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Autore: PerfectConcert_    22/03/2010    6 recensioni
[Tarja/Tuomas] Oramai fra loro due si erano create erbe spinose e sparsi tanti piccoli pezzi di vetro, i quali erano pronti a ferirti non appena tentavi di oltrepassare quella insopportabile distanza. Inebetito da tali pensieri accese la sua sigaretta serale. “Già… la notte porta consiglio…”
Genere: Romantico, Malinconico, Song-fic | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Si sistemò la corvina ciocca di capelli fuoriuscita dal codino, si tirò giù le maniche dello smoking e si infilò il lungo cappotto invernale. Con passo lento si diresse verso la porta, ed uscì inchiavando.

Fuori tirava una lieve aria di brina. Le stelle danzavano illuminate dalla grande luna piena che quella notte vegliava su Helsinki. Istintivamente guardò verso quel cielo notturno, ed i suoi occhi chiari brillarono al riflesso di quei piccoli diamanti amanti dell’oscurità.

Non riusciva a spiegarselo, ma quella sera tutto gli sembrava diverso. E più bello.

Un forte rumore d’auto lo costrinse ad allontanarsi dai suoi pensieri, ed una allegra faccia incorniciata da dei biondi capelli raccolti gli sorrise entusiasta.

“Ehi Holopainen!” esclamò Emmpu dal finestrino dell’auto verde.

Tuomas alzò un braccio in segno di risposta e si diresse verso l’automobile.

“Buonsera Tuom” disse la dolce voce di Neira, la quale lo guardò con due grandi occhi azzurri.

Tuomas si lasciò andare ad un largo sorriso. “’’Sera Neira. Emmpu ha fatto il bravo oggi?”

“Fai poco il simpatico” lo ammonì il chitarrista con sarcasmo. La giovane biondina rise al solito battibecco fraterno dei due , ingranò la marcia e con guida decisa si diresse verso l’Auditorium.

La traversa giovò enormemente all’animo del moro. La spensierata ed allegra compagnia della coppia riusciva sempre ad allontanarlo dai suoi numerosi pensieri. Ed in quel momento più che mai aveva bisogno delle battute di Emmpu e del giocoso sarcasmo di Neira.

Pian piano si dirigevano verso il centro di Helsinki, ed in lontananza si incominciava ad intravedere la maestosa costruzione. Tuomas deglutì forte.

Una volta giunti parcheggiarono poco distanti dal luogo del concerto e si diressero a passo svelto verso l’entrata, stringendosi nei pesanti giubbotti.

Ed eccolo li, attaccato di fianco alla porta d’entrata, un cartellone di un metro raffigurante uno dei migliori sorrisi di Tarja, la quale indossava un elegante abito scuro aderente.

“E’ sempre bellissima!” fu il commento di Neira, la quale era carica di euforia.

Emmpu guardò a sottecchi il suo amico, cercando probabilmente di captare la sua reazione. Ma Tuomas dimostrava un’aria distratta ed assente, come se la sua mente fosse dominata da ben altri pensieri ben più importanti. Eppure lui sapeva fin troppo bene che al biondo non sarebbe sfuggita quella luce di emozione che governava i suoi limpidi occhi. Quando si trattava di lei non aveva scampo.

“Dannato nano” pensò Tuomas ridacchiando.

 

I tre si accomodarono sulle morbide poltrone dell’Auditorium. La fila era centrale, non troppo distante, quindi ciò significava una buona visuale. Tuomas si sedette continuando a dimostrare un’aria disinvolta. Si passò più volte le mani sui lisci pantaloni e tentò di concentrarsi sulla locandina che gli era stata data all’entrata. Questa, adornata da eleganti decorazioni, illustrava la scaletta del concerto. Il moro lesse velocemente i vari titoli a lui totalmente ignoti.

Si sentiva un codardo ad ammetterlo, eppure non aveva mai osato ascoltare l’album di Tarja. Neanche una singola canzone.

Più volte nei negozi di dischi aveva osservato quella copertina raffigurante la ragazza in un cappotto di lino azzurro, mentre fiocchi di neve uniti da un lieve vento le scompigliavano i capelli. Più volte era stato tentato da un’irrefrenabile voglia di acquistarlo, così da poter accarezzare con mano quell’ immagine che invece si limitava ad osservare da lontano. Come un bambino che rimane estasiato dinanzi ad un gioco, ma non osa avvicinarsi. Più volte in lui vi era il tormentato desiderio di poter riudire la sua angelica voce. Ma l’orrore di sentire il suo canto appartenere ormai a melodie altrui era un trauma che non era ancora disposto ad affrontare.

Ma adesso era li, quella sera aveva scelto che era ora di andare avanti. Mettere da parte le frustrazioni ed i timori. L’orgoglio lo aveva solo logorato e forse, dopo tanto tempo, poteva ancora riuscire a bearsi di quella calda luce che solo lei era in grado di trasmettergli.

 

Ad un tratto le luci in sala si oscurarono e la voce dall’alto parlante annunciò l’inizio del concerto.

Tuomas avvertì delle vertigini.

“Ehi…” fece Emmpu. Tuomas si girò rigido. Il biondo non disse nulla, si limitò ad un lieve sorriso. Un sorriso che voleva trasmettergli serenità e fiducia. Uno di quei sorrisi di cui solo Emmpu era in grado. Il ragazzo si tranquillizzo e lanciò un’occhiata d’intesa al suo amico.

Doveva solo rilassarsi e godersi il concerto. Godere del fatto di poterla rivedere in carne ed ossa dopo anni. Ora doveva solo lasciarsi cullare dalla sua voce ipnotizzante.

Dopo le avrebbe parlato, dopo sarebbe giunto il momento dei chiarimenti, quell’attimo tanto ambito ma allo stesso tempo temuto. Dopo.

Ora c’erano solo lui e la sua musa. E le parole e gli inutili pensieri sarebbero stati solo indegne bestemmie che avrebbero sporcato la perfezione di quel momento quasi irreale.

Le luci si fecero sempre più fioche, ed un drammatico violoncello stava aprendo lo show.

Finché non vi fu la completa oscurità.

Un battito di ciglia, occhi limpidi si scossero. Un altro battito.

E lei era li.

Li a pochi metri. Su quel palco. Un vestito nero le stringeva la vita, facendo risaltare le sue dolci forme.

Capelli sciolti, ondulati, le ricadevano sulle spalle diafane scoperte.

Quel sorriso carismatico. Dolce. Quel sorriso in grado di imprigionare chiunque.

E i suoi occhi. Due smeraldi brillavano vitali fra gli accecanti riflettori.

Tuomas sentì Neira ed Emmpu sussultare, per poi lasciarsi andare ad un fragoroso applauso. Cosa che del resto fece l’intero pubblico in sala.

Ma Tuomas non riusciva a muoversi. Le sue articolazioni erano come bloccate ed il suo sguardo era rimasto inchiodato a quella visione.

Tarja continuava a salutare il pubblico in sala con quel suo radioso sorriso. Si muoveva lungo il palco, facendo scuotere lievemente la nera chioma.

Tuomas strinse con forza i braccioli della poltrona. Gli sembrava di essere tornato indietro di quattro anni fa.

Il suo stomaco si contorceva ed il cuore ormai non rispondeva delle sue azioni. Cavalca, interrottamente. Senza fermarsi, come se non conoscesse la stanchezza. Cavalcava libero. E i sentimenti di Tuomas si stavano aprendo un varco, combattendo contro tutti quei pezzi di vetro con il quale il ragazzo si era lacerato il cuore durante tutti questi anni.

I loro concerti, la voce di Tarja che riempiva le sue serate facendole apparire così piene di vita. Di senso.

Le sue mani che volavano sulla tastiera, la voce di Marco unirsi a quella drammatica della donna.

Jukka e le sue bacchette mai fuori tempo. Emmpu con i suoi assoli.

Le loro mani che si stringevano, pronti per un altro inchino.

Il suo caldo sorriso alla fine di ogni serata. Gli riscaldava l’anima e rendeva i suoi timori leggeri come nuvole, quasi inesistenti. Ma non glielo disse mai.

 

La chitarra elettrica fece il suo ingresso, seguita poco dopo dalla batteria. Tarja andava a tempo con piccoli cenni della testa, senza mai smettere di sorridere. Con le mani ed i suoi enormi occhi espressivi incitava il pubblico in sala.

E poi cantò. Le sue labbra rosee si schiusero e da queste fuoriuscì quel suono che per anni aveva inseguito Tuomas nei suoi sogni. Lo aveva perseguitato, quasi fosse una maledizione. Ma non riusciva a farne a meno.

Vi era ormai annegato in quell’ammalata ninnananna. E la cosa più dissennata fu che non tentò mai di aggrapparsi ad ancore di salvezza.

 

Tarja tirò un lungo sospiro ed alzando lo sguardo rivolse un ampio sorriso al suo pubblico, il quale applaudiva con entusiasmo. Inserì il microfono nell’asta, si portò i lunghi capelli indietro e presentò con il cuore in gola il brano successivo.

“Questa canzone parla di un amore”.

Lieve sospiri fuoriuscirono dalle sue labbra fini. Strinse più forte l’asta.

“Un qualsiasi tipo di amore: fra genitori ed il proprio figlio, fra fratelli o fra due innamorati. Lascio a voi  libera interpretazione.

Il tema centrale è la distanza, la divisione fisica. Ma soprattutto morale”.

Altro tremante sospiro.

“La quale può essere causata da incomprensioni o situazioni spiacevoli che toccano la nostra esistenza. Tale brano vuole essere un invito a colmare tale divisione, ma è un invito rivolto proprio a noi stessi. “

Le parole scorrevano fluide, eppure Tarja sentiva la sua gola seccarsi ad ogni singola sillaba.

“Spesso siamo proprio noi i primi a sfuggire da paure e timori, rifugiandosi il più lontano possibile.”

Fra il pubblico iniziarono a crearsi vari sussulti d’approvazione.

Neira mostrò la sua ben nota lacrima facile, ed Emmpu sorrise, come era suo solito fare. Tarja era l’essere più carismatico che avesse mai conosciuto. E colei che si lasciava trasportare con passione, in ogni singola cosa che faceva, per poi lasciare di stucco chi la circondava. Emmpu osservò per un attimo il moro, il quale appariva scosso.

Gli oceani  verdi di questo erano ormai in preda ad un tempesta. Una tempesta forte e inarrestabile. Una tempesta di emozioni che stavolta non sarebbe stato in grado di controllare, e Tuomas lo sapeva.

“Ma forse” continuò Tarja. “Ora è giunto il momento di riavvicinarsi e smettere di scappare”.

Tuomas per un attimo smise di respirare e spalancò gli occhi, i quali ormai erano luccicanti.

“Perché rischiamo solo di perderci nell’oblio di un eterna corsa”.

Ed il ragazzo chiuse piano le palpebre chinando il capo.

Lo affondava, sapeva come colpirlo. Tuomas si allentò la cravatta e tentò di regolarizzare il respiro.

Le parole che aveva pronunciato erano lo specchio dei suoi pensieri, ed un piccolo seme di speranza si insinuò nell’arido cuore del ragazzo.

Ed ecco il flebile suono del violoncello riempire la sala, per poi essere raggiunto poco dopo da quel dolce canto.

Holopainen era stato ormai travolto e aveva ceduto al potere ammaliatore della sirena.

 

Dark blu sea

Calling me

Songs of waves, keep me save

 

Sky's so deep, there's no end
The moon still asleep, the bed of stars for me

 

La voce di Tarja risuonò di una dolce malinconia nel grande Auditorium. Tuomas si lasciò cullare dalla melodia di quelle parole.

Dio, quanto avrebbe voluto essere quel rassicurante mare che nei momenti bui l’aveva tenuta in salvo.

E invece no. Lui era stato l’onda che l’aveva affogata, abbandonandola fra correnti troppo forti ed arrabbiate.

Si morse il labbro. E le stelle… Un letto di stelle.

“… and change the stars” pensò fra se e se il moro, mentre sulle sue labbra si apriva un malinconico sorriso. Quelle stelle del cielo finlandese che da ragazzi fissavano con occhi pieni di speranze per il futuro, quelle stelle che Tuomas invocò per poter cambiare il loro destino. Perché stava sentendo di perderla, giorno dopo giorno. Attimo dopo attimo.

In quei giorni colmi di disperazione poteva quasi percepire la piccola e morbida mano di Tarja, la quale aveva sempre stretto saldamente la sua, ruvida e grande, divincolarsi da quella presa. Come un pesce che sfugge prontamente all’amo del suo pescatore. Allo stesso modo Tarja era fuggita da lui. In principio dimenandosi, per poi sparire definitivamente in un abisso troppo profondo ed irraggiungibile.

E così tutte quelle preghiere a quei frammenti di luce furono vane, inascoltate.

E lei non le udì mai, o non volle udirle.

 

How can I see trough  your eyes

my destiny?

 

Tarja chiuse gli occhi, ormai divenuti lucidi. Il suo viso si contorse in un’espressione di dolore.

Tuomas.

Lei non aveva altra scelta. Non vi era futuro in quegli occhi così simili ad onde inarrestabili.

Troppo difficile. Troppo complicato. Troppo orgoglio.

Tuomas.

 

How can I see trough your eyes

our worlds collide?

 

Come? In alcun modo.

Tarja strinse la mano sinistra al suo vestito, stropicciando la manica larga dell’abito.

I mondi troppo distanti e diversi non possono avere punti in comune.

Eppure loro ne avevano così tanti… Ma inspiegabilmente tutto andò sgretolandosi.

Tarja soffocò un singhiozzo.

Tuomas.

I loro mondi si erano scontrati con impeto e passionalità. Travolti da un turbine troppo violento ed impetuoso. Fu solo un breve contatto, ma che li segnò in eterno.

Tarja intonava quelle parole, donandogli vita con la passionalità caratteristica del suo animo e del suo talento artistico.

 

So I just float with the tide through the night I pass you by

Ignorarlo. Fare finta che sia stato solo un sogno di passaggio. Un bellissimo e splendente sogno.

Splendente come una stella.

 

Open my heart

To close our great divide

 

E Tarja Turunen si tolse la ruvida armatura. E non divenne che un’inerme creatura.

 

Uno scroscio di applausi riempì il maestoso auditorium. Persone battevano forte le mani con un’espressione estasiata dipinta sul viso. Neira si era lasciata trascinare e due paia di occhi lucidi erano più che evidenti. Emmpu si era alzato carico di entusiasmo, con un gran sorriso su quel viso tondo e a tratti bambinesco. Le sue mani non cessavano di battere e continuava a guardare con ammirazione l’amica.

Tuomas, ancora una volta, non osò muoversi. Lo sguardo concentrato sulla minuta figura della donna, come se volesse attirare la sua attenzione. Il mare nei suoi occhi si era placato. Muto dinanzi a quella passionalità. Le labbra del ragazzo si contrassero, e ne uscì un flebile suono, a malapena percettibile. “Tarja…”.

 

Il concerto proseguì, dedicando la seconda parte ai brani classici. La serata stava per concludersi e Tuomas cominciò seriamente a sudare freddo.

Ora ne aveva quasi la completa certezza: il loro distacco era tutt’ora difficile anche per Tarja. Si sentì un completo idiota, poiché si stava facendo guidare esclusivaemente dalle sensazioni che quel dannato brano gli aveva trasmesso. Ma era più forte di lui.

Le luci si accesero, Tarja e la sua band fecero un profondo inchino seguito da infiniti applausi ed apprezzamenti.

Il ragazzo sentì la fedele mano di Emmpu sulla sua spalla. Tuomas si voltò, mentre il cuore sbatteva con prepotenza contro la sua cassa toracica.

“Forza e coraggio, ora tocca a te” fece il biondo strizzando l’occhio.

Holopainen si lasciò andare ad un largo sorriso. Quel nanerottolo ed il suo altruismo privo di limiti.

Il moro si alzò in piedi e lanciò all’amico un’occhiata d’intesa.

A passo lento si allontanò dalle poltrone in sala e dalla folla che ancora non cessava di applaudire, nonostante Tarja si fosse ritirata dietro le quinte.

Tuomas seguì meccanicamente le indicazioni che il giorno prima gli aveva dato Emmpu per raggiungere i camerini indisturbato. Dopo poco si trovò dinanzi ad una porta di legno chiaro, ciliegio, la quale era adornata da graziosi ornamenti dorati.

Fece un profondo respiro, chiuse gli occhi. E bussò un colpo su quella porta che appariva come un ostacolo insormontabile.

 

 

 

 

 

 

 

Prima di tutto scusate il ritardo!

@MoonInScorpio82: Grazie per la tua recensione! Attendo il tuo parere riguardo questo capitolo, spero ti sia piaciuto ^^

 

@kikka_1990: Grazie mille per aver recensito *.*

Attendo il tuo giudizio riguardo questo capitolo, nella speranza di non aver deluso le tue aspettative :)

 

@Angus Girl:  Grazie per il tuo commento! Anche tu fan di Tarja/Tuomas eh? ;)

Spero che apprezzerai questo quarto chap, fammi sapere!

 

Al prossimo capitolo!

  
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