Note
dell'autore pre-lettura: Un
paio di noticine (i miei soliti sermoni ù_ù):
non a caso il titolo è il motto delle black panthers, nostre
esimie
colleghe, americane...
Sotto lo stesso cielo, letteralmente, è il
vero senso della mia storia (Si svolge proprio sotto un cielo,
nominato più volte. Ricorre spesso l'espressione
“sole di corallo”
per indicare proprio la crudeltà della scena, il cielo
è rosso
sangue, si sta consumando una battaglia di leoni, le scene non sono
solo nominate, bensì menzionate,
ecco perché ho alzato il rating da
verde a giallo). Una storia che – sempre, non a caso
– ci ho
messo parecchio a scrivere, spesso mi sono dovuta fermare,
quasi mi
stava assorbendo. Specialmente il fatto di aver inserito un nuovo
personaggio – la Morte, scritto con la lettera grande non
casualmente ma
proprio perché l'ho voluta come personificazione,
quasi fosse una persona che agisce accanto a Sasuke –
è stato
parecchio difficile gestire una figura
così onirica.
Anche
se può sembrare una storia “fatta”
– nel senso di già letta –
in verità non è così, in quanto alla
fine viene sviscerato tutto,
il lettore ne dovrebbe rimanere colpito – o, perlomeno, mi
auguro
che sia così XD.
Or
dunque, spero ti piaccia. Una delle mie ship preferite, mischiate ad
una buona dose di angst e un romanticismo velato,
quasi masochistico
– Sasuke e Sakura probabilmente si amano nella mia storia
(poi
l'interpretazione è personale, beninteso)
ma il loro è un amore
masochistico.
Buona
lettura ^^
Frase scelta: Vederli morire, senza poter far nulla, questa è stata la mia guerra.
Under the same sky
Prologo.
La lama affilata
brillò dietro un
tramonto più acceso che mai: era un sole di corallo, dipinto
su uno
sfondo arancio che dominava gran parte del mondo.
Si sentirono
sospiri affannati, altri morenti, talvolta affaticati. Si udivano
campane di morte – immaginari rintocchi –
pareva di vedere la dea
Morte che, dal canto suo,
era costretta ad adempiere ai propri
doveri.
Ella,
regina, si avvicinava con passo lento e cadenzato, determinata e
violenta; l'aggressiva falce su una mano, l'orgoglio di una tramite
dall'altra.
La sua veste era un insieme di stoffe, nient'altro che
morbidi teli che assumevano pieghe deformate stando al suo passo e
alla voce del ristoratore vento d'inizio inverno.
Sasuke,
vinto e vincitore al tempo stesso, riusciva a scorgere quella figura
angelica e tetra, un diavolo o forse un angelo – non
gli era ben
chiara la differenza, le morbide
labbra della figura attentavano il
suo controllo – camminava avvolta nella fitta nebbia e il
suono dei
suoi passi non era udibile sul terreno fangoso.
La sua lama decretava
con infida bontà il destino di ogni essere umano, era sempre
intagliata alla perfezione, pulita con estrema accortezza,
provocatrice e assassina; le povere anime che cadevano ai suoi piedi
sembravano troppo attente a osservare la lucentezza di quel diamante,
per studiarne l'affilatura.
«Vuoi forse farmi credere che sei venuta a prenderli... tutti?»
Quanto dolore, quanta dolciastra presunzione in quelle peccaminose parole.
«Straniero»
morbida la voce della donna, eppure
non si fletteva nemmeno un
secondo, ella era convinta di esser sempre la giustizia e nessuno
poteva
disubbidire al suo divino volere. «Mi vedete?»
Con
una semplice domanda riusciva a confonder i sensi del ragazzo e
quest'ultimo, leggermente atterrito dalla figura femminile che aveva
davanti,
decise di rimetter la fedele Kusanagi al proprio posto, nel
fodero. Asserì col capo, era un tipo di poche parole.
La
figura inclinò le labbra in una strana angolazione, un
astuto
sorriso che l'Uchiha non riusciva a catalogare con un
aggettivo.
Le
labbra – rosse come
il pesco, il ciliegio e il sangue non
potrebbero mai esserlo!
– si schiusero, mostrando una dentatura
oltremodo perfetta: quel demonio lo
voleva trarre in inganno forse,
acuendo i suoi riflessi pronti nel sol modo in cui era capace.
«Certo. Chi siete?»
Si rivolse a lei in maniera formale, incuriosito.
«Chi
ti sembro, Sasuke Uchiha?
Non sono forse la consapevolezza, la
giustizia, la coscienza e Dio solo sa quali altri ideali incarno in
me?
Io sono la dannazione di tutti gli uomini e le donne esistenti in
questo vasto pianeta. Veloce e indolore o lenta e agognata, se
preferisci.»
L'Uchiha
le puntò un dito contro, scegliendo le parole più
giuste. Poi,
guardando la radura dissanguata attorno a
sé – scoprendo nelle sue
mani ogni goccia di
sangue versata da quelli che anni prima aveva
denominato suoi amici
– capì,
finalmente.
«Morte.»
Ed
era con una parola che il tono della sua voce divenne incerto, il
corpo più molleggiante, i riflessi meno ligi al proprio
dovere.
La
donna annuì col capo, poi, impugnò con maggior
potenza la fedele
falciatrice e raccolse una ad una le anime dei corpi, non provando il
benché minimo
disgusto – men che meno sensibilità –
nell'afferrare per un braccio i loro cadaveri, ormai inutili.
Uccisi tutti, dalle crudeli e temibili mani di un assassino, un demonio, forse l'incarnazione del diavolo stesso.
Li aveva uccisi... E li aveva visti morire.
In entrambi i casi non si era curato di far nulla: era stata la sua coscienza a decidere per lui.
Note dell'autore post-lettura:
Questa storia si è classificata terza all'Iliade Contest indetto da Mayumi_san, sul forum di Efp ed è vincitrice del Premio Angst.
Gentili
lettori, questa probabilmente è una delle storie
più angst della
mia “carriera” (per così dire XD)
l'ultima che ho scritto
di
pari intensità e con lo stesso pairing è stata
“Cuore di zingara”
ma quella, d'altronde, era un Alternative Universe.
La cosa ai tempi
mi lasciò oltremodo soddisfatta di me stessa, ma, essendo
una storia
ambientata in un universo completamente diverso dal mondo
narutiano,
non ne ero pienamente entusiasta. Con questa – pur essendo
una What
If, è ambientata nel “vero ambiente” con
in corso un'ipotetica e
ormai sempre più
probabile battaglia – mi sono sentita abbastanza
soddisfatta, in quanto amo questo pairing quasi ossessivamente
–
altresì chiamato fangirlamento questa strana malattia *_*
– e sono
felice di non essere caduta nel banale, anche se, come leggerete in
seguito,
alcune cose possono parere piuttosto scontate; ma, dovete
sapere, il tutto è stato fatto con la sola
finalità di far sembrar
reale i fatti,
così da coinvolgere un po' anche voi.
Devo
inoltre informarvi che questa storia mi ha completamente assorbita,
tant'è che non ne ero mai soddisfatta abbastanza
– ho dovuto
chiedere un paio di proroghe, di questo mi scuso ancora con gli altri
partecipanti T_T – ma alla fine ce l'ho fatta.
Dunque, mi
chiederete anche l'attinenza alla frase – cosa che poi mi ha
sottolineato anche la giudice, avrei dovuto spiegarlo nelle
note
–
che in realtà è un po' contorta:
Vederli morire, senza poter
far nulla, questa è stata la mia guerra; ebbene
Sasuke è vinto
e vincitore allo stesso tempo,
ha ucciso ed ha visto morire, ma è
arrivato ad un punto che non si domandava neppure più cosa
stesse
facendo, quali terribili azioni stesse compiendo.
Non vuol essere una
giustificazione, beninteso, semplicemente la sua psiche che ha
superato di gran lungo la sua coscienza, inducendolo a
compiere
gesti
così deplorevoli, che non si è nemmeno preso la
briga di riflettere
su di essi con maggior accortezza.
Ultimissima
cosa: ho sistemato un po' la
grammatica, in effetti c'erano
errori di virgole e vari altri passaggi che non avevo controllato
bene,
ma perlomeno alle cinque di mattina davanti al computer e mezza
assonnata ero abbastanza sveglia da prendere un voto decente in
grammatica XD.
Grazie
alla giudice per l'oculare precisione con cui ha sottolineato i miei
errori e un complimenti
a tutti gli altri partecipanti,
davvero non credevo di poter arrivare al podio, invero, specialmente
con nomi così importanti *-*.
Al prossimo capitolo, mie care black panthers!
Kiki-chan <3