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Autore: SissiCuddles    16/03/2010    6 recensioni
Ho ufficialmente deciso di autocondannarmi a morte. Ebbene sì, questa è la terza fanfiction che scrivo in questo periodo. Questa fanfic però è diversa dalle altre. La sto scrivendo con più calma e tranquillità. Spero vi possa piacere. Vi avviso di nuovo: non è una delle mie classiche fanfiction a mio parere. Ridico che contiene spoiler riguardanti il prossimo finale di stragione. Io ve l'ho detto due volte ora tocca a voi. Ah, dimentivavo: il titolo è "The Bitter End" in quanto la fine sarà amara, ciò significa, niente lieto fine.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Greg House, Lisa Cuddy
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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The Bitter End


Capitolo 1: Open and Shut



Princeton Plainsboro Teaching Hospital. Ufficio di House. Ore 16.35

"Dov'è House?"
Cuddy entrò nell'ufficio, mentre Tredici stava cominciando a radunare le cartelle sparse sul tavolo di vetro.


"Credo sia in clinica"
"In clinica?"
"Sì. Foreman è appena uscito. Chase e Taub sono con la paziente per l'ultimo ciclo di chemio"


"Ok."
Cuddy si girò, ma non uscì dalla stanza. Si voltò verso la dottoressa più giovane.


"Ho sentito del tuo litigio con Foreman. E' tutto a posto?"
"Sì. E' stato solo un litigio è…ancora un po' difficile separare la nostra vita privata dal lavoro"


"Sei sicura sia tutto ok?"

"Eravamo insieme. Ora è geloso perché io e Chase abbiamo un ottimo rapporto di amicizia. E'…solo geloso"
"E' un peccato che non avere la possibilità di parlarci spesso"


Tredici era sorpresa dalle parole del suo capo. Quando mai Cuddy era stata gentile con lei. Quando mai aveva avuto una conversazione amichevole. Non era mai capitato, ma ad entrambe serviva una breve discussione con qualcuno. Troppo lavoro, troppa voglia di avere una vita normale, e gli amici erano passati in secondo piano. Erano entrambe troppo impegnate ad avere una vita perfetta.
"Già. Forse perché qui in ospedale siamo troppo impegnate a lavorare, e al di fuori siamo in cerca di una relazione che possa…"
"Durare più delle precedenti…"
Cuddy allontanò una sedia dal tavolo e vi ci sedette sopra. Tredici fece lo stesso.


"Mi sono innamorata per la prima volta a 17 anni. Lui ne aveva 30. Avrei dovuto sapere che non sarebbe durata a lungo, ma ero solo una ragazzina. Pensavo di avere trovato il grande amore - ride - e invece era solo il primo di molti buchi nell'acqua"
"Mi dispiace. La mia prima cotta l'ho avuta ad un campo estivo. Avevo 12 anni e avevo degli occhiali enormi. Sembravo un piccolo mostriciattolo - ride - lui è stato il mio primo bacio. Dopo ho avuto varie cotte. Passavo da un ragazzo all'altro. Poi ho cominciato a studiare medicina e ho messo la testa a posto, finchè…"
"Non hai conosciuto House…"
Cuddy si porta una mano alla testa e ride.


"Già. Poi lui se ne è andato e sono ritornata la Lisa di sempre. Quella che partecipa alle feste, ma studia per tutto il resto del tempo libero."

"E' sempre stato così?"
"House?"


"Sì, voglio dire è sempre stato così arrogante e cinico?"

"Era conosciuto in tutto il campus per il genio che prendeva in giro i professori e che si portava a letto una ragazza diversa ogni notte. Era House"
Tredici sorrise all'espressione della donna di fronte a lei. Era quasi radiosa.


"Ho una malattia che mi porterà alla morte in meno di 10-15 anni. Ho paura di non trovare un uomo che possa affrontare la cosa con me, qualcuno che mi sia di sostegno. Sento di averne bisogno."
"Sei ancora giovane e qualcuno troverai che ti possa amare e che possa vivere con te questa malattia. Non devi arrenderti"
"E tu ti sei arresa?"
"Forse…"
"Lucas è l'uomo della tua vita?"
"Non ne sono più molto sicura."
Tredici rimase in silenzio, mentre entrambe assaporavano quell'atmosfera di silenzio.


"Non sono mai riuscita ad avere una vera relazione. Ho avuto decine di appuntamenti che non avevano mai un seguito. Sembrava quasi che gli uomini rimanevano delusi da me. C'è stato un uomo, Don, che avevo conosciuto in una chat e House lo aveva scoperto. Prima ha rovinato il mio appuntamento al bar, poi si è presentato a casa mia. Quando sono rientrata in salotto, Don mi ha detto che con House tutto è diverso, quasi come se il mondo si fermasse e solo noi esistessimo. E' stato strano vederlo uscire dalla mia casa dopo quel discorso. Da lì ho cercato di sistemare le cose con House. C'è stato l'incidente, la morte di Amber e poi Kutner e in fine Mayfield. Poi ho conosciuto Lucas. Lui mi fa sentire protetta; si prende cura di mia figlia e anche di me. Ma ultimamente è diverso."

"Lucas è diverso?"
"Ciò che provo per lui è diverso. Non so perché ci sia stato questo cambiamento, ma forse non dovrei prestargli attenzione. Forse dovrei continuare a vivere come negli ultimi mesi, non preoccupandomi troppo per mia figlia perché tanto c'è qualcuno a casa con lei la sera quando io faccio tardi. C'è qualcuno che finalmente mi aspetta quando rientro dopo una lunga giornata."
"Forse dovresti lasciarti andare invece. Sono quasi tre anni che sono qui. Tutti noi vediamo il vostro comportamento. E ho notato il tuo cambiamento quando lui è stato a Mayfield e ora posso notare anche quello di House. Esternamente rimane il solito bastardo, ma ora so che ha un cuore anche lui. E proprio quando lui è pronto ad avere una storia, tu non ci sei per lui. La mia conclusione è che dovreste regolare bi vostri orologi e provarci una volta per tutte."
Cuddy continuò a guardare la ragazza seduta a pochi centimetri da lei. Lo sguardo di tredici perso nel vuoto, ma la sua mente fissa su quelle parole che aveva appena liberamente pronunciato al suo capo.


"Spetta a te decidere."
Tredici si alzò, raccolse le ultime cartelle dal tavolo, mentre Cuddy rimase seduta su quella sedia, che in quel momento sembrava troppo scomoda per continuare a starci seduta.


Guardò l'orologio appeso alla parete di fronte a lei. House sarebbe uscito dall'ospedale alle 17. Aveva 10 minuti per raggiungerlo in clinica.

Si alzò e prese a camminare verso la clinica, ancora non curante di ciò che avrebbe detto tra pochi minuti.



Princeton Plainsboro Teaching Hospital. Clinica. Ore 16.55

"Annota: sono le 5 e il dottor House se ne va dalla clinica"
"Non sono ancora le 5 e c'è un solo paziente in sala visite, può…"
L'infermiera tentò di fermarlo, ma invano. Nonostante il bastone e il dolore alla gamba, House era riuscito a sfuggire alla presa della donna che, un po' scettica, continuava a fissarlo camminare verso la porta.


"Dove credi di andare House?"

Cuddy gli si tagliò di fronte con la sua piccola mole, impedendo al diagnosta di continuare la sua fuga.
"Me ne vado a casa. Sono le 5 e ho risolto il caso"
House scivolò verso destra, ma fu bloccato dalla donna di fronte a lui.


"Cuddy, basta giochetti. Se vuoi che ti salti addosso, almeno andiamo nel tuo ufficio!"
"Ok, seguimi."


Cuddy attraversò la clinica, diretta verso le porte in vetro del suo ufficio. Lo sguardo serio dipinto sul suo volto, mentre House la continuava a fissare esterrefatto.

Forse era stata troppo esplicita con quel comando, forse si era semplicemente lasciata andare al nervosismo. House la seguì immediatamente.

Cuddy aprì la porta del suo ufficio, la tenne aperta per farlo entrare e poi la chiuse. Non girò la chiave, non abbassò le tende.

Superò House, in piedi nel mezzo del suo ufficio. Si sedette sul divanetto beige e con la mano indicò ad House di sedersi.

"Wilson mi ha detto della sua storia con Sam"
"Non è che passino inosservati. Le urla si sentivano dal mio ufficio."
Cuddy trattenne il sorriso. House si avvicinò e si sedette in parte a lei.


"Cosa ne pensi di lei?"
"La penso nello stesso modo in cui la pensavo prima del loro matrimonio anni fa. Le donne di Wilson non mi piacciono"
"Perché?"
"Non ci lasciava mai giocare a poker insieme."
"House, per favore"
"E non potevamo neanche guardare Monster Truck"
"Tu hai paura di perdere l'unico amico che hai, non è vero?"
House rimase zitto, toccato nel punto dolente da quella domanda. Il suo punto debole che per anni aveva tentato di coprire, ora era stato trovato da quella domanda un po' diretta. Cuddy sapeva di aver fatto breccia in quel muro, assotigliatosi nell'ultimo periodo. E quando lui continuò a rimanere in silenzio, lei continuò.


"Wilson è venuto nel mio ufficio questa mattina. E' preoccupato per te. Pensa che potresti rifiutare di nuovo Sam."
"E' parte della sua vita. Se lui la ama veramente io non ci posso fare niente."
Cuddy posò la sua mano su quella del diagnosta, come per rassicurarlo. Lui spostò la sua immediatamente. Lo sguardo ferito di Cuddy lo fece quasi rabbrividire. Quel suo gesto ormai automatico si era reso uno strumento di dolore per qualcun altro.


"Cuddy, non fare questo"
Lei riaprì gli occhi e lo guardò fisso.


"Farti cosa?"
House spostò lo sguardo verso la sua mano.


"Far finta di interessarti a me. Continuare a parlare con me, nonostante tu non voglia. Non ti devi preoccupare per me."
"Ma come posso non preoccuparmi?"
"Semplicemente non farlo"
Rimasero in silenzio per qualche minuto, aspettando che l'altro prendesse l'iniziativa per primo.


"Sono sempre stato uno stronzo. Ho trattato male tutte le persone con cui entravo in contatto. Sono sempre stato un bastardo con i miei pazienti e soprattutto tutte le persone che si avvicinavano a me finivano per essere ferite. Per tutti questi motivi tu non dovresti preoccuparti per me. Non lo avresti mai dovuto fare."
Detto questo si alzò dal divano e raggiunse la porta senza guardare indietro. E quando la porta si chiuse alle sue spalle sospirò.




Loft di House e Wilson. Ore 22.30

Wilson entrò in casa abbracciando Sam. Ridevano, sembravano felici. House li vide percorrere il corridoio attraverso le ombre che proiettavano sul muro in sfondo alla televisione.

"Avete passato una bella serata?"

"Sì. Uno splendido film. Noi ce ne andiamo a dormire se non ti dispiace"
"Le pareti sono insonorizzate . Divertitevi"


Sam stava ridendo mentre Wilson, mezzo ubriaco tentava di slacciarsi le scarpe.

La coppietta era ormai in camera, quando qualcuno bussò alla porta.

Cuddy era di fronte a lui. In una mano aveva la sua borsa, mentre nell'altra stringeva il cappotto.

"Che ci fai qui?"
"Dobbiamo parlare"
"Credo che ci siamo detti tutto prima nel tuo ufficio"
"No. Tu hai detto ciò che volevi, ora lascia parlare me. Ho sempre avuto paura di vivere il resto della mia vita da sola, senza un'altra persona che potesse vivere con me ogni giorno e affrontare ogni difficoltà insieme. Ho visto in Lucas quello che non ho visto in nessun altro per molto tempo. Sono uscita di nuovo con lui perché in quel momento sembrava l'unico che mi potesse capire, l'unico che mi dava supporto morale. Mi aiutava con Rachel e con il lavoro. Poi quella che sembrava semplice amicizia, si è trasformata in qualcosa di più per entrambi."
"E' quello che hai sempre desiderato. Non sei contenta di avere ottenuto tutto questo?"
"Ne ero pienamente soddisfatta. Ma ora non lo sono. C'è troppa confusione nella mia testa. C'è qualcosa che mi fa comportare in un altro modo. Qualcosa che ancora mi lega a…te"
Cuddy allungò un'altra volta la sua mano verso di lui. Questa volta la appoggiò sul suo braccio, mentre il cappotto toccava il pavimento.


"Cuddy…"
"Stai zitto House…"
Cuddy portò l'altra mano sul petto dell'uomo. Strinse la maglietta tra le dita e abbassò il suo viso al proprio livello.


"Cosa faresti se ti sentissi come me?"
"Io me la posso cavare, ma tu no. Tu ti pentirai, avrai rimorsi per molto tempo."


"E se a me non importassero questi rimorsi? Se io volessi cambiare il modo in cui le cose stanno andando in questo ultimo periodo? Tu cosa faresti se sentissi qualcosa che ti lega al passato in modo indissolubile?"
"Mi lascerei andare"
Erano ormai troppo vicini per tornare indietro. Le loro fronti erano premute una contro l'altra, mentre i loro nasi mantenevano una certa distanza tra loro. I loro colli si spostarono di lato, accorciando le distanze di un paio di centimetri. Le loro labbra si sfiorarono, dando il via a quel gioco.

   
 
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