Capitolo 2) Nowhere Man
Erano le 16.00 e Jane, seduta sul suo letto, contemplava con aria sognante il poster dei Beatles.
Poco lontano, Hey Jude dormiva accoccolato sul vinile di “Help!”.
Tutto sembrava tranquillo.
Appunto, sembrava.
Nessuno poteva immaginare che da un momento all'altro le cose sarebbero cambiate.
Nessuno, nemmeno George, che per sfogarsi lanciava di tutto e di più addosso al poster di George Harrison che Jane gli aveva regalato per il compleanno.
-George Harrison, George Harrison!-
Gridava George alzando gli occhi al cielo.
-Sei peggio di una piaga, sai? E smettila di sorridere come un ebete!-
“Ragiona, George!” gli disse una vocina nella sua testa.
“E' un poster. L'hanno fotografato così. Non può smettere di sorridere!”
-In effetti...-
George tornò a fissare il poster con aria sconsolata.
-Ma perchè, perchè, George? Come mio omonimo non dovresti avere almeno un minimo di pietà?-
George se ne stava tutto il giorno rintanato in camera sua, in preda a quelle che i suoi genitori chiamavano “crisi adolescenziali”, ma che in realtà non erano che crisi di nervi causate dal giovane chitarrista che dal poster gli lanciava certe frecciatine...
In certi momenti della giornata avrebbe voluto sparire: non ne poteva più di sentir parlare di George e dei Beatles dalla mattina alla sera!
In altri momenti, invece, avrebbe voluto far sparire George, il Beatle che ormai si sognava anche di notte-nei suoi incubi peggiori, sia chiaro-, da tanto che Jane ne parlava.
Ad un certo punto però George cominciò a sentire una strana musica...prima più piano, poi sempre più forte.
-No, no, non ci posso credere! Ma è una persecuzione!-
Eh sì, avete capito bene...conoscete quel detto...parli del Diavolo e...beh, sì, quella roba lì.
Insomma, detto o no, il famoso Roftoop Concert dei Beatles...ve lo ricordate, no?
Beh, io no, non ero ancora nata, comunque... era appena incominciato.
Anzi, erano cominciate le prove, per la precisione.
Adesso George si ritrovava con una nuova gatta da pelare, il tanto odiato chitarrista che gli suonava sotto il naso e, molto probabilmente, anche una sorella da sviare.
Sì, perchè George non aveva nessuna intenzione di permettere a Jane di andare a quel concerto, per poi dover subire i relativi commenti per tutta la settimana.
E così, alle 16.30, a Casa Harrison cominciava la segretissima missione SFF, alias: Sabotaggio Fab Four – Questo concerto non s'ha da fare!
Angolo autrice: Mi dispiace, al momento non ho tempo di rispondere alle recensioni, prometto che nel prossimo capitolo lo farò...spero comunque che vi sia piaciuto.
A presto,
Martina