuava a tirare dei brevi sospiri di stupore ogni volta che accadeva. Poi si spense un’ennesima volta, e nonostante il bambino attendesse impaziente, non si riaccese più.

         Yu rimase immobile per un minuto, indeciso, continuando a scrutare quella siepe appena visibile nel buio che non mostrava nessun segno di ciò che era appena successo. Si girò, si infilò un paio di pantofole e si avviò verso la porta della stanza cercando di non fare il minimo rumore per non svegliare i suoi compagni che si erano già tutti addormentati.

         Takuto e Aryuna si guardarono, poi lo seguirono mantenendosi a una certa distanza e camminando piano a testa bassa.

         Aryuna non riusciva a capire cosa le stesse succedendo. Era tenerezza? Pietà? Paura? Qualunque cosa fosse, le aveva riempito il cuore senza lasciare spazio a nient’altro. Sapeva che per diventare un messaggero di morte avrebbe dovuto prendere l’anima di quel bambino, che era comunque condannato per qualche motivo a lei ignoto, quindi non stava compiendo un omicidio. Ma lei, proprio lei che era convinta delle sue motivazioni ed era così certa di non essere coinvolta emotivamente, ora si trovava completamente spiazzata. Credeva di essere preparata a tutto, ma nessuno le aveva detto cosa avrebbe provato a guardare un bambino pieno di gioia di vivere l’attimo prima di dovergli rubare l’anima. Nessuno le aveva preannunciato quel groppo in gola, quella morsa nel petto, quel tremore delle labbra. Non riusciva a piangere, ciò che provava sapendo di dover rubare il soffio vitale a Yu era qualcosa di talmente indescrivibile che non le provocava il pianto come una qualsiasi tristezza.

         Come un grosso macigno che le fosse piombato sul capo, finalmente le era giunta fulminea la consapevolezza della terribile pena che i messaggeri di morte erano costretti a provare. In un attimo aveva perso ogni sua certezza. E un veloce sguardo a Takuto le fece capire che i suoi pensieri erano gli stessi. 

         I due seguirono il bambino che sgattaiolava tra i corridoi privi di vita, e il rumore attutito dei suoi piedini che percuotevano il pavimento era l’unico suono percettibile in quel mare di silenzio.

         Yu non si diresse verso l’ingresso principale, ma raggiunse una porticina che dalle cucine dava sul retro dell’orfanotrofio. Probabilmente aveva la serratura rotta, perché gli bastò spingerla che questa si aprì senza opporre resistenza, e i tre si trovarono all’aperto.

         Il bambino rabbrividì mentre attraversava l’uscio, coperto solo dal pigiama e solleticato dal vento. Pochi secondi dopo Takuto e Aryuna lo seguirono, cercando nella curiosità sulla provenienza di quella luce qualcosa che gli facesse dimenticare tutto quello che stavano provando. Come tentare di arginare un fiume in piena.

         Il piccolo gruppo si avviò verso la siepe, girando su un lato dell’edificio e passando accanto alle giostrine dell’orfanotrofio. Il vento faceva muovere piano le altalene, che cigolavano sinistramente, e mentre i tre si avvicinavano al confine del cortile un brutto presentimento cominciò a farsi strada negli aspiranti messaggeri di morte.

         Yu rallentò fino a fermarsi, bloccandosi a una decina di passi dalla siepe che continuava a non rivelare nulla di anomalo. Il vento cominciò ad aumentare, facendo agitare le foglie, che però non si spostavano abbastanza da rivelare cosa ci fosse nel buio fitto oltre i rami.

         Lo sguardo curioso di Yu continuava a spingersi in avanti, quasi tirando il suo corpo verso i rami. Riprese a camminare, sempre più vicino a quelle foglie mosse dal vento.

         Takuto si avvicinò piano, e riuscì a scorgere chiaramente un uomo vestito di grigio scuro e con indosso un passamontagna, perfettamente mimetizzato nell’oscurità oltre la siepe, con i muscoli in tensione, che si preparava a ghermire il bambino attraverso i larghissimi spazi fra le sbarre.

         Paralizzato dallo stupore, non potè fare altro che continuare a fissare Yu mentre si avvicinava sempre di più alle foglie che sembravano protendersi verso di lui, invitandolo in quella trappola.

         Nel giro di pochi secondi, un enorme fracasso che proveniva dal cortile lacerò il silenzio della notte, facendo sobbalzare Yu e Takuto. Molte luci si accesero nell’orfanotrofio e si levarono voci spaventate, mentre Yu correva a perdifiato verso la porta di servizio per non essere scoperto.

         Takuto si voltò nuovamente verso la siepe. L’uomo era scomparso.

         La sua attenzione tornò sul bambino, che stava rientrando nell’edificio, e guardandolo si accorse della fonte del rumore: uno scivolo era caduto su una panchina di marmo, rompendosi in numerosi pezzi che ora giacevano immobili tutt’intorno. In piedi, a fianco alla panchina, c’era Aryuna.

         Ma che hai fatto? Te ne rendi conto?” Takuto la raggiunse, più sorpreso che arrabbiato. “Hai interferito! Sappiamo che Yu una di queste notti doveva morire, e probabilmente sarebbe successo ora! Perché…”

         “Taci! È impossibile salvare qualcuno se il suo nome è scritto nella lista! Quindi, sicuramente non era questo il momento della sua morte!” E senza ulteriori spiegazioni si incamminò verso l’altro lato del cortile.

         Takuto stava per controbattere, ma poi si fermò. Capiva bene quello che Aryuna stava provando. Probabilmente, se lei non fosse intervenuta, lui stesso si sarebbe gettato per salvare Yu. Avevano entrambi bisogno di tempo.

         Quello che Takuto non sapeva, era che in Aryuna era successo qualcosa di totalmente inaspettato. Infatti, mentre Yu si avviava verso le braccia dell’uomo, un’immagine le era balenata violentemente davanti al viso.

         Non sarebbe riuscita a spiegare cosa le dava questa certezza, ma era sicura di essersi già trovata in una situazione simile. Con lo stesso bambino.

 

 

 

Continua...

 

 

 

 

 

 

 

 

  
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