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Autore: WillowG    23/07/2010    1 recensioni
Quattro ragazze ricevono l'eredità della nonna,morta assassinata anni prima.Un libro ed una chiave per aprirlo.Così il loro destino si lega a quello di quattro viaggiatori.
Genere: Azione, Avventura, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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cap21  Uno dei capitoli più difficili e forse più lungo che mi sia mai capitato di scrivere! Perché poi non lo so, dato che non è nulla di eccezionale … ma ci sono stata sere e sere a scervellarmi su cosa scrivere, pur avendo una traccia ben (più o meno) delineata nella testa. Forse è perché ci sono Kougaiji e compagni, che ho sempre difficoltà a scrivere … comunque ecco il nuovo capitolo di “La chiave dei mondi”.
Buona lettura!

Capitolo 21
-La scelta.-

-Ho già detto che mi dispiace, vero?- Pigolò appena appena Lirin. I grandi occhi spalancati nel tentativo di apparire il più tenera possibile.
-Sì.- Rispose Sanzo, senza degnarsi di aprire gli occhi, tranquillamente stravaccato sul sedile di Hakuryu accanto a Hakkai, come al solito.
-Che sono mortificata di avervi recato disturbo?- Continuò la piccola demone. Gli occhi ormai delle dimensioni di due palle da tennis, ed un visino così tenero che avrebbe fatto l’invidia di un gattino.
-Hai già detto anche questo.- Ammise il bonzo, sempre tenendo le palpebre sigillate.
-E che sarò buona buona finchè non arriveremo all’appuntamento con il mio fratellone?-
-Lo hai fatto fino a dieci minuti fa.-
-E ALLORA PERCHE’ NON POSSO SALIRE IN MACCHINA ANCHE IO!?!- Ruggì Lirin, che seguiva di corsa le due jeep del gruppo di Sanzo, sotto gli occhi divertiti della combriccola. L’Hiryu che l’aveva portata a destinazione, si stava godendo un bel periodo di riposo ai piedi di un albero, ben felice della sua meritata vacanza. Subito dopo l’eccentrica entrata in scena, infatti, la sorellina di Kougaiji era stata costretta dal monaco e dalla sua S&W a seguire il gruppo a piedi. Punizione che, almeno secondo i piani di Sanzo, sarebbe durata fino all’arrivo sul luogo dell’incontro con Kougaiji.
Ma Lirin non era dello stesso parere.
-NON VOGLIO FARE TUTTA LA STRADA A PIEDI!!!-
-Avanti, Sanzo … non pensi che la si potrebbe accontentare? Ormai siamo a metà strada …- Si arrischiò Goku, pronto a nascondersi sotto il sedile posteriore. Stava facendo la parte dell’avvocato del Diavolo, e con Sanzo non era cosa da sottovalutare. E stavolta, Gojyo si era fatto cambiare posto con Lara, quindi l’unico bersaglio dell’ira del monaco, in caso di perdita di controllo, sarebbe stato lui solo.
-No.- Si limitò a rispondere il bonzo, sempre ad occhi chiusi. Aveva deciso di ignorare il mondo ed ogni sua richiesta, e non aveva alcuna intenzione di cambiare idea.
-Accidenti prete, quanto sei crudele … se sei così con i bambini, non oso pensare con nemici e peccatori …- Sbuffò Lara. Una venuzza si manifestò sulla tempia del biondo, che si volse in direzione della ragazza, ma senza sollevare le palpebre.
-Non sono un prete, maledetta donna! E poi quella peste merita una punizione!!!-
-SEI CRUDELE!!! CRUDELE E PELATO!!!- Ruggì Lirin, con un’enorme quantità di fiato nei polmoni, nonostante la corsa. La vena di Sanzo si gonfiò di più.
-E ridagli … Io non sono calvo …-
-Che cavolo c’entra l’essere pelato con essere crudele!?- Borbottò Goku, punto interrogativo danzante sulla testa. Le mani del monaco cominciarono a contorcersi dal nervoso. Qualcosa che di certo non si può dire che sia bene … specie quando si ha in mano una S&W carica. Ma, appena prima che iniziasse la solita sparatoria, una mano sottile si posò delicata sulla spalla del biondo. Un gesto affettuoso e delicato, in grado di fermare, ma senza alcun bisogno di forza. Come solo una donna sa fare.
Finalmente Sanzo spalancò gli occhi. La sorpresa lampante nelle iridi violette. Si volse di scatto, per incrociare quelle cristalline di Lara. La ragazza sorrise dolcemente. E Sanzo si ritrovò di nuovo a stupirsi per la somiglianza esistente tra lei e Gaia, quando rilassava i muscoli del viso, perdendo la solita espressione seria e seccata.
Le dita affusolate di Lara giocherellarono teneramente con la stoffa della tunica, senza staccarsi dalla sua spalla. Sanzo sentì un leggero brivido percorrergli la schiena. Era un gesto da nulla, ma per lui era nuovo. Allevato in un monastero, ed orfano dalla più tenera età, non aveva ricordo di alcuna figura femminile nella sua vita. E comunque nessuna abbastanza vicina da arrivare ad un contatto fisico di qualunque genere. Neppure casto e semplice come quello.
I combattimenti con donne demoni ed altri nemici simili non valevano, ovviamente.
Eppure aveva reagito. Il suo corpo aveva reagito d’istinto, bloccandosi a quel tocco, riconoscendo all’istante che non era il tocco di uno dei suoi soliti compagni di viaggio. Il suo stesso corpo, si era ricordato di essere un Uomo, e che quello che lo aveva toccato era il corpo di una Donna. Una consapevolezza che lo colpì duramente, perché in realtà mai ci aveva pensato. E i discorsi da pervertito di Gojyo di certo non l’avevano incuriosito in quell’ambito. Lo avevano solo irritato.
Nel suo attimo di stupore, il monaco quasi non si accorse che Lara stava continuando a parlare.
-Tranquillo. La calvizie non è un problema per te. Almeno nell’immediato. Tra qualche anno, magari sì. Ma per ora, non è il caso di pensarci …-
Sdeng! Addio al momento di stupore e umanità.
-Come sarebbe a dire, “tra qualche anno“!??! Io non sto diventando calvo, chiaro!?- Ringhiò Sanzo, mentre gli occhi violetti mandavano scintille. Lara, dal canto suo, trovava la conversazione divertente. E poi, la sua pistola automatica era molto più potente della piccola S&W …
-Certo, certo … speraci …- Sanzo emise un nuovo ruggito, ma la bionda gli bloccò le parole in gola posandogli un dito sulle labbra, il sorriso da malignamente divertito, a malizioso. -Ma sappi che saresti carino lo stesso …-
Silenzio di tomba.
Tutti i passeggeri di Hakuryu rimasero silenziosamente basiti. Statue di sale allo stato puro. Anche il motore di jeep emise per errore un pigolio. Sanzo, poi, cosa assolutamente assurda, non sembrava riuscire più a spiaccicare parola. E neanche a tirare fuori il suo Harisen. Lara sospirò, senza perdere il sorriso, lasciò la spalla del bonzo, e si risedette comodamente al suo posto, contenta del risultato ottenuto: un silenzioso, scioccato, e quindi calmo Sanzo. E, per una volta, senza dover usare armi, se non la seduzione femminile.
Sentendo uno sguardo fisso su di sé, la bionda si volse a guardare nel sedile accanto al suo: Goku la fissava con enormi occhi dorati simili a due palle da tennis, e la mascella a livello ginocchia. Solo allora, Lara si rese conto di quanto la sua affermazione potesse suonare ambigua.
“Ambigua un corno!!!“ Le gridò una voce nella testa. “Manco fossi stata posseduta da Nika!!!“. Con le guance tinte leggermente di rosa, Lara si piegò in avanti, in modo da essere a livello occhi con il giovane eretico.
-Una sola parola di questo alle mie consanguinee, e ti giuro che non potrai mangiare mai più nulla di solido.- Sibilò, più minacciosa di un cobra. Goku annuì entusiasticamente, facendo silenziosamente segno di giuramento con le mani. La voce di Lara si addolcì decisamente.
-Molto bene. E adesso chiudi quella bocca, stai diventando una trappola per mosche.-

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Il baccano del gruppo di Sanzo e Lirin segnalò il loro arrivo molto prima che apparissero alla vista. Kougaiji si complimentò con sé stesso per la saggia scelta del luogo d’incontro. Un luogo isolato, lontano da occhi e orecchie indiscrete: una fitta boscaglia in cima ad una collina, poco frequentata e poco visibile, ma abbastanza vicina alla strada percorsa dal gruppo di Sanzo.
Appoggiato al muro di un grosso albero, attendeva. I suoi compagni facevano lo stesso, a pochi passi da lui. Yahonne fissava la strada, intenta a scorgere ogni segno delle persone che stavano aspettando. Un po’ più distante, Dokugakuji se ne stava seduto a gambe incrociate contro un masso, apparentemente addormentato. Ma il subdolo movimento delle orecchie a punta mostrava quanto fosse in realtà vigile.
Abbandonarono le proprie posizioni solo quando le due jeep della compagnia di Sanzo arrivarono a pochi passi da loro.
-Era ora.- Furono le uniche parole di saluto che il principe demone sprecò per i nuovi arrivati.
-Mamma mia, quanto sei freddo!- Fece Nika, scendendo agilmente dalla jeep nera. Gojyo, Martha e Gaia la seguirono a ruota, permettendo a Suzuki di prendere la sua forma originale.
-Fratellone!!!- Cinguettò Lirin, mentre anche gli altri membri del gruppo scendevano da Hakuryu. Ignorando ogni convenevole, il monaco e Kougaiji si guardarono negli occhi.
-Volevi parlarmi?- Domandò Sanzo. La voce profonda e lo sguardo deciso. Il demone lo fissò con un’occhiata di pari intensità.
-Ho delle informazioni che possono interessarvi.- Poco dopo, i due gruppi erano seduti a semicerchio nella radura, intenti ad ascoltare Kougaiji.
-Ho fatto domande in alcuni dei villaggi sotto la mia protezione. Le storie che abbiamo sentito sono le stesse. Un gruppo di banditi Demoni che colpisce anche villaggi demoni, depredando tutto il possibile.-
-Ma a quanto pare negli ultimi tempi sono peggiorati. Sono diventati più violenti, e non si accontentano solo di rubare. Uccidono. Umani o Demoni non gli importa. Dove vanno, fanno piazza pulita. Donne, vecchi, bambini … Non lasciano testimoni.- Aggiunse Dokugakuji. Il principe Demone annuì e continuò.
-I racconti arrivano da pochi superstiti. Quasi tutti abbastanza fortunati da essere scappati durante la carneficina, mentre nessuno badava loro. L’unica cosa che ricordano erano le urla dei loro compagni e … L’assoluto silenzio dei loro carnefici. Quei banditi non fiatano durante la battaglia. Silenziosi. Metodici. Sanguinari. Se non fosse per le grida delle vittime, quelli che sono scappati non si sarebbero neppure accorti dell’attacco.-
-Storia strana.- Commentò Gojyo, osservando il filo di fumo salire della sua sigaretta fino al cielo.
-Ma vera.- Aggiunse Yahonne. A nessuno scappò il brivido che le aveva attraversato il corpo. Ascoltare un racconto simile da qualcuno che lo aveva davvero vissuto, non doveva essere stata una passeggiata.
-E non è ancora finita.- Fece Kougaiji. -A quanto pare, c’è anche un reclutatore di sbandati, in giro. Molti raccontano di un tipo che va in giro ad assumere bande di scapestrati violenti perché lavorino per lui. Non sappiamo ancora molto su questo di lui, ma ci stiamo lavorando.-
-Risparmiati la fatica.- Sbuffò Sanzo. Lara annuì.
-Probabilmente si tratta di Artemius.-
-E chi sarebbe?- Ringhiò Kougaiji, gli occhi scintillanti. Il monaco spiegò brevemente ciò che Caleb aveva raccontato, e dei Demoni Lupo di Shiba. Il principe sospirò.
-Abbiamo saputo della banda dei Demoni Lupo. È stato il primo gruppo che si dice sia stato assoldato. Ma a quanto pare questo Artemius si è messo in contatto con altri. Ma non abbiamo ancora scoperto con chi. Molti dicono il gruppo che va a distruggere villaggi.-
-Chissà perché, la cosa non mi stupirebbe.- Sospirò Gojyo, buttando a terra un mozzicone di sigaretta. Era chiaro che nessuno dei due gruppi avesse altro da aggiungere. E senza sprecarsi troppo in parole, tutti cominciarono a prepararsi per riprendere la propria strada.
-Grazie per le informazioni.- Sbuffò Sanzo mentre prendeva posto su Hakuryu. Kougaiji scosse il capo.
-Non vi ho fatto un favore. Ma qui c’è in ballo la mia gente. Non m’importa chi sia questo tipo, o se quei banditi c’entrano con lui. Devono morire. Per mano mia. Solo questo.- Il monaco sorrise impercettibilmente.
-Non mi aspettavo altro.- Il principe Demone si volse per andarsene, ma prima di sparire tra gli alberi, aggiunse.
-Cerca di non farti ammazzare troppo presto. Quello è un onore che spetta solo a me.-
-Sè, certo, come no!- Ringhiò il bonzo, mostrando il dito medio. -Sappi che non ho alcuna intenzione di farmi uccidere. Né da te, né da altri.-
-Accidenti, ma che persone gentili e solari che siete da queste parti …- Ironizzò Lara, sarcasmo grondante da ogni poro. Braccia incrociate sul petto e sguardo sardonico.
-Soprattutto pacifiste …- Annuì Gaia, che appariva la versione mora della sorella. Stessa posa e stesso tono.
-Farò finta che non esistiate …- Sibilò il bonzo, con venuzza in espansione sulla tempia.

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 Caleb correva veloce. Una scia argentea che sfrecciava tra alberi e prati. Se qualcuno lo avesse visto, lo avrebbe scambiato per uno spiritello del vento. Da quando Artemius lo aveva liberato, non si era fermato un solo istante. Avrebbe dovuto partire subito alla ricerca del Gruppo di Sanzo, e, soprattutto, delle ragazze. Ma, anche se dalla velocità di marcia non si sarebbe detto, aveva preso tempo. Imboccando una via più lunga, e tralasciando deliberatamente di seguire la direzione in cui i viaggiatori si erano diretti, si era concesso alcune ore di tempo per riflettere.
 Conosceva la sua missione. Artemius era stato più che chiaro. Anche troppo.
“La Sua vita è un prezzo abbastanza ragionevole per te?”
 Un ringhio, e l’andatura aumentò ancora di velocità. La rabbia ribollente nel sangue del demone dagli occhi dorati, mentre ripensava alla sua compagna. Rigel era una sorella per lui. E non solo perché Lui li ha creati assieme, nello stesso istante, dalla stessa roccia. Ma per gli anni, le esperienze e le speranze condivise.
 Si fermò un momento su un albero. Il corpo, ancora debole per le ferite, dolorante per lo sforzo della marcia. Rimase fermo, respirando profondamente, i polmoni in protesta per il bisogno urgente di ossigeno. Gocce di sudore gli imperlano il viso, i capelli arruffati e impolverati. Piano piano, il respiro si fece regolare, e il cuore riprese a battere regolarmente.
 La corsa avrebbe dovuto schiarirgli le idee, ma invece lo aveva reso ancora più confuso. Cosa Diavolo doveva fare? Non voleva uccidere le ragazze. Né Lara, né Martha, né Nika, e tanto meno la giovane Gaia. Ma non aveva molta scelta. Rigel era un pezzo troppo importante della sua vita.
 Ad un tratto, le orecchie a punta captarono un rumore familiare. Si mise in ascolto. Un rombo di motore. Anzi, di due. E voci. Parecchie voci. Risate, scherzi. Ma tutte vengono improvvisamente sovrastate da grida irate e colpi di pistola. Persone normali avrebbero pensato a dei banditi, come minimo. Ma non Caleb, che aveva riconosciuto perfettamente i proprietari delle voci. La comitiva di Sanzo era vicina. Con stupore si rese conto del sorriso che gli era spuntato sulle labbra, e dell’improvvisa leggerezza al petto, pesante come un macigno da quando Artemius lo aveva lasciato andare.
 Un altro colpo di pistola sparato in aria, e grida inferocite di donna. Sanzo doveva aver passato il segno, e Lara lo stava mettendo in riga. Le voci si erano fatte più vicine. Con un sospiro felice, il demone scese dall’albero e iniziò a correre, impaziente di rivedere i suoi amici. Ma subito si pentì di tali sentimenti. La sua missione. Rigel. Il piano di Artemius. La leggerezza svanì subito. Smise di correre. Il cuore gonfio di sensi di colpa e dubbi. Ma nonostante il tumulto interiore, continuava a camminare verso la strada percorsa dalle due auto. Si accorse della direzione presa dai suoi passi solo quando sentì un clacson a meno di un metro da sé. Era nel bel mezzo della strada, di fronte alla jeep guidata da Hakkai, che aveva frenato per non investirlo.
-Allora? Hai deciso di morire o cosa?- Il ringhio di Sanzo lo fece uscire dalla sua trance.
-Neanche un benvenuto, prima? Sei proprio un insensibile, Venerabile Sanzo …- Si sforzò di sorridere il demone dagli occhi dorati, sfoderando un sarcasmo che non gli si addiceva.
-Tu sei stato troppo tempo con quelle donne.- Sibilò il monaco, indicando la jeep nera guidata da Nika, a pochi passi da Hakuryu.
-E questo cosa vorrebbe dire, prete?- Ringhiò Lara, udito fine come un pipistrello. Specie nei confronti dei commenti poco gentili del biondo.
-NON. SONO. UN. PRETE!!! Sono un monaco buddista!!! Quando lo capirai, donna?!?!- Ruggì Sanzo, scavalcando Goku sul sedile posteriore, solo per avvicinarsi di più a Lara.
-Tanto non segui granché le regole né di uno né dell’altro ordine religioso. Quindi, perché puntualizzare tanto?- Ribatté la ragazza con noncuranza, infischiandosene del tremore alla mano del bonzo.
-Ha centrato il punto, Sanzo …- Fece Hakkai.
-E A TE CHI HA CHIESTO NIENTE?!- Urlò il monaco, senza neppure distogliere lo sguardo dagli occhi color ghiaccio di Lara, che lo fissava con pari intensità.
-Awww!!! Ma non sono carini?- Pigolò Gojyo, fingendo un sospiro da film romantico, e al tempo stesso rivolgendo a Caleb un occhiolino d‘intesa. -Da quando sei partito non fanno altro che trovare ogni scusa per stare vicini. Sono coooosì teneri …- Due spari echeggiarono a pochi millimetri dalla scatola cranica del mezzo demone. Le pistole sia di Lara che di Sanzo fumanti.
-Piuttosto mi suicido!-
-Piuttosto mi faccio suora!-
-E qui apriamo un bel monastero … Il tempio della Pace e dell‘Amore …- Sospirò Martha, esasperata.
-Con quei due? Più che altro il tempio della Guerra e dell’Odio, sorellona …- Obiettò Nika, appoggiando demoralizzata la fronte al volante. Suzuki emise un pigolio di conforto. Gaia intanto era schizzata fuori dall’auto, e insieme a Goku era corsa a dare il benvenuto a Caleb, che si trovò sbattuto a terra da un’ondata di affetto.
-Sei tornato!!!-
-Eravamo preoccupati!!!- Goku e Gaia erano avvinghiati al povero demone come due pitoni, e lo stavano lentamente soffocando. Fortuna volle che Hakkai prendesse i due membri più giovani della compagnia per la collottola, giusto in tempo per salvare Caleb, ormai con le labbra blu.
-Le manifestazioni di affetto a dopo. Adesso andate ad aiutare gli altri. Ci accampiamo.-
-Ma come? Non cerchiamo una locanda dove dormire?- Protestò Gaia. Goku le diede man forte.
-Io volevo mangiare carne!- Il demone dagli occhi verdi sorrise di fronte all’infantilismo dei due ragazzini.
-Ormai è tardi, non faremmo in tempo ad arrivare al prossimo villaggio. Ma vedrò di convincere Sanzo a pranzarci domani. Va bene?- Pur con qualche borbottio, Goku e Gaia accettarono la proposta, e si diressero ad aiutare Nika e Martha, che si dividevano i compiti tra impedire a Sanzo e Lara di freddare Gojyo, e scaricare le auto.
 Caleb riprese fiato, per una volta nella sua vita felice di essere quasi ucciso per soffocamento. Poi si rivolse a Hakkai.
-Grazie del salvataggio.-
-Di nulla.- Di fronte al sorriso gentile di Hakkai, il giovane dai capelli argentei abbassò lo sguardo, cercando di trovare qualcosa da dire.
-Io … senti, ho delle informaz … Off!!!- Un borsone collise col suo stomaco, facendogli perdere quel poco fiato che aveva recuperato. Gli occhi dorati del demone cercarono, stupiti, quelli verdi dell’uomo. Questi sorrise come al solito, prendendo un altro bagaglio da Hakuryu.
-Ce ne parlerai più tardi. Ora dacci una mano a preparare l‘accampamento per stanotte.- Ancora stupito, Caleb si sistemò il borsone tra le braccia, e fece come gli era stato detto. In poco tempo, il fuoco era acceso, e una pentola borbottava allegramente, espandendo profumo di spezzatino, sotto lo sguardo famelico di Goku e Gaia.
-Sanzoooo! Ci vorrà ancora tanto? Io ho fame!- Si lamentava lo scimmiotto, rotolando sullo stomaco. Sanzo sbuffò appena.
-Sai che novità …-
-Ho fame anch’io …- Mugolò Gaia, rotolando anche lei sulla pancia. E, come a sottolineare la cosa, sia lo stomaco della ragazza che del giovane demone, emisero una sorta di ruggito. Un paio di venuzze presero forma sulla tempia del bonzo.
-Tenetevela! Non posso far cuocere il cibo più velocemente solo perché voi avete delle voragini al posto dello stomaco!!!-
-Siamo nella fase della crescita! È normale che abbiamo fame!- Esclamò la mora, scattando seduta. Goku annuì vigorosamente.
-A me quella della crescita pare una scusa bella e buona …- Borbottò Nika. Gli altri membri del gruppo, rigorosamente seduti attorno al fuoco, annuirono. Caleb, seduto un poco in ombra, sorrise divertito. Finora non aveva detto nulla sul suo incontro con Rigel. E nessuno gli aveva chiesto nulla.
-Più che nella fase della crescita, se continui così finirai nella fase dell’ingrassatura!- Stuzzicò Lara, sorridendo alla faccia orripilata della sorellina.
-Non è vero! Diglielo anche tu., Goku!- Il giovane eretico la guardò senza saper che rispondere.
-Bhe … non sei proprio un dolce peso, ma …- Gli occhi azzurro mare di Gaia divennero due sottili fessure maligne. Segno per Goku che la sua risposta era tremendamente sbagliata. -P … Però Gojyo dice che le ragazze un po’ più formose sono più carine!- Un ruggito sembrò levarsi dalle profondità della gola della diciasettenne.
-Io. Non. Sono. Grassa.- E mentre Goku cercava di strisciare il più lontano possibile da quell’improvvisa divinità della guerra che aveva preso possesso di Gaia, Gojyo se la rideva di gusto. Ma un dito cominciò a tappettargli sulla spalla.
-Sì, cosa …- Ogni domanda fuggì di corsa davanti agli occhi verdi da pantera di Nika. Un lieve ringhio sembrava essere emesso dalle corde vocali della ragazza. Ora. C’era una sola cosa che poteva far offendere Nika. Ed era ricordare, anche solo vagamente, che tra lei e le sue compagne di ventura, esisteva una differenza di taglia. Nel particolare, di taglia di reggiseno. Da quando anche la piccola Gaia era entrata nell’età dello sviluppo, la rossina era rimasta la più piatta del quartetto. Non che fosse una tavola da surf, anzi. Il suo corpo era più che femminile, e molti uomini se ne erano accorti. Ma dentro la sua testa, il fatto di avere una taglia in meno rispetto a Lara e Gaia, e quasi due rispetto a Martha, era un brutto nervo scoperto. E Gojyo stava per scoprire quanto davvero la rossa sapesse essere crudele, quando arrabbiata.
-”Le ragazze un po’ più formose sono più carine”, eh?- Sibilò la ragazza, con un tono che fece gelare il sangue nelle vene al Kappa. Gojyo avrebbe anche iniziato a ribattere, ma la vista della glock di Nika gli fece rapidamente scordare le inutili scuse per un commento assolutamente innocente, ma che solo una mente femminile poteva vedere collegata a sé in forma di insulto.
 E mentre Goku e Gojyo venivano inseguiti rispettivamente da Gaia e Nika, il resto della comitiva osservava la scena con un enorme gocciolone allibito sulla nuca.
-Dite che dovremmo fermarli?- Domandò Caleb. Hakkai si sistemò il monocolo sul naso. Un paio di spari echeggiarono nel silenzio della notte.
-Non credo che sia una cosa saggia, al momento …-
-Tsk! Lasciamoli fare. Se dopo il viaggio di oggi hanno ancora energie da spendere … Meglio che le usino ammazzandosi tra loro che rompendo a me.- Sbuffò Sanzo, accendendosi una sigaretta.
-… Tu non ti sei fatto frate per vocazione, vero?- Fece Lara. I nervi del monaco cominciarono a vibrare.
-Quante. Volte. Devo. Ripeterlo … IO NON SONO UN FRATE! O UN PRETE! O NON SO QUALE ORDINE SACERDOTALE!!! IO SONO UN MONACO BUDDISTA! UN BONZO!- Lara osservò tranquilla le varie vene in rilievo sulle tempie del biondo.
-Ordine francescano o cappuccino?-
-AAAAAAARGH!!!-

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 Le liti tra le varie coppie ebbero fine solo quando Martha annunciò che la cena era pronta. Il gruppo mangiò tra risate e scherzi, dimentico dei battibecchi avvenuti solo pochi minuti prima di avere una ciotola di spezzatino in mano. Caleb era ormai sicuro che le liti non servissero ad altro che a fare un po’ di movimento prima di cena per stuzzicare l’appetito. Ma a fine pasto era chiaro che nessuno avrebbe avuto la lucidità di pensiero per ascoltare le notizie portate dal demone dai capelli argentei. Le teste di Goku e Gaia ciondolavano dal sonno, e anche gli altri membri del gruppo non sembravano molto svegli. Perfino Hakkai non riusciva a soffocare qualche sbadiglio.
-Allora, Caleb. Dicci quello che hai da dire.- Disse Sanzo, appena prima di uno sbadiglio spaccamascella. Il demone dai capelli argentei tentennò un momento, indeciso: quanto era saggio riferire? Alla fine optò per un compromesso: raccontò l’incontro con Rigel. Il suo iniziale rifiuto, e la morte di Shiba, per mano della stessa ragazza.
-Uno in meno di cui non mi dispiaccio!- Ringhiò Sanzo alla notizia. Lara, per una volta, fu d’accordo con lui.
-Anch’io. Ma che non diventi un’abitudine!- Chiarì subito la bionda. Bonzo e ragazza si lanciarono un’occhiata feroce, come per consolidare la dichiarazione.
-Bhe, a quanto pare la tua amica starà dalla nostra. Ma perché non è venuta con te?- Chiese Nika, portandosi una sigaretta tra le labbra. Caleb cominciò a pensare freneticamente a cosa rispondere. Non aveva intenzione di raccontare la parte in cui i due nuovi scagnozzi di Artemius avevano catturato lui e Rigel. E ancora meno di spiegare la storia del ricatto. La sua mente stava disperatamente cercando un modo di cavarsela senza dover mentire ai nuovi amici, quando qualche buona stella decise di brillare su di lui. O meglio. Sandman decise di dargli una mano (per chi non lo sapesse, Sandman = Morfeo. Scusate, ma Neil Gaiman mi ha contagiata ^^). Goku, ormai già da un po’ seduto in equilibrio precario, cadde a terra, addormentato. Solo la pietra che andò a beccarsi in piena fronte gli impedì di continuare a viaggiare nel Regno dei Sogni, facendolo gridare di dolore, tanto da svegliare Gaia, anche lei ormai più di là che di qua nel mondo reale. Solo molto più brava a mantenere l’equilibrio dello scimmiotto.
-Ok. Direi che è ora di andare a dormire. Ne parleremo domattina. Forza. Tutti a nanna.- Fece Martha, con un tono tranquillo ma che non ammetteva repliche. Pur con qualche mugolio di protesta, il gruppo iniziò a prepararsi per la notte, tra uno sbadiglio e l’altro.
-Se lo dici tu, mammina …- Sbuffò Nika, alzandosi comunque in piedi e affrettandosi a prendere il proprio sacco a pelo. Caleb, unico a non essere davvero stanco, si offrì di fare il primo turno di guardia. Nessuno si oppose, ben contento di lasciare l’incombenza al demone dagli occhi dorati, e potersi godere qualche ora di sonno.
 Nel silenzio della notte, interrotto solo ogni tanto dal russare del gruppo di Sanzo, e dallo scoppiettio del fuoco, Caleb riuscì finalmente a rilassarsi. Per tutta la durata della cena, il demone dai capelli argentei era stato agitato e insicuro.
 Non che adesso non lo fosse. Ma almeno poteva evitare la fatica di fingere. Gli occhi dorati fissi sul fuoco da campo, il pensiero rivolto alle parole di Artemius.
“La Sua vita è un prezzo abbastanza ragionevole per te?”
No. Non lo era. Per quanto amasse Rigel.
 Lanciò un’occhiata alla figura dormiente di Gaia. La più giovane del gruppo, la vittima da cui sarebbe dovuto iniziare il massacro ordita da Artemius. Così vicina. Così indifesa. Al demone dagli occhi dorati sarebbe bastato allungare una mano, e far scattare gli artigli. E la vita di Rigel sarebbe stata salva. Sempre che Artemius avesse mantenuto la parola.
 Fino a qualche settimana prima, Caleb non avrebbe esitato. Ma adesso, il solo pensiero di avvicinare i suoi artigli alla giovane umana gli rivoltava lo stomaco. Rabbrividì al ricordo del loro primo incontro. Quando solo per capriccio aveva esitato a terminare la vita della ragazza. Un grosso senso di sollievo lo pervase, alla realizzazione di non essere ancora diventato un assassino senza scrupoli. Ma allo stesso tempo, si sentì schiacciare da un altro peso: se non riusciva a portare a termine la missione affidatagli da Artemius, che poteva fare? Di certo non presentarsi a mani vuote.
 Forse poteva lasciare che Sanzo o uno del gruppo lo uccidesse. Aggredendo una qualunque delle ragazze avrebbe di certo scatenato una reazione violenta da parte degli uomini del Gruppo di Sanzo. Non sarebbe stato troppo difficile lasciarsi colpire, e perdere di proposito contro di loro. Tutti e quattro i ragazzi erano più che esperti guerrieri. Ma non gli andava di ferire Gaia o le altre.
Non che non lo avesse sfiorato l’idea di chiedere a Sanzo o a qualcun altro del gruppo di ucciderlo, senza dover combattere. Ma nessuno, a parte forse proprio il bonzo, gli avrebbe mai dato il colpo di grazia così, a sangue freddo, senza una motivazione. E anche ammesso che i suoi amici avessero accettato una cosa del genere … che ne sarebbe stato di Rigel? Artemus era stato chiaro: che fallisse o si ribellasse, il destino di Rigel sarebbe stato segnato.
 No. Fallire la missione di proposito non era un’opzione. E neppure uccidersi o farsi uccidere. Perché sempre di fallimento si sarebbe trattato. Ed Artemius avrebbe comunque ucciso Rigel. Da qualunque parte girasse la situazione, pareva proprio senza via d’uscita.
 Un movimento lo fece voltare di scatto, i muscoli tesi, pronti ad un eventuale combattimento. Ma subito il demone si rilassò quando vide che era solo Gaia. La ragazza si avvicinò al fuoco, sorridendo.
-Non riesco a dormire. Posso farti un po’ di compagnia?- Sussurrò, attenta a non svegliare gli altri, profondamente addormentati nei loro sacchi a pelo. Caleb annuì e fece spazio alla morettina, che sussurrò un “grazie” appena percepibile. Rimasero in silenzio per lunghi minuti, trovando, chissà come, conforto nella presenza l’uno dell’altra. Gaia in particolare trovò la cosa quasi divertente. Per molte notti, il ricordo di Caleb e dei suoi artigli l’aveva svegliata in un bagno di sudore freddo, impedendole di riprendere sonno. Ma adesso, nel buio della notte, con i capelli argentei rossi e gli occhi arancione scuro per la luce delle fiamme, la sua presenza calma e silenziosa la rassicurava.
-Come mai sveglia? Prima mi sembravi abbastanza stanca. Brutti sogni?- Chiese improvvisamente il ragazzo, facendo leggermente sussultare la diciassettenne. Subito il demone se ne pentì. Se la sua esperienza con Rigel era comune anche al resto del genere femminile, umana o demone che fosse, Gaia avrebbe iniziato a raccontargli i suoi più rosa e romantici segreti. In fondo, cos’altro può tenere una ragazza sui diciassette anni lontano dal mondo dei sogni?
 Gli occhi acquamarina della ragazzina divennero quasi grigio tempesta, mentre ricordava il motivo che la teneva lontana dal sacco a pelo. Non aveva avuto il coraggio di dirlo a nessuno, ancora. Neppure a Lara. Le sue visioni erano diventate molto frequenti negli ultimi tempi. Piccole cose, non eclatanti come quelle avute in precedenza. Schegge di vita futura che le apparivano su ogni superficie liquida che le si parava davanti. A volte era un’immagine di Lara e Sanzo che litigavano, a volte un gesto di affetto tra Martha e Hakkai, altre volte semplicemente Gojyo che si accendeva una sigaretta, o Nika che accarezzava Hakuryu e Suzuki. Piccoli fatti, scene che poco dopo aver visto riflesse da qualche parte, a volte anche in una pozzanghera, vedeva avverarsi poco dopo attorno a lei. La cosa la confondeva, e un po’ la preoccupava. Già non conosceva l’origine di questi poteri, e non averne alcun controllo la stava letteralmente facendo impazzire. Con un sospiro, decise di approfittare della presenza calmante di Caleb e aprirsi con lui.
-Le visioni. Non posso bere un bicchier d’acqua, che ne ho una!- Il demone dagli occhi dorati rimase spiazzato. Sollevato, dato che il mistero della giovane morettina non era una pena d’amore, ma spiazzato comunque. Sapeva che le ragazze venute dall’altro mondo avevano il potere di ricreare la barriera in cui Lui era rinchiuso, che si stava sgretolando giorno dopo giorno. E sapeva anche dei poteri divinatori delle quattro giovani donne. Ma che questo rappresentasse per loro un problema, proprio … non se lo era mai neppure chiesto.
-Ma non … Puoi smettere di averle, bloccarle, o qualcosa di simile?- I grandi occhi di Gaia lo fissavano straniti.
-Non credi che se potessi, non ci perderei delle ore di sonno?-
-G … giusto …- Ammise il ragazzo, improvvisamente rimpiangendo che l’argomento non fosse una cottarella dell’età. Ma ormai aveva dato la sua disponibilità all’ascolto, e non poteva tirarsi indietro. -E cosa vedi?-
-Di tutto. Mia sorella che litiga con Sanzo, Gojyo che fuma, Goku che s’ingozza …-
-Scusa, ma queste sono cose che non servono visioni, per saperle …- La interruppe Caleb, gocciolone sul capo. Gaia sbuffò, esasperata.
-Lo so anch’io … sono inutili e fastidiose! Come la pubblicità in TV!!! Però …- Il viso ancora da bambina assunse un’espressione seria e triste. -Non posso fare a meno di guardarle. E se ci dovessi vedere qualcosa di importante? Non posso sapere quando mi vengono, ogni volta potrei …”vedere” qualcosa di importante! Non so davvero come comportarmi!- Caleb ascoltò lo sfogo senza interromperla. Le iridi acquamarina della ragazzina ora velate da lacrime desiderose di uscire. -Però … ne sono capitate così tante … tutti hanno cose molto più importanti a cui pensare, che non a me e alle mie visioni impazzite!- Istintivamente, il demone dagli occhi dorati cinse le spalle di Gaia con un braccio. Subito, la ragazza si lasciò andare ad un pianto liberatorio. Non appena i singhiozzi si calmarono, Caleb le diede una stretta affettuosa, e la lasciò andare. Subito, sul volto rigato di lacrime apparve un sorriso. Ancora titubante, ma già molto vicino a quelli che di solito illuminavano la più giovane della quattro ragazze di Gaya.
-Grazie.- Il demone dagli occhi dorati non poté trattenersi dal sorridere a sua volta, orgoglioso di essere riuscito a farla sta meglio.
-Di nulla.-
-Ora il tuo turno.-
-Eh?- Caleb non capiva.
-Di sfogarti.- Disse la morettina, con un’espressione che sembrava dire “come fai a non capire quello che ho detto? È semplice!”.
-Non ho nulla per cui sfogarmi …- Cercò di deviare il demone, ma Gaia era irremovibile.
-Ma smettila! È tutta la sera che sei così teso che se uno ti pizzica suoni come una corda di violino!- Caleb sospirò, sconfitto. Aveva davvero creduto di aver messo su una buona maschera. A quanto pare non era stato sufficiente.
-Non è semplice …-
-Nessuno ha mai detto che lo sia!- Caleb sospirò. Arrendersi a quanto pare era l’unica opzione disponibile, davanti a Gaia. Lara e Nika avevano insegnato bene le tecniche di interrogatorio alla piccola …
-Non vi ho detto tutto, stasera …-
-Lo sospettavo.- Annuì Gaia. -Eri troppo depresso per le belle notizie che avevi portato.- Rise Gaia, asciugandosi le ultime tracce di lacrime, e portandosi le ginocchia contro il petto, in attesa, pronta ad ascoltare. Caleb ridacchiò suo malgrado.
-È … è così difficile … io …- Il demone fece un respiro profondo. -Non so da dove cominciare …-
-Da l’inizio sarebbe gentile!- Caleb sobbalzò: la voce che aveva parlato non era di Gaia. Solo allora, lui e Gaia si accorsero di non essere più gli unici svegli del gruppo. Sanzo, Lara, Hakkai e Gojyo erano in piedi anche loro, e fissavano il demone dagli occhi dorati, in attesa.
-Voi … voi da quanto tempo siete svegli?- Domandò Gaia, arrossendo al pensiero di aver lasciato che sua sorella vedesse il suo momento di debolezza.
-Un bel po’.- Ammise Lara, avvicinandosi alla sorella.
-Direi più o meno da quando il nostro amico qui ti ha chiesto se non puoi bloccare le visioni.- Precisò Gojyo, beccandosi un ringhio e un’acchiataccia risentita da parte di Caleb. Hakkai offrì un sorriso colpevole per aver origliato. Gaia abbassò lo sguardo, colpevole. Era pronta a ricevere un bel pugno in testa da Lara, ma invece la bionda la strinse in un abbraccio stritola costole. -Scema. Dovevi dirmelo subito delle tue visioni.-
-Ma … ma con tutti i casini che abbiamo già a cui pensare … come fare a tornare a casa, i demoni assassini, le divinità transessuali …- Lara sentì Gojyo e Hakkai ridacchiare. E anche lei non poté trattenersi dal sorridere, mentre decideva di non ricordare alla sorellina che la divinità della Misericordia era dalla loro parte, e che sì, era di cattivo gusto e più che dubbia moralità, ma non era un pericolo. In fondo, Kanzeon Botatsu era una vista che avrebbe traumatizzato chiunque. Nel Tenkai, una certa dea starnutì davanti al suo quotidiano preferito.
-Sei proprio una scemotta …- Rise Lara, accarezzando i capelli corti ma morbidi di Gaia. -Sei la mia sorellina. Ho sempre tempo per pensare a te.- La mora non poté resistere. E una nuova serie di lacrime le uscì dagli occhi. Trovando la scena delle due sorelle troppo tenera e dolce per i suoi gusti, Sanzo spostò l’attenzione su Caleb. Nel frattempo, attirate dalle voci e dai rumori fatti dai loro compagni, anche Nika e Martha si erano svegliate, e avevano raggiunto il resto del gruppo davanti al fuoco. Ormai, l’unico a russare indisturbato era Goku. Caleb si lasciò andare ad un sospiro carico di senso di sconfitta. Non aveva intenzione di fare parola del ricatto di Artemius, anche se non avesse accettato la proposta. Ma a questo punto, non se la sentiva più di mentire.
-Va bene.- Sospirò, prima di iniziare il racconto dove a cena lo aveva interrotto.

-Fine Capitolo 21-

 Ecco qui! un'altro capitolo andato! lo so, succede poco o niente, ma era un passaggio necessario. Da qui si parte per svelare i vari segreti (o meglio: gli scleri che mi sono inventata) della fic: sia sulle ragazze, che sulla creatura che ha dato vita a Caleb, Rigel Artemius e gli altri. ^_^
Alla prossima, e fatemi sapere che ne pensate!
Will
  
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