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Autore: _Pansy_    02/09/2005    21 recensioni
Tutti almeno una volta ci siamo ritrovati a fantasticare sullo strano, confuso e ambiguo rapporto di questi due particolari personaggi. Molti sono convinti che tra loro scorra amore, altri odio, altri ancora indifferenza, rancore o semplice simpatia, ma … quel è la verità a riguardo? Come si sono conosciuti, qual era il loro carattere, come hanno vissuto i loro primi e ultimi anni ad Hogwarts, cosa è successo o cosa non è successo in quelle mura e fuori nessuno lo sa con chiarezza … certo … ma se avrete la pazienza di seguire questa storia passo dopo passo scoprirete con gran stupore che in fondo, maghi purosangue o meno, non erano nient’altro che ragazzi …
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Draco Malfoy, Pansy Parkinson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Era una mattinata calda di mezza estate, quando questa storia ebbe inizio. Non pioveva da giorni nella vecchia Greenfresh, una cittadina del Winchester composta per lo più di vecchi contadini e imprenditori provincialotti con le loro famiglie vecchio stile.
I campi, come i giardini delle loro tenute, solitamente ben curati e definiti, erano secchi e raggrinziti per via della siccità che da giorni aveva messo in ginocchio il paese. L’unico rumore che aleggiava nell’aria e per le vie dei borghi era quello dei grilli che, padroni indisturbati della zona, davano sfogo a tutto il loro talento canoro, facendo compagnia a instancabili pastori e contadini, che sin dalle prime ore del mattino avevano iniziato a svolgere mansuetamente i loro compiti sacrosanti, occhieggiando talvolta con stupore e invidia i cancelli di un imponente, pericolante e semidistrutta villa nobiliare, oltre i quali facevano capolino prati di un verde stupefacente la cui vegetazione sembrava essere stata del tutto incolume al disastro climatico di quelle settimane.
La casa era posta al centro di un enorme radura incolta leggermente isolata dal resto del paese, cosa che contribuiva a renderla inquietante agli occhi dei cittadini abituati a scrutarla da lontano.
Molti di loro pensavano fosse stregata dal diavolo o comunque abitata da spiriti maligni che ribellatisi alle leggi divine si erano impossessati della casa, facendone all’interno il buono o il cattivo tempo. Numerose leggende erano nate su quella cupa dimora il cui proprietario era sconosciuto a tutti. Nessuno, infatti, si era mai presentato a quei cancelli per reclamare un qualche diritto … nessuno. Nemmeno una volta da secoli.
Gli abitanti la temevano e strane storie circolavano su di essa, storie di apparizioni e sparizioni misteriose e quanto di più bizzarro ci si possa immaginare. Che le voci fossero vere o false comunque non aveva alcuna importanza visto che la popolazione, nel dubbio, se ne teneva prontamente alla larga.
Niente di male, visto che lo scopo della casa era proprio quello: tenere fuori dai piedi più babbani possibili.
Già, perché quella, e qui bisogna dar ragione a quei vecchi superstiziosi inglesi, non era semplicemente una casa diroccata, abbandonata a sé stessa, ma l’abitazione di una delle più antiche e sinistre famiglie di maghi della Gran Bretagna: i Malfoy.
Il lussuoso maniero dei Malfoy agli occhi dei non maghi appariva infatti come una villa desolata e spettrale, tutt’altro che accogliente per qualunque essere umano. Potenti incantesimi di vigilanza la proteggevano da eventuali intrusioni babbane e non, garantendo una sicurezza totale al nobile lignaggio.
I Malfoy non amavano molto la compagnia dei babbani, anzi, per dirla tutta non li potevano soffrire nemmeno per un secondo. La loro sola vista li irritava profondamente e a stento riuscivano ad accettare l‘idea di viverci così a stretto contatto, ma dopotutto non avevano scelta, visto che i non maghi si stavano praticamente insinuando ovunque, persino in un paese inospitabile come Greenfresh. C’è da dire però che per decenni i Malfoy si erano “preoccupati” personalmente di tener pulito l’intero paese da quell’inutile plebaglia. Sfortunatamente per loro, negli ultimi anni la solfa era cambiata, prendendo tutt‘altra piega. Il sig. Lucius Malfoy aveva dovuto rinunciare con riluttanza a questo suo compito, a meno che non desiderasse ritrovarsi in pieno soggiorno l‘intero corpo Auror con tanto di bacchette puntate contro di sé e la sua famiglia. Lucius neanche a dirlo odiava scendere a patti con quei babbanofili del Ministero della Magia, ma non aveva altra scelta, ora che il suo padrone, Lord Voldemort, il più potente mago oscuro di tutti i tempi, era stato sconfitto da un insignificante neonato mezzosangue… un certo Harry Potter. Ora doveva andarci ancor più cauto con i suoi traffici d‘incantesimi e maledizioni illegali, perché sapeva di essere ancora tenuto d’occhio da alcuni diffidenti del Ministero nonostante fossero trascorsi ben nove anni da quando lui, insieme ad altri Mangiamorte, era stato incriminato di far parte delle schiere di Colui-che-non-deve-essere-nominato e trascinato davanti alla corte plenaria in attesa di essere processato. Fortunatamente per lui non trovarono elementi sufficienti per condannarlo ad Azkaban, la prigione dei maghi. Così al contrario di molti loro compari, i Malfoy vivevano una più che rispettabile vita da maghi, gestendo i propri affari con tranquillità garantendosi in breve tempo un successo pressoché immediato nei confronti di molte famiglie Purosangue e non disposte a credere alla loro innocenza in cambio di certi favori su piano economico. In poche parole la loro era un esistenza semiperfetta che talvolta incontrava qualche rischio ma che nel complesso non aveva alcun problema … per il momento. Ma questo è un argomento che ancora non ci sfiora, siamo nell’anno in cui l’unico erede dei Malfoy, un ragazzino di dieci anni coccolato e straviziato da sempre, sta per iniziare a fare i conti con quello che non sa ancora sarà il suo più grande cambiamento.
In una bella stanza al terzo piano dell’elegante maniero, infatti, un bambino avvolto in soffici e fresche coperte di lino dormiva ancore della grossa, sbuffando tranquillamente nel sonno, incurante del sole che già da un paio d’ore filtrava oltre le spesse tende argentee della sua camera. Stava sognando di vivere su un enorme albero secolare di un brillante color lattuga, intorno a lui vi erano animali di tutti i tipi e lui, con in testa una corona e in mano uno scettro di legno, se ne andava a destra e a manca colpendo le povere bestiole che si rifiutavano di obbedirlo. La cosa andava avanti da un bel po’ con immensa delizia del ragazzino, abituato a comandare anche nel sonno. Ad un tratto però una grossa scimmia calva, stanca di essere colpita sulla pelata, diede uno strillo acuto facendolo arretrare di qualche passo, turbando così la sua quiete.
- Fifone, fifone, fifone!- scimmiottò quest’ultima, presa di scatto da un insulso attacco di risa che l’aveva costretta a tenersi legata all’albero con la sola coda pelosa perché le mani le reggevano il pancione grasso.
- Non sono un fifone stupida bestiaccia!- sbottò il giovane prendendo a menar pugni su e giù nel tentativo di colpirla. Ma la scimmia sembrava stranamente irraggiungibile. Più si sforzava e più le sembrava che questa si allontanasse da lui ridendo a crepapelle. Ad un tratto però il suo pugno teso cozzo contro qualcosa di solido … ma non era la scimmia che aveva colpito perché la vocetta che ne seguì non aveva proprio nulla di scimmiesco.
- Ouch, ahi, padroncino Draco, padrocino Draco! Deve alzarsi signore, ahi! Suo padre l‘aspetta! Ouh …-
Draco spalancò improvvisamente gli occhi nell’udire il suo elfo domestico lagnarsi sotto i suoi pugni frenetici. Si rizzò a sedere di scatto controllando attentamente la sua stanza. Non vi erano né rami né tanto meno scimmie calve lì intorno. L’armadio, i giocattoli e il poster di Super Wizard erano tutti al loro posto in perfette condizioni come sempre. Tirò un lento ma profondo sospiro di sollievo nel constatare che anche la sua collezione di fumetti era intatta … era stato solo un sogno … nessuno lo stava prendendo in giro.
Si stava calmando. Draco odiava essere contestato quasi quanto amava farlo a sua volta. Sbadigliò sonoramente stropicciandosi gli occhi gonfi.
- Perché mi hai svegliato Dobby? Sono solo le dieci!- sbottò irato notando che la sua sveglia a forma di civetta segnava un orario a lui insolito per il risveglio. In genere il signorino sfiorava le undici e mezza.
- Signorino Draco, Dobby deve svegliarla! Padron Lucius vi manda a chiamare e …-
- Mi hai fatto male!- lo interruppe Draco in tono per nulla convincente sventolando davanti agli occhi ambrati dell’elfo una mano pallida e ben curata.
- Come signore?- chiese questo con una certa audacia, stupito dall’esclamazione del ragazzo a cui non aveva, e non avrebbe osato torcere un capello neanche volendo.
- Sì … Dobby … la tua testa è troppo dura e mentre ti colpivo mi sono fatto male! Ecco guarda!- finse di piagnucolare il biondino mostrando un ematoma inesistente sulle sue nocche serrate - E poi come osi dubitare della mia parola! Punisciti … ecco ti concedo l’onore di usare quella mazza laggiù!-
E così dicendo indicò l’altro capo della stanza dove un paio di mazze da Quidditch erano disposte su una mensola in bella vista belle luccicanti. L’elfo gli lanciò uno sguardo supplichevole ma non emise suono mentre si voltava in direzione delle mazze e prendeva a darsele contemporaneamente in testa.
Draco sghignazzò. Lo divertiva sempre vedere Dobby darsele di santa ragione. Sin da quando era piccolo era sempre stato il suo divertimento maggiore vederlo saltellare di qua e di là con una dozzina di bernoccoli in testa.
- Uhm … credo che così possa bastare … ora, perché mio padre mi ha fatto chiamare? - chiese con voce annoiata incrociando le gambe sotto le lenzuola, ponendo fine a quello spettacolo grottesco che si era protratto troppo a lungo per attirare ancora la sua attenzione.
Dobby barcollò leggermente sotto il suo peso mentre con gli occhi di traverso cercava di raggiungere il letto del ragazzo per appoggiarvisi alcuni secondi e riacquistare lucidità.
- Dovete andare nel Northampton, signore- gracchiò quando fu di nuovo abbastanza cosciente per poter parlare, massaggiandosi la testa arrossata.
- E che ci andiamo a fare a Nothampton?-
Dobby lo fissò stralunato con i suoi occhioni a palla per qualche secondo prima di decidersi ad aprir bocca pur non emettendo suono.
- A conoscere la tua fidanzata-. Ma non era stato Dobby a rispondere alla sua domanda. Un uomo alto, dai profondi occhi grigi e l’abito nero lo scrutava amorevolmente dalla soglia, le braccia conserte e un sorriso sulle labbra - Non dirmi che te ne sei già dimenticato …-
Draco fissò con un certo imbarazzo la sagoma di suo padre già vestito di tutto punto per alcuni secondi prima di spostare il suo sguardo nuovamente sull’elfo, il quale si era prontamente inchinato all’ingresso del padrone sfiorando la moquette con il suo lungo naso a matita.
- Oh … sì … quella … - sbiascicò il biondino per niente entusiasta della cosa … ed altronde chi lo sarebbe stato al suo posto? Una fidanzata lui … figuriamoci! Lui era un uomo, che bisogno aveva di una stupida petulante con i codini e le bambole di porcellana? Cioè una fidanzata è completamente inutile … a che serve? Non capiva perché suo padre e sua madre ci tenessero tanto a procurargliene una quando potevano optare per una ben più gradita scopa da corsa. Certe volte gli adulti erano proprio stupidi e sebbene lui in genere non contraddicesse mai suo padre o le sue idee quella volta non riuscì proprio a trattenersi.
- Ma perché devo avere una fidanzata?- chiese d’impulso con il suo miglior tono di voce lagnosa giocherellando con i lembi del lenzuolo stropicciato. Solitamente bastava una smorfia e qualche lacrima ben piazzata per ottenere tutto ciò che voleva. Magari … se si fosse impegnato per benino … non avrebbe dovuto conoscere quella sciocca ragazzina …
Lucius gli lanciò un occhiata tra il divertito e il severo prima di abbandonare la soglia e avvicinarsi a lui, le braccia sempre incrociate.
- Perché è ciò che io e tua madre vogliamo - rispose con tranquillità afferrando un’estremità della coperta nel tentativo di tirarlo giù dal letto, ma Draco fu più lesto e vi si nascose sotto, scalciando.
- No, no e no! Io odio le ragazze! Sono così stupide! Le odio e non mi fidanzerò mai con nessuna! Mai!- piagnucolò il ragazzino disperato aggrappandosi al cuscino, dimenandosi come un’ossessa.
- Draco … - sibilò suo padre afferrandogli i piedi per impedirgli di colpirlo. Ma era inutile, non aveva la minima intenzione di mollare la sua resistenza. Niente al mondo lo avrebbe persuaso dal fidanzarsi. A lui non interessava e non serviva … per lo più quel pomeriggio andava in onda l’ultimo episodio del suo cartone animato preferito e una ragazza non valeva certo tanto.
Ad un tratto però, dopo parecchi minuti di lotta, Lucius mollò la presa e si allontanò di qualche passo in direzione della porta senza fiatare. Draco si sentì la vittoria in pugno.
“ Evvai, ce l’ho fatta! Ah ah …” pensò soddisfatto il biondino gongolando con il viso premuto sul guanciale e le orecchie tese a captare ogni suono. Quando non sentì più nulla si azzardò a mettere di nuovo fuori la testa. L’elfo era accasciato a terra vicino all’armadio completamente immobile tanto che sembrava una pessima imitazione di un peluche sporco, suo padre invece era di nuovo sulla soglia l’aria furba e calcolatrice di chi sta tramando qualcosa.
Draco deglutì indeciso se azzardarsi a parlare o meno. Non era proprio sicuro di avercela fatta quindi non voleva rischiare. Comunque non ci fu bisogno di lui perché un minuto dopo Lucius scandì con voce forte e chiara la sentenza.
- D’accordo, se non la vuoi conoscere pazienza … (e a queste parole il sorriso di Draco si fece ampio come quello di un rospo ben nutrito) … però … bè, peccato per quella scopa da Quidditch … fa niente …-
Il sorriso svanì dalle labbra del ragazzo.
- Scopa da Quidditch? Che scopa da Quidditch?- chiese con uno strillo soffocato saltando in ginocchio sul letto, gli occhi spalancati e pieni di desiderio. Adorava volare sulla scopa di suo padre, ma fino ad ora questi non aveva mai accennato a comprargliene una che fosse esclusivamente sua. Diceva sempre che era ancora troppo piccolo per apprezzarla veramente.
- Oh bè sai … pensavo che come premio avrei potuto regalarti la nuova Tornato, sai quella che ti piace tanto, ma bè … visto che non vuoi proprio conoscere questa ragazza … sarà per un’altra volta … forse …- spiegò l’uomo con noncuranza, scrollando le spalle, in quella che pareva un’aria rassegnata.
Draco lo fissava a bocca aperta. Una scopa … una scopa nuova … sua … proprio sua … la Tornato ultimo modello che aveva visto in centro con sua madre … quella col manico nero e i rametti perfettamente allineati … che sogno … ma l’avrebbe avuta solo se fosse andato a Northampton a conoscere la sua fidanzata. Era evidentemente in difficoltà sul da farsi e l’aria corrucciata ne era la prova lampante.
- Ti lascio riposare, vado a spedire un gufo per declinare il nostro invito … che peccato però … - disse Lucius d’un tratto afferrando il pomello d’oro della maniglia e affrettandosi ad uscire dalla stanza.
- Papà! - urlò il ragazzino scivolando giù dal letto inseguendo il padre alla porta con il pigiama di Super Wizard tutto attorcigliato al collo.
- Si?- fece questo con falsa sorpresa voltandosi e inarcando le sopracciglia bionde.
- Uhm … va bene ci vengo … ma la scopa me la compri?- mugolò docile docile con gli occhietti azzurri pieni di speranza puntati in quelli del padre.
Malfoy senior lo squadrò enigmatico, ma chiaramente divertito, per un po’, prima di sorridere compiaciuto inclinando il capo in un breve cenno di assenso.
Draco alzò i pugni in segno di vittoria, felice come una pasqua osservando il padre sparire oltre la rampa di scale che lo aveva congedato brevemente ordinandogli di lavarsi e vestirsi in fretta perché di lì a una mezz‘ora sarebbero partiti. Il biondino eseguì di buon grado i suoi ordini mentre Dobby gli preparava con cura i vestiti per la giornata. Canticchiava allegro, adesso. Avrebbe avuto una Tornato! Chi se ne importava in fondo se per averla avrebbe dovuto passare una giornata con una ragazza … una Tornado valeva questo ed altro! Peccato però che l’idea che un bambino di dieci anni ha sul fidanzamento sia un tantino diversa da quella che hanno la maggior parte delle persone. E di questo se ne sarebbe accorto presto …

Un ultima cosa! Un grazie mille infinito a coloro che hanno letto questo mio primo capitolo e hanno deciso di iniziare a seguire la storia! Spero vi sia piaciuta ... vi prego fatemi sapere com'è andata! Grazie grazie grazie...


  
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