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Autore: jomarch    22/12/2009    1 recensioni
Tre piccoli capitoli per raccontare di Ted e Lily, delle ansie, delle paure, della gioia dello scoprirsi innamorati. Storia partecipante al New Couples Contest.
Genere: Romantico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Lily Luna Potter, Teddy Lupin
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Yours was the first face that I saw

Lily's POV



Il tuo deve essere stato per forza di cosa uno dei primi volti che ho visto, lo sai Ted?

Papà mi ha raccontato che quando sono nata e James ed Al volevano conoscermi, mi ha messo in braccio a te, che eri il più grande e anche quello che avrebbe saputo evitare di farmi del male, al contrario di James, ancora troppo piccolo.

Ogni tanto provo ad immaginarmi la scena, sai Ted? Immagino mamma ancora nel letto, zio Ron, zia Hermione ed i nonni ad invadere la camera e poi tu, undici anni ed una zazzera colorata, che mi tieni in braccio, avvolta in una copertina che magari, chi lo sa, ha cucito nonna Molly stessa. Se chiudo gli occhi, riesco anche a vedere Al e James, accalcati attorno alle tue ginocchia, entrambi già ciechi come due talpe... O aspetta, forse, Al stava in braccio a papà, che vedo lì, ritto in piedi dietro di te, pronto a controllare che non mi succeda niente.

Ma ero in buone mani, non avrebbe potuto succedermi niente.

Credo che tu mi abbia accompagnato anche nei primi passi o nelle prime parole, non è così, Ted? Del resto, stavi sempre a casa nostra e credo che tu sia stato testimone involontario degli avvenimenti più importanti dei miei primi undici anni di vita. Non avrebbe potuto essere altrimenti.

Ti ricordo quando litigavo con mio fratello e io e Jamie ci tiravamo i capelli rotolandoci sul tappeto di casa, ti ricordo quando io e Hugo consumammo tutti gli ingredienti del Kit del Piccolo Pozionista che Al aveva voluto in regalo per Natale, che poi, non è mai stato bravo nemmeno lui in Pozioni... Ha ragione papà, è una cosa genetica.

Ti ricordo ogni Natale ed ogni compleanno. Ricordo la mia gioia quando mi offristi di portarmi a fare un giro sulla tua scopa, la prima volta senza la sorveglianza di mamma o papà.

Quanti anni avevo? Cinque? Sei?

Non so, so solo che era bello starsene lì, su quel manico di scopa nuovo e lucido, con te che mi stringevi forte. Avevi paura che cadessi e noi eravamo molto in alto.

Mi ricordo anche quando venni a sapere da James che tu e Vic stavate insieme, vi aveva visti sbaciucchiarvi alla stazione, come disse lui.

Io esclamai:” Che bello, così saremo davvero una famiglia!” o qualcosa di simile, ma tu eri già parte della famiglia e lo sai benissimo.

Papà era così fiero di te, sapendo che il Profeta ti aveva assunto come collaboratore! Volle portarci tutti quanti a cena fuori, ti ricordi?

Lui e la mamma erano così felici, quasi fosse toccato a loro.

Comunque, ti ricordi che il pomeriggio prima di quel Primo Settembre lo passammo insieme? Stavo facendo i capricci perchè i miei fratelli sarebbero andati ad Hogwarts ed io no e allora tu ti offristi di portarmi fuori per tutto il giorno.

Siamo andati al cinema e poi al parco ad affogare nello zucchero a velo, ne ho mangiato così tanto quella volta che sono più di dieci anni che non ne assaggio un pezzo, e io ti chiedevo perchè dovessi andare in giro con quei tristi capelli castani, quando avresti potuto averli di qualsiasi colore volessi.

Ti ricordo quando piansi a dirotto, il giorno prima di andare ad Hogwarts. Era arrivato anche per me il momento, ma non ero pronta. Non ero pronta a lasciare casa, mamma, papà per ritrovarmi da sola lontano.

Tu eri lì e non dicesti che Hogwarts non era così male o che mi sarei trovata bene o che presto avrei fatto amicizia. No, non usasti nemmeno una di queste frasi consolatorie e così banali.

Mi promisi che mi avresti scritto ogni giorno, se fosse stato necessario, e dicesti anche che mi saresti venuto a trovare, usando uno di quei vecchi passaggi segreti indicati sulla Mappa di tuo padre.

Poi aggiungesti anche che c'erano lì con me anche Al e James e che avevo il dovere di ricorrere a loro, se qualsiasi cosa fosse andata male.

Sfortunatamente per tutti quanti non ignorai questo tuo ultimo consiglio e così iniziarono le discussioni, i litigi, le nottate di lacrime quando qualcosa non andava, i buoni consigli di Al e le sfuriate che Jamie faceva per ogni minima cosa.

Quel mostro chiamato adolescenza si era impossessato di tutti e tre e gestirci a vicenda non era per niente semplice. Qualche volta avrei davvero voluto essere a casa e ricevere un consiglio dalla mamma, anziché da Rose o da Lucy.

Credo che tutto questo però sia servito ad unirci ancora di più, sai Ted?

Avremmo potuto capire di non avere niente in comune, noi tre fratelli, e, invece, inaspettatamente, James è diventato la mia roccia, il mio punto di riferimento quando il mondo girava troppo forte. Albus, invece, con la sua sicurezza, il suo modo di fare così.. deciso, deciso quando le strade sembravano troppe e troppo tortuose era sempre la persona giusta per parlare quando avevi solo bisogno di essere ascoltata.

Tu, in tutti questi anni, non te ne sei mai andato.

Sei sempre rimasto lì, saldo, solido, sicuro. A guardarmi, a guardarci da lontano. Ben consapevole che, a quindici anni, si detesta il mondo.

Non mi hai mai detto “Fermati Lils, ti farai male!” e nemmeno “Lils, è ora che ti dia una calmata con le tue mattane.”

Le stesse cose che facevano infuriare James o storcere il naso ad Al non ti toccavano minimamente. Chissà, forse i tuoi undici anni di più facevano sì che sapessi che dovevo essere lasciata libera di sbagliare, libera di picchiare la testa, libera di arrabbiarmi, libera di soffrire, libera di piangere, libera di promettere che sarei stata più accorta, che ci avrei pensato di più, libera di sbagliare un'altra volta.

Poi, però, ad un certo punto te ne sei andato. Ti sei allontanato lievemente da me.

Proprio quando anche James se n'era andato per inseguire i suoi sogni.

Proprio quando la mia migliore amica aveva scelto di pugnalarmi alle spalle.

Proprio quando ho iniziato a ripetere ossessivamente che le persone se ne vanno sempre.

L'avevo scritto su un cartoncino e l'avevo appeso in camera mia, ti ricordi?

Le persone se ne vanno sempre.”

La classica frase da adolescente arrabbiata forse, ma per me non era così.

Ti ricordi, Ted? Forse te lo ricordi, anche se a me non sembra.

E' stato proprio quando tutti i miei punti di riferimento hanno cominciato ad allontanarsi, non per cattiveria, no, questo mai, ma semplicemente perchè tutti quanti avevano la loro battaglia da combattere, la loro cima da raggiungere, che mi sono accorta di essere innamorata di te.

Da piccola scherzavo, scherzavamo sempre sul fatto che ci saremmo sposati, un giorno.

Hai iniziato tu a dirmelo, ricordi? Avevo sì e no cinque anni e tu già sapevi che avresti fatto il giornalista e io, senza nemmeno aver ben chiaro chi o cosa fosse un giornalista, dicevo che lo avrei fatto anch'io.

Me lo promisi a metà tra il serio e il faceto quando di anni ne avevo quindici ed ero disperata per la fine della “relazione”, se così si può chiamare, con Andrew McLaggen.

Dicesti che, se non avessi trovato nessuno che mi sopportava, mi avresti sposato tu.

Andava già così male con Vic, Teddy? Allora non la colsi, ma forse nei tuoi occhi c'era già un'ombra. L'ombra della malinconia per una storia non ancora finita ufficialmente, ma terminata per voi due, che vi sentivate forse estranei senza sapere perchè o cosa fare.

Non mi accorsi di niente, troppo impegnata com'ero a piangere addosso alle mie sfortune. Del resto, ero la piccola di casa, occorreva che fossero gli altri ad avere tempo per me. Non era così implicito che dovessi avere anch'io, necessariamente, tempo da dedicare agli altri.

E poi... poi non lo so come è andata, sai Ted?

So che abbiamo iniziato ad avvicinarci, a parlare, ad orbitare l'uno nel mondo dell'altro.

Ed io ho scoperto un Ted che non conoscevo.

Ho scoperto che non sei invincibile, che non sempre hai tutte le risposte, che non devi necessariamente salvarmi, perchè sto imparando a salvarmi da sola.

Ho scoperto che se sto con te riesco a trovare il lato divertente in una giornata di pioggia.

Ho scoperto che se ho un problema questo non diventa più solo mio, ma anche tuo.

Ho scoperto che anche tu hai bisogno di essere consolato, anche se come consoli tu non consola nessuno.

Quando tutto è iniziato, ricordo di averti parlato per ore dei timori che accompagnavano il mio ingresso nel magico mondo delle stoffe di Madama McClan.

Tu sorridevi, annuivi, avevi le parole giuste, come sempre.

Ma nei tuoi occhi c'era un'ombra: forse l'avevo colta, forse sentivo che non eri proprio dell'umore adatto per ascoltarmi, ma non ho voluto fermarmi.

Non ho voluto sapere di te. Volevo che tu mi aiutassi.

L'hai fatto comunque.

Così, una volta a casa mi sono sentita così tanto in colpa per non averti dato tempo, da dover sfogare il mio nervosismo cucinando quintali di muffin ai mirtilli che, dopo essersi salvati dallo stomaco di James, sono stati prontamente recapitati a casa tua.

Portarteli è stata la cosa migliore che io abbia mai fatto.

Ed ho scoperto che aveva ragione papà, quando diceva che tu, proprio come tuo padre, avevi sempre le parole giuste al momento giusto.

Ma tu non sei tuo padre, per quanto tu gli possa somigliare.

E non sei nemmeno tua madre, sebbene la tua goffaggine la ricordi.

Tu sei Ted. Il mio Ted. Il mio supereroe personale.

L'uomo accanto a cui voglio stare per il resto della mia vita.

Non so se lo sai, non so se l'hai capito. So che sta succedendo qualcosa, tra noi, Ted.

Lo so e basta. Lo so perchè sento che non ti da fastidio se mi accoccolo tra le tue braccia mentre passeggiamo sulla riva del Tamigi.

Lo so perchè a volte sentire che stringi la mia mano basta a darmi coraggio quando non ne ho.

Lo so perchè ti sto vedendo qui fuori, allampanato contro un lampione, mentre ti sistemi il bavero del tuo Montgomery verdone.

Ieri come oggi, il tuo è stato uno dei primi volti che ho visto.


Credit: i titoli della storia e dei capitoli sono tratti da una canzone dei Bright Eyes, "First Day of My Life" che può considerarsi una sorta di colonna sonora.

http://www.youtube.com/watch?v=zwFS69nA-1w



  
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