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Autore: Mushroom    24/07/2010    4 recensioni
"Poi guardò la figura davanti a sé, rivolgendole un ringhio sommesso << Almeno hai avuto la decenza di fermarti >> sbottò, mettendo il segnalibro. Lo conosceva, a lui, e non voleva averci niente a che fare.
Il ragazzo ghignò, con aria quasi innocente << Mi assicuravo che non fossi morta… se no sai che casini >>
Gli lanciò il libro in testa << Sai che è proibito venire a scuola in moto? >>
<< Sai che non si dovrebbero lanciare dei tomi così grossi in testa alle persone? >> borbottò, massaggiandosi il capo.
<< E sai che non si dovrebbe cercare di investire la gente? >> ribatté saccente.
Si guardarono in cagnesco per pochi secondi.
A volte Soul Eater si chiedeva perché, uno cool come lui, venisse zittito troppo spesso da una secchiona come lei.
"
Maka Albarn, studentessa modello. Capace di dare forma a qualsiasi materia e di stupire sempre ogni docente, viene spesso chiamata "Shokunin" - l'artigiana
Soul Eater Evans, tutto meno uno studente provetto. Affilato come una falce, popolare e dotato di un forte senso cinico, è conosciuto anche come "Buki" - l'arma.
Lui e Lei. Loro.
Cosa accomuna i due?
[ Alternative Universe; A Tratti OOC ][Titolo provvisorio]
Genere: Comico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Maka Albarn, Soul Eater Evans
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Rock your soul ~ Elisa
Prologue
: All I want is to rock your soul
{ Tutto quello che voglio è scuotere la tua anima.

A Maka non erano mai piaciuti i libri d’amore.
Non le erano mai piaciuti, però li aveva sempre letti. Dalle prime, maschilistiche fiabe, che narravano di avvenenti principi e donzelle in pericolo, ai voluminosi tomi di Lev Tolstoj, fino ai romanzetti rosa e dannatamente mielosi di cui non poteva fare a meno. Erano storie stupide ma essenziali. Di quelle che ti disegnavano un amore perfetto che poi non esisteva.
Quella non era una grande scoperta, in realtà. Era sempre stata un po’ troppo disillusa in merito.
Il paradosso: la sua era proprio una di quelle storie d’amore che tanto odiava.
Certo, meno melensa, fatta di tante liti e tante risate, ma – alla fine – come definire lo strano rapporto che aveva con il suo coinquilino? Avevano superato le ostilità e varcato il limite dell’amicizia troppo tempo addietro.
Così aveva scoperto una cosa a lei ignota: l’amore. E l’aveva fatto tardi, troppo tardi.
Pertanto, con questo, aveva scovato anche tutto ciò che l’accomunava, nel bene e nel male.
Sapete cosa aveva scoperto, anche? Che non le piaceva, l’amore. Per questo detestava tanto quei libri.
Se l’era ripetuto a mo’ di mantra. Il “lasciarsi andare” non era il suo forte e mai lo sarebbe stato, in fondo.
Essendo una tipa razionale, avrebbe sempre messo il tutto su una bilancia, e lui l’aveva capito.
Il punto di stallo in cui si trovavano sarebbe rimasto per sempre.
Una cosa però l’aveva imparata, da tutto quello: Soul, quando era nervoso o irritato, suonava. E lo faceva per ore e ore, incessantemente, finché non gli dolevano le mani e non si sentiva finalmente svuotato.
Per quello era andata a cercarlo proprio lì, nel primo posto dove l’aveva visto.
Ed eccolo, che faceva musica.
Le sue mani scorrevano velocemente sui tasti; gli occhi chiusi, con l’aria tesa e ugualmente rilassata.
Ripeteva sempre le stesse battute della stessa melodia, tetra e agghiacciante. Maka conosceva il continuo di quel brano – si addolciva, poi, diventava più andante e delicato.
Dio, quando suonava era inequivocabilmente se stesso.
Allora lei pensava che, forse, le loro anime non fossero mai realmente entrate in risonanza come aveva creduto.
La loro ballata si era forse fermata? No, non ancora. Avrebbero continuato a danzare finché la musica non si sarebbe fermata, probabilmente per sempre. Come due pazzi in preda alla follia.
E meno male che lei non credeva all’amore! Ne aveva letti troppi, di libri così.
Perché lei non era la damigella in pericolo e lui non era il caparbio cavaliere.
Erano solo Maka Albarn e Soul Eater Evans, studenti prossimi al diploma, ragazzi, adolescenti.
La musica si fermò.
Il suo cuore prese a battere più forte.
Quasi certamente si sarebbe dimenticata di lui, col tempo. Aveva tutta una vita da vivere.
Poi questo si voltò, incontrando il suo sguardo.
Forse no si disse, ingoiando un magone.
<< Bene >> bisbigliò, mantenendo il contatto visivo << Cosa ci fai qui? >> sbottò, con quella sua aria da gran figlio di puttana. Eccola di nuovo, l’arma strafottente. Quella che falciava il cielo e attaccava tutti.
Eccola, la sua difesa.
<< Ti riporto a casa >> Maka puntò i piedi in quell’esatto momento. C’erano mille ragioni per le quali sarebbe dovuta scappare, ma solo una la tratteneva lì. Una importante.
<< Quella non è casa mia >> sibilò.
La ragazza avanzò verso di lui, cacciando via l’insicurezza. Era in ballo e avrebbe ballato, anche a costo di scivolare sulla pista e rompersi un braccio.
Avrebbe scosso la sua anima, dannazione, così come lui aveva fatto con lei.
Esso si voltò, chiudendo il piano. Conoscendola, sapeva non si sarebbe arresa, perciò avrebbe adottato la più sincera forma di disprezzo: l’indifferenza.
Peccato che lui non la disprezzasse, tutt’altro. E ignorarla era veramente difficile.
Questa gli si avvicinò tanto dal non lasciarlo passare e abbastanza dal poterlo sfiorare. Maka aveva invaso i suoi spazi, tant’è che, mettendosi in punta di piedi, avrebbe potuto sfiorare le sue labbra.
La guardò truce, implicando una lieve minaccia.
<< Non ti lascerò passare >> rispose << Ti ho stanato, quindi ho diritto a un colloquio >>.
<< Se avessi voglia di parlare, sì >> commentò.
<< Io ne ho >> di certo non sarebbe capitola lì, proprio in quel momento. L’ultima cosa che voleva era mostrarsi vulnerabile. Doveva ascoltarla almeno quella volta e doveva ragionare con lei.
Poco importava se non era cool, come diceva lui.
<< Devi smetterla di scappare >> azzardò, aspettandosi una risposta non troppo allegra.
E lui – con quella sua aria cinica – l’accontentò, ma in modo meno duro di quanto si aspettasse << Sei la prima a farlo, Maka >> incolore, la trapassò da parte a parte, con quel suo sguardo ghiacciato.
Ancora una volta, non ebbe paura. Perché se prima l’inquietavano, quegli occhi, ora la rasserenavano. Aveva visto la neve sciogliersi. Lui non era così.
Quindi rispose con altrettanto ardore. Si aspettava uno di quei contatti visivi minimi, ma che sembravano durare un’infinità, invece ebbe una lieve occhiata, un ghigno, e un bacio.
Sì, la coinvolse in uno di quei suoi bellissimi baci, che le facevano perdere la cognizione di sé. Era furbo, ma fino a un certo punto. Perché anche lui perdeva la ragione, in certi momenti.
Le cinse il capo, prendendo a baciarla più profondamente. Rispose, perché non era in grado di fare altro.
A volte si faceva prendere dagli eventi. Era una cosa che aveva imparato da Soul.
Questo la catturò tra le braccia, spingendola con maggior vigore contro il piano e accarezzandole la schiena. Il suo tocco sulla pelle le trasmetteva sempre elettricità e calore.
Sì, a volte si facevano prendere davvero troppo dalla situazione.
Proprio per questo, Maka si chiedeva – con quel minimo di lucidità rimastale – se avrebbe risolto qualcosa.
Poi questa e i suoi neuroni scomparivano. Nel vuoto, schiava quasi delle sue sensazioni, non voleva far altro che continuare a fare quello che stavano facendo.
Quando stavano così, lei diventava debole.
E capiva che – in fondo – leggeva le storie d’amore per poter credere ancora un po’ nel lieto fine.

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About the Fanfic -

Buongiorno miei prodi lettori. *prende una vanga e inizia a scavare* se siete arrivati fino a qui, vuol dire che avete avuto il coraggio di leggere questa cosa.
Beh, io ho avuto il coraggio di scriverla. Non so cosa sia peggio. E – mi spiace – ma ormai ho realizzato che mi piace scrivere su questo fandom.
È AU, e neanche io so perché. Forse lobotomizzarsi tutta la sera guardando episodi si Soul Eater in compagnia, fa male. E forse, sintonizzarsi sulla radio poco dopo e sentire "Hey, Soul Sister" (per la trecentesima volta) anche peggio.
Questa cosa non meglio definita è l'inizio di quello che dovrebbe essere una storia.
Detto questo, sappiatelo, io mi sto sotterrando °\\\° poiché il mio neurone cattivo mi sta urlando "scrivi queste c****** e hai anche la f****** faccia tosta di pubblicarle?".
*si lancia dentro la buca*
Inizia in medias res, e da qui si torna indietro, per capire meglio i fatti.
Inizialmente, volevo postare solo il primo capitolo, senza questo proemio.
Perché? perché una cosa simile mi lega troppo a una trama precisa, che potrebbe cambiare e evolversi nel corso dei capitoli. Così non mi sono sbilanciata troppo, lasciando la cosa sul vago.
A tratti potrebbe essere OOC. E si è visto, dato il piccolo capitolo. Non mi voglio sbilanciare troppo, per cui non ho inserito la nota. In compenso, vi ho avvertito sia qui che nell'introduzione.
Infine, metto in chiaro una cosa: il mio livello di sicurezza, per 'sta cosa, è sotto i piedi. Davvero. Ma davvero, davvero molto. Se la sto pubblicando è solo perché quell'amica che mi impedisce di fare 'ste cavolate è partita... quando torna mi uccide ^^"
A ogni capitolo sarà legata una canzone, sempre che la storia vada in porto.
Il primo capitolo sarebbe dovuto essere "Hey, soul sister" (non ridete, ma il nome di questa canzone è così assonante che non ho potuto non usarla. E poi, non ne posso più di sentirla! pietà - sembra lo sfogo di una repressa... ) ma, dato che l'idea della retrospezione mi è venuta al concerto di Elisa dell'altro giorno, ho deciso di usare "Rock Your Soul". Che ci posso fare? quella ragazza è troppo brava.
Bene, ho parlato anche troppo *inizia a buttare terra in modo da seppellirsi meglio*
Vi chiederei di recensire, ma io stessa non recensirei questa storia, quindi non ve lo dirò... ma ricordate che poi mi deprimo se non vedo commenti T.T
Ora che sono sottoterra, potete anche picchiarmi.

   
 
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