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Autore: Goten    08/07/2010    5 recensioni
Adesso cominciavo sinceramente a essere curioso, chissà che razza di uomo era Charlie Swan. Avvertii il rumore dell'acqua provenire dal piano di sopra, sicuramente era una doccia, sospirai, volevo tornare a casa alla svelta. Scesi dall'albero e attesi che finisse i suoi bisogni umani, avevo intenzione di incontrarlo subito e se fosse stato possibile, lo avrei portato via con me ancora quella stessa mattina. Certo che per essere un uomo ce ne metteva di tempo sotto la doccia, erano già ventisei minuti buoni che stava sotto quel getto. Magari si era sentito male... no, il suo cuore batteva forte e armonioso. Decisi di attendere ancora un po'. Finalmente sentii chiudere la manopola dell'acqua e il suo ciabattare al piano superiore. Aveva un passo leggero per essere un uomo, notai. Contai mentalmente fino a mille, prima di bussare gentilmente alla sua porta, quando questa si aprì, mi trovai di fronte lei, la donna delle pulizie.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Bella/Edward
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Titolo: Non voglio perderti

Autore: Goten

Beta: Giusy

Capitoli: Non so proprio dirlo... ^^

Paring: Edward – Bella


Capitolo 7


La voce della gravidanza di Bella si sparse in pochi giorni, ogni volta che usciva da casa e che incontrava qualcuno, lo sguardo ricadeva sempre sulla pancia che poco alla volta si stava formando. Detestavo questa situazione, soprattutto perché c'era di mezzo la mia Bella. Ma lei sembrava non farci caso, mentre invece il futuro padre si era stranamente volatilizzato.

L'intero paese non stava dando vita facile alla giovane futura mamma, ma sembrava che più cattiverie si dicessero sul suo conto, più il suo sorriso e la sua voglia di felicità aumentassero.

Non capivo davvero come avesse potuto sopportare tutte quelle chiacchiere, quelle maldicenze e quegli sguardi con il sorriso sempre in vista. Isabella era la felicità fatta persona.

Il rumore di passi mi fece alzare lo sguardo. Eccola con la sua pancia bella rotondina, la pelle bianca, i lunghi capelli boccolosi sciolti e il sorriso sulle labbra. Non era alta e non era bellissima, una semplice ragazza come tante altre, eppure, la sua vitalità e la sua gioia la rendevano diversa; particolare.

Bella era quel tipo di persona che a Forks veniva etichettata come “strana”. Ma in realtà non lo era davvero, aveva solo un gran coraggio per affrontare tutto quello che le stava accadendo. Ed io ero più che certo che nessun'altra ragazza in quella cittadina avrebbe mai avuto il fegato di affrontare la vita come Bella Swan.

In meno di una giornata avevo rimesso a nuovo la stanza che avrebbe dovuto ospitare mia sorella e suo marito. << Che ne dici? >> Mi guardai attorno, osservando critico il lavoro che avevo fatto, le pareti erano state imbiancate, i mobili spolverati e sistemati.

<< Ottimo lavoro. >> Sorrise compiaciuta. << Ti assumerò come governante tutto fare per questa casa. >> Ridacchiò.

Finsi di pensarci su... << Stipendio concordato? >>

Lei stette al gioco. << Tanta pace e una pacca sulle spalle. >>

Mi scappò un sorriso. << Accetto. Mi considero assunto. >>

Era piacevole scherzare con Bella su tutto, ero libero di esternare i miei pensieri, perché sapevo di aver trovato in lei una persona che non si sarebbe mai fatta sottomettere, se aveva qualcosa da dire, la diceva. Era una parte della sua persona che mi piaceva, anche troppo.

Quello che ogni giorno mi lasciava sempre di più stupito, era la sua totale fiducia nei miei confronti, non temeva il vampiro in me, anzi, lo rispettava e a volte lo prendeva in giro. Non avevo mai sperimentato una cosa simile in tutta la mia esistenza. Riusciva sempre a lasciarmi senza parole.

Era unica.

<< Quando arriveranno i tuoi fratelli? >> Domandò addentando una focaccia dolce.

<< Fra tre giorni. >> La guardai attento. << Qualche ripensamento? >>

Morsicò nuovamente la focaccia. << No, figurati. >> Deglutì spolverandosi via dalle mani lo zucchero rimasto. << Pensavo solo a quanto tempo avessi per finire un lavoro che avevo quasi portato a termine. >>

In effetti, era da qualche giorno che non bazzicava più nel suo laboratorio, non le avevo detto nulla perché amavo troppo la sua compagnia e vederla tutta impegnata con quelle sue invenzioni, m’irritava non poco.

<< Non andrai adesso a finirlo? Giusto? >> Arcuai un sopracciglio.

<< Sbagliato. >> Mi puntò il suo dito indice sul naso. << Vado immediatamente. >> Era veramente convinta di quello che diceva, ma non aveva conteggiato me. Ancora prima che si voltasse, la afferrai sotto le gambe e le cinsi un braccio attorno alla vita sollevandola da terra. << Edward! >> Urlò spaventata.

Ridacchiai scioccamente, era una mossa che non aveva calcolato. Con la mia velocità arrivai in meno di un battito di ciglia nel suo laboratorio. << Siamo arrivati. >> Sorrisi giocoso.

Le sue braccia si erano attaccate al mio collo, sentivo il suo naso accarezzarmi la pelle. Deglutii un fiotto di veleno.

<< Tu sei matto. >> Sospirò, lasciando che il suo fiato caldo cozzasse contro la mia pelle fredda. Sapevo che una parte di me continuava a urlare una semplice e verissima frase: stai attento Edward, rischi di affezionarti troppo a lei... ma decisi anche di non dargli retta, non aveva senso...

<< Guarda che puoi mettermi giù, sai?! >> Fu proprio la sua voce a destarmi, la guardai abbozzando un sorriso.

<< Hai ragione. >> Con gentilezza la feci scendere dal mio abbraccio. Era piccola, minuta e fragile, l'avrei protetta, non c'era alcun dubbio su questo, decisi invece di prendere il mio pensiero di prima e di chiuderlo bene con doppia mandata da qualche parte nella mia mente. Non avrei mai e poi mai pensato a lei in quel modo.

Osservai l'orologio appeso alla parete, era quasi mezzogiorno. << Vado a preparati qualcosa, tu prometti di stare attenta? >> La osservavo scettico, mentre lei mi liquidava con un gesto della mano. Il mio udito era comunque un'ottima cosa, dato che non potevo tenerla sott'occhio tramite la mia mente.

Appena arrivai in cucina, contattai Esme, avevo intenzione di provare una delle sue ricette. Sorrisi un po' triste per mia madre, lei che adorava cucinare regalava via tutti i suoi piatti per la gente del posto. Soprattutto durante le festività che si svolgevano a Volterra un paio di volte l'anno. Era sempre una “donatrice anonima” a fornire la maggior parte dei cibi per quegli eventi.

Uno squillo, due squilli.... << Pronto? >> Mi sentivo impacciato, proprio come un vero figlio di fronte alla propria madre biologica.

<< Mamma, sono Edward. >> Potevo quasi vederla sorridere amorevole nei miei confronti.

<< Edward, ciao Va tutto bene? >> Che bello risentire la sua voce. Una parte di me avrebbe voluto raggiungerla immediatamente, tanto mi mancava.

<< Certo. >> La rassicurai. << Volevo chiederti un favore. >>

<< Dimmi, come posso aiutarti. >> Era sempre così gentile con noi. Eravamo maledettamente fortunati.

<< Vorrei preparare qualcosa per Bella, qualcosa di buono e di sano. >> Esme era al corrente delle condizioni della futura mamma e sapevo che questa cosa l'avrebbe fatta felice.

<< Edward, è un pensiero veramente carino il tuo... prendi nota... >> E cominciò la spiegazione di alcune delle sue ricette. Non avevo seriamente bisogno di prendere nota di qualcosa, la mia mente era impeccabile anche in questo.

Era quasi l'una e mezza quando mi decisi che tutto era pronto e che potevo recuperare la mammina geniale dal suo laboratorio. Soddisfatto, scesi le scale ed entrai nella stanza, la notai subito, mi dava la schiena, era impegna a finire qualcosa, mi avvicinai curioso.

La vidi notarmi con la coda dell'occhio. << Solo un attimo, Edward, ho quasi finito. >> Era talmente concentrata sulla saldatura di quel piccolo pezzo da non sollevare neppure per un secondo lo sguardo verso di me. << Ecco, ho fatto. Dimmi pure. >> Si tolse la visiera dagli occhi ed io mi sentii più tranquillo nel vedere il suo sguardo limpido.

<< Il pranzo è pronto. >> Le annunciai, voltando poi il mio sguardo su quello che aveva appena finito. << Cos’è? >>

Il suo sguardo esprimeva soddisfazione e una lieve traccia di divertimento. << E' per te. O meglio, per facilitarti il compito di tenermi sotto controllo. >> Emise un risolino leggero, la mia espressione doveva essere proprio buffa.

<< In che senso? >> Non capivo.

<< Questo, >> e indicò con l'indice un piccolo scatolino metallico << lo applicherò sul muro della sala, porterà un segnale in tutta la casa e con questi >> indicò dei piccoli monitor dalla grandezza di una cornice per fotografie << potrai osservarmi in qualunque posto l'installerò. Ovviamente, il bagno è escluso. >> Sorrise maliziosa. << Lo scatolino ha un raggio di duecento chilometri, forse ho un po' esagerato... >> Si grattò il naso imbarazzata.

Io ero ancora imbambolato e senza parole. << Hai fatto tutto questo per darmi la possibilità di tenerti d'occhio? >> Lo aveva fatto per facilitarmi il compito che mi ero assunto.

<< S..si... ho sbagliato, vero? >> Sospirò abbassando lo sguardo. << Non volevo mancarti di rispetto o altro, è solo che così pensavo di aiutarti, di renderti le cose più facili. >>

Lei voleva aiutare me?! Lei voleva che io la tenessi d'occhio meglio!? Lei non disturbata dalla mia presenza! Di slancio le presi le mani e la guardai sorridendole grato. << Grazie, è stato un bellissimo pensiero. >> Ed era vero. Sentii gioia nel vederle sbocciare nuovamente in viso il suo dolce sorriso.

Il gorgoglio dello stomaco di Bella non si fece attendere, una nuvola di rosso le imporporò le guance e per la prima volta la mia mente formulò un pensiero nuovo; è bellissima.

Le lascia libere le mani e la condussi in cucina dove, dopo aver sorpassato l'iniziale sorpresa per quello che avevo preparato grazie all'aiuto di Esme, ingoiò con voracità tutto quello che le misi sotto il naso.

<< Delizioso, davvero Edward. Buonissimo. >> Si pulì la bocca con un tovagliolo di carta.

Mi misi seduto di fronte a lei. << Lieto che ti sia piaciuto. >> Sorrisi. << Allora, che ne dici se sistemiamo quello che mi hai mostrato prima? Possiamo appenderne uno in ogni stanza. >> Proposi.

Annuì sazia, mentre beveva l'ultimo sorso d'acqua. << Sono d'accordo. >>

<< Ovviamente il lavoro lo farò io... >> Stava per ribattere, ma la precedetti. << Tu sarai il mio supervisore e su questo non si discute. >>

Sbuffò osservandomi con gli occhi ridotti a due fessure.

<< Bella... >> Sospirai, era una tale zuccona. << Cerca di capirmi, vorrei aiutarti come posso. >>

Abbandonò la sua posizione rigida e alzò gli occhi al cielo, aveva ceduto. << E' impossibile rimanere arrabbiati con te, Edward. >> Brontolò, imitandomi nell'alzarmi da tavola.

Ogni piccolo monitor aveva trovato la sua postazione, uno per stanza, bagno escluso, e uno anche nel corridoio, dovevo ammettere che erano veramente utili quei cosi. << Finito. >> Sentenziai, voltandomi per osservare il volto di Bella soddisfatto.

<< Finito. >> Mi fece eco. Ma vedevo in lei una sorta di soddisfazione. Mi piaceva sapere di esserle stato d'aiuto. Era una sensazione bella, piacevole.






ANGOLO DI GOTEN: Arrivo come sempre in ritardo e come sempre mi scuso profondamente ^^ volevo fare una piccola richiesta da parte di una ragazza che mi ha scritto tramite mail: A VOI AUTRICI: non lasciate in sospeso le vostre ficci, per chi legge è una vera tortura ed è anche maleducazione verso appunto il lettore. Portatele a termine.
Bene, io il favore l'ho fatto, spero vivamente che il messaggio venga ascoltato ^_^. Come sempre vi auguro buona giornata e taaanto caldo! XD Ciao a tutti! ^_^
   
 
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