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Autore: Botan    17/06/2010    5 recensioni
“Là dove c’è luce, si annida sempre l’oscurità, nera come pece. Fin dai tempi antichi, gli esseri umani hanno conosciuto la paura dell’oscurità. Ma un giorno, grazie alla spada di un cavaliere capace di fendere le tenebre, gli esseri umani ritrovarono la luce della speranza.”
Genere: Romantico, Sovrannaturale, Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Nell’accogliente camera messa a disposizione dei due ospiti, dalla famiglia Yamagatana, un raggio di sole ricadde sul materassino imbottito appoggiato al suolo, mentre Kaoru, investita in viso da quel fascio, non poté fare a meno di riaprire le palpebre

                                        Fedeltà

                                           #11

 

 

 

 

 

“L’oscurità inghiotte la luce, e piega l’animo impuro dell’uomo.  

Brilla nell’era, così come ordina la canzone del destino, e splende al chiaro di luna la luce di un cavaliere solitario. Una luce nell’oscurità.”

 

 

 

 

 

Nell’accogliente camera messa a disposizione dei due ospiti, dalla famiglia Yamagatana, un raggio di sole ricadde sul materassino imbottito poggiato al suolo mentre Kaoru, investita in viso dal fascio, non poté fare a meno di riaprire le palpebre. Si portò istintivamente una mano davanti agli occhi, per ripararsi dalla luce che gli dava un po’ fastidio. Ancora assonnata, prese a sbadigliare, in seguito si mise a sedere spingendo il busto in avanti, e si grattò la nuca.

Fece un altro sbadiglio, coprendolo stavolta con il dorso della mano, e lo sguardo le scivolò sul lato accanto a lei, quello in cui avrebbe dovuto esserci Kouga.

Il posto era vuoto.

Doveva essersi alzato da molto tempo prima di lei, con una tale silenziosità da non farle sentire neppure il minimo rumore.

Si mise in piedi, portando le braccia sopra la testa per stiracchiarsi, dopodichè raggiunse la finestra e guardò fuori.

Lo sguardo le si illuminò all’istante.

Gettò una rapida occhiata alla sacca marrone, che conteneva i suoi strumenti più preziosi, e sorrise, pronta ad iniziare quella giornata nel migliore dei modi: – Oggi pittura! Mettiamoci subito all’opera!

 

 

 

 

 

                                                                            ***

 

 

 

 

 

- Deve essere quella laggiù. – enunciò Zarba, il millenario Madougu dalla loquace parlantina, riferendosi ad una piccola casupola, che di primo acchito somigliava di più ad una vera e propria baracca fatta di legname marcio e putrido – Sembra venire giù da un momento all’altro. – commentò l’anello, ma non aveva tutti i torti.

Lo spadaccino la raggiunse con sveltezza, dopodichè batté un colpetto sulla porta con la mano, e rimase ad aspettare che qualcuno venisse ad aprirlo.

 

- Chi è? – tuonò la voce di quel “qualcuno”. Sembrava per giunta essere piuttosto irritata.

 

- Mi chiamo Kouga Saejima, signore. – dichiarò il ragazzo, presentandosi come da prassi. E non appena il misterioso tizio sentì quel cognome, si decise ad aprire.

Spalancò l’anta, che emise un fastidioso gracidio a causa dei cardini completamente ricoperti di ruggine, e squadrò minuziosamente l’inatteso ospite. – Sei un parente di Taiga?

 

- A dire il vero, sono il figlio. – precisò, poi gli chiese: - Lei, conosceva mio padre?

 

- Di vista. Una volta abbiamo avuto modo di parlare. – disse sbrigativo lo strano tizio. Kouga lo guardò con attenzione e curiosità. Aveva i capelli brizzolati, raccolti in un codino, e l’aspetto trasandato. Sul viso c’era un accenno di barba dovuto al fatto che non si rasasse probabilmente da diversi giorni, o comunque non tutte le mattine, e l’abbigliamento non era di certo da meno! Si vedeva chiaramente che aveva indosso degli abiti molto consunti, anch’essi cambiati di rado. – Che cosa vuoi? – disse lì per lì Ryoma Yamashita, il vecchio Cavaliere. Ma a dirla tutta, era soltanto l’aspetto trasandato a farlo sembrare molto più anziano di quanto in realtà non lo fosse.

 

Kouga non esitò un solo attimo: - Vorrei che lei rispondesse ad una mia domanda.

 

- Ma io no.sentenziò secco l’uomo, facendogli capire che non era né interessato a sapere, né tantomeno a rispondere a quella domanda. – Non ho tempo da perdere con i ragazzini. Vattene via! – replicò infine, ma quando si mobilitò per sbattergli la porta in faccia, Kouga trattenne l’anta con una mano.

 

- Ho portato un compenso per voi. – gli disse, facendogli vedere l’incarto che conteneva il fiaschetto. – Si tratta di saké rosso.

 

L’uomo storse il naso: – Non mi interessa. – fece con noncuranza.

 

- Proviene dalle terre del Sud.

Come per incanto, le parole di Kouga funsero in qualche modo da “parola magica”. Il vecchio Yamashita fissò per primo il volto del ragazzo, e poi la bottiglia incartata. – In questo caso… cambia tutto. – pronunciò, facendolo accomodare nella sua umile dimora. 

Di umile, questa dimora aveva praticamente tutto. A partire dal pavimento. Le assi di legno scricchiolavano ad ogni passo, a momenti parevano fracassarsi sotto i piedi. Kouga se ne accorse subito, e cercò di moderare l’andatura per non finire con una gamba nel terreno sottostante. Inoltre, la pulizia di quel luogo lasciava parecchio a desiderare: la cucina era invasa da tegami e scodelle sporche, accatastate l’una sull’altra da chissà quanti giorni, mentre la polvere ricopriva ogni angolo della casa. Giunti in cucina, il vecchio si sedette a tavola, facendo cenno al ragazzo di accomodarsi sulla sedia davanti a lui.

Zarba tossicchiò di proposito. Voleva avvertire il suo proprietario che quella sedia non aveva un gran bell’aspetto. Pareva crollare giù da un attimo all’altro, perché invasa da una miriade di buchi provocati dalle tarme. Kouga afferrò al volo, tuttavia per non essere scortese fu quasi costretto a sedersi. Le gambe della sedia, nonostante lo stato malandato, ressero al peso.

Poi, ancora Zarba si guardò attorno, e nel vedere almeno una dozzina di bottiglie vuote di liquore, sparse per metà a terra e per metà sul ripiano insudiciato della tavola, comprese tutto.

- Adesso capisco perché Jin non ti ha voluto parlare di lui… - confabulò, mentre Kouga trasse un profondo sospiro. Gli si poteva leggere negli occhi un velo di marcato sconforto. Si convinse per un attimo di aver fatto l’ennesimo buco nell’acqua: come avrebbe potuto, un uomo alcolizzato, risolvere una fetta dei suoi problemi?

Yamashita scartocciò l’involucro che attorniava il fiaschetto di saké, e lo gettò con noncuranza a terra. Poi agguantò un bicchiere dal vetro ormai appannato, proprio di fronte a lui, e lo riempì. Il liquido rosso sangue si versò in quella conca, e restò lì dentro solo per pochi secondi: L’uomo si scolò il bicchiere in un lampo.

Sulla faccia di Kouga apparve un’espressione di assoluto disgusto. Il ragazzo detestava profondamente quella roba. Gli dava fastidio il fatto che assomigliasse al sangue. E a lui, anche se cercava spudoratamente di nasconderlo, gli faceva ribrezzo.   

 

- Era da tempo che non assaggiavo un liquore così buono. – dichiarò, sfoderando un senso di soddisfazione unico. Aveva gli occhi che a momenti parevano brillare dall’emozione. Successivamente, agguantò per la seconda volta bottiglia e bicchiere, e se ne mandò giù un altro.

 

- Ehi, Kouga… - intervenne Zarba – Se continua così, sarà talmente sbronzo che non si ricorderà neppure di averti fatto entrare in casa sua. – ribadì, ed aveva ragione. Inoltre, le parole utilizzate dalla somma Garai, finalmente per entrambi ebbero un senso. Se aveva consigliato Kouga di fargli visita durante le prime luci dell’alba, una ragione c’era. Verso quell’ora non l’avrebbe trovato sbronzo, per cui parlargli non sarebbe stata un’impresa impossibile.

 

Lo spadaccino sospirò ancora e decise di arrivare al dunque: - Io le ho portato il saké. Adesso tocca a lei restare ai patti.

 

Ryoma appoggiò il bicchiere di vetro, vuoto, sulla tavola, e poi i gomiti. – Cosa vuoi sapere, ragazzino?

 

Si lascio scorrere via il termine “ragazzino”, adoperato per la seconda volta dall’uomo, e finalmente poté parlare: - Mi serve il nome di quel Prete del Makai che sancì il Mistico Patto, durante la Notte della Supplica di venti anni fa.

 

Il trasandato Yamashita intrecciò le dita delle mani sulla tavola. Sembrava che in qualche modo, quella domanda gli avesse fatto dimenticare anche per un secondo la sua innata passione per l’alcol.

- Perché sei venuto fin qui per chiederlo a me? Tuo padre non ha saputo risponderti?

 

Kouga si adombrò appena. Chinò leggermente lo sguardo sulla tavola. – Lui è stato ucciso quando avevo sette anni.

 

L’alcolista restò sconcertato da quella rivelazione. – Da tempo, ormai, ho tagliato completamente i ponti con il mondo esterno. – gli confidò, e non appena Kouga riprese a guardarlo, lui gli pose un quesito: - E’ stato Barago, dico bene? – aveva pronunciato quella domanda come se in realtà la risposta già la sapesse. Il giovane ne restò sorpreso. Poi Yamashita iniziò a raccontargli un aneddoto legato al proprio passato - Ero appena tornato da una caccia, quell’Orrore mi aveva sfiancato… - precisò, accennando un malinconico sorriso- Vidi la porta della mia casa spalancata, e così mi accinsi ad entrare. Trovai mia moglie e mio figlio riversi a terra, in una pozza di sangue che oramai aveva infangato ogni cosa. Mi ci volle una settimana per toglierlo. Ma l’odore restò per più di un mese. – Quella rivelazione così improvvisa scosse fortemente l’animo di Kouga. Stava quasi per dire qualcosa, quando l’uomo lo interruppe: - Mi dissero che era stato Barago, lo videro uscire dalla mia abitazione, ma nessuno fece niente per soccorrere la mia famiglia. Le persone ebbero troppa paura, e così li lasciarono morire. – guardò il ragazzo che gli stava di fronte, e l’espressione del volto gli divenne quasi dolce – A quest’ora, mio figlio avrebbe dovuto avere qualche anno in più di te. – commentò, e il cuore di Kouga per la tristezza parve fermarsi. In ultimo, il malandato uomo diede la risposta che il figlio di Taiga stava attendendo con trepidazione di ricevere: – Shiro Yomoda. Si chiamava così quel Prete. 

 

 

 

 

 

                                                                            ***

 

 

 

 

 

Seduta su di un enorme blocco di roccia, con l’album da disegno appoggiato sulle ginocchia e la matita stretta in una mano, Kaoru stava ritraendo quel meraviglioso spettacolo che le sorgeva d’innanzi agli occhi.

Di preciso, aveva raggiunto un luogo situato al di fuori del villaggio, collocato appena più giù, che godeva di una vista superlativa.

Nel vederlo, l’ispirazione le era arrivata in un batter di ciglia. La giornata era perfetta: c’era il sole, ma non faceva troppo caldo, ed inoltre l’erba che ricopriva i sentieri aveva assunto un colorito verdeggiante assai luminoso. Veniva davvero voglia di imprimerla su carta.

Completamente assorbita dal disegno, Kaoru non si accorse che qualcuno la stava di nascosto osservando. Si trattava di Rin, la sorella minore di Tsubasa, che nel vedere il paesaggio ritratto sul foglio, non riuscì a tenere la bocca chiusa: - E’ bellissimo! – esclamò di colpo, e la pittrice istantaneamente si voltò.

 

- Rin! – disse, colta alla sprovvista – Cosa fai qui?         

 

Fu un’altra voce a rispondere per lei. – Ci teneva a vederti dipingere.

Kaoru si voltò un altro pochino, ed intravide la figura longilinea di Jabi, proprio di fianco alla ragazzina.

 

- Non sapevo che foste entrambe qui… – ammise timidamente, portandosi una ciocca di capelli dietro l’orecchio.

 

- Si vede che la pittura è davvero la tua più grande passione. – commentò la Sacerdotessa Jabi, regalando a quella frase una punta di sottile ironia.

 

- Quando disegno, tutto ciò che mi sta intorno sembra scomparire… Ci siamo solo io ed i miei strumenti! – asserì in tono convinto, poi vide la giovane Rin fissare con estrema curiosità il suo lavoro. Le ci volle veramente poco per capire e leggere nei suoi pensieri. – Vuoi provare anche tu? – le propose, porgendole dapprima una matita, e subito dopo un foglio pulito.

 

Rin si fece titubante. – Posso davvero? – chiese per sicurezza, con lo sguardo che le aveva preso a vibrare dalla gioia. Kaoru approvò con un cenno del capo, e nel sorriderle la fece accomodare di fianco a sé.

Poi spiegò a Rin come fare.

- Guarda… la matita devi tenerla in questo modo, così la puoi muovere con più scioltezza, e sarai in grado di tracciare linee più naturali e fluide.     

 

La ragazzina storse le labbra. Sembrava un po’ confusa, ma soprattutto scoraggiata.

- Ma come faccio a guardare il paesaggio e contemporaneamente a disegnare?

 

L’artista scosse il capo con dolcezza.

- Non le devi fare insieme. E’ semplice… Osservi il paesaggio davanti a te, e fai ricadere lo sguardo sul foglio. Vedrai che le tue mani si muoveranno da sole, per ricreare ciò che i tuoi occhi hanno visto ed immagazzinato nella mente.

 

- Ma se non mi ricordo? – si preoccupò Rin, dato che tutto ciò le sembrava un’impresa impossibile da attuare. 

Ma la risposta di Kaoru servì a mitigarle ogni dubbio:

- Sarà il tuo cuore a ricordare per te!

 

Con un forte entusiasmo, la ragazzina annuì e si mise all’opera.

Nel frattempo, la figlia di Yuuji Mitsuki si alzò dal proprio posto per raggiungere Jabi ferma pochi metri più dietro.

Era giunto il momento di parlarle.

Dapprima non seppe bene come iniziare il discorso. Esitò più di una volta, ma poi sembrò trovare il modo più adatto per impostarlo, e tutto ciò da una semplice parola: - Grazie! – disse ostentandole un gran bel sorriso, e Jabi ne restò sorpresa.

 

Aggrottò la fronte con fare confuso, e la investì con uno sguardo. - Per cosa?

 

Scostandosi un ciuffo di capelli dalla guancia, l’artista prese ad osservarsi la punta delle scarpe bianche che portava ai piedi. Si sentiva leggermente a disagio. 

- Kouga mi ha detto che ha chiesto il tuo aiuto per purificarmi.

 

La replica dell’altra donna giunse con rapidità e certezza: - Non potevo abbandonare un vecchio amico. – disse, facendole capire che l’aveva fatto per aiutare il ragazzo, di certo non lei. Kaoru restò interdetta. Non sapeva come comportarsi, ma all’improvviso le uscirono spontanee delle parole: - Non ti sono molto simpatica, vero? – l’intonazione sapeva di angoscia e sconforto, e la replica dell’altra, dura ma sincera allo stesso tempo, servì successivamente a farla riflettere:

 

- Ti sei appropriata dell’unica cosa che faceva parte dei ricordi della mia infanzia. - Jabi aveva pronunciato quelle parole con uno sguardo carico di disprezzo. Ma ci fu un’altra cosa, che le si caricò di così tanta rabbia: Il cuore.

La Sacerdotessa non lo aveva ancora dimenticato.

Jabi non aveva ancora lasciato andare via il ricordo di Kouga. Lei gli voleva davvero bene. E vederlo, adesso, in compagnia di un’altra donna, le lacerava di continuo il petto. Ma nonostante tutto, lei era una persona estremamente intelligente, per cui dopo tale affermazione, seppe trovare le parole più adatte per sostenere Kaoru. - E’ te lui che vuole. Per cui, infondigli quella felicità che io non potrò mai dargli. – disse, ed un sorriso malinconico brillò nei suoi occhi.

A Kaoru le si strinse il cuore. Tuttavia, con una dolcezza infinita, sorridendo le annuì.

Jabi se ne andò, come una perfetta Sacerdotessa dal contorno solitario, e l’artista ritornò da Rin.

 

 

 

 

 

                                                                           ***

 

 

 

 

 

Stava riscendendo a valle, l’erede di Taiga Saejima.

Camminava, ma aveva la testa rivolta altrove. Nella sua mente non sembrava esserci che un nome. Uno soltanto: Shiro Yomoda. 

Chi era, in realtà, costui? Un Prete del Makai che aveva osato sancire il Mistico Patto, sì, ma forse non era tutto. Kouga in un certo senso sentiva dentro di sé che c’era dell’altro. Però, il ragazzo, quel nome, non lo aveva mai sentito. E non gli suggeriva nulla.

- Che strano… - pronunciò ad un tratto Zarba, mentre qualcosa parve stuzzicargli l’udito.

 

- Che cosa c’è? – domandò alla svelta il Cavaliere Mistico, sollevando la mano sinistra sotto al mento.

 

L’anello chiuse gli occhi per qualche secondo, successivamente gli fece una confessione: - Non vorrei sbagliare, ma mi è parso di avvertire una presenza simile, se non la stessa, a quella che ti bruciò il diario tra le mani in quella vecchia fabbrica. – profetizzò, e lo sguardo di Kouga si fece immediatamente serio.    

 

 

 

 

 

                                                                          ***

 

 

 

 

 

- Bravissima! – esclamò Kaoru, non appena vide il paesaggio disegnato da Rin, con il foglio tra le mani. – Alla fine ci sei riuscita! Non è stato poi così difficile, vero?

 

L’aspirante Sacerdotessa scosse il capo. – Mi sono divertita un sacco! Disegnare, è un po’ come fare magie. Noi Sacerdotesse, quando c’è di mezzo un incantesimo, dobbiamo pregare con tutte le nostre forze e trasferire ciò che abbiamo nel cuore all’interno di quella preghiera, affinché prenda vita e si trasformi in magia! – le spiegò in breve la ragazzina. Poi, all’improvviso, il sorriso che Rin aveva sul volto appassì inspiegabilmente. Sembrò che in quell’attimo avesse ricordato qualcosa – Kaoru- premise, con aria mortificata – Quando arrivai per la prima volta a casa di Kouga, per sbaglio la mia magia colpì uno dei tuoi quadri. Ricordo che lui si arrabbiò moltissimo con me. Mi tenne il broncio per un po’, ma io non volevo rovinarlo! – si affannò a spiegarle, con energia. Era davvero molto dispiaciuta. Inoltre, pensò che anche Kaoru l’avrebbe sgridata, e che magari anch’ella le avrebbe tenuto il broncio. Fu costretta a ricredersi non appena la pittrice scosse il capo.

 

- Non fa nulla! Quando tornai a casa, Gonza mi spiegò che cosa era successo, e così lo sistemai in un attimo!             

 

Sulla faccia di Rin riapparve con entusiasmo un sorriso. – Meno male! Temevo di aver combinato un danno irreparabile… Non riesco ancora a gestire come vorrei i miei poteri. – le confidò, rattristandosi un pochino.

 

- Vedrai che tra non molto diventerai brava come Jabi! – la rassicurò con una certezza tale da convincere perfino la stessa Rin.

Ma nel medesimo istante, successe una cosa che strappò via i loro sorrisi e le fece zittire. Dalle profondità del sottosuolo, venne alla luce un Orrore.

Fu tutto troppo improvviso ed inaspettato: si avvicinò alle due, spalancò le fauci e ruggì.

Con un coraggio fuori dal comune, la giovane Yamagatana impugnò alla svelta il proprio pennello mistico, e lo puntò dritto verso la belva. Il cuore le batteva a mille, ma nonostante tutto doveva farsi coraggio, perché Kaoru aveva bisogno di lei.

 

- Rin! No! – esclamò impaurita la mora, cercando di trattenerla.

 

La sorella di Tsubasa le replicò con caparbietà: - Ho promesso a Kouga che mi sarei occupata di te! Non posso tirarmi indietro! – poi sfidò l’Orrore con uno sguardo carico di ostinazione. Quando la bestia allargò pericolosamente le fauci, dando così l’impressione di essere sul punto di balzarle indosso, Kaoru afferrò la mano della ragazzina e poi cominciò a correre.

 

 

 

In quello stesso attimo, sul dito medio della mano sinistra di Kouga, la voce di Zarba risuonò altisonante: - Avverto la presenza di una Chimera Mistica! – disse con fare allarmato, senza il benché minimo preavviso.

 

Kouga aggrottò la fronte e fulminò l’anello con una rapida occhiata: - Dove?!

 

La risposta che gli servì la sua guida, suonò apocalittica: - Sta inseguendo Kaoru!

 

E così, senza pensarci su neppure due volte, il Cavaliere Mistico dell’Est si lanciò in una corsa forsennata.

 

 

 

La diabolica creatura aveva spinto le due ragazze al centro di un sentiero situato in mezzo alla radura. Kaoru si guardò con rapidità intorno, dopodichè cercò di condurre sia lei che Rin in direzione di una foresta, ma la sorellina di Tsubasa impuntò di colpo i piedi a terra e la trattenne.

 

- Quella è la foresta di Naraku! Se ci finiamo dentro, non riusciremo più ad uscire! – le esclamò con agitazione. Ambedue si voltarono verso la bestia. I denti in bella mostra, e gli artigli sguainati, le costrinsero ad arretrare di qualche passo.

Man mano che si avvicinava, loro erano obbligate ad indietreggiare. Ancora un po’, e in quella foresta ci sarebbero finite per davvero.

Si udì ad un tratto un rumore di rapidi passi. A quel suono, ne seguì un altro, e poi un altro ancora.

Quando sia Kaoru che Rin si trovarono ad un soffio di distanza dalla linea di demarcazione che separava ambedue i boschi, si sentirono letteralmente prendere di peso e portare via.

Jabi si occupò di afferrare Rin al volo, mentre Kaoru fu trascinata al sicuro da Kouga, giusto un secondo prima che appoggiasse il piede nelle terre di Naraku.

Colui che fece svanire quella perfida creatura, fu Tsubasa. La trafisse in petto con la punta affilata della lancia, ed il pericoloso essere scomparve.

 

Rin sgranò gli occhi nel vedere tutto ciò. Perché il fratello, per eliminare quell’Orrore, non aveva indossato l’armatura?

 

- E’ la prima volta che nel Kantai compare una Chimera Mistica. – appuntò Goruba, il vecchio Madougu di Tsubasa, attaccato al suo polso.

 

La ragazzina si chinò verso il bracciale, poi prese a guardare il fratello. – Non era un Orrore?! – fece, in preda allo sgomento.

 

- No. – sentenziò lui. Poi si sentì l’obbligo di chiederle: - Stai bene?

 

La giovane annuì, ma subito scoppiò in lacrime. – Io… non me ne sono accorta! – balbettò, in preda al pianto, poi singhiozzante si girò verso Kouga – Dovevo proteggere Kaoru, ma non ci sono riuscita! – gemette ancora, con gli occhi sempre più ricolmi di lacrime.

 

- Rin- il Cavaliere dell’Est si chinò verso di lei e le mise entrambe le mani sulle spalle- Ciò che conta è che stiate bene. – e nel dire ciò, rivolse l’attenzione verso Kaoru. Per fortuna che non era successo nulla di grave, pensò sollevato.

 

 

 

 

 

                                                                        ***

 

 

 

 

 

L’anziana Garai trasse uno dei sospiri più profondi che ebbe mai fatto in tutta la sua vita.

Scosse il capo immensamente convinta di una cosa, e quel gesto sembrò parlare al posto suo.

- No – disse dapprima – nel Kantai non si è mai verificato un simile evento.

 

Al tavolino della sua abitazione, vi erano Tsubasa, la Sacerdotessa Jabi e Kouga. Più le due ancelle guerriere che si occupavano di proteggere l’anziana donna.

 

- Ho paura che quel Cavaliere d’Oro, sia giunto anche qui. – profetizzò il giovane Yamagatana, con un manto di tremore nello sguardo.

 

Garai lo tranquillizzò subito.

- No, non ancora. Penso piuttosto che qualcuno abbia saputo dell’arrivo del giovane Kouga, e perciò si sia dato da fare. – Poi l’attenzione ricadde sul Cavaliere dell’Est- Hai detto che queste Chimere ti hanno attaccato già diverse volte, giusto?

Lui assentì.

Jabi si fece avanti.

- Lei pensa che si tratti dell’incantesimo del Laccio d’Asceta?

 

- Se quella Chimera avesse attaccato direttamente il giovane Kouga, allora non avrei avuto esitazioni a dire che lo era. Ma dato che quel tipo di incantesimo agisce solo verso colui a cui è stato lanciato, e visto che ha attaccato Kaoru, credo che la Chimera Mistica sia stata evocata appositamente da un Prete, in quelle vicinanze.

 

- Ma Rin ne avrebbe percepito la presenza all’istante. Ne sono sicura!

 

- Allora non me lo so spiegare.

 

Lo scambio di battute tra la Sacerdotessa Garai e Jabi, sembrò non portare a nessuna soluzione.

 

- Ritornando a noi, giovane Kouga- prepose la vecchia signora, scrutandolo in viso- Il nome di quel Prete Mistico, Shiro Yomoda, dico bene? Ho controllato nei registri in cui conserviamo i nominativi di tutti coloro che hanno conseguito la qualifica di sacerdoti, ma non c’è nessuno che si chiami così.

 

La terra del Kantai era famosa soprattutto perché ritenuta, a detta di tutti, il luogo in cui si formavano i Preti del Makai più famosi. Ogni aspirante sacerdote avrebbe dovuto recarsi lì per apprendere le arti magiche.

Era dunque una tappa obbligatoria, e nessuno poteva permettersi di scegliere meta diversa da quella.

 

Tsubasa guardò Kouga con un guizzo di perplessità: - Sei sicuro che il vecchio Ryoma non fosse già ubriaco?

 

- Sicurissimo, diffidente di un ragazzino. – rispose una voce. Ma non quella di Kouga. I commensali si ritrovarono faccia a faccia con Ryoma Yamashita in persona. Garai inarcò perfino le sopracciglia, dato lo stupore.

Ryoma al villaggio non ci scendeva mai, salvo per fare scorte di cibo, e soprattutto di liquore.

 

- A cosa dobbiamo questa tua visita inaspettata? – gli chiese l’anziana signora, ma l’ex Cavaliere sembrò più attratto da un fiaschetto di liquore poggiato sul tavolo, che dalle parole della donna.

 

- Sono stata io a dirgli di venire. – rispose un’altra voce, questa volta dal tono femminile.

 

- Un altro Madougu… - commentò Zarba, notando la “collega” allacciata al polso del tizio.

 

- Perché servi ancora quest’uomo? – la interpellò Goruba, con l’aria di chi una simile scelta non l’avrebbe mai potuta concepire.

Infatti, tutte le Guida Mistiche, quando il proprio Cavaliere decide di ritirarsi e va in pensione, ottengono finalmente la possibilità di tornare ad essere libere.

 

- Alfa è stata l’unica a non avermi abbandonato. Neppure quando il contratto fu sciolto, e le venne data la possibilità di andarsene. – rispose Yamashita, rivolgendo con affetto uno sguardo al gioiello. Dopo la morte dei suoi cari, l’uomo decise di rinunciare definitivamente ad essere un Cavaliere del Makai, ed appose così le armi al chiodo molto tempo prima del previsto, diventando il più giovane tra tutti i Cavalieri ad andare in pensione. Era chiaro, ormai, che Alfa in un certo senso doveva essere tutta la sua famiglia. Inoltre, quel Madougu aveva dimostrato di possedere una qualità quasi unica al mondo: La fedeltà. – E’ stata lei a dirmi di avere percepito la presenza di una Chimera Mistica. Tuttavia…- precisò il tizio, infilandosi una mano nella tasca di un vecchio e ormai logoro soprabito – non sono qui per parlare di questo. – allungò qualcosa verso Kouga. – Ritengo giusto che questa la prenda tu. Fu scattata parecchi anni fa, durante una cerimonia di investitura tra giovani aspiranti che a quell’epoca rincorrevano il sogno di diventare Cavalieri.

 

Lo spadaccino dell’Est si trovò tra le mani una vecchia fotografia, dal colorito lievemente ingiallito e con due angoli rovinati da pieghe. Riconobbe a prima vista la sagoma del padre, in mezzo ai volti di tante altre persone, e in quel momento il suo sguardo si ingentilì.

Intravide inoltre il trasandato Yamashita, che però a quei tempi non lo era affatto. Anzi, su quella foto sembrava addirittura un tipo sobrio, impeccabile da capo a piedi, che non avrebbe mai rinunciato a lasciare la propria abitazione senza prima essersi lucidato le scarpe.

Quando ad un uomo gli venivano tolti tutti i suoi affetti più cari, egli perdeva anche la voglia di vivere.

 

 

 

 

 

                                                                        ***

 

 

 

 

 

In piedi in mezzo alla camera da letto, Kaoru stava rimettendo un po’ d’ordine nel borsone marrone, in procinto di partire.

Si voltò nell’udire un rumore di passi, e vide Rin ferma sulla soglia della porta.

- Andate già via, vero? – chiese, nonostante sapesse di già il responso. Abbassò gli occhi con fare mogio, ma li rialzò non appena la ragazza le mise qualcosa sotto il naso.

 

- Sono per te! – esclamò, porgendole con benevolenza un album nuova da disegno, più una scatola di matite colorate.

 

La sorellina di Tsubasa accettò di buon grado il dono, e lo strinse a sé con una tenerezza incredibile.

- Ti prometto che mi eserciterò molto! – disse, dopodichè finì di aiutare Kaoru nel riporre gli strumenti nella borsa, e l’accompagnò fuori.

 

 

 

Pronti a partire, Kouga fece un diligente inchino alla somma Garai, per ringraziarla di tutto.

Poi si rivolse a Jabi, ma questa lo trattenne: - Niente inchini, per me. – anticipò, prendendolo naturalmente in giro. – Piuttosto… fatti vedere un po’ più spesso. – usò una voce che pareva sapere di rimprovero. Il ragazzo sorrise soltanto, successivamente passò lo sguardo in direzione di Tsubasa.

I due non si dissero granché. Solo un “ci vediamo” approssimativo, ma nulla più.

Arrivato il turno di Rin, quest’ultima trattenne con uno sforzo inimmaginabile le lacrime.

- Non vi dimenticherete di me, vero? – pigolò, con una voce che tradiva tutto il suo dispiacere.

 

- Nessuno lo farà. – le assicurò Kouga, mentre Kaoru gli annuiva.

 

- Allora mi fate una promessa? – disse ad un tratto la giovane Yamagatana. Sia Kouga che Kaoru annuirono tranquillamente, ma quando Rin disse loro di cosa si trattava, non lo furono più: - Dovete promettermi che la prossima volta che ci vediamo mi dite se volete un maschio o una femmina!

 

- Maschio…

 

- o femmina? – dissero rispettivamente Kouga e Kaoru, lì per lì senza capire.

 

- Parlo del bambino che avrete in futuro, di vostro figlio! – e quando finalmente Rin ebbe spiegato, tra i due scese il gelo. Si scambiarono un’occhiata veloce, ma non dissero nulla. Kouga ebbe una strana sensazione. Si sentì le guance farsi calde, ma cercò come al solito di mostrarsi calmo e indifferente. Praticamente non riusciva a fare altro. Mantenere quel comportamento per lui era come circondarsi da una sorta di muro invalicabile che lo teneva lontano dalle situazioni ingombranti.

Fu solo Kaoru quella ad annuire per entrambi. Ovviamente con il solito imbarazzo di sempre!

 

 

 

 

 

                                                                             ***

 

 

 

 

 

Kouga e Kaoru camminavano con passi moderati, diretti a fare ritorno verso casa.

Non si erano scambiati neppure una parola, durante il tragitto. Il ragazzo era troppo occupato a ripensare agli avvenimenti capitatigli poc’anzi, che non aveva per niente voglia di aprire la bocca.

Da parte sua, Kaoru la voglia di farlo l’aveva.

Lo guardò di sottecchi, silenziosamente. Avrebbe desiderato chiedergli se c’era qualcosa che lo preoccupasse, oppure che non andasse per il verso giusto. In verità, non aveva ancora compreso la realtà dei fatti, nonostante avesse subito l’attacco di quella Chimera Mistica, anche perché lo stesso Kouga alla domanda di che cosa fossero quelle creature simili agli Orrori, le aveva risposto con il termine “altri Orrori”, senza scendere nei particolari.

Ma quello, fu solo uno dei tanti motivi che la portarono a non fare domande.

Kaoru in realtà temeva in cuor suo di scoprire che Kouga le stesse nascondendo veramente qualcosa. Anche se lei, più di una volta, si era sempre detta di continuare ad avere fiducia in quel Cavaliere.

 

Tra un passo e l’altro, nel bel mezzo del sentiero, Zarba ruppe con la propria voce il silenzio:

- Spero proprio che d’ora in poi, una volta arrivati a casa, non vi verrà l’idea di dormire insieme! Altrimenti dirò a Gonza di trovarmi un'altra sistemazione. – appuntò con certezza, dato che mai e poi mai avrebbe accettato di trascorrere un’altra notte in compagnia dei due umani, come quella trascorsa nel Kantai. Notte bianca, per l’appunto!

 

- Non succederà. – replicò il giovane, e successivamente Kaoru divenne dubbiosa.

 

- Sono così scocciante?

 

- Rumorosa. – precisò lo spadaccino, mentre l’artista storse un pochino le labbra, dando l’impressione di non aver compreso per bene il significato di quell’espressione.

 

Aggrottò inoltre le sopracciglia, e non poté impedirsi di chiedergli: - Che cosa vuoi dire con ciò?

 

La risposta di Kouga la fece sbiancare.

- Significa che la notte parli nel sonno.

 

- Cosa…?! – replicò di botto, dopodichè si coprì con entrambe le mani la bocca. Il baratro della vergogna si trovava ad un passo da lei, tant’è che a momenti sembrò finirci dentro. – Ne sei sicuro?! – gli domandò alla svelta, e sperò che egli stesse scherzando.

 

- Sicurissimo. – assentì solamente. Kaoru lo aveva tenuto sveglio per quasi tutta la notte, come poteva non esserlo?            

 

- E per punizione- antepose Zarba, con tutta l’ilarità possibile – faremo a meno del Sentiero del Makai!

 

- Ma perché?! – ancora una volta Kaoru sembrò sull’orlo dello sfinimento, ed ancora una volta la giovane donna dimostrò di essere la solita credulona. – Non puoi farmi questo, Kouga! Ti prego!

 

- Ci devo pensare. – rispose con semplicità il Cavaliere, ma quando sia lui che Zarba si lasciarono scappare un minuscolissimo sorriso, che in questo modo li tradì, Kaoru si sentì di nuovo presa in giro dai due.

E con il visino arruffato e l’aria profondamente indignata, ai due gridò rabbiosamente:

- Antipatici!

 

 

 

                                                               Fine episodio

 

                                                      

                                                          

 

 

 

 

 

 

 

I VANEGGIAMENTI E LE RISPOSTE DI BOTAN:

 

Eccoci qua con un nuovo e spero interessante episodio!

Prima di passare alle risposte, volevo dire una cosa… Più che altro ho bisogno di un vostro consiglio o parere perché non so proprio come fare…

Avrete notato che sto aggiornando spesso, ultimamente… Prima pubblicavo un capitolo ogni 2 mesi se non di più, mentre adesso le cose sono cambiate.

In effetti c’è un motivo: In autunno arriverà il Red Requiem, il nuovo film di Garo, ed io ho un brutto presentimento… Temo che il finale del film sia come quello di questa fanfiction. E’ un’ipotesi irreale, lo so, perché nel Red Requiem ahimé manca Kaoru e gran parte dei personaggi principali della serie, però a me Amemiya non me la conta giusta. Ho paura che ci faccia la “sorpresa” proprio all’ultimo minuto, e che in qualche modo cambi le carte in tavole. Lo so, anche questa è un’altra ipotesi irreale, ma io continuo la notte ad avere incubi. Sogno che il film rispecchi la mia GSS, e questo mi preoccupa. Non vorrei che qualcuno mi accusasse di plagio o cose simili. Ci resterei male in quanto il finale della mia GSS l’ho già stabilito da un pezzo (e che finale…!), quindi sono un tantino in ansia per questa cosa. Voi cosa mi consigliate di fare? Ovviamente non vi rivelerò mai e poi mai come finisce la fanfic, neppure sotto torchio! Però che soluzione potrei adottare per, diciamo, tutelarmi? Pur aggiornando una volta a settimana, non riuscirò mai a pubblicare l’ultimo capitolo prima dell’arrivo del film, e se decidessi per aggiornamenti molto più rapidi (due/tre giorni) la cosa non sarebbe fattibile perché così vi metterei solo fretta e addio suspense…!  

Confido in una vostra risposta perché non so che fare! TTvTT

 

 

 

 

Per _Elentari_: E io ogni volta che mi connetto vado a controllare se ci sono recensioni di una CERTA persona…! ^-^ dai dai, conserva un altro po’ di dolcezza per i capitoli futuri perché lì sono sicura che tua madre ti troverà glassata davanti al pc!!

 

Per seasons_girl: Ah, il Kouga in versione ironica! XD E’ forte, vero? Comunque la Garo Crazy Moment non centra (perché la Crazy è nata molti mesi dopo il chap numero 10). Mi ricordavo di una scena (ma in realtà ce ne sono davvero tante) in cui Kouga mostra la sua ironia. Quella dove fa bere –volontariamente- a Kaoru del liquore. Mi piace veramente troppo, ed ogni che la guardo sto al settimo cielo! Penso che lui abbia uno spiccato senso dell’umorismo, solo che tende a nasconderlo come si deve, probabilmente perché non lo accetta neppure lui stesso, o perché se ne vergogna… Però quando lo sfodera è insuperabile!

*noi siamo un trio allerta e pieni di brio* *canto*

Ok, allora dai KAT-TUN vengo anche io, dai! Organizziamo un bel pulmino tutto colorato e pieno di ceri votivi! Sarà un successo!!

Ah, per la volpe a nove code mi sono ispirata proprio alla leggenda originale perché la trovo davvero affascinate e soprattutto l’idea di un Orrore così penso si addica molto al Kantai perché entrambi antichi e in qualche modo eleganti. Non so perché, ma trovo che Dan sia il Cavaliere del Makai più elegante!  

 

Per stelly89_s: Concordo con te: GRANDE RIN!!! E’ un personaggio direi essenziale per creare “certe” situazioni…! E riguardo al figlio, i due ritorneranno sulla questione molto presto e in più occasioni…! Muhahahah!!! *risata diabolica*

Secondo me Kouga e Kaoru sono proprio adatti per questi siparietti!

 

 

 

Adesso scappo! Un bacio!

Botan

 

 

 

ANTICIPAZIONI:

Un appartamento da visitare porterà Kouga, in compagnia di Kaoru, ad incontrarsi con Ikuo Shiota, e proprio quando la ragazza li lascerà soli per un attimo, accadrà qualcosa che susciterà nei confronti di Kouga una tremenda insicurezza. 

Prossimo episodio: #12 Gelosia.

                                                        

 

 

 

           

 

                                                         

                                                         

 

   
 
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