Fanfic su attori
Segui la storia  |       
Autore: Sognatrice85    07/01/2010    3 recensioni
Eccomi qui, come promesso, posto il prologo del seguito della fan fiction "Il cielo ha una porta sola". Ritroviamo i nostri due protagonisti, sposati. La vita gli riserverà inizialmente una bella sorpresa, per poi lasciare spazio ad una serie di problematiche, anche traumatiche che Marghe e Robert dovranno affrontare con tanta forza e tanto coraggio. Sceglierò un raiting arancione per i temi che tratterò, nulla di troppo forte, ma avverto le persone estremamente sensibili e amanti di Robert che ci sarà parecchio da soffrire. Vi chiedo scusa in anticipo per certe mie scelte, mi farò perdonare e spero che nonostante quello che accadrà, continuerete a seguirmi e a non accusarmi di niente. Vi lascio al prologo, pubblicherò ogni sabato come sempre. Ps: questa volta mi affianca una beta, Dark Angel, che voglio ringraziare dal profondo, perchè mi sta dando tanto e collaborerà anche lei con la stesura di alcuni capitoli. Ovviamente man mano vi avviserò. SOSPESA A TEMPO INDETERMINATO
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Robert Pattinson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Anna dimmi si

Ciao a tutti amici di Efp,

innanzitutto buon anno nuovo!!! Speriamo che questo 2010 sia un pochino più sereno per tutti!

E' da un pò che non posto, spero mi perdoniate, ma diciamo che non avevo molta voglia...

Il periodo delle vacanze è ormai agli sgoccioli e tra poco mi toccherà ripartire per Macerata e non sono per niente contenta :D

E voi? Come avete trascorto questo periodo di festa?

Prima di passare alle recensioni, voglio ringraziare winnie poohina che s'è letta tutti i capitoli postati e ha commentato, son contenta che ci sia anche tu ora a seguirmi ^^

Un saluto speciale e un ringraziamento di cuore va a Jenny...ti sono vicina sempre, lo sai? Quindi forza e coraggio e non importa nulla della storia, io ci provo anche per te e spero di non deluderti, Ti voglio bene!!!

winnie poohina: è triste, me ne rendo conto. Ho reso la storia bella pesante mi sai, gli argomenti che tratterò sono "forti" me ne rendo conto, ma come dicevo ieri con la mia amica, è nata così nella mia testa, si è tessuta da sola, filo dopo filo. Probabilmente le recensioni e le letture diminuiranno, ma non mollo, amo questa storia, so quanto ci ho messo e ci sto mettendo e continuerò :). Bacio cara, spero che il capitolo ti piaccia. 

Dod: tesoro mio, ma che bello leggere la tua recensione! Non hai bisogno di essere perdonata, amica mia, l'importante è che ci sei, anche quando non leggi o commenti. So che mi sostieni e questo per me è fondamentale! Ti è piaciuto il capitolo? Davvero è il più bello che tu abbia mai letto? Oh sono emozionata e commossa, come al solito dopo aver letto quello che mi scrivi. Ti adoro!!!

Bene, questo è il capitolo dal punto di vista di Marghe, affronto un primo argomento complesso, purtroppo presente nella nostra società, ma ignorato. La canzone che ho usato come ispirazione e di cui trovereste il testo nel capitolo è questa 

http://www.youtube.com/watch?v=KluLcEdvAX4. Fatemi sapere che ne pensate. Un bacio

Marghe

I mesi passavano velocemente, la gravidanza procedeva bene, ormai la pancia era cresciuta e ancora incredula, ero giunta al terzo mese. Mi ero immersa nel lavoro, andando contro il volere dei miei amici e familiari, i quali volevano che riposassi, ma io nutrivo l’esigenza di tenermi occupata, avrei evitato di pensare troppo. La lontananza da Rob mi pesava ogni giorno di più, forse era dovuto anche alla condizione che vivevo; sentivo la necessità, anzi il bisogno di averlo vicino. Ormai le sole telefonate non mi bastavano più; ogni mattina mi alzavo sperando di arrivare presto alla sera per poter ricevere sue notizie e questo non mi faceva bene. Stavo diventando profondamente egoista e me ne rendevo conto, ma non riuscivo a fare diversamente.

Al centro di accoglienza, mi ero sempre più legata alla ragazza arrivata da poco, Anne, italo-inglese, poco più di 23 anni, bulimica da quattro. Ricordavo perfettamente il suo primo giorno al centro, non era destinata ad un’area di mia competenza, ma appena i nostri occhi si erano incrociati, percepii una strana scossa, un filo sottile e invisibile mi legava a lei; non sapevo come, non sapevo perché, ma era così. Parlando col mio superiore, mi diede il permesso di poter lavorare anche con alcune ragazze sofferenti di disturbi alimentari. Quando Anne mi vide nella sua stanza insieme allo psicologo, mi incenerì con lo sguardo, facendomi male; giorno dopo giorno la sua indifferenza, la sua non voglia di reagire, mi demoralizzarono, ma io non ero tipo da mollare. Era così sola, se ne stava sempre con un computer portatile sulle gambe e scriveva a più non posso, spesso fino a tarda notte; troppe volte lo avevo sorpresa rannicchiata nel letto, con gli occhi puntati sulla finestra, troppo spesso avevo letto nel suo sguardo, la tristezza di sentirsi sola, “diversa”, ma non l’avrebbe ammesso mai né a se stessa né al mondo intero.

Quella mattina era successo di nuovo, ma questa volta non potei reprimere i miei sentimenti, ormai ero troppo coinvolta e, sbagliato o giusto che fosse, dovevo fare qualcosa per lei. Entrai piano nella stanza, mi accomodai sul letto, Anne sobbalzò, ma non sciolse la sua posizione, io le accarezzai il braccio, lei si ritrasse, lasciando a mezz’aria la mia mano, sapevo bene che non era abituata al contatto fisico, ne era contraria. “Anne” bisbigliai “Vattene” disse tagliente cercando di nascondere le lacrime, il cuore mi si piegò in due, inspirai profondamente chiudendo gli occhi. “Io resto qui…non ti lascio sola…” risposi decisa, non riconoscendomi affatto in quella sicurezza; probabilmente funzionò, perché Anne alzò la testa e mi fisso con i suoi occhioni scuri…quello sguardo mi fece tremare, quanto dolore avevano visto, quanto male avevano subito? Ci scrutammo per un po’, poi lei riabbassò lo sguardo imbarazzata “Perché non vuoi rispondere alle terapie?” non rispose “Io sto qui, non mi muovo fin quando non mi dici qualcosa. Mandami anche a quel paese, prendimi a calci, ma io non me ne andrò!” Anne sussultò, stringendo coi pugni il lenzuolo, alzò il capo e mi gridò contro “Che vuoi che ti dica? Che la vita fa schifo? Che non trovo alcun senso in quello che faccio? Non ho voglia di reagire, per cosa? Per chi? Per me? E a che serve, spiegamelo? Maledizione! Qua tutti volete insegnarmi a vivere, ma qualcuno sa davvero cosa ho? Qualcuno si è mai chiesto perché sono bulimica?” fece per alzarsi dal letto, ma la fermai afferrandola per un braccio “Io” dissi seria “Io mi sono chiesta perché quando la prima volta che sei entrata qui, i tuoi occhi mi chiamassero così insistentemente. Mi sono domandata perché sentivo verso di te sentimenti così forti, e quando ti vedevo immune e indifferente alle terapie, ho cercato di capire perché mi sentivo tanto inutile nel non saperti aiutare. I tuoi occhi gridano costantemente aiuto, perché non lo vuoi ammettere? Perché ti chiudi ed escludi il mondo intero? Perché non permetti a me di aiutarti? A me non interessa niente del resto, io voglio che tu reagisci, che lotti. La vita fa schifo, non c’è dubbio! Ma siamo noi gli artefici del nostro destino, se vogliamo possiamo cambiarlo, sai? E se non lotti, vuol dire che non te ne frega niente di vivere, del dono meraviglioso che Dio ti ha fatto! Possibile che non hai sogni? Non hai obiettivi, non hai persone che ami da cui tornare?” le dissi fuori di me, lei mi guardò sconvolta, il suo labbro inferiore cominciò a tremare e subito dopo il suo volto fu immerso dalle lacrime. Allora la tirai a me e la strinsi forte, quanto più potevo e cominciai a canticchiarle una canzone italiana che conosceva fin troppo bene

 

“Anna non so
se tu vuoi sentirmi
ma non ti lascerò
e se nessuno può
davvero capirti
io non rinuncerò
se dubiti di vivere
raccoglierò le tue incertezze
se piangi impari a ridere
se ridi piangerò

Anna ci sarò fino a quando tu
forza non avrai
per cercare un giorno in più
Anna io lo so
che vivere è così
e se tu non ce la fai tu sai che sono qui
Anna dimmi sì

E volerò
alta come i gabbiani
e poi mi tufferò
nel mare dei tuoi no
dei tuoi occhi lontani
non ti abbandonerò mai
se dubiti, di vincere
io ti darò le mie certezze
se mangi impari a vivere se puoi non
dirmi no

Anna ci sarò
fino a quando tu
non avrai la forza
per cercare un giorno in più
Anna io non so se vuoi che sia così
ma non mi arrenderò
per questo dimmi sì

Anna ci sarò
credici anche tu
lotta dentro te e prova a amarti un pò di più
Anna dimmi sì
che sai vivere anche tu
per trovare un giorno in più
se vuoi che sia così
Anna dimmi sì.”

 

Mi stinse facendomi male, la mia maglia era arrotolata nelle sue mani e il mio viso tra i suoi capelli. Si staccò da me piano, guardandomi negli occhi, piangevamo entrambe, io non avrei dovuto e lo sapevo, ma ero fatta così, non me ne importava delle conseguenze, volevo che stesse bene e avrei fatto di tutto per aiutarla. “Grazie” disse d’un tratto, la scrutai alzando il sopracciglio, mi sorrise, era la prima volta che la vedevo sorridere e ciò mi rese felice “Sei la prima che mi prende così di petto. Di solito la gente vede che non reagisco e dopo poco molla, ma tu…” si fermò, volgendo i suoi occhi verso l’entrata “Tu hai qualcosa in più…” disse in un soffio “Io non ho nulla in più degli altri. Ho solo un amore immenso da donare a chi ne ha bisogno…”.

Parlammo a lungo quel giorno, ero riuscita a farla aprire, anche se poco, ma lo consideravo un gran traguardo. Quando stavo per andarmene, mi bloccò alla porta, dicendomi “Anche io ho letto nei tuoi occhi qualcosa quando ci siamo viste la prima volta” mi irrigidii, mi voltai lentamente “Non lo so perché…ma sento un legame con te…” sospirò, poi tornò a fissare la finestra “Ecco l’ho detto” sbuffò, probabilmente parlava con se stessa. Sorrisi e uscii fuori, percorrendo il corridoio con una certezza in più: insieme potevamo farcela.

Tornai a casa, feci una rapida doccia…quel giorno avevo ignorato il mio egoismo, dimenticandomi per un attimo di essere incinta e di avere un marito lontano, ma una telefonata di Rob, mi fece ritornare alla realtà: “Amore, siediti!” a quelle parole tremai, realizzando che qualcosa non andava. Mi accomodai sul divano in salotto e attesi trepidante ciò che doveva dirmi “Fatto…” non riuscii a dire altro “Oggi abbiamo terminato le riprese…” stavo per mettermi ad urlare dalla gioia, ma Rob fu più veloce di me “Ma…il regista vuole che andiamo in Vietnam a girare delle scene per rendere più realistico il film. Parole sue…” un gemito mi uscì dalla bocca, incapace di proferire parola, sentii le lacrime farsi spazio tra le mie ciglia. Il silenzio divenne pesante, opprimente, lui aspettava che dicessi qualcosa, ma ero talmente triste che non avevo la capacità di pensare “Marghe…dì qualcosa per favore.” Silenzio “Mi stai facendo preoccupare” Ancora silenzio “Signora Pattinson!!!” gridò “Non credere che a me faccia piacere andare in quel posto. Sono stanco, me ne stanno succedendo di tutti i colori. Ho le scatole piene della gente, degli ordini, delle riprese. Vorrei stare a casa mia, con la mia famiglia e godermi quello che di bello la vita mi ha dato! Ma tu sembri non volerlo capire, pensi solo a te!” stava per riagganciare “Nooooo!” urlai, alzandomi all’in piedi, lo sentii sospirare “Ti prego non attaccare…non lasciarmi da sola al telefono” mormorai tra le lacrime “Io…” deglutii chiudendo gli occhi “Io ho paura…mi sento così…sola in questo periodo. Lo so, c’è la tua famiglia, i nostri amici, ma avverto la mancanza delle tue carezze, della tua ironia british…ho voglia di te, Rob! E il figlio che porto in grembo non mi aiuta…scusa” dissi ansimando, avevo trattenuto l’aria per proferire di corsa quelle parole “Marghe…sarà solo per qualche settimana, poi tornerò a casa” addolcì la voce ed io immaginai il suo volto, i suoi meravigliosi occhi luccicare per me, solo per me…”Prova a resistere ancora un po’, te ne prego. Poi prometto che per un po’ starò a casa, voglio godermi la tua gravidanza” “Ok…ci proverò…” “No!” disse con voce seria “Non devi provarci, devi riuscirci!” non ammetteva repliche “Rob, mi chiedi tanto…ma farò come mi hai detto” rise “Perfetto”. Ma subito dopo aver attaccato, mi raggomitolai a terra al divano e piansi a lungo…uno strano senso d’angoscia la fece da padrona, l’inquietudine cresceva minuto dopo minuto sempre di più e non riuscivo a muovermi.

   
 
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su attori / Vai alla pagina dell'autore: Sognatrice85