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Autore: Botan    20/07/2010    2 recensioni
Esistono un fiume e una città, famosa per i suoi innumerevoli casinò, che si chiamano proprio come me. Tuttavia, non sono né un fiume, né tanto meno una famosa città! E neppure una slot-machine umana!
Se volete pronunciare il mio nome, allora intonate un bel Re maggiore. Perché? Provate ad indovinare!
Non vi viene in mente proprio nulla? Ok. Gli indovinelli non fanno per voi, eh? Pazienza!
Come dite? Il mio nome, zo to?
Reno, per servirvi!
*Dedicata al mio Reno, coniglio nano maschio gagliardo e tosto, che per anni ha tenuto accesa la luce nella mia vita senza pretendere nulla in cambio.
Genere: Avventura, Azione, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Reno, Yuffie Kisaragi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Advent Children, Dirge of Cerberus
Capitoli:
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CAPITOLO 19

                              CAPITOLO 19

 

 

 

 

Una giornata davvero graziosa, qui a Junon Town.

 

- Davvero un peccato restare in casa, non trovi anche tu, Sheril?- chiedo alla giovane, nella speranza che prima o poi mi lasci definitivamente andare.

 

La sorella di Rude non batte ciglio.

La sua decisione è irremovibile.

Dopotutto, il mio look va cambiato, no?

 

“Dobbiamo cambiare un po’ di cose, se vuoi che la tua ragazza si interessi nuovamente a te!” mi ha detto quando eravamo ancora a Kalm. “Quando torneremo a casa, tu verrai con noi!” aggiunse poi, con la piena approvazione del fratello.

E così è stato.

Abbiamo finito di risistemare Kalm due giorni fa.

Il padre di Rude si è poi offerto di accompagnare il mio, nella propria casa, e successivamente di portare noi tre a Junon.

Tseng è stato chiaro: 2 settimane di ferie per fare i nostri comodi!

Elena è tornata dai suoi genitori, ma sono più che certo che lei in quella casa non resisterà più di tre giorni.

Il capo penso che sia ritornato al Sanatorium, lasciando così definitivamente il bunker sotterraneo a Fort Condor, mentre Rude ed io ci siamo spostati a Junon. Premetto che è stato suo padre in persona a supplicarmi di venire. Quell’uomo deve volermi un gran bene… sarà perché sono il migliore amico di suo figlio?

 

La casa di Rude è davvero spettacolare. Due piani di incredibile raffinatezza, ed un arredamento impeccabile. Merito della mamma, una donna affabile e gentile, come Sheril.

 

- Sicuro di non volerla tagliare, questa coda? – mi chiede la ragazza, brandendo un paio di forbici, pronta a recidere qualsiasi punta fuori posto.

 

- No, grazie! Ci sono troppo affezionato! – replico repentinamente, con la paura di vederla cadere giù da un momento all’altro. I miei capelli sono sacri!

 

- Ok… Allora elimino giusto qualche ciuffo di troppo.

Sheril inizia a sfoltire la mia zazzera, ciuffo dopo ciuffo. Vedo cascare poco per volta una miriade di peletti rossicci, che poi si vanno a posare sul pavimento biancastro, spruzzandolo con un po’ di colore. 

Per me questo è uno scempio! Ci ho messo così tanto a fargli prendere la forma che più desideravo, e ora, per colpa di una ladruncola wutaiana, sta andando tutto in frantumi. Miseria…!

 

Dopo circa un quarto d’ora, Sheril riposa le forbici sulla superficie piatta di un tavolo, ed inizia accuratamente ad asciugarmi la zazzera.

Osservo Rude, dal retro della mia frangia che mi cela ampiamente gli occhi, e sbuffo appena nel vederlo così sereno e divertito.

 

- Guarda che non c’è niente da ridere! – replico un po’ spazientito. - Tu di questi problemi non ne hai!

La mia frecciatina lo colpisce in pieno. Rude si fa serio, come del resto lo è sempre stato, mentre riprende la lettura del libro che poco prima aveva accantonato.

La seduta di bellezza dura circa un paio d’ore. Al termine delle quali, Sharil mi mette tra le mani un telefono. Lo guardo, ma in quel momento non capisco il perché del suo gesto. Corruccio la fronte come per dire “che ci faccio con questo?”, quando la ragazza, tutta decisa esclama:

- Chiamala e chiedile un appuntamento!

 

Prima deglutisco, dopodichè cerco appoggio nello sguardo rassicurante di Rude che a causa della frecciatina di prima, non mi dimostra nessun interesse.

Prendo fiato, e sospiro. Ok! Ho deciso!

Afferro il telefono e compongo il numero del suo ricevitore, senza pensarci nemmeno un secondo.

 

E’ il momento di farsi valere!

 

 

 

- A Edge, domattina! – dico con enfasi, e voce tesa, non appena riattacco.  

Sheril fa un saltello per l’emozione, poi arrossendo cerca di contenersi.

Rude non fa altro che leggere. In realtà, anche lui vorrebbe saltare dalla gioia, proprio come me.

Chissà che dirà quel rospetto, non appena vedrà il mio nuovo look…

Ora che ci penso… non mi sono visto ancora allo specchio.

Faccio per alzarmi, ma Sheril mi precede.

- Ti ammirerai domattina. Porta pazienza ancora un po’! – fa con semplicità. Ancora un po’? Ma mancano 12 ore, prima che arrivi domani!

 

Questa notte la passerò sicuramente in bianco! E’ certo!

 

Vado a letto scortato da Rude che ha il compito di sorvegliarmi affinché io non mi specchi da qualche parte, e gli do la buona notte.

La camera in cui dormo,è così grande…! Altro che stanzino del Sanatorium

Il letto è morbido, e le lenzuola profumano di pulito. Sono così calde e accoglienti, che mi addormento in un batter d’occhio.

 

 

 

Qualcuno sta bussando alla mia porta.

Mi rintano sotto le coperte, nella speranza che prima o poi quel qualcuno si arrenda e mi lasci dormire ancora un po’.

 

- Sono le 7. – annuncia un vocione a me familiare. – Se non ti alzi, farai tardi. Edge non è dietro l’angolo.

 

Faccio capolino poco alla volta dalle coperte, e lancio un’occhiata alla sveglia.

Sono effettivamente le 7. Ed Edge non è dietro l’angolo. Cazzo! Rude ha ragione!!!

Salto giù dal letto in un lampo, e mi fiondo subito di fuori.

Non appena apro la porta, la mia faccia affonda nel torace di Rude che non si scosta neppure di un millimetro.

 

- Perché non mi hai svegliato prima?! – gli faccio, con una voce un po’ impastata ed incazzata e lo sguardo probabilmente un po’ assonnato ma altrettanto incazzato.

 

- E’ mezz’ora che ti chiamo. – risponde secco lui. ccidenti!!!

 

Poco dopo, Sheril fa la sua comparsa. E’ ancora in vestaglia, ha la faccia assonnata ma stringe qualcosa tra le braccia. Osservo il fagotto con insistenza e un po’ troppa curiosità, fin quando la sorella del mio amico non si fa avanti.

- E’ per te! Un piccolo pensiero. – dice timida.

 

Dapprima resto interdetto, fisso Rude, poi Sheril, e successivamente il sacchetto che la ragazza mi offre.

Lo prendo anche se con imbarazzo, ci do una sbirciatina, e poi inarco le sopracciglia.

- Sono vestiti?!

 

Sheril annuisce timidamente.

- Con questi sarai perfetto! – mi dice in seguito, con un bel sorrisino sulle labbra.

 

Non so se commuovermi… forse sarebbe troppo eccessivo… poi, finalmente mi decido.

Mi dirigo verso la giovane ragazza, e la stringo forte forte a me, sussurrandole un dolce “grazie” all’orecchio.

Dopodichè arriva il turno di Rude. Guardo l’amico pelato che intuisce subito le mie intenzione. Sto per abbracciarlo quando lui si difende mettendo le mani in avanti.

 

- Vestiti, o farai tardi. – dice sbrigativo, tirando in seguito un sospiro di sollievo, anche se sapientemente nascosto.

 

Corro come un lampo a prepararmi.

Faccio una doccia alla svelta, e poi subito a vestirmi.

Infilo prima il maglione, di un tessuto verde chiaro davvero brillante, e oltretutto soffice come una nuvola.

Afferro dopo il jeans, dal taglio classico e dal colore davvero insolito. Una sorta di beige tendente all’ocra. Un bel contrasto, non c’è che dire. Dopo aver infilato le scarpe da ginnastica, sto per lasciare la stanza quando all’improvviso vedo qualcosa sul comodino.

E’ quello strano ciondolo che ho trovato nei bassifondi di Midgar. Lo prendo, e così, per completare il look, e nella speranza che mi porti fortuna, me lo allaccio tra un passante e l’altro del jeans.

Lascio la stanza, e mi dirigo alla svelta di sotto.

Sheril e Rude sono lì che mi aspettano.

Prima di partire, la ragazza si offre gentilmente di darmi una sistematina ai capelli, pettinandoli a modo con le sue manine d’oro.

Non sto più nella pelle: voglio specchiarmi!

 

- Sheril, adesso posso guardarmi allo specchio? Per favore! – replico con una voce da bambino e tutta tenera.

 

- Manca ancora l’ultimo tocco! – con un rapido movimento, la giovane mi poggia un paio di occhialini verdi proprio sul naso. Resto interdetto per due secondi netti, poi però mi convinco: vedere tutto verde, non è così male!

 

Arrivo davanti allo specchio con gli occhi e il cuore in gola. E se il nuovo look non dovesse piacermi? Che faccio in quel caso? Le dico che non mi piace? Attirerei senz’altro le antipatie di Rude…

Tenterò di sorridere. E se poi non ci riesco? Devo almeno sforzarmi, diamine!

Riapro gli occhi nello stesso momento in cui la mia immagine viene riflessa dallo specchio.

Rimango a bocca aperta, sbalordito da ciò che vedo. 

 

- Ma… ma tu sei un mostro, Sheril! Dovresti aprirti un salone di bellezza! – Quello lì sono davvero io? Impossibile! Questo specchio è truccato, senz’altro! Io non sono così bello, andiamo! Sembro quasi uno studente universitario, ragazzo di buona famiglia che ha un carattere mite e tranquillo. Ma chi, io? – Scherziamo?!

 

- Prego…? – balbetta Sharil, guardandomi con aria confusa.

 

Scuoto la testa.

- Niente! Dicevo… è fenomenale! Sembro un’altra persona! Non sarò troppo bello, eh Rude?

 

Rude non batte ciglio, e resta lì, immobile a fissarmi.

 

- Pensa se mi vedesse Elena…! O addirittura Shisune!

 

- Shisune?- ribatte la ragazza, con tono curioso.

 

- Una mia vecchia fiamma… Comunque, penso che sia giunto il momento di andare! – dico furbo, per trarmi dall’impaccio.

 

 

Shisune.

La dolce ma difficile Shisune. E’ stata la mia prima ragazza. La prima che io abbia considerato come una vera fidanzata. Più o meno.

Con le altre, di solito, non durava più di una settimana.

Frequentava l’accademia Shin-Ra, aveva un annetto meno di me, e stava nella classe affianco alla mia.

La cosa buffa, è che anche lei veniva più o meno da Wutai.

Divenne anch’ella un membro dei Turks, il Turk più giovane della storia, ma poi ella venne affidata alla fazione di Mideel, mentre io fui inviato a Midgar. Ci lasciammo così, senza dire nemmeno una parola. In fin dei conti, io le volevo un gran bene, ma evidentemente non abbastanza da soffrire per lei, e per quell’allontanamento forzato. O forse, fu l’orgoglio a rendermi così cieco e così… stupido.

So che sta con Zerydan, l’ex bodyguard di Don Corneo, che poi decise di diventare anch’egli un nobile e valoroso Turk.

Lui? Un bravo ragazzo! Anche se ci ho litigato in più di un’occasione, Shisune non poteva sperare di meglio.

Tuttavia, ogni tanto mi capita di ricordarla con affetto, con nostalgia. Quello stramaledettissimo orgoglio…! E’ stato la rovina di tutto. Se non fosse successo quel casino, forse a quest’ora saremmo ancora insieme. Per la prima volta ne ho certezza. Io e Shisune.

La dolce e mai dimenticata Shisune.

 

 

 

- Pensi ancora a lei? – mi sento chiedere da Rude. La sua voce mi coglie alla sprovvista.

 

- Lei?

 

- Cissnei.

 

- Ah… Shisune. – rimando io, un po’ mogio, e con la voce che ha il sapore della nostalgia. Rude pronuncia il suo nome correttamente, mentre io mi limito a storpiarlo come ho sempre fatto, praticamente da quando io e lei ci siamo conosciuti. Perché lo faccio? Beh, per gioco!– Ogni tanto. Ma ormai è solo un ricordo.

 

- Non dovevi lasciarla andare.

 

- Lo penso anche io.

 

- Errori di gioventù.

 

- Già.

 

- O troppo orgoglio.

 

- Mi stai facendo il terzo grado, pelatone?! – incrocio le braccia al petto indispettito- Ti ho già detto che quella donna è ormai storia vecchia. Vecchissima! E’ così vecchia che la muffa fa a botte per accaparrarsi un angolino dove potersi sistemare!

 

Eppure, a distanza di anni, mi piacerebbe rivederla. Sono curioso di vedere la donna che è diventata.

 

Già. Rude ha ragione.

Orgoglio, errori di gioventù… Shisune fa ormai parte dei miei cari e vecchi giorni di gloria.

Sorrisi arroganti, il cielo di un pomeriggio di sabato, quelle stagioni che non ritorneranno mai. Ricordi da adolescente, giorni eterni che io non dimenticherò mai. Tuttavia… saranno per me sempre un semplice e caro ricordo, rivolto solo a strapparmi via una smorfia di riso, e nulla più.

E poi… sono più che sicuro che per me, ci saranno ancora un’infinità di giorni di gloria…!  

 

 

 

- Ti lascio qui, va bene? – risuona altisonante il vocione di Rude, che frena nei pressi di un viale di Edge.

 

Faccio di sì con la testa, poi tento di aprire lo sportello dell’auto, ma qualcosa va storto.

- Accidenti! Perché questo maledetto affare non si apre?!   

 

- Sei agitato. – sentenzia Rude, sicuro di ciò che ha appena detto.

 

- Eeeh? Io?- mi giro di scatto verso di lui, e lo fisso con due occhi sconvolti. – Come sarebbe a dire?

 

- C’è la sicura. Per questo non si apre. – mi rivela il socio, mettendo poi le mani sul volante, pronto a partire.

Giro lentamente il capo in direzione della portiera. La sicura è inserita.

Ha ragione Rude, a dire che sono agitato! Agitatissimo, ribadirei!

Tolgo la sicura con modi garbati, ed apro così la portiera dell’auto. Quando sto per uscire, ho un improvviso calo di fiducia che mi convince quasi a rinunciare:

- Ripensandoci bene… guarda che nuvole, zo to! – esclamo puntando un dito al cielo- Potrebbe piovere… o perfino diluviare!

 

Rude questa volta non mi sostiene. E così, sbattendomi un ombrello pieghevole tra le mani, mi spintona fuori con una delle sue violente manate dalla quale vi è impossibile tirarsi indietro.

 

L’auto nera e lucente dei Turks riparte, lasciando il sottoscritto solo come un cane, e in balia del suo inesorabile destino.

Volgo lo sguardo al cielo, e cerco di farmi forza inspirando lentamente e con fermezza. Sembro quasi una donna incinta.

 

Guardo l’ora sul quadrante del mio orologio da polso, le lancette segnano quasi le 11.

Temo che sia giunta la mia ora.

 

L’ora della verità!

 

Il luogo dell’appuntamento non è tanto distante da dove mi trovo. Così, mettendomi l’anima in pace, mi incammino silenziosamente tra le vie non proprio affollate di Edge, con in mano l’ombrellino prestatomi da Rude.

 

Durante il tragitto ho modo di incontrate con una frequenza assai assidua, orde di ragazze che parlano costantemente al cellulare, il più delle volte lo fanno scordandosi perfino di trovarsi in un ambiente pubblico. La cantilena è la stessa: tutte sembrano avere problemi d’amore!

C’è la ragazza che si sfoga con l’amica, dicendole che il suo “lui” non l’ha più telefonata da quella famosa sera in cui lei lo aveva beccato tra le braccia di un’altra. C’è l’isterica pazza che urla a squarciagola con il suo interlocutore, accusandolo di “troppa invadenza” e di non lasciarle mai i suoi spazi. E poi, c’è anche la tipa che decide di troncare i rapporti con il suo ragazzo mediante una semplice telefonata: “Mi dispiace ma… non sento più quello che sentivo all’inizio! Prendiamoci una pausa per riflettere…ti va? Magari…mi faccio sentire io!” Certo! Si fa sentire lei! Quel poveraccio diventerà vecchio se avrà l’ardire di attendere la sua telefonata!

Oh! Naturalmente, c’è anche chi tronca dicendo semplicemente “Mi sono innamorata di un altro!” !!! Bell’incoraggiamento per uno come me che ha il cuore in gola, i polpastrelli sudati e lo stomaco chiuso!

La testa mi si è riempita di cattivi propositi. Non la vedo più tanto rosa come la vedevo questa mattina, prima di partire da Junon.

I miei piedi si arrestano proprio d’innanzi al luogo dell’incontro.

E’ uno di quei parchi pubblici, con tanto verde, aiuole e fiorellini, panchine, cancelli e mocciosi che giocane a soldier e ladri, rincorrendosi a più non posso nei verdi prati.

- Non male come luogo per dirsi “addio”!- bofonchio tra me e me, mentre sento l’agitazione salire, salire, salire…!

Do giusto uno sguardo nei dintorni. Di Yuffie nemmeno l’ombra. Mi chiedo solo se conciato così, sarà in grado di riconoscermi… Forse dovrei girare con uno di quei cartelli che si usano all’aeroporto quando si va a prendere un viso nuovo… chissà!

Intanto, la mia vista cattura uno splendido posticino, perfetto per aspettare lontano dalla confusione di questi mocciosi rumorosi e fastidiosi come mosche impertinenti.

 

Vado dritto alla meta, tagliando per le aiuole, e mi accaparro il posto.

C’è uno sgabellino di legno fatto a misura di bambino, che sembra sussurrarmi “siediti”.

Se sento le voci, allora devo stare veramente male! 

Faccio come dice, e mi seggo. Proprio alle mie spalle, c’è una balaustra fatta ad aste che separa il parco da un laghetto artificiale ma ugualmente grazioso.

Edge è una città con pochissimo verde. Qui, quasi tutto è fittizio. Perché? Beh, perché Edge in realtà è Midgar! O perlomeno, a me piace chiamarla così. Lo fanno in molti. In realtà, per essere corretti, Edge è una città costruita attorno alla vecchia e completamente distrutta Midgar. I confini che le separano sono praticamente nulli. E’ come se la vecchia città si fosse allargata, espansa. E’ definita da molti un po’ come la “nuova Midgar”, un posto sorto per accogliere gli sfollati e le persone che hanno perso le loro case nella catastrofe di tre anni fa.

Non c’è verde perché anche le estremità che a quel tempo delimitavano Midgar, sono state “sterilizzate” dal caos di quei giorni.

Ad ogni modo, anche se si tratta di un’espansione di una metropoli in disuso, Edge per legge non ha niente a che vedere con Midgar. E’ solo una bella e costosissima città costruita dopo la scomparsa di Meteor.

Per me, comunque, rimane pur sempre Midgar!

    

 

Mi metto lì, buono buono, e aspetto.

Per ammazzare il tempo, estraggo dalla tasca dei pantaloni un libretto. Il titolo è “Turks”. Originale, vero?

Sulle sue pagine vi è descritta la storia di questo corpo speciale della Shin-Ra, e le basi su cui il movimento è fondato. Cosa fa un Turk, quali sono le sue mansioni, gli obblighi e i doveri, l’origine della divisa che siamo obbligati ad indossare… più altre nozioni utili ed una piccola sezione dedicata alle mappe del pianeta. In realtà, è questo il motivo del perché me lo sono portato appresso. Per avere una planimetria dei confini di Midgar, molto più dettagliata. A nessuno farebbe tanto piacere perdersi mentre la propria ragazza aspetta tutta speranzosa l’arrivo del suo bel cavaliere.

Alle donne non piacciono i ritardi.

A quanto pare però, quella ad essere in ritardo è proprio lei.

Comincio un po’ a fare brutti pensieri. Che la WRO le abbia affidato una missione “dell’ultimo minuto”? Ma perché allora non mi chiama?! Non è che c’è di mezzo quel “Chaos?! Forse non è ritornato al pianeta, e quella birichina gli è corsa dietro per stare al suo fianco! 

Mi do una scrollata. Sto lavorando troppo d’immaginazione.

 

Sento all’improvviso un chiacchiericcio nelle vicinanze. Mi volto come attirato, cogliendo in fragrante un gruppo di ragazze che mi stanno osservando con aria graziosa. Stai a vedere che ho fatto colpo su quelle là?

Una di loro mi sorride con dolcezza. Faccio finta di nulla, e mi rimetto a leggere.

Sto per voltare foglio, quando un’ombra mi si proietta sulle pagine del libro, togliendomi così luce alle righe.

 

Sollevo gli occhi di appena qualche centimetro.

La giovane donzella col sorriso dolce si è fatta avanti. Difatti, l’ombra è la sua.

 

- Ti serve qualcosa? – chiedo così, giusto per comunicare.

 

- Vai all’università di Edge?- Chi, io? Ma scherziamo, forse?! 

 

- Direi di no!- rispondo quasi con sarcasmo.

 

- Perdonami, ma… hai l’aria di essere uno studente modello!- fa lei timidamente, con le guance che iniziano a prendere colore. 

 

Sorrido, quasi divertito da quel complimento.

- L’abito non fa il monaco!

 

Mi sento poi osservare completamente da cima a fondo. Fisso la giovane quasi a volerle dire “che vuoi da me?” ma mi trattengo.

- Sto cercando qualcuno che può darmi una mano con gli studi. Mi servirebbero delle ripetizioni…- gli occhi della ragazza si fanno sempre più invadenti, così, per ovviare al problema porto lo sguardo altrove, e sbuffo sottovoce.

 

- Non guardare me, non posso darti quel genere di ripetizioni.- dico secco, avendo compreso appieno il significato di quelle sue allusioni.

 

- Hai la ragazza…?- replica lei, con un tono di voce mogio mogio, scoraggiato.

 

- Sì.- Anche se in questo momento, non so dove.

Getto uno sguardo all’orologio. Un’ora di ritardo sarà o non sarà da Yuffie?

Adesso che ci penso… questo è il nostro primo appuntamento. Potrebbe essere un suo difetto, quello di arrivare in ritardo. Altro che Chaos! Scommetto che sarà in giro a rubacchiare Materia, quella dannata ladruncola! La giovane nel frattempo è ancora lì, ferma come una statua di marmo, che non perde occasioni per fissarmi. – Se non ti dispiace…- faccio io, in modo da farle capire di spostarsi dalla mia traiettoria e di ridarmi la luce.

Sento i suoi passi allontanarsi appena. Per evitare fraintendimenti, decido di non guardare, fingendomi sempre più disinteressato alla cosa.

Alla fine si è arresa.

Tiro un sospiro di sollievo, e aspetto, forse in eterno, l’arrivo di quella sciagurata che mi ha lasciato qui, solo come un cane!

Avrei potuto benissimo tradirla con quella lì, che oltretutto non era per niente sgraziata.

Ma, se non l’amassi così tanto, forse non sarei nemmeno qui.

 

Continuo a leggere il libro, quando l’ombra inaspettata si rifà viva. Questa volta sbuffo pesantemente. O la ragazza è dura d'orecchi, oppure lo fa apposta per provocarmi.

A questo punto, resta una sola cosa da fare: usare le giuste parole!

Sicuramente andrà via stizzita e non si farà più viva! E’ collaudato.

- Se non vai via tu, ti prendo a calci nel sedere io! – annuncio con tono schernitore, ma duro e scortese allo stesso tempo.

 

Sento un “eeeh?!” bello arrabbiato e quasi meccanico. Avrà senz’altro capito che non sono il ragazzo studioso e gentile che si credeva lei.   

 

- Oh beh! Se la metti così, vado via io! E non scomodarti a mostrarmi la strada!

 

La voce imbestialita non era di certo quella dell’audace ragazza di poco fa! Il tono è diverso, la cadenza, poi! Wutaiana al cento per cento!

Alzo il capo di botto, e vedo la giovincella andar via con passo spedito e corrucciato.

Do un’occhiata al cielo, poi, sospirando parto in quarta e vado a raggiungere l’esserino offeso.

 

- Yuffie, per la miseria! Non pensavo che fossi tu!

 

La ladruncola si gira di scatto, come un felino, puntandomi addosso quel suo sguardo corrucciato.

- E chi, allora? – replica incrociando le braccia al petto.

 

- Un’altra persona, ovvio! – guardo Yuffie bene in viso, che non sembra per niente soddisfatta della mia risposta. Sospiro – Una ragazza. Pensavo fosse un’altra ragazza.

 

- Ah, meglio ancora! Ti sei preso la briga di gestire ben due appuntamenti, bravo! – ribatte secca, mettendosi le mani sui fianchi.

 

Metto da subito le mani avanti:

- Non è così! Lo sai benissimo! E poi, non mi sembra il caso di fare la risentita! Piuttosto, con un’ora di ritardo, il risentito dovrei essere io! Non ti pare?

 

La giovane di Wutai perde la parola e si guarda intorno con un faccino che seppur ingenuo e tutto tenero, ai miei occhi rimane pur sempre colpevole.

 

- Quest’espressione da pulcino non ti salverà di certo! – faccio tutt’altro che dolce, replicando a tono.

Yuffie ed io restiamo in silenzio per un po’, e alla fine, quello a cedere per primo è sempre e solo il sottoscritto.

E’ inutile. La sua espressione da bambina, quel nasino tutto tondo e simpatico, mi fregano sempre!

E così, le vado incontro senza tanti indugi, e me l’abbraccio.

 

- Come sei morbido!- sento esclamare dalla sua graziosa vocina, che mi fa subito tenerezza. Tutto merito del maglione! – Sai che da lontano non ti avevo riconosciuto? Ho faticato un bel po’ a capire che quel tipetto dall’aria elegante in realtà eri tu! Se non fosse stato per il colore dei tuoi capelli, addio appuntamento!

 

- Ma davvero sembro un tipo elegante, zo to?

 

Yuffi si discosta da me giusto il tempo di replicare secca:

- Per gli altri forse sì, ma per me rimani pur sempre il solito zotico! – conclude facendomi una linguaccia e nasconde la testa tra i ciuffi verdognoli del mio maglione.

 

Ma tu guarda! Io mi faccio bello per lei, e il mostro non sembra apprezzare per niente il look!

Mi sento un po’ ferito nei sentimenti. Pensavo di stupirla, ma in fin dei conti, la reazione che aspettavo non si è poi tanto verificata.

Allora è vera quella faccenda su “Chaos!? Yuffie ha davvero perso la testa per quel… mostro?!

Mi sento rabbrividire tutto d’un botto. Proprio come una lunga frustrata dietro la schiena, il brivido mi accerchia, mi ferisce, mi consuma.

 

Ecco qual è il problema: sono troppo geloso!

 

Allontano gentilmente Yuffie da me.

- Se trovi che quel “Chaos”, abbia molto più stile di me, allora perché non vai da lui?- Ammesso che sia ancora in vita, naturalmente.

 

- Chaos? Cosa c’entra Chaos, adesso? – replica all’istante, restando un attimo interdetta.

 

- Chaos. Il grande Chaos! Non ti eri presa una cotta per lui, o sbaglio? – dico con intonazione sostenuta, cercando a malapena di contenere una girandola di emozioni negative che vanno a zonzo nel mio povero cervello logorato dalla gelosia.

 

In un primo momento Yuffie mi fissa con perplessità, poi, subito dopo, scrutando a fondo nei miei occhi, sul suo splendido faccino appare un sorriso. La vedo a stento che tenta invano di trattenere un risolino di scherno. Io al contrario, muoio dalla voglia di farle un’isterica scenata di gelosia. Cerco di calmare i miei bollenti spiriti che non hanno la benché minima intenzione di starsene buoni, mi metto le mani in tasca come per sedarmi, nella speranza che il gesto mi infonda un po’ più di stabilità emotiva, e tutto sembra andar meglio.

Yuffie vorrebbe parlare, poi si trattiene. La vedo dischiudere quella sua boccuccia indisponente, per poi richiuderla ancora una volta. Cazzo! Lo fa apposta!! Sa che sto aspettando con molta impazienza un responso, ma lei no! Lo fa di proposito, per mantenermi ritto su di un piano di spine!

 

- Non ho voglia di giocare, Yuffie! Non ci trovo nulla di divertente! – replico a denti stretti, con la fronte piena zeppa di grinze e le sopracciglia aggrottate.

 

- Sei buffo! – sento dirmi all’improvviso, dalla sua voce ridente e gioiosa come non mai.

 

- Tu no!- dico sbrigativo.

 

- Scommetto che per tutto questo tempo, non hai fatto altro che pensare a Chaos! Non è così?- fa in seguito, con saccente ironia, incrociandosi le mani dietro la schiena ed inarcandola poco poco in avanti, verso di me. – Geloso?

Il suo tono non mi piace affatto. E mi ferisce.

 

- Non giocare con i miei sentimenti! Io sono stato male davvero! Credi che mi diverta a vederti sempre in giro, chissà dove e chissà con chi, mentre ti sposti da una parte all’altra senza fermarti mai?! Quando non ho tue notizie, mi il sangue alla testa! – emetto a voce chiara e con una serietà impassibile.

 

Yuffie si rimette composta, le sue labbra si sfioriscono, il sorriso si ritira come se lei stessa sentisse il dovere di occultarlo. Fa poi un piccolo passettino verso di me, e si lascia cadere sul mio torace, accoccolandoci la sua testolina.

 

Stavolta però, non cedo alle sue attenzioni, e resto fermo, immobile senza cingerla in un nessun stretto abbraccio. Non saranno di certo un paio di moine, a convincermi!

E’ ora che anche Yuffie si dia da fare per farsi volere bene, da me!

 

La ragazza si stringe con più forza, le sue esili braccia scendono giù, fino ad avvitarmi i fianchi. Per un attimo il mio cuore sussulta, rabbrividisco. Un brivido pungente che mi attanaglia lo stomaco, una sensazione forte che prende alle viscere, i suoi movimenti quasi mi fanno il solletico. Mi scuoto tutto, e a malapena trattengo il controllo.

 

- Ogni volta che ti vedo, mi faccio sempre la stessa domanda: Mi loderà? Mi accoglierà con una delle sue parole “gentili”? E tutte le volte, tu puntualmente lo fai. Non oggi, però. - mi dice quasi abbattuta, con un timbro nostalgico, attaccato ai ricordi del passato- E’ perché ti ho fatto arrabbiare così tanto, vero? Non c’è niente da lodare nel mio comportamento. E non c’è nessuna parola gentile per una come me, che non sta ferma un attimo! Lo capisco, sai? Fai bene a trattarmi così. Non posso sempre averla vinta. – rivela sembrandomi consapevole di tutto ciò- E’ ora che mi fermi un pochettino anch’io, e che impari a volerti bene. Anche se già te ne voglio tanto, Turk!

 

Sento la stretta di Yuffie farsi sempre più forte, più calda.

Per me è inutile anche solo provare a fare resistenza. Finalmente mi sciolgo anch’io. Merito di quelle parole che mi hanno scaldato il cuore, e fritto il cervello. Non capisco nulla, in questo preciso momento.

Le mie mani avvitano i suoi fianchi, morbidi e caldi, così come le sue che mi si cingono in vita sempre più forte, ma dolcemente.

Tengo stretto a me l’esserino, il piccolo scricciolo che si sente finalmente in colpa, che si è fermato per qualche attimo a pensare, e si è deciso a metter ordine nella sua vita sottosopra, che però le si addice a pennello. Yuffie è fatta così. Le voglio bene anche per questo.

 

- Sentiti libera di vivere come il vento, se ti fa piacere. – le sussurro all’orecchio, con estrema dolcezza, toccandole il capo che si affonda sempre più sul mio petto. – Basta che non mi trascuri, però! – enfatizzo infine, con un leggero scherno, scompigliandole tutti i capelli. 

 

- Lo farò!- mi pigola con un filino di voce sussurrata, e l’aspetto arruffato che fa subito tenerezza.

 

Schiocco un bacino sulla sua guancia, appena pronunciato. A giudicare dalla docilità, Yuffie se lo lascia dare senza tante proteste. Mi discosto appena appena, avvicinandomi alla sua bocca. Le prendo il viso tra le mani, sto quasi per sfiorare quelle labbra, quando la sua mano mi ferma, parandosi d’innanzi alla mia bocca.

 

- C’è… c’è gente! – fa balbettando, con gli occhietti che oscillano flebilmente e si vanno a posare verso il basso.

 

- Hai vergogna? – domando sorpreso, scrutandole quel visino arrossato. Mi annuisce. – Se vuoi, li mando tutti via, basta dirlo! – enfatizzo per tirarla fuori dall’impaccio.

 

- Reno! – replica lei, dandomi un colpetto gentile sul torace.

 

- Ok, ok!- faccio, prendendo la sua mano nella mia. – Allora, che si fa? Edge non è che offra molto… C’è qualche posto che vorresti visitare? Pensa… sono in ferie!

 

Yuffie d’improvviso si rianima tutta. Lo sguardo le si accende, il viso si colora di una luce nuova ed abbagliante.

- Andiamo ad Ajit! Andiamo ad Ajit! – dice di seguito, entusiasta come non mai.

 

Ajit?

- La Capitale Dimenticata? – faccio con una smorfia di sorpresa.

 

- Esatto! Ajit! Ajit! – continua imperterrita lei, facendo un saltello.

 

 

- Calma bimba! Sta buona! – replico quasi sorridendo.- Perché proprio li?

 

- C’è qualcosa che devi assolutamente vedere!

Le sue parole mi incuriosiscono abbastanza.

Va bene! Quand’è così, ci sto! Ti accontento!

 

Chiamo subito Rude che nel frattempo se ne sta in uno dei bar del quartiere, e gli dico in fretta e furia di aver bisogno dell’auto. Lui si farà riportare a casa da suo padre, che senz’altro non esiterà a venirlo a prendere. Non appena riattacco, guardo Yuffie che mi fissa speranzosa.

- Si ad Ajit! – esclamo con un sorriso di trionfo, mentre la ragazza fa un saltello di gioia.

 

 

Scorgo la sagoma di Rude, poco dopo, che si appresta a venirmi incontro. Yuffie si fa timida. Lo capisco dal fatto che, quasi repentinamente, scatta dietro la mia schiena per nascondersi.

- Non farti condizionare dal suo aspetto. Rude è una persona gentile. Un vero amico!- le faccio per rassicurarla. – Oltretutto, sa già di te!- esclamo compiaciuto.

 

- Eccoti le chiavi. – proclama il vocione inconfondibile del mio socio, porgendomi l’oggetto con due dita. Faccio per afferrare il portachiavi, ma mentre me lo tiro a me, il mio amico esclama:

- Trattala bene.

 

Tiro all’insù il pollice, e sorrido.

- Tranquillo, socio! Non gli farò nemmeno un graffio! Non ho intenzione di perdere altri mesi di stipendio…

 

Rude mi scruta con un’imperturbabilità che solo lui è in grado di sfoggiare:

- Non dicevo l’auto. – assente, per poi darmi di spalle e andar via nel più silenzioso dei modi.

 

Rimango un istante interdetto. Poi tutto mi è chiaro.

Si stava riferendo all’esserino che c’è dietro di me. Yuffie! Che non ha fatto altro che scrutarlo con timore, dal retro delle mie spalle.

Carezzo la testolina buffa della ragazza, non appena quest’ultima mi sbuca accanto.

La tratterò bene, socio, puoi giurarci!

 

 

 

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Botan si inchina e ringrazia sentitamente per i vostri splendidi commenti!

Tra un po’ vado in vacanza, e FINALMENTE potrò dedicarmi meglio alle mie amate fanfic e anche a voi cari lettori/lettrici! ^__^

Vi posto un link di un disegno che ho fatto anni orsono e che ritrae una scena della fanfic con il nuovo look di Reno:

http://2.bp.blogspot.com/_Y-wLnSbvRkk/S-RiXq75w2I/AAAAAAAAAMo/AU_9uTHcGrY/s1600/Botan+30.BMP

 

A presto!

 

Botan

   
 
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