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Autore: Amalia89    28/07/2010    1 recensioni
Una Luna persa come sempre nella semplicità e nella purezza dei suoi pensieri, conoscerà per la prima volta l’amore, un sentimento che le farà così paura, da mutare la sua natura ed il suo destino per sempre.
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Luna Lovegood
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ciao Gioie era da un po’ che non ci si vedeva ^^

Ciao Gioie era da un po’ che non ci si vedeva ^^. Quindi eccomi con una nuova storia ma questa volta, sui personaggi di Harry Potter. I capitoli saranno corti perché dovevo rientrare in un certo limite. Spero vi piaccia. Aspetto ansiosa i vostri commenti.

Un bacio.

Amalia.

 

 

Quarta classificata al concorso “I Edizione Contest Artistico - Storie, coppie e colori” di MaBra

 

 

Nick: Amalia89
Titolo:
Exposed fantasy
Coppia assegnata: Luna e Charlie
Altri personaggi: Famiglia Weasley – Dracula – Vaiolet – Xenophilius Lovegood.
Pairing: Luna – Charlie
Prompt: Dafne e Apollo
Genere: Sentimentale - Drammatico
Rating: Verde
Avvertimenti: Long Fic
Trama: Una Luna persa come sempre nella semplicità e nella purezza dei suoi pensieri, conoscerà per la prima volta l’amore, un sentimento che le farà così paura, da mutare la sua natura ed il suo destino per sempre.
NdA: Apollo e Dafne, per me rappresentano l’amore nella sua chiave più suprema. Da una parte, abbiamo un Apollo innamorato perso e dall’altra, una Dafne terrorizzata dall’amore di quel giovane eroe. Il sacrificio e il dolore della perdita racchiuse in due semplici figure ed in una breve leggenda intrisa di tutta la disperazione che questo sentimento può portare.

 

 

 

 

Capitolo 1

 

 

 

 

Finalmente erano arrivate le vacanze Natalizie, da quando non c’era più mamma, io e papà non le passavamo più a casa.

Eravamo soliti fare qualche viaggio strano, particolare, visitando posti che non avevamo mai visto.

Quest’anno, ci saremmo recati in Romania, dove si sarebbe tenuta la mostra di quadri più popolare del mondo magico la “Exposed fantasy”, giunta alla sua centocinquantesima esposizione.

Le iscrizioni erano aperte a tutti, bastava saper disegnare ed avere fantasia. Certo, c’erano anche regole molto severe, controlli minuziosi affinché nessun mago imbrogliasse, creando il dipinto con la magia.

«Luna sei pronta?». La voce di papà mi raggiunse dal piano inferiore della mia casa.

«Sì, scendo». Risposi, chiudendo il bagaglio e raggiungendolo.

Quando lo vidi, un sorriso spuntò naturale sul mio volto. Aveva lunghi pantaloni neri, decorati con centinaia di stelline gialle, la camicia era tutta stropicciata e di un rosso così acceso, che ipnotizzava ed, ovviamente, il suo inseparabile cappello blu a punta, cosparso di lune bianche.

Ci incamminammo fuori, sul vialetto, parlottando del più e del meno.

Aveva sentito che alla mostra di quest’anno, avrebbe partecipato anche uno dei fratelli Weasley, ma non sapeva quale con esattezza, erano così tanti…

Quando arrivammo in aeroporto, come sempre, i babbani che perquisivano al metal detector, fecero storie con papà, era un tipo bizzarro e in loro, suscitava sospetti ed ansia.

Quando finalmente ci lasciarono passare, si lamentò di quanto fossero seccanti tutti questi controlli.

«Incredibile! Tengono fermo me per mezz’ora e fanno salire a bordo gente molto più pericolosa. Avrebbero bisogno di qualche mia invenzione». Inveì, sistemandosi il cappello sulla testa.

«Sono controlli necessari papà e per la loro sicurezza». Ribattei, con il mio solito tono pacato.

Salimmo sull’aereo ed ovviamente, non mancarono gli sguardi straniti e divertiti dei passeggeri ma a noi, non interessava.

Amavamo viaggiare sui mezzi babbani, soprattutto papà.

Per passare il tempo, sfogliai una copia del giornale di nostra proprietà, “Il Cavillo”.

Nel numero di questo mese, papà aveva trattato il problema dei morbillini, piccole creature rosse e rotonde, che si attaccavano alla pelle dei bambini babbani e non.

I medici sostenevano che fosse una specie d’infezione cutanea, ma lui, che ne aveva studiato uno da vicino, diceva che in realtà erano dei dispettosi animaletti che portavano un gran fastidio e prurito, ed il modo migliore per disfarsene, era bagnarli con del talco ai fiori di lilium, sostanza alla quale erano molto allergici.

Durante il viaggio, ci offrirono cibo e bevande, papà non mangiò nulla, troppo eccitato all’idea di andare finalmente a vedere la mostra di cui tanto aveva sentito parlare.

«Luna, mi raccomando ricordami di darti la pozione quando saremo arrivati al castello».

«Quale castello?». Domandai incuriosita.

«La mostra si terrà in Romania, ma noi alloggeremo assieme ad altri come noi in Transilvania, nel castello del signor Dracula. La pozione serve per renderci meno… appetibili». Bisbigliò, avvicinandosi al mio orecchio.

Asserii, perdendomi nei miei pensieri.

Non mi accorsi del tempo che era passato, così, quando all’altoparlante annunciarono di allacciarci le cinture perché stavamo per atterrare, mi stupii di quanto fosse passato velocemente.

«Sono già le quindici, tra venti minuti dovremmo essere alla passaporta! Sbrighiamoci». Si muoveva veloce in mezzo alla gente, afferrammo i nostri bagagli ed uscimmo dall’aeroporto.

Faceva freddo, così mi strinsi nella mia giacca foderata di peli di colorosus, un piccolo animaletto che prendeva il nome grazie al calore della sua pelliccia.

La cambiava ogni venti giorni, l’avevo raccolta per sei lunghi mesi prima di riuscire a foderarmi il giubbotto.

Seguii papà lungo un sentiero tortuoso, c’eravamo allontanati dalla strada, inoltrandoci in un piccolo boschetto.

Sentimmo delle voci provenire a poche centinaia di metri da noi, ci affrettammo e finalmente trovammo un altro piccolo gruppetto di maghi.

Erano quattro, tutti attorno ad una pallina da tennis.

«Buon pomeriggio». Salutai.

Si voltarono verso di me ed i loro occhi, caddero sui miei orecchini a lampadario, sorrisi, per ringraziare del muto complimento.

Se li fissavano con così tanta intensità, forse voleva dire che gli piacevano.

Ebbero appena il tempo di ricambiare il nostro saluto, che la passaporta s’illuminò, questo voleva dire che di lì a qualche secondo, sarebbe svanita.

Ci affrettammo a poggiarci sopra le dita e come sempre, fummo risucchiati da un vortice immenso e catapultati nella nostra realtà.

Atterrammo tutti in piedi ed io, mi guardai attorno meravigliata.

Eravamo in cima ad una collina rocciosa e sotto di noi, una folla di gente in scopa spingeva per entrare all’interno della stanza che ospitava la mostra.

Era sospesa nel nulla a centinaia di metri dal suolo, aveva una forma circolare, tranne che all’entrata, dove una lunga e quadrata scalinata bianca, faceva bella mostra di sé.

Salimmo sulle scope messe in dotazione per l’evento e ci mettemmo in coda.

Ero impaziente di vedere i mille colori sgargianti, di sentire l’odore acre di tinta e magia. All’improvviso, fui sicura al cento per cento, che quella che stavo per vivere, sarebbe stata una delle esperienze più belle della mia vita.

 

 

 

  
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