Hola a todos!
Allora… mi dispiace che in pochi abbiano letto il
prologo, ma so che era corto e che non può aver interessato molti. Ma ci
riprovo, perché la speranza è l’ultima a morire u.u.
La storia in sé, come credo abbiate capito è ambientata
nel 1977, quando Sirius Black e i suoi amici erano a Hogwarts.
Buona Lettura!
Capitolo 1
The Beginning
Il banchetto di inizio anno.
Nella sala grande c’era un gran baccano tra chiacchiere,
risate e posate poggiate sui piatti. Era sempre stata la mia parte preferita del
ritornare a scuola, perché tutto questo significava un nuovo anno, tante
avventure e purtroppo anche tanti compiti.
E quell’anno sarebbe stato l’ultimo ad Hogwarts. Il
settimo anno. L’inizio e la fine di tutto. Avrei sostenuto i M.A.G.O e poi il
mondo si sarebbe aperto davanti a me e agli altri studenti dell’ultimo anno.
Ma in quel momento non mi importava.
Avevo i miei amici, e loro erano la cosa più importante.
Avevo l’amore? No, ma avevo smesso di cercarlo. Avevo preso un sacco di porte
in faccia, come tutti gli adolescenti.
Sta di fatto che per il settimo anno mi ero ripromessa di
impegnarmi, finire gli studi con buoni voti e cercare un buon lavoro al
Ministero come mia madre, da tempo a capo dell’Ufficio Internazionale della Legge sulla Magia. Ci sarei riuscita? Non
lo sapevo. Ma la speranza è l’ultima a morire.
Quando ormai il
banchetto stata giungendo alla sua conclusione il preside si alzò. Silente
incuteva un certo timore reverenziale, ma nei suoi occhi c’era sempre tanta
indulgenza. Era diventato preside l’anno in cui io arrivai a Hogwarts e si era
sempre comportato in modo impeccabile, anche se avevo sentito dire che non
tutti i maghi erano suoi sostenitori. Mi chiedevo come fosse possibile, aveva
anche sconfitto il mago Grindelwald, che da quello che mi avevano raccontato,
aveva portato un sacco di scompiglio fuori dai confini inglesi.
Istantaneamente
calò il silenzio. Pochi sapevano catturare l’attenzione come Silente.
“Innanzitutto”
cominciò “un benvenuto agli studenti del primo anno e un bentornato a tutti gli
altri! Oggi comincia un nuovo anno ad Hogwarts e sono sicuro che tutti voi vi
impegnerete fino in fondo, perché come saprete, viviamo in tempi difficili,
dove il male rischia di prendere il sopravvento su tutti noi. E una mente
libera e organizzata ci permetterà di scegliere la via migliore”. Il suo
sguardo vagò sulla sala grande, soffermandosi su ognuno dei tavoli. Notai che
si soffermava di più al tavolo dei Serpeverde. Non me ne stupii, tutti
conoscevamo la loro fama. Pochi istanti dopo il preside riprese.
“Vorrei quindi
augurarvi la buonanotte, sperando che domani siate tutti freschi e riposati per
un buon inizio di lezioni. Naturalmente per qualunque domanda potrete
rivolgervi ai Prefetti e ai Caposcuola che saranno sempre a vostra disposizione.”
Si interruppe, pensieroso. Lanciò un altro sguardo alla sala, come se cercasse
qualcuno, anche se il suo sguardo sembrava concentrato su qualcosa che noi non
potevamo vedere.
“Ho solo un’ultima
cosa da dirvi” riprese, “state attenti. Con la magia non si scherza, non si
gioca. C’è gente che crede che possederla equivalga a possedere il mondo. Ma
non è così. È un dono. Meritiamocelo. Buonanotte!”.
E con quella frase
enigmatica e un sorriso leggero tornò a sedersi al tavolo degli insegnanti.
Rimasi perplessa e
guardandomi in giro notai altri sguardi interrogativi come il mio. Sapevamo che
giravano voci su un mago che tentava di prendere il potere, ma sapevamo anche
di essere al sicuro. Al mio fianco Elena, la mia migliore amica si alzò e si
stiracchiò. Eravamo amiche fin dal primo anno ed era sempre stata al mio
fianco.
“Dai andiamo” mi
disse sbadigliando, “ho così tanto sonno che mi stenderei su una panca e
dormirei qua in Sala Grande”. Sorrisi, sarebbe davvero stata capace di farlo. Feci
per alzarmi anche io quando all’improvviso sentimmo una grande esplosione dal
tavolo dietro il nostro.
Ci voltammo tutti.
Un denso fumo rosso e oro si stava alzando dal tavolo di Grifondoro e, in mezzo
a quello, era comparsa un’enorme testa di leone. Tutti i Grifondoro lanciarono
urla orgogliose e di scherno, non avevo dubbi, verso i Serpeverde che
dall’altra parte della sala avevano cominciato a fischiare sonoramente.
Mi voltai verso il
tavolo degli insegnanti e vidi la McGranitt alzarsi e dirigersi a passo svelto
verso il tavolo della sua casa. La seguii con lo sguardo e la vidi puntare il
dito verso quelli che secondo lei dovevano essere i colpevoli. In quel momento
mi accorsi anche io dei quattro ragazzi che erano piagati in due dalle risate e
che continuavano a far uscire fumo colorato dalle bacchette.
“Esibizionisti!”
mormorai.
Erano Potter e i
suoi compari. C’era da immaginarselo.
James Potter, cercatore della squadra di
Quidditch, mente brillante e allo stesso tempo gran combinatore di guai.
Capelli sempre spettinati, sguardo superbo e fiero di essere un campione di
Grifondoro. E dove c’era lui c’era anche Sirius Black, fiera eccezione di
un’orgogliosa famiglia di purosangue Serpeverde. Anche lui era uno studente
sveglio e intelligente, in contrasto con la sua “fedina penale” non proprio
pulita, almeno secondo Gazza. Era bello, non si poteva negare, con quegli occhi
grigi e l’aspetto quasi trasandato che faceva sospirare tutte le ragazzine del
primo anno.
Con loro, nella
speranza forse di calmare le loro inclinazioni casiniste, c’era anche Remus
Lupin. Di lui sapevo poco o niente, solo che aveva una salute cagionevole e si
ammalava spesso, cosa che, avevo sentito, aveva preso da sua madre, anche lei
spesso malata. Ma era stato un Prefetto e era un ragazzo che non voleva grane, molto
tranquillo. E infine il piccolo Peter Minus. Non mi piaceva, era un viscido
adulatore e stava con Potter e gli altri solo per poter brillare di luce
riflessa.
Sta di fatto che
ne avevano combinata un’altra. Beh, avevano stile, questo dovevo ammetterlo. Ma
erano solo degli esibizionisti in cerca di gloria.
Elena mi guardò e
qualcosa nella mia espressione la fece scoppiare a ridere. Aspettai che si
riprendesse prima di chiederle cosa diavolo avesse da ridere. Quando smise mi
rispose. “Nulla… sembra solo che tu abbia appena
ingoiato qualcosa di orribile… sei leggermente
schifata per caso?”.
“Si nota così
tanto?” le chiesi, leggermente imbarazzata. Lei rise di nuovo. Alla fine, senza
rispondermi scosse la testa e mi prese per un braccio iniziando a trascinarmi
su per la scalinata di marmo. La sala comune di Corvonero si trovava in una
delle torri del castello, opposta a quella di Grifondoro. Arrivate davanti alla
liscia porta nera la trovammo già aperta, con gli studenti che si affrettavano
ad entrare per poter andare a letto.
“Uffa, non abbiamo
sentito la parola d’ordine!” si lamentò Elena. Io le battei una mano sulla
spalla. “Non fa niente dai…” le dissi, “tanto sai che
le indovino sempre io!”. Mi lanciò un’occhiataccia e scoppiai a ridere.
Entrammo insieme agli altri.
Mi sentii a casa.
Gli arazzi blu e bronzo, il soffitto e il pavimento stellato. E la bellissima Priscilla
Corvonero che salutava il nostro ingresso con la sua espressione dura e bella
allo stesso tempo.
Un ingegno smisurato per il mago è dono grato.
Salimmo verso i
dormitori. All’improvviso tutto il peso della stanchezza mi rovinò addosso e
lentamente ci infilammo a letto, senza la minima voglia di parlare.
“Buonanotte” disse
la voce di Elena da qualche parte alla mia sinistra.
“’Notte” mugolai
io in risposta prima di scivolare nel sonno.
Quella notte
sognai un’enorme testa di leone che mi inseguiva.
La mattina dopo al
tavolo della colazione il professor Vitious ci distribuì i nostri orari.
“Oh perfetto”
disse Elena “Rüf alla prima ora di lunedì!”.
“Beh, almeno possiamo
aumentare le nostre ore di sonno” le risposi “e poi conosci benissimo l’utilità
di Storia della Magia no? Ci aiuta a capire il passa..”.
“Sì, capire il
passato per cambiare il futuro! Me l’avrai ripetuto centinaia di volte in sei
anni che ci conosciamo!”. Mi piacevano le frasi fatte e ne usavo un sacco. E mi
piaceva leggere e studiare. Forse il mio cervello funzionava male.
Mangiammo e ci
dirigemmo verso l’aula di storia della magia.
Naturalmente la
lezione di Rüf fu noiosa come tutte le altre e anche se ero più che sveglia mi
limitai a prendere solo qualche appunto sulla Rivolta dei Folletti del 1612.
Uscimmo dall’aula stiracchiandoci e sbadigliando. Non era possibile che un
professore riuscisse a mantenere lo stesso tono di voce per più di un’ora. Mi
fermai a controllare l’orario, che già avevo dimenticato. Pozioni. Bene,
lezione nei sotterranei super impegnativa per cominciare bene l’anno
scolastico. Mentre rimettevo la scheda nello zaino sentii un gran trambusto
alle mie spalle e mi voltai appena in tempo per vedere Severus Piton e James
Potter con le bacchette a pochi centimetri dai rispettivi nasi. Vedevo Lupin
indeciso se intervenire e Sirius Black che se la rideva apertamente,
probabilmente già pregustando un bel duello. Fortuna volle che il Professor
Lumacorno passasse là in quel momento, probabilmente anche lui diretto alla sua
aula per la lezione ed evitò la rissa. Arrivati nei sotterranei il professore
fece l’appello. Non eravamo rimasti in tanti a sostenere i M.A.G.O in Pozioni. Oltre me ed Elena c’erano Potter e la sua
banda e Lily Evans per Grifondoro e un gruppetto di Serpeverde tra cui Severus
Piton. Quel giorno Lumacorno aveva preparato l’Amortentia e noi dovevamo
semplicemente cercare di farne un imitazione decente per la fine della lezione.
L’Amortentia era una delle mie pozioni preferite. Amavo gli odori che
sprigionava per me: libri nuovi, rosa e albicocca. Ci mettemmo subito a lavoro
e per la fine della lezione avevamo quasi tutti ottenuto una pozione che
secondo il libro doveva essere color “Lilla scuro”. Tutti tranne Peter Minus,
che non si sa come era riuscito a fondere il suo calderone e a trasformarne il
contenuto in una massa solida. Naturalmente il migliore era stato Severus
Piton. Era l’unica cosa per cui lo invidiavo. Era davvero bravo.
Uscendo dal
sotterraneo notai Sirius Black e Potter confabulare indicando Piton. Mi
facevano venire il nervoso, erano sei anni che non facevano altro che
tormentarlo. Magari non era un tipo molto raccomandabile, avevo sentito che lui
e i suoi amici Mulciber e Avery si divertivano un mondo a fare dispetti molto
pesanti. L’anno prima non pochi ragazzi erano finiti in infermeria per colpa
loro. Ma non lo avevo mai visto infastidire davvero Potter e gli altri, forse
perché in quattro contro uno sapeva di non avere chance. Mentre poi
attraversavamo la sala d’ingresso capii il perché di quel confabulare.
All’improvviso Piton finì a gambe all’aria, come se dei ganci invisibili
fossero attaccati alle sue caviglie. Tutti scoppiarono a ridere tranne i
Serpeverde e Lily Evans che raggiunse in fretta la sala grande senza voltarsi.
Anche se era difficile non ridere alla vista del corpo scomposto di Piton che
galleggiava a mezz’aria cercai di non farmi prendere dall’ilarità. Avevo un
senso di giustizia troppo forte per starmene a guardare senza far nulla. Tirai fuori
la bacchetta e mormorai “Liberacorpus”. Piton cadde a terra con un tonfo sordo e
si rialzò velocemente con la bacchetta puntata contro Potter.
“Non dovevi farlo…”.
James per tutta
risposta scoppiò a ridere.
“Perché sennò che
fai? Mi tiri addosso il calderone?”.
Al suo fianco
Sirius iniziò a ridere sguaiatamente, anche se ogni tanto notai che aveva
cominciato a lanciarmi occhiate di sbieco. Fortunatamente anche il professor
Lumacorno aveva deciso di pranzare nella sala grande e ancora una volta il suo
arrivo evitò una lite.
Mi diressi di
nuovo verso la sala per pranzare ma all’improvviso qualcuno mi afferrò per un
braccio. Mi voltai scocciata, non mi andava di perdere tempo. Sirius Black mi
fissava con sguardo d’accusa.
“Perché l’hai
liberato? Non erano affari tuoi!”.
“Tu vieni a farmi
la predica? Non mi pare che attaccare alle spalle sia molto corretto, no?”.
“Quello che facciamo non sono affari tuoi!” ripeté, ma non sembrava
arrabbiato, solo scocciato.
“Senti, bell’imbusto. Tutti sono capaci di attaccare qualcuno alle
spalle. Io sono intervenuta perché mi danno fastidio i bulletti come voi che
non hanno nulla di meglio da fare che rompere le scatole alla gente”. Feci per
voltarmi di nuovo ma Sirius mi fermò ancora.
“Credi che Moccios ehm Piton sia un angioletto per caso?”.
“No, ma io non giudico nessuno e non sto dalla parte di nessuno. Siete
stati dei codardi ad attaccarlo alle spalle in quel modo. Questo è quello che
penso”.
All’improvviso nei suoi occhi comparve qualcosa che interpretai come
rabbia. Istintivamente feci un passo indietro. Probabilmente se ne accorse
perché sorrise gentile.
“Scusa, è che non mi piace che la gente mi chiami codardo, mi sembra di
aver dimostrato in più di un occasione che la paura non fa parte della mia
varietà di emozioni”.
Mi venne da ridere ma riuscii a trattenermi. Certo, mandare Gazza fuori
dai gangheri era una grande impresa di coraggio.
“Si va bene, hai ragione” dissi per levarmelo dai piedi, “ora dovrei davvero
andare, oggi pomeriggio avrei lezione e vorrei mangiare”.
Sirius sorride leggermente e con un inchino ironico mi fece segno di
entrare nella sala grande. Io per tutta risposta sbuffai e gli voltai le spalle
dirigendomi a passo svelto verso il tavolo di Corvonero.
“Cosa voleva Black?” mi chiese Elena che aveva visto la nostra
conversazione da lontano.
“Nulla… solo darmi una lezione di vita...”
borbottai sarcastica.
“Cosa?”.
“Nulla. Una roba di Pozioni”.
Credo che quel giorno cambiò il corso degli eventi che mi aspettavano
nel corso del mio settimo anno ad Hogwarts.
Writer’s Corner:
Meglio? Beh, da critica quale sono di me
stessa, credo che possa essere piaciuto molto di più dello stiracchiato prologo
u.u
Quindi si accettano tutte le recensioni,
positive e negative!
SereILU