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Autore: ranyare    18/01/2010    10 recensioni
Aslan ha abbandonato Narnia da molti secoli e solo pochi, strenui abitanti di Narnia credono nel suo ritorno: fra loro, inaspettatamente, c'è anche il giovane condottiero che ha tradito Telmar per guidare i narniani alla rivolta.
La guerra si profila all'orizzonte ma Caspian, assieme agli Antichi Re ritornati dal passato, potrebbe non essere in grado di far fronte a questo scontro che promette di stroncare fin troppe vite.
Ma un potere antico, quasi dimenticato, è pronto a giungere in loro soccorso, col volto di quattro fanciulle nate dallo stesso sangue di Narnia.
[CORREZIONE CAPITOLI: 05/35]
Genere: Avventura, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio, Caspian, Miraz, Peter Pevensie, Un po' tutti
Note: Movieverse, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
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- Questa storia fa parte della serie 'Narnia's ~R~'
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34 chap

Narnia's Rebirth
1st Chapter

Inevitable Embrace - Epica

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-Combatterò per restituire Narnia ai suoi legittimi abitanti.-

Erano state quelle le parole che avevano convinto i narniani. I centauri, i nani, persino i burberi minotauri e i fauni diffidenti: la passione nelle sue parole, la forza e la determinazione con cui aveva promesso di schierarsi al loro fianco, erano state decisive.

Caspian sospirò appena nel buio della notte, disteso nella macchia più scura formata dall’ombra di un’immensa quercia nodosa.

Era tardi: le creature magiche, dopo ore ed ore di discussioni, fraintendimenti, stesure di piani uno più improbabile dell’altro, erano finalmente crollate dal sonno, dandogli la possibilità di distendersi lì, in quel silenzio ovattato e ristoratore, a pensare.

Sarebbe stata una lunga e difficile guerra quella che si prospettava dinanzi a lui.

Si era ritrovato senza nemmeno comprendere come a capo di un esercito eterogeneo, male organizzato, composto da creature che spesso e volentieri non si sopportavano.

Come avrebbe sconfitto Miraz, il traditore, a capo di uno sparuto gruppo di creature troppo pure perché il suo cuore idealista potesse pregarli di entrare in battaglia? Come avrebbe potuto chiedergli di macchiare le loro mani, zampe, zoccoli, del sangue immondo dei traditori?

Sospirò di nuovo, passandosi una mano fra i lunghi capelli boccoluti, sparsi sulla nuda terra. Il viso affilato era teso, gli occhi neri angosciosi e persi nel cielo stellato che brillava sopra di lui…

Se soltanto i Re e le Regine del passato fossero arrivati, e al più presto…

-AIUTO!-

Caspian balzò in piedi, sguainando istintivamente la spada; il sibilo della lama spezzò il silenzio che, inquietante, era calato dopo quell'agghiacciante grido che aveva squarciato l’aria fredda della notte di Narnia.

Una donna, fu il suo primo pensiero, era certo di averla sentita gridare, non molto lontano da dove si trovava lui.

Con tutti i sensi tesi al massimo seguì il suono del disperato grido che aveva udito, correndo attraverso la foresta addormentata ormai da secoli, inciampando sulle insidiose radici invisibili ai suoi occhi e scostando con le braccia i sadici rami più bassi degli alberi che sferzavano il suo volto, ferendolo e facendolo lacrimare.

-AIUTO!-

Di nuovo udì quell'urlo e i suoi passi lievi e concitati sul terriccio; un’altra coppia di passi, molto più pesanti, parevano inseguirla… un uomo, probabilmente piuttosto massiccio a giudicare dalla sua  corsa pesante e rumorosa.

Non gli ci volle molto per comprendere la situazione.

Caspian irruppe in una radura non molto dissimile da quella dove lui era rimasto fino a quel momento; una figura alta e massiccia si stava curvando minacciosamente su un’altra, esile e avvolta in un mantello scuro…

-Ehi, tu! Lasciala subito andare!-

Fra i rami di uno degli alberi più alti, celato dall'oscurità, un sorriso soddisfatto si dipinse su un paio di labbra sottili, pallide, incastrate in un viso altrettanto diafano.

-Ma bravo, principino. Corri in aiuto della fanciulla in difficoltà.- mormorò quella bocca crudele.

Mani chiare e rovinate tesero la corda della balestra, mentre un occhio si chiudeva e l’altro mise a fuoco il profilo del principe Caspian, che aveva appena gridato un cavalleresco e decisamente poco furbo avvertimento all’“aggressore” della “fanciulla” in difficoltà.

Con quel sogghigno soddisfatto ancora sul volto, lo sconosciuto premette il grilletto della balestra, e la spessa freccia di acciaio sibilò con un fischio inquietante verso la schiena del ragazzo.

Caspian trattenne una bestemmia quando picchiò la testa, per la seconda volta in pochi giorni, e la vista gli s'offuscò.

-Ma cosa diamine__- imprecò quando si rese conto di non essere in grado di rialzarsi – aveva udito soltanto un sibilo prima che qualcosa di pesante gli crollasse addosso, spezzandogli il respiro e scaraventandolo sul brullo sottobosco.

Una pesante rete d’acciaio gli impediva qualsiasi movimento, persino alzare il braccio armato gli era impossibile. Era steso supino a terra, completamente indifeso, mentre l’uomo massiccio e la giovane “indifesa” si stavano avvicinando; poteva scorgere i loro ghigni compiaciuti anche nel buio.

Una trappola, si disse, maledicendo fra sé la propria ingenuità.

-Pensavo fosse più difficile catturare un principe, sai?- disse la voce divertita e profonda dell’uomo, prima che due immensi occhi azzurri occupassero il campo visivo di Caspian.

Trasalì, quando si rese conto che l’uomo che aveva partecipato alla sua cattura altro non era che un ragazzo: poteva avere qualche anno più di lui, e il suo volto era pulito, allegro, e arruffati riccioli color miele spuntavano da sotto il cappuccio che aveva calcato in testa.

-Sinceramente anch’io. Sei una delusione, principe Caspian.- commentò un’altra voce, ironica ed irridente, che per un istante il ragazzo non riuscì a collegare all’atterrito grido d’aiuto di poco prima.

La ragazza si era sfilata il mantello, rivelando un fisico minuto e sottile fasciato da abiti comodi dello stesso verde della foresta. Era una tunica semplice, aderente sul petto snello e sul ventre piatto, legata in vita da una spessa cintura di cuoio, da cui pendevano un’anonima spada ed uno stiletto. Sulla schiena portava una faretra, le piume delle lunghe frecce erano di un bel verde smeraldo, ed un arco lungo – misurava probabilmente più di un metro e mezzo, quasi quanto lei –, bellissimo ed elegante, era assicurato alla sua figura da un fodero in pelle.

Non aveva mai visto una donna vestire in quel modo.

Da quel che poteva intravedere, sdraiato com’era a terra molto più in basso di lei, aveva i capelli scuri e corti – un altro dettaglio assolutamente singolare: le donne non tagliavano mai i capelli, a Narnia. Gli occhi erano nocciola, grandi ed allungati in un visetto ovale e dall’aspetto spigliato.

Ma ciò che lo sorprese di più, che lo fece sussultare, allibito, furono le orecchie.

Non potevano, non potevano assolutamente essere… umane.

Erano grandi, molto più simili a quelle di una volpe piuttosto che a quelle di una donna; erano spostate più in alto rispetto alla loro normale posizione, ed emergevano dalla zazzera di capelli scuri, ben dritte ed eleganti come tutto ciò che riguardava la ragazza dalla pelle olivastra.

Aveva sentito parlare di quelle creature… che, come tutti gli abitanti di Narnia, erano state credute estinte.

Elfo.

Ma… c’era qualcosa, in lei, che contrastava con l’immagine che si era fatto di loro tramite i racconti del suo maestro, del suo mentore, Cornelius.

Gli elfi erano descritti tutti come altissimi, dalla carnagione quasi diafana e dai capelli indifferentemente chiari o scuri, creature eteree e apparentemente fragili come un alito di vento…quella ragazza era sì bellissima ma, a parte le orecchie ed il portamento inequivocabilmente elegante, era ben lontana da quella descrizione poco veritiera.

-Più che altro è fortunato, Tallie.- commentò il ragazzone, rivolgendosi a lei con un sorriso entusiasta e quasi innocente. Sembrava un bambino – un bambino muscoloso alto un metro e novanta e con le spalle altrettanto larghe. -Se avessimo fatto come pensava Sir si sarebbe fatto molto più male.- aggiunse, divertito, mentre la ragazza chiamata Tallie alzava gli occhi al cielo, esasperata.

-Se avessimo fatto come diceva Sir non so nemmeno se sarebbe sopravvissuto…- commentò, provocando un brivido gelato lungo la schiena del principe in trappola.

Il ragazzone spostò repentinamente gli occhi verso la foresta, e la sua espressione si fece immediatamente più seria e determinata.

-Parli del demonio…- sussurrò e, nella sua voce, nell’istantaneo mutamento del suo atteggiamento, Caspian scorse un’emozione vibrante che seppe riconoscere all’istante: rispetto. -…Siria.-

Dunque il fantomatico “Sir” non era un uomo…

Incuriosito dalla reazione che quella donna misteriosa sembrava scatenare nel giovane biondo – ma non nell’altra ragazza, notò, che semmai sembrava più divertita che altro –, Caspian si sforzò di alzare lo sguardo, tentando di scorgere la nuova arrivata.

Nello stesso istante vide una scintilla zampillare e, un attimo più tardi, una fiamma divampò, accecandolo momentaneamente; quando tornò a vedere Caspian trattenne il respiro, allibito, nell'attimo stesso in cui mise a fuoco la donna più bella che avesse mai avuto la fortuna – fortuna? – di incontrare.

Era vestita di verde e di nero, in un completo non molto dissimile da quella dell’altra ragazza. La scollatura del corsetto era ampia e lasciava intravedere il solco dei seni generosi nell’incavo che formava, su cui gli occhi neri ed allibiti di Caspian si soffermarono per qualche istante più del necessario. Il suo volto era affilato e chiaro, tanto bianco da sembrare innaturale: gli zigomi erano alti ed arcuati, ed il tutto sembrava essere troppo affilato e scavato per risultare affascinante nel senso comune del termine; gli occhi erano grandi, allungati come quelli di una cerbiatta – ma voraci come quelli di un predatore –, di un colore indefinito fra il blu e il grigio.

Rimase per un istante a guardarli, affascinato, cogliendo soltanto con dopo un istante la folta chioma di capelli rossi che le contornava le guance, ricadendo sulla schiena fino alla vita.

Erano occhi… magnetici. Magnetici e spietati.

Caspian si costrinse a sottrarsi da quello sprazzo d’incredulità in cui era sprofondato, distogliendo lo sguardo dall’espressione indifferente della donna. Notò che era armata, come gli altri due: portava a vita bassa un cinturone a cui era appesa una spada dall'aspetto molto più intarsiato rispetto a quella dell'elfa, ed un pugnale le penzolava dal fianco. Anche lei aveva una faretra ma, a differenza della piccoletta, le sue frecce erano ornate da piume cremisi e la sua arma, stretta in mano, era ben più pesante e pericolosa: una balestra.

Era – non poteva essere altro – una guerriera.

Tutto in lei urlava forza, spietatezza; era una donna ed era perfettamente conscia di esserlo… ma, allo stesso tempo, in un connubio quasi impossibile, era un sicario – qualcuno abituato ad usare le armi, qualcuno senza la minima remora nell’uccidere.

-Preso, immagino.- mormorò. Aveva una voce calda, sarcastica e suadente; per qualche istante, gli occhi di Caspian indugiarono sulle sue labbra chiare e sottili, quelle labbra che si muovevano lentamente, articolando parole dal marcato accento di Telmar.

-Vantati un po' meno, lo sappiamo che hai una buona mira.- fece Tallie, sorridendo divertita.

Gli occhi di Siria dardeggiarono per qualche istante sulla radura, alla ricerca di eventuali pericoli, prima di soffermarsi sul volto di Caspian.

Istintivamente, il ragazzo rabbrividì. Era uno sguardo gelido, quello di Siria, calcolatore ed intelligente; fin troppo, forse. Ma allo stesso tempo era caldo, avvolgente, pareva affondare nelle sue iridi con una forza ed una passionalità inaspettate…

-Talia, per favore, non farle anche dei complimenti, o diventerà più insopportabile di quanto già non sia.- una quarta voce, maschile, non molto dissimile come pronuncia a quella di Siria, emerse dal buio della foresta. Caspian alzò lo sguardo, sempre più allarmato, quando altre due persone, una alta ed una molto più bassa, fecero capolino dalla fitta boscaglia.

L’uomo, dai capelli rossi ed arruffati, si accostò a Siria, sussurrandole qualcosa che Caspian non riuscì a cogliere. Superava la giovane, che comunque era stranamente alta per essere una donna, di tutta la testa, le spalle erano larghe ma aveva il fisico snello e nervoso di un cacciatore o di un esploratore. La ragazzina, invece – perché ciò era l’altra figura –, era piccolina e snella, dagli occhi celesti e troppo scaltri per appartenere ad una bambina. Una cascata di capelli biondi e lisci ricadeva sulla sua schiena esile, a cui era assicurato uno spadino sottile ed insidioso, e le ciocche ribelli erano tenute indietro da un fermaglio.

-Che cosa…- Caspian riuscì finalmente a trovare il fiato per parlare, dopo la dolorosa botta che gli aveva mozzato violentemente il respiro. -…chi siete? Cosa volete?- si rivolse istintivamente a Siria: l’atteggiamento che i quattro sconosciuti usavano verso di lei, esclusa forse l’elfa mora, facevano intuire che, di quel manipolo di guerrieri eterogenei, lei fosse il capo.

-Oh, ma allora sai anche parlare.- commentò la rossa, sarcastica, muovendo qualche passo ed avvicinandosi a lui.

Si piegò sulle ginocchia, il volto illuminato dal fuoco. I suoi lineamenti erano strani, esotici: sembravano quelli di un gatto, e lo guardava da sotto le palpebre appena socchiuse, incuriosita.

-Ho chiesto chi siete.- replicò lui, tentando di mantenere un minimo di tono sostenuto, nonostante la vicinanza di quella donna che non avrebbe mai potuto immaginare nemmeno nei suoi sogni più arditi.

-Siamo il tuo peggior problema, al momento.- replicò lei, un lieve sorriso divertito che si dipingeva sulle labbra chiare, nel notare lo sguardo di lui lottare per non lasciarsi irretire dalle forme che il corpetto rigido metteva spietatamente in evidenza. Le giunse all’orecchio la prevedibile, argentina risata di Talia… la sua amica si divertiva sempre più di quanto fosse lecito quando l'atteggiamento prepotente di Siria provocava quelle reazioni alquanto prevedibili nei loro prigionieri.

Si alzò, rivolgendosi con una civettuola occhiata che non convinse nessuno ai due uomini, il biondo Caleb ed Aaron, il rosso.

-Non vorrete mica far faticare una fanciulla, vero?- gli chiese, sbattendo angelicamente le palpebre. Talia scoppiò di nuovo a ridere quando i due alzarono gli occhi al cielo, esasperati.

-Io non vedo fanciulle, qui intorno, ma solo schiaviste...- borbottò Caleb, scuotendo la testa, avvicinandosi a Caspian assieme al rosso. Di peso, scostando la pesante rete d’acciaio, lo sollevarono bruscamente e lo rimisero in piedi.

Siria tornò ad avvicinarglisi, con l’espressione insolente ed un lieve sorriso sul volto.

-Non provare ad urlare, principino…- sussurrò, accostando provocante il proprio corpo flessuoso a quello alto e dinoccolato del moro. Vide le iridi scure dardeggiare un istante, confuse, allibite…forse, probabilmente, confuse dal contatto accennato dei loro corpi, delle labbra a pochi millimetri dalle sue. -…sarebbe completamente inutile.-

Così dicendo, le lunghe dita diafane scivolarono, delicate, sui lineamenti del ragazzo. Percorsero la linea del mento, degli zigomi sottili, in un tocco appena accennato eppure capace di dargli i brividi. Il volto di Siria era a pochi centimetri dal suo… gli occhi ad un soffio da lui, le labbra schiuse ed il respiro che accarezzava il suo volto…

L’istante più tardi sentì una stretta sulla nuca tutt’altro che gentile, ed un bavaglio apparentemente comparso dal nulla gli impedì di pronunciare alcunché.

Siria sorrise, divertita e soddisfatta, allontanandosi repentinamente. Caspian avvertì una dolorosa stretta ai polsi quando Caleb vi avvolse bruscamente una spessa corda nodosa, intrecciata, bloccandogli le braccia in una morsa innaturale dietro la schiena. Avvertì la pelle degli avambracci lacerarsi violentemente ma represse un gemito, maledicendosi quando si rese conto di essere in trappola.

Si era lasciato catturare come un perfetto idiota.

Non si era nemmeno ribellato, ammaliato com’era da quella ragazza – da quei capelli rossi, da quegli occhi felini, da quel corpo ancheggiante –; non riuscì ad impedirsi di fissarla, stralunato, di guardare i suoi fianchi muoversi morbidamente ad ogni passo, su e giù…

-Ehi, ragazzino.- Aaron gli rifilò una botta tutt’altro che gentile sulla schiena, facendolo barcollare in avanti. Lo afferrò per il bavero e lo costrinse a guardarlo: a differenza di Siria, con cui condivideva i lineamenti assurdi ed esotici, aveva gli occhi di un azzurro talmente chiaro da parer quasi bianco. -Se non vuoi morire prima di tornare fra le mani di Miraz, modera gli sguardi.- lo avvisò, lasciandolo poi bruscamente andare, facendolo barcollare sotto il peso di quella rivelazione che sapeva di morte.

Miraz.

Chiunque fossero quei cinque sconosciuti, lo stavano portando da Miraz.

Improvvisamente conscio di ciò che stava succedendo, di quello che rischiava, Caspian lanciò un’occhiata allarmata verso gli alberi, cercando disperatamente qualcuno – uno scoiattolo, un uccello, qualsiasi animale potesse avvertire le altre creature che il loro novello capo si era lasciato catturare come un emerito cretino…

Dopo lunghi, ansiosi istanti di ricerca, eccolo.

Un martin pescatore stava osservando tutta la scena, e i suoi occhi piccoli e lucenti parevano allibiti. Caspian sperò ardentemente che sapesse parlare, che potesse avvertire i centauri ed il tasso…

Una mano ruvida e grande lo sfiorò, distraendolo.

-Vuoi un consiglio, ragazzo?- era il biondo, Caleb. Non sembrava malvagio, dovette ammettere con se stesso: i suoi occhi azzurri erano puliti come ne aveva visti pochi, e sembrava incapace di fare del male persino ad una mosca… -…se non vuoi che Aaron ti faccia muovere a frustate, cammina.- gli suggerì, divertito. Caspian lanciò un’occhiata intorno a sé: la bambina, la mezz’elfa e il rosso erano già scomparsi nella foresta, lasciando soli lui, Caleb e la rossa, Siria.

-Seguila.- gli ordinò Caleb, spingendolo in avanti con minor violenza di quanta ne avesse usata il rosso poco prima – e Caspian si ritrovò ad annuire mestamente, sconfitto, gli occhi che seguivano la figura dannatamente provocante di lei.

Cos’altro poteva fare se non obbedire?

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My Space:
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CAPITOLO CORRETTO
E RIPOSTATO IL 26/01/2014



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Siria: Talia:
Caleb: Aaron:

Tara:



Nota dell'Autrice:
La descrizione di Siria è volutamente esagerata, dettagliata e descritta per esigenze di trama; le motivazioni di questa scelta stilistica si capiranno durante lo svolgimento della storia. In questa fanfiction non si parlerà di Mary Sue/Gary Stu.
Big hugs,
B.
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