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Autore: Darik    03/06/2010    0 recensioni
E' dunque giunto il momento del confronto finale! I nodi vengono al pettine, si chiudono i conti in sospeso e non si fanno prigionieri. Nota: questo racconto si colloca dopo FMP The Second Raid.
Genere: Azione, Avventura, Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: Spoiler!
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- Questa storia fa parte della serie 'Operazione Hunting'
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5° CAPITOLO

Hela fronteggiava l’AS nero, che con una mossa inaspettata, le aveva sottratto le sue spade.

Questo rievocò nuovamente in lei il ricordo delle sensazioni di seccatura.

Ma non sarebbe successo di nuovo.

“Siamo riusciti a disarmarla. Adesso l’unica cosa di cui dobbiamo preoccuparci veramente è il suo tocco energetico” disse KITT.

“Da pericolosissima è diventata molto pericolosa, un bel guadagno” commentò Yu Fan.

La cui attenzione non diminuì per niente.

Hela si era già dimostrata troppo imprevedibile.

E sembrò che volesse confermarlo nuovamente, quando i suoi pugni si caricarono con l’energia del Lambda Driver.

Hela partì con un attacco fulmineo, mirando alle gambe di KITT.

Con un potente calcio dietro le ginocchia lo fece piegare in avanti, e cominciò a rifilargli un colpo dietro l’altro nel ventre.

Il possente AS sussultava a ogni colpo.

Poi Hela saltò sopra di lui e con le mani giunte gli diede un doppio pugno sulla testa.

KITT cadde in avanti e l’arma di Amalgam gli atterrò sulla schiena, continuando a colpire.

Il suo obbiettivo era chiaramente l’abitacolo.

“Maledetta!” esclamò Yu Fan, che fece girare sulla schiena KITT in modo da costringere Hela a saltare per non finire schiacciata.

Ma Yu Fan non si limitò a questo, e cominciò a far ruotare le gambe dell’AS.

In questo modo Hela dovette atterrare altrove, anziché limitarsi a ricadere stavolta sul petto del nemico per continuare il lavoro.

Non appena Hela toccò il pavimento, KITT subito si rimise in piedi e indietreggiò.

“Che umiliazione. Preso a pugni da qualcuno alto appena un metro e settanta” si lamentò KITT.

“La situazione non è cambiata granché. La sua velocità e la sua agilità sono troppo superiori alle nostre. Serve un’altra idea”.

Yu Fan avrebbe potuto usare anche lei colpi caricati col Lambda Driver, ma essendo Hela sul De Danaan, rischiava di trasformare quest’ultimo in un colabrodo.

Improvvisamente Hela ripartì all’attacco.

Per un pelo l’AS nero evitò l’attacco e cominciò a saltare da un punto all’altro del sottomarino, inseguito da Hela in una specie di balletto.


L’Arbalest era entrato nella foresta, al cui centro c’era una piccola radura.

Nessuna traccia dei cinque M9.

“Devono aver usato l’ECS” suggerì AL.

“Probabile. E noi faremo altrettanto” rispose Sousuke.

Anche l’Arbalest diventò invisibile.

Cominciò a muoversi in mezzo alla vegetazione, facendo attenzione che i suoi passi non fossero eccessivamente rumorosi.

Quella era una situazione in cui si era già ritrovato tante volte, e potendo contare sulla potenza dell’Arbalest, non avrebbe avuto eccessivi problemi.

Però stavolta a bordo degli AS nemici c’erano dei suoi compagni intrappolati, quindi non poteva colpire per distruggere.

Soprattutto non poteva usare il Lambda Driver per attaccare.

Inoltre Sousuke si rese conto che in quella foresta l’ECS era relativamente inutile, perché l’erba era molto alta, e venendo calpestata dall’AS, ne tradiva la posizione.

Nella foresta regnava il silenzio assoluto, rotto solo dal cinguettare di alcuni uccelli.

Improvvisamente delle raffiche di colpi arrivarono da destra, Sousuke balzò in avanti e sparò alcuni colpi in quella direzione all’altezza delle gambe.

Attese, e non successe niente.

Prudentemente si mosse verso il punto dove aveva sparato, ma non vide nessun segno che indicasse la presenza di un AS, anche invisibile.

Sousuke ricominciò a muoversi, cercando di stare il più vicino agli alberi in modo da avere una protezione nel caso tentassero di colpirlo da lontano.

Sentì alcuni rumori dietro di lui.

“Attenzione. Granate!” esclamò AL.

Sousuke si buttò di lato, le granate esplosero fragorosamente.

Girandosi verso la direzione da cui erano arrivate le granate, Sousuke sparò altri colpi.

E di nuovo non sembrò ottenere altri risultati.

Subito dopo arrivarono altre due granate.

Stavolta si trattava di fumogeni, che riempirono tutta l’area con un denso fumo bianco.

A quel punto altre raffiche di colpi sembrarono arrivare da tutte le direzioni, scatenando un inferno.

Sousuke attivò il Lambda Driver in funzione difensiva, ma cosi facendo l’ECS veniva meno, e lui diventava un bersaglio ancora più scoperto.

Quindi disattivò il Lambda Driver per ripristinare l’ECS, e si buttò a terra, strisciando fino a uno sperone roccioso circondato dalla vegetazione.

La pioggia di proiettili cessò.

“Vediamo di riordinare le idee: se non riusciamo a vederli, non può essere solo l’ECS. Riescono a spararci da tutte le direzioni, noi invece colpiamo il vuoto. Perché?”

“Forse ho la soluzione, sergente”.

“Ovvero, AL?”

“Quando eravamo in volo le ho chiesto chi fosse il nemico. Lei ha risposto gli AS della Mithril incaricati di proteggere l’isola, cui avevano sabotato il computer di bordo. Ma se quegli AS dovevano proteggere quest’isola, è probabile che nella memoria centrale avessero inserito la mappa geografica dell’isola. Questo potrebbe essere il loro vantaggio”.

“E’ vero! Conoscono alla perfezione, al contrario di noi, questo territorio, quindi sanno come muoversi, e sanno dove nascondersi in modo da colpire senza essere colpiti a loro volta”.

“Questo però non risolve il problema di stanarli”.

“Forse ho un’idea, AL”.


“Questo balletto comincia a stancarmi, Yu Fan”.

“Anche a me, KITT. E va bene, fatti sotto Hela!”

L’As nero atterrò strisciando con i piedi lungo il ponte del De Danaan, e contemporaneamente si girò.

Hela cadeva verso di lui.

Yu Fan allora decise di andarle incontro saltando e tenendo un pugno in avanti.

Hela fece altrettanto.

I due avversari s’incontrarono a mezz’aria.

Anche i loro pugni.

L’aria cominciò a strepitare, caricandosi con l’energia del Lambda Driver, e facendoli restare sospesi.

Poi con uno scoppio silenzioso, le energie di entrambi respinsero l’altro.

Atterrarono in piedi, e appena toccò il ponte, Hela tornò all’attacco.

KITT si accorse di strane scintille intorno alla mano destra di Hela, capì di cosa si trattava e scansò il colpo arretrando.

“Ha usato lo stesso colpo di prima” disse l’intelligenza artificiale.

“Che vuoi dire?”

“Aveva delle scintille d’energia intorno alla mano. Voleva usare nuovamente il suo tocco energetico su di me, come ha fatto al castello. Ma è un’esperienza che non voglio ripetere”.

“Tocco energetico? Ma certo! KITT, ho un’idea. Rischiosa, ma può funzionare”.

Hela vide il nemico arretrare fino a scomparire dietro la torre di navigazione del De Danaan.

Fece per seguirlo, ma si fermò: se si era nascosto come l’altra volta, allora forse stava tramando qualcos’altro.

Questa volta non avrebbe corso rischi, e sarebbe rimasta ferma dove si trovava, fino a quando il nemico non fosse ricomparso.

Allora avrebbe usato ancora il suo tocco energetico, la sua unica arma che era stata in grado di mettere veramente fuori combattimento quell’AS.


Il computer di bordo del M9 scrutava, nascosto sulla cima di un grosso albero, la zona circostante alla ricerca dell’Arbalest.

Invisibile grazie all’ECS, il robot si era posizionato su quell’albero, circondato da rami molto spessi, che dava sulla radura interna alla foresta.

In questo modo, prendendo la mira tra le fronde, poteva colpire chiunque passasse nella radura.

Mentre i colpi dell’obbiettivo venivano parati dai rami.

Però c’era qualcosa di strano: prima riuscivano a individuare il nemico identificato come l’Arbalest grazie alle tracce che lasciava sull’erba alta, anche se era invisibile.

Adesso da alcuni minuti, nulla si muoveva nell’erba.

L’Arbalest sembrava svanito.

Poi ci fu un tonfo, un cespuglio a cinquanta metri di distanza si mosse.

L’M9 sparò in quel punto.

Niente.

Si guardò in giro, quando qualcosa d’invisibile gli sfondò la faccia.

Come se lo avesse colpito un pugno.

Anche un secondo M9, nascosto dentro una cavità rocciosa, aveva gli stessi problemi.

Quello che appariva come un unico, grosso blocco di roccia, in realtà all’interno era cavo, e vi si accedeva tramite una spaccatura alla base.

Sulla superficie della roccia c’erano poi varie fessure di piccole dimensioni, perfette per colpire restando nascosti.

Un altro tonfo, stavolta nell’ebra alta, e l’M9 sparò.

Niente.

Poi un sibilo, e una serie di proiettili in rapida successione lo colpì in piena fronte distruggendogli la testa.

****

“Un altro…” commentò sbigottito l’operatore di Amalgam.

Dalla loro postazione controllavano anche l’andamento della battaglia sull’isola.

E un altro M9 da loro controllato era appena stato distrutto dall’Arbalest.

“Ma dove si è nascosto quel dannato?”

Era inutile aspettarsi che a questa domanda rispondesse Cameron, preso com’era dal contemplare estasiato le due battaglie.

Sembrava che sia Yu Fan che Sagara avessero elaborato un piano preciso.

E questo lo eccitava assai.

Nel frattempo, un terzo M9 veniva distrutto dall’Arbalest. E poco dopo anche un quarto.

“Maledetto Sousuke Sagara!” sbottò l’operatore.


“Ne è rimasto solo uno, AL”.

“Crede che adesso possiamo scendere, sergente?”

“Non dirmi che soffri di vertigini? Sarebbe il colmo per un computer”.

“No. E che preferirei un finale più spettacolare”.

“Che razza di idee” esclamò seccato Sousuke.

Che si chiese come facesse AL a non rendersi conto che già quello che stavano facendo era molto spettacolare.

Ma forse la risposta sfuggiva alla sua AI perché quel piano era sia spettacolare che poco appariscente.

In fondo, quanti piloti di AS erano in grado di manovrare quei bestioni di metallo facendoli muovere sui rami degli alberi?

Poiché a terra erano troppo scoperti, Sousuke aveva deciso di passarci sopra.

E ora l’Arbalest passava da un ramo all’altro, silenzioso e preciso come un ninja, passando anche sopra quei rami che non sembravano affatto in grado di reggere il peso di un AS.

E sicuramente se al posto di Sousuke ci fosse stato un altro pilota, sarebbe stato cosi.

Tuttavia già durante il combattimento con i Venom a Hong Kong, Sousuke aveva dimostrato che per compiere il suo dovere era capace anche di violare qualche legge della fisica.

Da là sopra, lasciava cadere qualche rametto per costringere il nemico a scoprirsi facendo fuoco.

Il mirino computerizzato di AL e il fucile facevano il resto.

Ora bisognava stanare l’ultimo M9.

Sousuke cominciò a far cadere altri piccoli rami, ma stavolta niente si muoveva.

Forse l’ultimo nemico aveva capito la sua tattica.

Allora c’era un’unica soluzione.

“AL, avevi detto di volere un finale spettacolare?”

“Si, sergente”.

“Allora ti accontenterò”.

L’Arbalest saltò giù dagli alberi e non appena atterrò, l’ultimo M9 aprì il fuoco.

Sousuke si girò verso la direzione da cui proveniva il fuoco, incurante dei colpi che riceveva poiché l’Arbalest era molto robusto, estrasse il pugnale e lo lanciò con tutta la forza dei servomotori del braccio sinistro.

Il pugnale percorse all’inverso la traiettoria dei proiettili, intercettandoli, deviandoli e tagliandoli.

E attraversando un grosso tronco cavo e steso a terra, si conficcò in mezzo agli occhi del M9, appostato dentro una buca.

Una piccola esplosione, Sousuke la vide, a grandi balzi raggiunse l’AS e con un calcio lo decapitò.

“I miei complimenti, sergente. Bella mossa”.

“Grazie AL. Se avessi fatto cosi prima, in attesa di localizzare ciascun cecchino, il fuoco degli altri avrebbe potuto farci a pezzi. Una simile mossa davanti ad un solo avversario potevo concedermela. Ora torniamo dagli altri. Ci sono due questioni in sospeso”.


Hela restava ferma sul De Danaan.

Attendeva Yu Fan e il suo AS nero.

Quest’ultimo rispuntò con un ampio balzo, mettendosi davanti ad Hela.

Stavolta non sembrava averle teso agguati.

Ma visto che il suo ECS era in grado di rendere invisibile anche quello che lo circondava, Hela controllò con i sensori inseriti nei suoi occhi che non avesse addosso qualche tipo di arma resa invisibile.

Non vide nulla.

Allora decise che quello sarebbe stato l’attacco definitivo.

D’altronde la sua base l’aveva appena informata che l’operazione Hunting si poteva considerare fallita.

L’unica possibilità rimasta ad Amalgam per salvarsi dalla sconfitta totale, era affondare il De Danaan.

E per farlo quell’AS nero andava distrutto.

Quindi si preparò a sfruttare il suo tocco fatale, concentrando al massimo la sua energia nella mano.

Infine corse incontro all’AS nero.

Che fece altrettanto.

A grandi e rapidi passi, i due contendenti si avvicinarono l’uno all’altro.

Hela allungò un braccio per colpire al ventre l’AS.

Che contemporaneamente si piegò in avanti.

E non appena la mano di Hela toccò la scura corazza, sulla schiena di KITT apparve come dal nulla Yu Fan.

La ragazza sferrò un calcio con tutta la sua forza sul volto mascherato di Hela, cogliendola di sorpresa.

“ORA!!!” gridò Yu Fan.

Un lampo percorse il corpo di KITT, andando dal ventre alla mano sinistra.

La stessa mano colpì violentemente Hela, scagliandola indietro.

Hela gridò, un grido orribile, straziante, una voce umana mescolata con quella che può avere un robot.

Con il corpo scosso da violentissimi fremiti e attraversato da scariche della sua stessa energia, Hela piombò in acqua.

Non appena tutta l’energia in eccesso entrò in contatto col mare, ci fu un’esplosione violentissima, che fece vibrare l’intero De Danaan e alzò un’altissima colonna d’acqua circondata da lampi.

Dopo un tempo breve e allo stesso tempo interminabile, la situazione si calmò.

E Yu Fan e KITT osservavano il punto dove Hela era esplosa.

“Il tuo piano ha funzionato Yu Fan”.

“Non si aspettava di essere attaccata direttamente da me, nascosta sulla tua schiena. Quei pochi secondi di sorpresa ti hanno permesso di convogliare l’energia della sua scarica nella tua mano per rispedirla al mittente”.

“Un buon lavoro di squadra” commentò soddisfatto il computer.

Al che Yu Fan risalì dentro KITT.

Non appena l’abitacolo si chiuse, la ragazza si rilassò sul sedile.

“Aaahh, che male. Temo di essermi rotta il piede dandole quel calcio”.

“Eppure poco fa non mostravi il minimo dolore” le fece notare KITT.

“Non mi andava di mostrarmi sofferente davanti a quelli della Mithril”.

“Be, allora, confidenza per confidenza, ti comunico che la tua idea di incanalare attraverso il mio corpo l’energia della scarica, ha funzionato ma ora ho tutto i meccanismi interni del braccio fusi!”

“Scusa. Com’è andata a Sagara?”

“Dalle trasmissioni che ricevo, tutto bene”.

“Bene, allora è rimasta una sola questione da sistemare”.

****

Fallimento.

Questa era la parola che risuonava nella testa di tutti i presenti nella base di Amalgam, ad eccezione di Cameron che davanti all’astuzia e abilità di Xiu-Yu Fan e Sousuke Sagara, si era eccitato quasi al punto di piangere, blaterando cose incomprensibili sulla logica della distruzione e similari.

L’operazione Hunting, gli obbiettivi paralleli, era tutto fallito.

I delegati erano salvi, il De Danaan non era stato affondato, Hela era stata distrutta e siccome i partecipanti al summit erano stati salvati dall’Arbalest, la Mithril aveva buone possibilità di salvare la faccia agli occhi delle potenze del mondo.

Però si ricordarono che c’era ancora qualcosa che Amalgam poteva fare alla Mithril.

Tanto loro controllavano ancora il sistema di comunicazioni dell’organizzazione nemica, quindi potevano bloccare qualunque comunicazione verso l’Italia fino a quando per la Mithril non sarebbe stato troppo tardi.

Anzi, la cosina stava avvenendo proprio in quel momento.

Improvvisamente tutti gli schermi della base s’illuminarono di rosso.

Qualcuno stava violando i principali database di Amalgam.

****

ITALIA

L’elicottero disattivò l’ECS quando fu giusto sopra lo spiazzo al centro del cantiere, che fungeva da copertura per la base della Mithril.

Tuttavia era incredibilmente silenzioso, quindi non disturbò la quiete serale.

Alcuni riflettori si accesero, illuminando l’elicottero da cui scesero cinque uomini in divisa militare con sopra lo stemma della Mithril.

Da un capannone uscì un gruppo di dieci persone, guidate dal maggiore Ottaviani e dal suo amico Sergio.

Al centro c’erano Melissa e Tessa.

Solo la prima era ammanettata con le mani dietro la schiena.

Tessa era invece tenuta per le braccia da due soldati.

Andarono incontro agli uomini scesi dall’elicottero.

“Maggiore Ottaviani” si presentò l’uomo facendo il saluto militare.

“Capitano Stern” rispose l’altro con lo stesso saluto.

“Vi diamo in custodia i due soggetti per scortarli al quartier generale”.

“Non si preoccupi, saranno in buone mani” rispose Stern.

Il gruppo si aprì per consegnare le due donne.

Quando Melissa guardò in faccia uno dei cinque nuovi arrivati e spalancò gli occhi.

“Ma uno di quegli uomini…. Io l’ho già visto… al castello di Amalgam!”

Visto che nessuno credeva loro, non ci pensò due volte a reagire: agilmente con un salto fece passare le braccia sotto le gambe piegate, e con una serie di calci allontanò tutti gli uomini che aveva intorno.

“Tessa, scappa! E’ una trappola!”

Ma prima che Tessa potesse fare qualunque cosa, uno dei cinque uomini colpì Melissa al ventre con un pugno, e un altro la colpì alla schiena, sbattendola a terra.

“Melissa!!” gridò spaventata Tessa, che le andò vicino e s’inginocchiò per aiutarla.

Uno degli uomini che aveva colpito l'ufficiale della Mithril, afferrò Tessa per dietro il collo, costringendola ad alzarsi.

“Venite con noi senza fare troppe storie!” tuonò Stern.

Il gruppo di soldati italiani osservò in silenzio le due ragazze che di peso venivano trascinate verso l’elicottero.

Sergio notò che il maggiore Ottaviani apriva e chiudeva in continuazione una mano.

“Marco, cosa c’è?” gli chiese sussurrandogli in un orecchio.

“Sergio, visto che siamo amici, ti prego fa quello che ti dico di fare. Tanto se la potranno prendere solo con me”.

“Ma di che parli?”

Il maggiore s’incamminò verso i cinque uomini.

“Capitano Stern?”

“Si?”

Stern si voltò e si ritrovò la pistola di Ottaviani puntata contro la fronte.

“Ma… ma maggiore…. È impazzito?!” sbottò Stern.

Sergio si sentì rizzare i capelli.

“Qualcosa non mi quadra. Cosa sia non lo so, comunque non mi piace. Ho deciso che saremo noi a consegnare quelle due al quartier generale!”

“Io non le permetto di…”

Ottaviani premette la punta della sua pistola sulla fronte di Stern.

A quel gesto, gli uomini di Stern fecero per estrarre le armi ma Sergio li aveva preceduti e a un suo cenno gli italiani avevano già estratto le loro armi.

Gli uomini di Stern si ritrovarono con pistole e fucili puntati contro, mentre loro stavano ancora con la mano sulla fondina.

I soldati del maggiore non capivano cosa stesse succedendo, ma dovendo scegliere tra degli sconosciuti e il loro superiore, scelsero il secondo.

Stern e Ottaviani si scrutarono negli occhi: alla rabbia e allo stupore del primo, si contrapponeva la calma impassibile del secondo.

Dopo diversi interminabili attimi carichi di tensione, alla fine Stern dovette cedere.

“Ritiriamoci” ordinò.

I suoi uomini lasciarono Melissa e Tessa e salirono sull’elicottero.

Stern puntò minaccioso il dito contro l’ufficiale italiano.

Che per tutta risposta fece il saluto militare con un sorriso di sfida.

Risaliti tutti sull’elicottero, quest’ultimo decollò e rendendosi invisibile scomparve nella notte.

La tensione si allentò.

“Cosa diavolo ti è preso? Ti rendi conto di quello che hai fatto?!” esclamò Sergio affiancando l’amico.

“Si. E so che se sono fortunato mi nomineranno addetto alla pulizia dei bagni in qualche carcere. Però questa volta ho voluto seguire il mio istinto, e non me ne pento”.

“Tu sei proprio impazzito!”

“Grazie…”

A quella voce abbastanza flebile, i due uomini si voltarono.

Tessa, inginocchiata vicino a Melissa ancora dolorante per i colpi subiti, guardava Ottaviani con occhi pieni di riconoscenza.

Di fronte a quella vista, il maggiore arrossì leggermente.

E sempre di più sentiva dentro di se di aver fatto la cosa giusta.

Continua…

  
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