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Autore: Scribak    02/07/2010    0 recensioni
-Perché, Polonia?- “Perché proprio a me?” Il ragazzo incrociò i suoi occhi verdi con quelli castani di Toris, squadrando quel bambino di una decina d’anni che presto, al suo fianco, si sarebbe trasformato in una grande nazione. Si chinò leggermente verso di lui, in modo da portarsi alla sua altezza; gli prese una mano e vi fece scivolare dentro la pietra, strizzando un occhio. Il lituano si stupì della leggerezza dell’ambra, che trasmetteva alle sue dita uno strano, dolce calore. -Perché sento che diventeremo grandi amici, Liet- disse semplicemente.
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Lituania/Toris Lorinaitis, Polonia/Feliks Łukasiewicz
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Keepsake

Capitolo II

-Perché sento che diventeremo grandi amici, Liet-

 

Ed effettivamente, la loro alleanza, da quel giorno, iniziò a prosperare sempre di più. Stare insieme, prima sentito come un obbligo, divenne a poco a poco un autentico piacere per entrambi, che cominciarono ad amare la reciproca compagnia. Da bambini turbolenti, diventarono ragazzi più o meno maturi, riuscendo a migliorarsi prestando l’uno le qualità dell’altro: e così Toris perse parte della sua timidezza, donando al contrario un po’ di calma a quella nazione così vivace e irrefrenabile che era Feliks. Il lituano, inoltre, aveva guadagnato diversi centimetri in altezza rispetto all’amico, diventando nel frattempo così protettivo nei suoi confronti che, talvolta, i nuovi domestici potevano scambiarlo per un parente, un cugino più vecchio, in visita nella loro ricca terra.

Tuttavia, un’ombra rimaneva ancora ostinata sul cuore di Toris: quella piccola gemma d’ambra che riposava spesso in una delle tasche dei pantaloni, di cui, forse, Feliks si era dimenticato, era diventato per lui una prova tangibile, un simbolo di quell’amicizia strana, a volte asimmetrica, che aveva costruito con Feliks.

 Quella parte un po’ infantile che tutti gli adolescenti si portano dentro abbandonando la fanciullezza, gli faceva pesare il fatto di non aver mai contraccambiato quel pegno di amicizia, di non essere riuscito a trovare il modo di dimostrare al polacco come tenesse a lui, perdonando i suoi numerosi scherzi e le figure che gli faceva fare davanti agli ambasciatori stranieri.

Erano principalmente questi i pensieri che si agitavano nella testa del lituano quel pomeriggio di primavera, mentre passeggiava pigramente per i freschi corridoi della casa di Polonia. Aveva passato tutto il giorno cercandolo di qua e di là, ma senza risultato. Con il passare delle ore, era cresciuto in lui il nervosismo, attanagliandogli, sotto forma di mal di stomaco, l’addome con fitte via via più lancinanti.

Sperava con tutto il cuore che non si fosse scordato dell’incontro con il re cui dovevano presenziare quella sera; sperava che non si fosse messo nei pasticci; e sperava anche che sarebbe poi riuscito a correre, una volta tornato, abbastanza in fretta da sfuggire alla sua ira “devastante”.

Inoltre, un’altra cosa contribuiva ad aumentare il suo tetro malumore: la sua goccia d’ambra era sparita, svanita improvvisamente dalle tasche dei suoi pantaloni che aveva lasciato la sera prima perfettamente piegati, sullo sgabello vicino al letto.

Il lituano sollevò gli occhi nocciola ad una delle tante finestre che scandivano ritmicamente il corridoio: la sera stava già scendendo su Varsavia, tingendo di blu cobalto il cielo rossastro.

Al diavolo Feliks!” imprecò mentalmente Toris, dirigendosi in camera sua: se non era riuscito a trovarlo, doveva almeno farcela a vestirsi ed a presentarsi in tempo davanti ai diplomatici, e –chissà?- magari avrebbe avuto anche tempo di cercare ancora la pietra scomparsa.

Mentre si avvicinava alla porta della camera, sentì dei tonfi soffocati provenire dal suo interno: il suo cuore saltò automaticamente un colpo, mentre la sua mano schizzò ad uno stiletto che portava ormai da tempo nascosto in una manica della camicia. Poteva essere Polonia, ma con tutti quei sicari a corte la prudenza non poteva mai essere realmente definita eccessiva.

Sbirciò dalla serratura, riuscendo a scorgere una chioma bionda e una casacca verde. Sorridendo, aprì piano piano la porta, pronto a balzare alle spalle dell’amico.

Si bloccò, quando si rese conto di ciò che stava facendo Polonia: tra le sue mani brillava, mentre l’appoggiava con cura sul cuscino che troneggiava sul letto di Toris, la sua ambra.

-Feliks?- lo chiamò titubante, riaggiustandosi lo stiletto nella manica.

Il polacco si voltò con un espressione sorpresa in volto, sorridendo poi alla vista dell’amico.

-Ciao Liet- disse serafico –Sai che è tutto il giorno che ti cerco?-

“Ah, e così sarei io quello che sparisce misteriosamente” pensò risentito il ragazzo.

-Si può sapere cosa stai facendo?- gli chiese irritato, facendo con il mento un cenno alla pietra tra le sue mani.

–Ah, questa? Volevo farti, ecco, una sorpresa…ma tu sei riuscito a rovinare tutto come sempre- rispose divertito il polacco.

-Prego?- domandò Toris, con l’aria di chi non sta più capendo nulla.

Polonia si strinse nelle esili spalle: -Stasera c’era questa cena così importante…e tu sei sempre così poco elegante…così ho voluto montare la tua ambra in modo da farne una spilla- disse, porgendogli il gioiello.

E non aveva mentito: l’ambra era stata incastonata su un delicato intreccio argentato, fine come merletto. Non aveva un aspetto effeminato, anzi, era così bella da parere degna di un re, pensò Toris. La pietra era poi stata incisa, diventando una sorta di cammeo, ma nessun volto umano, come invece andava in moda al tempo, la appesantiva: una fenice, simbolo di eternità, era stata intagliata in modo da parer quasi nascere dall’ambra stessa, incendiandola con le sue piume di fuoco e donandole il suo colore.

Quando le sue dita toccarono titubanti il gioiello, Toris si sentì quasi tornare quel bambino di dieci anni, quel timido ragazzino che aveva accettato la pietra originale.

La rimirò qualche secondo, poi, cogliendo di sorpresa il polacco, lo abbracciò, stringendolo al petto con quel particolare, assoluto affetto che solo gli amici, quelli veri, provano l’uno per l’altro.

Con amore, ecco.

-Grazie, Feliks- disse –Io…grazie-

Polonia sorrise, capendo che in quella piccola, semplice parola Toris aveva cercato di concentrare tutti i suoi sentimenti. Era quello il suo pegno, il suo stesso cuore.

Come risposta, Feliks avrebbe potuto fare o dire molte cose: avrebbe potuto confessargli che, la scelta della pietra, era ricaduta sull’ambra perché, come quella poteva attirare a sé piccoli pezzi di pergamena dopo essere stata fregata contro un panno di lana, così Toris sembrava poter esercitare lo stesso potere su di lui. Poteva ricordargli che, in quello stesso giorno, anni prima, le sue dita avevano toccato per la prima volta l’allora tiepida e liscia superficie della pietra. Oppure, avrebbe potuto scegliere un’uscita più alla sua portata, commentando, ad esempio, la somiglianza dell’amico con uno degli insetti rimasti intrappolati secoli prima nell’ambra.

Eppure, quella volta decise di rimanere semplicemente in silenzio, ricambiando la stretta del lituano, godendosi il calore che quell’abbraccio gli aveva infuso nel petto.

Nota dell’autrice                                                                                                                                                                                                                   

Salve a tutti! Ecco la conclusione della mia fanfiction (l’unica completa che abbia mai scritto, il che è di per sé un miracolo!!!). Non credo che potesse concludersi in modo diverso se non con un abbraccio tra queste due nazioni: sono fatta così, e il tema dell’amicizia mi piace particolarmente.

Dunque, credo che sia doveroso ora ringraziare quelle anime caritatevoli che hanno recensito il primo capitolo: Gilbird (nickname vagamente ispirato ad un certo pulcino di nostra conoscenza) e Yuri-e-Momoka (grazie per la recensione molto accurata: mi fa piacere sapere che i miei personaggi siano Ic e spero che tu lo abbia pensato anche per questo capitolo).

Non mi resta che lasciarvi alla prossima fanfiction. Grazie per l’attenzione.

Arianna F. alias Scribak
  
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