«
Signore, come avete potuto permetterlo?! L’Hougyoku
è ancora in fase
sperimentale! »
«
Rilassati, Aporro. Abbiamo fatto un passo avanti. »
« Ma non
conosciamo ancora le conseguenze che potrebbe subire il corpo! E
se… »
« Se
davvero ci tieni a controllare i rischi, vai a vederla di persona.
» disse
Aizen interrompendo l’espada. « Ma non ti
preoccupare; presto tutti voi potrete
ammirare la nuova creazione. »
Mentre
ripercorreva con Ulquiorra la strada per tornare in camera, Wendy,
anzi,
Caliel, iniziò a passare le mani sul suo corpo, che non
mostrava differenze
rispetto al precedente. Ma sicuramente, se era diventata un arrancar, e
quindi
un hollow, doveva avere un buco da qualche parte. tastando
così sommariamente,
non ricavava nulla.
Rientrò
in camera, e subito si precipitò davanti a uno specchio. Non
era cambiata di
molto, eccetto negli occhi; erano diventati dorati, con delle piccole
strisce
rosse intorno a gli occhi, come fosse ombretto. Il neo sul collo era
ancora al
suo posto.
Doveva
solo vedere dov’era il buco. Iniziò a slacciarsi
la giacca, ma ricordò di
essere rientrata con un uomo.
«
Ulquiorra, girati; devo controllare una cosa. »
Lui non
disse nulla, voltandosi. La ragazza si denudò velocemente
sul davanti. Ed
eccolo lì; sull’addome, appena sopra
l’ombelico. Riusciva a vedere cosa c’era
dall’altra parte. avvicinò la mano e, con timore,
la fece passare attraverso.
Non riusciva a credere di poter respirare ancora nonostante quella cosa.
Si
rivestì, e sospirò. Alla fine, era successo.
Caliel Lenain Khethel, fracciòn di
Ulquiorra. Chissà cosa ne pensava lui.
« Bene,
donna, vieni qui. » disse. « Riprendiamo
l’addestramento. Ora che sei un
arrancar, dobbiamo vedere se è modificato qualcosa.
»
« Ora
che sono un tuo simile, non potresti chiamarmi Caliel? »
« Non
vedo che differenza faccia; donna eri, donna rimani. »
Lei
sbuffò. Era un tipo davvero incorreggibile.
Erano
tutti curiosi di vedere questo nuovo essere. Aizen aveva indetto una
riunione
straordinaria proprio per mostrarla. Erano presenti gli espada con le
proprie
fracciòn, Aizen, Tousen, Ichimaru. Non era necessario che
tutti gli arrancar
partecipassero, gli espada erano sufficienti. Tanto, avrebbero sparso
in fretta
la voce.
Ulquiorra
e la sua nuova fracciòn furono gli ultimi ad arrivare, lei
che seguiva il passo
di lui. Tutti si sporsero appena per osservarla meglio. Si sentiva a
disagio,
sotto tutti quegli sguardi, sviava più volte diversi
sguardi, ma notava che le
fracciòn di Halibel non ridacchiavano più, mentre
Aporro la guardava
sbalordito. Grimmjow aveva un espressione sbigottita, mista ad astio.
«
Accipicchia! » disse Gin, facendo seguire un fischio.
« Hai creato una bella
bambolina, stavolta. Il suo potere spirituale è rimasto
invariato. L’Hougyoku
sembra averla modificata solo nel corpo. E io che pensavo che
l’avrebbe
peggiorata, quella sfera taroccata. »
Aizen
sospirò. « Gin, dovresti avere più
fiducia in me! Può darsi anche che la sfera
l’abbia potenziata. »
«
Dev’essere senz’altro così. »
sopraggiunse Tousen. « Quella sfera ha un potere
decisamente grandioso… »
Tutti
restavano in silenzio a guardarla. Ma dopo un po’, Aporro si
avvicinò,
girandole attorno, dandole pizzicotti.
« Non
sembra avere anomalie… E’ così normale
da inquietarmi… Ehi, ragazzina, hai
giramenti di testa? »
« E’
passato, grazie. »
« Quante
dita sono? »
« Tre. »
« Sai
dove ti trovi? »
«
Nell’Hueco Mundo, e più precisamente a Las Noches,
al cospetto dell’ex
shinigami Sosuke SAizen. »
Aporro
rimase stupefatto di fronte a tutta quella salute. L’Hougyoku
stava diventando
spaventosamente efficace anche sugli umani.
« Hai
ancora ricordi della tua vita precedente? »
« Come? »
«
Rispondi alla mia domanda! » disse innervosito.
« Ma è
ovvio! Ero Wendy Stephenson, vivevo a Seattle e frequentavo
l’ultimo anno del
liceo della città. »
Aporro
tornò al suo posto, sghignazzando da bravo scienziato pazzo
qual era. Grimmjow
ancora non proferiva parola; forse era rimasto senza parole, o forse
non sapeva
su cosa puntare. Effettivamente, ormai era un’arrancar a
tutti gli effetti.
Nnoitra
invece era in vena di parlare. « Ma guarda un po’
che cucciolo che è nato! Mi
ricordo di te, ragazzina… Hai combattuto con Tesla. E
così ora saresti la
fracciòn di Ulquiorra? » guardò il
quarto espada. « Anche il piccolo Ulquiorra
ha la sua fracciòn, adesso! Siamo emozionati, eh? »
Ulquiorra,
con calma, rispose « Sei sempre in vena di fare discorsi
inutili, Nnoitra. Ma
vedi, io rispondo soltanto a ciò che mi ordina Aizen.
»
« Tsk,
non si può mai scherzare con te! » fece spallucce.
« Stark,
hai visto? »
« Sì,
Lilynette; purtroppo, non riesco ad addormentarmi in piedi, soprattutto
con te
sulle spalle. »
Seguirono
voci che si accavallarono su altre, e subito si creò la
confusione da
pettegolezzo. L’unico che stava zitto era Barragan, che la
guardava dall’alto
in basso, insieme alle sue fracciòn.
« Va
bene, gentaglia, ora calmatevi. » disse Gin sorridendo.
« Sosuke, per cortesia,
mi imiteresti una musichetta imponente? Vorrei fare una cerimonia come
si deve
alla nostra nuova arrivata, e nominare il numero quattro come
“Cavaliere del
nichilismo”. Non trovi che sia divertente? »
« Non
credo che sia giusto prendersi gioco così delle persone,
Gin. » dichiarò
Tousen, ma Ichimaru scoppiò a ridere, reggendosi addirittura
la pancia.
Il suo
sorriso non se ne andò nemmeno quando ci fu un esplosione
che allarmò tutti
quanti i presenti. E un’altra, e un’altra ancora.
« Queste
forze spirituali…! » disse il cieco «
Shinigami?! »
« Hanno
fatto presto. » sibilò Aizen con calma. Si
alzò dal trono, e con voce imponente
diede direttive. « Gli espada dal primo al terzo posto
rimangano qui con me. Le
fracciòn dei rimanenti espada vadano a perlustrare
l’esterno. Aporro, Grimmjow
e Nnoitra vadano al lato est del palazzo. Tutti gli altri al lato
ovest. Se
notate dei nemici, fateci pure quello che volete, ma gradirei che li
uccideste
una volta finito. È tutto. »
Tutti si
dileguarono, tranne Stark, che svogliato disse “Che
seccatura…”, Halibel e
Barragan.
Ulquiorra
si mobilitò subito, senza guardare Caliel, alla quale
però disse. « Andiamo,
donna. Prima passeremo a prendere la tua spada. »
A dire
il vero non era sua, ma di Yachiru. Comunque, se quello era un nuovo
attacco
degli shinigami, avrebbe dovuto ridargliela, ma sarebbe rimasta senza
un’arma.
Ci avrebbe pensato poi.
Inoltre,
avrebbe incontrato dopo tanto tempo Orihime. Non si era preparata
nessun
discorso, niente che potesse giustificare la sua scelta di diventare
arrancar.
Ma anche a quello ci avrebbe pensato in un secondo momento. Ora aveva
una
battaglia da affrontare.
Quando
arrivarono alla stanza numero quattro, scoprirono un gran polverone e
un muro
ridotto in pezzi. Fu difficile ambientarsi, ma Caliel riuscì
a vedere la spada,
e si precipitò a prenderla. Ma non vi riuscì; una
specie da barriera la
allontanava.
« Ma
cosa…? Che le prende, adesso? » anche Ulquiorra
rimase sorpreso a vedere la
scena, mentre il polverone si diradava, e venivano allo scoperto i due
che
avevano fatto irruzione lì.
« Visto
che ce l’abbiamo fatta, Kennino? Te l’avevo detto
che era meglio girare a
destra. »
«
Infatti siamo arrivati qui girando a sinistra, Yachiru. »
Kenpachi si crocchiò
il collo, e si accorse della presenza dei “padroni di
casa”. Fece un enorme
sorriso e disse « Hai un potere spirituale non indifferente.
Mi sa che la
fortuna mi ha voluto dare un premio per la bella camminata che mi sono
fatto. »
poi osservò Caliel. « E ‘sta qua chi
è? »
Yachiru,
invece, le puntò il dito. « Ah! tu sei
l’umana dell’altra volta! Sono venuta a
riprendermi la spada! Me la ridai, per cortesia? »
La
ragazza cercò di prenderla nuovamente, ma il risultato fu
come prima; una
specie di barriera la respingeva.
Yachiru,
con un po’ di amarezza, constatò « Oh,
capisco. » notò lo sguardo sorpreso
della ragazza. « Non potevi saperlo, ma la mia zanpakuto ha
un sortilegio
speciale; può essere toccata solo da shinigami e esseri
umani. Così i nemici
non possono starle vicino. Geniale, vero? » sorrise.
« E, se tu non riesci a
toccarla, significa che non sei più un umana. Che peccato.
»
Kenpachi
sbuffò « Yachiru, si capiva che non è
umana; non hai visto che ha un teschio in
testa? »
« Che
facciamo, Kennino? La ammazziamo? » chiese il luogotenente
con innocenza.
Zaraki
sorrise, sguainando la spada. « Naturalmente. »
Per
Ulquiorra non poteva andare peggio; praticamente era da solo contro
quei due,
visto che Caliel rimaneva senza un’arma.
Si
precipitò tempestivamente su di lei, nel momento in cui vide
lo shinigami fondarsi
su di lei. Riuscì a parare il colpo, e anche a respingerlo,
facendo allargare
il sorriso di Kenpachi, che fischiettò.
« Avevo
ragione, sei una persona interessante. »
La neo
arrancar sobbalzò, davanti a un Ulquiorra serissimo e
concentrato ad analizzare
tutto sul suo avversario. E lei, che poteva fare, senza
un’arma?
« Come
ti chiami, arrancar? » chiese Zaraki.
L’espada
si rialzò, rimanendo serio in viso e slacciandosi la giacca,
mostrando il buco
sul collo. « Ulquiorra Schiffer. »
«
Cercherò di ricordarmelo. » rispose lo shinigami,
riprendendo la carica contro
di lui « Cerca di farmi divertire, okay? »
Istintivamente
Caliel creò un campo di forza davanti ad Ulquiorra. Kenpachi
non se
l’aspettava; vide la sua spada malandata farsi rovente e
scatenare scintille
sullo scudo posto davanti all’espada.
Non
poteva saperlo, ma Zaraki Kenpachi, capitano dell’undicesima
divisione del
Gotei 13, non sopportava le intromissioni. Ignorò Ulquiorra
e si fiondò
nuovamente su di lei, che creò ancora una volta un campo di
forza.
« Allora
non sei del tutto inutile. » disse serio, e facendo
più pressione sulla spada
annullò quel campo di forza, con gran stupore della ragazza,
e le diede un
calciò che la fece sbattere al muro. Appena in tempo per
parare un attacco del
numero quattro dalle spalle.
« Non è
leale, sai? » disse ridendo, ma Ulquiorra rimase impassibile,
aumentando la sua
velocità.
Caliel
riuscì a rialzarsi, ma aveva capito che contro quello
shinigami non poteva fare
nulla; e lei che pensava che l’essere diventata arrancar le
avesse dato qualche
possibilità in più! Ma avverti una presenza.
Anzi, cinque. Una la conosceva
bene; Orihime.
Non fece
in tempo a dire nulla, che una nuova esplosione squarciò il
muro dietro di lei,
creando un varco con l’esterno, dal quale fecero capolino
Kurosaki Ichigo, con
Orihime, un ragazzo con gli occhiali e vestito di bianco, una shinigami
con una
spada e bianca e un suo compagno coi capelli rossi raccolti in una coda.
Orihime,
nonostante il cambiamento della ragazza, la riconobbe, e non seppe cosa
dire
dallo stupore. Lei, invece, non era cambiata affatto. Non indossava
più le
vesti che le aveva dato Ulquiorra, però; indossava invece la
classica uniforme
giapponese.
« Wendy…
Sei… Sei davvero tu?! » disse, in preda
all’agitazione.
Lei non
sorrise, non pianse, non fece nulla. Annuì solamente.
« Ma
cosa ti hanno fatto? »
« Non
dare conclusioni affrettate, Orihime. Le cose stanno così;
ora sono l’arrancar
Caliel Lenain Khethel, fracciòn di Ulquiorra Schiffer.
Nemico naturale tuo e
del tuo Ichigo Kurosaki. »
A
Orihime uscirono le lacrime. « No! Ci dev’essere
una spiegazione! Una
soluzione! Non è mai troppo tardi per tornare indietro!
Torna con noi, sai che
il tuo posto non è qui! »
«
Orihime… » disse seria Caliel « Sai bene
che non è possibile tornare indietro.
Adesso il mio posto è questo. »
« No…
Come… Come hai potuto, Wendy…? »
Le
faceva male vederla così, ma non poté fare
altrimenti. « Mi dispiace, Orihime.
Ma questa è la strada che ho scelto di percorrere.
»
Il
ragazzo coi capelli rossi si fece avanti, con impazienza. «
Insomma, saresti un
nemico? »
« Renji.
» disse a quel punto la ragazza shinigami. « Non
fare mosse azzardate. Non hai
sentito il suo potere spirituale? »
«
Capirai che roba! Sarà anche alto, ma guardala; non ha
neanche una spada! »
sorrise, sicuro di riuscire nell’impresa di batterla con
poco. « Per una come
lei, basto e avanzo io! Voi andate pure a dare man forte al capitano
Zaraki! »
Caliel
era pronta; sapeva che doveva combattere, anche senza armi, ma non era
scoraggiata. Quando Renji le arrivò davanti, non
creò il solito campo di forza
come uno scudo, ma cercò di fare qualcosa di diverso. Un
qualcosa di simile a
un raggio che potesse impedirgli di farsi troppo vicino. Probabilmente
Renji
non se l’aspettava, ma si fece comunque spavaldo.
« Pensi
forse di fermarmi così? » le arrivò
alle spalle, pronto a trafiggerla con la
sua zanpakuto dalla strana forma, ma Caliel, con precisione, si
voltò,
abbassandoci in modo da mettere una mano sul braccio che teneva la
spada, e
provocargli una notevole bruciatura. L’addestramento con
Ulquiorra aveva dato i
suoi frutti.
« Non mi
prendere troppo alla leggera, shinigami. » disse Caliel. Poi
sorrise « A quanto
pare, per uno come te basto e avanzo io. Anche senza una spada.
»
Fu
allora che la ragazza shinigami la sorprese alle spalle. Nemmeno loro
si
facevano scrupoli con le “slealtà”, a
quanto sembrava.
La cosa
che davvero la sorprese, però, fu vedere che Orihime creava
barriere a favore
degli shinigami. In una situazione normale forse non sarebbe stato
così
incredibile, ma possibile che non faceva altro?, si chiese la giovane
arrancar.
Guardo la giapponese, senza dire nulla. Poi tornò
all’attacco dei due
shinigami.
Il ragazzo
con gli occhiali, invece, sfoderò un arco spirituale e si
rivolse a Ichigo.
«
Kurosaki, andiamo. Dobbiamo aiutare Zaraki. »
Ichigo
si tenne pronto, ma assisteva alla scena. I due avversari si erano
ritrovati
coi vestiti strappati e qualche graffio, ma Ulquiorra riusciva a stare
al passo
di Kenpachi, il quale si stava divertendo un mondo.
« Vedo
che hai il fiatone, Schiffo o come ti chiami. » e aveva
ragione. « Vuoi fare
una pausa? »
« No. »
rispose lui, puntandogli la spada. « Sono ancora in grado di
combattere. »
« Meno
male. »
Ichigo
si fece avanti. « Ishida, andiamo! »
Ma a
fermarli fu Yachiru, piombandosi davanti a loro.
« Dico,
ma siete matti? Non vedete che Kennino sta combattendo? »
Il
ragazzo occhialuto che rispondeva al nome di Ishida spalancò
gli occhi, mentre
Ichigo sospirò con un sorriso. Effettivamente,
c’era da aspettarselo.
E comunque
a lungo andare Ulquiorra iniziò a trovarsi in
difficoltà; Zaraki era riuscito a
tagliargli un braccio, e Caliel aveva assistito alla scena. Si
deconcentrò, e
subì un violento attacco congiunto dei due shinigami.
Sputò un po’ di sangue,
ma si rialzò. Con gran stupore, vide che il braccio di
Ulquiorra si rigenerò a
una velocità sorprendente, e anche lo shinigami suo
avversario era sorpreso.
L’espada,
invece, riprese la spada e ripartì all’attacco.
« E così
questo bastardo può rigenerarsi. Davvero divertente!
»
Forse la
ragazza non aveva tutte queste ragioni per preoccuparsi;
notò che Ulquiorra si
era ripreso alla grande, tant’è che
riuscì a causare diversi tagli sull’addome
del nemico. Quello che non era normale era la risata isterica di
quest’ultimo;
possibile che trovava divertente essere affettato?
Caliel cercò
di schivare un nuovo attacco di Renji e si allontanò,
cercando di prendere
tempo. Quando vide che Zaraki stava approfittando di un attimo di
distrazione
dell’arrancar per sferrargli il colpo di grazia, lo difese
con uno dei suoi
campi di forza, più potente dei precedenti; la spada dello
shinigami sembrava
quasi essere inghiottita da quelle scosse rosse.
Tirò un
sospiro di sollievo, quando vide che l’operazione era andata
a buon fine. Orihime,
invece, la guardava delusa.
« Lo
difendi? » chiese.
Ma lei
sorrise. « Sì. » rispose, senza
vergogna. « Tu, invece? Non difendi Kurosaki? »
notando che Orihime stava zitta, continuò a parlare.
« Tu combatti per l’umanità,
per l’uomo che ami… Per uno strano senso di
responsabilità nei confronti di
chissà chi. Anch’io sto combattendo per qualcosa;
ho accettato il mio destino di
essere un arrancar, Orihime. » disse, facendo riferimento ad
Ulquiorra. « E
nonostante abbia questo nuovo corpo, non posso dimenticare quello che
è
successo prima. Non riesco a rinnegare ciò che mi ha
insegnato. E anche se per
te questo è un tradimento… Per me non lo
è. La mia morale è diversa dalla tua. Mi
stupisce che tu abbia rinnegato
così
facilmente ciò che lui ha fatto per te. Per amore di
Kurosaki. Hai fatto una
scelta, e la rispetto. Ma non venirmi a fare la predica per
ciò che io mi sono
scelta per me stessa. Te lo chiedo per favore. »
Non la
prese più in considerazione, dandole le spalle. Forse
Orihime aveva avuto l’impressione
di avere tutta un’altra persona, invece della Wendy che aveva
conosciuto, ma lo
stesso poteva dire lei di Orihime; non si aspettava quella delusione
negli
occhi. Credeva che un minimo di comprensione gliel’avrebbe
concessa. Ma non fu
così.
Andò di
corsa da un Ulquiorra stanco e provato dal combattimento, sanguinante.
Anche Kenpachi
lo era, ma continuava a ridere e non sembrava così segnato.
Si caricò
l’espada su una spalla e scappò, velocemente.
Diventare un arrancar le aveva
aumentato la velocità, mica male.
« Donna.
» disse Ulquiorra sorpreso. « Che stai facendo?
»
« Cerco
di salvarti la pelle. »
«
Perché? » chiese, ancora più sorpreso.
Caliel restò
in silenzio per un po’, cercando di trovare la scusa
più adatta. Ma la
spiegazione era una sola.
« Perché
io sono la tua fracciòn, Ulquiorra. »
Quella
fu una delle poche volte in cui Ulquiorra non riuscì a
trovare una risposta
convincente.
« Devo
trovare qualcuno che ti rimetta in sesto. » disse Caliel,
svoltando velocemente
l’angolo. « Di sicuro Barragan ha più
esperienza; andremo da lui. I suoi baffi
alla Einstein la dicono lunga. »
Ulquiorra
riuscì a ritrovare le parole. « Non aspettarti un
mio ringraziamento, donna. »
« Lo so
benissimo. »
Dopo un
altro momento di silenzio Ulquiorra disse « A proposito,
donna. »
« Che c’è?
»
« Chi
sarebbe Einstein? »