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Autore: Zebraviola    09/03/2010    0 recensioni
Un dono o una maledizione? Una semplice ragazza. Un dono particolare. Una vita che di banale non ha nulla.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Emily Queen

1.La ragazza dietro la maschera.


Il mondo esterno tende a farci indossare delle maschere. Ad ogni età, dal bambino che non vuole essere scoperto per aver fatto una marachella, all'adulto che di marachelle ne combina anche troppe e ben più gravi di un vasetto rotto.

Ma ci sono anche maschere che dobbiamo portare per costrizione. Questo è il mio caso.

Mi chiamo Emily Queen, sono una tipica ragazza inglese come ce ne sono tante disperse per il mondo.

Sono nata a Kinross, un piccolo paesino vicino a Perth. Mio padre e mia madre, entrambi medici, avevano deciso di lasciare i grandi ospedali della città per crescere me e le mie due sorelle minori, Jade e Felicity, in quel paesino, aprendo uno studio tutto loro.

Quel paesino è stato la culla della mia giovinezza, dei miei sogni di bambina di diventare inizialmente una principessa, come tutte le bambine che si rispettino, e in seguito una scrittrice.

Ma oltre ai miei sogni, quel paesino piccolo che per molti rappresenta solo un puntino sul mappamondo, ha anche visto nascere quello che per me rappresenta il motivo della mia diversità, il mio segreto, la mia maschera.

Non so spiegare come sia potuto accadere, so solo che una mattina, una Emily adolescente si è alzata dal letto, una nuova me.

Notai piccoli cambiamenti, come ad esempio un brusio costante e martellante in testa. Inizialmente diedi la colpa alla “leggera” (nemmeno tanto a dir la verità) sbronza della sera precedente alla festa di compleanno di Joulse, la mia migliore amica.

Ma con il passare delle ore il brusio invece di diminuire aumentò fino a diventare non più suoni accozzati ma parole vere e proprie.

La sconvolgente rivelazione di quanto mi stesse accadendo la ebbi sul bus quella stessa mattina.

Come ogni mattina Joulse mi aveva riservato il posto e come ogni mattina pensavo di trovarla sbuffante e annoiata. Non potevo sbagliarmi di più.

Non appena salii restai abbagliata dal suo sorriso smagliante e mi sedetti dubbiosa accanto a lei.

  • Cos'è quel sorrisone a queste ore antelucane?-

  • Sorrisone? Io???- Vidi il suo sorriso aumentare e gli occhi sfavillare. Tuttavia ancora non voleva dirmi i motivi di tale euforia.

Mia cara non ti dirò mai cosa ho combinato ieri sera!!!

  • Perchè? Cosa hai combinato ieri sera?- chiesi interessata a quelle parole.

  • Scusa? Non ho detto nulla!-

  • Ma si, hai detto che non avresti mai detto cosa hai combinato ieri sera!- Ribattei prontamente io.

  • Davvero? Credevo di averlo solo pensato! Si vede che sto ancora dormendo!-

Sto proprio ammattendo, adesso do voce anche ai miei pensieri... per fortuna che Emi non ha insistito sulla storia di ieri sera.

Ok... con calma. La frase che avevo appena sentito... l'avevo sentita! Ma Joulse...non aveva aperto bocca. I casi erano due.

O stavo impazzendo del tutto o c'era qualcosa di strano. Joulse aveva ripreso a parlare, o pensare, o parlare... non capivo più nulla! Cercai di chiudere gli occhi e di sgombrare la mente ma i brusii della mattina ormai erano diventati un vociare continuo e martellante che mi stava trapanando il cervello.

Non ce la facevo più, il mal di testa ormai era micidiale, suoni, rumori, parole, risate si affollavano prepotenti nella mia mente.

Poi ad un tratto il buio.

Mi risvegliai nel mio letto parecchie ore dopo a giudicare dalla luce fioca del pomeriggio che penetrava dalle persiane della finestra.

Cercai a tentoni gli occhiali sul comodino ma invano. Il mal di testa di qualche ora prima fortunatamente si era molto attenuato e questo mi permise di ragionare lucidamente su quanto accaduto.

Mi sdraiai nuovamente ripensando a Joulse e alle sue parole. Sapevo di non essere pazza e quindi la spiegazione, per quanto assurda potesse sembrare, era che avevo sentito quello che la mia migliore amica aveva pensato.

Assurdo lo so...

Quella sera a tavola presi piena coscienza di quello che stava succedendo. Mio padre stava pensando al torneo di poker che doveva giocare la serata seguente... mia madre pensava alla pila della roba da stirare che aveva programmato per la serata... Risi percependo l'ansia di Jade che aveva preso una nota a scuola e non sapeva come tirare fuori il discorso e rimasi intenerita dai pensieri di Filly, che all'epoca aveva solo 5 anni, che trattavano di giocattoli e di cartoni animati.

Quella sera, nonostante la giornata per niente leggera, andai a letto contenta e rasserenata.

Il mattino seguente salii sul bus con un sorriso furbesco, decisa com'ero a sfruttare quello che avevo appena scoperto per cercare di tirare su un po' i miei voti.

Quel giorno l'interrogazione di storia andò benissimo e tornai a casa con ancora nell'orecchio i complimenti dell'insegnante, ignara di avermi suggerito lei stessa le risposte.

Seguirono mesi nel complesso sereni, non raccontai a nessuno del mio dono, nemmeno ai miei genitori, sempre più stupiti del mio miglioramento a scuola ma anche di alcuni miei comportamenti come la mia improvvisa rottura con Kate, la mia seconda migliore amica.

Ebbi modo di appurare, grazie alla mia capacità, che la mia cosiddetta amica raccontava tutto quello che mi riguardava ad un'altra ragazza, che io personalmente ho sempre odiato.

Inoltre scoprii che era stata lei l'anno precedente a rubare un mio regalo al compleanno, un braccialetto d'oro bianco che mi avevano regalato i nonni materni

La odiai, mi sentii ingannata e derisa, l'avevo sempre considerata una delle mie migliori amiche.

Credevo che quella fosse stata la cosa peggiore che mi potesse capitare, scoprire il tradimento tramite i suoi pensieri più segreti. Capii che il mio dono rappresentava anche una maledizione, ma ancora non era successo il peggio.

Una sera come tante. Una cena come tante.

Dopo le giornate circondata da falsità e giudizi la mia famiglia rappresentava con la sua tranquillità la mia ancora, la mia spugna per cancellare il nero delle mie giornate.

E così quella sera stavo mangiando il mio polpettone con purè ascoltando metà le conversazioni attive e per metà quelle che io chiamavo passive, ovvero i pensieri della mia bellissima famiglia.

Domani devo andare a prendere le orchidee per lo studio, o forse è meglio un ficus? No dai le orchidee, così Emily è contenta.

Sorrisi leggermente alle parole di mia madre, felice che si ricordasse che le orchidee erano, e sono, il mio fiore preferito.

Chissà se Jhon mi sta pensando? Magari dopo lo chiamo, anzi no... ma forse si... Uhm...

Jhon??? Da quando la mia sorellina Jade ha smesso di essere “ina” e ha cominciato a pensare ai ragazzi?

Stavo pensando ad un discorsetto da fare alla mia ex-sorellina quando una pensiero mi bloccò.

Una frase di mio papà. Una frase che mi fece gelare il sangue nelle vene.

Come faccio a dir loro che sto per morire?



Zebrotta's Corner

Salve! Sono abbastanza nuova come “produttrice” ma ho tante idee e spero di riuscire a metterle giù in una maniera abbastanza decente.

Questa storia nasce come un gioco di scrittura creativa su forum Inchiostro Creativo http://inchiostrocreativo.forumcommunity.net/ e ogni settimana danno una parola chiave che deve essere d'ispirazione per il nuovo “capitoletto”. Arrivati a 15 parole il racconto si deve concludere quindi penso che questa storia avrà altrettanti capitoli minimi, poi se vedo che la storia piace e le idee non scarseggiano allora la continuerò.

Che altro dire...

Sarei molto contenta se mi lasciaste un commentino, una recensioncina, anche negativa purchè costruttiva.

Grazie a tutti e alla prossima settimana ^_^ P.S.:Questo capitolo può sembrare molto riassuntivo in alcune parti, volevo far sapere che è una cosa voluta perchè la storia vera e propria comincia dal capitolo successivo mentre questo serviva per presentare il personaggio.

   
 
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