Crossover
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Autore: Fiamma Drakon    15/08/2010    3 recensioni
[Anime/Manga principali: Pandora Hearts, Full Metal Alchemist] [Altri anime/manga: Vampire Knight, Death Note, Vocaloid, Hellsing]
Lo Strahl★Night era uno dei più rinomati istituti di formazione vampira di tutta la nazione.
La sua fama si fondava su una secolare tradizione che vantava una ferrea istruzione, insegnanti intransigenti e inflessibili, discipline che comprendevano materie tecniche, scientifiche e liceali piuttosto difficili, che richiedevano un livello d’istruzione precedente non da poco e, ovviamente, corsi completi sulla gestione di poteri, capacità e istinto dei vampiri.
Insomma, lo Strahl★Night era l’obiettivo finale di ogni giovane vampiro con mirabili pretese lavorative per il futuro.
L’unica pecca di quell’istituto altrimenti perfetto, era la difficoltà degli esami d’ammissione: su migliaia di esaminandi, solo una ventina o meno riuscivano ad essere ammessi.
E tra i fortunati, il gentil sesso non era mai stato presente, tanto che lo Strahl★Night era da tutti considerato allo stesso livello di un istituto puramente maschile, esattamente come i suoi studenti.

Ma, quando tre vampire riescono a guadagnarsi l'ammissione, iniziano anche ad aver luogo strane apparizioni... e morti.
[Altri generi: Drammatico, Mistero]
Genere: Horror, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Anime/Manga
Note: AU, Cross-over, OOC | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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12_L'impalato, la vampira e il mistero - Fiamma! Fiamma svegliati! -.
Il suo sonno, estremamente sensibile alle influenze esterne, venne spezzato da quel richiamo così pieno di foga e allarmismo, anche se non aprì subito gli occhi.
- Fiamma, per favore, apri gli occhi! È un’emergenza!! -.
Riconobbe la voce per quella di Emily. Che ricordasse, non l’aveva mai sentita così forte e così spaventata da quando erano là dentro, anche se non poteva certo dire che fossero nella scuola da chissà quanto.
Quando la cugina iniziò a scuoterla per le spalle, continuando a chiamarla per nome, finalmente si decise ad ascoltarla ed aprì gli occhi.
Si ritrovò a fissare le iridi cristalline della bionda da pochissimi centimetri di distanza, fatto che la indusse, come un riflesso condizionato, a distanziarsi un poco.
- E-Emily... che c’è da essere così agitati? - domandò, perplessa.
Quando vide quelle che innegabilmente erano lacrime far capolino ai lati dei suoi occhi, capì che era successo qualcosa. Qualcosa di estremamente grave.
Si mise seduta e afferrò la più piccola per le spalle, sorreggendola, dato che le sue ginocchia parevano sul punto di cedere.
- Cos’è successo, Emily? Perché piangi?! - esclamò la rossa con voce potente.
- In mensa... i-in mensa... - singhiozzò l’altra, lasciandosi poi andare in un pianto dirotto senza riuscire né a contenersi né a proseguire.
- Hanno trovato un altro cadavere - sentenziò apatica Amethyst.
Solo allora Fiamma si rese conto della sua presenza: stava appoggiata contro lo stipite della porta, lo sguardo serio fisso su di lei, le braccia incrociate al petto.
Fiamma saltò su, dimenticandosi di reggere Emily, che cadde in ginocchio, travolta dal dolore.
- Come?! N-non è possibile! -.
Dallo sguardo dell’altra vampira però, capì che era possibile, anzi, che era accaduto.
Amethyst non accennò altre spiegazioni: attraversò silenziosamente la stanza e andò ad accovacciarsi vicino ad Emily, per poi tirarla su e sorreggerla.
Fiamma corse all’armadio, né estrasse l’uniforme e la infilò in tutta fretta. Nel risollevarsi dopo essersi allacciata le stringhe, raccolse un gommino per capelli dal comò e vi racchiuse la chioma in una coda alta, quindi si alzò.
- Emily, puoi rimanere da sola? Ho bisogno di Amethyst... - chiese la rossa, già sulla porta.
La piccola Blaze annuì, tirando su col naso.
- V-vai pure. P-p-posso riman-nere anche d-da s-so-sola... - rispose, tra un singhiozzo e l’altro.
A quel punto, l’altra si alzò e raggiunse velocemente la cugina.
Uscirono di corsa e si diressero velocemente verso l’edificio principale. Sull’orizzonte, il crepuscolo stava rapidamente lasciando il posto alla notte.
Fiamma aveva il cuore in gola e le pulsazioni a mille: un altro era stato ucciso? La notte non era neppure arrivata del tutto. Chi poteva aver fatto una cosa del genere, alla luce del giorno per giunta?
Mentre ragionava su quell’interrogativo, una domanda fece violentemente irruzione nel suo cervello, gelandole il sangue nelle vene, facendola fermare di botto.
- Amethyst... - chiamò, gli occhi sgranati e vacui.
La vampira si fermò e si volse verso di lei, senza tradire alcuna emozione.
- C-chi è... morto? - domandò, deglutendo nervosamente.
Gli occhi di Amethyst incrociarono i suoi: vi lesse freddezza e apatia, niente di più.
Poi lei riprese a correre, lasciando la rossa indietro senza una risposta.
Infine, questa decise di riprendere la corsa, nonostante la paura fosse tanta e la stesse per sovrastare. Chi era stata la vittima? Qualcuno che conosceva?
Pregava che non fosse così: aveva legato con poche persone, era vero, ma le sarebbe dispiaciuto moltissimo se qualcuno di loro fosse... fosse...
Non riusciva nemmeno a trovare il coraggio di formulare quel pensiero: per lei era semplicemente troppo crudele.
Dopo dieci minuti, giunsero finalmente in vista della meta.
Attorno alla porta, un nugolo di studenti spintonava per farsi largo all’interno, ovviamente senza risultati.
Amethyst, la più veloce delle due, precedette l’altra e si fermò alle spalle del gruppo. Molti ragazzi, al vederla arrivare, si fecero da parte, lasciandole un varco, nel quale Fiamma s’infilò.
- F-Fiamma! Fiamma! -.
Una voce, familiare.
La ragazza girò il capo e incrociò il profilo di Oz, che sventolava in aria una mano per farsi vedere. La rossa si allungò a prenderla e lo tirò a sé, estraendo sia lui che Edward dalla calca.
- Avete già visto, voi? - chiese immediatamente lei, scura in volto.
- No, ma ci siamo precipitati appena abbiamo saputo - rispose Edward.
- Amethyst ci ha trovato dei posti in prima fila, a quanto pare... - commentò Oz.
Gli altri due si voltarono: l’altra vampira era ferma a qualche metro da loro, circondata da uno spazio vuoto laddove i ragazzi si erano spostati per farla passare.
La raggiunsero e, immediatamente, la loro attenzione fu attirata da ciò che c’era davanti a loro.
Fiamma temette che le ginocchia le cedessero per il sollievo: non era stato ucciso Vincent, o Alphonse, o Pride... o Gilbert. Era sollevata che nessuno di loro fosse la vittima, ma una punta di dolore s’insinuò nel suo petto comunque, a quella vista a dir poco riprovevole: sul muro davanti a loro era stato impalato uno studente. Il suo sangue era schizzato tutt’attorno a lui, a corona, le braccia inchiodate alla parete da chiodi fissati nei suoi polsi sanguinanti. Ma la cosa peggiore, era che la testa non c’era, almeno, non era sulle sue spalle, bensì ai suoi piedi, sul pavimento. Gli occhi erano rivoltati e l’espressione era una smorfia di puro dolore.
Riconobbe quel viso per quello del bulletto a cui aveva dato una lezione appena arrivata. Se non ricordava male, il suo nome era Greed.
Non le era stato particolarmente simpatico, né lui aveva più tentato di avvicinarla o essere gentile con lei, però non avrebbe augurato quella fine orribile nemmeno al suo peggior nemico.
Era tante cose, ma non malvagia. Almeno, non fino a quel punto: quello era vero e proprio sadismo.
- È assolutamente orribile... - osservò Edward, turbato.
- No, è peggio - aggiunse Oz, indietreggiando di un passo.
Fiamma, al contrario, ne fece uno avanti, assorta nell’analisi di quel cadavere e nei suoi pensieri.
Prima avevano trovato Envy, ora Greed... era da escludere che fosse uno studente a fare tutto ciò: nessuno, là dentro, avrebbe potuto girare con un paletto senza essere visto, oltretutto di quelle dimensioni. Sembrava più un grosso ramo troncato e rozzamente intagliato a mo’ d’arma.
No, quell’idea era da escludere.
Gli insegnanti? Fuori discussione anche quello: loro mangiavano in una mensa a parte ed era risaputo che non mettevano piede fuori dei loro appartamenti prima dell’inizio delle lezioni.
Che altre ipotesi poteva contemplare...? Non ne rimanevano molte plausibili, e tutte non erano possibili.
Infine, come per uno strano scherzo del destino, la sua mente le ripresentò il raccapricciante incontro della sera prima e le parole di quella donna le riecheggiarono dentro terribilmente vere, facendole sprofondare il cuore in un abisso ghiacciato.
“Fiamma... devi aiutarmi...! Siete... siete... in pericolo”.
Si stava riferendo a quello? Agli omicidi? A quelle trucidazioni di cui, ne era più che sicura, quella non sarebbe stata l’ultima?
Abbassò gli occhi, mentre una nuova consapevolezza le scivolava come un macigno nello stomaco: quella donna sapeva qualcosa ed era intenzionata ad aiutarla.
Voleva essere d’aiuto... per questo era andata a cercarla! Per questo continuava a perseguitarla!
Un groppo le ostruì la gola, mentre iniziava letteralmente a sudare freddo.
C’era qualcosa che stava ammazzando gli studenti, là dentro, e quella cosa, qualsiasi essa fosse, non era né umana né vampira. Tutti loro erano papabili vittime di quel carnefice ignoto e spietato. Quella sconosciuta, però, sembrava essere a conoscenza della sua identità, o almeno del suo piano. Così, cercava di mettersi in comunicazione con lei, per cercare di far luce sulla questione.
Però quella spiegazione, per quanto macabra e in un certo senso esauriente fosse, lasciava un sacco di falle: perché cercava proprio lei? Perché non gli insegnanti? O altri studenti...?
E poi, chi era quella donna? Perché era così bianca e sporca di sangue? Perché i suoi occhi erano così rossi e sembrava soffrire terribilmente? E come mai ogni volta che le era vicina le scoppiava un tremendo mal di testa?
No, decisamente: quella non era la miglior spiegazione che potesse trovare ai fatti recenti, però era la migliore che il suo cervello riusciva a partorire con quelle scarse informazioni e una buona dose d’intuito.
Come un dardo incendiario, un altro ricordo riapparve nella sua memoria: era in infermeria, e Gilbert le stava davanti, lo sguardo fisso su di lei e la voce totalmente irriconoscibile.
“Sento che nel profondo, tu hai qualcosa che a me e a noi tutti manca, qualcosa di arcano e potente, ma anche inquietante e pericoloso. È un qualcosa che è sepolto nel tuo inconscio, di cui tu non riesci a percepire la reale esistenza, un potere che va al di là di tutti gli altri poteri”.
Che pure quella specie di “predizione” fosse inclusa nella faccenda?
- Se non altro si spiegherebbe perché quella donna cerchi sempre e solo me - si disse, in un impeto di logica ferrea, ma solo in un secondo momento si rese conto del pensiero appena formulato: aveva ipotizzato che lei possedesse sul serio dei poteri!
No, non era possibile! Lei era una vampira comune, non c’era niente di eccezionale in lei, niente di così eclatante da attirare addirittura a lei una perfetta sconosciuta.
- Una perfetta sconosciuta dall’aspetto inquietante - si corresse, tra sé.
- Qualcuno ha chiamato i professori? - domandò ad alta voce, rientrando nella realtà dalla quale si era estraniata.
Oz fece per risponderle, quando l’arrivo di Barma, seguito a ruota da Xerxes e da un altro docente ancora a lei sconosciuto le diede la risposta che cercava.
Il professore di Filosofia la spostò bruscamente da parte come se lei non fosse niente più che un intralcio sul cammino di Dio.
Accidenti, quanto le dava suoi nervi quello!
- Faccia attenzione, signorina Dra~kon ♥! - esclamò il professor Break, sorreggendola prima che andasse a sbattere contro quelli che le stavano dietro.
L’aiutò a rimettersi in piedi e le sorrise in quel suo classico modo affettato, mettendola un po’ a disagio.
- Grazie, professore -
- Niente! - fece quello in risposta, raggiungendo poi il docente dai capelli rossi.
Il terzo insegnante, lo sconosciuto, la stava fissando con sguardo severo e arrogante.
Lei rimase a fissare quegli occhi con la medesima espressione scura, finché il vampiro desisté con un mezzo ghigno e raggiunse i colleghi. Solo allora la ragazza si concesse il lusso di dargli una bella occhiata da capo a piedi: i capelli gli scendevano fin sulle spalle ed erano neri, folti e sembravano incapaci di stare al loro posto, come evidenziavano dei ciuffi scarmigliati qua e là. I suoi occhi erano nerissimi.
Aveva una corporatura imponente che avrebbe potuto mettere in soggezione chiunque tranne lei: al momento, era concentrata su ben altri pensieri e l’inquietante presenza fisica di quello sconosciuto era relegata a livelli di priorità troppo bassi perché potesse anche solo prenderla in considerazione.
Dopo alcuni minuti, Barma si pronunciò: - Con questo sono già due i corpi di studenti ritrovati senza vita, e a distanza di tempo così breve. L’autore di questi delitti è pericoloso, pertanto nessuno deve uscire dal dormitorio dopo il coprifuoco... e nessuno deve andare in giro da solo -.
Gli occhi del docente, che fino ad allora avevano vagato sulla folla di studenti, si soffermarono infine su Fiamma, la quale vi lesse uno scintillio alquanto sinistro.
Fu solo un attimo, poi se ne andò.
Nel seguirlo con lo sguardo mentre usciva, la vampira ebbe come l’impressione che l’ultima frase fosse rivolta solo a lei, e non a tutti gli studenti. Ma perché Rufus Barma avrebbe dovuto rivolgere solo a lei un simile avvertimento?
E perché nei suoi occhi aveva avuto la sensazione di vedere... una scintilla di tacito trionfo?
- Ehi, Fiamma, tutto okay? -.
Era la voce di Edward.
- Sì, va tutto bene - mentì, con spontaneità, rivolgendogli uno sguardo sereno, che non rispecchiava affatto il suo stato d’animo.
- Amethyst! Ti stavo cercando! -.
Vincent sbucò dalla folla e si avvicinò alla bionda, che ricambiò la sua attenzione con uno sguardo che lasciava trapelare un briciolo di sentimento, mentre gli prendeva la mano e vi intrecciava le dita.
- Spero che questo spettacolo non ti abbia traumatizzata troppo... -
- Eccitata, piuttosto - replicò lei.
Lui le baciò le mani.
- Ah, Amethyst... - sospirò il biondo, quindi la scortò via.
- Ah~ah...! Ragazzi! -.
Il richiamo di Xerxes Break giunse forte e chiaro a tutti, che si zittirono e gli prestarono massima attenzione.
- Oggi le lezioni sono sospese - annunciò, prima di eclissarsi oltre la porta.
La folla iniziò a scemare.
- Dove andiamo? - chiese Oz agli altri due.
Fiamma notò qualcuno di estremamente familiare fermarsi fuori della porta e, prima che Edward potesse aggiungere qualcosa, disse: - Mi spiace, non posso rimanere con voi. Ho un impegno -.
E, prima che le rispondessero, corse via, uscendo dalla mensa e fermandosi in mezzo al corridoio, dirimpetto alla persona che, a braccia conserte e sguardo serio, la fissava.
- Gilbert... - esclamò, gettandosi contro il suo petto.
Lui l’abbracciò forte, stringendola a sé, affondando il viso nei suoi capelli.
Il Nightray era così vero, così reale che tutto quello che aveva in mente l’abbandonò per alcuni minuti, il tempo in cui stette stretta a farsi coccolare da lui.
Però dovette poi sottrarsi.
- Gilbert... ti va di fare una passeggiata fuori, io e te da soli? -.
Lui parve sorpreso, ma assentì e la seguì.
Le dispiaceva immensamente usarlo, ma doveva riuscire a trovare il modo di farlo cadere di nuovo in quella strana trance dell’altra sera. Aveva bisogno di informazioni e lui era l’unico che, al momento, potesse fornirgliele.
Era accaduto quando erano soli, in intimità, per cui se avesse ricreato l’atmosfera...
Una morsa le serrò il petto, mentre un pensiero le si formava nella testa: sfruttare il suo amore in quella maniera per delle informazioni.
Era una persona orribile.





Angolino autrice
*guarda il capitolo* oki, questo mi sembra quantomeno guardabile o__o *grave: inizia a stimare quel che scrive*
Coooooomunque ^^ ringrazio Sachi Mitsuki e sofia_stella - come al solito XD - per le recensioni allo scorso capitolo e coloro che hanno aggiunto la fic alle preferite/ricordate/seguite.
Al prossimo chappy! ^^
F.D.
   
 
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