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Autore: Malia_    01/02/2010    18 recensioni
E finalmente... come promesso. New moon dal punto di vista di Edward.
Estratto dalla prefazione: -E io… un
mostro, un animale senza respiro, non avevo più alcun motivo
per vivere, nulla aveva più senso, niente sembrava
più avere una direzione. Guardai la luce del sole
abbracciare le figure rosse che affollavano la piazza e sorrisi appena.
Morte, unica compagnia, unica speranza. Ah quanto dolore, quanta
sofferenza...-.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti | Contesto: New Moon
Capitoli:
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Devo studiare... Devo studiare... Devo studiare... non faccio altro che ripeterlo. E infatti ho studiato... la mente di Edward però. -.- Non sono molto diligente come studentessa lo devo ammettere. Come la mettiamo? Verrò picchiata a sangue per questo? Spero di no. Allorraaaa... eccomi ad aggiornare Nadir con il primo capitolo. Perdonatemi se non inizio esattamente come la Meyer, ma volevo sottolineare un po' il rapporto tra Edward e Bella. In fondo è passato del tempo, perciò volevo far vedere quanto fosse cresciuto il loro amore. Pensavo fosse carina come idea, ditemi voi. Poi tranquille riprenderò esattamente dall'inizio di New Moon e sarà una tragedia, preparate i fazzoletti, niente cipolle altrimenti facciamo il diluvio. Alloraaaaa... devo dire che non mi aspettavo tanta partecipazione. O_O Okay va bene non mi tirate i pomodori, ma New Moon è triste, quindi pensavo... "non lo seguirà nessuno" e invece... oh cavolo che bello!!! Perfetto... questo vuol dire che mi impegnerò ancora di più. Ho altro da dire...? Vediamo... mhhh... no. Niente. Allora buona lettura e benvenuti nel mondo di Nadir. Edward vi fa cenno di salire a bordo... eheheh (sono scema). E come sempre... c'è una cosa importante che non posso dimenticare. Un grazie enorme alle persone che mi seguono sempre e che mi sostengono ogni volta, non so come potervi ripagare, spero di poter scrivere sempre per voi(sto diventando da carie proprio). Malia.

Prima di ricominciare.

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-L’amore è non volere mai che la persona oggetto del proprio sentimento possa morire-. Sussurrai appoggiando il capo al davanzale della sua finestra. Al solito… Forks era grigia, scura e presto avrebbe messo di nuovo a piovere, ma quel giorno ero al sicuro dalla minaccia del temporale. Bella mi aveva invitato a trascorrere un pomeriggio di studio a casa sua. Insolito dovevo dire, ma piacevole, molto piacevole.
Continuai ad osservarla china sui libri fino a che non si girò, sbuffando esasperata.
-Edward, non sei divertente-. Borbottò appoggiandosi la penna sulla guancia e lanciandomi un’occhiata omicida. Ridacchiai, contento della sua attenzione, ma continuai ad osservare gli alberi intorno alla villa degli Swan. – A che serve un vampiro plurilaureato se non puoi sfruttarlo per studiare?-. Terminò poi lanciandomi il libro di letteratura inglese, che ripresi immediatamente al volo. Era proprio pigra, non l’avevo mai notato, soprattutto per quello che riguardava lo studio.
- Hai mai sentito dire che la conoscenza rende liberi?-. Bofonchiai tentando di trattenere una risatina divertita. La mia piccola cerbiattina si era rilassata tutta l’estate e ora accusava i sensi di colpa per non aver fatto i compiti delle vacanze. Non potevo intromettermi in questi aspetti tipicamente umani della sua vita, volevo che vivesse a pieno quelle esperienze, come tutte le adolescenti.
- L’unica cosa che so è che sei senza cuore-. Bisbigliò lei guardando in aria esasperata. Risi di gusto lanciandole indietro il testo e non riuscii a contenermi quando lo vidi cadere inevitabilmente a terra senza che lei riuscisse a riprenderlo. Sempre la solita maldestra, non mi sarei mai annoiato di guardarla. Rimasi in silenzio tornando serio e osservandola china verso il pavimento per riprendere il libro. Ogni giorno trascorso con Bella era essenziale per il mio spirito, ogni minuto che mi donava della sua preziosa esistenza mi dava la vita. E sempre più mi accorgevo di quanto le mie emozioni fossero intense, ormai sentimenti vivi, intensi, radicati nella mia memoria e in me. Non ero più semplicemente una creatura demoniaca, un vampiro, ero un uomo follemente innamorato della sua donna.
- Non sono io quello sprezzante del pericolo-. Commentai punzecchiandola. Non credevo possibile un’intimità simile tra noi, era cresciuta a poco a poco, solidificandosi, andando a creare il nostro mondo, diverso da quello che avevo sempre immaginato per me, non meritato, ma perfetto. Riuscivo a controllare il mio istinto di morderla, ora era più semplice, e godevo del suo profumo quando potevo, anche di nascosto, per non spaventarla. Ma dubitavo che qualcosa avrebbe mai potuto terrorizzarla, io stesso facevo fatica a comprendere da dove prendesse tutto quel coraggio.
- Vedo che la tua vena ironica si sta perfezionando-. Disse facendo sfoggio di una bellissima lingua con cui dimostrò tutta la sua antipatia nei miei confronti. Mi avvicinai osservando il libro, di nuovo aperto sul tavolo, e sospirando stancamente le indicai gli esercizi da fare. Ero sicuro che mi avrebbero santificato a causa sua.
- Sei sempre più testarda, lo sai?-. Mi chinai su di lei spiegandole in che modo doveva fare la traduzione dall’inglese e poi mi voltai ad osservarla incuriosito. Si mordeva le labbra come era solita fare nei momenti di confusione e le sue dita giocherellavano nervosamente con la penna, segno che stava cercando veramente di impegnarsi pur non riuscendoci. Era uno spettacolo per gli occhi… mi accostai maggiormente al mio cerbiattino annusandole i capelli e facendola sussultare stupita dal mio gesto. Era la prima volta che mi avvicinavo così tanto a lei dalla sera del ballo, non volevo metterla in pericolo e mi ero autoimposto un controllo che non credevo di poter avere. E invece avevo stupito persino me stesso. Ma il desiderio di accarezzarla rimaneva dominante e a volte mi concedevo momenti come quello, dove il piacere di annusare il suo profumo di donna mi facevano fantasticare con la mente verso cose che era meglio per nessuno dei due immaginare. Almeno per ora.
- Edward…-. Arrossì quando il mio viso si chinò sulla sua spalla in un gesto geloso di possesso. Dentro di me strepitava da sempre un puma represso che ogni tanto faceva capolino per gustare la sua preda, affamato, ma non era più un problema controllarlo, il mio amore per Bella aveva il sopravvento.
- Scusami-. Mormorai scostandole i capelli dietro l’orecchio e passandole il naso sulla pelle profumata. Avrei dovuto lasciarla studiare da sola senza avvicinarmi in quel modo, ma ormai avevo commesso quello sbaglio, perciò mi sarei preso la mia ricompensa.
- No…-. Sussurrò con il cuore in gola, il battito impazzito. – Non fa niente-. Tornò paonazza con lo sguardo fisso sul libro e si irrigidì. Aveva notato che non gradivo più avvicinamenti avventati e aveva imparato a starmi lontano. Ma non volevo questo, non era ciò che desideravo, tuttavia era meglio per entrambi. Era difficile una volta cominciata ad annusare la sua pelle smettere e concentrarmi su qualcos’altro, ma con uno sforzo notevole potevo riuscirci. Perciò invasi la mia mente di pensieri negativi e in un attimo fui di nuovo lontano da lei. Perfetto, un perfetto gentiluomo.
-Non… potresti avvertire…la prossima volta che lo fai? Non sono… più… abituata-. Bisbigliò sconvolta sbattendo più volte le palpebre. Mi portai una mano tra i capelli arruffandoli e storsi la bocca in una smorfia consapevole. Mi piaceva troppo vederla sconvolta da me e questo era pericoloso. L’imperativo era proteggerla e non provocare la passione tra noi. A volte però era impossibile controllare quel desiderio, ero comunque un uomo e ricordarmene stava diventando sempre più facile viste le reazioni del mio corpo.
- La prossima volta che faccio cosa?-. Mormorai provocandola e riaccostandomi a lei velocemente. - Questo?-. Le passai le mani tra i capelli arrivando fino alle tempie e sentendo la sua pelle calda pulsare sotto le mie dita. Respirai piano tentando di controllare la violenza del mio istinto e mi imposi di tenere gli occhi aperti per non cadere in tentazione. Il corpo di Bella si contrasse e il suo cuore perse di vigore rallentando fino a fermarsi. Adoravo la sensazione di avere potere su di lei, potevo ogni cosa, era mia e saperlo mi rendeva dannatamente orgoglioso di me.
- Edward!-. Gridò strozzata non appena la mia guancia sfiorò la sua e si strofinò con delicatezza sulla vena di quella gola morbida godendo del suo ansito incontrollato. Sì, ero imprudente e azzardato, ma era troppo tempo che mi negavo quella vicinanza ed ero in astinenza di lei. Passai le labbra schiudendole appena sul suo collo e il ricordo del sapore del suo sangue mi colpì la memoria lasciandomi senza fiato. Quel sapore denso e zuccherino che incendiava la mia gola.. solo il pensiero mi faceva perdere la testa. Ma c’era dell’altro, molto altro.
- Shhh…-. Sussurrai cercando di calmare i suoi battiti, ora impazziti. – Una piccola ricompensa. Poi si studia, promesso-. Cercai di convincere me stesso di quello che stavo facendo e mi intossicai con la sua fragranza lasciandola scorrere dentro di me. Inspirai quel dolce profumo e poi poggiai le labbra sull’incavo della sua spalla simulando un piccolo morso. Sentii i brividi del suo corpo farsi tremori e il suo odore intensificarsi fino a riempirmi i polmoni. Ero assuefatto da lei, la droga era di nuovo andata in circolo nelle mie vene nonostante le mie intenzioni. Il mio sangue era Bella, l’ energia vitale scorreva in me solo grazie alla sua esistenza. Ma non l’avrebbe mai capito, non poteva comprendere quanto fosse vitale per me il solo fatto che esistesse.
Mi ritirai poco prima di sentire la porta aprirsi e vidi Charlie Swan entrare in camera della figlia senza farsi alcun problema. A pensarci bene l’intruso ero io. Avevo intuito di non piacere molto al “capo” visti gli ultimi avvenimenti. Si dimostrava comunque sempre gentile nei miei confronti, ma in ogni caso sarebbe stato meglio non farmi trovare nella stanza della sua bambina. Perciò mi nascosi immediatamente aspettando che se ne andasse.
-Bels…?-. Fece accostandosi a lei e fissando la sua scrivania attento. – Finalmente a studiare e non in giro… miracolo!-. Borbottò raddrizzandosi e guardandosi intorno. – Stai troppo tempo con i Cullen. Non avrai abbandonato la scuola vero?-. Concluse incrociando le braccia al petto con atteggiamento paterno.
Aggrottai la fronte incredulo e sghignazzai. Volevo proprio assistere al vispo quadretto famigliare. Come avrebbe reagito Bella? Lei sospirò indignata e si alzò in piedi, dirigendosi proprio verso la finestra dov’ero nascosto. Mi aggrappai al davanzale in modo da sporgermi e strizzarle l’occhio. Lei si sedette di fronte a me e fissò seccata suo padre.
-La scuola inizia tra tre giorni-. Commentò parandosi davanti a me e dondolandosi sulle gambe. – Non sto abbandonando niente-. Sbuffò sporgendo la mano verso l’esterno. – E non sto troppo con i Cullen. Sai bene che esco con Edward…-. Disse in tono di rimprovero mentre le afferravo le dita e le stringevo tra le mie. La pioggia cominciò a cadere fitta proprio in quel momento e io maledii il tempismo della natura. Un bel bagno assicurato.
- Va bene, va bene… posso dire a tua madre che ti stai impegnando allora?-. Riprese Charlie sicuro che io mi trovassi nei paraggi. Continuava a guardarsi intorno cercando delle prove che io fossi lì, qualsiasi prova, e controllò persino sotto il letto. Era ridicolo, non mi avrebbe mai trovato.
- Sì, Charlie-. Tagliò corto Bella facendogli segno di uscire – Se vuoi Edward prova a chiamare dai Cullen…-. Mentì in qualche modo sembrando quasi convincente. Stava migliorando in quanto a bugie e anche quello era colpa mia. Come ogni cosa successa nella sua vita da un anno a quella parte, ovviamente. Quando il padre sbatté la porta alle sue spalle bofonchiando parole sconnesse io mi sollevai verso di lei che si voltò guardandomi irritata.
- Assurdo… ha paura che mi rapisci per caso?-. Mormorò chinandosi verso di me e prendendomi il volto tra le mani. Sì, era un desiderio che più volte avevo tacitamente espresso: andare via con lei, sparire e vivere solamente del mio amore, ma non potevo farlo, non quando Bella aveva tutta una vita di fronte a sé da vivere. Sarebbe stato egoistico da parte mia pretendere che lei vivesse solamente per me.
- Mhh…-. Bofonchiai godendo del contatto della sua pelle calda sulla mia. Sarei rimasto così per l’eternità nonostante la pioggia e probabilmente anche lei. Nessuno dei due accennava a muoversi… alla fine dovetti far leva sulla mia volontà ed entrare dentro. – Dovresti tranquillizzarlo-. Dissi poi, la voce roca e bagnato d’acqua, per fortuna non troppo.
Si voltò di scatto stupita dal mio repentino fuggire e così ci trovammo di nuovo faccia a faccia, l’aria pregna di un’elettricità che non desideravo affatto si creasse tra noi. Ecco perché avevo evitato luoghi chiusi per tutta l’estate, ecco perché avevo fuggito ogni momento solo con lei. Era un richiamo irresistibile per me. La fissai muto abbassando lo sguardo al pavimento e poi mi riscossi sorridendo come se nulla fosse.
-Sì, certo-. Rispose freddamente chiudendo la finestra e andando a rovistare nei suoi cassetti. Trovò un asciugamano stropicciato e me lo lanciò perché mi asciugassi. Lo afferrai, portandomelo al viso, e continuai a guardarla mentre indecisa si puntellava sulle gambe.
-Non capisco perché tu non gli sia più così simpatico-. Commentò sovrappensiero portandosi le braccia dietro la testa. Non che mi interessassi della simpatia o meno di Charlie Swan, ma sospettavo una leggera invidia nei miei confronti, nonché possibile gelosia paterna e convenzionalmente umana, ovvia. Mi trattenni dal dirle il mio pensiero e le porsi l’asciugamano sperando che la situazione tra noi non peggiorasse.
-Non saprei… stesso territorio di caccia?-. Me ne uscii mordendomi la lingua subito dopo. Ma che stavo dicendo? Bella sghignazzò e poi scoppiò a ridere di cuore con quell’aria sbarazzina che tanto mi sapeva stregare. Era bello vederla felice e spensierata, talmente gratificante che dimenticai ogni mio buon proposito.
-Sei pazzo-. Mormorò allungandosi verso di me. Afferrai la sua mano lasciando cadere ciò che trattenevo e presi la sua rigirandole il palmo verso l’alto. Nessuno a parte me poteva sentire la vita, le pulsazioni calde del suo cuore, la morbidezza della sua carne così tenera… passai il polpastrello sulle linee che solcavano la sua pelle e sentii il suo corpo fremere. Iniziai a sfiorare ogni curva, ogni centimetro fino a quando un gemito sommesso non le uscì dalla gola. Tremava e il suo battito cardiaco rimbombava nel suo corpo e nel mio. Chiusi gli occhi sentendo la sua vita scorrere in me e piano persi consapevolezza di quello che stava succedendo. Il mio dito raggiunse il suo polso, massaggiandolo e sentendone l’essenza pulsante. Era viva, non avrei mai osato toglierle io quello che era suo, mai…
- Bella, torniamo a studiare-. Bisbigliai cercando di convincere me stesso a non fare cose di cui poi mi sarei sicuramente pentito. Dovevo smetterla di giocare al gatto e al topo, Bella non era una preda, non era una proprietà, era un essere umano. Tentai di far leva ancora una volta sul mio autocontrollo che mi venne come sempre in aiuto e sospirai.
- Forza-. Continuai aprendo gli occhi e incrociando i suoi, sgranati e poco propensi a darmi ascolto. Forse avevo esagerato. Le presi la mano con gentilezza avvicinandola a me e le baciai le nocche sperando mi potesse perdonare. Io non volevo farla stare male, o metterla in imbarazzo, cercavo solamente… cosa cercavo? Non lo sapevo nemmeno io.
- Edward… hai deciso di uccidermi oggi…-. Esplose col fiato corto, come se non avesse più avuto ossigeno da respirare. – E’ un attentato alla mia lucidità mentale-. Terminò tossicchiando e guardandomi storto. Aveva ragione, prima le facevo capire di volerle stare lontano, poi la provocavo ancora e ancora fino a quando non vedevo chiari segni di cedimento, solo allora mi fermavo. Non era giusto, né corretto, ma amavo vederla in difficoltà a causa mia. Ero io che la facevo impazzire e questo mi faceva sentire il più felice tra gli uomini, o tra i mostri, dovendo fare le dovute differenze.
- So a cosa stai pensando-. Iniziò lei lasciandomi le dita e fissandomi tristemente – Che sei un mostro-. Terminò con aria stanca voltandomi le spalle e mettendosi seduta sulla scrivania. La osservai stupito con occhi innamorati. Era strano, ma ogni volta che riusciva a leggere dentro di me sentivo forte la tentazione di abbracciarla, di stringerla forte e non lasciarla più andare. Era l’unica donna in grado di stupirmi, l’unica in grado di far sussultare il mio cuore ormai morto.
Mi tolsi senza pensare la maglietta e la accostai al termosifone per farla asciugare. Tra noi due quello che si sarebbe preso un malanno a causa dell’umidità dei miei vestiti era proprio lei, non io. Le diedi le spalle senza risponderle, pensando che troppe volte mi ero sentito un mostro, troppe un essere eterno rinato solamente per uccidere e non per provare simili sentimenti come l’amore. Un amore puro, totale, verso un’umana che mi aveva destabilizzato, facendomi credere di avere speranza.
-Non importa-. Feci dopo qualche minuto, lasciando cadere l’argomento e tornai ad osservare le gocce di pioggia che si dibattevano sulla finestra per sgattaiolare all’interno. Si era fatto buio nella stanza, forse sarebbe stato meglio accendere la luce. Ma Bella non accennava a muoversi, fissava la mia schiena nell’oscurità e io non sentivo altro che il suo respiro veloce e ansante alle mie spalle. Decisi che fosse il caso di rimettermi la t-shirt solo quando la sentii asciutta e poi allungai la mano per accendere la luce.
- Non importa…-. Sussurrò quando mi girai, aveva gli occhi fissi su di me – Già, come sempre-. Era triste, il suo sguardo si perse nel nulla in pensieri che io non potevo afferrare. Nonostante fossi in grado di leggere la mente di chiunque, solo quella di Bella mi era preclusa totalmente. E questo da un lato mi incuriosiva, ma dall’altro mi portava ad impazzire. Ogni secondo, ogni istante avrei voluto sapere quello che si celava nella sua mente, ed era assurdo che proprio io che l’amavo sopra ogni cosa non potessi ascoltare i suoi pensieri.
- Cosa vuoi per il tuo compleanno?-. Le domandai improvvisamente sperando si spostare la conversazione su qualcosa di più positivo che non me stesso. La vidi storcere il suo musetto in una smorfia piuttosto infastidita e non capii. Evidentemente mi stava ancora sfuggendo qualcosa. Mi avvicinai a lei sperando di avere un chiarimento, ma rimase in silenzio, e io le alzai il mento con le dita per guardarla negli occhi. Volevo capire perché avesse avuto una simile reazione, il giorno della sua nascita era assolutamente da festeggiare.
- Niente regali, ti prego Edward-. Sussurrò facendomi sgranare gli occhi stupito. Cosa? Scossi la testa incredulo. Il primo essere umano, da che avevo memoria, che odiava i regali di compleanno. Avrei potuto capire la festa o gli auguri di fronte a tutti, ma non l’assenza di un dono, quello era un modo unico per scambiarsi emozioni. Era importante per me poterle dimostrare in qualsiasi modo quanto la amassi.
- Non capisco, questo mi sfugge. Lo ammetto-. Continuai confuso mettendomi al suo fianco. Volevo sapere perché… non mi piacevano i momenti in cui la sentivo respingermi, in cui un muro si alzava tra noi. Mi spaventavano perché ogni incomprensione tra noi faceva nascere dentro di me una ferita che rimaneva nel mio spirito come una cicatrice per l’eternità. I miei ricordi da creatura maligna vivevano nel passato, nel presente e sarebbero esistiti anche nel futuro, corrodendo ciò che di me sarebbe rimasto. La mia unica e sola essenza era lei, Bella. E non volevo pesarle, non volevo assolutamente farle del male.
- Edward… dai. Cerca di capire. Per favore-. Iniziò portandosi le mani sul petto e sospirando stancamente. – Tu sei… e io sono… così…-. Fece spallucce indicandoci e io trattenni il respiro sbalordito. Non volevo ascoltare altro, mi stava forse prendendo in giro? Ne avevamo parlato tante di quelle volte e tutte quante io l’avevo rassicurata sperando che potesse cambiare idea, che mettesse nella sua testolina un po’ di buon senso.
- Mi sembra di averti detto come la penso-. Le sussurrai arrabbiato, il volto contratto dall’ira. Mi guardò mortificata. Per me lei era bellissima, non c’era nessun’altra donna nel mio cuore che fosse al suo livello. Non mi piaceva sentirle dire cose simili, mi faceva soffrire. – Bella… ti prego…-. Conclusi portandomi una mano sulla fronte e massaggiandola controvoglia. Non volevo ancora affrontare quell’argomento, avremmo finito per litigare e ultimamente era difficile contenere tutta la mia passione e la mia impulsività.
- Allora intesi. Non ne parliamo più, niente regalo, niente discussione-. Finì col dire, le labbra irrigidite e le mani strette a pugno. Non resistetti e mi sporsi verso di lei abbracciandola teneramente. Sarei stato alle sue regole, ma volevo che sapesse quanto fossi innamorato, che lo percepisse. Avrei dato la mia vita per lei senza nemmeno pensarci, per quanto valore potesse mai avere l’esistenza di una creatura come me.
- Ti amo-. Bisbigliai avvolgendola in un abbraccio e sperando non mi rifiutasse. Non volevo che si arrabbiasse con me, odiavo litigare con lei, lo detestavo con tutto me stesso. Mi sentivo un vampiro idiota ogni volta che succedeva, un bambino, non un essere centenario, ma uno scemo di prima categoria. Io… che avrei dovuto rimanere calmo e imperturbabile di fronte ad ogni cosa, proprio io mi ero fatto sconvolgere da un esserino così fragile che aveva nome Bella Swan. Ormai dovevo averci fatto l’abitudine, ma non era così.
- Non sai quanto ti amo-. Sussurrò afferrandomi la maglia e sprofondando il viso contro di me. – Non puoi nemmeno immaginare quanto… non lasciarmi mai-. Le sue dita mi strinsero forte e io capii. Lo sentivo, percepivo chiaramente quanto fossero forti i suoi sentimenti nei miei confronti, quanta emozione dentro di lei, era il suo corpo a parlarmi, la sua anima a vibrare per me. E non mi sembrava mai di darle abbastanza.
- Allora lascia che ti dimostri quanto ti amo, Bella…-. Bisbigliai illudendomi che cogliesse il significato delle mie parole. Era solo un regalo in fondo. Se avessi potuto le avrei regalato il mondo intero. Qualsiasi cosa lei mi avesse chiesto io l’avrei fatta, ogni cosa, solamente per dimostrarle che i miei sentimenti erano veri e che lei doveva crederci. Per me non c’era niente oltre lei, il resto era solo vacuità, era nulla assoluto.
- Edward, no. Tu mi dai già tanto, non voglio. Evitiamo di discutere-. Concluse lasciandomi l’amaro in bocca. Non avrei aperto bocca se questo era quello che lei desiderava, ma certo avrei continuato a chiedermi perché. Sapere quello che pensava il mio piccolo Bambi cominciava ad essere una vera ossessione quando ero solo e aspettavo solamente di rivederla.
- Ora signor Cullen, non è che potrebbe farmi i compiti?-. Sogghignò con aria furba e io tornai subito alla realtà con un’espressione a dir poco collerica. Ma che svogliata! Non sarebbe mai riuscita a farmi cedere, né con le buone né con le cattive. L’avrei fatta studiare tutta la notte.
- No, signorina Swan. Neanche per sogno-. Le risposi atono indicandole il libro e ordinandole muto di rimettersi sui libri. Ridacchiò sollevandosi e accostando le labbra alla mia guancia. Immediatamente mi irrigidii sentendo il suo profumo entrarmi nelle vene e di nuovo maledii la mia natura impulsiva. Non mi allontanai, sperando che continuass,e e quando la sua bocca si posò sulla mia guancia chiusi gli occhi estasiato. Bastava molto poco per farmi perdere completamente la testa, era preoccupante, non osavo immaginare se ci fossimo spinti oltre cosa sarebbe successo. Un piccolo oltre c’era stato, ma non volevo ripetere, visto quello che la sera del ballo di fine anno aveva scatenato in me.
- Grazie di esserci sempre per me-. Sussurrò aderendo alla mia pelle di marmo e facendo scorrere piano la bocca in una carezza dolce. Ecco come far andare in tilt il mio cervello e questo non era affatto giusto. Sapeva che avrebbe vinto, non c’era partita. Presi un respiro profondo tentando di non far entrare il suo odore nel mio sistema nervoso facendolo bruciare come una miccia, ma alla fine ottenni solamente di eccitarmi e lasciare alla natura il resto. Maledetto corpo.
- Bella, torna a fare i compiti, adesso!-. Strepitai incredulo. Tornammo a sederci, questa volta entrambi, e il pomeriggio trascorse sui libri di letteratura. Ottenni impegno, ma dovetti cedere. Qualche esercizio lo completai interamente io, compreso il riassunto dei testi da leggere per casa. A fine serata tornai a casa felice, era come nascere ogni giorno una seconda volta, da un anno a questa parte la mia vita era totalmente cambiata. Ero sereno, me stesso, completamente appagato. Questo perché avevo finalmente trovato il mio posto nel cuore della persona di cui ero innamorato.


   
 
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